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CosmogoniaLe Meraviglie, Corsa all'Oro, Tesoro

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view post Posted on 15/9/2015, 01:29
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Cosmogonia; le meraviglie di darnaghdum
Tesoro, Corsa all'Oro



In quel luogo tra gli aspri pendii delle montagne il cielo era completamente bianco, non si riusciva nemmeno a distinguere le nubi dal cielo, candide le prime e candido il secondo, andando così a sfumarsi in diverse tonalità chiare fino a formare una sorta di cappa lattiginosa che ovattava completamente la luce del sole.
Il vecchio alzò il naso scrutando la distesa piatta sopra la sua testa.
Avrebbe nevicato a breve.

"Sei arrivato Cronmach."

Si riscosse di un poco udendo quella voce fredda e cristallina laddove solo il vento osava fiatare, abbassando lentamente il capo ed incontrando lo sguardo atono di una signora dai capelli color platino.
Inchinò il volto in segno di rispetto, tornando poi a fissare la donna con sguardo preoccupato.

"La troveranno sicuramente."

esordì l'anziano portandosi avanti oltre la signora dai capelli bianchi.
Era ferma, immobile ad osservare un lato scosceso della montagna. La neve, ormai sciolta, aveva lasciato spazio ad un ampia scalinata che terminava sulla roccia fredda, non una porta, o un cancello, solo una runa incisa nella pietra, completamente spaccata a metà dopo l'avvento dei Draghi.
Una nevicata non sarebbe bastata a coprire quel danno.
La donna sospirò, stanca.

"La troveranno."

chiosò nuovamente il vecchio avvicinandosi all'anziana signora, le strinse le mani fredde guardandola negli occhi colori nebbia.

"Non c'è modo di riparare una runa dei Dawinmar, la Volta è scoperta."

nella sua voce un velato senso di tristezza.

...

Un altro sospiro, più prolungato e secco del precedente. Sfilò le proprie mani dalla presa del vecchio e con un gesto rapido del polso agitò tutto il nevischio rimasto a terra allontanandolo dalla scalinata e dalla runa.
Con passo calmo poi cominciò a salire le scale voltandosi verso il vecchio uomo di pietra solo quando raggiunse la cima.

"Che ci trovino, vedranno le meraviglie di Darnaghdum."



Tic
Tac
Tic
Tac
Tic
Tac

Al pari di una lancetta le dita di Capernion ticchettavo sul legno del tavolo, scricchiolando appena per poi sprofondarci come fosse stato di burro.
Seduto sullo sgabello di legno a contemplare una svariata serie di pergamene e scartoffie, attestati, atti di proprietà ed una serie di registri e codici di cui in molti ignoravano perfino l'esistenza. Aveva rintracciato antichi manoscritti, leggende, canzoni, perfino un indice delle filastrocche più vecchie e dimenticate degli Uomini di Pietra, nenie che le matriarche usavano cantare ai bambini prima di andare a dormire, narrando le meraviglie e i tesori nascosti nei cuori delle montagne. Tutta la storia del freddo Nord, gli ultimi secoli ricostruiti collegamento dopo collegamento passando da una voce all'altra dell'inchiostro gettato su carta da storici, avventurieri ed abitanti.
Le mappe dei cartografi di Lithien accatastate disordinatamente in una grossa pila sulla destra del tavolo, ormai erano giorni che le studiava, segnando villaggi, manieri ed avamposti; ogni singolo sentiero, pendio, e passo dell'Erydlyss Orientale.
Gli ci erano volute ben più di 48 ore per ricostruire la sua unica visita in quelle montagne, studiando il viaggio dal circolo di pietre a ritroso fino alle prime radici degli alberi dell'Erynbaran.
Il Cantastelle si era rintanato nelle ricche biblioteche di Lithien poco dopo l'assemblea convocata dalle Guide del suo popolo, parlavano di leggende, di corse alla glorie e di tesori che gli antichi Draghi avevano riportato alla luce: Meraviglie le chiamavano ed il nord ne era rigonfio.
Ora ogni leggenda, ogni storia, ogni lontano racconto inverosimile acquisiva una strana e velata parvenza di realtà, tutto sembrava possibile, tutto era così dannatamente e meravigliosamente tangibile.
Anche il Caprone nella Volta dentro la Montagna.
Seguì con l'indice e lo sguardo il lungo tratto scuro del Grigiorivo, la fonte persa tra i ghiacciai delle alte vette e la foce che si sfaldava nel placido lago di Calanebbia. Ad ovest, sulle montagne, c'era piccolo villaggio Anahmid di Fandor, poi il passo di Jormundag, ed infine un lato anonimo della montagna segnato sulla carta con un marcato cerchio rosso.
Capernion ripercorse quella traccia per un paio di minuti, poi prese una piuma e la intinse nella boccetta d'inchiostro tracciando il sentiero che dal limitare dell'Erynbaran meridionale lo conduceva fino al lago, risalendo il Grigiorivo sugli aspri pendii delle montagne, fino al cerchio rosso sulla china scoscesa della Montagna Azzurra.
Darnaghdum.
In pochi conoscevano quel nome, per molti era solo un antico appellativo della Montagna Azzurra, per gli elfi, i più longevi almeno, era un luogo colmo di tesori e meraviglie oltre l'immaginazione, una fucina di splendori e sogni sgretolatasi nell'abisso, un regno fatto di fiumi d'argento e fronde di diamanti.
Tuttavia erano gli Anahmid quelli con una più vasta conoscenza in proposito. Lo chiamano il Cimitero dei Padri e ne proteggono il sentiero sviando gli esploratori verso passi più sicuri.
Temono e venerano quel posto, in tutte le loro storie Darnaghdum è la morte.
Una fredda e gelida morte.
Il cantastelle riflettè sul serpente corvino che lentamente penetrava nella trama della pergamena, fissandosi indelebile su quello scritto grafico.
Prese uno strano strumento d'argento, una sorta di compasso che assomigliava tanto a quegli oggetti per guardare le stelle, e misurò con svariate circonferenze le distanze che separavano Lithien da quella volta sepolta e colma di tesori.
Puntava la punta su di una zona e poi tracciava un arco, poi ancora, e un altro ancora, ed infine univa i punti e trascriveva con la mente i giorni che avrebbe impiegato un uomo a cavallo per compiere un tale percorso, sorrise, un leproguaro era molto più efficiente di un puledro.
Gli occhi si accesero d'impazienza mentre il mozzicone della candela accesa rendeva i suoi tratti del volto ben più aguzzi ed ispidi.
Si voltò guardando fuori dalla finestra cesellata la pioggerella che batteva sui vetri da più di due ore, la candela era ridotta ad un mero cerino e proiettava ombre allampate su tutta la stanza.
Un sorriso sornione si divincolò nel suo volto e prese via via campo smascherando la felicità di quel momento tanto atteso.
L'aveva trovati finalmente, i tesori di Darnaghdum, le meraviglie dei Dawinmar.

"Si..signor elfo?"

La vocina tremolate del bambino che assisteva il bibliotecario interruppe il suo vaneggiare sulle ricchezze nascoste nella montagna. Si voltò di scatto è sorrise al piccolo accarezzandolo gentilmente in testa.

" Hai stu...voglio dire, ha studiato signor Elfo? Posso riportare alcuni di questi libri da Mastro Dondar? "

si ricompose, scostando appena la testa sulla pila di scartoffie che l'elfo aveva accumulato in giorni e giorni di studi.
Capernion non aveva mangiato, non aveva apparentemente nemmeno dormito pur di portare a compimento quella ricerca.

" Posso chiederle cosa doveva cercare nelle novelle degli Uomini di Pietra? "

Chiese il bambino prendendo in mano un piccolo libricino dalla copertina di cuoio. Un libro semplice, senza pretese, molto più intonato alle mani del bambino piuttosto che alle rughe e la polvere di quella biblioteca.

"Cercavo un indizio, dovevo disegnare una mappa. "

S'alzò dal seggio e, allargando le braccia fiero, esordì con un sorriso a tutto volto.

" Libero la scrivania piccoletto... e parto subito."

Il bambino spalancò gli occhi, stupito.

"dove va signor Elfo? "

Strinse la scartoffia in mano sorridendo e avvicinandosi al bambino gli toccò il naso con l'indice.

"Ho la mappa, ora vado a cercare un tesoro."


 
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