Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Corsa all'Oro ~ Scoprire il futuro.

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The Grim
view post Posted on 31/8/2015, 16:04




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Ukkof era un vanitoso, di quelli che perdono ore a rimirarsi anche nella più sformata pozza stagnante, ammirando le proprie forme sinuose, e le ordinatissime file di scaglie che minute si disponevano su tutto il suo corpo. Quel che più lo rapiva erano le sfumature delle stesse, che colpite dalla luce solare brillavano di rosso o verde, talvolta con riflessi dorati, ma più spesso si illuminavano di una tonalità particolare, che aveva il suo nome proprio: di rame. Dopotutto erano fatte di quel metallo. Forse non era il più prezioso o il più resistente, ma la sua duttilità aveva sempre fatto presa sul dragone, che così si era votato a lui, con lo scopo di fare meraviglie. Purtroppo fra le profondità di Vopn-ónæmir quel minerale scarseggiava, e le poche riserve che c'erano le aveva dovute usare tutte per grossi scudi con cui bloccare le gallerie; non gliene era rimasto che qualche filo per le sue sperimentazioni. Così aveva chiesto il permesso, e poi era partito verso occidente, alla ricerca di nuovi giacimenti non come un cane che aveva fiutato la preda ma come un sognatore che vaga alla ricerca dell'amata, seguendo un'improbabile impressione, nient'altro che una sensazione. Le sue ali pesanti aveva sferzato le nubi del cielo, sfrecciando maestoso e leggiadro sopra a fiumi, boschi e vallate, finché un folto gruppo di colline aveva attratto il suo sguardo: quello era il posto giusto, l'esperienza glielo confermava. Dopotutto era un dragone di bronzo, mica uno di quei mammiferi che non sa niente delle cose al mondo e sotto lo stesso.


La vena si tuffava nella roccia,
scattava a destra, per poi ridiscendere a sinistra,
zigzagava fra le pietre, accarezzava un grumo d'argilla e poi si tuffava nel basalto,
baciava appassionatamente un giacimento di cobalto, e infine si esauriva in uno di stagno.
Ogni volta che si trovava di fronte a fenomeni simili a Ukkof crescevano i dubbi,
il minerale non era per nulla puro, perciò che avrebbe dovuto fare?

Avrebbe dovuto grattar via il rame dai suoi cugini a cui teneva tanto oppure accettare quella fusione, studiarne le qualità, e lavorare il materiale così com'era. Talvolta le leghe avevano i loro vantaggi come il bronzo che era più difficile da lavorare ma più resistente, altre volte invece erano pastrocchi inservibili a prima vista; certo esperimenti e studi potevano rivelare capacità inaspettati ed usi innovativi
ma quello richiedeva tempo. E loro ne avevano?

Si, no, poco.
Era presto per dirlo, avevano allestito la fortezza però c'era ancora tanto da fare, troppo. Sbuffò pensando alla soluzione che stava per attuare, una decisione a metà, insoddisfacente per tutti quanti. Avrebbe preso metà del rame, quello più puro, e avrebbe lasciato il resto là, in attesa di tempi migliori, dopo aver scacciato tutti gli insignificanti da quelle terre, e messo le cose in chiaro coi loro fratelli che erano impazziti, per via di quello stupido artefatto. S'immerse nella terra, a fare il suo lavoro come già altre mille volte.

HcxhL

Louhe conosceva i nomi di tutti gli alberi, tutte le specie che fossero mai germogliate dal suolo per elevarsi verso il cielo con fusti legnosi, radici potenti, e foglie vibranti. Molti non conoscevano che le differenze di forma e si fermavano a queste per riconoscere un pioppo da un frassino, una palma da una quercia e così via, invece gli alberi erano complessi tanto quanto gli uccelli e i lupi, quanto i funghi e più di molti rettili; ed erano anche divisi fra loro. Le loro famiglie erano più numerose delle specie che popolano gli abissi, e rivaleggiavano con gli insetti per differenze, e fra i dragoni del legno - che ridacchiavano sprezzanti di quelli che si dedicavano alle piante a fusto e queste altre cose mosce - si discuteva spesso su quale fossero le caratteristiche migliori, come creare l'esemplare perfetto, quali fossero le strategie per farli sopravvivere ai secoli e ai millenni; così nacquero le conifere e le angiosperme dai fiori vistose, le citofite con le loro corone di foglie e gneofite dai frutti paffuti. C'erano anche le Ginkoaceae dalle foglie a ventaglio e i semi carnosi, ma di loro nessuno ricordava, ed effettivamente non se ne vedevano molte perché si erano estinte quasi tutte; erano le figlie di Louhe. Da quando si era svegliata non ne aveva ancora vista una, e perciò volava da una parte all'altra, soffocando la sua disperazione, aggrappandosi con unghie e zanne alla sua speranza. Erano state la sua creazione migliore, dalla bellezza ancestrale e i colori vividi, e del suo operato non rimaneva nulla; un fallimento. Avrebbe potuto creare qualcosa di nuovo forse, capace finalmente di sopravvivere, ma lo spettro della disfatta le stringeva il cuore e così la draghessa non osava ma temeva;
e se avesse dato vita ad un nuovo aborto?

Così meditava di spezzarsi le zampe, e morire in maniera dolorosa e infame, di stenti e sofferenze, come meritava una madre così orrenda; quando scorse tra i mille tronchi di un bosco antichissimo, una corteccia argentata e una cascata di ombrellini verdi che avrebbe riconosciuto fra milioni. Era diversa, cambiata da come le aveva ideate e create, ma quella pianta discendeva dalle sue, all'occhio di un dragone quelle cose non sfuggivano. Così Louhe capì che si può esser sconfitti, ma che non bisognava arrendersi, come quella macchia di alberi circondata da una foresta a lei ostile. Strappò un rametto dalla Ginko più florida e volò verso Verkstæði mentre in testa ideava nuove piante con cui difendere il Cuore da qualsiasi aggressore.



Ukko e Louhe non erano i soli.
Tanti erano i Varnarmenni che cercavano i frutti del loro operato e com'era cambiati dopo millenni senza i genitori, altrettanti i Eyðileggj che esploravano valli e monti, alla ricerca di preziosi e di materia prima per alimentare le loro forge, e aizzare la loro creatività. Dopotutto il Talamlith era di nuovo loro, così come lo sarebbe stato tutto il mondo.



Edited by Y u u - 31/8/2015, 17:42
 
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