Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Z ~ Svezzamento

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view post Posted on 18/9/2015, 13:56
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Deserto dei See


Apri gli occhi, cosa vedi?
La voce di chi non ha voce,
la traboccante voglia di vita di chi non esiste.



L'animale si muoveva ignaro di tutto, contraendo sinuosamente le spire del suo corpo per farsi strada lungo l'arido terreno. L'istinto lo guidava facendolo sopravvivere giorno dopo giorno, e le caratteristiche da predatore naturale gli donavano un'innata sicurezza: lui non doveva nascondersi. Mai. Tuttavia, nell'ottica di una comprensione impossibile da raggiungere per una mente così involuta, l'animale non avrebbe potuto neppure sospettare che quelli sarebbero stati i suoi ultimi istanti di vita.

Alle sue spalle, la creatura lo osservava. O meglio, lo percepiva distinguendone la forma nello spazio: per lei, con i suoi occhi che non erano occhi, osservare era ancora una vana speranza. Sebbene non avesse neppure coscienza di cosa fosse, la speranza.
Eppure fremeva, perchè da mesi ormai, da quando aveva parlato con la voce per la prima volta. Da quando aveva sviluppato una coscienza, la creatura continuava a scoprire nuovi sentimenti, ponendosi domande a cui talvolta non poteva rispondere. La voce, colei che si definiva "amico", talvolta si mostrava.

Aveva scoperto i concetti di spazio e tempo. Aveva sviluppato alcune percezioni, riuscendo a scoprire i confini di un mondo arido e privo di qualunque presenza. Aveva provato la rabbia e l'impazienza, la curiosità, la brama di essere "vivo", una condizione di cui la voce parlava ma che la creatura non riusciva a comprendere. C'erano tante, troppe cose che ancora non conosceva, e lei voleva arrivare a capire come e perchè. Lei voleva conoscere tutto. Lei voleva provare tutto.
E l'essere dietro la voce muoveva pian piano i pezzi nella sua scacchiera.

Qualcuno lo avrebbe trovato buffo, ma la creatura lo trovava irritante. Lei non aveva memorie precedenti alla voce, sapeva solo di esistere. Non aveva alcuna consapevolezza dell'inizio della propria esistenza, e quindi pensava di essere eterna. Lei era nel mondo dall'inizio di tutto, e l'inizio di tutto coincideva con la nascita della sua coscienza, eppure aveva fretta. Aveva voglia di essere viva.
All'inizio era difficile: percepiva un mondo svuotato dal suo stesso potere traboccante. Ogni creatura vivente, animale o vegetale, nel raggio di miglia collassava e avvizziva scontrandosi col suo potere. La voce aveva provato ad addestrarla, ma ci vollero settimane prima che riuscì a porre il suo sguardo che non era uno sguardo verso una semplice tarantola. Durò poco: quel semplice eccesso di attenzione annichilì la fragile forma di vita in pochi istanti.
"Rabbia" e "impazienza". Questo era la creatura in quei mesi di evoluzione, mentre la Voce provava a inculcargli la "speranza": prima o poi ci sarebbe riuscita.

Il corpo che non era un corpo era difficile da controllare: non possedeva confini propri, e fin dove giungeva l'influenza della coscienza si osservava solo una cieca aridità. Eppure, giorno dopo giorno, luna dopo luna, calcolando il tempo passato e mettendolo in relazione ai miglioramenti era riuscito a giungere fino a quel giorno: la creatura che osservava il serpente da vicino era la prova che cercava! Riusciva a contenere il suo potere in una zona piccolissima.

« Cosa sei? »

La creatura aveva pensato, nuovamente. Eppure, il serpente sembrava ignorarla. Provò nuovamente, ma niente. Eppure, la voce rispondeva sempre quando chiamata, perchè quella "cosa" a cui non riusciva a dare un nome la stava ignorando?

« No. Non ti sentirà. »

Eccola, la voce. Un attimo prima che l'irritazione le facesse perdere il controllo, era tornata a farsi sentire, a calmarla. Non sapeva ancora cosa fosse questo "amico" di cui ogni tanto le parlava, ma di certo si fidava di quello che sentiva. Sopratutto poteva parlare.

« Quella bestia non può sentirti. Perchè non possiedi una voce. »
« Cosa è.. "voce"? »

Dal suo trono, l'essere dietro la voce rise dell'ingenuità di quello che poteva essere considerato il suo bambino: una creatura da istruire non era forse simile?

« E' come comunica chi possiede un corpo. Ma tu, amico mio, non hai questo privilegio. »
« Io voglio "corpo". "corpo" è "vivo"? »
« Si. Corpo è vivo. Tu non hai un corpo. Tu esisti, ma non vivi. Tu sei presente, ma sei ignorato. Tu hai un corpo che non è un corpo, amico mio. E questa è la tua fortuna. »

Mentre la creatura si muoveva silenziosa al seguito del serpente, la voce parlava, spiegava, addestrava. Veniva interrotta continuamente ogni nuova parola, ogni nuovo concetto, e con pazienza e costanza spiegava. La creatura era un allievo perfetto: così avida di sapere, la sua mente che non era una mente assimilava alla perfezione ogni concetto, usandolo come spunto per elaborare altre scoperte. E mentre il tempo passava, la consapevolezza delle proprie potenzialità veniva a galla; fino all'informazione che avrebbe cambiato per sempre il suo futuro.
Non avendo un corpo, poteva averli tutti.

« Possiedilo. Possiedilo e avrai un corpo. »
« Come? »
« Sai già come. »

Si, lo sapeva. Con quel barlume d'istinto che possedeva, e le capacità che aveva imparato ad affinare nei mesi precedenti, il corpo che non era un corpo penetrò completamente in ogni poro del rettile, penetrandovi completamente. Il corpo che non era un corpo non aveva una dimensione, e poteva sia estendersi per miglia che concentrarsi nella più piccola delle formiche. Lei divenne il serpente, il cui corpo smise di agitarsi come in preda alle convulsioni.
Ma la creatura non riuscì a godersi la propria conquista: una frazione di secondo, un battito di ciglia, e l'animale esplose letteralmente dall'interno liberando nuovamente il suo possessore.

« Cosa... cosa è successo a corpo? »
« Era troppo debole, e tu troppo forte. E' morto. »
« Cosa è "morto"? »
« Quando qualcuno smette di vivere. »
« Io sono morto? »
« No. »

La creatura era... dispiaciuta. Aveva percepito chiaramente la fine della vita dell'animale, e quella sensazione l'aveva inondato di un sentimento mai provato prima: la tristezza. Era stato lui a togliergli la vita?
Quando era priva di percezioni aveva mietuto centinaia, migliaia di vittime. Ma inconsciamente. In quegli istanti invece stava consapevolmente riflettendo su quel gesto. Lei che bramava così tanto la vita in pochi istanti l'aveva tolta. E inoltre aveva scoperto la "morte", un'altra condizione di cui non sapeva nulla.
Fra invidia e compassione, in una violentissima lotta di sentimenti dalla quale sarebbe maturata quell'embrione di coscienza, la creatura si limitò ad una sola domanda.

« Posso essere vivo senza togliere la vita del corpo? »

Nonostante fosse turbato da quella strana presa di consapevolezza, la voce tirò un sospiro di sollievo. Plasmarla a suo piacimento era come crescere ed educare un bambino, e ogni parola poteva essere fraintesa portandolo su una strada sbagliata. Doveva stare attento, ma per fortuna la domanda che aspettava era giunta.
Erano passati mesi per addestrarla a contenere la sua potenza, e altrettanto tempo per fargli possedere il primo corpo. Il resto sarebbe stato più semplice.

« Ma certo, amico mio. Lascia che ti insegni come fare. Lascia che ti mostri la via.
Lascia che ti parli delle creature chiamate "Uomini".
»





 
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