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Saga delle Ombre ~ La maledizione del cristallo, Corsa all'Oro, "Avidità"

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view post Posted on 14/9/2015, 18:23




Le ruote del carro giravano pesantemente, accompagnando la marcia della carovana con un incessante scricchiolio di legno pressato. Non fosse stato per il cigolio e lo sbuffare dei cavalli vi sarebbe stato il totale silenzio. Dieci uomini chiusi nella solitudine dei loro pensieri; pesanti, bui, i pensieri di una comitiva dall'animo provato.
Gregor si affiancò lentamente al capo gruppo.
«Sei sicuro di quel che fai? Portare quella cosa fino a casa?» La voce tremava appena di incertezza.
«Cosa?! Certo che sono sicuro! Questa bellezza ci frutterà bei soldoni, vedrai!» Il nano aggrottò la fronte bruna e cespugliosa. Il suo sguardo era duro, quasi incattivito. «E comunque siamo solo a due settimane da Taanach, è troppo tardi per tornare indietro.»
Gregor si morse il labbro. La fronte imperlata da alcune gocce di sudore.
«E' solo che... beh non era nel contratto. Dovevamo solo recuperare l'oro nella miniera e-»
Venne zittito da una poderosa manata sul petto.
«Ehi biondino, ascoltami bene: noi siamo un'agenzia di recupero, non di beneficenza. Non ci pagano nemmeno metà del valore del carico che stiamo trasportando. Se il committente non voleva saperne del cristallo allora è nostro di diritto. I proventi di questa bellezza ci sfameranno per i prossimi dieci anni, quindi chiudi il becco.»
Il vice però finì solo per innervosirsi ulteriormente, sputando infine ciò che aveva trattenuto fino a quel momento. «Daaghran, li hai visti anche tu! Gli spettri! Erano chiaramente dietro a quella pietra. Se non l'avessimo presa non ci avrebbero at-»
«BASTA COSI'!!!» Il tuono del mezz'uomo fece trasalire tutta la compagnia, lasciando Gregor di stucco. Il colorito purpureo e le vene rigonfie testimoniavano il sormontare della furia. «Saber, Nedd e Linn conoscevano i rischi del mestiere. Tutti voi li conoscevate! Non c'è nessun cristallo maledetto, solo un mucchio di demoni fottuti che ci hanno colto di sorpresa! Continuate pure a lamentarvi; se davvero non volete avere nulla a che fare con la questione vuol dire che mi godrò da solo la ricompensa. Sta bene a tutti?!»
Squadrò uno ad uno i commilitoni, che dapprima si scambiarono sguardi spersi, poi piegarono la testa in muta rassegnazione. Non uno osò rispondere alla sfida del capo.
«Come pensavo... Forza in marcia allora! A breve saremo tutti schifosamente ricchi.»
Anche il pavido Gregor dovette mordersi la lingua davanti al richiamo dell'oro.
Massì, in fondo che male avrebbe potuto fare una semplice gemma?


3 settimane dopo...


Daaghran era un nano di 45 anni; robusto, duro, alto per la media della sua razza. Per oltre 26 anni era stato un avventuriero d'eccezione: mercenario, cacciatore di tesori, guardia del corpo... Infine aveva messo su una squadra tutta sua, specializzata nel recupero e trasporto di merce preziosa al soldo di sciacalli e ricconi. Durante tutta la sua carriera non aveva mai avuto paura della morte: non quando si trovò circondato da ragni giganti, né quando un golem quasi lo schiacciò, neppure quella volta in cui si smarrì nei tunnel sotterranei del Samaberthe.
Ora però correva.
Fiato corto. Polmoni in fiamme. Fra le braccia tremanti e insanguinate un grosso cristallo blu notte, i cui lucenti riflessi facevano impallidire le stelle stesse.
Erano morti tutti: Steven, Melios, Gregor... uno alla volta gli uomini della sua amata compagnia erano stati uccisi. Ora toccava a lui.
Quasi lo sentiva, il fiato tremendo del mietitore alle sue spalle. Il respiro silenzioso e glaciale dell'assassino venuto a strappargli la vita. Dopo aver trovato il cadavere di Gregor si era messo a correre disperato nel buio della città, cercando di nascondersi nei meandri labirintici delle sue strette strade. Non sapeva dove stesse andando.
Qualcuno! Un'anima! Qualcuno!!
Ma Taanach era morta. Nessuno ad accogliere la richiesta d'aiuto di un disgraziato.
Infine un vicolo cieco; doveva tornare indietro! Ma nel girarsi il profilo dell'Ombra blocca i suoi passi. Si fa avanti nelle tenebre, muta e leggiadra, priva di massa. Solo la flebile luce di una lampada tradisce l'evanescenza dell'apparizione, rivelando il volto di un uomo niente meno che concreto. Un giovane alto, secco come un fuscello e dalla pelle d'alabastro; un paio di orecchie appuntite spuntano da dei lunghi capelli d'un biondo innaturale.
L'elfo sorride. Il volto perfettamente cesellato si piega in un'espressione capace di far gelare il sangue al più coraggioso degli uomini. Non è uno sguardo maligno, è... inumano. Come può quel flebile individuo spaventare una persona come lui? Il nano sopravvissuto a pericoli che avrebbero vinto qualsiasi uomo?
Daaghran l'Indistruttibile, Daaghran la Roccia, Daaghran l'Indomito; improvvisamente quei nomi sembravano aver perso ogni significato.

«N-non mi uccidere t-ti prego... Questo, vuoi questo vero? Prendilo, prendilo!»
Con voce piagnucolante il nano porse avanti a sé il grosso cristallo che cullava tra le braccia. Quella stupida pietra era davvero maledetta: a causa sua tutti quelli che conosceva erano morti. Doveva essere il premio di una vita di stenti, ed invece si era rivelato essere solo un portatore di sventura.
Il sinuoso Boia gli si fece vicino, accorciando la distanza con due singoli passi. Così elegante e così spaventoso. Prese dolcemente la pietra dalle mani callose che la reggevano, carezzandola lieve con un dito.
«E' tuo! Vale molti soldi sai? L-l'ho fatto valut-»
«Idiota.»
Il frenetico balbettio fu interrotto da una voce musicale, armoniosa, tanto bella quanto fredda. Cristalli di ghiaccio dipingono una rosa armata di mortali spine.
«Certi tesori valgono ben più del vile denaro.» Sussurrò sommessamente l'elfo prima di scagliare in terra la gemma, che esplose in mille frammenti di preziosa bellezza.
Sotto gli occhi allibiti del nano, ancora paralizzato contro il muro di uno squallido vicolo, il misterioso giovane si piega a raccogliere un piccolo tondo nero dai riflessi opale. Lo gira tra le dita con delizia.
«Un anello...?» Queste furono le ultime parole che fuggirono dalla bocca di Daaghran l'Indomito, prima che la sua gola venisse squarciata da una lama più sottile di una pergamena.
Niente rumori, nemmeno un rantolo rovina la quiete della sera. Il corpo sanguinante di un uomo straordinario giace fra i liquami di una strada anonima.
«Ladri. L'avidità è la vostra condanna.»
Sospiri sogghignanti nel buio.
 
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