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Vecchie e nuove speranze

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dra31
view post Posted on 27/8/2015, 18:48




Vecchie e nuove speranze
Basakli, Alcrisia.


La piccola cittadina, uno dei tanti agglomerati urbani di legno e mattoni che punteggiano le vaste distese dorate dell'Alcrisia, è avvolta nel dormiveglia, assaporando gli ultimi istanti di tranquillità prima dell'inizio di una nuova giornata; in quell'attimo sospeso tra la notte e il giorno, sono in pochi a ignorare la calma dell'alba: sul limitare del borgo, i rumori ritmici di un martello sull'incudine si confondono con il belare e l'abbaiare che riecheggia dai pascoli immensi. Altrove, tra le vie sonnolente, il cigolio delle ruote di un carro fa eco al verso mattiniero di un gallo temerario. Ritto in piedi, statuario e silenzioso, un uomo scruta attento l'orizzonte oltre i profili degli edifici che lo circondano, in attesa di un preciso momento. Il cielo scuro della notte inizia ad illuminarsi, a sfuggire ai colori caldi che fanno capolino sopra i tetti delle case e le fronde degli alberi; il sole sorge e illumina e colora il mondo avvolto nelle tenebre.

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Quando ritorna a Basakli, dopo quasi tre anni di assenza e allo scadere del tempo concessogli, Serhat viene accolto sull'uscio di casa dalla familiare allegria della sua gente; sebbene tornava dopo aver dato sfogo ad una delle sue tante testarde idee, l'accoglienza non è influenzata minimamente. Solo gli anziani della famiglia dimostrano un sollievo maggiore degli altri, tranquilli che il figlio errante ha mantenuto gli accordi presi. Ora, guardandosi negli occhi Ruslan e Serhan, padre e nonno, il matrimonio si può preparare.

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L'uomo si desta dal torpore dell'attesa quando l'astro nascente avvisa il suo arrivo; tra le mani tiene un'asta di metallo e i suoi movimenti, lenti e misurati, la spostano inseguendo le ombre che iniziano a stagliarsi sul terreno. Quando il sole spunta tra i due edifici antistanti e illumina l'appezzamento di terra vuoto dove si trova l'uomo, questi fissa al suolo il punto cercato, piantando con precisa sicurezza l'asta nel punto dove termina la sottile ombra di un'asta simile a quella impugnata; un'espressione soddisfatta si apre sul volto dell'uomo quando, dopo essersi chinato all'altezza dell'anello in cima alla sbarra appena infissa al terreno, osserva la punta dell'altra asta e il sole che si staglia dietro di essa. Ora la direzione dell'asse principale dell'edificio da costruire è stato fissato.

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Una cerimonia giusta ma riservata, è quanto chiede Serhat agli anziani delle famiglie coinvolte nel matrimonio. Non fa storie sulla consistenza della dote, sui regali e su i tanti altri aspetti della cerimonia, la sua premura è per il futuro; non lo si direbbe, ma tiene alla reputazione della futura moglie e a quelle delle famiglie. Quando gli chiedono cosa farà per il suo nome, Serhat sorride: a sé stesso ha già pensato, tra le mani ha il documento per il quale ha lavorato una vita.

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Senza indugiare, l'uomo tende tra i due ferri una sottile corda e fa un cenno al giovane che attende vicino ad un carretto fermo sul limite del terreno; il sole non è ancora sopra l'orizzonte ma l'uomo spiega al compagno su come agire e stende sul terreno una lunga corda annodata in più punti e ne passa un capo all'altro, il quale seguendo le indicazione si frappone tra i due ferri piantati, tenendo tesa la corda a tre nodi dalla staffa. Dall'altro capo della corda, l'uomo ne scorre la lunghezza rimasta fino a giungere al quarto nodo dalla staffa intorno alla quale sta girando, lanciando poi il resto della fune al compagno; una volta riunite le due estremità e tesa in ogni sua parte, la corda disegna sul terreno un triangolo i cui lati misurano 3, 4, 5 nodi. Rapido, una volta assicuratosi della correttezza delle misure, l'uomo pianta a terra una terza staffa e fissa il secondo asse principale dell'edificio da costruire.

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I giorni che precedono l'evento sono lunghi e impegnati, sono molti i preparativi da completare: Jyrgal ed Eren, fratello e cugino di Serhat, sono incaricati dell'acquisto e della preparazione delle carni da cucinare, mentre la sorella Aysel e le sue cugine passano il tempo indaffarate a preparare le stanze della cerimonia. Nelle cucine, Enise e le altre donne della famiglia Satu armeggiano tra focolari e tegami, intente a tirare fuori dagli ingredienti grezzi le migliori pietanze dell'Alcrisia. Il gran giorno si avvicina. Nel mentre, Serhat riempe i giorni stipulando accordi con falegnami e fornaci, contatta mercanti e incontra uomini, tutto per quel qualcosa per il quale ha lavorato una vita.

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L'uomo e il suo compagno non si fermano, mentre intorno a loro la città si sta svegliando. Dal carretto scaricano tavole e paletti di legno, chiodi e rotoli di corda sottile; d'impegno e pazienza, i due percorrono l'intero perimetro del terreno piantando a terra i paletti e inchiodando su di essi le tavole. Quando il sole ha già superato i tetti degli edifici e sulla strada iniziano a comparire i primi carretti e i primi greggi, una piccola e bassa staccionata circonda l'uomo e le sue cose, delimitando i confini della sua proprietà. Appoggiato al carretto, sgranocchiando del pane e sorseggiando del tè, l'uomo osserva il lavoro svolto e sposta la sua attenzione sull'ampio disegno che campeggia sul foglio affisso a delle tavole, le forme dell'edificio da costruire.

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La notte prima delle nozze. Per la sposa e le donne delle due famiglie è un momento speciale; si riuniscono all'interno della casa della sposa e trascorrono l'intera notte in una festa ricca di note allegre ma anche malinconiche. Suonano canzoni, danzano, raccontano, si preparano per il giorno successivo ripetendo rituali femminili antichi come il mondo. Altrove, nella corte della casa dello sposo, gli uomini delle famiglie celebrano il futuro marito tra risa e canzoni vivaci; si raccontano avventure e storie, si gareggia nelle arti della musica e della poesia, si scambiano regali e raccomandazioni. Così per tutta la notte, fino a quando la luce dell'alba non li saluta. Il gran giorno è giunto, la vecchia speranza è realtà.

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Consumato il pasto, l'uomo spiega al compagno come muoversi e insieme percorrono il perimetro della staccionata, piantando chiodi e segnando numeri su di essa con l'ausilio di un'asta metrica. Finito il giro e segnati tutti i punti che l'uomo man mano ha indicato seguendo il disegno, la coppia si muove in sincronia tirando da parte a parte la sottile corda scaricata in precedenza, unendo i chiodi contrassegnati dallo stesso numero e creando una ragnatela dall'aspetto confuso ma chiaro. Osservandolo dall'alto, sul terreno compaiono le forme dell'edificio da costruire.

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Il giorno delle nozze. Serhat è nervoso, si sente come molti anni addietro quando dette l'esame per diventare mestre de cases, un mastro costruttore; si agita, è goffo, si rende buffo al punto che i parenti più stretti - i fratelli e i cugini - lo canzonano e ci ridono sopra, coinvolgendo il novello sposo nell'allegria e finendo per rendere la sua situazione sempre peggio. Povero Serhat, che alla soglia dei quarantacinque anni è vittima delle sue angosce e speranze.
Il tragitto verso la casa della sposa è lento, interminabile, un'agonia per Serhat che vorrebbe finire al più presto questa storia; sebbene il matrimonio sarà sobrio e riservato, la processione dello sposo è dovuta e questo mette ancor più a disagio il costruttore, uomo che è sempre fuggito alla notorietà. Il corteo giunge davanti la casa della sposa, lo sposo viene accolto da grida di festa e musica e fatto oggetto di lusinghe e complimenti dagli invitati; si scambiano abbracci tra i nuovi parenti, si stringono mani e si versa il tè nell'attesa della cerimonia, mentre la sposa attende in una sala festeggiata dalle invitate.
Arriva l'officiante, l'anziano religioso che amministra il culto a Basakli; gli sposi vengono condotti in una stanza riservata della casa, al cospetto del sacerdote e accompagnati da due dei parenti più stretti. È una cerimonia breve, privata ma carica di atmosfera; Serhat e Hülya si scambiano le frasi e i gesti rituali, pronunciano le promesse per il futuro e attendono in silenzio: "Nel nome di Tanrı il misericordioso", l'officiante pronuncia la frase che sancisce l'unione tra i due sposi. Quando Serhat esce fuori dalla stanza accompagnato dalla moglie Hülya, l'ansia e la paura iniziali sono scomparse, lasciando il posto alla sicurezza di un uomo che si sente realizzato; mentre la folla di invitati in festa lo avvolge, scambiando un sorriso con la sua sposa, Serhat guarda già oltre, nuove speranze si affacciano all'orizzonte.


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- note. Scena privata di congedo, senza tante pretese. Buona vita, Serhat.

La speranza è un sogno fatto da svegli.
Serhat Satu

 
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