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Gentiluomini di fortuna, corsa all'oro

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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 15/8/2015, 20:46




Gentiluomini di fortuna
— caccia all'oro—

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giorno; piazza del porto, città di Mazar, Qatja-yakin


Si sa, le voci volano, sopratutto tra le città del Canale, quando ogni piccola informazione di origine commerciale può fare la differenza tra la ricchezza e il fallimento. Non deve stupire quindi se l'ennesima notizia viaggiò veloce sulle labbra della popolazione, allargandosi a macchia d'olio da uno scalo all'altro. Tutti, dal primo dei mendicanti fino al più ricco nano in città, avevano sentito gli annunci. Era impossibile sfuggire alle urla degli strilloni, che da giorni vagavano per le città, incuriosendo la folla, accendendo la fantasia degli uomini e facendo gola agli avventurieri di passaggio. "L'Ammiraglio, l'uomo che conosce tutta Theras, il più grande esploratore di tutti i tempi, si trova a Mazar e richiede l'aiuto della brava gente del canale per la sua prossima spedizione!". Le voci si rincorrevano di pari passo con i litigi: chi sarebbe stato abbastanza coraggioso da unirsi al viaggio? Chi avrebbe avuto l'onore di essere scelto da una persona tanto famosa? Chi avrebbe abbandonato la solidità di una famiglia e di un lavoro per inseguire gloria e ricchezze? I mercanti itineranti si erano azzannati per ottenere i posti migliori nella piazza della partenza: nessuno voleva perdere quell'occasione imperdibile per fare affari. Girava voce che per avere un banco bisognava spendere migliaia di monete d'oro o far "accidentalmente" capitare un incidente ad uno dei fortunati mercanti.

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Il giorno della grande partenza era arrivato. La piazza era gremita di persone di ogni età, razza e ceto sociale. Mendicanti umani stavano quasi a contatto con ricchi nani provenienti da Qashra, che evitavano di mischiarsi con il gruppo di mezz'orchi mercenari che continuava a spintonare chiunque per divertimento. Le risse e le ostilità erano piccole ma numerose e fermate rapidamente dalla guardia cittadina, che bloccava sul nascere i più violenti, senza badare al suo status o alla sua razza. Mercanti di ogni dove attiravano a gran voce i clienti, mostrando le loro mercanzie, dalle più comuni alle più rare. Dalla frutta fresca e gustosa dei campi del Sultanato alle gemme rare scavate nelle miniere del Plaakar, dalle protesi meccaniche funzionanti a carbone fino ai vini più pregiati degli scomparsi De la Croix. Guardie del corpo accigliate e minacciose si assicuravano che tutte le merci rimanessero al loro posto fino all'arrivo di un compratore, ma ogni tanto qualche raro ladro riusciva a farla franca, garantendosi qualche mese di bella vita alla faccia della borghesia mercantile. In generale, nella piazza si respirava un'aria di allegra competizione, all'ombra dell'enorme nave che era apparsa quella mattina e che si diceva appartenesse all'Ammiraglio in persona. Nessuno l'aveva vista arrivare, dal primo dei marinai fino alle guardie del porto, eppure tutti sapevano a chi appartenesse. Era un galeone come non se n'erano mai visti, decorato con mille cianfrusaglie prese da ogni angolo del mondo conosciuto e non: perle dai colori più disparati addobbavano le murate di poppa e prora, rendendole ricche e affascinanti, cime e cimette erano di un arancione acceso e sembravano produrre luce propria, mentre i pesanti cavi che legavano la nave alle bitte erano di colori scuri continuamente cangianti, come se reagissero alla presenza di tutta quella gente. Il gigantesco albero maestro era intagliato come a formare il gigantesco corno di una creatura, che reggeva le vele in equilibrio precario prima che fossero liberate dai cordami per la partenza. Infine, ma non per bellezza, al posto della classica sirena sulla polena di prora, la gigantesca scultura di un cinghiavolo dell'Edhel scoraggiava anche il più feroce dei pirati ad attaccare la nave. Era un miscuglio talmente bizzarro da farsi ammirare, ma era tanto "Ammiraglio" da far sorridere chi lo aveva già visto e conosciuto.

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Infine, la star fece la sua apparizione.
Avanzò a passi veloci verso il piccolo palco che qualcuno aveva preparato per lui, di fronte all'enorme galeone. Salì saltando i gradini due alla volta, seguito dai suoi due compagni inumani. In molti mormorarono, indicando lui e il suo strano modo di vestire, altri invece indicarono i suoi accompagnatori. Tutti però erano d'accordo su una cosa: l'Ammiraglio era bizzarro. Il suo lungo abito che gli cingeva i fianchi era addobbato con oggetti da ogni parte di Theras: dalle piume di un raro uccello stella del Plakaar che gli cingevano i polsi fino agli aculei di kraken di cui aveva fatto una collana. Il suo lungo cappello era decorato con una fascia dai colori più disparati, tenuta legata da un fermaglio fatto da qualche tribù dell'Oceano di Zar. In lui ogni cosa sembrava fuori posto, eppure ogni oggetto era posizionato in modo perfetto consono alla sua funzione e ogni cianfrusaglia era la naturale continuazione della precedente. Si fermò in cima al palco, guardando la folla che lo fissava a sua volta, con un sorriso smagliante sul volto. I suoi due compagni lo affiancarono, stando un passo indietro: il primo, dalle quattro braccia e dalla cresta arancione, si guardava attorno freneticamente, passandosi la lingua marrone sulle labbra, l'altro, grasso e immobile, osservava la folla come farebbe uno studioso con una nuova specie animale da sezionare. L'Ammiraglio alzò le braccia al cielo, facendo tintinnare i monili: la piazza divenne improvvisamente silenziosa.
« Brava gente, io non vi conosco ma voi conoscete me! » il brusio divertito proveniente dal suo pubblico lo fece continuare con rinnovata foga. « E so, lo so bene invero, che qui nel Canale ci sono tanti uomini e donne che non vedono l'ora di partire con me! »
Ripeté le parole altre due volte in lingue diverse, stupendo la folla e guadagnandosi la simpatia di chiunque con rara maestria.
« Tuttavia » riprese, in comune « Questa avventura sarà incredibilmente impegnativa, perchè questa volta punto ad esplorare l'Edhel! »
Puntò un dito verso il Nord, sorridendo nel momento in cui centinaia di facce si voltarono in quella direzione. Quando si voltarono a guardarlo, l'Ammiraglio non era più sul palco, ma sul muso del cinghiavolo che faceva da polena al galeone. Una scala di legno era stata sistemata in modo da consentire a chiunque di salire a bordo e nessuno se lo fece ripetere due volte. Tuttavia i più esperti titubarono: perchè non si vedeva nemmeno un marinaio a bordo della nave? Non aveva mica intenzione di navigare senza una ciurma esperta, vero?
La loro unica risposta fu il sorriso dell'Ammiraglio, che rimase immobile a guardare le persone che a una a una iniziarono a salire sulla nave. Un sorriso carico di felicità e aspettativa.




QM point


Che inizi la quest dunque!
Benvenuti a "Gentiluomini di Fortuna", la quest aperta che ho il piacere di guidare per farvi esplorare le difficili e impervie rotte verso l'Edhel!
La città di Mazar si trova su una delle foci del canale: è una città portuale ed è ricca di commerci. Il messaggio dell'Ammiraglio ha attirato qui le persone più disparate, in cerca di fortuna o di una nuova vita. Dalla piazza potete assistere al breve discorso dell'Ammiraglio, che ripete le sue parole in comune, nanico e dialetto dell'Akeran. La folla è eccitata dallo spettacolo e si accalca per salire sul galeone attraverso la stretta passerella che è stata sistemata per voi. Potete interagire con chiunque, inventarvi png di sana pianta con cui parlare o litigare, oppure fare qualsiasi altra cosa vi passi per la testa. Terminate il post nel momento in cui salite sul galeone.
Per qualunque dubbio sono disponibile in confronto. Il mio prossimo post arriverà la sera del 20 Agosto. A voi!

 
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Ark
view post Posted on 20/8/2015, 13:48




~ Un Nuovo Viaggio



     Ah, il mare. Quanto tempo era passato dal mio primo viaggio in nave? Sicuramente qualche anno, ma mi sembrava un’eternità fa. Quella volta ero ancora a Taanach, avevo salvato la vita ad un ragazzo che lavorava per un certo Ser Evan e mi aveva proposto di aiutarlo nella sua spedizione nel Gwatlàiss. Incuriosito ed attirato dalla promessa in denaro non avevo esitato un istante per accettare, ed è bizzarro vedere come certe cose non cambino mai, nonostante gli anni.
     Sempre in giro per il mondo, sempre senza un soldo, e non sarei mai stato in grado di immaginare la mia vita diversamente.
     Anche questa volta mi trovavo a Mazar per conto di qualcun altro. Se non fosse stato per Borin probabilmente non sarei mai venuto a conoscenza dell’appello dell’Ammiraglio, un personaggio a quanto pare molto conosciuto che aveva anch’egli bisogno di persone per la sua spedizione. A quanto pare il suo appello aveva riscosso molto più successo di quello di Evan: la città sembrava stesse per scoppiare.
     Stavo camminando lungo una delle strade principali ed avevo difficoltà a compiere un passo senza sbattere contro qualcuno o essere sospinto da qualcun altro. I nani sembravano la razza più ricca in città, e la via era costellata di tantissime bancarelle che vendevano dal pesce ai gioielli fatti con le perle del mare.
     Assieme a me camminavano straccioni che imploravano una moneta ai passanti, che per lo più li ignoravano, grossi soldati che controllavano che nessuno creasse problemi. Non che i ladri abbondassero, però mi capitò d’essere spintonato da un grosso mezz’orco che aveva voglia di attaccare brighe. O almeno ci provò: mi scansai di alto all’ultimo momento e continuai per la mia strada senza nemmeno voltarmi, lasciandolo a fissare la mia schiena ridacchiando e borbottando qualche probabile offesa in un linguaggio che non riconobbi. Inutile dire che tutto ciò che disse mi scivolò addosso: non avevo assolutamente voglia di causare problemi in mezzo a tutti.
     Non vedevo l’ora di andarmene per mare: essere in mezzo a così tante persone contemporaneamente era snervante. Non avrei camminato così lentamente nemmeno se mi fossi tagliato entrambi i piedi!
     Finalmente giunto alla grande piazza notai con sconforto che la quantità di persone non era diminuita, anzi, ma non appena vidi il galeone smisi di pensarci. Era pazzesca! Le dimensioni non erano nemmeno paragonabili alla Cornucopia, la caravella su cui ho viaggiato, inoltre sembrava semplicemente venire da un altro mondo rispetto alle altre navi. L’albero maestro incurvato in modo da rassomigliare ad un corno, ed aveva un aspetto così precario che era sorprendente che le corde variopinte riuscissero a tenere tutto in piedi. Sulla punta c’era una creatura che non avevo mai visto in vita mia, ma a giudicare dall’aspetto la cosa non mi dispiaceva affatto.
     Sorrisi pensando a che genere di persona potesse venire in mente di addobbare così un galeone, e notando una figura che stava salendo sul palco non avrei dovuto attendere molto per scoprirlo. Camminai cercando di avvicinarmi il più possibile, ma ad un certo punto un muro invalicabile di schiene m’impediva di avanzare.
     La prima cosa che pensai di lui fu che aveva applicato lo stesso “stile” artistico del galeone coi propri vestiti. Era davvero strano! Piume sui polsi, una collana di denti, un cappello così colorato che sembrava poter illuminare una stanza al buio… Di sicuro non era un tipo che passava inosservato. E i suoi compagni non erano da meno, non avevo mai incontrato nemmeno quelle strane creature. Ero troppo distante per poterle esaminare meglio, non vidi altro che una era arancione, con quattro braccia e si muoveva in modo irrequieto; l’altro invece era fermo e semplicemente ci osservava.
     « Brava gente, io non vi conosco ma voi conoscete me! »
     La voce dell’Ammiraglio era potente, e si sentiva ovunque nella piazza. « E so, lo so bene invero, che qui nel Canale ci sono tanti uomini e donne che non vedono l'ora di partire con me! »
     Ripeté la frase anche in Akeraniano e quello che sembrava nanico, ma era talmente rapido che non avevo capito nulla. C'era da dire che era bravo a farsi piacere dalla folla: tutti intorno sorridevano e lo guardavano con ammirazione, e devo ammettere che sembrava un personaggio davvero interessante.
     « Tuttavia » riprese, in comune « Questa avventura sarà incredibilmente impegnativa, perché questa volta punto ad esplorare l'Edhel! »
     Seguii con lo sguardo il suo dito puntato verso nord, e quando tornai a guardare il palco notai con sorpresa che l’Ammiraglio non era più lì, bensì sorrideva sopra al muso di quella creatura sulla punta del galeone. Come c’era arrivato?
     C’era una scala di legno che portava a bordo, e già i volontari cominciavano a salirci. La cosa mi lasciò interdetto: non doveva esserci un qualche genere di selezione? E perché non vedevo nessuno a bordo del galeone? Di solito ci sono sempre marinai che puliscono il pavimento o legano corde o spostano barili… Avrebbe fatto navigare noi? Ok che avevo già navigato ma da qui a dare un mano nel gestire un galeone ne passava!
     A giudicare dal sorriso dell’Ammiraglio sembrava uno che sapeva cosa stava facendo.
     Speriamo in bene.

Report
Note
Un post piuttosto semplice, tanto per fare una partenza leggera xD


 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 20/8/2015, 19:26




Gentiluomini di fortuna
— caccia all'oro—

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giorno; piazza del porto, città di Mazar, Qatja-yakin


La gente si affollava ai bordi della piazza, indicando il cordame colorato e la statua imperiosa che decorava la polena: l'Akeran aveva le sue meraviglie, ma quelle forme e quei colori non sembravano nemmeno di questo mondo. C'erano uomini, che infine non avevano avuto il coraggio per partire, c'erano mogli e figli di coloro che ormai erano a bordo, c'erano mercanti, musici, mendicanti e tutto ciò che una città portuale può offrire. Un venditore ambulante di mele sciroppate si faceva largo tra la folla, tenendo tra le mani tre mele, conficcate in altrettanti stecchetti di legno. Musici erranti e cantori di passaggio cercavano di trovare il loro spazio, inneggiando alla partenza imminente e favellando sulle incredibili avventure che avrebbero vissuto i fortunati viaggiatori. Speranzosi inventori cercavano di vendere il prodotto del loro genio a chi era abbastanza folle (e spendaccione) da credere alle loro parole. Tutta la popolazione viveva quella partenza come un momento di festa, e fu con un boato di esaltazione che salutò la partenza della nave.
A bordo, gli uomini e le donne erano radunati sul ponte e speranzosi si guardavano attorno, tenendo d'occhio il loro scarso bagaglio. L'Ammiraglio camminava tra loro, dando pacche sulle spalle, facendo battutine e ammiccando continuamente. Sembrava divertirsi nell'iniziare a conoscere i suoi compagni di viaggio, facendo domande e aspettando pazientemente una risposta, mentre tutti si mettevano a loro agio. Passarono quindi una quindicina di minuti, prima che il capo della spedizione, finite le chiacchierate, si portò al centro del gruppo, battendo le mani per attirare l'attenzione.
« Bene, bene, l'ora è giunta! Si spieghino le vele, si issi l'ancora! Si parte! » parlò, guardando a destra e a manca, gesticolando e indicando a caso. I viaggiatori si guardarono attorno, ma nessuno si era ancora mosso: davvero l'esploratore credeva che si sarebbero messi a fare anche da marinai? Loro, che avevano poca e nulla esperienza? Un mormorio dubbioso iniziò a diffondersi nel gruppo, quando sentirono la catena dell'ancora riavvolgersi e le funi riavvolte attorno alle bitte. Le parole a bassa voce divennero urla stupite quando anche le vele si spiegarono, gonfiandosi per la leggera brezza che tirava da terra verso il mare. Il timone ruotò e la nave si mosse, tagliando le onde e allontanandosi sempre più velocemente dal porto. Passarono uno, due, cinque minuti e la foce del canale divenne sempre più piccola, fino a divenire un puntino lontano. Le urla della folla sulla banchina si affievolirono con la distanza, fino a disperdersi nel suono del vento, che fischiava nelle loro orecchie come un richiamo ancestrale e seducente.
L'Ammiraglio guardò la terra farsi sempre più piccola, poi si appoggiò con un sospiro alla murata: sembrava stanco, come se avesse dovuto fare una lunga corsa per arrivare a prendere la nave in tempo.
« Così va bene » mormorò, prendendo una conchiglia dalla giacca e spezzandola. Gettò i frammenti nell'acqua spumosa, dando inizio a un cambiamento che prese rapidamente piede su tutta la nave. L'albero maestro iniziò a cambiare, divenendo un semplice palo di legno, solido ma terribilmente normale. Le corde, i cavi e le bitte tornarono a colori più naturali, rivelando la ciurma di marinai che vi si affollava attorno, fino a quel momento coperta dall'illusione dell'Ammiraglio. Pame, il forzuto amico dell'esploratore, si avvicinò al suo compagno di avventure, con un sorriso storto sul muso animalesco.
« Ah, Pame, mio buon amico! Un giorno avremo una nave come questa, te lo prometto! » l'essere animalesco per tutta risposta annuì, grattandosi in tre punti diversi mentre con la quarta mano gli porgeva una borraccia.
« Ah, ধন্যবাদ » mormorò in una strana lingua fatta di schiocchi della lingua e strani sibili, prendendo un sorso d'acqua « È stato più faticoso che attraversare tutta la Grotta dei Sussurri con un corvo albino sulla testa, ma non ho saputo resistere, bisognava fare una partenza degna di questo nome! »
La nave era partita e così il loro viaggio: sarebbe andata bene o avrebbero incontrato mille difficoltà? Agli esploratori l'amara scoperta!



mattina, due giorni dopo; mare aperto, Oceano di Zar


Il viaggio procedeva spedito. Gli avventurieri avevano iniziato a conoscere ben presto la ciurma di marinai nani e umani che governava la nave, trovando in loro uomini coriacei ma che sapevano scherzare durante le riunioni serali nella spaziosa cambusa. L'alcol scorreva con moderazione ma non mancava mai, abbastanza perchè favorisse l'allegria ma non troppo per non fiaccare gli uomini che avrebbero dovuto lavorare l'indomani. In molti avevano potuto conoscere il Capitano della nave, con cui spesso si confrontava l'Ammiraglio per decidere le variazioni di rotta, Rohn Edward Gondrok II, un nano dalla pancia dirompente e dalla risata esplosiva. Era solito mangiare con la sua ciurma, perchè a detta sua questo "evitava qualunque problema di ammutinamento", cosa che lo faceva sbellicare dalle risate. Intratteneva i commensali vicino a lui con storie sulla sua nave, la Cirilla II, e a chi gli domandava che fine avesse fatto la Cirilla I rispondeva con un sonoro "fatti i cazzi tuoi, ragazzo, e vedi di non farmi rivangare brutti ricordi!", cosa che faceva scoppiare tutti i marinai a ridere.
Il clima a bordo era quindi dei migliori quando si ritrovarono ad affrontare la prima e autentica difficoltà. La giornata era bella e il sole splendeva su tutti, buoni e cattivi, mentre il vento accarezzava le guance degli avventurosi e gonfiava gagliardo le vele. In quel momento idilliaco, la vedetta urlò un avvertimento, prima che la nave scartasse improvvisamente a dritta, come per una corrente improvvisa.
« KRAAAKEEEEEN!! »
Tentacoli macchiati di nero e verde scuro abbandonarono le acque spumose per stringersi sul ponte, scorrendo su tutta la chiglia come farebbe un uomo con la propria amante. Mentre il Capitano abbagliava ordini ai marinai, che eseguivano cercando di mantenere l'equilibrio sulla nave beccheggiante, l'Ammiraglio arrivò di corsa sul ponte direttamente da sottocoperta, tenendo una mano sul cappello e reggendosi al sartiame con l'altra. Diede un'occhiata ai tentacoli con sguardo attento, poi urlò ad alta voce, affinchè tutti lo sentissero: « È un Ahtapot maculato! Attenti a non tagliare troppo a fondo i tentacoli, il loro sangue è velenoso! » disse, proprio nel momento in cui un avventuriero mezzorco affondava la sua ascia nella polpa debole del mostro, facendosi schizzare completamente di veleno scuro. Cadde a terra urlando, tenendosi gli occhi e rotolando sul ponte, finchè altri suoi compagni non lo allontanarono.
« E attenti a quelle punte, possono schizzare via come proiettili! » avvertì il sant'uomo, proprio nel momento in cui un marinaio cadde a terra, bestemmiando a voce alta e toccandosi la coscia, trapassata da uno degli spuntoni del mostro. L'Ammiraglio deglutì, prima di continuare: « E... ho sentito che fa cadere anche monete d'oro, se ha voglia!? » concluse, guardando speranzoso i tentacoli. Che per un attimo si fermarono, contraendosi, prima di riprendere a stringersi attorno alla nave. L'uomo di mondo borbottò qualcosa, estraendo il suo fedele ombrello e avvicinandosi guardingo ad un tentacolo. Si rivolse agli avventurieri che si erano uniti a quel viaggio: « Forza, aiutatemi a liberare la nave, altrimenti nell'Edhel ci arriveremo a nuoto! »




QM point


Il viaggio comincia!
La situazione è quella descritta nel post. I vostri personaggi iniziano ad ambientarsi alla vita di bordo, conoscendo la ciurma e il loro caotico capitano. Potete interagire tra voi, parlando dei motivi che vi hanno spinti ad affrontare il viaggio, o inventando png e altre storie. Dopo un paio di giorni la nave viene attaccata da un mostro marino, che cerca di avvolgere i tentacoli attorno alla vostra imbarcazione per portarla in fondo agli abissi. Il vostro scopo è di provare a liberarla, usando le informazioni che vi ho dato nel post. Potete cercare di smuovere i tentacoli, aiutare i marinai con cordame e manovre o fare qualunque cosa vi passi per la testa! Usate la fantasia! Per qualunque dubbio, sono sempre disponibile in confronto.
Il mio prossimo post arriverà la sera del 25 Agosto. A voi!

 
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Ark
view post Posted on 25/8/2015, 19:57




~ Problemi



      Furono due giorni piacevoli, passati di giorno a cercare di non essere troppo d’intralcio ai marinai sbucati come per magia subito dopo la partenza, nascosti da un’illusione dell’Ammiraglio per chissà quale motivo. Passavo le mie ore in cima all’albero maestro dove si trovava la vedetta, nella contemplazione del mare e nella solitudine, un lusso che da tempo non riuscivo a gustarmi davvero.
      La sera invece cenavo assieme ai marinai, mangiando cibo poco invitante ma nutriente, sorseggiando di volta in volta il vino che mi veniva offerto e ridendo alle battute dei marinai, o ascoltandone affascinato le storie. Non ebbi occasione di parlare con l’Ammiraglio in persona se non all’inizio del viaggio, quando mi aveva dato una pacca sulla spalla ed una strizzatina d’occhio d’incoraggiamento per il viaggio che stavo per cominciare. In compenso il capitano, un nano di nome Rohn Edward Gondrok II, era sempre presente ogni volta che ci si riuniva nella cambusa, ed era anche quello con le storie più incredibili o fantasiose. Un tipo un po’ burbero ma nello stesso tempo affabile, almeno così m’è sembrato, e in generale furono giorni di viaggio piacevoli come non mi capitavano da un po’.
      Logicamente non si poteva andare avanti a lungo senza problemi.
     Era una bella giornata di sole, con il vento che spirava forte guidandoci verso l’Edhel. La vedetta accanto a me, con cui avevo fatto amicizia da quando a inizio viaggio gli avevo chiesto se lo disturbavo lassù, gridò un avvertimento. Aveva occhi più esperti e acuti dei miei, infatti ebbi a malapena il tempo di tenermi fermo per non venire sbalzato via dalla vedetta a causa del brusco movimento della nave.
      « KRAAAKEEEEEN!! » gridò, ed imprecai sonoramente quando vidi i primi tentacoli uscire dall’acqua per ghermire la nave.
     « Dannazione! » dissi a denti stretti, creando un Varco che mi condusse più in basso, sul ponte della nave dove i marinai cominciavano a correre in ogni direzione per cerare di reagire all’attacco, il Capitano che gridava ordini a pieni polmoni.
     Non capivo come facessero a muoversi così rapidamente: io riuscivo a malapena a tenermi in equilibrio aggrappandomi ad una corda!
      « È un Ahtapot maculato! Attenti a non tagliare troppo a fondo i tentacoli, il loro sangue è velenoso! » disse l’Ammiraglio proprio nel momento in cui un uomo infilzava uno dei gommosi tentacoli venendo ricoperto da un liquido scuro, che lo fece cadere a terra gridando « E attenti a quelle punte, possono schizzare via come proiettili! » continuò, e quasi come se l’avesse chiamato una delle punte colpì un uomo alla gamba facendolo cadere.
      « E... ho sentito che fa cadere anche monete d'oro, se ha voglia!? »
      Nonostante la situazione terribile quella frase mi strappò una risata.
      « Magari si stanca al primo attacco, vero? » gli gridai di rimando, cercando di avvicinarmi ad un gruppo di uomini che cercava di togliere uno dei tentacoli sollevandolo in gruppo. Probabilmente non avrebbero risolto molto, tuttavia se insieme potevano fermarlo potevano impedirgli di spezzare la nave, anche se era evidente come temessero le spine.
     « Fate quello che dovete fare! » gridai « Alle spine ci penso io! »
      Loro mi guardarono per un attimo, come se si stessero chiedendo se potevo davvero farlo, ma io ero già concentrato ad accumulare la magia. I miei occhi cominciarono a risplendere di un’aura azzurra mentre evocavo uno scudo proprio prima che una delle spine colpisse uno degli uomini al volto.
      « Muovetevi non abbiamo tutto il giorno! »
      I marinai guardarono prima me poi tra loro, caricando i tentacoli senza armi affilate per evitare il veleno, armeggiando con corde, leve e qualsiasi cosa per staccare uno dei tentacoli dalla nave. Ad ogni spina che partiva facevo apparire uno scudo, in modo da farla rimbalzare dove non avrebbe fatto male a nessuno, e mi concentrai in modo metodico su quest'unico compito, cercando di bloccare quante più spine riuscissi finché quel kraken non se ne sarebbe andato.

Report
Stato Fisico ~ 125/125.
Stato Mentale ~ 75/75.
Energia ~ 90/100. [-10, Barriera]
CS Guadagnati ~ 0.
CS Consumati ~ 0.
CS in Riserva ~ 0.
Armi
» Hien ~ Sul fianco.
» Arco ~ Sulla schiena.

Armature
» Cotta di maglia ~ A protezione del busto.
» Armguards ~ Su ciascun avambraccio.

Oggetti
» Biglia Stordente ~ 1.
» Biglia Accecante ~ 1.
» Biglia Oscura ~ 1.
» Biglia Deflagrante ~ 1.
» Miscela Logorante ~ 1.

Abilità passive
» Duro A Morire
     Capacità di difendersi in modo istantaneo. (1/6)
     Le sue difese ad area hanno potenza pari al consumo. (1/6)

Note
Fatto molto, molto in fretta, e mi scuso. Farò in modo che non ricapiti una terza volta.
In game Shaoran usa una Barriera a consumo Medio, ad area, per difendere chi può dalle spine.




Edited by Ark - 25/8/2015, 21:02
 
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view post Posted on 25/8/2015, 20:01
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Una vita di stenti e una famiglia da mantenere ti portano a compiere gesti avventati. Pur di cambiare la propria posizione, persone che si trovano in una condizione di disagio provano il tutto per tutto, sfociando spesso in gesti ben più che plateali, sperando in progetti che potrebbero rappresentare una svolta o un'ulteriore condanna.
Il fabbro del canale ha investito tutte le proprie risorse affinché un gruppo di cittadini - nella sua stessa condizione - si armasse di coraggio a sufficienza da poter salire su un'imbarcazione diretta verso le terre dell'Edhel. Conquisteremo fortune, in quelle terre selvagge, così aveva convinto tutti i suoi nuovi compagni a marciare con l'intento di colonizzare ed epurare le terre del settentrione. In realtà, qualsiasi motivazione avrebbe potuto convincerli; tra il piccolo gruppo, infatti, non mancavano debitori di gioco, criminali in cerca di una terra sicura dove scappare, mendicanti e, in generale, persone che la società aveva più volte rifiutato e che avrebbe continuato a rifiutare in eterno. Per loro - così come per il fabbro, sua moglie e i suoi figli, che avevano visto la loro casa bruciare davanti ai loro occhi - quella rappresentava forse l'unica possibilità di redenzione, l'unico modo con il quale si sarebbero finalmente potuti sopraelevare e guadagnare il rispetto che, a detta loro, meritavano.
Avevano individuato nelle bestie dell'Edhel il loro nemico comune, così da poter ergere una propria bandiera e marciare in suo nome, con un obiettivo comune che avrebbe unito il loro gruppo e avrebbe permesso loro di fondare una nuova casa, dove poter finalmente rinascere come cacciatori.
Il viaggio non era stato particolarmente ostico, tranne per una notte di mare estremamente mosso. Voljund ci sta ostacolando, aveva riferito uno dei tre figli al padre, poco prima di vedere una nave attaccata da un enorme Kraken e difendersi da questo. L'episodio fece rivalutare la propria fortuna al fabbro e decise di continuare, senza togliere gli occhi di dosso a quella nave. La seguì fino alle sponde del Matkara, dove terminò il viaggio di entrambe le imbarcazioni.
Quando riuscì a mettere i piedi sulla terraferma il mondo gli sembrò un posto nuovo, un posto migliore ove poter difendere la propria famiglia. Fece scendere tutto l'equipaggio, ordinando di scaricare tutto ciò che possedevano. Si sarebbero mossi a piedi all'interno della regione, ma prima aveva qualcosa da fare. Inquadrò velocemente il gruppo di marinai che aveva sconfitto il Kraken e li osservò per qualche secondo mentre allestivano un accampamento.

« Onorevoli avventurieri, vi porgo i miei saluti. »
L'uomo fece capolino proprio quando l'ultimo chiodo cessò di essere battuto. Non voleva in nessun modo vedere che quei promettenti guerrieri potessero venir sprecati in una semplice ricognizione del territorio.
Lui - e la sua amata - avevano piani ben più ampi di quello.
« Ho assistito alle vostre disavventure in acqua e volevo complimentarvi con voi; avete sgominato quella creatura con così tanta facilità! Bravi, davvero. »
Dietro di lui, la moglie sorrideva appena, esibendosi in un leggiadro inchino di riverenza.
« Sarebbe un peccato vedere il vostro talento sprecato. Noi e i nostri uomini stiamo organizzando - proprio come voi - un accampamento all'interno di questa regione, che si dice sia abitata da malefiche ombre e creature abominevoli. Il nostro intento, però, è quello di far nascere un popolo, una traccia che possa risultare effettivamente presente all'interno di queste terre selvagge.
È tempo di portare un po' di democrazia in questo posto, non credete?
»
Guardò con malizia la propria spada, facendo riflettere i raggi del sole sulla lama e mostrando gli intarsi della stessa ai presenti.
« Questa, miei cari, è Organon, la spada che mi permetterà di epurare l'Edhel dal dominio delle bestie e delle ombre.
Ma ho bisogno di aiuto. Ho bisogno di voi per fondare la nostra colonia.
Visto che siete qui, perché non vi unite a noi? Vi prometto che il nome della civiltà che ci apprestiamo a creare risuonerà fin nel Canale!

Allora, siete dei nostri?
»

 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 25/8/2015, 20:01




Gentiluomini di fortuna
— caccia all'oro—

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mattina; mare aperto, Oceano di Zar


Il combattimento fu breve ma molto intenso. Tutti gli uomini si lanciarono ad aiutare chi combatteva: i marinai caricarono i cannoni, sparando poi al corpo del mostro, i mercenari tagliavano i tentacoli più grossi, mentre altri li proteggevano dal sangue velenoso con i loro scudi, il capitano e l'Ammiraglio coordinavano il tutto. Un lavoro di squadra che in molti avrebbero apprezzato più tardi, di fronte a un bel bicchiere di liquore preso in stiva per festeggiare la vittoria. Alle tavolate della cambusa i marinai facevano a gara a chi aveva danneggiato di più il colosso marino, e c'era persino chi giurava e spergiurava di aver dato il colpo di grazia con incredibile eleganza. Le esagerazioni e i racconti di imprese durarono fino a tarda notte, ma tutti ricordavano ancora il corpo del titano marino che scioglieva l'abbraccio attorno alla nave e si rituffava nelle profondità abissali con un lungo muggito gorgogliante di dolore. L'esultanza che ne risultò subito dopo scosse la nave come un'esplosione, e mentre i marinai si affannavano a muovere le vele e a sistemare i sartiami danneggiati per allontanarsi da lì, i mercenari continuavano a urlare insulti all'insegna del mostro. L'Ammiraglio e pochi altri aiutarono i feriti a rimettersi in sesto, a parte il povero mezz'orco che aveva preso in pieno il veleno del kraken, che sarebbe rimasto cieco di un occhio. Ur'zhan, questo il suo nome, ne parlava comunque come se fosse un'orgogliosa ferita di guerra, e urlava a chiunque lo ascoltasse di portargli una dannata benda, perchè potesse diventare davvero temibile a vedersi. Per quella notte l'equipaggio si riposò e il Capitano diede ordine di salpare l'ancora. Il giorno successivo ripartirono, con un'esperienza in più da raccontare al loro ritorno e un po' più vicini alla loro meta. L'Ammiraglio era contento di quello, e annuiva continuamente, passando tra i marinai e i mercenari, chiacchierando senza tregua di questo o quell'altro argomento. Sembrava il più eccitato di tutti, nonostante tra loro fosse il più abituato a quelle avventure: forse era proprio quell'amore per l'ignoto a farlo eccitare tanto, ma solo lui (e Pame e Tlaloc) poteva capirlo.


mattina; Costa del Matkara


Il resto del viaggio andò liscio come l'olio, a parte qualche tempesta occasionale ma gestita perfettamente dalla ciurma della Cirilla II. Erano passate quasi due settimane dalla loro partenza dal Canale, e l'euforia data dalla sconfitta del Kraken era rapidamente svanita, lasciando i mercenari inesperti a non sapere cosa fare. Per ingannare il tempo inventarono qualche gioco da fare tra loro, che spesso coinvolgeva scommesse, dita a rischio e umiliazioni cocenti: ogni tanto i marinai liberi si univano ai giochi, ma sempre sotto l'occhio vigile del loro Capitano, assicurandosi che non si facessero trascinare in qualche rissa o battibecco troppo acceso. In quel clima l'annuncio dell'arrivo scosse gli uomini, riaccendendo in loro la sete di avventura che li aveva spinti a imbarcarsi su quella nave. Il Matkara sembrava inospitale così come era stato raccontato loro dall'Ammiraglio, l'unico che in quel gruppo, a parte i suoi fedeli aiutanti, c'era stato di persona: picchi lontani e aguzzi come spade affilate facevano da cornice a grosse foreste rigogliose, in cui numerosi alberi dalle foglie di un verde molto scuro sembravano comporre delle mura fatte di muschi e cortecce. La costa era rocciosa e pericolosa per gli scogli affioranti, e per almeno un paio d'ore il Capitano mise mano direttamente al timone per evitare incagli improvvisi e pericoli sommersi. Infine, trovarono quello che cercavano: un'insenatura rocciosa, con una piccola spiaggia per niente invitante che però li avrebbe riparati dalle tempeste e dalle intemperie provenienti dal mare. Dato l'ordine di gettare l'ancora e di portare il necessario sul ponte, Rohn Edward Gondrok II si avvicinò all'Ammiraglio, che al contrario del solito era in silenzio, concentrato a guardare le terre di fronte a loro, come se vedesse oltre quelle rocce minacciose e quelle foreste poco invitanti. Aveva un sorriso leggero sul volto, e gli occhi brillanti di chi ha scoperto il proprio paradiso personale. Il nano, che aveva vissuto per anni a bordo di navi di ogni genere, conosceva molto bene quello sguardo: lo aveva visto spesso sul volto di chi ambiva a fare scoperte straordinarie, uomini rari che godevano dell'avventura in sè più che delle ricchezze. Gli rivolse un ghigno sornione senza dire una parola prima di tornare a dirigere i suoi uomini.

- - - - - - - - - - - - - - - - - -

Le ore successive trascorsero rapidamente: i marina lavorarono alacramente per fissare la nave al fondale, mentre le scialuppe facevano avanti e indietro per portare tutto il necessario sulla costa. L'accampamento sorse rapidamente: gli uomini di ventura avevano finalmente qualcosa da fare e, sotto le direttive dell'Ammiraglio, approntarono un campo di tutto rispetto. Infine, stanchi ma felici di essere finalmente arrivati alla loro meta, gli uomini iniziarono a guardarsi attorno, chiedendosi cosa nascondessero quelle montagne e quelle foreste. Antichi tesori, lasciati in tempi ancestrali dai possessori di quelle terre, o solo mostri assetati di sangue, pronti a farli a pezzi? Alcuni dei più previdenti iniziarono a sistemare l'affilatura delle loro armi, mentre altri caricavano le bandoliere e controllavano proiettili e polvere da sparo. Niente sembrava lasciato al caso, e forse fu proprio questo ad attirare la visita di quell'uomo e di sua moglie, che lo seguiva un paio di passi dietro. Gli uomini di ventura ascoltarono stupiti le parole di quell'avventuriero, capendo di essere stati seguiti fin dalla loro partenza dal Canale. Sui volti di alcuni non si leggeva stupore ma freddo calcolo: erano quelli che si erano accorti di quella nave che seguiva la loro scia, confusa con le nebbie dell'orizzonte, di cui non avevano parlato per non innescare allarmismi. Il primo a rispondere fu però l'Ammiraglio; tutti si aspettavano da lui la solita risposta allegra, ma fu con stupore che si accorsero che le sue parole erano tremendamente serie e, stranamente per lui, anche colme di disprezzo: « Noi non siamo qui per epurare nessuno, nè per portare civiltà di alcun tipo. Non ho intenzione di deturpare questi territori, ma solo di esplorarli con la dovuta attenzione! » gli scagliò contro un'occhiata di fuoco, puntandogli contro l'ombrello che sempre teneva tra le mani « Noi non siamo qui per conquistare l'Edhel. ». Lo disse scandendo per bene le parole, assicurandosi che tutti capissero. Vasco Alvares de Magalhães Fernão Pombo Cabral de la Cruz Pedro Cristòbal da Gama non era un conquistatore, ma un esploratore. Uno dei migliori, che non aveva mai guardato al profitto o al guadagno, tanto al compiacere il suo bisogno di conoscenza. Era questo il vero scopo di quella spedizione, e se gli altri avevano intenzioni diverse, avrebbero fatto di testa loro.




QM point


Il gruppo arriva finalmente nell'Edhel, esattamente nel Matkara.
La scena si svolge come descritto nel post, con la costruzione del campo, cui potete prendere parte o no. Infine assistete tutti al battibecco tra il fabbro e l'Ammiraglio: potete decidere se appoggiare uno dei due, senza problemi. L'Ammiraglio parla per sè, se qualcuno vuole unirsi all'altra spedizione è libero di farlo. :sisi: Per qualunque dubbio, sono sempre disponibile in confronto.
Il mio post conclusivo arriverà la sera del 30 Agosto. A voi!

 
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view post Posted on 30/8/2015, 17:46
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Gentiluomini di fortuna
A pesca di Polpi!





Il vecchio si era accasciato contro l’albero maestro.
”Tutto bene, vecchio?” Gli tese un panino e una bottiglia di rum. ”La calca è una cosa pazzesca, menomale che ti ho visto scivolare, altrimenti ripescarti era impossibile.”
Il vecchio si limitò ad annuire e il Buonsangue si voltò con un ghigno sotto la barba incolta e il fruscio del pesante mantello da viaggio. Si avvicinò al parapetto opposto al pontile d’imbarco e il ghigno divenne una sommessa risata. Si appoggiò guardando distrattamente all’orizzonte. È il momento di levare le ancore e tornare a casa…potrei addirittura farcela per il suo compleanno… La sua mano scivolò lungo il parapetto e sciolse un nodo rudimentale. Non si spingono i vecchi giù dalle navi…dovresti imparare. Nell’Edhel non c’è posto per te. un tonfo sordo e uno spruzzo d’acqua salata accompagnarono il corpo di un profugo piuttosto violento che poco prima aveva cercato di buttare in acqua il vecchio e Buonsangue pur di salire a bordo.

Le onde lambivano il bordo della nave mentre le innumerevoli speranze lasciavano la banchina del porto e facevano rotta verso il nord, verso l’Edhel, verso l’ignoto.
L’equipaggio si era prestava alle richieste dei passeggeri e in cambio quelli davano una mano con ogni piccolo compito. Ogni giorno i marmocchi correvano per il ponte con secchi e stracci, mentre gli adulti in forze si rendevano utili con lavori più pesanti. Àlfar passava più tempo in vedetta che altro, con lo sguardo volto all’orizzonte e alle onde.
La sera erano canti e balli in cambusa, con vini e birre e rum e cibarie di vario genere.
Qualche coppietta si rintanava nella stiva o tra i cannoni nel tentativo di aumentare il numero di passeggeri, altri invece giocavano a carte o dadi o facevano quattro passi sul ponte per smaltire quel boccale di troppo…l’atmosfera di allegria e gioia che regnava nel vascello sembrava destinata a portare tutti alla loro nuova casa senza problemi. Nessuna tempesta, pure i raggi del sole erano clementi sulle teste dei naviganti.
Tutti erano di buon umore.
Àlfar era osservava l’immensa distesa di onde, le delicate increspature spumeggianti e il profilo luminoso dei pesci sotto la nave…
Il nero delle profondità degli abissi…
Il profilo delle onde oscurate dalle nubi…
Le creste d’onda alte contro la chiglia…
Le lunghe braccia di un crudele scherzo del destino.
Uomini in preda al panico, donne e bambini spinti al sicuro nella stiva e avventurieri con le armi sguainate.
L’Ammiraglio gridava avvertimenti e ordini di manovra.
Àlfar faceva del proprio meglio per aiutare: distese una barriera protettiva sull’equipaggio e sull’imbarcazione, afferrò un tentacolo cercando di strapparlo mentre da sottocoperta i cannoni ruggivano strappando la carne del polipo un brandello alla volta.
E in qualche modo riuscirono a far svanire la bestia nelle profondità dell’oceano.
E i sopravvissuti festeggiarono con zuppa di piovra e birra per dimenticare la faccenda.
In fine raggiunsero le tanto agognate coste dell’Edhel!
Qui cominciarono a preparare il campo per la notte.
Àlfar aveva già dato una mano ad issare le tende e si stava dedicando all’allestimento del focolare, quando colse gli strascichi di una lite tra l’Ammiraglio e il Carpentiere. Al centro di tale lite stava una netta divisione tra il voler andare in esplorazione pronti ad eliminare Inumani e bestie varie contro il voler restare al campo e iniziare un diverso tipo di espansione pacifica.

E io che speravo di poter tornare a casa presto…sembra che ci sia un guerrafondaio in mezzo a questa gente. Dovrò stargli dietro e sperare che non combini casini! Mentre gli altri discutevano se seguire uno o l’altro, Àlfar si avvicinò all’Ammiraglio e gli consegnò un biglietto consunto. Era un piccolo monito in qualità di Lanterna: abbiamo una mano pronta ad aiutare gli amici e un pugnale per la schiena dei nemici, si poteva riassumere così.
Decise di seguire il ”conquistador” per evitare problemi. Il suo dovere era tutelare l’Edhel, e il Carpentiere sembrava più prono al bracconaggio che all’esplorazione pacifica.
”Verrò con voi. - dichiarò – ”Non vorrei che vedervi calpestare un nido di serpi al vostro primo giorno qui.”





Note:
Non è un capolavoro, ma con 7 esami nel giro di 10 giorni non ho potuto fare molto di più e volevo in qualche modo contribuire pure io. :D
Edit: Invece di "Anteprima" ho schiacciato "Aggiungi" e avevo un paio di tag da correggere^^

Dialoghi:
Pensato
Parlato

 
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Ashel
view post Posted on 31/8/2015, 17:02






Il viaggio era stata faticoso, avevano affrontato molti pericoli e guardato in faccia la morte diverse volte ma alla fine ce l'avevano fatta.
Tutti salutarono le coste del Matkara con entusiasmo e Cassandra fu tra i primi a sbirciare dalla nave il profilo di quelle terre sconosciute, di cui aveva solo sentito parlare prima dall'Ammiraglio e poi dai marinai che si erano imbarcati con lei a Mazar, quel giorno; ognuno con una storia diversa, consumato dalle proprie ambizioni o dalle proprie aspettative.
Molti sognavano di partecipare a una spedizione esplorativa di cui si sarebbe parlato negli anni a venire, per altri si trattava solo dell'ennesima avventura alla volta di territori inesplorati. Per parte sua Cassandra aveva sempre desiderato viaggiare per Theras, conoscere nuove culture, visitare posti nuovi. In tutta la sua vita non aveva visto altro che l'Oceano e i suoi abissi, e ora che le era stata data la libertà di muoversi come desiderava si era imbarcata con l'Ammiraglio con il pretesto di raccogliere informazioni sui popoli delle terre emerse.
Durante l'attacco del Kraken aveva fatto quel che aveva potuto, ovvero soccorrendo i feriti e facendo il possibile per prestare soccorso ai bisognosi; a dispetto di quanto le era capitato negli ultimi mesi, non era una guerriera e non era stata addestrata al combattimento. Maneggiava una spada che portava più per prestigio sociale che per altro e il suo arco era un dono che la madre le aveva fatto poco prima di partire. Quando era stato necessario aveva lottato per salvarsi la vita - ricordava ancora i tremendi attimi in cui, al cospetto di Ιανός, aveva dovuto sfoderare tutta la prontezza di spirito di cui era dotata - e anche nel corso della tremenda battaglia contro il mostro marino aveva scoperto di possedere una fermezza e un attaccamento alla vita che mai aveva potuto sperimentare tra le sale dorate del suo palazzo a Oltremare.
Una volta sbarcati a Matkara aiutò nella sistemazione del campo trasportando gli oggetti dalla nave e fissando i chiodi per le tende. Sistemò i viveri e si assicurò che non rischiassero di danneggiarsi, poi fece del suo meglio per aiutare chi ne aveva bisogno.
Rivolse la parola a molti marinai, ma nel corso del viaggio non aveva stretto particolari legami con nessuno; non era stata la sola, però, a notare la presenza di marinari particolarmente agguerriti. Era vero che stavano per esplorare una zona pericolosa di cui si sapeva pochissimo, ed era anche probabile che avrebbero dovuto difendersi da indigeni bellicosi o creature sconosciute, ma l'Ammiraglio aveva sempre parlato di quel viaggio in termini pacifici, puramente scientifici.
Per questa ragione quando uno dei viaggiatori - un fabbro che Cassandra aveva incrociato pochissime volte sulla nave - attirò l'attenzione di alcuni marinai manifestando la volontà di dare alla spedizione uno scopo differente la giovane sirena, e molti altri con lei, rimasero spiazzati e guardarono confusi il loro Ammiraglio non sapendo bene cosa aspettarsi.

- Noi non siamo qui per epurare nessuno, nè per portare civiltà di alcun tipo. Non ho intenzione di deturpare questi territori, ma solo di esplorarli con la dovuta attenzione! Noi non siamo qui per conquistare l'Edhel.

L'idea di fondare delle comunità coloniali in quelle terre non dispiaceva a Cassandra; ciò che non poteva approvare era naturalmente la piega irrimediabilmente violenta che avrebbe preso la loro spedizione.
Era chiaro che nessuno di quei marinai intendeva ottenere quei terreni e costruire quelle città di cui tanto si millantava con il dialogo e l'incontro tra culture.

- Che intendi con "epurare le bestie e le ombre?" Vuoi uccidere tutto ciò che è inumano in queste terre?
Non conosco le popolazioni di queste terre, ma sicuramente non tutte sono malvagie. Non ho nulla in contrario col tuo desiderio di fondare una città, ma non potete semplicemente costruire in pace? Non mi sembra manchi lo spazio, qui, per non darsi fastidio l'un l'altro.

Il pensiero di quel giovane mercenario coincideva con il suo, ma molti altri accolsero favorevolmente l'invito ad aggiungersi volontari per quella che prometteva di essere una vera e propria carneficina. Uno tra tanti, poi, decise addirittura di seguirli per assicurarsi che non facessero pazzie. Un pazzo, a sua volta!

- Libero di imbarcarti in una missione suicida, con tutti coloro sufficientemente folli o meschini da seguirti. Non sono nessuno per decidere, ma non credo che dovremmo mescolarci con chi ambisce a trasformare questa spedizione pacifica in un massacro.

Il fabbro ignorò il commento di Cassandra e cercò invece di convincere il giovane guerriero della bontà dei suoi propositi.

- Sì, voglio trasformare queste terre e renderle abitabili.
Avremo la nostra città, ve lo prometto.


- Oh, via. La città è solo un pretesto per depredare e uccidere.

- Non combatteremo se non ve ne sarà la necessità.
Ma fidatevi; ho già esplorato queste terre e so per certo che sarà necessario proteggere i civili.
Non siamo bestie. Al contrario, quelle vogliamo eliminarle.


Cassandra lo guardò a lungo come se volesse con quello sguardo misurare tutta la meschinità e la bassezza di cui era capace.

- Questo si era capito.
Quello che forse non comprendete, al di là delle vostre possibilità di riuscita, è chi ve ne dia il diritto.


Si voltò, dandogli le spalle. Aveva parlato anche troppo, e forse avrebbe semplicemente dovuto mordersi la lingua.
Come aveva potuto l'Ammiraglio portarsi appresso simili individui? Non erano esploratori o avventurieri, erano conquistatori giunti con il preciso scopo di rifarsi una vita laggiù ai danni degli autoctoni.
Cassandra detestava queste cose. Le conquiste, la fondazione delle colonie, le guerre di potere e tutti i massacri che seguivano, da ambo le parti. Sapeva bene di cosa stava parlando, la sua razza aveva prosperato per generazioni imboccando quella strada. E il prezzo da pagare era stato alto, troppo. Per tuttii.
Tornò alla sua tenda sfibrata, delusa e stanca. Sentiva l'irrimediabile impulso di dormire, di dimenticarsi di quei pazzi assassini: che andassero pure a morire! Sperava che venissero trucidati tutti quanti, così da pagare il prezzo per la loro cupidigia.

Mentre cercava di prendere sonno provò a pentirsi per quel suo ultimo pensiero, senza riuscirci.


Edited by Ashel - 31/8/2015, 18:19
 
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Ark
view post Posted on 31/8/2015, 19:29




~ Una Scelta



      Ci volle lo sforzo e la coordinazione dell’intera nave per liberarsi di quel Kraken, ma alla fine ne uscimmo vittoriosi. Non ho la minima idea di quante di quelle spine ho bloccato – ho perso il conto dopo una trentina – e quando quella bestia lasciò la presa dalla nave e scivolò lentamente negli abissi, io la guardai sedendomi pesantemente al parapetto, ansimando. Era la prima volta che vedevo un Kraken nella mia vita, e speravo sinceramente che fosse anche l’ultima.
     Un boato di vittoria proruppe da tutti i marinai ed io mi unii al coro. Uomini e donne si tiravano pacche sulle spalle, ed uno di quelli che avevo protetto si avvicinò a me porgendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi. Quella notte fu dedicata a racconti e bevute, dove ognuno declamava il coraggio con cui s’è battuto con voce sempre più alta, ognuno che cercava di sovrastare l’altro. Tra insulti, imprecazioni e risate io me ne stavo tranquillo leggermente in disparte, osservando divertito la scena sorseggiando quell’alcolico che bruciava la gola, la testa leggera.
     Dopo uno scontro simile era proprio il genere di serata che ci meritavamo.

     I giorni seguenti passarono tranquilli, anche se dopo più di una settimana la vita marittima cominciava a darmi sui nervi. Non c’era nulla da fare se non fissare il mare infinito o prendersi la pioggia nelle occasionali tempeste. Me ne sarei potuto andare quando volevo, per carità, ma non sarei mai riuscito a ritrovare la spedizione prima di avere un punto fisso come riferimento. Ahimé dovevo aspettare, e pregare che il viaggio finisse in fretta: le scommesse degli altri mercenari non mi interessavano. Sempre meglio di affrontare mostri marini, se non altro.

     Quando arrivò l’annuncio della terra all’orizzonte io ero sul ponte della nave, ma subito m’arrampicai sulle corde fino a giungere più in alto e vedere meglio le montagne che s’ingrandivano sempre di più, sorridendo all’idea che finalmente eravamo giunti. Avevo già visto quelle montagne e quei boschi nel mio primo viaggio in quei territori, e sapevo che erano popolate da ombre ed altre cose poco rassicuranti. In realtà il pensiero mi fece un po’ passare l’allegria di poter poggiare i piedi su qualcosa di solido. Parte di me si stava ancora domandando che cazzo m’era passato per la testa quando mi sono tuffato in questa spedizione. Come se mi mancassero le occasioni per mettermi nei guai!
     L’Ammiraglio in persona prese il timone per destreggiarsi tra le rocce insidiose sotto il pelo dell’acqua, e ci volle qualche ora prima di trovare un’insenatura sabbiosa adatta a proteggere la nave dal vento. Davanti a noi c’erano boschi inquietanti e montagne aguzze, e probabilmente la parte pericolosa cominciava soltanto adesso. Parte di me voleva tornare da dove sono venuto, l’altra invece palpitava e faceva ribollire il sangue nelle vene, eccitata al pensare a cos’avremmo trovato più avanti.
     C’era poco tempo per pensare, comunque: finalmente potevo fare qualcosa! Scialuppa dopo scialuppa i marinai portavano il necessario per montare il campo, ed io assieme agli altri mercenari mi diedi da fare montando tende e quant’altro.
     Fu subito dopo aver completato le operazioni che un uomo attirò l’attenzione di tutti, qualcuno che non avevo mai visto nella nave. Ce n’era infatti un’altra attraccata assieme alla nostra, che m’era parso di vedere in quei giorni noiosi dove osservare l’acqua era l’unica cosa che potevi fare, e a quanto pare era effettivamente qualcuno che ci stava seguendo.
     Parlò di epurazione e di costruire una colonia, mostrandoci una spada che a detta sua gli avrebbe permesso di fare tutto ciò che ci prometteva. Pareva di ottima fattura, ma non percepivo niente di speciale in essa.
     La risposta dell’Ammiraglio fu tremendamente seria, cosa che mi parve strano da parte di uno che scherzava pure mentre affrontava il Kraken, e carica di disprezzo. Gli puntò contro l’ombrello ribadendo che noi eravamo lì solo per esplorare, e non me la sentivo di dargli torto. La faccia con cui quell’uomo aveva guardato la sua spada, Organon, non mi piaceva. Mi sembrava la faccia di uno a cui piaceva uccidere.
     « Che intendi con "epurare le bestie e le ombre?" Vuoi uccidere tutto ciò che è inumano in queste terre? » gli chiesi.
     « Sì, voglio trasformare queste terre e renderle abitabili. Avremo la nostra città, ve lo prometto. »
     Scossi la testa con disapprovazione. Non mi piaceva come parlava, ed una ragazza diede voci ai miei pensieri con parole piuttosto pesanti, tuttavia l'uomo non si fece provocare.
     « Non conosco le popolazioni di queste terre » o almeno, solo alcune « ma sicuramente non tutte sono malvagie. Non ho nulla in contrario col tuo desiderio di fondare una città, ma non potete semplicemente costruire in pace? Non mi sembra manchi lo spazio, qui, per non darsi fastidio l'un l'altro. »
     « Non combatteremo se non ve ne sarà la necessità. Ma fidatevi; ho già esplorato queste terre e so per certo che sarà necessario proteggere i civili. »
     A quelle parole non potevo che annuire, sapevo che una colonia lì non sarebbe rimasta tranquilla a lungo. Non mi convinceva molto il suo discorso pieno di buone intenzioni, ma dopotutto non potevo fermarli. Anche volendo cos’avrei dovuto fare, scacciarli di nuovo nel mare a colpi di spada? Alcuni accettarono la sua richiesta, ma io personalmente non intendevo farlo.
     « Spero che i tuoi intenti siano nobili. In ogni caso non mi unirò a voi: sono partito seguendo l'Ammiraglio, e non intendo fare il voltagabbana. »
     Detto questo semplicemente me ne andai di nuovo verso il campo, vedendo se c’era altro che bisognava fare.


 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 31/8/2015, 20:00




Gentiluomini di fortuna
— caccia all'oro—

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mattina; Costa del Matkara


L'Ammiraglio sapeva con chi aveva a che fare: durante i suoi viaggi ne aveva visti a bizzeffe di tizi come quell'avventuriero da strapazzo! Erano soliti vagare in cerca di ricchezze, distruggendo tutto ciò che trovavano, lasciando dietro di loro solo una scia di morte e scoperte mancate. Insopportabili! Tuttavia l'esploratore non aveva fatto nessun contratto con le persone della nave: nessuno impediva loro di unirsi all'altro gruppo, nonostante le loro intenzioni fossero meno oneste delle sue. Di certo lui non navigava nell'oro grazie al suo pensiero, ma aveva di che vivere e in più - cosa da non sottovalutare - aveva imparato talmente tante cose durante i suoi viaggi da far impallidire un'intera biblioteca. Mentre si aggirava per il campo alla ricerca del Capitano, notò che degli uomini stavano raccogliendo equipaggiamento e viveri che avevano portato dall'Akeran, e si accingevano a lasciare il campo. L'Ammiraglio li seguì con lo sguardo, mentre salutavano i compagni di viaggio, schiamazzando come una banda di scolaretti alla loro prima uscita e seguendo il vile esploratore fino al suo campo. Non aveva dubbio che qualcuno avrebbe ceduto, ma almeno sapeva che c'erano persone che li tenevano d'occhio: guardò un'altra volta il foglietto che gli era stato consegnato, piegandolo poi accuratamente e infilandolo in una delle tasche del suo abito. Battè le mani verso un gruppo di uomini che sembrava intento a discutere qualcosa, che si interruppero per guardarlo: « Forza, uomini, c'è ancora molto da fare prima di rendere sicuro questo campo! ». Alcuni mezz'orchi lo guardarono senza rispondere, alzandosi e superandolo senza dire una parola: con il sorriso sul volto l'Ammiraglio sapeva di aver perso anche loro, ma la cosa non lo sfiorava. Aveva voluto condividere con loro il suo sogno, ma se non volevano seguirlo non era un problema suo, non era mica il loro tutore! Gli altri rimasti si misero al lavoro, andando a cercare legna al limitare della foresta e aiutando i marinai a scaricare le ultime casse dalla nave.

- - - - - - - - - - - - - - - - - -

Rohn Edward Gondrok II si guardò attorno con aria sprezzante, senza riuscire a nascondere del tutto il disgusto che provava. Poi si rivolse al suo interlocutore: « Sicuro di voler rimanere in questo postaccio, vero? » accompagnò la frase con qualche "bah" e "meh", come se non fosse già chiaro il suo pensiero. L'Ammiraglio gli rivolse un sorriso ammiccante: « Questa è la mia vita, Capitano, prendere o lasciare! ». Rise, mettendo tra le mani del nano una pesante sacca tintinnante. Indicò poi il sacchetto, annuendo: « Perle dorate del fiume d'ambra, Capitano! Vostra moglie impazzirà non appena gliene regalerete una! ». Il nano si lasciò andare a un ghigno soddisfatto, saggiando il peso della sua ricompensa con soddisfazione: « Bah, quella non riconoscerebbe un diamante da uno smeraldo! ». Mise di lato il pagamento, per poi mettere le mani sui fianchi: « Mio cugino dovrebbe essere già partito. Gli abbiamo dato due settimane di vantaggio, se il mare e Voljund ci danno una mano non avrà problemi! ».
L'Ammiraglio annuì, porgendo e stringendo la mano al Capitano della Cirilla II: « Bene, allora è deciso: una volta al mese per i prossimi sei mesi! Direi che mi basta per fare un'esplorazione consistente, o almeno credo. » concluse l'uomo di mondo, guardando i marinai che tornavano mestamente alla nave, aspettando il loro Capitano. Il nano fece per andarsene, ma un pensiero lo fermò: « Sicuro che non ci saranno problemi? Quel tale prima non sembrava una personcina con cui spartire il companatico! ». « Ma no, ma no » tagliò corto l'Ammiraglio, gesticolando con entrambe le mani « Del resto abbiamo tutti lo stesso scopo: siamo tutti gentiluomini in cerca di fortuna! »




QM point


Con questo breve post la quest chiude.
I due gruppi si sono separati, ognuno scegliendo la sua strada. Al termine della giocata si è formato una sorta di "ponte navale" tra l'Akeran e l'Edhel, quindi volendo potrete spostare i vostri personaggi da e per questi territori, senza inventare strane giustificazioni! Ringrazio i (pochi) partecipanti e spero di non avervi annoiato.
A voi le ricompense:
Ark: 300 Gold.
Volk/Wolf: 100 Gold.
Ashel: 100 Gold.

A me vanno 400 Gold per l'organizzazione della giocata. Aggiorno i conti.

 
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9 replies since 15/8/2015, 20:46   227 views
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