| Blaubart. |
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• Villaggio di Baaharomär, Plaakar - Akeran
Le quattro guardie elfiche di Lithien parevano ai suoi occhi come parassiti. Quando camminava davanti a loro, quando questi superavano un pericolo così velocemente da non poter dare al giovane drago neanche l’opportunità di intervenire, di esperire in qualche modo, sembrava sempre che fossero pronti a difenderlo, come se fossero delle macchine create apposta per salvaguardarlo. Ecco ora l’ennesimo lupo, dal manto totalmente diverso da quelli del settentrione, privo di vita sotto l’acciaio della guardia elfica più vicina. Viinturuth sbuffò: era stato in procinto di evocare un Danzatore ma in un istante dovette fermare la sua volontà, avendo sul petto il palmo di uno degli elfi, che gli imponeva di stare alla larga dal pericolo. Più volte aveva soffocato l’insoddisfazione di provvedere lui stesso alla sua salvaguardia. Più volte aveva represso il fastidio dell’essere protetto da sconosciuti. Mancavano molti chilometri al villaggio di Aakhiraraazi e non fu certo saggio, pensò, continuare a camminare nella notte; il sole era calato da un pezzo e il villaggio più vicino che il piccolo gruppo poté scorgere nel nulla fu totalmente anonimo ai suoi occhi, sebbene, però, fosse d’uopo accamparsi in una delle locande che quello stesso villaggio poteva offrire. Non volle soggiornare molto; anche solo l’idea di potervi stare più di una notte lo gettava in una situazione di scherno, di noia profonda. Dovette, ancora una volta, sottomettersi alle necessità dei viaggiatori. Avrebbe dovuto abituarsi. Fortunatamente il sonno arrivò, obliando il sentimento di una noia vuota. Eppure non durò a lungo, non avrebbe potuto durare altrimenti. Le urla spalancarono le sue palpebre, la visione del fuoco, fuori la piccola finestra di legno usurato, accesero in lui il pericolo, sebbene sapesse che le fiamme non avrebbero potuto fargli del male. « Signorino Viinturuth! » Urlò una delle sue guardie, entrato di getto nella sua stanza, per proteggerlo - infastidirlo. Lo ignorò. Cosa accade?, pensò, quasi come se la sua stessa domanda non desiderasse risposta. Era curioso di scoprire l’andazzo degli eventi, ma rimase lì, alla finestra, come se fosse un mero osservatore, come se tutto accadesse attorno a lui, centro del mondo. Nulla poté fare, nel vedere la gente arsa viva dalle fiamme. Appiccate da chi? Ma scoprì che avrebbe dovuto sapere cosa fare, anche solo agire. « Il villaggio è in fiamme, bisogna andare via! » Urlò ancora la medesima guardia. Viinturuth la oltrepassò, un gesto deciso che voleva ammonire l’uomo di stargli lontano. Dove vi è il fuoco si accende l’indipendenza dei draghi. Scese nei sentieri del villaggio a lui sconosciuto, seguito dagli ammonimenti delle altre tre guardie elfiche, le quali, sotto giuramento, non avrebbero potuto lasciarlo da solo. Ma lui, intestardito come i giovani umani desiderosi di autosufficienza, proseguì il suo cammino, impavido del pericolo delle fiamme, sue compagne. Ma le guardie nulla poterono fare: loro temevano il fuoco e non avrebbero potuto seguirlo. Chi teme il fuoco, chi no. E attraversò il muro incandescente, passo dopo passo, lento, come se stesse marciando in un tempio, come se si sentisse finalmente a casa, nella sua culla calda. Il fuoco lo accolse e la sua pelle non arse, le carezze di un padre mancato. Non chiuse nemmeno gli occhi, ora pregni di luce, egocentrici, nel vedere uno spiazzale distrutto, le carcasse ammassate di esili corpi mortali. E credette di essere, lui, invece, immortale, dopo esser stato carezzato dal Padre Celeste che era stato il fuoco pochi istanti prima. E poi la visione di una bestia umana. Davanti ai suoi occhi, peccatrice di ingordigia, era lì a rubare qualcosa da un altro corpo. Il suo sangue. Ladro, pensò. Perché doveva rubare agli altri il sangue? Non gli bastava, forse, il suo stesso liquido vitale? Non gli aggradava, quindi, la specie cui apparteneva? Viinturuth seppe che non avrebbe mai rinnegato il suo sangue, lo stesso che sua madre gli aveva donato dandolo alla vita. E dunque separò le labbra, istintivamente, dando alla vita una creatura col suo stesso sangue, come fece anni addietro la sua defunta genitrice: l’altofuoco si convogliò al suo fianco, funesto, riempendo l’involucro di pietra che ora nacque: ingenuo ma desideroso di vedere ardere quel mezz’uomo, il Danzatore si mosse sinuoso, eccitato quasi come i bimbi, inarcando le spalle, spalancando la bocca e gli occhi accessi, all’idea di agire per il giovane drago. Per servirlo non in quanto guardia devota, non come fastidiosa guardia elfica né come alleato di qualsivoglia natura, bensì come suo stesso sangue.
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VIINTURUTH Corpo: 75% Mente: 75% Energia: 150% - 10% = 140% CS: 0
POTERI PASSIVI • Resistenza al fuoco - (Passiva, 6 5 utilizzi) I draghi sono da sempre strettamente legati all'elemento del fuoco; secondo alcuni racconti essi sarebbero addirittura "fuoco fatto carne". Per questa ragione, Viinturuth è particolarmente resiliente alle fiamme e alle ustioni. Consumando un utilizzo di questa passiva, infatti, egli può ignorare il danno che gli verrebbe provocato dal fuoco non emanato da tecniche, come quello propagatosi da un incendio o quello di un falò. • Affascinare - (Passiva, 6 5 utilizzi) Viinturuth ha sviluppato naturalmente un'influenza tale sugli altri da essere in grado di condizionarne la volontà semplicemente con sua presenza. Potrà emanare un'aura attorno a sé stesso influenzando qualunque persona sia presente nei dintorni, inducendoli a non contraddirlo o a seguirlo, o ancora a temerlo. Conta come un'influenza psionica passiva con effetto variabile, purché non si discosti troppo dai principi enunciati. • Incremento - (Passiva, 6 5 utilizzi) Le arti arcane dell'evocazione sono state apprese lungo tutta l'adolescenza del giovane drago, così bene e in un tempo così breve che Viinturuth risulta essere un vero talento in questa disciplina. Le creature che egli evocherà saranno più forti della media. In termini tecnici, è possibile aggiungere 1 CS alla riserva delle proprie creature, della stessa natura di cui queste dispongono.
EVOCAZIONI • Danzatore d'Altofuoco, 3 CS in Agilità. [turno 1/2]
TECNICHE ATTIVE • Danzatore d'Altofuoco - Forma - (Medio) Evocazione, Risorsa Energia, Natura magica; 2 CS in Agilità. Sinuosi, agili e incandescenti e dall'estetica sui generis, i Danzatori sono creature ingenue e obbedienti, dal carattere determinato. Il loro unico scopo è quello di preservare l'incolumità del giovane drago facendo del male a chi attenta alla sua vita. Sono naturalmente portati a inveire sul nemico fino a quando non riescono ad arderlo vivo. Rimangono nel campo di battaglia per due turni e spariscono tornando puro fuoco evanescente dopo aver incassato un danno basso.
OGGETTI UTILIZZATI Nessun oggetto utilizzato.
NOTE & RIASSUNTO Evoco un danzatore - vedersi la forma nel link della descrizione! - adesso per ragioni comprensibili. Uso la passiva "Affascinare" con effetto di timore. Niente da aggiungere, a te l'offensiva!
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