Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

La crociata del traditore ~ Avidità, corsa all'oro

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view post Posted on 1/9/2015, 17:43
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Altiventi - giorno indefinito

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« Come hai detto che si chiamava l'organizzazione? »
« Taulh? Qualcosa del genere? No, aspetta... Lauth. Sì, Lauth. »
I due draghi si disposero ai lati della caverna, percorrendola a grandi passi e strisciando le dita contro la roccia. « Credi che potrebbe essere una buona base per gli Eyðileggj? » chiese il primo fermandosi davanti a una spaccatura nella parete. La luce lunare scivolava sulla sua corazza di ferro alla ricerca di un pertugio per toccarne la pelle, incapace di penetrare in profondità.
« Non con questa puzza di progenie. » l'altro sputò per terra un grumo di rame e ruggine. « Guarda come si è ridotta la nostra razza. Come fai a sopportarlo? » indicò dietro di sé, al centro della stanza, dove il corpo di una bambina giaceva in una pozza di fango e sangue; aveva i capelli bianchi come la neve, la pelle pallida come la luna e gli occhi rossi, sbarrati dall'orrore e preda di un nistagmo che li faceva battere come due cuori gonfi di dolore. I suoi arti erano piegati in angoli innaturali e il suo viso deformato da una smorfia di sconcerto, a metà tra il divertito e lo spaventato. « E questa doveva essere una dei draghi più potenti di quest'epoca... com'è che si chiamava? »
Il drago di ferro stava godendosi la brezza notturna che penetrava dall'apertura, respirando a pieni polmoni e ignorando l'odore di progenie. Gli Altiventi gli piacevano. « Iudelisor. » disse senza voltarsi. « Figlia di Aupiter, sorella di Rubietentia e ultimo membro vivente del Lauth. »
« Rubietentia! » l'altro batté con forza il palmo della mano su un tavolo al centro della stanza. « Ecco chi dovremmo cercare. Potrebbe dimostrarsi più intelligente della sorella e accettare la nostra proposta. »
« Dopo aver ucciso Iudelisor? Non credo accetterebbe. »
« Allora uccideremo anche lui. » continuò il drago di rame, stringendo un pugno. « L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che il potere dello Hjarta cresca cibandosi delle vite degli ignavi. »
Il drago di ferro corrugò la fronte e lasciò la stanza, chiudendo la conversazione con quel gesto. I suoi pensieri non erano così radicali e le sue preoccupazioni andavano piuttosto agli altri Eyðileggj e alla loro nuova casa: avrebbe preferito estendere la loro influenza su tutto l'Erydlyss, occupandone le cime più alte e trovando nuovi alleati.
Camminava senza meta e si ritrovò così in una camera colma fino al soffitto di monete d'oro provenienti da tutto Theras, gemme splendenti, quadri incorniciati con legni preziosi, statue di marmo, artefatti che facevano vibrare l'aria col loro potere e centinaia di altre meraviglie d'ogni genere. Non era la prima volta che la vedeva, ma si ritrovò comunque a deglutire davanti a tutta quella ricchezza.
« Chissà poi perché ha rifiutato di allearsi con noi... » disse tra sé e sé, chinandosi per raccogliere una coppa tempestata di gemme preziose. « Avendo accumulato tutto questo ben di Dio, Iudelisor me la immaginavo più avida. » Rigettò la coppa tra le monete, godendo del tintinnio provocato da quell'urto. I draghi creatori non avevano bisogno di collezionare meraviglie, ma apprezzava l'ironia con cui le loro progenie avevano finito con lo sviluppare quell'ingorda abitudine.
Quando si erano presentati agli Altiventi avevano pensato di poter allettare Iudelisor con la promessa di future ricchezze, alle quali gli Eyðileggj potevano dare origine con la stessa facilità con cui respiravano. Eppure lei li aveva allontanati in malo modo, troncando il loro tentativo di parlamentare. A quel punto il suo compagno Hangatyr si era fatto prendere dall'ira e aveva deciso di attaccarla, sconfiggendola con relativa semplicità.
« Hangatyr. » chiamò il drago di ferro. « Cosa ne facciamo del tesoro? »
Nessuno rispose.
« Hangatyr. »
Ancora silenzio.
« Hangatyr? »
Il drago di ferro tornò verso il salone principale, temendo che il compagno si fosse allontanato. Sentiva un gocciolio regolare riecheggiare da quella direzione e a ogni passo che muoveva la sua pelle veniva investita dallo sbuffare di un vento caldo che la fece raggrinzire come pergamena.
« Hangatyr...? »
Un tonfo. Il suono umido di un corpo che sguazza nel fango.
Il drago di ferro si ritrovò a strisciare i polpastrelli incartapecoriti contro la roccia, appiattendosi sulla parete del corridoio. Sentiva l'aria calda bruciargli le narici e fargli lacrimare gli occhi, così come la pietra stava graffiandogli le dita. Quando raggiunse il salone, la vide:

Iudelisor, in piedi, con una mano affondata nella testa decapitata di Hangatyr. Le dita avevano sfondato la cute ed erano macchiate dal plasma; sotto le unghie le si erano raccolti i capelli della vittima, alcuni dei quali erano rimasti strappati nella colluttazione.
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« Anche se non posso che convenire sull'improvvisa sovrappopolazione dell'Erydlyss, apprezzerei molto se vi risparmiaste dal graffiare il mio tesoro con i vostri sordidi artigli. »
« Hangatyr! »
Il drago di ferro si lanciò su Iudelisor senza pensarci un istante. Allungò una mano sulla propria corazza e quando la allontanò sentì la famigliare sensazione del ferro stretta nel suo pugno, con la forma di una spada ricurva. Tese i muscoli nel menare un fendente contro la dragonessa, solo per vederla sparire nel nulla a pochi centimetri dalla sua lama; l'arma si abbatté invece sulla testa di Hangatyr, conficcandosi nella fronte del compagno e schizzando il drago di liquido cerebrale. L'odore pungente del cadavere lo fece tossire mentre uno dei bulbi oculari roteava nella sua direzione. Il sapore acre del vomito gli riempì la gola.
« Mio onorabile progenitore, fammi una cortesia. » Iudelisor era riapparsa poco distante, all'altro capo del tavolo che occupava il centro di quel salone altrimenti vuoto. Batté le nocche sporche di derma contro il legno, spalancando la bocca in un disgustoso sorriso di piacere sadico. « Presentati, così che io possa collocare i tuoi resti nel sepolcro corretto. »
L'altro si stava passando i polsi contro gli occhi per asciugarsi le lacrime e respirava affannosamente, tirando su col naso ogni manciata di secondi. Sembrava più concentrato ad allontanare l'odore della stanza che a mantenere una guardia corretta e dondolava sulle gambe tremanti, grondando sudore. « Hangatyr aveva ragione! Voi progenie siete dei mostri! »
« Mostri? Non più mostruosi di ogni altra opera partorita dal genio degli Eyðileggj, essendo noi progenie il vostro capolavoro più grande. Avete generato una faccia dello Hjarta altrettanto raccapricciante, e ciò nonostante vi crogiolate nell'ipocrisia di sgravarvi dalle nostre colpe? » Iudelisor allungò un dito verso le labbra. Era sporco di carne e capelli, ma lo succhiò rumorosamente, passandoci sopra la lingua e ripulendolo del tutto. « Ciò fa di voi un fascio di irresponsabili e sciocchi, oltre che maleducati. »
« Taci, bestia! Nessuno ti ha interpellato! »
« Che mi si imponga la pazzia di stare conversando da sola, allora. E io che speravo di poter raccontare questo avvenimento dicendo di aver combattuto con... »
« Rupiersson è il nome di colui che porrà fine alle tue nefandezze. »
« Ah! Quanta immaginazione. »

Iudelisor sollevò un braccio e dal suo palmo aperto venne vomitato un cono di fiamme nere come la pece che sciabordarono contro le pareti e divorarono la pietra. Rupiersson fu costretto a chiudere le palpebre per il caldo; la pelle gli si staccò pezzo per pezzo dalla carne senza che il fuoco dovesse nemmeno toccarlo, e la sua voce venne incenerita dal calore.
« Il tuo nome mi ricorda vagamente quello di mio fratello e mio padre, Rupiersson. In virtù di ciò, lascia che ti confessi una cosa. »
Quando le fiamme toccarono il drago di ferro questo volle gridare, ma la sua gola riarsa doleva al solo tenerla aperta. Gli occhi gli tremavano per le lacrime, che tuttavia evaporavano prima di toccargli le labbra.
« Voi siete Muffa. Muffa che cresce sui miei tesori, convinta che siano di sua proprietà solamente perché siete e sono fatti tutti con lo stesso carbonio. »
Rupiersson sentiva le lingue di fuoco aggrapparsi al suo corpo come mani artigliate, scavargli la carne e afferrargli le ossa. Le vide penetrargli fra le labbra e raggiungere i polmoni, dove consumarono tutto l'ossigeno in essi contenuto nell'attimo di un respiro. Sapeva che i suoi capelli erano già stati inceneriti e poteva vedere le sue ciglia prendere fuoco davanti ai suoi occhi.
« Ho apprezzato che mi abbiate portato altri doni, ma se veramente volevate ottenere la mia compiacenza, avreste dovuto prima imparare la lungimiranza. A che serve vivere a lungo, se non si è in grado di essere pazienti? »

« Ogni cosa che esiste su Theras appartiene a me, Rupiersson. Ogni cosa. »
« I tesori nell'altra sala. Quelli che mi avete offerto. Lo Hjarta. La mia famiglia. Ogni cosa. La diatriba ruota soltanto attorno al quando e in che ordine. Dovreste godere che la mia attenzione sia rivolta, in questo momento, non a voi: bensì ai movimenti del signore dei labirinti e del mio amatissimo fratello. »
Afferrò la testa di Hangatyr e affondò i denti nella guancia del drago di rame, sfregandoli contro le ossa dei suoi zigomi. Ne strappò un lembo di carne bianca e rossa non più grande di un pugno, facendo colare un bulbo oculare verso il terreno.
« Parlo sempre un po' troppo: io lo odio mio fratello. E mio padre. »
Il corpo di Rupiersson bruciò fino all'anima. Di lui non rimase nulla.
« Perlomeno, io non faccio passi falsi. »
Chiuse le zanne sulla faccia di Hangatyr una seconda volta.
« Pazienza, Tiamat. Pazienza. »


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Edited by Ray~ - 2/9/2015, 11:59
 
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