Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Fil Rouge ~ Ventuno Grammi., Quest a Bivi.

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view post Posted on 22/9/2015, 06:45
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Cavalier Fata
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Fil Rouge ~ Ventuno Grammi.
Lithien, Edhel, quattro mesi prima.

« Ti è rimasta della panna sul naso, Nola! »

Mi disse, Azzurra, allungando la mano per pulirmi la punta del naso da quella deliziosa sostanza. Lei era sempre stata gentile con me, ma quel giorno più di tanti altri mi sentivo bene a sedere in una delle tante panchine di Lithien. Il sole alto nel cielo, le persone che passeggiavano tranquillamente e la mite temperatura degli ultimi giorni d'estate rendeva quella scena incredibilmente serena e tranquilla, rispetto alla tumultuosa vastità dei miei ricordi.
Lasciai che portasse via la panna con la punta dell'indice, mangiandola golosamente davanti al mio sguardo perplesso e imbarazzato. Al tempo non avevo ancora ripreso coscienza di me stessa, Sheel si era portata via tutto quanto, e quel che rimaneva non era null'altro che un guscio infantile e pronto per essere plasmato e sfruttato da chiunque... ma non da lei. Lei aveva capito che qualcosa, dentro di me, non andava. In un mondo in cui la maggioranza delle persone avrebbero preferito persino evitare di parlarmi, Azzurra si era spinta sin nel cuore dell'Edhel, a casa mia, pur di trovare qualcuno in grado di aiutarmi a stare meglio. Se solo avesse saputo quanto le sarebbe costato caro quel suo gesto, probabilmente, mi avrebbe uccisa sul posto. E non l'avrei affatto biasimata.

« A Nola piacciono i dolci, Azzurra! » dissi, addentando avidamente il pasticcino che avevamo comperato per colazione. « E piace anche questa città! »

Lei mi sorrise. Sembrava così felice lontano da quel suo mondo carico di rancori, odio e amarezza. Non l'avrebbe ammesso nemmeno a sé stessa, eppure Lithien le piaceva molto più di Basiledra e Ladeca messe assieme. Ma se avevo capito qualcosa di lei, in quei mesi, era proprio la folle e irriducibile volontà di cambiare il mondo che la contraddistingueva. Anche avendo la possibilità non si sarebbe mai ritirata a vita tranquilla. Per questo i miei occhi s'illuminavano ad ogni suo sorriso.

« Non devi mangiarne troppi, però. » disse, ridacchiando. « In verità mi sento un pochino stupida a fare la paternale ad un'elfa che avrà si e no il quintuplo della mia età ma... c'est la vie! »

Non riuscii a capire, in quel momento, cosa volesse dire. La mia mente fanciullesca e privata di concetti come il trascorrere del tempo e la consapevolezza di aver vissuto più di duecento anni prima di allora mi impedirono di assimilare quel concetto. Ma non ci badai nemmeno, continuando a mangiare quel delizioso dolcetto che aveva tutta la mia attenzione.
Azzurra si alzò dalla panchina, dondolandosi sulle gambe, facendo tintinnare le placche della corazza.

« Il Cartaio ci aspetta piccoletta, non voglio far tardi. Non conosco molto bene gli uomini del nord, ma di sicuro non farò la figura della ritardataria! »

Distolsi lo sguardo, particolarmente preoccupata all'idea di dover camminare per qualche ora. Sicuramente mi avrebbero fatto male i piedi... e Azzurra parve capirlo da sola, tanto che mi fece una carezza sulla testa. Persino oltre quello spesso guanto d'acciaio il suo tocco era leggero e affettuoso. Mi vedeva come una dei suoi orfanelli, né più né meno, e non le importava assolutamente niente che fossi grande e matura, lei guardava a ciò che avevo dentro e non vedeva niente di diverso da una bambina curiosa e spaventata al tempo stesso.

« Posso portarti fino a fuori città se vuoi. »

Mi tese le mano e, senza farmelo ripetere, quasi saltellando dalla gioia, ingozzai l'ultimo pezzettino di dolce per saltarle, quasi letteralmente, sulla schiena. Le buttai le braccia attorno al collo e lei mi prese saldamente sotto le gambe, permettendomi si restare comodamente in quella posizione. Le rifilai un bacio sui capelli, ridendo felice.
Azzurra quindi di mise a correre lungo le strade mostrando un lato piuttosto infantile e fanciullesco che a stento riuscivo a intravedere nella sua vita quotidiana, eppure era così vera e così viva in quei momenti che, finalmente, avevo la certezza di conoscerla davvero e vedere il suo lato migliore. Lei non era una paladina o una guerriera, non era nemmeno una fomentatrice di folle o una devota religiosa. Lei era semplicemente Azzurra, come il cielo sopra la nostra testa.
E stare con lei mi faceva sentire infinitamente bene.

« Azzurra! Se corri ancora più velocemente Nola può volare! »
Lei, faticando non poco col peso dell'armatura, la prese con ironia e si getto lungo la strada in lieve discesa che finiva alle porte della città.
« Ahahahah! Ora Nola vola! »
Aprii le braccia, tra gli occhi imbarazzati e divertiti dei cittadini indaffarati, guardando il cielo terso sopra di me.
Ed era come volare.
Con lei era come volare.

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[ ... ]

Ladeca, Dortan, tempo attuale.


Respirando piano, nel silenzio di quel tetto, osservai meglio Azzurra e Jeanne strette in quell'abbraccio carico d'affetto. Sfoderai il pugnale, stringendolo saldamente tra le dita, mentre tendendo le orecchie ascoltai quanto si stavano dicendo le due donne. Era una conversazione intervallata dai singhiozzi dell'una e le risate gioiose dell'altra, c'era così tanta serenità nell'aria che quasi mi disgustava trovarmi a così poca distanza, nascosta dietro un misero camino per non rivelare la mia presenza.

« Ti rendi conto?! » disse Jeanne, saltellando sul posto mentre mostrava ad Azzurra un piccolo anello. « Ha trovato un anello da darmi! Un anello con un leone! »
« Beh, ora sei ufficialmente fidanzata, non sei felice?! »
« Sì! Voglio vedere la faccia di Marianne quando le farò vedere questo... » giocosamente finse di dare un morso all'anello. « ...è oro vero! »

Scoppiarono a ridere entrambe. Da quella distanza non l'avrei mai potuto vedere, eppure io conoscevo perfettamente quell'anello, lo avevo visto al collo di Azzurra svariate volte nel corso dei mesi, ed il fatto che adesso lo avesse la sua migliore amica mi suscitò una sensazione strana. Non era rabbia, né disgusto. Era disagio? Non riuscivo nemmeno più a capire cosa mi stesse succedendo, l'aver ritrovato una parte di me dopo tanto tempo non era stato facile: un solco aveva marchiato la mia mente e alcuni ricordi andavano sovrapponendosi, le emozioni si fondevano ed era per me difficile andare avanti. La luce delle luna, illuminando tenue i tetti delle case, rivelava una città ben lontana dall'essere la metropoli degna di un regno, eppure era abbastanza grande per perdermici e scomparire dopo aver compiuto il mio lavoro. Questo era l'importante, non le mie emozioni e non i miei stupidi ricordi. Io dovevo obbedienza solo e unicamente a Sheel e al Signore degli Inganni.
Guardai la lama del mio coltello riflettere il verde pallido dei miei occhi e non vi trovai nient'altro che silenzio. La mia anima era ovattata, muta, non sentivo altro che l'impulso della mia padrona intento a spingermi verso l'omicidio di quella povera ragazza felice per l'amica. Ma non mi interessava, non più. L'avevo già sconfitta una volta e farlo una seconda non mi sarebbe costato nessuno sforzo: quella stupida avrebbe cercato di convincermi di essere nel torto, avrebbe detto di volermi bene e, in quel preciso istante, le avrei piantato quei venti centimetri d'acciaio gelido dritti nel cuore, una volta per tutte. E allora, forse, Sheel avrebbe avuto pietà di me, perdonandomi per i miei sbagli.


CITAZIONE
NOLANEUTRO_zps2g32jdqm
Assassin's Point ♥

Benvenuti in questa importantissima parte di storia di Azzurra. Il primo post è chiaramente un flashback-ricordo narrato in prima persona (come tutta la quest) dalla stessa Nolarshad ed è atto a mostrare il rapporto che c'è stato tra di loro nei mesi precedenti. (Il cartaio è esattamente Jace, il pg di Grim, che ha portato Azzurra a capire come sciogliere i ricordi di Nola sigillati). Per il resto penso sia abbastanza comprensibile, ma nel caso in confronto ogni domanda di sorta! Veniamo alla parte che vi interessa: Azzurra può davvero essere uccisa in questa quest? Assolutamente sì. È facile? Assolutamente no. Ma questo sta unicamente a voi. In questa quest a Bivi introduco una variabile (come fatto da altre quest di questo tipo) che riguarda l'evidente stato di confusione di Nolarshad: la tendenza. Agire in una maniera, piuttosto che in un'altra, genera punti tendenza che saranno "positivi" o "negativi" in base alle azioni compiute. La tendenza la deciderò segretamente, per non condizionarvi. Ogni "grado" di tendenza sbloccherà dei ricordi diversi, mostrandovi il passato di Nola e, ovviamente, spingendola a fare azioni più focalizzate in una certa direzione (buona o cattiva che sia)... prossimo post tra sette giorni circa!
E ora, citando qualcuno... fight.

• Nola ritiene che il momento giusto per colpire non sia quello, preferendo prendere tempo per studiare meglio la situazione e ritardando quindi il tentativo di assassinio a notte inoltrata, per infiltrarsi quando Azzurra sarà andata a coricarsi. (Scelta 1)

• Nola si muove rapidamente e cerca di sgattaiolare dentro la caserma per fare un agguato non appena le due donne torneranno all'interno, uccidendo eventuali soldati dell'Artiglio che ostacolino il suo piano. (Scelta 2)

• Nola decide di sfruttare la grande varietà etnica dei soldati e infiltrarsi tra di loro usando l'ingresso di servizio, per compiere un tentativo di assassinio in un momento più propizio quella stessa notte. (Scelta 3)

• Nola ritiene che sia saggio effettuare una azione diversiva. Con la criminalità dilagante a Ladeca c'è molta scelta a basso prezzo e in breve tempo. Decide di assoldare un gruppo di teppisti perché lancino dei sassi contro la caserma distraendo tutti quanti in modo da potersi infiltrare nella camera di Azzurra e assassinarla quando vi si recherà per dormire. (Scelta 4)

• Scelta Libera. (Scelta 5)

Tendenza:

Azzurra - ♥
Sheel - ♠

 
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view post Posted on 3/10/2015, 06:44
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Fil Rouge ~ Ventuno Grammi.
Ladeca, Dortan, tempo attuale.

Guardarla dormire, avvolta tra le coperte, mi faceva uno strano effetto. Con gli occhi chiusi e i capelli biondi sparsi per tutto il cuscino, arruffati e pieni di riccioli, sembrava quasi una bambina infagottata amorevolmente dalla madre. Il profilo del suo corpo, decisamente più piccolo e indifeso senza la corazza, si sollevava e abbassava ritmicamente, disteso su un fianco, ben al sicuro dal freddo dell'inverno. Era tranquilla, l'espressione del volto rilassata e pacifica, non si aspettava minimamente la mia visita e questo, in una certa misura, mi sorprese. Credevo avrebbe adottato le giuste contromisure, che mi avrebbe fatta cercare e uccidere per quello che le avevo fatto, invece si era limitata a tornare a casa, lasciandomi andare. Perché lo aveva fatto? Sì, alla Colonia l'avevo colta di sorpresa, ma volendo mi avrebbe facilmente potuta sopraffare invece di limitarsi a strillare di lasciarla andare... in quel viso angelico e addormentato c'era qualcosa che non riuscivo a capire, che continuava a sfuggirmi. Più ci pensavo più sentivo che, in una maniera o nell'altra, quella notte avrei ottenuto le risposte che volevo.
Mi voltai a guardare la camera, immersa nella penombra, con il pugnale stretto tra le mani. Piccola, ma piena di effetti personali, di giocattoli, di regali fatti dai bambini dell'orfanotrofio e piccoli presenti degli amici più cari. A lei piaceva quella vita, fatta di affetto e di riconoscenza, quando volendo si sarebbe potuta unire a tutti i suoi amici nobili e dominare una volta per tutte quel paese squallido e senza spina dorsale. In parte la disprezzavo per questo, per questa sua profonda debolezza nel non volersi mai imporre sugli altri, nel cercare una terza via anche laddove non sarebbe servito. Aveva la libertà tra le mani e si ostinava a marcire in quel posto, in mezzo ad una caserma puzzolente, circondata solo dalle sue false speranze. Ucciderla, in un certo senso, l'avrebbe finalmente privata della responsabilità di prendersi in carica il benessere di un regno che meritava di soccombere su sé stesso.
Io non avevo più la possibilità di scegliere, dovevo solamente obbedire, ma lei... per lei era diverso. Si era volutamente lasciata corrompere dal pensiero perbenista, dalle speranze di un mondo idilliaco e pieno di amore, finendo per diventare solo una povera disperata, l'ombra di quello che avrebbe potuto essere. Perché Sheel la volesse morta, inoltre, era per me un quesito di poco conto: qualsiasi fosse la colpa di Azzurra, in fin dei conti, la morte le avrebbe concesso la pace che meritava.
Avvicinandomi ad un mobile notai una bambola di pezza, imbottita con materiali poveri. Allungai la mano libera per prenderla, mentre un peso insostenibile mi artigliava il cuore, trascinando a fondo tutti quei pensieri orribili.

[ ... ]

Colonia dell'Ystfalda, Catena dell'Erydlyss, tre mesi prima.

« Se spegni la luce arrivano i mostri... »
Nascosta sotto una spessa coperta di lana, lasciando che solo i miei occhi sbucassero all'esterno, guardai Azzurra.
« Nola non ci sono mostri, stai tranquilla. » lei mi sorrise, con quella sua espressione sempre serena e solare, tranquillizzandomi. « Sei al sicuro qui! »
Gonfiò il cuscino dandogli alcuni colpetti con le mani, poi mi fece distendere lentamente sin quando non vi adagiai la testa. Era una sensazione strana quella che mi trasmetteva la sua presenza, come se ogni gesto e ogni piccola attenzione la stesse rivolgendo senza aspettarsi niente in cambio. Per tutta la vita, anche ridotta in quel modo, avevo il ricordo e il sentore che molte poche persone si lasciassero guidare dalla pura e semplice bontà d'animo. Eppure Azzurra, forse nella sua imperante convinzione che il mondo fosse pronto per accettare un così bel pensiero, ci provava con tutte le sue forze.
« Ma Azzurra... » cinguettai, poco convinta, mentre mi rimboccava le coperte. « Stai tranquilla, sei al sicuro qui. »
Mi passò dolcemente una mano sul viso, spostandomi di lato una ciocca di capelli. Dovevo apparirle tremendamente spaventata e timida, ben oltre quanto fosse lecito aspettarsi persino da una bambina, ma la me di quel momento era scampata per miracolo ad una banda di abomini, avere paura era il minimo che potessi provare.
Le afferrai una mano, realmente intenzionata a non farle spegnere la tenue luce della candela.
« Per favore, Nola ha paura del buio... »
Lei sospirò, roteando gli occhi al cielo con fare falsamente scocciato. « Allora è il momento che tu faccia la conoscenza di Sir Cotonello. »
A quelle parole drizzai le orecchie, letteralmente, fissandola curiosamente. « Chi è? » Azzurra si alzò andando a rovistare dentro una grossa valigia da viaggio e, alla fine, ne estrasse una bambola di pezza piuttosto informe. Solo gli occhi di una bambina avrebbero potuto vedere in quella forma così semplice e rozza un bel giocattolo, eppure lei ci riusciva e, per traslato, riusciva a farlo vedere persino a me.
« Tieni. » poggiò il pupazzo accanto al mio cuscino, lasciando che lo trascinassi sotto le coperte pochi istanti dopo. « Lui ti proteggerà se dovessero venire dei mostri, capito? Vero Sir Cotonello, che la difenderete? »
Poi, senza esitare, si improvvisò un'incapace ventriloqua per donar la voce a quell'intrepido difensore.
« Certo! Io sono Sir Cotonello, uccisore di draghi e protettore di principesse! Chi osa disturbare il sonno della mia protetta assaggerà l'acciaio della mia spada! »

Alla fine si lasciò andare ad una breve risatina, a cui fece eco la mia. Era bello vederla in quel modo, quando non era impegnata a discutere con Ramira e Landon dei problemi della Colonia. Azzurra non era fatta per quel mondo, era una persona troppo buona per resistere agli urti che il Dortan le stava lanciando contro e, allo stesso tempo, era troppo sciocca e orgogliosa per tirarsi indietro. Ma a me piaceva che mi dedicasse le giuste attenzioni, che ci fosse sempre per farmi sentire bene. E non parlo solo di comperarmi dolci e raccontarmi le favole, ma di ascoltare quello che avevo da dire. Balbettavo, molte cose che mi uscivano dalle labbra non avevano senso o erano del tutto sbagliate, eppure lei le ascoltava sempre. Non mi diceva mai "hai sbagliato" quando facevo qualcosa di male, ma "perché lo hai fatto?". Voleva insegnarmi a diventare migliore, non costringermi a farlo.

« Ser Colonnello protegge Nola! »
« Sì, credo che anche Colonnello gli piacerà! »
« Certo che mi piace! »
« Appunto. »
Mi fece l'occhiolino, dandomi un'altra carezza sulla testa e preparandosi a soffiare sulla candela. Alla fine soffocò la fiamma e fece per andarsene dalla stanza, ma la fermai nuovamente.

« Azzurra! »
« Si? » si voltò a guardami, socchiudendo gli occhi per scorgermi nell'oscurità. « Va tutto bene? »
« Dormiresti con Nola, stanotte? »
Lei abbassò un attimo lo sguardo, come se ci volesse riflettere un secondo. Temetti di averla offesa, in un primo momento, ma quando rientrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle quasi saltai in piedi dalla gioia. Si infilò sotto le coperte, vicino a me, portandosi via metà del cuscino con una linguaccia. Ridacchiando misi il pupazzo tra me e lei.
« Così se arrivano i mostri, Ser Colonnello difende anche te! »
Sorrise, poi chiuse lentamente gli occhi.

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« Azzurra? »
Nel silenzio della notte, sussurrando, la chiamai nuovamente.
« Sì? »
« Prometti a Nola di non lasciarla mai da sola? »
Si girò verso di me, mettendosi sul fianco. Allungò una mano e mi fece un'altra, leggera, carezza.
« Promesso. »

[ ... ]


Poggiai la bambola dove l'avevo trovata, tornando verso il letto. A quel punto non avevo molto altro a cui pensare: un colpo secco e sarebbe finalmente stata libera. Io avrei adempiuto ai miei ordini e tutto sarebbe tornato alla normalità. Qualcosa mi tratteneva dal farlo, ma l'impulso che mi comandava a seguire il volere di Sheel era più forte. Avrei dovuto oppormi, lo sentivo, ma forse non volevo.
Ad una certa, dal corridoio fuori della stanza, dei rumori attirarono la mia attenzione: dovevo agire entro pochi istanti o mi avrebbero scoperta. Non potevo sacrificare tutto quanto in quella maniera, non quando ero così vicina. Alzai il pugnale pronta a sferrare il colpo mortale...


CITAZIONE
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Ottimo, avete sbloccato un altro ricordo legato ad Azzurra.
A questo punto Nola rivela anche la sua personale incertezza nell'uccidere o meno Azzurra: da una parte sa che la donna è troppo idealista per essere felice e che, forse, nella morte sarà libera dall'onere che si è autoimposta di proteggere un popolo (il Dortan) che a parere di Nola non si merita tanta benevolenza... e quello che Nola stessa prova per Azzurra, che in un certo senso le impedisce di avere le idee eccessivamente chiare in merito.
Anche qui c'è la scelta libera, come vedete le mie scelte sono molto lineari, quindi sentitevi pure liberi di far fare cose a Nola che io non ho previsto, è il bello di questa modalità!
Prossimo post tra sette giorni circa, come al solito.
E ora si entra nella parte bella.


• Nola uccide Azzurra prima di venire scoperta. (Scelta 1)


• Nola si nasconde in camera, sperando di passare inosservata dall'eventuale ronda. (Scelta 2)


• Nola decide di non uccidere Azzurra ma di affrontare la ronda. (Scelta 3)


• Nola decide di non uccidere Azzurra e di fuggire dalla finestra della stanza. (Scelta 4)


• Scelta Libera. (Scelta 5)


Tendenza:

Azzurra - ♥♥♥
Sheel - ♠



Edited by Last Century - 7/10/2015, 18:20
 
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view post Posted on 7/10/2015, 21:14
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Fil Rouge ~ Ventuno Grammi.
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Uccidere una persona è semplice. Non siamo come alcuni animali, dotati di corazze, pelliccia o spessi strati di adipe. Gli uomini e le donne di Theras muoiono facilmente, basta un attacco ben piazzato e la loro esistenza cessa, senza colpo ferire. Nella mia vita ho visto tanto sangue, ho tolto il respiro a donne, uomini, persino bambini qualora il compito lo richiedesse, e non ho mai avuto la minima difficoltà a farlo. Per un'assassina esprimere i propri dubbi nei riguardi dell'omicidio sarebbe come, per un medico, esternare perplessità riguardo alla polmonite. La volontà di fare e la difficoltà di agire sono due cose che nella mia mente erano ben separate: io volevo disperatamente lottare contro l'obbligo che avevo, ma nel farlo provavo una sensazione straordinariamente familiare, perché quella era la mia vita, uccidere o essere uccisa. Ora toccava ad Azzurra fare la stessa fine di tutti gli altri. Non era né speciale né invincibile, e per certi versi la storiella che mi ero raccontata sul liberarla da quel mondo oppressivo e imbastardito aveva fatto breccia nel mio cuore. La guardai ancora qualche istante e, prima che mi rendessi conto di ciò che stavo facendo, la memoria muscolare fece il resto, agendo quasi meccanicamente, con un movimento secco e preciso. La lama trapassò la coperta, la veste da notte e s'insinuò tra le costole, dilaniandole il cuore silenziosamente. Sussultò, ebbe un tremito e aprì gli occhi confusa e fissandomi nell'oscurità, senza neppure riuscire a distinguere il mio volto. Nel giro di pochi attimi smise di respirare e girò gli occhi all'indietro.
Lasciai la presa sul pugnale, abbandonandolo dentro le sue carni, mentre mi distendevo rapidamente sotto al letto per non essere scorta da chiunque stesse arrivando. Lì, immobile nell'oscurità, solamente il debole suono delle gocce di sangue che cadevano dalle coperte sul legno mi teneva compagnia. Ero in preda a emozioni contrastanti, mi sentivo male per quello che avevo fatto, ma allo stesso tempo ero felice e la voce di Sheel non riecheggiava più nella mia testa. Forse Azzurra avrebbe trovato la forza di perdonarmi per quello che le avevo fatto, oppure no, ma cosa poteva importare oramai? Il suo destino era stato quello di morire secondo una volontà superiore di cui io, nella mia assoluta debolezza, non ero altro che il mero strumento. Non riuscivo a capire come potesse essere diventata così importante per me, come l'avessi creduta invincibile, nonostante tutto... se ora, con una lama non più grande di un palmo, le avevo tolto la vita nella sua stessa casa.
Mi distrasse la porta che, aprendosi, rivelò due figure alla flebile luce delle torce del corridoio.

« Shhh, non vedi che dorme!? » sussurrò, una voce maschile.
« Lo vedo perfettamente. » rispose una donna, la cui voce mi era nota. « Ti ho detto che aveva bisogno di dormire, chiudi questa porta. »
« Ma dobbiamo dirglielo Jeanne... »
« Possiamo. » lo bacchettò, lei. « Possiamo dirglielo anche domani. Lasciamola dormire ora. »
« Ma ci credi? » Patrick era palesemente eccitato da qualcosa, lo potevo sentire anche senza guardarlo in volto.
« Quando fai così ho solo paura di quello che verrà fuori. Sul serio dovresti... »

In quel momento richiusero la porta, lasciando che le parole morissero all'esterno, lontane da me.
L'oscurità e la coperte avevano impedito loro di vedere il pugnale ed il sangue, non si erano resi conto di nulla, nessuno l'avrebbe trovata sino all'alba. Io, per quel momento, sarei già stata così distante da Ladeca da non dovermi preoccupare più di niente, se non di tornare da Sheel il prima possibile.
Sgusciai fuori dal mio nascondiglio, tirandomi in ginocchio accanto al letto, e proprio in quel mentre lo sguardo celeste e penetrante di Azzurra si fissò nel mio. Mi si gelò il sangue nelle vene, feci per allontanarmi con un salto, ma lei fu più veloce e mi afferrò l'avambraccio trattenendomelo con tutte le sue forze. Dovetti fare appello a tutto il mio autocontrollo per non urlare, attirandomi decine di soldati addosso, ma prima che potessi reagire in qualsiasi modo una forte luce divampò dal palmo della mano con cui mi teneva stretta, accecandomi per alcuni istanti. Divenne tutto bianco, di un candore accecante, che mi obbligò a chiudere gli occhi per evitare di provare un immenso dolore.
Fu come un calcio alla bocca dello stomaco quello che mi colpì subito dopo. Non era un vero e proprio dolore, ma dentro di me sentivo come se ci fosse qualcosa all'opera, che scavava raschiando ferocemente l'interno della mia stessa esistenza. Non si trattava di qualcosa di normale, né di spiegabile a parole, era come se d'improvviso ogni cosa stesse cambiando di senso, ogni mia azione, ogni mio gesto, assumeva una nuova forma e un nuovo posto all'interno dei miei ricordi. Duecento anni della mia esistenza furono presi e rivoltati, sconvolti, strappati e ricomposti secondo nuovi schermi. Tutte le mie colpe, tutte le mie responsabilità, tornò tutto a galla con una forza e una violenza tali che, se avessi avuto coscienza del mio corpo immerso nella luce, mi sarei messa a urlare a squarciagola. Ma l'urlo uscì muto, come se quella forza che agiva in me assorbisse ogni cosa e, allo stesso tempo, fosse la fonte di ogni mia più piccola essenza. Non so per quanto tempo mi trattenne in quell'incubo, né cosa alterò all'interno di me, ma quando tutto ebbe fine mi ritrovai in ginocchio, con le mani sporche di sangue, al capezzale di Azzurra.
E la voce di Sheel era sparita. Per la prima volta dopo duecento anni, ero di nuovo io.

E avevo appena ucciso la mia unica amica.

[ ... ]

Edhel, Luogo Imprecisato, trenta anni fa.

« Elinos non ha fatto niente, padrona, ti prego! »
In ginocchio, tra le lacrime e con le mani giunte, scongiuravo Sheel di lasciarlo andare.
Lei, impassibile, gli fece passare una corda attorno al collo da un abominio, un disgustoso essere aberrante di cui a stento riuscivo a riconoscere fattezze umanoidi.
« Due secoli e ancora commetti gli stessi errori. »
La voce graffiante e acuta della padrona mi trafisse il cuore come un dardo ghiacciato.
« Sapevi quale sarebbe stato il prezzo! »
Agitò una mano e, nel giro di pochi istanti, il mostro iniziò a girare la corda usando un pezzo di legno come perno. Arrotolando la fune su se stessa, lentamente, la strinse attorno al collo di Elinos che, provato dalle torture e dalle violente percosse, appena riusciva a respirare. Aveva il volto ridotto ad una maschera tumefatta di lividi e sangue. Lei era stata implacabile, lo aveva voluto umiliare, distruggere, obbligandomi a guardare ogni attimo del suo strazio.
« Punisci me, non lui! Ti prego, ti prego, ti prego! »

Tra le lacrime, portandomi le mani ai capelli per strapparmeli in preda alla più atroce delle disperazioni, cercai di muoverla a compassione. Ma non servì a nulla, non potevo far altro che guardare impotente, trattenuta dalle catene e dal mio legame di sangue, dal poter fare qualsiasi cosa.
Quando la corda divenne troppo corta Elinos iniziò ad agitarsi e annaspare. Strabuzzò gli occhi e cercò disperatamente di respirare, ma non ci riuscì. Iniziò a divincolarsi e gemere con tutto il fiato che aveva in corpo, ma dalla bocca uscì solo un grumo di sangue scuro. Gli scoppiarono le vene degli occhi ed il suo ultimo sguardo, rivolto a me, non fu altro che un silenzioso addio. Urlai. Urlai e tirai così forte da strapparmi l'intera ciocca dei capelli che tenevo tra le dita, ma non servì a colmare il dolore che avevo dentro. Era stata colpa mia, mia e solamente mia, la morte dell'uomo che avevo amato per primo nella mia vita.
Davanti al mio sguardo sbarrato e annebbiato dalle lacrime, il boia si avventò sulle carni del mio amato cibandosene come se fosse un maiale appena sgozzato. Davanti a me, senza alcun ritegno, mentre lo sguardo ambrato di Sheel mi scrutava divertito. Le labbra le erano rimaste immobili, ferma nell'espressione severa di una madre delusa, ma gli occhi... trasmettevano tutta la sua crudeltà.

« Credi che a te andrà meglio? » mi si avvicinò, afferrandomi i capelli e tirandomi violentemente la testa all'indietro, così da doverla guardare dal basso. « Ti sbagli di grosso. »
« Uccidimi... ti prego. »
La implorai per l'ennesima volta.
« Farò molto di peggio, ti toglierò tutto quanto, tutto! » tirò ancora più forte i capelli, con rabbia. « Voglio vederti scappare e piangere fino a quando non sarò soddisfatta. »
« Perché?... uccidimi e basta... non voglio più vivere così... »
Avrei dato qualsiasi cosa per potermi tagliare la gola da sola, sul posto, ma la mia padrona aveva fatto in modo che non ci fosse nulla da usare a quel proposito. Non alla portata delle mie catene.
« Perché tu mi appartieni! »

[ ... ]

Ladeca, Dortan, tempo corrente.


Avevo conosciuto Elinos durante un incarico. Non era il mio obiettivo, ovviamente, ma dovendomi infiltrare nella società umana non c'era voluto molto prima che il mio fisico, ammetto affascinante soprattutto agli occhi di uomini comuni e minatori, attirasse la sua attenzione. A differenza degli uomini con cui avevo intrattenuto relazioni precedentemente, quasi tutti uccisi proprio da me poco prima di consumare l'atto sessuale, con lui era stato diverso. Era stata una semplice casualità, un uomo come tanti che incontra una donna in una taverna nei pressi di Lithien. Parliamo, ci conosciamo, iniziamo a vederci. Sapevo che a Sheel non sarebbe andato bene, sapevo che mi avrebbe sgridata se l'avesse scoperto, ma stupidamente mi ero illusa che, pur nell'infinita crudeltà, capisse il mio bisogno di stare con qualcuno nei momenti in cui non agivo in sua vece. Avrei ucciso chiunque, massacrato intere famiglie al suo ordine, ma desideravo passare la mia vita con Elinos. Quello che non capivo, scioccamente, era che non avevo affatto alcun diritto di esprimere un desiderio, di avere una mia volontà, perché io ero null'altro che una serva. E lo ero diventata per mia scelta. Quando Sheel venne a sapere della mia relazione andò su tutte le furie e mi ordinò di ucciderlo, senza mezzi termini, un colpo dritto al cuore durante il sonno e tutto sarebbe finito lì. Ma non trovai il coraggio, cercai di fuggire assieme a lui lungo le montagne, nel tentativo di arrivare in Roesfalda, ma i servi della padrona ci trovarono e catturarono. Quello che successe dopo, nonostante siano passati quasi trent'anni, è ancora vivido nella mia mente, nel mio dolore. Non ho mai avuto nemmeno la possibilità di dire addio a Elinos, non nel modo in cui avrei voluto, perché la mia punizione fu una lunga e forzata reclusione durata decenni.

Per qualche motivo lo avevo dimenticato. Anzi, non per qualche motivo, era stata Sheel a farmelo dimenticare, così come era stata lei a strapparmi la consapevolezza e rendermi un'infante nel delirante desiderio di vedere quanto sarei sopravvissuta in mezzo all'Erydlyss. Qualsiasi cosa mi avesse fatto Azzurra aveva funzionato, mi aveva ridato la mia libertà, aveva reciso il mio legame di sangue con la padrona. Ero di nuovo me stessa.
Ma a quale prezzo?

Il corpo senza vita di Azzurra giaceva avvolto nelle coperte, con una mano che penzolava inerte toccando il pavimento. Aveva gli occhi sbarrati e stavolta non si sarebbe mossa ancora. Sentii d'improvviso la colpa di aver compiuto quel gesto, l'orrore del ricordo e la consapevolezza di aver adempiuto per la seconda volta ad volere di Sheel, condannando a morte la persona che amavo. In preda al dolore e al rimorso, incapace di rendermi conto della gravità di quanto avevo appena fatto, mi gettai su di lei provando a scuoterla per le spalle, accarezzandole il viso. Non si sarebbe risvegliata, non quella volta.
Singhiozzando e chiedendole scusa in continuazione, sussurrando, consapevole che non avrebbe sentito le mie parole, appoggiai la testa sul suo petto, ignorando il sangue e l'odore ferroso e pungente che oramai impregnava la vestaglia bianca e le lenzuola. Tutto quello che riuscivo a pensare, oltre ai singhiozzi e al dolore tremendo, era la vendetta che mi sarei presa su quella puttana di Sheel e dei suoi servi. Avrei fatto in modo che pagasse per ogni goccia di sangue versato, le avrei tagliato la carne pezzo per pezzo, costringendola a vedersi morire giorno dopo giorno.

Alzai la testa, i lunghi capelli argentati erano ora di un amaranto sottile, lordi di sangue.
Forse c'era una speranza per Azzurra. Forse non per me, ma per lei sì.

[ ... ]

Oneiron, Palazzo degli Inganni, Tempo imprecisato.


Azzurra, a piccoli passi, avanzava timidamente lungo un gigantesco e sfarzoso corridoio. Quadri dalle cornici d'oro e colonne tempestate di diamanti la accompagnavano nel suo lento incedere. Indossava un bel vestito turchese, con belle balze lungo tutto l'orlo, e un diadema d'argento che brillava alla luce delle lanterne. Non sapeva come era finita lì, ma sapeva benissimo dove era finita e cosa le era successo: era sprofondata di nuovo nell'Oneiron, o in quello che lei definiva come tale, un passaggio intermedio per le anime, un luogo di transizione. L'ultimo suo barlume di memoria era il freddo della lama di Nola che le trapassava il cuore, poi un gesto, il tentativo di afferrarle la mano, infine una luce bianca, accecante, e il dolore che spariva lasciando il posto a quel luogo surreale.
Se aveva paura? No, no affatto. Era pronta da mesi al giorno in cui Zoikar avrebbe reclamato la sua anima, per servire al suo cospetto anche nell'oltretomba. L'unica che cosa che le sfuggiva era il perché di quel vestito: dove era la sua armatura? Dopo essersi battuta tante volte e aver sconfitto tanti nemici del regno pensava, a ragione, di meritarsi almeno il privilegio di servire nei ranghi del Sovrano, non di fare la dama da compagnia. Ma avrebbe accettato anche quel destino, se così avesse voluto Dio. Oramai il suo tempo era giunto.

Arrivò davanti ad una grossa porta, anche questa ricolma di diamanti e intarsi in oro lavorato. La spinse leggermente, facendola ruotare senza difficoltà sui cardini, sino a rivelare una sala identica, in tutto e per tutto, a quella in cui l'ombra di Rainier li aveva accolti quasi un anno prima, a Ladeca. C'erano anche gli stessi posti, le stesse pietanze, ma nessun ospite a tavola. Nessuno eccezion fatta per il posto occupato da Rainier, dove sua maestà sedeva con in volto una maschera.
Azzurra, senza scomporsi, si sedette al suo posto, con davanti una meravigliosa porzione di cacciagione cucinata a regola d'arte. Si voltò verso il padrone di casa, rivolgendosi con toni cortesi ma con l'aria stanca, di chi oramai desidera solamente trovare pace e riposo.

« Zoikar desidera che io ceni, prima di incontrarlo, ombra? »
Non finse di crederlo il Re che non Perde Mai, lo trattò esattamente come una delle tante ombre, una piccola scaglia di del tutto, ma quello non rispose.
Rimase in silenzio per un lungo istante, infine mosse la testa fissando i suoi occhi, da dietro la maschera, in quelli della bionda.
« Parlerai? Oppure il gioco del silenzio ti aggrada come l'ultima volta? »
La maschera sogghignò e questo, ovviamente, fece incuriosire Azzurra. Non aveva mai visto un'ombra ridere.
« Stai ridendo? »
La creatura portò la mano alla maschera, togliendola dal volto e rivelando dei lineamenti completamente diversi da quelli che si sarebbe aspettata: al di sotto non c'era il viso arrogante e altezzoso di Rainier, ma quello mascolino e spigoloso di un uomo dalla pelle plumbea, con gli occhi quasi bianchi e una lieve peluria che ne velava le guance e il mento.
« Tu non sei un'ombra... » Azzurra sgranò gli occhi, incredula. « ...e non sei nemmeno Zoikar. »
« Chi sei? »

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L'uomo la squadrò, soffermandosi particolarmente sui dettagli del suo delicato volto fanciullesco, poi le rispose con voce profonda.
« Io sono il Signore degli Inganni, Azzurra, e abbiamo qualcosa di cui discutere. »
Affilò un sorriso furbo.
« Bentornata nell'Oneiron. »



CITAZIONE
NOLANEUTRO_zps2g32jdqm
Assassin's Point ♥

Molto molto bene. Molto bravi. Ho scelto di premiare l'assassinio di Azzurra perché le spiegazioni fornite a supporto di queste teoria, oltre a dimostrare un certo interesse narrativo, le ho trovate anche molto calzanti, in particolare per aver colto alcune piccolezze - presenti anche in questo post - che fanno riferimento ad altri eventi e situazioni. Azzurra, a differenza di quanto millantato da taluni nel confronto, non avendo la pelle in amianto, viene facilmente uccisa mentre dorme, specie da una assassina navigata come Nola... ma succede qualcosa di particolare. Prima di morire Azzurra tocca la sua assassina e ne scaturisce un potere, abbastanza grande da recidere i rituali oscuri fatti da Sheel e liberare alcuni ricordi di Nola, oltre che slegarla permanentemente dal suo stato di sudditanza con la suddetta padrona. A questo punto, però, Azzurra è morta e Nola, nel panico, ha un'idea per riportarla in vita. Quale sarà quasta idea, ovviamente, lo deciderete voi. Nel mentre, per chi al tempo c'era, Azzurra è finita in un Oneiron particolare dove qualcuno sta facendo il "verso" alla scenata messa su da Zoikar con Rainier. Chi sarà ma il Signore degli Inganni? E cosa vorrà da Azzurra? ò_ò lo scopriremo solo finendo la quest.
In questa potete letteralmente sbizzarrirvi con la scelta libera, non fatevi influenzare. No Lucious, non puoi proporre il vampirismo.
Il post arriverà tra 7-10 giorni come gli altri, buon lavoro!


• Nola porta il corpo di Azzurra dai sacerdoti di Zoikar. (Scelta 1)

• Nola porta il corpo di Azzurra dai sacerdoti di Yffrie. (Scelta 2)

• Nola porta il corpo di Azzurra in un culto di Loec. (Scelta 3)

• Nola porta il corpo di Azzurra in un culto di Rhelia. (Scelta 4)

• Scelta Libera. (Scelta 5)


Tendenza:

Azzurra - ♥♥♥
Sheel - ♠♠♠♠♠

 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 1/2/2016, 00:06




La quest viene chiusa per assenza del Qm.
Il topic della quest rimarrà aperto per permettere al Qm la conclusione della storia, nel caso volesse.
 
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3 replies since 22/9/2015, 06:45   196 views
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