Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

La crociata del traditore ~ Il male più grande, corsa all'oro

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view post Posted on 7/9/2015, 13:08
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« Le cronache dei Sassanidi, antichi signori del Dortan, i quali avevano esteso il loro impero nelle Hooglans, nelle grandi e piccole isole che dipendono da esse, e molto più oltre, di là dall'Alcrisia fino all'Akeran, riportano che c'era una volta un uomo di quella potente dinastia che era il miglior principe dei suoi tempi. Tanto egli si faceva amare dai propri sudditi, per la sua saggezza e la sua prudenza, quanto si era reso temibile ai popoli vicini, per la fama del suo valore e la reputazione delle sue truppe bellicose e ben disciplinate. Aveva due figli: il maggiore, di nome Shahryar, degno erede di suo padre, ne possedeva tutte le virtù. »

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Sento le note della storia.
Dov'eri finito?
C'è chi pensa tu sia morto.
In giro. Ad ascoltare pezzi di tutto. Se perlomeno di tutte quelle ingiurie vi fosse una sola teoria... è per questo che non amo parlare. Le parole sono un lamento che mi prega di tirare le fila della ragnatela, riallacciando i pezzi di quel rompicapo che l'Asgradel ha disfatto con acuto divertimento. Ma io sono un servo, non un cantastorie. Mi piace servire; volete sentire una storia? La madre di tutte le storie?
No.
Lo immaginavo. È per questo che sono qui: non sono un cantastorie, a me piace servire.
Piantala.
Stai consegnando le maschere?
Le maschere, sì. Le maschere schermano schiere di scherzi, scremando mani screziate.
Che cosa dovrebbe significare?
Nulla. È solo un gioco di parole.
Ma ha attirato lo sguardo dell'abisso, pare, e tanto basta. L'attenzione è un veleno che uccide e tiene in vita; una spada nelle mani di un pubblico di incompetenti, che ci taglia le dita. Ebbene, quale occasione migliore per agire di quella in cui gli occhi di tutti sono rivolti a chi ha perso i polpastrelli nell'atto di produrre uno smaccato bando circense? L'invisibilità va benedetta; "real eyes realise real lies", dicono, qualcuno da qualche parte.
Umpf.
Smettila coi giochi di parole.
Volete sentire una storia? Io voglio sentire una storia.
No.
Vai a fartela raccontare da qualcun altro, dunque. Non è per questo che sei stato convocato.
No? Eppure conosco moltissime storie. Per cosa, dunque?
Per servire. Metti una maschera.
Eri molto più gradito quando non sapevi parlare.
Io non parlo. Osservo. Ascolto. Sento ancora le note del valzer ripetersi nei miei ricordi; l'arroganza del re che non perde mai; il silenzio dell'inquisitrice; la malvagità di Viktor von Falkenberg; l'integrità di Shakan Anter Deius; il coraggio di Lady Alexandra; la crudeltà insensata di Rekla Estgardel. Grandi storie, quelle. Eppure, la magniloquenza delle loro opere non ha impedito al tempo di divorarli e risputarne le ossa - come mai? Non trovate che ci sia una crudele ironia nell'incapacità dei cantastorie di cavalcare il tempo? Ci insegnano a farlo, ma noi vediamo soltanto il brandire delle loro spade e ci sfidiamo ad aprire bandi migliori. Nondimeno, moriamo comunque; una morte che suggerisce la catabasi senza termine di chi ascolta e legge tutto quanto. Un'immortale discesa nell'ade.
Chiudi la bocca.
Mettiti la maschera. Copri quei denti storti.
Io so che cosa siete. Lo sto capendo. Piano piano. Mi mancano ancora dei pezzi.
Taci.
Non preoccupatevi, non intendo speculare apertamente sui vostri misteri, con tutti quelli che ci stanno ascoltando. Mi mancano ancora dei pezzi. Se dovessi scoprirlo, non lo direi comunque. Mi mancano ancora dei pezzi.
Tu devi solo servire. Non ridere.
Io vi divorerò.
E come speri di riuscirci? Con un gioco di parole?
Non conosco parole abbastanza importanti; un'ulteriore ragione per raccogliere le storie degli altri. Ciò nonostante, non lo è forse tutta questa esistenza, il "gioco di parole" di qualcun altro? Chi ha deciso che il mio sangue scorresse in rima? Di certo lo stesso motore che vi ha posto a guardia e controllo della mia esistenza. Voglio che stiate bene attenti a ciò che accadrà di qui in avanti, poiché potrebbe rivelarsi sorprendente anche per voi - altrimenti, continuate pure a ignorare il servo che si aggira per le stanze della vostra magione, mentre voi spifferate tutte i vostri segreti a portata dei suoi orecchi.
Taci, Sharyar. Non avevi qualcosa di più importante da fare?
Sì, raccogliere un pezzo. Molti pezzi. Questo pezzo.
Un cristallo?
Una scaglia.
Stai ancora braccando le storie dei draghi?
Hanno un certo fascino, non credete?

Shahryar, non starai ora facendo di un boccone mal digerito una qualità che non hai?
Sai che le storie appartengono ai draghi, e ai draghi soltanto. Tue non saranno mai.


Piantala di ridere. Sei disgustoso.
È così che inizia la storia. Proverò a raccontarvela, anche se non sono un cantastorie e mi mancano dei pezzi:
C'era una volta un uomo che possedeva molti beni, sia in poderi, sia in mercanzie e denaro contante. Egli aveva molti commessi, fattori e schiavi; di tanto in tanto, era costretto a compiere viaggi per incontrarsi con i suoi corrispondenti. Un giorno che un affare importante lo chiamava in una località piuttosto lontana da quella in cui abitava, montò a cavallo e partì portando con sé un sacco nel quale aveva messo una piccola provvista di biscotti e di datteri, dovendo attraversare una grotta deserta, dove non avrebbe trovato di che vivere...

...beh, la storia è lunga, ma finisce con l'uomo non più uomo che stringe fra le dita la scaglia di un drago. Il drago più potente di Theras. E così decide di dargli la caccia.
Sei pessimo a raccontare storie.
Lo so, non sono un cantastorie.
Quella scaglia è di Rubietentia?
Sì, ma mi mancano ancora dei pezzi.
Cosa stai aspettando?
Di ammortizzare con i giusti tempi di scena.
Non prendertela con noi quando fallirai a causa della tua indolenza, allora.
E se ciò non dovesse accadere?
Ne dubito.
Saremo ansiosi di sentire il tuo prossimo gioco di parole.
Anche se potrebbe causare la fine di Theras?
No.
Sì.
Uhm.



Edited by Ray~ - 7/9/2015, 14:31
 
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