Hooglans - Campo Sconosciuto
«The Ogre side of the war»
L'aria è carica degli odori più disparati. Carne arrostita, strani incensi dagli odori più insoliti, polveri metalliche tipiche di una forgia. Le mie dita si stringono attorno a qualcosa di morbido, una coperta fatta di pelliccia che mi avvolge interamente con fare amorevole e protettivo. Intorno a me suoni misti, chiacchiere in una lingua che non comprendo, magli che cozzano ritmicamente sul metallo arroventato e il piacevole scoppiettare dei fuochi da campo. Indosso non ho niente, cosa che mi lascia sorpresa e inizialmente anche un po perplessa. ora che ci penso... dove sono finita? Meglio ancora, dove stavo andando? Ero partita da Tannach, diretto a Nord con una carovana di coloni. Abbiamo superato il deserto con l'aiuto di alcuni Beduin e... e poi... hmmm... niente. Certo che è strano, non ho mai avuto problemi a ricordare qualcosa, a meno che certo non mi sia scordata di aver dimenticato! Non ci avevo mai pensato ad un'eventualità del genere. Apro chi occhi quel tanto che basta per scrutare i miei dintorni, osservando quelli che sembrano essere gli interni di una tenda. Interamente fatta di cuoio trattato, anche se non sembra essere pelle di mucca. La struttura ha uno stile ben lontano dalle geometriche tende umane, mostrando invece una composizione arrangiata, ma comunque ben strutturata nella sua utilità. E ci sono ben poche creature che usano un simile stile nel costruire le loro case. Mi basta muovere lo sguardo ai piedi del mio letto per notarlo, seduto su uno sgabello appena capace di reggerne la mole. La pelle verde come una lattuga, una stazza capace di far sentire il più forte dei cavalieri come un bambino, l'ossatura del viso squadrata e spigolosa come le mura di un castello. Due grosse zanne spuntano dal labbro inferiore, mentre gli occhi rossi come il sangue sono fissi su di me. Probabilmente stava aspettando che mi svegliassi, il motivo di ciò però non so davvero dirlo.
« Bonjour... » Il mastodontico orco non si scompone minimamente alle mie parole, semplicemente annuisce quel tanto necessario per farmi capire che ha capito. « ...dove sono? »
« In campo di Bara-Katal, capo dei senza clan. » La mano destra dell'orco scorre vicino al letto, afferrando un piccolo sacchetto di pelle, passandolo col meglio del suo garbo verso di me. « Trovato te sotto carro razziato, corpo freddo come ghiaccio di nord. Spiriti aiuta te, ora tu bene. Mangia. »
Indica il sacchetto stretto tra le mie mani, dall'interno un forte odore misto di sale e carne semi-cruda. Un piatto tipico per una tribù nomade, sostanzioso e facile da mantenere nel tempo. Carne secca di capra o pecora, dipende da quali punti la tribù è solita passare durante i suoi viaggi. Rossa e dura, appetitosa alla vista e ancora intrisa di sangue. Senza fare troppi complimenti affondo i denti sul mio pasto, consumandolo con calma e gustandomi ogni boccone. la maggior parte delle persone tende a schifare questo genere di pasti, ma fosse per me ne avrei almeno una porzione al giorno. Per un attimo mi era sembrato di vedere un sorriso ammiccante palesarsi sul volto duro dell'orco, ma se l'ha fatto allora si è rapidamente corretto per non farsi notare. Ed ora che ci penso, perché mai ha deciso di salvarmi? Certo gli orchi non sono i mostri che la gente si immagina, ma un simile trattamento riservato ad un umano? A meno che... uno dei loro sciamani non sia riuscito a riconoscere qualcosa in me? No no, piuttosto improbabile, la mia gente non si è mai interessata particolarmente alle tribù pelleverde se non per scopi puramente accademici.
« Mi hai... salvata? Perché? » Finisco l'ultimo pezzo di carne secca, porgendo il sacchetto vuoto verso l'orco. Lo afferra con estrema calma, appoggiandolo su una roccia levigata li vicino. « Ah, te ne sono grata, davvero! Solo non mi è mai capitata di essere salvata da un orco? »
« Cuore di pelleverde duro, ma cuore sempre li. Morte innocente non piace agli spiriti. » Con quella frase l'orco si alza dal piccolo sgabello, scostando i lembi della tenda per uscire, lanciandomi un'ultima occhiata. « Riposa un poco, corpo ancora freddo. Vestiti su roccia. »
Ho aspettato un po, crogiolandomi nel tepore delle morbide coperte prima di osare fuori dal giaciglio, indossando i miei vestiti ed avventurandomi all'esterno della tenda. Il campo è semplicemente... immenso. Normalmente una tribù di orchi non conta più di un centinaio di orchi, ma questo... saranno almeno due o tre centinaia! Tutti dediti a svolgere il proprio compito, come tante formiche laboriose che lavorano comunemente per il bene della propria colonia. Fabbri e falegnami, cacciatori e allevatori, pelleverde di ogni etnia e provenienza che svolgono il proprio compito senza litigio o disappunto alcuno. ha un che di divertente pensare che i civilizzati e diplomatici umani, invece, spendano la maggior parte del loro tempo a litigare persino con il proprio vicino. Certo la loro cultura è piuttosto primitiva, se paragonata a quella umana o elfica. Però il culto degli spiriti elementali e dei guardiani delle foreste ha un che di sorprendente, quasi mistico nei loro curiosi rituali. Qualche orco o ogre mi lancia una rapida occhiata,. borbottando qualcosa nella loro lingua madre prima di ritornare al suo compito. Ed è solo quando inizio a chiedere in giro che cosa sia la causa di tutto quel trambusto, che scopro la vera situazione di quegli strani orchi. Sono in guerra, non tra di loro ma con un uomo che brandisce poteri oscuri e terribili, stranamente interessato a mietere vittime su vittime tra le tribù pelleverde. Cosa sarà, vendetta? Semplice crudeltà? La cosa certo non mi va a genio, ragion per cui devo trovare un modo per aiutare in questo piccolo conflitto, prima di procedere a nord.
[...]
Mi piace agire di soppiatto, scivolare tra le ombre e osservare il mio nemico in tutte le sue piccole sfaccettature. Il modo d'agire, le piccole chiacchiere da campo, il continuo e casuale vivere in una tesa situazione quale è la guerra. Impari ad osservare il nemico per quello che non è, vai oltre le barriere imposte dal conflitto ed impari ad apprezzare la sua umanità, la sua semplicità. Se lo osservi abbastanza a lungo, cominci persino a capire che tu e il nemico siete quasi identici. Ma per gli orchi è diverso, questo loro già lo sanno! Per loro la guerra è letteralmente un gioco, con le sue regole e i suoi piccoli pregi. Questa, per lo meno, è la regola generale. Qui la cosa è diversa, non è più un gioco, nemmeno per loro. Questo nemico ha continuato a mietere vittime su vittime tra le montagne, dedicandosi esclusivamente agli accampamenti dei pelleverde. Inoltre c'è la storia dei poteri oscuri, qualcosa che all'inizio avevo correlato a semplici superstizioni spirituali. Eppure, nel semplice avvicinarmi all'accampamento, ho percepito qualcosa di spiacevole. L'aria era insolitamente pesante, carica del fetido olezzo di putrefazione e decadimento comuni su un campo di battaglia. Un po forti, ma in fondo posso accusare solo il mio acuto olfatto per questo. Bara-Katal non è come la maggior parte dei pelleverde, cosa facile da capire considerata la compagnia che si porta dietro e le tattiche tutt'altro che onorevoli usate per far guerra ai suoi nemici. Un orco senza un clan che ha sfidato le leggi del suo popolo per il bene della sua stessa specie. Oh, giusto, c'è anche la mia demonietta preferita qui con me! Coincidenza, o volontà del fato? Beh, magari a battaglia finita potrò parlarle un pochino, cercare di risolvere la situazione così tesa tra noi due. L'altra, invece, è semplicemente adorabile. Non so nemmeno come si chiami ma-... guardala, come vorrei poter afferrare quelle lunghe orecchie e stropicciarle tra le mie mani. Devono essere morbidissime... e chissà, magari ha anche una piccola coda cotonata nascosta nei pantaloni! Comunque, adesso bisogna trovare un modo per infilarsi nel loro campo e tagliare la testa al toro. Spero solo non sia un ragno, quello è in grado di muoversi anche senza testa. Siamo posizionati sul lato del campo meno sorvegliato, l'unica pattuglia è composta da un paio di mercenari ed un'accoppiata di... cani bradi? No, siamo troppo a sud per quelli, anche se la taglia sembra proprio quella. Non so cosa dire in merito alla coniglietta senza nome, ma Ririchiyo non è il genere di persona capace di agire da diversivo, se le cose si mettessero male probabilmente se la darebbe a gambe levate.
« Va bene, ci penso io a distrarre quei cattivoni. Appena si concentrano su di me voi entrate, vi raggiungerò il prima possibile. » Mi rivolgo alle due con voce briosa, in fondo non dovrei avere grossi problemi anche se la situazione volgesse al peggio. « Bene, alllora vado. »
Mi sposto quel tanto che basta per far muovere con semplicità le mie partner, preparandomi per la mia piccola recita. Sguardo sconfortato, le gambe che fanno per cedere ad ogni passo di quella spericolata corsa fuori dalla boscaglia, verso i miei nobili salvatori. Da li un atto che viene con grande naturalezza, uno struggente racconto su come i perfidi pelleverde avessero catturato me e la mia famiglia, intenzionati a venderci come schiavi al miglior offerente prima che una guardia distratta mi permettesse un'occasione per scappare da quell'inferno fatto di rozzi barbari e strambi sciamani. Solo adesso mi accorgo che quel puzzo stantio, quell'aria satura di decadimento, sembra essere così vicina dal farmi venire in mente le vecchie cripte usate dai negromanti per creare i propri servi. Davvero stupido da parte mia non accorgermi subito della realtà dei fatti, considerare con tale sufficienza le voci nel campo dei Pelleverde. Non-Morti, talmente deboli da non poter essere nemmeno considerati Ghoul. Se non altro, però, si spiega come mai questo esercito sia riuscito a rimanere nelle Hooglans per così tanto tempo pur non essendo virtualmente in grado di aver accesso a grandi quantità di cibo e vettovaglie di sorta. Instancabili, priva di rimorso e volontà, le truppe ideali per qualsivoglia conquistatore privo di scrupoli. Normalmente un necromante non è in grado di controllare un numero di servi talmente vasto da solo, perché se lo fosse allora potremmo benissimo affrontare un nemico al di là delle nostre possibilità. Oh, giusto, sono anche sotto attacco. L'unico considerevole vantaggio è la scarsa forza dei miei avversari. Gli zombie sono troppo lenti e impacciati per costituire una seria minaccia, i cani invece anche se veloci sono talmente affamati dall'attaccare con fare prevedibile e disperato.
« Sacré bleu, quanta scortesia! » Fortuna che hanno le capacità tattiche di un pollo, non si prendono nemmeno la briga di circondarmi. Scartare i cani in velocità è una passeggiata, rotolare sotto le gambe di uno degli zombie anche di più. « Adieu! »
Combattere i Non-Morti non è difficile come molti immaginano, bisogna solo sapere dove colpire e con che forza piazzare l'attacco. Bisogna innanzitutto disabilitare le loro capacità motorie, cosa per nulla semplice se li si paragona ad un vivente qualsiasi. Danneggiare o recidere un tendine non è sufficiente, bisogna necessariamente ledere buona parte dell'arto sino a tranciarla. Però c'è un vantaggio, i non-morti di bassa lega come Zombie, Scheletri, Ghoul e quant'altro non dispongono di grandi capacità sensoriali. Ed ingannare i sensi è una cosa che mi riesce benissimo. Tempo di voltarsi e tutto ciò che trovano è il nulla più totale, si guardano intorno con fare confuso alla disperata ricerca dell'intruso, ma senza successo alcuno. Adesso è solo questione di secondi prima che uno dei due segua i suoi semplici ordini e si diriga a dare l'allarme, ragion per cui dovrò essere rapida e decisa nel chiudere questa partita in una sola mano. Dalla mia cosa ho? Una pistola di prim'ordine, una buona conoscenza dell'anatomia dei miei nemici e... corvi. Attirati qui dalla battaglia, pronti a saziarsi delle carni dei caduti non appena la battaglia volgerà al termine. Affamati, feroci, desiderosi di succulenta carne da sgranocchiare sotto i loro becchi. Basta uno semplice sforzo di volontà per attirare la loro attenzione ed eccoli, si lanciano in picchiata contro i due cadaveri deambulanti, cavando i loro occhi con decisione mentre questi semplicemente spariscono in un nugolo di piume nere. Forse lasceranno le ossa, o magari si porteranno via anche quelle? I cani dal canto loro sono inferociti come mai, si scagliano contro i corvi cercando di morsicarne qualcuno, soddisfare il loro malsano appetito. Ingerisco la caramella, sfruttando quella semplice baraonda per cogliere i due segugi alla sprovvista. Il primo cade subito, affondo l'intero avambraccio nella sua gola per recidergli entrambe le carotidi, lasciandolo ad una rapida morte per dissanguamento. Il secondo, invece, si volta istintivamente verso il compagno caduto, ringhiando ferocemente dove immagina possa trovarsi il suo nemico. Le zampe posteriori si flettono, lo sguardo fisso verso la sua preda invisibile, si prepara a spiccare un salto rivolto verso di me. Metto mano alla pistola e aspetto, aspetto quel leggero scatto che anticipa il balzo, ed arriva puntuale. Scarto sulla destra, il corpo scarno del mastino mi passa di fianco mentre la pistola rilascia un singolo colpo silente, dritto al cuore. Il cane stramazza al suolo, ed i corvi vanno a ghermire le sue carni. Nel frattempo i due cadaveri si agitano, scalciano e deambulano per scansare i miei famelici amici piumati, invano. L'unica cosa che posso fare per loro e strappargli la testa con un colpo netto, mettere fine alla loro maledizione e garantire la pace eterna alla loro anima.
« Bene, voi restate a banchettare qui. » La maggior parte dei corvi sembrano disdegnare la pessima qualità della carne decomposta, preferendo invece la poca ma succosa carne di mastino. « Io vado a cercare le altre, spero solo non si siano cacciate nei guai! »
Trovarle non fu affatto semplice, c'era una flebile traccia simile all'aroma che i funghi di profondità sono soliti emanare, rilasciato dalla fredda coniglietta. Però in mezzo a tutta quella puzza non era affatto semplice riuscire a tenere una chiara traccia del loro odore. Fortunatamente non sono andate troppo in profondità all'interno del campo, infatti sono ben nascoste dietro una delle tende, probabilmente aspettando che Bara-Katal faccia la sua mossa. Grazie all'incantesimo di invisibilità e la mia ferina agilità raggiungerle è fin troppo facile, ed in fondo ho persino distratto quei brutti zombie, mi merito una piccola ricompensa. Mi avvicino di soppiatto alle spalle della capretta, avvinghiando le braccia intorno al suo busto, poggiando delicatamente il capo sulla sua spalla sinistra. Le mie parole un semplice sussurro, espresso con tono comicamente sensuale.
« Scusate per l'attesa, a quanto pare il nostro cattivone è un necromante. » Faccio scorrere gli occhi verso la figura della coniglietta, soffermandomi brevemente sulle sue lunghe orecchie. « I morti sono avversari ostici, bisogna fare molta attenzione. Cercate di decapitarli, quello è il modo più rapido per disabilitarli. »
Non appena ci ricongiungeremo con la squadra di Bara-Katal dovrò informare anche loro in merito all'entità del nemico, all'effettiva pericolosità di ciò che stiamo per affrontare. Ultimamente la Necromanzia, o come la chiamano qui la "magia del sangue" sembra essere divenuta cosa comune tra alcune associazioni dell'Akeran. Una in particolare sembra farne uso ben più delle altre, mi chiedo se non ci siano loro in mezzo a questo attacco mirato. Chissà, forse ci siamo infilati in una catacomba solo per trovare un nido di vipere.