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La crociata del traditore ~ La rana e lo scorpione

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Ray~
view post Posted on 25/3/2016, 16:01 by: Ray~
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Raymond Lancaster
crossroads

— la rana e lo scorpione —

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Quante volte devo ripetere che non ne so nulla?
L'elfo intrecciò le dita con aria temporalesca; iniziavo a temere le sue espressioni proprio come sperava che io facessi.
Ma certo, signor Lancaster; io non dubito affatto delle sue parole. — mi disse stiracchiando un sorriso di porcellana. — D'altra parte questo è il mio lavoro, non deve predersela. Lithien è una città antica e civile, e i suoi nemici sono arroganti, dobbiamo tenerne conto; è di fondamentale importanza che qualcuno attenda a soffocarli prima che crescano troppo.
...e in che modo chiedermi la stessa cosa venti volte volte in quattro giorni dovrebbe soffocarli?
Quello schiacciò fra le mani le ultime briciole di pazienza che gli erano rimaste, come un prestigiatore che nasconde ciò che farà sparire con il proprio trucco.
Converrà con me che il suo arrivo a Lithien sia stato... come dire? Ah, sì: inappropriatamente coincidenziale.
...ma non mi dica.
Le sparizioni sono iniziate non appena lei ha messo piede nelle mura, e si sono susseguite con frequenza sempre più incalzante. Spera di vederci ignorare una tale concomitanza di eventi?
Mi ritrovai con la faccia sepolta tra le mani. Gli interrogatori elfici richiedevano pazienza. Una quarantina d'ore di pazienza. Loro avevano tempo per permetterselo, in fondo.
Devo dormire... per favore, mi lasci dormire...
Le mani sotto le cosce.
Gli altri due elfi nella stanza mi afferrarono le braccia e obbedirono per me.
Mi spieghi di nuovo la routine che ha seguito nei giorni seguenti al suo arrivo a Lithien.
La prego, solo un'ora...
Mi spieghi di nuovo la routine che ha seguito nei giorni seguenti al suo arrivo a Lithien.
Basta! — mi divincolai dalla presa degli elfi, alzandomi dalla sedia. Quello non mosse un muscolo. — Gliel'ho già spiegato! Sono stato con Airin alle biblioteche; chiedete a lei, se non mi credete!
Si ricorda quali libri ha letto?
Mi ha già chiesto anche questo! Qualcosa sui draghi... no, cosmologia... senta, i titoli glieli ho dati ore fa! Ora mi lasci andare!
L'elfo sorrise soddisfatto. Fece un cenno ai suoi compagni, che mi afferrarono per le spalle e mi spinsero sulla sedia. A quel punto estrasse un punteruolo da un cassetto della scrivania, si alzò e mi raggiunse.
Che cosa...?
Senza proferire parola, mi strinse una mano e mi affondò la punta dell'utensile nel palmo. Quando il sangue iniziò a sgorgare dalla ferita, prese una boccetta di vetro stretta e lunga e ve lo fece gocciolare all'interno. L'operazione non richiese più di un minuto di tempo, e fu molto meno dolorosa di quanto non mi aspettassi.
Un piccolo medium nel caso in cui le venisse in mente di lasciare la città senza informarci. — mi spiegò. — E non mi guardi così... è libero di andare, ora.

Dodici sparizioni in dieci giorni; non c'era da sorprendersi che le forze dell'ordine di Lithien fossero allarmate. Ma com'era possibile che il caso fosse stato aperto proprio dopo il mio arrivo a Lithien, di tutti i momenti? Persino io avrei dubitato che di quella coincidenza, non fossi stato troppo impegnato a maledirmi per l'improbabile catena di sfortunati eventi che mi aveva accompagnato sino a lì, e che sembrava lungi dal terminare.
In un altro tempo avrei aiutato le forze di Lithien a risolvere quel mistero. Un altro tempo. Un altro Raymond.
Abbandonando il piccolo stabile in cui ero stato interrogato, mi resi conto che non mi importava. Mi avevano fatto troppo male perché decidessi di aiutarli, e avevo già i miei problemi da risolvere. Che continuassero pure a torturarmi, alla ricerca delle risposte che non avevo.
Sarei potuto morire per la mancanza di sonno?
La ferita sulla mano pulsava al ritmo della lugubre risposta. Niente poteva uccidermi, ma non c'era niente per cui valesse la pena vivere; non in quel circo di grotteschi spettacoli per i quali la vita mi aveva spinto a lavorare.
Attraversai l'intera Lithien in meno di un'ora, scivolando sulle caviglie e muovendomi per le strade come la nube di un randagio temporale: la stanchezza e la lunga serie di domande mi avevano reso confuso, goffo e arrabbiato. Benedissi le strade vuote della città, che non potevano lamentarsi dei miei brontolii.
Solo una persona avrebbe potuto tranquillizzarmi, in quel momento.
Raymond!
Aperta la porta dell'appartamento, Airin mi venne incontro e si mise sulle punte dei piedi per gettarmi le braccia al collo, ritirandosi imbarazzata dopo appena un secondo.
Erano due giorni che non ti facevi vedere in biblioteca e io... mh... sono venuta a cercarti qui. Che cos'è successo?
Ero troppo stanco per preoccuparmi di come fosse entrata in casa, ma quel pensiero tolse al suo sorriso il potere di dissipare la mia rabbia. Mi levai il mantello e mi sedetti sulla branda, prendendomi il viso tra le mani.
Chiedilo ai tuoi compatrioti. — sbuffai. — Due giorni fa sono venuti a prelevarmi per un interrogatorio intensivo sulle stesse cose che mi chiedono da quattro giorni, e mi hanno rilasciato solo ora.
Oh, Raymond...
Queste sparizioni non c'entrano nulla con me; l'ho già spiegato decine di volte.
Ti credo, ma non puoi biasimarli per-
Posso, invece! — Airin sobbalzò spaventata. — Sono innocente, e stufo di recitare sempre la parte di quello comprensivo! È tempo che il mondo si risolva a darmi soddisfazione, una volta per tutte, invece di mandarmi incontro altre difficoltà. Ho attraversato mezza Theras per venire qui a Lithien, e che cosa ci ho trovato? Niente! Nemmeno una risposta! Solo freddo, domande e altri problemi! Mi si è rotto il cazzo a essere sempre l'ultimo pedone della scacchiera del destino. — Mi pentii subito di aver lasciato traboccare quel proverbiale vaso: Airin non aveva fatto niente di male e non meritava di essere annegata dai miei sfoghi. — ...Scusami. Tu non c'entri nulla con tutto questo.
Lei non disse nulla, si sedette accanto a me e mi poggiò una mano sulla spalla, incapace di trovare parole di conforto.
Forse era vero che ero stato destinato alla sventura. Forse avevano ragione tutti coloro che mi avevano ripetuto che la mia natura era corrotta e malvagia sin dalla nascita: Aedh, Athelstan, i Corvi di Basiledra, Charles-Étienne Chevalier... persino Zoikar. Ero tallonato da un destino che gli altri mi avevano messo alle spalle, e che non riuscivo a seminare neppure attraversando l'intero continente; lo sentivo stringersi intorno al mio collo e lanciarmi contro sventura dopo sventura, senza pace.
Ritrovai la calma e serrai le mani in un unico pugno, poggiandoci contro la fronte.
Airin, cosa pensi che si intenda con "natura dell'uomo?
L'elfa si staccò da me.
Natura dell'uomo...? Intesa come... l'uomo nello stato di natura?
Intesa come "natura malvagia".
Ci fu una lunga pausa. Le pupille di Airin saettavano da parte a parte a raccogliere le idee.
Sai... nell'Edhel si racconta una favola molto conosciuta che parla di questo argomento; ti va di sentirla?
Feci un cenno affermativo senza guardarla. Mi sarei accontentato di qualsiasi risposta, a quel punto.
Dice più o meno così:

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Lo scorpione doveva attraversare il fiume, così, non sapendo nuotare, chiese aiuto alla rana:
« Per favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull'altra sponda. »
La rana rispose:
« Fossi matta! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi. »
« Per quale motivo dovrei farlo? » incalzò lo scorpione. « Se ti pungo, tu muori e io annego. »
La rana stette un attimo a pensare, e convintasi della sensatezza dell'obiezione dello scorpione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua.
A metà tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena e capì di essere stata punta dallo scorpione. Mentre entrambi stavano per morire, la rana chiese all'insano ospite il perché del folle gesto.

« Perché sono uno scorpione... » rispose lui. « ...è la mia natura. »

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Seguì mezzo minuto di silenzio.
...e finisce così?
Sì.
Ma... non ha senso. — tornai a scaldarmi, senza rendermene conto. Avevo la mente persa fra le nebbie della stanchezza, e le sole voci che la tagliavano sembravano suggerirmi sempre le stesse cosa: "La tua natura è malvagia." e "Un giorno brucerai questo mondo."
Perché lo scorpione avrebbe dovuto pungere la rana?
È proprio questo il-
No. So già cosa vuoi dire, ma nessun essere assennato si comporterebbe mai così; favola o non favola.
È una metafora... significa che quando siamo in difficoltà cediamo alla natura del nostro animo, per quanto ci impegniamo a mascherarla.
Proprio una bella metafora! — mi alzai di scatto. — E chi ha deciso che la natura dello scorpione fosse malvagia, e quella della rana buona? Forse la rana aveva intenzione di farlo cadere in mezzo al fiume, e lui si è soltanto difeso! Forse si era reso conto di essere stato tradito!
Airin si ritirò nelle spalle, come un animale spaventato dalle grida del padrone.
Raymond, è solo una fiaba, non volevo...
Non volevi "cosa"?
Ma... ricorda la tua fede; Il Sovrano non vorrebbe che tu ti agitassi per una cosa del genere, è una stupidaggine...
Oh, pessima, davvero pessima scelta di parole. Il Sovrano non vorrebbe tante cose; men che meno da me!

Qualcuno bussò alla porta, interrompendo bruscamente il litigio.
Il nuovo ospite varcò l'uscio senza nemmeno farsi invitare a entrare.
Signor Lancaster, mi duole disturbarla ancora una volta... — la voce dell'elfo che mi aveva accolto a Lithien e interrogato strisciò sul pavimento, arrampicandosi su di me fino alla gola. — Temo di avere ancora una volta bisogno di lei.
Dovetti fare ricorso a ogni briciola di educazione insegnatami da Aedh per non urlare anche contro di lui. Strinsi le mani contro le guance e chiusi gli occhi, sentendo la testa che mi girava senza sosta.
Cosa c'è ancora...?
Pare che la sua persona sia in effetti al centro di un curioso turbinio di coincidenze...

...conosce, per caso, questa ragazza?

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Una quarta figura venne fatta entrare nella stanza.
Era una ragazza giovane, quasi una bambina, dall'aspetto denutrito e affilata come un fuso. Aveva lunghi capelli rossi che le toccavano le spalle e si stringeva fra le vesti tremando convulsamente. Non potei fare a meno di notare due dettagli della sua persona: le pupille verticali, immerse in un'iride dorata, e le piccole scaglie brune alla base del collo, sulle braccia e sulle mani. Se "Storia e Cultura dei draghi: gli antichi dèi di Theras" non mentiva, avevo di fronte a me un raro esemplare di mezzo drago.
La bambina teneva la bocca serrata e sembrava a malapena in grado di reggersi in piedi; tuttavia nei suoi occhi non vi era la minima ombra di paura. In effetti... non vi era nulla. Era come guardare due stagni d'oro privi di vita, dimenticati nel fondo di una palude.
Questa signorina è appena arrivata alle porte di Lithien in condizioni a dir poco pietose. — continuò l'elfo. — Pare che sia in viaggio da giorni, a piedi, e che non mangi da altrettanto tempo. Inoltre sembra che qualcuno di recente le abbia tagliato la lingua a metà, in modo che sembri quella di un serpente.
Rabbrividii a quel pensiero, e Airin si portò le mani alla bocca.
Farla parlare in queste condizioni sarebbe una crudeltà, ma sono riuscito comunque a strapparle due parole, prima che si chiudesse nel suo silenzio:

"il drago nero."
Rimasi impassibile. Era un'altra sfortunata coincidenza?
Ero certo di non aver mai visto quella ragazza prima d'allora, ma non potevo sapere se lei conoscesse me... eppure un mezzo drago non sarebbe passato inosservato nel Dortan.
Mi ritrovai a fissarla in modo clinico e la scoprii a studiarmi allo stesso modo. Nel suo sguardo non vi erano richieste d'aiuto; semmai, la muta rassegnazione ad affrontare tutto ciò che il destino le avrebbe mandato contro. Era uno sguardo che conoscevo bene, poiché l'avevo condiviso.
Avevo aperto la bocca per rispondere all'elfo, ma il fiume di parole che fino a quel momento era uscito incontrollato dalle mie labbra si fermò. Parlare divenne un'azione meccanica... ragionata. Dovetti pensare che stavo rifiutando di conoscere quella ragazza, e che così facendo l'avrei destinata ad altre ore di interrogatorio, se non all'esilio. E lei di certo non godeva della mia stessa sfortunata immortalità.
Nella salda solidità della sua figura, colsi un cenno d'intesa che nient'altro era in grado di trasmettermi.
Lei era come me.

E come a conferma di quel pensiero, parlò. La sua voce era confusa e impastata dalla mutilazione alla lingua, che divenne visibile a tutti.
Sì, è lui.
Una menzogna. Ma una menzogna alla quale avevo dato credito senza affermare di non conoscerla. L'elfo alzò lo sguardo verso di me con aria interrogativa e io gli risposi con un cenno d'assenso. Se non altro, era l'occasione buona di liberarsi di tutti gli ospiti indesiderati.
Potreste lasciarci soli? — chiesi, abbassando lo sguardo. — Anche tu, Airin.
L'elfa si alzò di scatto dalla branda e annuì con foga, regalando un'occhiata di confuso sospetto alla nuova ospite. L'elfo inquisitore si limitò a sorridere.
La lascio alle sue cure, allora. Anche se spero si renda conto di come ciò non faccia altro che aumentare le responsabilità a suo carico.

Quando uscirono sbattei la porta dietro di loro; nell'abitazione rimanemmo solo io e la bambina.
La fissai per un intero minuto, riaprii la porta per accertarmi che i due elfi si fossero allontanati, poi presi la coperta dalla branda e gliela lanciai.
Scaldati. Qualunque cosa tu abbia intenzione di fare, dovrai prima riprenderti. — quindi mi girai verso il cucino e preparai una pentola. — Ho un trancio di cervo da bollire, spero che non ti dispiaccia. Sono quaranta ore che non mangio.
...Ciquantadue.
Sorrisi. La sentii sedersi sulla branda e avvolgersi nella coperta.
Come ti chiami?
Lyzari. Il drago nero.
Mi voltai verso di lei, incuriosito da quella coincidenza.
Io sono Raymond Lancaster.


il drago nero.



Edited by Ray~ - 26/3/2016, 09:10
 
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