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| Ti amo. E anche se non ti conosco; anche se i tuoi occhi si chiudono dinanzi a me per la prima volta.
Il corpo nudo dell'uomo chiamato Teslat se ne stava riverso in una pozza di sangue. Il torso tumefatto e costellato di infiniti graffi e lamenti, era arcuato e poggiato sul proprio male. Sofferente, tremulo e cagionato dal ribrezzo delle frustate, delle torture e delle violenze subite. Il suo sguardo era vacuo. I capelli stopposi e sporchi si appiccicavano sul volto contratto dal dolore, che di tanto in tanto si lasciava andare a un respiro profondo e una espressione sofferente. Lo sguardo, poi, tornava vacuo. Si schiudeva, si straniva. Ma infine tornava sempre a fissare un punto imprecisato del soffitto, ovunque si perdessero le sue ambizioni. Una braccio si levava, quasi a indicarle; quasi a provare a toccarle. Erano li che iniziavano e finivano le proprie emozioni, in quel punto verso l'infinito toccato con gli occhi e con le mani, ma impossibile da raggiungere davvero. Non li. Non in quello squallore di cella buia, distorta dalla ruggine e dal sangue ormai incrostato che ne disegnavano decine di ghirigori neri, in uno sfondo buio e senza luce. Quel poco che filtrava dalla finestra faceva capolino solo a mezzogiorno, come un saluto rarefatto nel dolore che sfolgora attraverso la cappa di infamia. Accadeva soltanto quando il sole faceva capolino sopra il fosso, illuminando tutti i piani sotto di esso e sfolgorando brevemente entro le celle in circolo dei vari gironi. Solo allora poteva vederlo quel momento di passione. Solo allora conosceva la vita, la morte e il significato insisto al circolo in mezzo a esse. Altrimenti, vedeva il nulla. Vedeva l'amarezza di non aver conosciuto niente che valesse la vita stessa. Niente, a parte la sofferenza.
TUMP
La porta vibrò, sotto i colpi dei martelli. Qualcuno urlava qualcosa oltre la porta chiusa. Si erano barricati entro quella trappola, soltanto per concedersi qualche minuto in più. Soltanto per stringersi in silenzio, entro il canto dei propri pensieri. Insieme, a fissare quel punto infinito di libertà e passione, entro il quale sarebbero vissuti i loro sogni. Anche se solo per qualche minuto. Anche se per così poco. Eppure era loro. Uno spazio piccolo, minuscolo. Che si concedevano.
TUMP
La porta vibrò ancora una volta, seguita dalle solite urla. Tremò, l'uomo chiamato Teslat, quasi di risposta a quel colpo vibrato. La febbre e la morte prendeva il suo corpo, mentre le forze sembravano abbandonarlo. Muovere una mano era difficile; alzare un braccio lo era ancora di più. Iniziava a provar fatica anche a tenere gli occhi aperti; per questo, fissò ancora il suo punto speciale e con un briciolo di forza parlò, forse per l'ultima volta.
Ti amo. Se bisogna morire, tanto vale la pena morire così.
L'uomo alle sue spalle lo abbracciò con forza. Strinse il suo corpo ferito e morente, sporcandosi di lacrime e sangue. Sporcandosi di lui e, per questo, condividendone in parte la sofferenza. Quasi potesse servire; quasi potesse alleviarne il dolore. Una lacrima scese a sua volta, mentre quell'abbraccio vigoroso tremò di paura. Paura di perderlo, paura di sopravvivere a esso. L'uomo chiamato Teslat avrebbe risposto, l'avrebbe stretto a sua volta. Ma le braccia non rispondevano più. Rispondeva soltanto la voce. Per l'ultima volta.
Ti amo.
CITAZIONE QM Point. Il primo post è una introduzione narrativa alla quest, in cui viene presentato il luogo in cui la stessa è ambientata, ovvero il fosso dei lamenti. Lo stesso non è un luogo legato direttamente a Caino, come penso (e spero) si evinca dal post, ma un qualcosa che lui (e altri prima di lui) hanno sfruttato per motivi a voi ignoti. Nel primo post semplicemente dovrete affrontare una particolare situazione che vi descriverò di seguito. Sarebbe stato troppo lungo descriverla narrativamente insieme alla scena di cui sopra, quindi rimetto a voi questo compito, limitandovi a esporvela solo descrittivamente.
Come premessa dovrete (potete) stabilire il motivo per cui siete nel fosso dei lamenti. Potete essere stati portati dagli Arconti; potete essere stati venduti dai mercanti o schiavisti del sud; potete esserci finiti per sbaglio. Potete, se volete, esserci finiti di proposito per cercare Teslat, per chi lo conosce, sapendo che è stato rinchiuso proprio qui da Caino. Per dire, la circostanza non è un mistero. Comunque sia, il risultato è che ci siete finiti e siete stati rinchiusi dal fantomatico "dottore" di cui al post. Ognuno di voi viene rinchiuso in una cella, apparentemente isolata. Come comune denominatore delle vostre situazioni c'è il fatto che nella cella siete nudi e senza oggetti, quindi niente artefatti o altro. Per il resto, potete usare i vostri poteri (non più di due slot per questo turno). Ma non avete nemmeno compagni o altro. Siete, per converso, tutti consapevoli di essere stati rinchiusi. Eppure, la circostanza perde quasi di significato alla luce delle situazioni che vivete nelle celle, che vi sembrano altrettanto vere.
Malzhar Rahl Nella tua cella sei, come detto, nudo e incatenato al pavimento. Le catene sono troppo corte e non riesci a sollevarti da terra. Spezzarle (prima che tu me lo chieda) implica un danno medio per catena. Sei nudo e ti senti vinto, avvilito, "sconfitto", ovvero nudo anche nell'anima, fragile. Attorno a te senti (ma non li vedi) delle presenze; per qualche ragione ti immagini sia l'intero consiglio dei Pari che ti vede in questa condizione e ride di te, ti schernisce con cattiveria. Infine, dinanzi a te vedi Ryellia, la tua amata. A differenza degli altri, lei la vedi benissimo. È disgustata, prova vergogna e ti invita a ricomporti. Interpreta liberamente la scena e agisci come credi.
Snek Tu sei in una cella, non incatenato. Dinanzi a te appare la tua amata; la donna che hai dovuto evitare, che volevi per te, ma che il destino ti ha strappato. È nel fiore dei suoi anni, esattamente come la ricordavi. E provi ancora un sentimento fortissimo verso di lei. Ella è dall'altra parte della stanza; eppure, se provi a raggiungerla vieni frenato da un vetro. Un vetro che divide la stanza a metà, impedendoti di raggiungere l'altro lato. Nel frattempo lei ti invita a raggiungerla, dicendoti che non può rimanere a lungo. Ti dice che se non la raggiungerai, la perderai di nuovo. Il vetro può essere infranto, se voi, causandogli un totale di danno pari a un Critico.
Majo_Anna Priva dei tuoi oggetti non vedi niente. La stanza, anche se vedessi, sarebbe buia, totalmente buia. Attorno a te c'è qualcosa, ma non capisci cosa. Percepisci prima dei sospiri, dei soffi. Quasi risatine trattenute. Poi mani che ti sfiorano, ti toccano e si prendono gioco di te. Infine, qualcuno che ti colpisce con una frusta. Poi ancora, con ancor più violenza. Poi ancora una seconda. Se non ti difenderai, o farai qualcosa, subirai un totale di danno pari ad Alto al corpo. Decidi come agire.
Misato Kojima Nella tua cella, improvvisamente il pavimento si spalanca. Si crea una gigantesca voragine che ti fa quasi sprofondare verso il baratro. Riesci a tenerti con una mano, forse con due. Ma ancora per poco; le mani infatti di sanguinano, e i piedi a stento si reggono su piccoli spuntoni di roccia che emergono dalla parete. Poco distante da te, vedi delle persone che camminano. Perfetti sconosciuti che passano; sembrano accorgersi di te, ma ti ignorano semplicemente. Non ti aiutano. Puoi, se vuoi, attirare la loro attenzione con una qualunque tecnica psionica pari a un medio. Un medio per ogni "persona" attirata; nel caso, puoi provare a convincerli ad aiutarti.
In generale, non è prevista una fase in confronto. Ovvero, potete postare direttamente. Immagino però vogliate chiarimenti di qualche genere, per questo ho aperto la discussione in confronto qui. Tempi: 5 giorni da adesso; quindi entro giovedi della settimana prossima.
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