Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

The End is where we Begin

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Endymion~
view post Posted on 14/9/2015, 22:55






Lithien, alle pendici del monte Larjan
Mattina



Lì spaparanzato nel cassone, con le gambe a ciondoloni fuori dalla carrozza, Endymion guardava le nuvole. Sentiva il suo cuore calmo ma non deciso. Non lo era quando aveva abbandonato casa sua, ma ormai sentiva come se fosse troppo tardi ritornare alla propria vita. Aveva voluta darci un taglio, ed è proprio per via di questa decisione magari un po' avventata che ora stava viaggiando sopra dei sacchi di farina. La carrozza incominciò a traballare un po', e poi si stabilizzo di nuovo.
Ancora ci pensava a come aveva lasciato casa, con il letto fatto, ma non alla perfezione. Ricordandolo ancora riusciva a vedere tutte le pieghe del lenzuolo che facevano da montagnole. Non ricordava il profumo della casa, ma ora se lo immaginava già come se fosse un aroma di pesca, misto un po' a quei bastoncini che si facevano bruciare, quelli provenienti dall'Akeran: l'incenso. Sua madre amava quelle cose, davano un tocco “zen” alla casa, anche se non comprava molto spesso tali sciccherie.
Si ricordò anche della tazza da latte, quella nera che aveva lavato ben due volte. La prima dopo aver fatto colazione, ma poi, in un momento di dubbio, non avendola riposizionata dove la metteva sempre, l'aveva ri-lavata.
Un sorriso si accennò sul volto biancastro. Era proprio da lui fare queste cose. Sapeva bene di essere insicuro, e aveva provato a sistemare questo suo modo di essere, eppure non vi era riuscito. Non solo nelle discussioni più importanti con gli amici, le così dette “discussioni filosofiche” che partivano sempre dopo la birretta, riusciva mai a essere del tutto sicuro della sua tesi. Non parliamo di quando qualcuno gli chiedeva cosa volesse da mangiare: lì era il finimondo. A casa ancora ancora poteva rispondere andando a vedere cosa ci fosse negli scaffali e decidere, ma se andava in una qualche taverna prima si faceva consigliare tutto il menù dal cameriere, e dopo una manciata abbondante di minuti sceglieva qualcosa che lo ispirasse dal nome. Aveva preso anche un piatto vegano una volta: maledetti nomi ingannatori!
Anche nel momento di partire i dubbi lo avevano colto in fallo: non si ricordava se aveva chiuso o meno la porta. E allora di corsa ad aprire la porta e richiuderla, tanto per essere sicuro. Il sorriso sul volto si deformò in una smorfia amara: quando sarebbe stato più determinato e sicuro di sé? Lo avrebbe aiutato questo suo viaggio?
A queste domande non aveva trovato risposta, ma il cambiamento del paesaggio lo aveva avvisato che la sua prima meta era vicina.
«Signò 'Gnazio, io scendo qua» disse saltando giù dalla carrozza «Grazie del passaggio e alla prossima! Buon viaggio!»
«Anche a te ragazzo!»
Il vecchietto piano piano continuò il suo viaggio verso casa mentre Endymion rimaneva in piedi di fronte ad una lunga scalinata. L'autunno era ormai arrivato anche se il tempo era ancora mite e i rovesci ancora tardavano ad arrivare: le foglie rosse non mentivano. Curioso come un bambino ed altrettanto giocherellone prese una foglia, e rigirandola tra pollice ed indice, prima a testa in giù e poi viceversa, incominciò la sua lunga scalata.

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Lithien, sul monte Larjan
Mezzogiorno


«Basta Moldren! Andiamocene via, non serve che tu prenda altro, ne hai già abbastanza!» il ragazzo nella tunica bianca e dagli occhi azzurri supplicava quasi in lacrime il suo amico. L'altro, più robusto e con lo sguardo infettato dalla rabbia spintonò l'amico. «Tu non capisci! Con queste cose possiamo aiutare e rimettere a nuovo l'abbazia!»
«Questo posto è oltre la recinzione di Mardaga!» le sue suppliche erano diventate urla. Guardò l'amico, cercando di non distogliere lo sguardo, ma al contempo incominciò ad indietreggiare. Le ginocchia gli stavano tremando, e un groppo in gola gli bloccava la voce. L'amico, ancora con la mano alzata, la strinse a pugno, e subito prese l'altro per il saio. «Osa dire di questa cosa a qualcun...» un sibilo acuto interruppe i due. Due paia d'occhi rossi scintillanti come fiamme li guardavano dal tetto.
Entrambi i ragazzi sapevano già cosa sarebbe successo di lì a poco, e perciò incominciarono a correre verso l'uscita. Il piccolo tunnel che precedeva l'uscita da quella specie di sala piena d'oro era basso e ricolmo di torce che i due ragazzi avevano piazzato sui muri per avere luce. Correndo però veloci ne fecero cadere alcune senza però preoccuparsene. Dietro di loro, un ruggito li sorprese, spingendoli a muovere le gambe ancora più freneticamente.
Vedevano già in lontananza le guglie del tempio, ma per Moldred quella fu l'ultima volta che riuscì a vedere. Due artigli gli afferrarono la testa mentre il mostro si avvinghiava al suo corpo. Le sue urla fecero raggelare il compagno, che voltandosi non poté che vedere le fauci del mostro che si richiudevano sul collo dell'amico.
Un suono secco, e la testa rimase a penzoloni attaccata al corpo cadente del ragazzo. Schizzi di sangue inondarono l'erba. Ancora una volta le fauci si richiusero sull'amico, troncandogli un braccio di netto. Le ossa non sembravano disturbare quella creatura, che con ingordigia crescente si cibava di quel corpo su cui aveva messo sopra le zampe. Nè ossa, né capelli né vestiti la fermavano.
Riprese la corsa fino al tempio, invocando sotto voce sempre di più il nome di Voljund con il fiato che gli rimaneva. Le scale non furono mai calpestate con più foga di quanto il ragazzo non ne avesse mentre le saltava a tre a tre. Arrivato in cima chiuse le due grosse porte del tempio e incominciò ad urlare, cercando di dare l'allarme a tutti: La recinzione di Mardaga non aveva respinto un demone!
Corse per tutte le scale, salì piani interi, aprì porte su porte per dare l'allarme ed infine incominciò la scalata verso la guglia più alta. Ansimava ma non se ne curava, i suoi piedi scalzi dolevano e bruciavano, ma nella sua mente e nei suoi occhi il terrore più cieco aveva occupato tutto lo spazio possibile.
Tirò la grande corda e le campane incominciarono a suonare.

Lithien, sul monte Larjan
Ora di pranzo


Gli scalini erano finiti ed Endymion ne approfittò per stiracchiarsi un po'. Di fronte a lui il tempio di Voljund si stagliava verso il cielo quasi a voler essere la punta che mancava a quella montagna, con le sue guglie che abbracciavano il cielo e quasi stavano per toccare le nuvole.
Decise di affrettare il passo ed andare subito dai monaci per vedere cosa ci fosse di così spettacolare in quel tempio. Controllò la sacca con i soldi già preparati come “offerta” per quelli che lui dipingeva come vecchi pelati dalla pelle grinzosa. Forse qualcuno aveva ancora i capelli e magari persino una folta barba bianca.
Con un passo più deciso incominciò a salire gli strani scalini che portavano al portone principale. Benché non dubitasse dell'antichità di quel tempio, non avrebbe mai creduto che persino l'entrata avesse segni di cedimento così avanzati: gradini rotti, alcune lastre di pietra erano traballanti e molte arano rotte, quasi come se qualcuno avesse preso un martello e si fosse divertito a romperli. Tutto si fece più inquietante quando vide le porte aperte solo a metà, con grandi solchi lungo il legno e l'acciaio. La creatura che probabilmente aveva rotto le porte giaceva poco oltre l'entrata, in una pozza violacea.
Il ragazzo diede uno sguardo veloce attorno, ma non vi era l'ombra di un'anima viva. Decise di sforzarsi, e dopo aver chiuso gli occhi, piano piano incominciò a scoprire tutto ciò che il tempio gli stava celando. Piano piano divenne cosciente di ogni corridoio, stanza ed anfratto che vi era nel tempio, ed oltre a ciò, percepì il grande numero di esseri sopra la guglia più grande.
L'androne principale scomparve ed in un attimo si ritrovò alle spalle di un uomo vestito interamente di bianco che stava intonando probabilmente la sua ultima preghiera. Di fronte a lui una manciata di demoni dagli aspetti insettoidi si stavano già avventando sulla preda.

«TIAMAT, BEFALL!» Senza esitazione le mani di Endymion spinsero con foga in avanti, facendo fuoriuscire a poco a poco un enorme drago fatto di energia. La testa morse alcuni demoni, mentre le ali ed il corpo intero ruppero tutta la parte superiore della guglia, facendola cadere in pezzi sopra il tempio. Il drago creato dall'energia subito si spinse verso il basso, per poi prendere quota assieme ai demoni e scendere in picchiata verso i piedi della montagna.
Un momento di silenzio mise fortemente in soggezione il ragazzo accorso in aiuto dei monaci che erano prigionieri sopra la guglia, ma forse aveva esagerato ad utilizzare tutta quella magia. Tossì un paio di volte e si appoggiò all'unico pezzo di parapetto ancora in piedi per poi vomitare.
Con l'alito di un drago e il gusto schifoso di bile in bocca si avvicinò ai sopravvissuti per accertarsi delle loro condizioni, ma si accorse che i loro sguardi erano puntati in lontananza nel cielo blu. Seguendo i loro occhi si accorse anche lui che sopra la loro testa un paio di draghi li stavano osservando. Mentre scendevano di quota per posarsi su quel che era rimasto della guglia i due incominciarono anche a trasformarsi. Due armature, una fatta di rubino e l'altra di zaffiro si avvicinarono ad un ragazzo rimasto a bocca aperta. Non aveva la forza per opporsi a quelle due figure, e nemmeno tentò. Quando dalla tasca gli tolsero un uovo d'oro con sopra incise varie rune lo lasciarono andare.
«Avete combattuto per questo e per l'oro. Non so cosa sia peggio, la vostra ingordigia dei preziosi, o il disastroso appetito di quelle altre belve.»
Senza aggiungere altro, i due saltarono per distendere le loro ali e volare via.


Ok, sì, Hyperion non c'è, e di Endymion non c'è nulla nella scheda, ma questo è perché dovevo pur far partire la sua storia da qualche aprte, e cosa c'è di meglio di un contest? ò.o

Long story short, vi spoilero che è una storia dove l'avidità umana porta alla morte di alcuni, mentre l'avidità nel voler mangiare dei demoni porta a loro volta loro alla rovina. L'unica avidità non punita sembra essere quella dei draghi :wow:

 
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