Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Rou ~ Geboorte

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view post Posted on 22/11/2015, 11:38
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Rou ~ Geboorte

Il ferro raschiava con secchi rumori metallici.
Ogni volta che il coltello passava sul metallo duro, questo provocava una scintilla di fuoco giallo e rimbrottava di un rumore secco. Un lamento di lame che si disegnava nel vento come un grido di dolore e - al tempo stesso - di ardimento. Come se stesse patendo la lama e, insieme, fosse cosciente di patirla per il bene della guerra.
Sembrava ringhiare, a tratti, al pari di un guerriero valoroso che viene marchiato a fuoco prima del suo scontro più temibile.
Soffrire per la guerra. Soffrire per la gloria.

Bara-katal fissava il suo lavoro con rispetto.
Quella che un tempo era una maschera cerimoniale, con denti aguzzi e muso ferale, ora diveniva qualcos'altro.
Un tempo non si sarebbe mai lasciato andare a una simile offesa. Non avrebbe mai lavorato una reliquia al pari di una comune spada, lambendola con un acciarino indegno di cambiarne aspetto, funzione e sacralità.
Ora, però, aveva capito.
Aveva compreso la sua funzione e se da quel lamento sordo avrebbe dovuto ricavarne agio e profitto, l'avrebbe fatto nel migliore dei modi.
All'ennesimo rumore secco, il coltello gli scivolò lungo il bordo della maschera, finendo per tagliargli il pollice dell'altra mano.

Non disse nulla, l'orco.
Rimase a fissare il sangue gocciolare lungo l'attaccatura della mano e, poi, sul terreno. Fissò la ferita riempirsi di un rosso scuro, poi sporcarsi di terriccio e - infine - ritornare niente. Squadrò i lembi della sua carne ricongiungersi con incredibile rapidità, tornare a serrarsi come fossero pelle nuda. Guardò il sangue rientrare nel suo corpo e il rigolo rosso scivolare verso il terreno, scomparendo dalla sua mano.
Vide la ferita guarire e il suo corpo ritornare immacolato.

« È incredibile » disse qualcuno, alle sue spalle.
Era Geeste, che lo fissava con sospetto. Qualcosa era cambiato dopo la battaglia contro le due Sorelle e il piccolo orco se n'era reso conto. Lo sguardo di Bara-katal sembrava più fiero e rabbioso, risoluto - in un certo senso. Ma anche il suo aspetto; aveva tagliato parte dei capelli neri, fino a lasciarsi una specie di criniera che gli scendeva fino alla schiena. Era più muscoloso, più scolpito, come se la gioventù avesse deciso di manifestarsi nuovamente sulla carne vecchia e stanca dell'antico Bara-katal. Come se l'orco prossimo alla morte stesse rivivendo una seconda pubertà e fosse pronto per divenire un guerriero.
Di nuovo.

« Parlerai mai di quello che è successo, amico mio? » Chiese Geeste, sedendosi al suo fianco.
Bara-katal alzò gli occhi al cielo, pensieroso. « Cosa siamo noi, Geeste? » Ribatté con un'altra domanda.
« Eretici? » Rispose d'istinto Geeste. « Reietti? »
Bara-katal lo squadrò per un momento, lasciando che un lungo silenzio si interponesse tra i due.
« Reietti di cosa? » Aggiunse il pelleverde, secco. « I pelleverde sono ormai un popolo debole, in fuga. »
« Noi siamo l'ultimo baluardo che separa la nostra razza dall'oblio. »
Poi lo fissò, intensamente. « Dunque, di cosa dovremmo vergognarci? »

Geeste sospirò vigorosamente.
Non avevano più preso l'argomento; avevano messo insieme un esercito di rinnegati senza darsi troppe spiegazioni.
Ora, però, qualcosa era cambiato. L'orgoglio aveva fatto di quel manipolo di mercenari senza gloria l'unico esempio di resistenza che i pelleverde potessero vantare. Ove le altre tribù si erano sottomesse, erano fuggite e si erano nascoste, infatti, loro avevano resistito, avevano combattuto e - ora - avrebbero marciato ancora verso la vittoria.

« Il Grande Gioco ha fallito, Geeste » ribatté Bara-katal, severo. « In un mondo che manca di lealtà, onore e rispetto, la nostra etica ci ha resi facili bersagli dell'altrui immoralità. »
« Ci hanno usati, scacciati e schiacciati, con la coscienza della nostra ingenuità, fragilità e del nostro buonsenso. » Lo fissò ancora, iroso. « Sono loro i mostri, non noi. »

Poi fissò la maschera tra le sue mani, o meglio quello che ne rimaneva.
« L'altro giorno il Grande Spirito mi ha parlato » disse, gelido. « Mentre ero a un passo dalla morte, il Grande Spirito mi ha esortato a prendere la reliquia e a usarla contro il nemico. »
« Mi ha reso forte, mi ha dato la potenza di cui avevo bisogno per combatterla. »
Poi sospirò rumorosamente. « Forse, avevo solo bisogno di sentirmelo dire. »

Geeste fissò giù verso la vallata. Vide gli sciamani esercitarsi tra loro nelle arti magiche. Anche loro usavano le reliquie da anni e - per questo - erano stati perseguitati dai pelleverde come i più terribili degli eretici. Ora li fissava mentre manipolavano fiammate di fuoco, lampi di luce e turbini violenti. Usavano la magia al loro servizio e di questo avevano giovato tutti, nell'ultima battaglia.
Anche se fosse, ormai non sarebbero più potuti tornare indietro.
« Il Grande Gioco è finito » ammise Geeste. « Hai ragione tu, amico mio. »
Bara-katal sorrise, per la prima volta. Diede l'ultimo colpo secco alla reliquia che teneva tra le mani e l'ultimo pezzo di metallo scivolò lontano, verso la vallata.
Poi la tirò su, mostrandola ai riflessi del cielo. Ciò che era un tempo una maschera, infatti, adesso risplendeva negli occhi del pelleverde di una nuova luce, con una nuova forma e una nuova forza.
Era un coltello da caccia, intagliato e lavorato finemente. Pronto per la battaglia.

« E ora? » Chiese Geeste, placido.
Bara-katal sorrise ancora. « Ora, amico mio... »
« ...ora si va in guerra. »

geboorte


Le truppe sotto di loro udirono i richiami delle trombe e si posero in schieramento, marciando verso l'orizzonte.
« Vuoi farla pagare a quella Rekla? » Chiese Geeste.
« A lei e a tutti coloro che ci hanno tradito negli ultimi anni » chiosò Bara-katal, con un ruggito.
« Umani, demoni, elfi... » elencò, freddo. « Finanche Pelleverde... »
« Tutti soccomberanno dinanzi ai Seguaci del Grande Spirito » sentenziò, secco.
« Cadranno... uno a uno. »

 
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