Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

(Un)told story

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Endymion~
view post Posted on 30/9/2015, 22:16





CITAZIONE
Ahahahaha, sono un cretino che non compila il modulo per la correzione, quindi hasta la vista baby!

In breve, mi riapproprio del mio vecchio pg Arthur Richard Grey che diventa l'alleato di Hyperion, così nessuno può dire nulla se me lo vede usare :D:

Jizz, i'm an asshole!


Erynbaran, confine settentrionale.




A metà tra lo sconfinato cielo plumbeo ed il mare immenso di erba scura che si estendevano oltre l'orizzonte, solo due figure erano ben delineabili: la prima era un immenso albero, vecchio di secoli ma ancora ricoperto da una folta chioma di foglie, mentre l'altro era un uomo appesantito da un pesante bagaglio. Sulle sue spalle, in una sacca creata con dei lunghi teli, attaccata al suo corpo, vi era una donna.
L'albero immobile aspettava con le sue fronde l'uomo, mentre quest'ultimo, con il passo greve e pesante avanzava ad un ritmo costante. Sotto il suo cappello capelli scuri ed unti ondeggiavano mentre la barba incolta, troppo irta, non dondolava. Gli occhi verdi, una volta brillanti come smeraldi pieni di speranza si erano degradati, appassendo come un fiore e scurendosi, lasciando una patina opaca di tristezza.
Arrivato sotto l'albero, una lapide ricoperta per buona parte di muschio lo attendeva. Con calma l'uomo incominciò a sciogliere due nodi, e piano piano far calare la sua passeggera a terra, appoggiandola con grande parsimonia, come se non volesse farle male o farle aprire gli occhi, chiusi dall'intreccio delle lunghe e sottili ciglia nere.
Lì, di fronte ad una tomba ed accanto ad un corpo, l'uomo cadde in ginocchio, con la testa bassa, mentre le lacrime incominciarono a rigargli il volto, cadendo ora dalla punta del naso, ora dal mento, ora dalle sottili labbra. I singhiozzi seguirono quei fiumi in piena, mentre l'uomo si accovacciava sempre di più vicino al suolo, aggrappandosi ora all'erba, ora tirandoci i pugni contro.
Il suo silenzioso lamento durò per poco: il cielo grigio si mosse, e assieme a bianchi lampi che andarono ad incontrare il suolo, le gocce di pioggia iniziarono a scendere a gran numero e a goccioloni, generando uno scroscio tanto intenso da essere assordante in quel posto al confine del nulla. In poco tempo tutto era già bagnato, il suolo, l'erba e la tomba: l'uomo e la donna. Sul volto di Richard le lacrime ora avevano compagnia, come se il cielo non volesse che le sue lacrime fossero le sole a bagnare la terra.
Alzò la testa e guardò verso la donna, avvicinandosi e coprendola con il telo, per poi rendersi conto che ciò fosse inutile. Il suo colorito bluastro e le labbra quasi nere erano un segno più che evidente che Rose, per quanto lui l'avrebbe voluto, non sarebbe tornata indietro. Gattonò poco più in là, finché non poté appoggiare la sua schiena contro la lapide. Strinse con le braccia le ginocchia, e sopra di esse vi mise la faccia, scoppiando nuovamente a piangere. Con una voce rocca ed interrotta dai singhiozzi, dopo un paio di tentativi, riuscì a parlare senza che la voce gli si bloccasse in gola: «Perché?»
Nessuno lo poteva sentire, eppure continuò a rifare la stessa domanda.
«Prima il padre, il primo fra gli uomini ad avermi mostrato gentilezza, ed ora Rose...» la sua voce si assottigliò tanto che rimase bloccata in gola.
Rimase lì per del tempo, immobile, a guardare nel vuoto. Era vuoto. Nessun pensiero a tormentarlo, nessuna emozione a tormentarlo, solo un incommensurabile vuoto, come se non avesse più nulla dentro di sé. Senza fretta si alzò, catatonico, e raccolse la pala, iniziando così a scavare. A ogni pala di terra e ad ogni centimetro più in basso che scavava anche le sue emozioni incominciavano a rimescolarsi dentro di lui. Un tepore caldo lo avvolse dapprima, ma poi scomparve, lasciando che il gelo si impossessasse di lui fin dentro alle ossa. Eppure continuò a scavare. Quella determinazione probabilmente non era nemmeno sua, era solo un dovere al quale sentiva dover adempiere. E così, dopo il freddo un'altra ondata di caldo lo avvolse, ma questa volta non si dissipò. La sua pelle, ora macchiata da diverse scaglie rosse funzionava come una pentola a pressione che tratteneva dentro di sé i bollori ferventi, lasciando fuoriuscire il minimo possibile affinché non esplodesse il tutto.

Senza sforzo alzò la donna, e dopo un lungo abbraccio in cui le lacrime ritornarono a confondersi con la pioggia, le baciò la fronte e la posò con cura nella buca. Una luce intensa illuminò il cadavere, ed in un attimo grandi radici avvolsero il corpo.
Guardò il legno ruvido per un po' di tempo, e poi piano piano rimise a posto la terra. L'aveva seppellita, finalmente, vicino alla tomba del padre. Soffriva nel averlo fatto, ma glielo doveva:sentiva di aver fatto il giusto ad averle ridato la pace che meritava, sebbene così facendo aveva rinunciato alla sua metà di cuore.
Alla fine di tutto quanto, con l'uso di un altro po' di magia l'erba crebbe subito e una nuova pietra tombale sorse accanto a quella di suo padre. Il tempo l'avrebbe corrosa e avrebbe cicatrizzato la ferita di Richard, ma quel giorno era ancora lontano.
Così, la tristezza, la depressione, l'angoscia, la paura e il dolore incominciarono ad amalgamarsi ed unirsi alla rabbia, facendo incendiare l'uomo, che a poco a poco cresceva e mutava sempre di più. Tra le fiamme rosse e blu una coda pensile e due paia di ali si ingrandivano sempre di più, mentre un paio di corna si allungavano verso il ramo più basso di quell'albero.
Ora non poteva più piangere fisicamente, eppure sentiva di dover fare un'ultima cosa, prima di spiccare il volo.

Ruggì, con tutta l'aria che aveva. Ruggì così forte che la pioggia si fermò ed il vento cessò di battere per un istante. Ruggì tanto forte affinché anche l'oltretomba potesse sentirlo.
Finito ciò, colse l'unico frutto rosso che quel albero aveva prodotto dopo aver sentito la voce del drago. Era un regalo per lui, come a voler incoraggiare l'animo a pezzi del drago a continuare il suo percorso.




Edited by Endymion~ - 1/10/2015, 12:37
 
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