Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Avidità: corsa all'oro, corsa all'oro

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miky1992
view post Posted on 3/9/2015, 21:35




I due servi



Il vento caldo sferzò il volto di Rick, gli orecchini tintinnarono, granuli di sabbia gli finirono negli occhi. Dopo la prima ora lo sguardo annoiato di Rick era scivolato con sempre più insistenza alla cassa di legno, assicurata alle estremità al carretto da due pesanti catene arrugginite. Il suo padrone si era raccomandato prima di allontanarsi assieme alle guardie del corpo: per nessun motivo dovete aprire la cassa, o farvela rubare. Se lo farete, sapete che posso farvene pentire amaramente. E Rick lo sapeva bene, portava ancora i segni dell'ultima punizione subita per l'ennesima mancanza da nulla.
Sbadigliò, con un colpo di reni si mise in piedi e prese ad accarezzare il cavallo nero. L'animale reagì sbuffando agitato. - Sei nervoso? Disse e ridacchiò. Anche lui si sentiva così. Da quando avevano caricato la cassa al confine dell'Edhel, avvertiva l'impulso di sbirciare e vedere una di queste meraviglie di cui il suo padrone amava tanto parlare. Fino ad allora però, la paura lo aveva frenato.
- Ti dico, per me non tornerà. Affermò Lorence e sogghignò, asciugandosi una lacrima causata dalla polvere. - Eh, secondo me qualcosa è andata storta e lui ci ha tirato le cuoia ti dico.
Rick sorrise. - Lo dici ogni volta, se almeno avessi ragione potrei dormire una notte tranquillo.
I due servi avevano scortato il loro padrone per mezza Theras, ma si erano pentiti immediatamente della loro sorte. Proteggere un carico tanto prezioso comportava troppi oneri, troppe responsabilità e soprattutto troppe occasioni per attirarsi le ire del padrone. - Oh insomma! Tanto lui non è per tornare no? Io voglio vedere. Esclamò Rick.
Lorence scoppiò a ridere. - Si certo, vediamo quali tesori il nostro caro padrone ha riportato a casa. Disse con tono noncurante. - Ma smettila, se ti becca quello ti scuoia dalla testa ai piedi e poi fa lo stesso a me.
- E allora fai il palo e dimmi se arriva.
Rick aveva notato che uno dei pezzi di legno che costituivano il coperchio della cassa era traballante, ne afferrò il bordo con le dita e lo sollevò. Schegge di legno si conficcarono nei polpastrelli, il legno scricchiolò e si inarcò. Rick cercò tra la paglia e sfiorò un sacchetto di yuta. Lo afferrò con indice e medio e lo tirò a se, era stranamente leggero. Gli venne da ridere al pensiero di tutti i pericoli che avevano affrontato, anche la guardia che il padrone aveva pagato profumatamente era crepata. Per fortuna lui e Lorence se l'erano cavata, come sempre. Ormai erano diventati affiatati, specie nel pararsi le spalle a vicenda quando incappavano in brutte situazioni.
Rick si rigirò il sacco di yuta tra le mani, a giudicare dalla forma che poteva intuire tastandolo doveva trattarsi di una pietra, forse ce n'erano altre viste le dimensioni della cassa. Lorence prese ad agitarsi, guardando in ogni direzione e aspettandosi di vedere il padrone spuntare all'orizzonte da un momento all'altro. Intanto alleviava la tensione sbottando cose come: “maledetto Rick”, “fanculo al sacchetto” e diverse bestemmie rivolte a Dei che Rick non conosceva. - E muoviti cazzo!
- Fammi gustare il momento. Disse Rick e sciolse il laccio del sacchetto. Dentro c'era una pietra trasparente, dai bordi lucenti e grande quanto una pesca. - Oh... fu l'unica cosa che riuscì a dire. Ne accarezzò il profilo e la rimise nel sacchetto.
- Una pietra del genere varrà una fortuna. Disse Lorence. - Più di me e te messi insieme, più di tutte le proprietà e i tesori del padrone.
I due non dovettero nemmeno pensarci, la pietra era loro. - Poco più indietro ho intravisto un ruscello, dovremmo fare rifornimento. Tieni al sicuro la pietra preziosa io vado a riempire le borracce. Nell'allontanarsi Rick ragionò sull'immenso valore della pietra e sul fatto che dopotutto era stato lui ad aprire la cassa e che quindi la pietra andasse a lui di diritto. Era giusto, Lorence non voleva nemmeno dare una sbirciatina. Ora quell'ingordo aveva visto il premio e ne voleva la metà! Quell'ingrato. Raggiunse il ruscello e bevve a sazietà, poi riempì la borraccia e vi intinse la radice di un erba velenosa che cresceva abbondante nei pressi dei corsi d'acqua e corse dal suo amico.
Non appena lo vide agitò il braccio facendogli segno di partire e gli consegnò la borraccia.
- Puoi stare tu alla guida del carretto? Sono stanco, voglio mangiare e dormire un po'. Tu fa la guardia al tesoro.
Rick fissò con avidità la cassa, sentì il cuore accelerargli e il respiro farsi affannoso mentre pensava alla bella vita che lo attendeva. Si voltò e prese le redini della bestia, quanto sentì un colpo alla testa. La vista si offuscò e cadde a terra senza nemmeno avere il tempo di vedere Lorence allontanarsi con il bottino.

Parte I
Qualcuno deve seppellire i morti



- Serpente, cerca di darti una mossa. Hai trovato il mio schiavo si o no?
- Purtroppo temo di no, le tracce del carretto finiscono qua. Rispose Stig con tono serio e seccato. - Mio signore, credo lo abbiamo perso.
Stig si era unito a quella carovana come guardia del corpo, per poter scroccare un passaggio fino a Dortan. L'idea di viaggiare da solo non gli piaceva, troppi rischi ed era sicuro di essersi imbarcato in un viaggio tranquillo. - Dobbiamo solo recuperare il mio carico e tornare a Dortan dal nuovo compratore. Così aveva detto quella serpe. - Nessuno ci attaccherà, dobbiamo solo tornare al carretto dai miei due fedeli servi e partire.
Già, molto semplice. Solo che il fottuto carretto non c'era, i due fedeli servi se l'erano data a gambe. Questi schiavisti dovrebbero fare più attenzione alle loro cose, o quantomeno addestrare un po meglio i loro servi. E così avevano cominciato una caccia all'uomo, le tracce del carretto li avevano condotti a un villaggio sperduto in mezzo al nulla. Un posto in cui il suo datore di lavoro con tutti i suoi fantastici orpelli non sarebbe di certo passato inosservato. E questo preoccupava Stig.
In effetti credo ci sia più oro che carne sotto quei vestiti, solo la collana peserà un quintale. Almeno potrebbe avere la decenza di nasconderla per non attirare troppe attenzioni sgradevoli. Stig scosse le testa e fece schioccare le labbra. Bah, se le cose si mettono male li mollo e li lascio crepare. Tanto i morti non possono parlare male di me.
Il carretto era stato abbandonato nella piazza del villaggio, il cavallo era denutrito e mostrava segni di disidratazione. Dopo aver dissetato e nutrito la bestia, il serpente ordinò ai suoi tre guardiani di dare la caccia al servo fuggiasco e a Stig di rimanere al suo fianco. - Ma non fategli del male. Aveva detto. - Quello è un piacere che voglio riservare per me.
E Stig era certo che quel piacere se lo riservasse spesso. Bran il suo datore di lavoro, era dedito a una delle più disgustose pratiche di quelle creature inferiori: lo schiavismo. E non sembrava uno di quelli che trattava le sue cose con almeno una parvenza di dignità.

Sin dal primo istante in cui aveva messo piede nel villaggio, Stig aveva capito di essersi cacciato in guai seri. La prima cosa che lo colpì fu l'assenza di qualsiasi rumore che uno si aspetterebbe entrando in un villaggio, la seconda e ben più preoccupante era l'assenza degli abitanti. Tutto era tranquillo, abbandonato. - L'ho trovato! Esclamò uno dei guardiani, è morto.
- E la meraviglia? Disse con tono eccitato il serpente.
Il guardiano scosse la testa, tenendosi a debita distanza dalle ire del padrone.
- Perfetto! Esclamò lo schiavista iracondo, digrignando i denti. - Ci ha fatto perdere tempo per inseguirlo e non solo si è fatto ammazzare, ha anche perso ciò che è mio!
- Non avreste dovuto fidarvi di loro fin dal principio. Se bastoni troppo un cane quello si rivolta.
- Non ti permettere di dirmi come devo, o non devo trattare le mie cose! Disse Bran rossa in viso, per un momento Stig credette che gli occhi gli sarebbero usciti dalle orbite per la rabbia. - Quei viscidi traditori, è io che ho deciso di portarmeli dietro credendo fosse una buona idea! Mi hanno ingannato comportandosi come cani bastonati! volevano fuggire fin dall'inizio, tradire me, il loro padrone! Rinnegare ciò che ho fatto per loro! Io-io L'uomo inspirò e sputò a terra. - Lasciamo perdere, ora dovete trovare la mia meraviglia! Dove diamine sono finiti gli abitanti? Esigo
- Morti. Disse il secondo guardiano.
In quel momento Stig perse qualsiasi interesse a seguire quei disgraziati. Due schiavi che fuggono, beh era comprensibile. Ma un intero villaggio morto chissà come era un'altra storia. Dortan era importante, ma se fosse morto nel viaggio non ne avrebbe giovato nessuno.
- Morti, come? Disse il padrone visibilmente sorpreso.
- Allora andiamocene.
- Andarcene? Cosa pensi dovremmo fare? Andare fino a Dortan e dire: scusate, ma due bastardi ci hanno derubato e quindi niente meraviglia. Siamo desolati. Cercò di dare enfasi a quelle parole, ma riuscì solo a risultare patetico. Stig soffocò una risata e schioccò un occhiata ai due guardiani. - Se vuole posso cercare sopravvissuti. Disse freddo, l'occasione perfetta per togliersi di torno quelle palle al piede alla prima occasione utile.
- Certo. Disse il serpente. - Voi due dategli una mano. Disse e rivolse un cenno ai guardiani alla sua destra.
- Allora andiamo, voi aspettateci qui.
- Padrone! La voce del terzo guardiano proveniva da una delle case del villaggio. - Ho trovato un bambino sopravvissuto! Disse. Stringeva tra le braccia un bambino, magro, dai corti capelli corvini.

Parte II



L'uomo col carretto è arrivato questa mattina, stava male, si teneva la pancia e farfugliava cose senza senso. Il mio papà lo ha portato in casa, ma l'uomo è morto subito dopo. Allora frugando tra le sue cose papà ha trovato una pietra. Allora la follia è arrivata, i nostri vicini hanno visto la pietra e...e... hanno cominciato a litigare, al villaggio la voce si è sparsa e tutti hanno cominciato a urlare, a litigare. Poi papà ha preso me e mamma per mano, aveva uno sguardo strano. Ci ha detto che dovevamo fuggire, che dovevamo nascondere il nostro tesoro. Però mentre fuggivamo io scivolai, lui non se ne accorse nemmeno. Allora mi sono nascosto, i rumori sono continuati per un po. Poi mi sono addormentato e voi mi avete svegliato.
- Va bene. Disse il serpente. - E si può sapere dove è andato tuo padre?
Il ragazzino, scosse la testa. Prese un altro sorso d'acqua e disse: - Non lo so, l'ho visto fuggire verso il bosco inseguito dai nostri vicini.
- Bene, allora lo inseguirete!
- Agli ordini. Risposero Stig e i guardiani, con tono poco convinto.

Stig camminava nella boscaglia, seguire le tracce non era il suo forte, ma il passaggio di più persone in fuga non era difficile da individuare. Mentre rifletteva sulla possibilità di andarsene e piantare li la compagnia, il suo sguardo incappò in una striscia di sangue che macchiava un arbusto davanti a lui. Ecco, quella non era esattamente la scoperta più rassicurante, però adesso aveva un idea più chiara della direzione da prendere. Si chiese cosa avesse spinto gli schiavi prima e gli abitanti del villaggio a uccidersi a vicenda. Scoprì che la curiosità era più forte del suo desiderio di allontanarsi e lasciarsi tutta la storia alle spalle. Alla fine arrivò alla conclusione che quelle creature così schiave delle loro pulsioni e dei loro desideri, poste di fronte alla prospettiva di una ricchezza immensa, fossero di certo in grado di rivoltarsi le une contro le altre.
Una figura si avvicinò, nascosta nella vegetazione. Stig ne avvertì la presenza grazie alla sua innata abilità. Ne seguì mentalmente i movimenti, continuando a seguire la scia di sangue, per non dar modo al suo tallonatore di insospettirsi. Chiunque fosse si muoveva disturbando appena la natura. Uno dei tre guardiani? Forse. Di certo non poteva essere uno degli abitanti del villaggio, a meno che non avessero qualche cacciatore straordinario. Decise di prepararsi allo scontro richiamando la sua pelle.
Su deciditi.
L'aggressore scattò, Stig era pronto, ma il nemico fu più rapido e la lama di un pugnale gli lacerò il fianco fianco. Il guardiano lo fissò negli occhi per qualche istante, poi abbassò lo sguardo verso l'elsa del pugnale che spuntava dal suo stomaco. Il nemico sputò grumi di sangue, che colarono lungo la collana d'oro e sporcò la maschera di Stig.
- Merda. Mormorò Stig, rigirò il coltello nella ferita e lo estrasse. Il fianco bruciava, a ogni respiro fitte di dolore si irradiavano dalla ferita. Premette contro la ferita e il sangue caldo gli bagnò la mano.
- Maledizione. Disse il guardiano, digrignò i denti e cadde a terra. - Tutta colpa di quei due idioti... quella pietra sarebbe nostra.. Ruotò gli occhi verso Stig e fece una smorfia. - Dovevi metterti in mezzo pure te vero?
Stig fissò la ferita dell'avversario, il sangue colava lento scandendo il tempo dell'uomo. - Per te è finita. Pulisciti l'anima e dimmi chi altri voleva tradire il tuo padrone.
L'uomo scoppiò a ridere, ma un colpo di tosse gli mozzò il respiro. - Tutti.
Stig abbassò lo sguardo e scosse la testa. - Dolore, sangue e morte quando i servi si rivoltano contro i padroni. Disse. - Immagino i tuoi compari siano nelle vicinanze... Fissò la propria ferita, poteva porvi rimedio, almeno tamponare il sangue.
- Volevamo liberarci di lui... con quella pietra avremmo potuto essere liberi.
- Avreste potuto essere liberi, proprio adesso. Liberarvi del vostro disperato padrone ora che era nei guai e vivere da uomini liberi qualsiasi. Ma voi non volevate questo, volevate di più, volevate essere voi i padroni. Avete rinunciato alla vostra occasione per avidità, perché voi non riuscite ad accontentarvi mai. Che disgusto. Alzò lo sguardo, non avvertiva nessuna presenza nelle vicinanze. - I tuoi compari non sono migliori di quanto devono essere. Ti hanno mandato a morire per guadagnare vantaggio verso la meta. Stig sputò a terra e si voltò. - Comincio a essere stanco di questo mondo, finisce sempre così con voi esseri meschini.
- Ah! Tu non sei nessuno per giudicarmi.
- Certo ce posso, è la legge del più forte. L'unica vera e sacrosanta Lex mundi. Disse e si allontanò.

Parte III



Ci mise poco a trovare il bersaglio, seguire le tracce di sangue fu facile. La ferita pulsava e il sangue inzuppava la veste sul fianco. Bruciava. Ormai era abituato al dolore, in confronto all'amputazione delle ali quello era un graffio da niente. Bastava concentrarsi sul da farsi e non pensare al dolore. Comunque si aspettava un combattimento impegnativo, non da parte del ferito che viste le tracce di sangue doveva essere al limite della resistenza, se non già morto. I due guardiani potevano costituire un problema. Di colpo, si ritrovò di fronte a un uomo, accasciato contro un albero, un braccio abbandonato sul fianco con il palmo rivolto verso l'alto, l'altro stringeva una pietra al cuore. Aveva la casacca e i pantaloni zuppi di sangue, come il terreno sotto di lui. Eppure c'era qualcosa di sbagliato: la pelle dell'uomo nelle mani e attorno a bocca e occhi era nera come la pece, mentre sul resto del corpo era grigia e secca. Squarci si aprivano in più punti sulle braccia e sul collo. L'uomo alzò lo sguardo, fissò Stig e disse: - Vattene... lui aveva promesso, sarebbe stato tutto mio, tutto... ha preso Caren, l'ho visto. Ha provato a rubarla, come gli altri due.
- Sei posseduto. Disse Stig ed estrasse un pugnale da lancio per dare il colpo di grazia a quella povera anima.
Posseduto? Si credo che in un certo senso tu abbia ragione. Stig si guardò attorno, la voce proveniva da un punto indefinito attorno a lui, ma non riuscì a vedere nulla. - Ombra, mostrati.
Ombra? si... puoi chiamarmi così se ti aggrada. Francamente non mi sento legata a una vostra definizione. Loro mi chiamavano meraviglia, nemmeno questa parola mi lega, però credo sia perfetta no? Dopotutto le etichette sono tutto in questo mondo. Non credi abbia un certo fascino il potere di possedere tutto e tutti?
Stig posò lo sguardo verso il corpo del contadino, e pensò alle due guardie del corpo del serpente. L'ombra, o quello che era poteva nascondersi dentro uno di loro. Sei stato l'ultimo a raggiungermi, loro non potevano sconfiggermi. NON VOLEVANO SCONFIGGERMI
- Cosa volevano?
Davvero non ci arrivi? Volevano tutto, come ogni essere di questa terra. Io li ho accontentati, come ho accontentato i due schiavi e gli uomini del villaggio. Il corpo del contadino scricchiolò, un pezzo di mascella si staccò trasformandosi in polvere. Ormai non puoi salvarlo, quindi perché combattere? Io posso darti ciò che il tuo cuore desidera, rivuoi ciò che eri no? Che desiderio interessante.
- Per finire come quel tipo? No grazie.
Sei interessante, ma questo non basta, non ho motivi per farti mio. Che peccato.
- Non desidero essere tuo, rivoglio solo la pietra.
Desiderio... Il desiderio permea il mondo, consuma ogni cosa. Facendolo mio, otterrò tutto, e quando tutto sarà mio. IO SARO' TUTTO.
- Non farmi ridere, non hai nemmeno un corpo. Ridicolo.
Ridicolo? Perché non ho forma? In quel momento la foresta scomparve, sostituita da un oscurità impenetrabile. Accanto a Stig si materializzò un volto dai tratti indefiniti, Avvertì un lieve tocco di mani sul petto e sui genitali. Io non sottovaluterei il desiderio. Il volto si accostò al suo e gli leccò la guancia. Perché può consumare la tua mente. Stig avvertì come un senso di vuoto, un desiderio incontrollabile di qualcosa di indefinibile. Desiderio di ricchezza, sete di potere. Li avvertiva tutti dentro di se, amplificati all'inverosimile.
Merda... eppure deve nascondersi da qualche parte, mi rifiuto di credere che sia invincibile. Fu la sua abilità, unita ad un pizzico di intuito a salvargli la vita. Percepiva la presenza nemica nel corpo consumato del contadino, eppure qualcosa non tornava. Stig spalancò gli occhi e capì: - La pietra!
Il mondo era offuscato davanti a lui, come se una nebbia nera avvolgesse ogni cosa. La testa pulsava e gli doleva, al punto che il dolore al fianco si era ridotto a un rumore sordo. Richiamò la lama di diamante e sferrò un colpo alla pietra stretta tra le mani del contadino. La carne dell'uomo di sbriciolò senza opporre resistenza, disfacendosi in una nuvola di polvere.
Maledetto! Gridò la voce, ridotta ad un sibilo. Stig calò la lama una seconda e una terza volta. L'energia che teneva in vita il contadino si dissolse e l'uomo emise un rantolo prima di disfarsi in una nuvola di polvere.
- Non era niente di speciale, solo una miserrima ombra. Disse Stig con disprezzo e prese la meraviglia per riportarla al padrone.
DAVVERO? Stig sgranò gli occhi, la meraviglia bruciava, ma per quanto lo volesse non riusciva ad aprire la mano. Io sono il desiderio, non morirò di certo perché privo di un contenitore vivente!
- N-No... Rantolò Stig, un rivolo di bava gli colò lungo il mento.
Su su, credo resisterai abbastanza da permettermi di raggiungere Dortan, sii felice oggi diventi parte di me. Dimmi cosa vuole il tuo cuore?
Le parole dell'ombra erano dolci, convincenti e irresistibili. Stig sentiva un senso di estasi ogni volta che i suoi pensieri arrancavano verso ciò che aveva perso e che desiderava ardentemente.
- Io... io voglio
In quel momento l'incanto finì e Stig venne proiettato di nuovo nel bosco. Sentiva il sapore della terra in bocca, unito a quello del proprio sangue. Osservò la mano ustionata, un segno nero simile per forma a una radice, saliva dal palmo lungo il braccio. - Cosa è
Fece roteare gli occhi e vide un bambino, lo riconobbe subito era il sopravvissuto del villaggio. Stringeva tra le mani la pietra.
- Per mio padre e mia madre. Sussurrò il bambino.

Epilogo.



Il corpo di Bran era ancora caldo quando Stig raggiunse il villaggio, i tre compari avevano pensato bene di tagliargli la gola. lI drago rimase a osservare il corpo senza pensare a niente, mentre il bambino gettava la pietra nel fiume impetuoso. A ben pensarci avrei dovuto farlo io, quella meraviglia è meglio rimanga nascosta il più possibile. Non osava nemmeno sincerarsi delle azioni del bambino, tanta era la paura che Desiderio tornasse a tentarlo.
Accompagnò il bambino fino al villaggio più vicino, poi riprese la strada verso Dortan senza più ripensare a quanto accaduto.
 
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