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Syvyys ~ Avidità, corsa all'oro

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Ashel
view post Posted on 9/9/2015, 15:34






- Siamo state scelte.

Il suo tono era carico di entusiasmo e di aspettativa.
Si voltò allora guardarla, come se volesse con quello sguardo carpire tutti i pensieri della sua compagna, esaminarli a fondo, scomporli e quindi ricomporli a suo piacimento.
La colonia di Verdeoceano, o piuttosto ciò che ne rimaneva, si stendeva davanti a loro per molte miglia, ma era in effetti una visione alla quale entrambe si sarebbero volentieri sottratte.
Cassandra non vi faceva ritorno da circa vent'anni, quand'era solo una bambina e tutta la sua vita non era altro che una promessa di felicità e libertà; la ricordava splendida, fiorente, luminosa. Le sue alte torri di pietra bianca si sollevavano dagli abissi salutando i nuovi venuti con i loro vessilli carmini, mossi appena dalla corrente gelida del settentrione, e il gigantesco portale dorato si apriva ad ogni passaggio sollevato dalle guardie in uniforme colorata, il loro piglio deciso e la fierezza negli occhi a dare il benvenuto agli stranieri.
Di quello splendore non rimanevano che ruderi divorati dal mare e lasciati marcire nell'oscurità.

- Anche Verdeoceano è caduta. disse non tanto alla compagna, quanto piuttosto dando forma ai suoi pensieri.

- Cassandra, noi siamo state scelte.
Andremo a Theras.


- Lo so. Ma non credo che troveremo...

- I popoli della terraferma si stanno muovendo. fece lei, in un lampo di delusione per l'indecisione della sua compagna. Nuove spedizioni navali sono giunte fino ai confini di Biancaspina e interrogando i prigionieri abbiamo saputo di cose terribili che stanno avvenendo nel continente.

Cassandra sbuffò. Non condivideva affatto la decisione del Consiglio e per di più riteneva che quel viaggio fosse completamente inutile.
Gli eventi catastrofici che stavano segnando la fine dell'espansione della loro civiltà non potevano avere nulla a che fare con i theraniani; le sopravvissute, quasi tutte in stato di shock, avevano raccontato di una forma di magia oscura capace di distruggere intere città in pochi attimi, di fiamme nere in grado bruciare l'acqua avvelenandola e di misteriose apparizioni di mostri e demoni poco prima che la colonia venisse distrutta.
Le armi di cui disponevano non avevano potuto nulla e tutte le conoscenze scientifiche acquisite nel corso dei secoli si rivelavano inutili per prevenire o porre rimedio ai danni provocati da quegli attacchi.

- I popoli della terraferma non possono fare queste cose. Indicò i palazzi distrutti, molti dei quali erano stati ridotti letteralmente in polvere. Alcuni cadaveri galleggiavano ancora lì intorno, nello sgomento generale.

- Può darsi. Ma ho viaggiato spesso a Theras in questi anni e, da quel che so, quelle genti sono costantemente in guerra. Non fanno altro che trucidarsi a vicenda.
Inoltre le nostre sorelle più vicine al continente parlano di spedizioni in alto mare sempre più frequenti e sempre più bellicose.


- Galatea, quello che ha colpito le nostre colonie non proviene dalla costa.

Si guardarono l'una con l'altra e fu come se tutte le differenze che le avevano divise in passato, quand'erano solo adolescenti irrequiete piene di sogni e di aspettative, fossero riaffiorate all'improvviso, cancellando gli anni che avevano condiviso in amicizia, seppur lontane l'una dall'altra.
Un tempo i loro ideali giovanili sembravano venire prima di ogni altra cosa, talmente irrinunciabili da trascendere questioni banali e superficiali come la vita o la morte; ma da adulte molte delle loro divergenze si erano assopite tra la ricchezza e la prosperità della loro cultura e nonostante avessero fatto scelte diverse avevano sempre conservato quella strana forma di vicinanza segnata non tanto dall'affetto, quanto dalla stima e dal rispetto per l'integrità dell'altra.
Cassandra era stata avviata alla carriera diplomatica ma aveva sempre preferito dedicarsi alla cartografia, alla geografia, alla storia, all'etnologia. Aveva compiaciuto la madre iscrivendosi all'Accademia, ma una volta diplomatasi si era rifiutata di passare la sua vita tra le scartoffie di una polverosa scrivania, schiacciata dagli arrivismi e la sete di potere delle sue sorelle più scaltre e accorte della Capitale.
Non aveva ambizioni politiche e ciò che desiderava maggiormente era la possibilità di viaggiare e compilare nuovi diari di viaggio, completare le mappe e gli atlanti incompleti della grande biblioteca di Oltremare, favorire un incontro tra razze e culture diverse in un'era in cui la civiltà delle sirene, già affermatasi per buona parte della vastità dell'Oceano, cominciava a dimostrare interesse e curiosità per tutti coloro che fino a poche generazioni prima aveva sempre considerato null'altro che nemici da abbattere.
Galatea, invece, era sempre stata di tutt'altra pasta. Aveva completato la sua formazione militare prima del previsto, aveva combattuto in prima linea contro gli uomini-pesce, credeva nella superiorità della loro razza e nella possibilità di annichilire per sempre i loro nemici diventando padrone assolute dei mari e degli oceani.
Nonostante la sua giovane età aveva partecipato a numerose spedizioni sulla terraferma riportando notizie e resoconti aggiornati sui popoli che tanto temevano e molte volte era scesa in guerra per difendere la loro cultura.

- La nostra espansione è durata secoli. Abbiamo così tanti nemici da non poter tenere il conto.
Se credi che i theraniani siano il nostro principale problema, ti sbagli di grosso.


- Hai sempre amato raccontarti queste storie. In fondo sei sempre stata attratta dagli stranieri. Ma non c'è più tempo e presto anche il Consiglio della Capitale prenderà una decisione definitiva.
Il nostro viaggio sulla terraferma determinerà molte cose.
Anche la guerra.


Una strana luce si accese allora negli occhi verdognoli della sirena, un lampo che sulle prime Cassandra non riuscì a decifrare ma che provocò in lei una vaga sensazione di inquietudine.
Sì, lo aveva sempre saputo: Galatea non era la sola a preferire la guerra alla convivenza pacifica. Amava il suo popolo, possedeva un coraggio e un senso dell'onore invidiabili; era generosa, attenta al prossimo, zelante e determinata: ma la sua rettitudine, con il tempo, era stata spazzata via dall'ambizione e dalla cupidigia.
Era stata plasmata dall'esercito, dalla guerra; aveva ancora tutta la vita da vivere, ma non aveva legami con nessuno perché aveva perso la madre e le sorelle in una di quelle colonie. Non credeva più alle storie che le avevano raccontato da bambina, alla morale, ai piani imperscrutabili dei loro déi, alla possibilità di scegliere il proprio destino. Non credeva più a nulla, a nessuno, perché aveva visto troppe disgrazie, aveva ucciso troppe volte, con troppa facilità.
Adesso era sola, abbandonata a sé stessa e alle proprie debolezze, e solo ora Cassandra lo capiva.

- Una volta tornate non ci sarà spazio per i ripensamenti.
Muoveremo guerra come abbiamo sempre fatto e ci riprenderemo ciò che ci è stato sottratto.


- La Regina non lo permetterà mai.
E' sempre stata contraria ad attaccare i theraniani.


- La Regina è vecchia, disse, stringendo lo sguardo sulla sua compagna, E presto non avrà più la forza di tenere a bada il suo parlamento.
Mia madre metterà il veto. Verrà instaurata la legge marziale.


Cassandra rabbrividì.

- Quello di cui parli è un colpo di stato.

- Le nostre sorelle degli antri abissali muoiono come MOSCERINI, là sotto; ci hanno fatto scudo dagli uomini-pesce, dai tritoni e dai draghi di mare, e ora non vogliono più cadere per permettere alle sirene di superficie di coltivare le loro false speranze di pace e prosperità perpetue. Voteranno e faranno la cosa giusta, per tutte noi.
Smettiamola di nasconderci dietro parole vuote
. La guardò sorniona, un sorriso indecifrabile in volto. Non c'è modo di tornare indietro. Avremo solo ciò che saremo disposte a conquistare con il sangue.
Che sia quello dei continentali, o quello di altri.


Di nuovo i suoi occhi si illuminarono e Cassandra, per la prima volta, stentò a riconoscerla.
Non c'era più traccia della sua compagna di scuola, di quella giovane con cui aveva discusso così tante volte, con cui era diventata adulta e che aveva sempre amato, in quello strano e spesso incomprensibile legame a metà tra la rivalità e il rispetto.
Galatea era un soldato e i soldati obbedivano e uccidevano, perché non sapevano fare altro. Lei lo sapeva e lo comprendeva.
Ma distingueva sempre più chiaramente la bramosia che si annidava nel suo cuore. Qualcosa di simile alla vendetta personale, ma anche all'orgoglio e a un deviato, perverso senso di protezione verso la propria razza.
Era davvero diventata nient'altro che quello, un ufficiale di belle speranze che accettava di trascinare le sue sorelle in un'altra guerra pur di crogiolarsi nei suoi illusori sogni di potere, nei suoi desideri di rivalsa personale?
Ma vedeva anche che cos'era diventato il suo popolo.
Stavano pagando il prezzo delle loro azioni, di tutto il sangue su cui avevano edificato la loro civiltà fiorente e evoluta, in cui le colonie più ricche praticavano la musica e la letteratura, mentre le altre perfezionavano nuovi strumenti di morte per non rinunciare nemmeno a un pezzo delle loro conquiste.
E non vedevano ciò che la loro Regina aveva capito troppo tardi, molti anni prima.
La minaccia non veniva dalle coste.

Si erano spinte troppo in profondità negli abissi dell'Oceano.




Il contest racconta i fatti che hanno preceduto l'arrivo di Cassandra a Theras, inviata dal Consiglio assieme ad altre sirene per indagare sui misteriosi attacchi che hanno annichilito e distrutto alcune colonie.
Syvyys è il termine che, nella lingua delle sirene, indica gli abissi, le profondità più recondite dell'oceano; ma anche quelle dell'animo.
Così, è all'insegna dell'avidità che si svolge il delicato viaggio di Cassandra, Galatea e di molte altre per salvare la loro razza e la loro civiltà; un'avidità che spesso acceca o che, talvolta, provoca vergogna, ma che grava su tutte in egual misura, segnando di fatto il destino e la storia del loro popolo.
 
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