Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Fetiales; Il quarto Ahriman

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Liath
view post Posted on 11/12/2015, 21:11







Adrian fuggì verso la luce violenta degli incendi che illuminava a malapena quella tenebra fittizia. Doveva cercare Ramius, convincerlo a scappare. L'accampamento era perduto, non avevano speranza di vincere contro quell'incubo.
Perché fuggire, se potresti essere tu a comandarli? Grazie a me il tuo potere può crescere ancora, e non solo in questo piano dell'esistenza.
Il giovane si arrestò di scatto, gli occhi sbarrati. Alla sua destra una tenda in fiamme proiettava bagliori sanguigni sui cadaveri che lo circondavano, ma stranamente solo i morti sembravano fargli compagnia in quel lato dell'accampamento.
« Chi sei? »
Le fiamme baluginarono e crebbero, emanando un calore quasi insopportabile che lo fece indietreggiare. Poi si rimodellarono fino a formare un abbozzo di volto e un corpo dall'aspetto concreto ma in continuo mutamento. L'essere gli sorrise benevolmente, e parlò:
Sono ciò per cui stanno combattendo, Adrian. Io sono uno degli Antichi Poteri di Theras. Fui intrappolato in vestigia mortali, e ora che finalmente sono riuscito a liberarmi sono ormai morente.

Una lingua di fuoco guizzò quasi a lambire le sue guance. Gli occhi della misteriosa entità rilucevano come soli, talmente forti da costringerlo a socchiudere le palpebre.
Io sono Luce. Stanno soffocando le mie ceneri, ma non morirò invano. Tu avrai il mio lascito, Adrian, e mi vendicherai.
Perché si rivolgeva proprio a lui? Seppur annebbiata dalla paura, la sua mente gli diceva che c'era qualcosa di sbagliato in quello che stava accadendo. Ma tutto si stava facendo sempre più ovattato. La notte sembrava starsi rischiarando, e le urla erano sempre più lontane.
Tu hai il diritto di avere il mio potere, Adrian. É dalla tua nascita che veglio su di te, ti ho osservato crescere e ho visto la tua forza splendere sempre più fulgidamente. Ma ora sei pronto, finalmente.
L'affetto e la fiducia che trapelavano dai gesti e dalla voce dell'essere lo turbarono, ma allo stesso tempo gli fecero provare uno strano empito di gioia, e sentì di ricambiare quei sentimenti. Qualcosa di istintivo gli diceva che era vero, che doveva ricambiare la fiducia che gli era stata concessa. Mosse un passo verso la fiamma che si gonfiò e crebbe, rendendo il calore quasi insopportabile.
Accettami in te. Lascia che io gui-
Improvvisamente il fuoco sembrò rattrappirsi, e un lampo oscuro attraversò l'aria dove poco prima si trovava l'elementale.
L'entità di fuoco rimase immobilizzata, come interdetta da quell'intrusione; fece per riprendere a parlare quando una seconda figura - che stavolta Adrian riconobbe essere un destriero composto di pura oscurità - comparve dal nulla e balzò verso il giovane, che si fece scudo con le braccia. Si lasciò sfuggire un'esclamazione di sorpresa quando il cavallo lo attraversò senza toccarlo, esplodendo in una nuvola di fumo e tornando a riaggregarsi una volta oltrepassatolo.
Al giovane sembrò come se una cortina di fumo fosse stata temporaneamente spazzata via da una folata di vento, e la sua mente aveva riacquisito una lucidità parziale. Qualcuno lo stava manipolando.
Levò la destra e iniziò a tracciare un sigillo di protezione a mezz'aria. I glifi si sovrapposero, creando un complesso disegno ben chiaro nella sua mente.
Non ne hai bisogno. Accetta il mio potere e sarai immortale a ogni minaccia terrena, Adrian.
Ma la mano proseguì nell'opera, il mago fece del suo meglio per ignorarelo. La figura di fiamma si gonfiò di nuovo, assumendo toni che virarono dal porpora al viola intenso.
Ascoltami Adrian, ascolta... quello... che...
La voce iniziò a distorcersi, diventando più profonda, e il corpo prese a pulsare sempre più rapidamente e divenne sempre meno nitido, come una figura fuori fuoco. Con un ultimo gesto secco, Adrian chiuse il sigillo e l'elementale scomparve del tutto, lasciandolo solo.

Perché lo hai fatto? Sei un folle a rifiutare la mia offerta!
L'incanto non era abbastanza potente da schermarlo completamente dall'influenza esterna, ma almeno aveva dissipato quella cortina che avevo offuscato i suoi sensi. Ora le urla riempivano di nuovo la notte, insieme ai bagliori sinistri delle fiamme. Si guardò intorno, cercando di orientarsi. La yurta di Ramius era esattamente dalla parte opposta dell'accampamento, avrebbe dovuto attraversarlo tutto per raggiungerla, e comunque era improbabile che il vecchio mago fosse ancora lì. Ma il sigillo era ancora dentro il baule. Se fosse riuscito a riprenderlo, avrebbe potuto tentare di nuovo la creazione del portale.
Lo sguardo scese involontariamente verso i bracciali che il suo salvatore gli aveva donato; gli opali rilucevano delle fiamme e di altre luci innaturali, appartenenti a altri piani. Doveva rischiare un'altra volta, era comunque una scelta migliore di una morte certa.
Smettila di scappare, codardo. Altri, uomini come te, stanno morendo. E tu potresti aiutarli, con i poteri che ti offro, invece di fuggire come uno schiavo.
« Non è la mia guerra. »
Rispose, cercando di ostentare una sicurezza che non possedeva. Poi, facendo del suo meglio per ignorare la voce, si mise in marcia verso il lato ovest dell'accampamento. Stranamente quella parte sembrava del tutto deserta. Sentiva i rumori e le urla della battaglia provenire da tutto intorno, ma non vedeva né uomini né caduti. C'era fin troppa calma.
La sua preoccupazione prese forma in un'istintiva sensazione di pericolo proveniente dalle sue spalle. Senza nemmeno voltarsi concentrò una parte della sua energia sui tizzoni incandescenti che lo circondavano e li attirò. Quelli schizzarono verso il suo volto come uno sciame infuocato e all'ultimo deviarono, lasciando impresse nella sua retina delle scie scarlatte.

Un ululato di dolore anticipò ciò che vide nel voltarsi: le braci si erano riversate sul corpo del caduto, ustionandolo mentre stava per balzargli addosso. Senza attendere la sua reazione, Adrian individuò tra le macerie incendiate una trave particolarmente grossa e consumata dal fuoco, e focalizzò il suo potere in modo da invertire la spinta gravitazionale. Una volta che quella si fu sollevata di parecchi metri da terra, le impresse una spinta che la fece precipitare addosso al'avversario, schiantandolo al suolo.
L'essere dalle fattezze semiumane non emise un suono stavolta, ma le braccia continuarono ad agitarsi, senza riuscire però a sollevare il carico della trave.
Con un unico gesto fluido, Adrian estrasse la spada dal fodero e la conficcò in un'orbita del caduto, che cessò del tutto di muoversi.
Vedi, non possono nulla contro il tuo potere. Non sono altro che marionette.
« Esci dalla mia testa. »
Mormorò, la voce bassa e poca convinzione in essa. Avrebbe dovuto cercare un modo per allontanare quell'emanazione, forse Ramius avrebbe saputo rispondere anche a questo.
Non puoi neanche immaginare cosa potresti fare se solo unissi il mio potere al tuo.
Estrasse la spada con un rumore viscido di risucchio e si voltò verso il centro dell'accampamento. Non mancava molto ormai. Ancora pochi...
« Per Ogron... »
Osserva. Sii testimone della nostra grandezza.
Un'ondata di pura malvagità sembrò attraversarlo, con epicentro proprio la direzione che aveva preso.
« Cosa è... quello? »



Corpo [110-5-10-10] - Energia [45] - Mente [105-10-5]

CS: Precisione[2] | Concentrazione[2]

Passive
[Talento I: Studioso Magico (Arcanista) | Usi: 6/6 | Padronanza delle arti arcane]
[Talento II: Emanazione Arcana (Arcanista)| Usi: 4/6 | Manipolazione telecinetica di piccoli oggetti]
[Razziale: Esperienza| Usi: 5/6 | capacità di reagire a offensive inaspettate]

Attive
[Attiva 5 (12/15): difesa psionica Media a consumo Medio (C)]
[Attiva 3 (8/15): attacco magico Medio (C) a consumo Basso (C) + Basso (M)]


Riassunto
Riesce a sfuggire dall'influenza della Corruzione grazie alle illusioni del Divoratore che lo mettono in allerta; quindi si difende parzialmente dall'attacco, che permane sotto forma di voci.
Grazie a un uso della razziale (Esperienza) si accorge dell'attacco alle spalle di un caduto e risponde scagliandogli addosso dei tizzoni ardenti (Emanazione arcana + 4CS - mi rendo conto che sembri più un attacco che una difesa, ma ho cercato di interpretarlo come un diversivo più che altro), poi lo schiaccia a terra con una trave infuocata (Attiva 3) e lo finisce trappassandogli il cranio con la spada.
Mi sono fermato alla comparsa dell'Ahriman.

Mi sono autoinflitto un ulteriore Medio per compensare una svista del turno precedente.


Edit: sistemato layout ed errori di battitura



Edited by Liath - 11/12/2015, 23:31
 
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view post Posted on 12/12/2015, 19:02
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Time Lost Centurion (3dh Economic Crisis Edition)
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Sürgün-Zemat - La Valle Cinerea
«I am free»

La calma surreale che sino a qualche attimo prima avvolgeva il campo in un alone di pace, ormai è solo un lontano ricordo. Quell'innaturale tenebra che ora avvolgeva del tutto l'area aveva dato una tinta di caos a quella che già di per se era una situazione incredibilmente confusionaria. Il clangore delle lame che impattavano sull'epidermide corazzata dei caduti, le grida ed i rantoli di demoni ed uomini che si mescolavano in una macabra sinfonia di dolore. Ed in quel caos la piccola figura di Odette continuava a danzare, a scattare tra un caduto e l'altro. la bella fendeva le carni con precisione chirurgica, recideva le arterie e tingeva il terreno di sangue nero come la pece. La Bestia dilaniava le carni come le fauci di una fiera, strappa e lacera con crudeltà, lasciano un tripudio di carne sanguinolenta per tormentare i nemici feriti ma non ancora uccisi. Strette saldamente tra le mani di Odette, le due lame vorticano tra le fila nemiche, ebbre di sangue corrotto come se la loro fame non potesse trovare una fine. Per un attimo sembrò quasi che la battaglia stesse volgendo in loro favore, con i Mammelucchi e i pochi schiavi abbastanza folli o senza paura che formavano una linea compatta contro l'esercito nemico. Con rapidi saltelli si mosse su quel che rimaneva della tenda di comando, una posizione elevata appena il necessario per scrutare meglio le fila dei caduti. False speranze, la marea nera per quanto indebolita non accennava a retrocedere minimamente. Le sembrava quasi di riconoscere dei volti familiari tra quelle ore di bestie deforme, anime tormentate che un tempo si consideravano esseri umani. Ed in un attimo, calò la tenebra. Non la notte in cui i suoi occhi potevano scrutare, qualcosa di ben più oscuro e infausto. Qualcosa di terribilmente familiare. Il ricordo lontano di una disavventura nelle profondità del Baathos. Era li, era lei. L'Ahriman si era infine mostrato a loro.



[...]



Ed era li, esattamente dove l'aveva vista l'ultima volta. Intorno a lei le fredde pareti cavernose del Baathos, la quiete sotterranea interrotta dal costante gocciolare dell'acqua, condensatasi sul soffitto solo per riversarsi eternamente al suolo in un ciclo senza un inizio ne una fine. Ed in quel luogo che non ha mai conosciuto luce, poteva sentire il rumore rivoltante dei neri tentacoli che si trascinavano appena fuori dal suo raggio visivo, gli occhi senza pupilla che la osservavano come un lauto banchetto. Non parlava, e questo non andava per niente bene ad Odette, essere consapevole che quella non era la realtà ma non avere la capacità di poter sfuggire da quell'incubo. Più di una volta l'Ahriman aveva cercato di portarla dalla sua parte, di aggiungere un'altra anima senza volontà alle schiere dei caduti, solo per fallire miseramente in entrambe le occasioni. Quale trucco aveva in mente il Signore del Baathos per far sua la giovane vampira? Quale tranello gli rimaneva per poter piegare la volontà di chi aveva già saggiato le catene della schiavitù sui suoi polsi, pronta a preferire la morte pur di ripudiarle? Quale sarebbe stato l'ultimo tranello per tentare l'anima di Odette?



« Allora? Si può sapere quanto tempo devo sprecare qui? Mostrami ciò che c'è da vedere, fai un altro dei tuoi trucchetti da prestigiatore. Però vedi di darti una mossa, ho una battaglia da combattere e non ho davvero la pazienza di star qui a giocare con te. » Passarono pochi attimi scanditi da perenne gocciare dell'acqua, poi furono dei passetti leggeri provenienti da pochi metri di fronte a lei. Indietreggiò di un paio di passi, sorpresa e sconcertata da ciò che le si parava davanti. Non un fantasma di sua madre, ne la paura del fallimento e della schiavitù. « Ma con chi stai parlando, hmmm? Qui ci sei soltanto tu. »



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L'istinto le disse di attaccare senza ripensamento alcuno, e fu esattamente quello che fece. Uno scatto immediato, il piede destro che scava una piccola conca nel terreno per la spinta immessa in quel singolo movimento, i pugnali che vanno a mietere il fianco come le zanne di un serpente. Mancata, scarta rapidamente alla sua sinistra prima di saltare contro di lei con uno scatto altrettanto rapido, emulando alla perfezione la sua mossa. Un mezzo giro e i pugnali si incrociano, la Bella e la Bestia che si scontrano, eleganza e brutalità che combattono per stabilire un vincitore. Immaginò come doveva essere sciocco prendere a pugni uno specchio, combattere con la propria immagine riflessa pur sapendo che quei colpi non andavano a ferire nessuno all'infuori di se stessa. Ed osservava quegli occhi vuoti, neri come un abisso senza fondo che continua a sputare fuori un liquame ripugnante e viscoso come il sangue dei caduti. Era un ballo che non ammetteva errore alcuno, un solo passo falso poteva significare la rovina assoluta, una caduta talmente grande da non permettere a nessuno di rialzarsi. Ogni volta che il metallo delle lame cozzava produceva una flebile scintilla, ed il buio intorno pareva farsi nitido, facendo intravedere per brevi attimi ciò che si stava consumando attorno a lei. Un attimo di distrazione, tutto ciò che serviva per permetterle di colpire con la Bestia, recidendole l'avambraccio con un taglio profondo e doloroso, assestato su un punto scoperto dell'armatura. La concretizzazione che quanto stava accadendo a lei aveva probabilmente colto anche tutti quelli che sino a quel momento avevano combattuto contro i caduti, probabilmente molti di loro si erano già arresi, aprendo il loro cuore alla corruzione. Ma lei non aveva alcuna intenzione di cedere, di darsi per vinta, di lasciarsi andare come avevano fatto tanti altri prima di lei. Le lame mulinavano nel buio, continuando perpetue quella macabra danza di morte, celando il massacro che si stava percuotendo tutt'intorno e che, eventualmente, avrebbe reclamato anche lei. Ma cosa doveva fare? Come poteva dare battaglia contro l'unico nemico che nemmeno lei sapeva come affrontare? Come poteva sovrastare quell'ostacolo tanto insidioso? Non con lame e pugnali, non con la forza bruta. Doveva venire a patti con l'unico nemico che non ha mai affrontato. Se stessa.



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« Sappiamo entrambi come andrà a finire, non rendere la cosa più lunga del necessario. Arrenditi, lasciati andare, abbraccia la vera libertà. » La maschera d'avorio portava su di se un sorriso sfregiato, una linea di sporco disegnata con quel medesimo liquido ripugnante che continuava a sgorgare da ciò che una volta erano stato gli occhi. Una rivoltante pantomima di ciò che Odette poteva diventare. « Se avessi pensato solo a te stessa, adesso non saresti qui a dissanguarti per un branco di carogne di cui non conosci nemmeno il nome. »

« Proprio non ci arrivi, eh? Per quanti ti sforzi continui a mancare il punto in tutta questa tua logica malata del lasciarsi andare. Certo ,sarebbe facile guardare il mondo andare in frantumi senza muovere un dito, osservare i deboli e gli innocenti venire massacrati a frotte fregandosene di tutto e di tutti. Ma vuoi sapere una cosa? Io non sono come te, o come quella bastardella della tua stessa progenie. Perché con tutte queste chiacchiere, continui a mancare la realtà delle cose. » I denti della bestia intrappolano la Bella nella mano dell'altra, l'avambraccio corazzato incassa il fendente della lama seghettata e scansa via le braccia, un taglio nitido e perfetto apre uno squarcio pulito sul collo di lei. La realtà inizia a barcollare e ballare intorno a lei, l'oscurità si scioglie come neve. « Sei solo una schiava, asservita ai tuoi stessi desideri e ai tuoi sogni infranti. Non hai scelto la via migliore, non hai scelto la via difficile, hai solo scelto di atteggiarti come una troia egoista e fare il cavolo che ti pare. Beh, indovina un po? Adesso sei sola. »

« Grbl-... non importa quanto tu combatta, n-... » Un mezzo gioro ssul tallone, la bestia riceve l'impeto necessario per far breccia nella spina dorsale. Il ginocchio si impone sulla schiena, fornendo abbastanza forza dal mandare al suolo qualunque cosa avesse affrontato, mentre l'illusione iniziava a scemare anche da quel corpicino. « Non posso uccidere la corruzione, lo so. Ma uccidere te? Ecco, questo si che posso farlo. Posso avere pietà di te. Perché nonostante tutto non sono arrabbiata, non è colpa tua, sei una schiava. Mi fai solo una gran pena. »



[...]



Ed in un battito di ciglio tutto era tornato alla cruenta realtà delle cose. Davanti a lei il corpo trafitto e dilaniato di qualcosa che una volta era stato un bambino, ora tramutato in una bestia deforme coperta di stracci, forse in un disperato tentativo di coprire le sue forme orripilanti. Intorno a lei la situazione non era certo migliorata, anzi con ogni probabilità le cose stavano volgendo rapidamente alla fine per loro. La presenza dell'Ahriman aveva portato alla follia la stragrande maggioranza degli schiavi che, con grande rapidità, stavano già iniziando a manifestare i primi segni della corruzione. La loro pelle diventava grigia, le loro unghie e i loro denti simili a zanne e artigli. Poi li vide, un'orda di cavalli partoriti dai meandri più oscuri dell'Onerion, che si riversavano sul campo di battaglia per caricare contro le orde dei caduti. A seguirli la figura ingobbita e deforme di un demone che, per qualche strano motivo, si divertiva a fare strage dei propri simili. Non sapeva davvero cosa pensare, un demone che si rivoltava contro l'Ahriman? Tanto meglio per loro, era giunto il momento di portare anche i suoi animaletti sul campo di battaglia. Pochi lo sanno, ma le lande cineree non sono completamente inabitate. infatti, sotto le grige sabbie di quel luogo, esiste un particolare tipo di verme delle dune capace di raggiungere dimensioni considerevoli. Normalmente quando ci sono battaglie di questo genere se ne stanno rintanati, aspettando che lo scontro sia finito per trascinare sotto terre i cadaveri e digerirli in santa pace. Ma oggi avrebbero fatto gli straordinari.



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Un verso simile ad un barrito ne preannuncia l'arrivo. Le sabbie si schiudono e l'imponente verme emerge dalla cenere, ruggendo furiosamente prima di riversarsi sull'esercito dei caduti in avvicinamento, ghermendoli con le sue fauci. Quelli abbastanza fortunati da non essere colti dalla sua fame venivano invece schiacciati e dilaniati dalla sua mole, oppure inghiottiti dalle sabbie non appena questo tornava sotto terra per preparare un altro attacco. Come uno squalo che attende pazientemente la sua preda, lancia un assalto e poi un altro, cerca di tagliare a metà l'esercito demoniaco per dare ai difensori dentro al campo la possibilità di dare battaglia ai caduti troppo vicini per essere colpiti e agli schiavi che rapidamente stavano mutando per servire la loro oscura signora.






¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯
Riassunto

CS { 0 }

Fisico {50%} ~ Mente {55%} ~ Energie {110%}




Passive:

» Amuleto dell'Auspex: (4/6)
» Passiva Razziale - Scurovisione: (4/6)
» Passiva Razziale - Sensi Migliorati: (4/6)
» Passiva Razziale - Mira precisa: (4/6)
» Passiva Acrobata - Funanbolo: (4/6)
» Passiva Acrobata - Caduta Lenta: (4/6)
» Passiva Acrobata - Scalatore: (4/6)
» Passiva Acrobata - Contorsionista: (4/6)
» Passiva Ladro - Celarsi: (4/6)
» Passiva Ladro - Velo Sonoro: (4/6)
» Passiva Ladro - Velo d'Ombra: (4/6)


Attive & Oggetti:

Empatia Animale: Oh si, ogni vampiro ha dei talenti insoliti che variano dalla natura della persona prima della trasformazione, il mio è quello di poter parlare con gli animali empaticamente e fargli fare quello che voglio io. Non importa se siano mammiferi o pesci, insetti o uccelli, riesco a sentire gli animali intorno a me e loro riescono a sentirmi. Se sono in pericolo essi vengono in mio soccorso, dal ratto più piccolo al lupo più cattivo di tutta la foresta. I miei preferiti però rimangono i pipistrelli, loro sono molto più carini dei ratti o dei lupi.
Odette è in grado di richiamare intorno a se la fauna locale per attaccare il nemico, infliggendo un danno di natura Fisica pari al consumo. Gli animali richiamati non persistono nell'area e si ritirano dopo aver sferrato l'attacco. A consumo Nullo la tecnica può essere usata per generare effetti scenici o comunque non più potenti di un effetto Passivo.

[Consumo Critico]






Odette incassa in pieno il danno ricevuto dal colpo psionico, perché una bella pippa mentale fa sempre comodo nel post! In quanto alle 4 CS di danno ne incassa solo la metà per via della combinazione di armatura naturale + Armatura e le varie passive di agilità e destrezza su cui può fare affidamento, di fatto prendendo un 5% di danno sul fisico. Dulcis in fundo usa a consumo Critico la sua capacità di Empatia Animale e richiama dal sottosuolo un simpatico vermone di trenta metri e passa che inizia a masticare il culo alle retrovie dell'esercito caduto per un po, cercando di fatto di tagliarlo a metà così da dare all'accampamento il tempo necessario per raccapezzarsi con l'Ahriman e I Nightmares e tutto il resto. Eh insomma, che lo spettacolo continui!


 
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view post Posted on 13/12/2015, 11:36
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Intet, la sognatrice
il quarto Ahriman

— la lunga via illusoria —

Il nostro tempo insieme è terminato, Somnhya.
Aupiter sciolse l'intreccio con le dita di Intet. Per lei fu come se qualcuno le avesse strappato tutta la pelle dal corpo, scavandole le braccia con un uncino.
Si voltò a guardarlo. Tinteggiato dalla luce delle candele e rivestito dalla ardente penombra dorata, il suo drago non sembrava nemmeno reale: era un quadro, dipinto per lei e lei soltanto dalle dolci fantasie che la accompagnavano nel dormiveglia. Chiuse gli occhi e resistette alla tentazione di gettarsi di nuovo tra le sue braccia. Espirò a lungo. Fissò nella mente il suono del suo respiro, il profumo della sua pelle, il sapore delle sue labbra, la fedeltà incrollabile nel suo sguardo, la delicatezza delle sue dita, l'elegante imperscrutabilità dei suoi pensieri, la dolcezza con cui la stringeva, il modo con cui allungava il corpo per spegnere le candele senza staccarsi da lei, il tono enigmatico della sua voce, il sorriso nei suoi occhi quando gli rispondeva a tono, le loro gambe che si toccavano appena, il calore emanato dal suo petto e il respiro che tratteneva quando le passava le labbra sul collo. Nessuna morte sarebbe stata più dolce di quella affrontata con quei ricordi.
Addio... — perse la voce. Le tremavano le labbra. Sentiva freddo. — Aupiter.
Quello sorrise. Era perfetto.
Basta una nuvola per eclissare le storie degli uomini. Chissà se il tempo cambierà?
Anche lei sorrise di rimando. Lo sciocco gioco delle loro astruserie ridiede calore al suo corpo.
Il tempo cambierà, forse, nell'isolato dormiveglia dove è giaciuta la nostra intimità.
Temi che una pioggia improvvisa possa spegnere tutte le candele?
Forse. Io... non so. Davvero non so.
Quale verità da voce alle tue esitazioni?
Ho paura. — quella frase le venne strappata dal petto provocandole tanto dolore da farla lacrimare. — Paura che aldilà di questa lunga via illusoria non resti più niente di noi.
Aupiter alzò una mano per raggiungerla. La tenne sospesa per mezzo secondo, poi raccolse le dita e la passò sulle lenzuola del letto, distogliendo lo sguardo.
Solo chi si è perso imbocca un percorso inesistente. — il suo viso si dischiuse in un sorriso su cui avrebbe voluto poggiare le dita tremanti. — Ma come potresti smarrire la strada? Quando non saprai dove andare ti basterà alzare lo sguardo e le stelle scriveranno nel cielo la nostra storia, soltanto per i tuoi occhi da leggere. Il vento la porterà tra i rami degli alberi. I fiori col profumo delle foglie. Il sole la userà per scaldare la terra e gli uomini vivranno nell'incapace speranza di poterla imitare.
Lei chinò il capo e strinse le palpebre fino a farsi male. Si girò lentamente, dandogli la schiena e rivolgendosi a Zaide.
Non voltarti. — concluse lui. La sua voce curava ogni dolore, come la migliore delle medicine. — Addio, Somnhya.

Passò un minuto, poi Intet sollevò il suo corpo nudo dal letto e camminò verso la strega di Taanach. Fra le mani teneva uno stile sottile che aveva recuperato ai piedi del letto, lavorato perché l'elsa sembrasse ricoperta di squame. Ondeggiava come un serpente che danza al suono del flauto di un incantatore.
Alla fine siamo sempre noi donne a dover risolvere ogni problema.
Stavo per dire la stessa cosa.
Zaide aveva atteso il termine di quel siparietto con inusuale pazienza. Il suo sguardo era reso indecifrabile dalle centinaia di sfumature che lo attraversavano, secondo dopo secondo: le labbra le si contraevano per la rabbia; le palpebre le si stringevano per la curiosità; la fronte le si corrugava per il dubbio; il cipiglio cercava di evitare la vista dei corpi nudi dei draghi; gli occhi erano pietrificati in un grigio senso di comprensione e superiorità. Intet le mise il pugnale tra le mani, accompagnandone con gentilezza la stretta delle dita sull'elsa, poi le sorrise. La strega era più alta di lei di almeno dieci centimetri.
Sei cresciuta tanto, bambina.
Zaide raggrinzò il viso in una smorfia di vecchio dolore troppo evidente perché sfuggisse all'occhio attento di Somnhya.
Ti disturba così tanto scoprire in me un'anima affine?
Mi sorprende. — si lasciò sfuggire in uno slancio di sincerità che la fece sentire inadeguata. — Questo sogno è completamente diverso da ciò che mi sarei aspettata di trovare nella mente dell'Ahriman... — la sua presa sullo stile si fece più salda. — ...ma porterò a termine ciò che sono venuta a fare.
Thàr?
L'espressione della strega ritrovò compostezza.
No. La vendetta non c'entra nulla. — e per la prima volta, il suo sguardo sembrò libero da qualsiasi esitazione. — Io ti libererò dalla gabbia dorata che la corruzione ha costruito per te, esattamente come sono riuscita a spezzare e comprendere lo schema che ha intrecciato nella mia vita. Non c'è nessun altro che possa farlo.
Eppure, la sua mano non si muoveva.
Quale verità da voce alle tue esitazioni, quindi?
Zaide chiuse gli occhi per un secondo. Li riaprì mossa da una zelante determinazione.
Sapere cosa succederà in seguito.
Dillo.
...Sapere di essere l'Ahriman.
Passarono un intero minuto in silenzio. Poi, come se avesse preso una decisione improvvisa, la strega conficcò il pugnale dello stomaco di Intet, senza preannunciare quel gesto in alcun modo. Somnhya tossì e vacillò sulle gambe, alzando le mani per nascondere il fiotto di sangue che iniziò a fuoriuscire dalle labbra. Rovinò a terra come una marionetta a cui vengono tagliati i fili, cadendo sulla roccia senza un briciolo di eleganza.
Quando distruggerò la corruzione dall'interno, lo farò per ogni persona che ne ha sofferto. Anche per te. — disse Zaide, e nei suoi occhi era tornato il fuoco. — Solo io posso farlo. Solo io posso essere il quarto Ahriman.
Ma nella sua debolezza, Intet non ascoltò nessuna di quelle parole. Il suo sguardo non aveva resistito e si era rivolto verso il letto, alla disperata ricerca del conforto del suo amato.
Aupiter non c'era più. Un dolore più acuto di quello della lama che le tagliava le budella la travolse, facendole emettere un pianto gorgogliante.
Morì sola, brutta, debole.
Libera dalla corruzione.

XbkjRzc

Di tutto ciò che stava succedendo, Jahrir ne comprense meno della metà.
Prima era calata la notte, benché non fosse che mezzogiorno. Poi gli schiavi erano impazziti e si erano trasformati in caduti. Quindi una bambina era apparsa correndo in direzione dell'Ahriman, scomparendo nel nulla non appena era giunta in prossimità del signore dei demoni. Un gigantesco verme delle sabbie era emerso all'esterno dell'accampamento e si era gettato sui mostri. E infine erano arrivati i cavalli. Centinaia di cavalli. Apparsi dal nulla. Neri come se la loro carne fosse bruciata, grondanti sangue dalle narici e con diverse ossa lasciate scoperte al di sopra della pelle. Gli animali si muovevano furiosamente per il campo di battaglia, travolgendo le armate dei caduti e lasciando indenni gli schiavi: erano innegabilmente dalla loro parte, anche se la loro presenza sfuggiva alla comprensione del nano.
Ma che cazzo sta succedendo?!
Il Kahraman non sapeva come muoversi. Gli avvenimenti si susseguivano sotto i suoi occhi prima che riuscisse a prendere qualsiasi decisione. L'armatura di cuoio lo stringeva sui fianchi, la barba gli prudeva e la lancia gli scivolava dalle dita sudate. Persino l'Ahriman, che gli era sembrato così terribile fino a un attimo prima, se ne stava come paralizzato al centro dell'accampamento senza muovere un muscolo. Faceva ciondolare la testa aliena sui caduti, sugli schiavi e sui cavalli, lasciando colare dalle ganasce un liquido nero che odorava di decomposizione. Era come se fosse assorto in chissà quali pensieri, al punto tale da non vedere nemmeno il campo di battaglia. Che centrasse la bambina di poco prima?
Beh, lui non avrebbe sprecato quella benedetta fortuna.
Scappa, benim sevgili. — gli ripeteva la corruzione da un paio di minuti a quella parte. — Scappa.
Shaelan, per favore! Non è il momento!
Non avrebbe saputo dire se fosse per la confusione tutt'intorno a lui, per l'adrenalina che gli scorreva nelle vene o per la semplicità della sua mente, ma la voce di sua moglie si era fatta più debole. Ora non era che un sussurro sopra al quale si sentiva un suono intermittente simile allo scrosciare dell'acqua. Si maledisse per essersi lasciato intristire prima della battaglia.
I suoi occhi caddero su un caduto dalle fattezza canine che latrava a poca distanza da lui. Lo vide lanciarsi contro uno schiavo terrorizzato e senza pensarci due volte lo raggiunse e lo trapassò con la lancia, passandogliela fra due costole. Il soldato crollò in ginocchio e si prese la testa tra le mani, ciondolando come se fosse affetto da chissà quali incubi.
La corruzione si era già presa molti dei loro soldati, ma altrettanti resistevano ancora, giacendo in uno stato di penosa disperazione. Jahrir poggiò una mano sulla spalla di quello che aveva appena salvato, ma non ottenne né ringraziamenti né risposte: si trovava come in una trance.
Per il momento decise di ignorare l'Ahriman, preoccupandosi invece di salvare i suoi uomini. Il signore dei demoni sembrava comunque paralizzato, dunque non costituiva un pericolo.
Dategli quattro anni di tempo e non riconoscerete più Theras. A lungo termine, questo potere gli permetterà di tagliare i rami e le radici della Tentatio.
Cosa? — Jahrir abbassò lo sguardo verso lo schiavo. Aveva farfugliato qualcosa a bassa voce e a labbra strette, impedendogli di capire alcunché; di tutto ciò che aveva detto era riuscito a cogliere solamente "Tentatio". — Senti, ti farei volentieri compagnia ma devo andare a salvare i tuoi amichetti. Cerca di riprenderti.
Gli diede una pacca sulla spalla e si allontanò. Quello non lo degnò nemmeno di uno sguardo.
A quel punto raggiunse le prime file della battaglia e sfruttò gli schieramenti di picche di legno per tenere fuori i caduti, facendo penetrare la lancia tra le misere fortificazioni e combattendo spalla a spalla con i mamelucchi. Riuscirono a mietere diversi demoni prima che uno di essi, con grosse ali di pipistrello e artigli d'aquila, riuscisse a superare il loro fronte e ad abbattere l'uomo che si trovava alla sua destra, formando una crepa nella loro difesa. Il Kahraman si gettò subito su di lui per tamponare la ferita, ma quello sanguinava abbastanza da riempire tutti gli otri dell'accampamento.
Resisti, amico mio. Alza un po' la spalla così che possa...
Dovrà essere crudele. Dovrà abituarsi a essere crudele con la coscienza pulita.
Eh?
Il mamelucco era preda alle convulsioni e il suo sguardo era vitreo. Nulla avrebbe potuto salvarlo. Jahrir si convinse che con l'avvicinarsi della morte il guerriero stesse ripetendo i versi del Furūsiyya. A fargli eco giunse la voce dell'uomo alla sua sinistra, che parlò con la stessa nota atona.
I mezzi capaci di riportare la più facile vittoria sulla ragione sono il terrore e la forza.
Ehi, ma vi sembra il momento? — Jahrir si voltò verso l'ultimo che aveva parlato. — Siamo nel mezzo della battaglia! Concentratevi sul nemico, invece di ripetere le cazzate dei vostri testi sacri!
Ma quello non gli rispose. Non lo guardava nemmeno. Mormorava a labbra strette e ripeteva sempre la stessa frase, in continuazione. Aveva persino smesso di combattere.
Il suono del legno infranto riportò il nano alla realtà. I caduti sfondarono la paratia indifesa e si lanciarono all'interno dell'accampamento, costringendolo ad allontanarsi. Strinse le dita sulla lancia e si diresse verso un altro fronte di resistenza, dove alcuni soldati arroccati fra due rocce respingevano strenuamente almeno due decine di demoni. Per poco non inciampò nel corpo di uno schiavo che benché perfettamente illeso aveva deciso di stendersi supino accanto a una tenda, forse per nasconderti.
Alzati! — gli gridò. — Non è il momento di nascondersi!
Prima di tutto bisogna eliminare i nemici della libertà. Cioè i traditori. Qui comincia il messaggio dei sacerdoti: nel ricordare che tra lui e noi ci sono venti milioni di morti.
Il corpo di Jahrir venne scosso da un brivido. C'era qualcosa che non andava. Si chinò e schiaffeggiò il viso dello schiavo, senza ottenere alcuna reazione.
Che cosa stava succedendo?
Scappa.
Sentì provenire dalle sue spalle il suono disgustoso di un caduto in movimento e si voltò impugnando la sua arma. La creatura aveva fattezze umane e barcollava senza forze, ciondolando le braccia; la sua pelle secerneva un liquido simile alla pece ed era coperta da pustole febbrili; la mascella era dislocata e la parte superiore della testa coperta da un'escrescenza simile a un lichene.
Vieni avanti, mostro.
Ma il demone non sembrava interessato a lui. Muoveva la bocca al meglio delle possibilità, emettendo lamenti a quali riuscì a dare un senso solo dopo un certo tempo.
Davanti a lui... l'impero. Dietro di lui... l'impero. L'impero... marcia con lui.
Persino i caduti stavano venendo contaminati da quella pazzia?
Scappa.
A quel punto le nenie iniziarono a ripetersi una dopo l'altra. Provenivano da ogni angolo dell'accampamento, indistintamente, sia dagli schiavi che dalle progenie dell'Ahriman, e tutte insieme formavano un coro che evocava orrori sempre più distinti. La ricostruzione di una figura palpitante, che si muoveva sotto di loro.
Ha preso partito per i Feziali quando era ancora un cucciolo. Poi gli è rimasto fedele, e il ricordo di questo periodo racchiuderà una ricompensa che nessuno potrebbe dargli.
Primo... consapevolezza al dovere.
La premessa dell'esistenza di un'umanità superiore non sono i Feziali, ma l'impero.
Secondo... l'amore per la nazione.
Scappa, benim sevgili.
Terzo... l'idea antisemita.
Ciò che il senzascaglie produce in campo artistico è o furto o paradosso. Gli mancano le qualità geniali delle razze dotate di valori.
Ιανός è una vaccinazione contro un bacillo, la difesa necessaria, l'anticorpo, contro una pestilenza che oggi stringe nella sua morsa il mondo intero.
Scappa.
Ciò che sta succedendo adesso è conseguenza del piano della corruzione, che grida le sue menzogne per voce di Intet.
Intet fu solo una tra milioni che, nel pantano di un mondo in putrefazione, riconobbe i veleni essenziali e li concentrò, come una negromante, in una soluzione destinata ad annientare l'esistenza dell'impero sulla terra.
Scappa.
Non farà concessioni. Saranno gli altri a doversi adattare alle sue pretese e ai suoi bisogni, o saranno spazzati via.
...Esiste un solo discrimine: o si è Maegon, o non si è Maegon.
Sta arrivando.

Kahraman! — La voce di Aleksjéj fu come un bagno di acqua gelida. Proveniva da qualche parte sopra di loro, potente come il fragore di un tuono. — Dovete andarvene! Iανός sta arrivando!
La terra tremò convulsa sotto i piedi nel nano. Lui mosse la testa in direzione di Zuben per dirgli di ordinare la ritirata; il mamelucco si trovava in una posizione sopraelevata e come la maggior parte degli uomini dell'esercito giaceva in uno stato di trance.
Zuben! — La terrà tremò ancora. Il Kahrman perse l'equilibrio. — La ritirata! Dobbiamo trovare... — uno scossone più forte degli altri lo fece cadere a terra. — ...un riparo!
Ma quello non rispondeva. Stavano impazzendo tutti uno dopo l'altro, ed era stato sufficiente che Giano si trovasse lì perché ciò accadesse. Persino l'Ahriman parve svegliarsi dalla sua immobilità: si rannicchiò e iniziò a muovere le lunghe braccia per l'accampamento, scavando nella terra come un cane che cerca di nascondere un osso. Iniziò a lanciare grida aliene, dal suono metallico, che nella confusione dell'accampamento avevano la stessa cantilena del pianto disperato di una donna.
Nascondermi! — diceva terrorizzato e passava gli artigli sulle rocce, facendoli stridere. — Devo nascondermi!
Tutto ciò non fece che alimentare lo spavento del nano, che tornò a rivolgersi a Zuben. Quando alzò lo sguardo verso la rupe, però, dietro al mamelucco vide apparire una mano gigantesca, ricoperta di squame: la sola mano era grande come tutto l'Ahriman, provvista di artigli e mostruosamente deforme.
Zuben!
Le dita si chiusero sul mamelucco senza che lui replicasse. Il suono delle sue ossa spezzate riecheggiò per tutto l'accampamento, sovrastando quello delle nenie folli dei soldati.

VLPnJpr

Quindi fu l'inferno.
La terra iniziò a sollevarsi tutto intorno a loro. Il puzzo del Baathos gli riempì le narici, mentre le rocce del Sürgün-Zemat si ricombinavano a formare quella che, in futuro, sarebbe stata chiamata la bocca di Giano. Una gigantesca voragine si aprì nel terreno e sotto di essa... una seconda montagna. No, un corpo. Un corpo gigantesco che attraversava i cunicoli dell'abisso e che si stava ergendo dalle profondità, spaccando la superficie col solo movimento della sua schiena. Le yurta dell'accampamento si disfecero immediatamente; una forgia precipitò nell'oscurità sotto di loro; gli schiavi ancora coscienti strisciavano sul terreno, muovendosi il più lontano possibile dalle crepe che si allargavano sotto i loro corpi. I caduti erano in preda a un panico simile e avevano cessato qualsiasi attacco: fuggivano dall'accampamento e si ritiravano nella piana poco distante, nella patetica illusione di trovarvi salvezza.
Quando Giano poggiò la prima mano a terra, alcune zolle di roccia iniziarono a fluttuare intorno a essa; due mamelucchi vi si aggrapparono spaventati, prima di perdere l'equilibrio e precipitare nel vuoto. L'altopiano che avevano scelto per difendersi iniziò a dissolversi, scomponendosi sotto il gesto di un Dio capriccioso e ricombinandosi per lasciarlo salire in superficie. Non sarebbe più tornato come prima.
Quando si sollevò, il suo corpo grondava acqua marina. Fra alcune delle sue scaglie erano rimaste intrappolate alghe e mitili che facevano sembrare il suo corpo uno scoglio di dimensioni colossali. Il viaggio dallo Zar era stato lungo e in quel tragitto l'antico Dio Maegon aveva avuto modo di crescere ancora. E ancora. E di cambiare. E di divorare sempre più corruzione per costruirsi un'armatura che superasse in potenza qualsiasi cosa che Theras avesse mai visto. Era alto diverse centinaia di metri e fuoriusciva dall'abisso solo con il busto, stagliando la sua ombra sul campo di battaglia come una montagna comparsa all'improvviso.
A Jahrir era stato detto che i Maegon erano anticamente imparentati con i draghi, ma Giano sembrava a malapena rettile: sebbene avesse una forma umanoide, il suo viso era protetto da creste ossee simili a quelle di un dinosauro, provvisto di una moltitudine di occhi e di zanne affilatissime, ciascuna di esse grande come un gigante. La sua schiena era protetta da un carapace spinoso che lasciava sfuggire una moltitudine di code robuste e muscolose. E mano a mano che il tempo passava il suo corpo sembrava cambiare di continuo, spezzandosi e riformandosi per diventare sempre più mostruoso.
Il mondo intero pareva gravitare intorno a lui.

« INTET. »

81Fi5rR

« PORTATEMI INTET. »

La sua voce non poteva nemmeno essere definita tale. Era come ascoltare i tuoni di un temporale; il suono di una montagna che crolla; il mondo che va in frantumi. Toccandosi la fronte Jahrir sentì che grondava sudore freddo, e abbassando lo sguardo scoprì di essersi pisciato addosso. Cosa avrebbe potuto fare, chiunque, contro un Dio?
L'Ahriman strisciava a terra come un verme, su una zolla di terra miracolosamente rimasta appesa alla superficie.
Devo nascondermi... — piagnucolava, patetico. — ...aiuto... Aupiter...
Fu in quell'istante che la voce di Aleksjéj rischiarò il cielo, calda e ferma come il sole. Il drago fluttuava all'altezza delle nuvole più basse, muovendosi a debita distanza dalla testa di Iανός, come un rapace che adocchia la propria preda. Nella sua forma draconica, Venatrix era poco più grande di un solo occhio del Dio Maegon.
Eccomi, Iανός! — esclamò con tono innaturalmente calmo. — Se è il sangue di Intet che cerchi, io ne sono il vascello!



CITAZIONE
Ok, post molto lungo, ma c'erano tante cose da dire - e sicuramente non sono riuscito a trovare spazio per tutto. Partiamo dagli elementi più tecnici:
I vostri attacchi hanno effetto sull'armata dei caduti che, ora, giace in queste condizioni:

Corpo: 120%
Mente: 300%
Energia: 280%

L'assalto di Zaide alla mente di Intet, invece, si risolve come un danno mortale per l'Ahriman che, come si evince in questo post, ne risente terribilmente. Lo stato dell'Ahriman in questo momento è quanto segue:

Corpo: 100%
Mente: 0%
Energia: 125%

Sì, tecnicamente è come se fosse già morto (e infatti non attacca né si difende), ed è in vita solo per ragioni sceniche (l'attacco di Fatal Tragedy va a segno: puoi venire a conoscenza di tutto il background dell'Ahriman e gestire la cosa, interpretativamente, come preferisci). Ma ormai avrete capito che non era il lui il boss finale della quest... ehm...
Fate un applauso a Giano! *clap clap* Il Dio Maegon emerge dal sottosuolo, distruggendo completamente l'accampamento. Le sue dimensioni equivalgono più o meno a quelle di una piccola montagna, o di una città di medie dimensioni; la sua sola presenza fa impazzire tutti i PnG meno importanti (schiavi, mamelucchi e caduti generici) che cadono in uno stato di trance e si mettono a mormorare gli inni della gloria Maegon (NdR: come caratterizzare un personaggio senza dargli un PoV, lawl). La terra stessa si sposta e si deforma per lasciare passare il Maegon, fluttuando intorno al suo corpo come se fosse un centro di gravità. Di fatto, non è mai apparso niente di più potente su Theras di Giano in questo momento - infatti non ha nemmeno delle statistiche; è tipo... "un evento" che accade.
Ciò comporta per voi giocatori diverse cose:

1. Perdete l'equilibrio. Se non avete passive di "equilibrio", non potete volare o non consumate CS appropriate per rimanere in piedi, i vostri personaggi rischiano di cadere nel Baathos. Quindi dovete trovare un modo tecnico per salvarvi, o precipitare nel vuoto.
2. Secondo assalto psionico di potenza critica su ciascuno di voi, che danneggia la mente e l'energia (alto a ciascuna). Le vostre menti impazziscono davanti a Giano, semplicemente perché "non possono comprenderlo", un po' come è successo a tutti gli schiavi dell'accampamento. Questa follia non è una visione - è un semplice stato di pazzia, che potete interpretare come volete in azioni concrete; i soldati si sono rannicchiati, ma non è detto che i vostri personaggi debbano fare la stessa cosa. Anche qui vorrei lasciarvi carta bianca.
3. Per il resto, questo post è molto libero: potete nascondervi, attaccare l'Ahriman, i caduti, Giano... potete anche tentare di interagire con gli altri PnG principali, se volete. C'è un casino in atto, quindi potete fare, letteralmente, quello che volete.

Parliamo delle scelte:
Come intuito da alcuni di voi, la scelta di uccidere Intet era quella più sicura per la guerra (ha oneshottato l'Ahriman, lol), ma meno sicura per Zaide. Eliminare l'Ahriman ha lasciato la corruzione libera da un vascello e, soprattutto, era l'ultimo importante tassello che la Tentatio aveva pianificato per la strega di Taanach. Tutto è andato secondo i suoi piani, quindi, e... +3 punti corruzione per Zaide. La classifica ne risulta ribaltata:

Zaide - 9 punti
Jahrir - 8 punti
Giano - 5 punti

La prossima scelta è molto semplice, ed è dedicata al nostro pucciosissimo dio Maegon; non ho nemmeno bisogno di introdurla:

— Giano si lancerà contro l'Ahriman per annientarlo una volta per tutte, concludendo così la sua missione.
— Giano si lancerà prima contro i caduti, scaricando la sua rabbia sui demoni che hanno distrutto il suo popolo.
— Giano si lancerà contro Venatrix, proiettando su di lui l'immagine che aveva di Intet (il Maegon conosceva Intet quando era ancora un drago).

A voi l'opzione! Le tempistiche sono come al solito; enjoy!
(mi scuso per eventuali errori nella parte finale del post, ma non volevo ritardarne la pubblicazione)
 
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view post Posted on 15/12/2015, 17:27
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h e l l i s n o w
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[...]


IV

PoV: Vaalirunah

(Sürgün-zemat)



Devo nascondermi...
...aiuto... Aupiter...


Si trovava sfiancato su uno sperone di roccia pericolante, gli occhi bianchissimi che osservavano l'Ahriman.
Non aveva memoria dei secondi successivi allo scontro con la creatura, ma credeva di non aver trovato opposizione; lo stelo che ne reggeva la volontà era già stato spezzato. Aveva visto tutto, rubato ogni cosa dall'intimità della donna divenuta il vascello della corruzione, e osservandola piagnucolare e agitarsi riversa al terreno non riusciva a provare altro che pietà, e un pizzico di vergogna. Era forse sbagliato — si chiedeva mentre la terra andava in pezzi e il pandemonio reclamava dominio su ogni cosa sotto l'ombra del colosso, commiserarne la sorte? Per quante vite avesse reclamato alla guida della Tentatio, per quanta sofferenza avesse alimentato, ora sapeva che ella non era stata che un burattino. Una delle innumerevoli comparse sul palcoscenico, tenute in piedi dai fili sottili del destino.
Solo un nome fra tanti.

« INTET. »

Reclamava la voce della montagna, una vibrazione capace di insinuarsi in ogni muscolo e ogni anfratto del corpo, di far tremare le ossa e stritolare il coraggio dei più impavidi. L'aveva conosciuto attraverso gli occhi di lei, e sapeva che per quanto l'esistenza di quell'abominio fosse un insulto alla logica non si trattava di un costrutto della loro follia, era reale e minacciava di schiacciare l'Akeran tutto. Era in grado di farlo.
Nessuno gliel'avrebbe potuto impedire.
Nessuno.

« PORTATEMI INTET. »

La culla di pietra che lo sosteneva cedette, e si trovò a precipitare nell'abisso.
Inizialmente non oppose alcuna resistenza alla caduta; mentre le tenebre si facevano più fitte e la luce fugava lentamente dalla sua prospettiva, un'opprimente sensazione d'impotenza lo dominava. Non sapeva dare precisa origine al tepore che ne paralizzava le membra, e che bruciava i semi delle sue intenzioni prima che potessero maturare in azione: era come se la semplice presenza del mostro annientasse il diritto di qualsiasi altra cosa di esistere. Come poteva del resto il mondo coesistere con la sua furia? Come poteva esserci speranza di salvezza? Poi però qualcosa accadde, forse una presa di coscienza o magari l'ultimo spasimo dell'istinto di conservazione: le ali si fletterono liberando piume colorate nel buio, e il suo intero corpo - rianimato da una forza che non credeva di conservare - si proiettò verso il cielo.

Doveva reagire.

Bucò la trama di tenebra e riemerse nella notte innaturale funestata dagli incubi e dai mostri.

Non tutto era perduto ancora.

Proseguì danzando tra i frammenti e detriti che fluttuavano attorno al corpo immenso di Iavoc, continuò a salire fino a quando fu abbastanza in alto da poter osservare tutto ciò che rimaneva della loro patetica campagna: cadaveri, macerie, pazzia.

Un solo puntino rosso si ergeva fra il titano squamato e la distruzione totale: un drago lo stava sfidando.
L'impressione di stare assistendo a un palese atto di follia non durò che un attimo, subito soppiantata dall'ipotesi che stesse cercando di distrarlo in qualche modo, di guadagnare tempo. Preziosi minuti che nessuno, lui compreso, poteva permettersi di gettare al vento. Spaziò con lo sguardo fino a che non individuò la figura di Jahir, appollaiata a quel poco che rimaneva dell'accampamento - e planò in sua direzione, arrestandosi solamente a pochi metri da lui. Si rivolse al nano con una voce che pareva giungere da infiniti strati di realtà, speranzoso che seppure non avesse potuto vedere in quelle spoglie il ragazzo che l'aveva accompagnato alla ricerca del suo esercito, forse avrebbe riconosciuto un alleato nelle sembianze dragoniche che aveva ereditato.

« Kahraman, la battaglia è perduta. »
affermò con assoluta certezza
« Non vi sono vincitori. »
come in ogni guerra vi erano soltanto superstiti
« E non c'è tempo per discutere: la prego di accettare il mio aiuto. »
« Dobbiamo ritirarci, e sperare che quel drago abbia un piano per tutti noi. »

Gli offrì il dorso squamato e la possibilità di evadere da quell'inferno, ma non si sarebbe fermato nel caso fosse giunto un rifiuto; egli sapeva che non sarebbe mai riuscito a salvare tutti i pochi sopravvissuti che di sotto si aggrappavano a ciò che potevano per non cadere nel Baathos, ma non doveva lasciare che lo sconforto lo frenasse dal fare ciò che poteva. Perciò, sia che Jahir avesse o meno trovato la fiducia per accettare il suo aiuto, Vaalirunah si sarebbe presto risollevato - e con lo sguardo avrebbe tentato di individuare chi altri nelle sue vicinanze poteva essere aiutato.





















 Energia. {65%}
 Mente. {60%}
 Corpo. {65%}




Condizioni fisiche. Ferite e graffi superficiali sparsi, lacerazione a un fianco, malessere e stanchezza diffusi.
Condizioni psicologiche. Profondamente scosso dalle visioni innescate dalla Tentatio, e dalla presenza oppressiva di Giano.

Tratti.
— Levitazione [volo] (2/5)
— Calma Interiore [difesa psionica passiva] (6/6)
— Anima d'Acciaio [resistenza al dolore psionico] (4/6)
— Spiegare le Ali [forma astrale] (4/6 - 4/6)
— Sciabola di Folgore [sciabola magica] (6/6)
— Ispirazione [+1CS in Vigore ad ogni cast altrui di tipologia magica] (6/6)
— Intuizione [riconoscimento illusioni + auspex per talento e classe + auspex per suddivisione delle risorse] (6/6 - 6/6 - 6/6)
— Tecnica [capacità di danneggiare la riserva energetica con attacchi fisici] (6/6)
— Memoria Eterna [capacità di rievocare, modificare, cancellare qualsiasi ricordo personale] (6/6)
— Cosmoveggenza [auspex informativo sul territorio] (2/2)
— Vigore [resistenza alla fatica da consumo energetico] (5/6)


Equipaggiamento.
— Spada lunga ornata
— Scimitarra rotta
— Pugnale rituale
— Corpetto di cuoio
— Bracciale cerimoniale (a cui sono assicurate mediante laccio la biglia stordente [1], la biglia fumogena [1], e la biglia dissonante [1])
— Sacchetto di sabbia rimodellante (erba rigenerante [1])
— Pozione rossa (erba medicinale [1])

Tecniche passive e attive impiegate.
CITAZIONE
Vigore — il vessilo della Scaglia è dotato di una sorprendente resistenza, tanto che è capace di sostenere sforzi e fatiche al di fuori della portata del comune mortale. A dispetto di quante energie egli consumi, o di quanto sia impegnato in combattimento, sarà in grado di ignorare i morsi della fatica, della fame e della sete, e mantenersi in ottime condizioni fisiche per tempi prolungati. Conta come una resistenza alla stanchezza da consumo di energie.

Abilità passiva: 6 utilizzi.

CITAZIONE
Anima d'Acciaio — già citata.

CITAZIONE
Spiegare le Ali — già citata.

CITAZIONE
Levitazione — già citata.

Note.
Ho preferito impostare il post su ciò che sta succedendo, questa volta, invece che perdermi in pipponi sulla memoria di Intet, ma sicuramente sfrutterò le informazioni ricavate come spunti futuri. Vaalirunah incassa pienamente l'attacco, e ne subisce gli effetti come descritto nel post, pur riuscendo a reagire prima che sia troppo tardi (impiegando entrambe le sue passive di resistenza). Non possiede difatti una difesa efficace contro gli attacchi psionici, e anche se ho considerato l'opzione di impiegare entrambi gli slot in un doppio cast per ridurre al minimo i danni, alla fine ho preferito semplicemente fare la cosa che mi sembrava più sensata dato il contesto. Quando Giano emerge infatti egli è ancora troppo immerso nelle visioni ottenute mediante il tocco con l'Ahriman, per avere abbastanza coscienza di ciò che lo sta colpendo/accadendo e quindi difendersene; piuttosto, vi reagisce a posteriori. Ripreso il volo, realizza ciò che sta accadendo e tenta di salvare chi può da morte certa. Offre il suo aiuto a Jahir per primo, ma come detto a fine post, ricerca anche altri eventuali superstiti lì vicini: se qualche giocatore dovesse essere senza i mezzi per salvarsi, può eventualmente sfruttare la cosa liberamente.





 
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view post Posted on 18/12/2015, 01:03
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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-Non trovi che ci sia qualcosa di sbagliato in tutto questo?-
La figura ammantata di nero era come appollaiata su una delle tende in fiamme, Montu, nella sua devastante vera forma massacrava un caduto dopo l'altro, senza fare caso alla sua interlocutrice; i suoi contorni tremavano come le fiamme che la avvolgevano, senza però disturbarla nè ferirla.
-La guerra è sempre sbagliata.-
Un altro cranio che si frantumava, un altro proiettile esploso dove una volta aveva battuto un cuore.
-Tu, Demone, non puoi vivere di clichè.
Intendevo che -tu- sei sbagliato.-

L'Eterno non rispose, era la seconda volta che quello strano essere, con la sua voce nè maschile tanto meno femminile, gli rivolgeva la parola. La prima volta che si erano "incontrati" Montu era quasi morto in una palude da qualche parte nell'Akeran, quindi rivederla non lo faceva di certo stare tranquillo.
-Cosa vuoi? Vuoi ancora la mia anima, la mia morte? Non era tempo a Moeras, non lo è ora. Non morirò per mano di questi abomini.-
-Vedi?! Come dicevo, è in te che qualcosa non va: li definisci abomini, ma guardati! Guarda il tuo corpo e i corpi di chi combatte accanto a te. Gli schiavi, i mamelucchi, stanno pensando la stessa cosa delle tue corna, dei tuoi occhi, delle tue fiamme. Per loro non sei altro che un mostro, non tentano di ucciderti solamente perchè stai massacrando l'esercito dell'Ahriman.
Sei un Demone, per secoli hai combattuto contro questa realtà e ora vuoi negarla a me, a te stesso?-

Il martello non si fermava, gli arti venivano spappolati e le urla di morte del nemico si fondevano con quelle degli uomini. La notte innaturale continuava.
-Non nego la mia natura, ma -so- di non essere come loro. Come l'Ahriman. Se il Baathos non mi accoglie ci deve essere un motivo.-
-Sei tu a rifiutare il Baathos, sei tu a non voler tornare a casa. Sei un Demone! L'Ahriman è il tuo generale! Che ne è stato del tuo orgoglio di guerriero, che ne è stato del tuo onore?!
Vai contro il tuo popolo, vai contro il tuo Regno e il tuo signore!-

Il Demone ancora una volta rimase in silenzio, ormai compiva i suoi gesti quasi come fosse una macchina. Non traspariva un'emozione sul suo volto di lava, non un muscolo sembrava sforzarsi eccessivamente. ll suo cuore però accelerava ad ogni parola, sentiva il dubbio corrodergli le membra, infiammargli il sangue, martellargli in testa facendosi largo senza pietà tra qualsiasi altro pensiero.
-Sento i battiti del tuo cuore. Sai che non ti sto mentendo. Sai che il tuo posto è al fianco dell'Ahriman. Sai che il tuo passato è una menzogna.
Lascia la tua arma. Lasciala. Accogli i caduti come tuoi fratelli. Smetti di combattere per gli uomini e servi l'Ahriman. Dai un senso alla tua miserabile esistenza.-

Montu sentiva il suo potere contrargli lo stomaco, corrergli lungo le braccia ed esplodergli sulle mani sotto forma di puro fuoco. Era al servizio dell'Ahriman il suo futuro? Era quello ciò di cui gli aveva parlato lo stregone? Il Quarto Ahriman sarebbe veramente stato il suo padrone?

La terra tremò, i caduti si bloccarono per un istante e l'accampamento sembrò collassare su sè stesso. Una voragine si aprì nel mezzo della battaglia e ne emerse lui, l'Ahriman. Scheletrico, enorme, gli arti erano sproporzionati e quasi non sembravano potergli appartenere tanto erano lunghi, semplice pelle che copriva le ossa. Come poteva combattere se le sue membra potevano a malapena sorreggerlo? Quali erano i reali poteri del Signore dei Demoni?
Paura, terrore, malvagità, morte. L'aria ne era pregna, un mamelucco accanto al Demone si portò le mani alla testa e iniziò a strapparsi i capelli. Urlava e sembrava volesse morire, le vene sul collo erano innaturalmente gonfie, la mascella sembrava volesse saltare via e la lingua si contorceva nella bocca spalancata come un verme nella terra umida. L'uomo strinse ancor di più la scimitarra e si avventò contro il muro di fiamme che aveva accanto: Montu vide partire il suo attacco, e lasciò che il possente martello colpisse la lama frantumandola; il soldato colpì ancora, con il moncone quasi inoffensivo, ma l'affilatura deforme nemmeno graffiò la pelle del Demone.
La Volcanic sparò, centrò il suo bersaglio e il mamelucco cadde morto, con un rivolo di sangue che dalla fronte gli riempì gli occhi ancora spalancati.
In tutto l'accampamento schiavi e uomini liberi si piegavano innaturalmente su sè stessi e poi si rivoltavano contro i propri simili: quello era il potere dell'Ahriman; quella era la corruzione che si impossessava dei loro cuori e li trasformava in mostri.
L'Eterno guardò la corruzione negli occhi, aveva capito. La nera figura era rimasta ad osservarlo e quando l'Ahriman era sorto dal Baathos un macabro sorriso le si era disegnato sotto il cappuccio: l'oscurità non lasciava intravedere altro se non quei denti marci più simili a zanne.
-Tu non sai nulla di me.-
-Io so tutto di te. Io -sono- te.-
-Oggi noi trionferemo. Fermeremo l'avanzata dell'Ahriman e salveremo Theras.-
-Morirai. Morirai come chiunque qui presente. E poi ogni uomo e donna e bambino di Theras vi raggiungerà nelle profondità della Terra, dove la vostra anima sarà tormentata per l'eternità!-

La figura svanì, come se evaporasse, e Montu tornò alla sua forma umana guardando terrorizzato ciò che stava succedendo intorno a lui. La comparsa dell'Ahriman sembrava averli condannati ancora prima ad una morte orribile. I caduti continuavano ad attaccarlo, e quando la sua katana sfondò il torace di un essere che doveva essere stato uno dei curiosi e temibili felini del Plaakar la terra tremò ancora. Non fu però come quando emerse l'Ahriman, sembrava che le fondamenta stesse del mondo si stessero scuotendo: tutti erano caduti in ginocchio, perfino l'orda dell'Ahriman aveva smesso di marciare e seminare terrore, tutti intonavano nenie con voce atona. Dove aveva già sentito quelle parole? No, le aveva lette. Erano antichi rituali -un tomo gli tornò in mente, in una città piegata da un'epidemia-. Lithien. Una popolazione nativa dell'Akeran, adoravano i primi Draghi. Si, Maegon.
Quando gli tornò in mente quella parola si rese conto che era ormai sulle bocche di tutti gli uomini e i caduti in trance. Maegon.
Il mondo si spezzò, il terreno iniziò a roteare intorno alla montagna che stava sorgendo davanti a loro, il terreno si frantumò e uomini, tende e macchine da guerra precipitarono nel Baathos. L'Ahriman stesso sembrava terrorizzato e aveva iniziato a scavare sotto di sè lamentandosi.
Cos'era?! Drago. Dinosauro. Rettile. Squame. Aculei. Zanne. Occhi. Montagna. Gravità. Morte.

Dio.

Una frattura si aprì sotto i piedi del Demone, e questi precipitò. La terra tremava come se anch'essa cercasse di fuggire da ciò che stava succedendo. Quanto potere. Quanta magnificienza.
Si aggrappò ad un cumulo di terra arida che del baratro saliva verso il gigante, come fosse lui il centro di quel mondo che stava distruggendo e che si gettava prono al suo passaggio. Riuscì ad afferrare il bordo del dirupo, guardò sotto di lui l'oscurità e l'odore acre del Baathos gli riempì le narici facendogli lacrimare gli occhi. Sentiva la sua presa cedere ad ogni scossone di quell'innaturale terremoto. Si guardò intorno, non aveva speranze. Forse un'ultima carta da giocare.
Si concentrò, e uno Shire nero comparve in quel caos. Un miracolo giunto fino all'inferno per salvare un Demone; salvezza che forse nemmeno meritava. Sentì le redini del cavallo sbattergli sul braccio, aprì gli occhi umidi e le afferrò. L'animale iniziò ad arretrare, allontanandosi dalla frattura, ma non appena Montu posò le ginocchia sul terreno solido la terra si aprì di nuovo ed inghiottì lo splendido cavallo senza che il suo cavaliere potesse fare nulla.
Cercò di alzarsi in piedi ma la presenza del Maegon sembrava avergli prosciugato le forze.
Era lucido, forse l'unico tra tutti.
L'Eterno piangeva, carponi sul terreno, fissando l'essere che aveva davanti.
Quello era -potere-! Quello era un Dio! E Montu lo stava osservando in tutto il suo terribile splendore.



Energia: 120 -20 -10 -10 -20 -20 =40%
Fisico: 65 -5= 60%
Mente: 75 -5= 60%
Riserva CS: 2 (+21 Forza +1 Velocità +1 Intelligenza +1 Maestria nell’uso delle Armi)

Equipaggiamento (Forma Umana):
Shokan: Riposta
Pistola: Riposta

Equipaggiamento (Forma Demoniaca):
Martello da Guerra Infuocato: Riposto
Pugni Infuocati
Pistola: Riposta

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Corallo [+1 Forza, +1 Velocità, +2 Maestria nell’uso delle Armi]
Corallo [+2 Forza, +1 Velocità, +1 Intelligenza]
Gemma della Trasformazione
[Anello del Tuttofare - Immortalità]

Pergamene Usate:
//

Abilità Usate:
8/25 Cuore Indomito. Consumo Energetico: Alto (20%)
il guerriero dimostra una determinazione ed un coraggio senza pari, impedendo a chiunque di manipolare la sua mente.
La tecnica ha natura psionica. Il guerriero ricorre a tutta la propria determinazione ed esperienza per difendersi da manipolazioni psichiche. La tecnica è personalizzabile come una presa di coscienza, una schermatura derivante dalla saggezza del personaggio o come una forma di riconoscimento delle menzogne, purché gli effetti siano quelli di erigere una difesa psionica in grado di proteggerlo da offensive della stessa natura, Alte o inferiori, atte a danneggiare la sua Mente. Il tempo di esecuzione della tecnica è istantaneo, così come la sua durata.

4/25 Colpo Duro. Consumo Energetico: Medio (10%)
il guerriero esegue un attacco più potente del normale, in grado di ferire gravemente l'avversario.
La tecnica ha natura fisica. Consente al guerriero di eseguire una singola azione offensiva più pericolosa della norma. L'azione in questione potrà essere personalizzata con differenti stili o modalità di esecuzione, ma in ogni caso consisterà in uno ed un solo attacco - sia esso a mani nude o portato con un'arma bianca. La tecnica dura infatti solo il tempo necessario a portare a termine il colpo successivo al momento in cui è stata attivata. Andrà considerata come tecnica fisica di potenza Media che andrà a danneggiare il Fisico e fronteggiata in quanto tale.

***

1/25 Il caster richiama un alleato (o una somma di alleati) sul campo di battaglia, per farlo combattere al suo fianco o al suo posto. La creatura così evocata disporrà di una riserva di 4CS (2CS Forza; 2CS Ferocia) e sparirà dopo due turni, oppure dopo aver accumulato un danno complessivo pari a medio.
[Evocazione Fisica - Consumo Energetico Medio (10%); Consumo Fisico Basso (5%); Consumo Mente Basso (5%)]

15/25 Mente inviolabile Consumo Energetico: Variabile (Alto: 20%)
Freddezza. Cinismo. Concentrazione. Violare la mente del Demone può rivelarsi un'impresa più difficile del previsto. E le conseguenze di un fallimento sono letali.
La tecnica ha natura Psionica. Sfruttando qualsivoglia motivazione legata alle proprie caratteristiche o capacità il Demone è in grado di schermare la propria mente da qualsiasi offensiva nemica, di potenza pari al Consumo speso.


Passive Usate:
Forma demoniaca [Per alcune razze di Theras, il concetto di "forma" è limitato. I demoni possono apparire agli altri sia con l'aspetto di umani qualunque che con la forma più consona di creature mostruose come li si rappresenta solitamente, a seconda della necessità. Consumando un utilizzo di questa passiva e soltanto se durante la notte, una progenie dei demoni può assumere una forma che manifesti la sua discendenza: per alcuni si tratterà di trasformarsi in un mostro vero e proprio, mentre per altri di assumerne solo alcuni tratti tipici (corna, ali, ecc.).] (Numero di utilizzi: 54)

Mente fredda: una delle capacità dei possessori di questo talento è quella di mantenere la lucidità, la ragionevolezza o la propria fede in qualsiasi caso, anche quando la loro mente è incredibilmente danneggiata. In termini tecnici questa passiva, quando utilizzata, garantisce al possessore l'immunità dal dolore psionico e nega gli effetti che le tecniche nemiche dovrebbero avere sulla mente del possessore, seppur non negando i danni. Dovesse l'avversario - ad esempio - lanciare una potente tecnica per spaventare il possessore del talento, quest'ultimo subendola verrà comunque danneggiato dalla tecnica, ma non sarà mai spaventato dal proprio avversario, (Numero di utilizzi: 64)

Immortalità. Passiva (Numero di utilizzi: ∞)
Il Demone sfonda lui stesso la barriera della non vita, divenendo un immortale e sconfiggendo la morte una volta per tutte.
La tecnica ha natura magica e conta come un'abilità passiva - si potrà dunque beneficiare dei suoi effetti in qualsiasi momento nel corso di una giocata. Il caster diviene a tutti gli effetti immortale, rimanendo in vita indipendentemente dalla quantità di danni subiti. Non potrà comunque continuare a combattere con una somma di danni mortali sul corpo, non sarà immune al dolore né agli effetti dei danni - ad esempio, con una gamba spezzata non potrà camminare. La tecnica garantisce una difesa dalle scene in cui è possibile perdere il proprio personaggio o al termine di un duello con Player Killing attivo: i personaggi possedenti questa passiva non potranno essere uccisi in nessun caso.
[Il Demone potrebbe comunque essere ucciso qualora gli si cavassero gli occhi]

Note: Un po' di chiarezza per quanto riguarda le tecniche:
Nella prima parte del post, quella di "recupero" del giro saltato, uso la 8/25 per difendermi dai danni della Corruzione e la Passiva Mente Fredda per evitarne gli effetti.
Dall'attacco a 4CS mi difendo usando 3CS (1 Forza, 1 Velocità, 1 Intelligenza) ottenuti utilizzando un Corallo e neutralizzo il CS di divario grazie all'Armatura Naturale "Pelle Coriacea".
Infine abbatto un caduto usando la 4/25, semplice colpo di potenza Media giusto per ammazzare un caduto più ostinato.

Seconda parte del post, quella in cui arriva Giano: uso la 1/25 per evocare un cavallo Shire che mi salvi la pelle usando 2CS in Forza per tirarmi su, poi subisce i danni e svanisce.
Comparso il Dio Maegon uso la 15/25 per non subire danni alla mente e la Passiva Mente Fredda (ancora) per evitare la pazzia. Subisco però il danno all'energia.
 
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Liath
view post Posted on 19/12/2015, 01:00









Adrian guardò con crescente orrore l'essere dalla testa di pesce levarsi dalla fenditura nel terreno, per dispiegare lentamente le membra innaturalmente lunghe. Le mascelle si aprirono e tornarono a chiudersi con schiocchi raccapriccianti, mentre l'abominio muoveva la testa a scatti, sondando la zona.
Il giovane scappò dietro una delle poche yurte ancora in piedi, il cuore che batteva all'impazzata e il fiato corto nonostante avesse corso solo un breve tratto.
Gli orrori che continuavano a comparire in quel luogo sembravano usciti dal peggiore degli incubi.
Scivolò miseramente a terra, cercando di rannicchiarsi, quasi nel tentativo di scomparire. Una compagine di caduti barcollanti gli passò davanti senza degnarlo di uno sguardo. Iniziò a tremare.
« É solo un sogno. Un brutto sogno. É frutto della mia immaginazione. Ora scomparirà tu- »
Illuso. Questo è solo l'inizio.
« BASTA! »

Una risata raschiante si fece strada tra le urla della battaglia, o forse solo nella sua mente.
Hai perso la possibilità di salvarti ormai, ragazzino. Hai fatto la tua scelta e hai-
Improvvisamente la terrà tremò.
Dapprima un tremito inavvertibile, poi un rombo sempre più forte iniziò a scuotere il terreno sotto di lui. Una nuova paura ad alimentare le sue gambe, Adrian scattò in piedi e iniziò a guardarsi intorno alla ricerca della minaccia.
Poco oltre uno schiavo camminava barcollando come un ubriaco. Il mago fece per avvicinarglisi quando notò i segni evidenti della corruzione sul suo volto grigiastro. La mano scattò istintivamente alla spada, ma l'essere continuò a ignorarlo.
« ... i nemici della libertà. Cioè i traditori. Qui comincia... dei sacerdoti: nel ricordare che tra lui e... morti. »
Stava parlando. Il caduto stava parlando. Impossibile. Quegli esseri erano guidati solo da un cieco istinto di distruzione non potevano parlare come degli esseri umani.
« ...è una vaccinazione contro un bacillo, la difesa necessaria, l'anticorpo, contro una pestilenza... »
Ιανός.
Cosa stava succedendo? Perchè parlava? Doveva smettere. Doveva...
Ιανός.
...smettere...

« ...Ιανός... »
La terra tremò ancora fino a fessurarsi come pelle screpolata, secca e poi strappata con violenza. Zolle di terreno si smossero e si sollevarono, staccandosi dalla loro sede e levandosi lentamente verso il cielo.
« ...Ιανός... »
« INTET. »
Il ruggito fece vibrare l'aria con potenza inaudita. La terra si frantumò definitivamente, dividendosi in placche enormi che esplosero a loro volta. Montagne iniziarono a sollevarsi in un'estremità dell'accampamento.
Quella dove si trovava Adrian si inclinò pericolosamente, facendolo crollare a terra. Il caduto scivolò via senza nemmeno cercare un appiglio, mentre i resti della battaglia - uomini e caduti, membra insanguinate e armi distrutte, frammenti di vita nell'accampamento - rotolavano giù nella voragine che si andava aprendo.
La caduta sembrò risvegliare parzialmente il giovane, che fece solo a tempo ad aggrapparsi a uno dei punteruoli usati per piantare la tenda.
Un secondo ruggito seguì al primo, talmente forte che quasi rischiò di mollare la presa per tapparsi le orecchie.
« PORTATEMI INTET. »
La montagna si mosse, causando un altro terremoto. Il giovane socchiuse gli occhi, nel tentativo di capire cosa fosse.
Non era una montagna.
Era un mostro di dimensioni colossali.

I probi, con l'ultima onda, gridando quanto splendide
Sentì fisicamente l'impatto di un'aura di terrore, potente come un maglio che lo avesse colpito in pieno petto.
Rendendosi conto della natura di quel nuovo assalto, cercò di ignorare la figura immane che si stagliava contro il cielo di pece e prese di nuovo a tracciare i glifi difensivi con l'unica mano libera. La placca ormai era sempre più inclinata, al punto che il suo corpo stava oscillando nel baratro senza fine che c'era sotto. Il braccio sinistro iniziava dolergli per lo sforzo prolungato.
e loro deboli gesta danzerebbero in una verde baia,
Cosa poteva fare... Se solo avesse avuto il sigillo a portata di mano...


La zolla di terra esplose scaraventandolo nella voragine. Adrian lanciò un urlo di sorpresa, che si tramutò subito in uno di terrore.
Insieme a lui altri cadevano verso il nulla, inghiottiti dalle fauci della abisso.
Veloci, sempre più veloci.
s'infuriano, s'infuriano contro il morire della luce.
E oltre, la luce.
Un faro nella tenebra.
Una piuma.
Un sibilo annunciò qualcosa.
Qualcuno.

Una presa forte, artigliata, lo afferrò con violenza sbucando dal nulla. In balia del vento e di un essere sconosciuto, si sentì sollevare in aria a una velocità che gli tolse il fiato quanto la caduta precedente.
Cercò di muoversi ma la zampa squamosa lo tenne saldamente; con quel buio gli era impossibile capire di che cosa si trattasse. Una strana idea si fece strada nella sua mente. Una fantasia così infantile e assurda, che nonostante la situazione le sue labbra si incresparono con un sorriso.
Era stato salvato da un drago.



Corpo [85-10x2] - Energia [45-10] - Mente [90-10]


Passive
[Talento I: Studioso Magico (Arcanista) | Usi: 6/6 | Padronanza delle arti arcane]
[Talento II: Emanazione Arcana (Arcanista)| Usi: 4/6 | Manipolazione telecinetica di piccoli oggetti]
[Razziale: Esperienza| Usi: 5/6 | capacità di reagire a offensive inaspettate]

Attive
[Attiva 5 (12/15): difesa psionica Media a consumo Medio (C)] x2



Riassunto
Post movimentato. Mi è piaicuto scriverlo, anche se la stanchezza temo che abbia fatto brutti tiri. L'unica vera e propria azione è la difesa dall'offensiva di Giano, portata con un molto poco elegante doppio utilizzo della difesa media. L'unica alternativa però era beccarsi un -20 all'energia, che... be', meglio di no.

Il salvataggio all'ultimo è a opera di Vaalirunah (Fatal Tragedy). Grazie *-*


 
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view post Posted on 19/12/2015, 20:04
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Time Lost Centurion (3dh Economic Crisis Edition)
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Sürgün-Zemat - La Valle Cinerea
«Gods and Devils»

Capii che qualcosa non andava. Prima dei tremori troppo flebili per essere sentiti dagli altri, prima delle nenie sansa senso delle truppe e dei caduti. Prima che il terreno si aprisse come una bocca, di cui i grandi spuntoni di pietra facevano da denti. C'era qualcosa che non andava, l'Ahriman ormai sembrava solo una bambola in catalessi, priva di qualsivoglia volontà. Quando cominciò a scavare come un cane, nel tentativo di nascondersi, era già troppo tardi. La terra si dilania, le urla riempiono l'aria per un breve istante, prima che il boato proveniente dal sottosuolo schiacciasse qualsiasi altro suono sul campo di battaglia. Il cacciatore di Ahriman era arrivato, lo strumento di morte definitivo del perduto Impero Maegon era infine giunto per portare a compimento una missione iniziata secoli e secoli addietro. Odette si lanciò via, saltando tra cadaveri, demoni deliranti e pezzi di terreno che semplicemente si disgregavano sotto i suoi piedi. Sembrava quasi di essere tornati a Basiledra, con la roccia tramutata in ghiaccio che si spaccava ed inghiottiva tutto e tutti, senza distinzione alcuna. ma lei doveva vederlo, lei voleva vederlo. Si fermò su uno sperone ancora intatto, sollevando gli occhi dorati al cielo per osservare l'orribile magnificenza di quella creatura. Ma non ne fu spaventata, ne impressionata, solo meravigliata. Osservava un arma dotata di proprio intelletto, un abominio creato col solo scopo di annientarne un altro. Ed era li, il suo scopo ormai prossimo ad essere compiuto. SI levò la maschera, per osservare meglio la distruzione e la furia di un essere col cuore ricolmo di odio. Nei confronti dell'Ahriman, che aveva massacrato le sue stesse genti. nei confronti dei mortali, che facevano delle rovine del suo impero la loro terra. Nei confronti dei draghi, progenie debole e imperfetta i ciò che lui sapeva esser grane.



« Iανός, il dio Maegon. Cosa farai quando il tuo compito si sarà concluso? » Sapeva di non poter essere ascoltata, che la sua flebile voce sarebbe passata inascoltata nel caos che il suo semplice arrivo aveva generato. Eppure non poteva trattenersi dal domandare, dal desiderare quella conoscenza, per quanto poco potesse significare. « Ci distruggerai tutti? Oppure sparirai nelle profondità del mare senza fare ritorno? »



Poi lo vide, una sagoma ombrata tra e nubi polverose, un battito d'ali rumoroso quel tanto che basta per essere udito oltre le grida furibonde del dio Maegon. Un drago, dalle scaglie cremisi, si frappone dinanzi al dio e lo sfida a farsi colpire. Perché qualcuno vorrebbe rischiare la propria vita per proteggere ciò che rimaneva dell'Ahriman? Quale significato si nascondeva dietro ad un simile gesto? Eppure, se era vero che anche l'Ahriman era un caduto, forse prima c'era stato qualcun'altro al suo posto? Qualcuno che quel drago conosceva-... no, qualcuno con cui egli condivideva il proprio sangue. Una madre, stava morendo per sua madre. Poteva lei fargliene una colpa? SI sarebbe poi comportata in modo così diverso se avesse scoperto che sua madre era divenuta un abominio immondo? Soppresse quel pensiero, indossando la maschera proprio mentre un altro drago le stava per sfrecciare davanti. Senza pensarci due volte spicco un salto e si aggrappo al suo dorso. Quella battaglia, quella guerra, quella storia... erano finite. Non c'era più nulla per cui valesse la pena rimanere. Una sola cosa importava. Aveva fatto una promessa, doveva sopravvivere. Non doveva dimenticare.






¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯
Riassunto

CS { 0 }

Fisico {50%} ~ Mente {55%} ~ Energie {70%}




Passive:

» Amuleto dell'Auspex: (4/6)
» Passiva Razziale - Scurovisione: (4/6)
» Passiva Razziale - Sensi Migliorati: (4/6)
» Passiva Razziale - Mira precisa: (4/6)
» Passiva Acrobata - Funanbolo: (4/6)
» Passiva Acrobata - Caduta Lenta: (4/6)
» Passiva Acrobata - Scalatore: (4/6)
» Passiva Acrobata - Contorsionista: (4/6)
» Passiva Ladro - Celarsi: (4/6)
» Passiva Ladro - Velo Sonoro: (4/6)
» Passiva Ladro - Velo d'Ombra: (4/6)


Attive & Oggetti:

Mente Sfuggente: Ci sono molti luoghi comuni sulla mia razza, ed uno è forse più vero di molti altri. Un Vampiro è in grado di esercitare la sua influenza mentale sulle menti deboli o comunque incapaci di resistere al suo potere. Che un Vampiro cerchi di soggiogarne altri non è poi una cosa così rara, i più giovani soprattutto sanno essere incredibilmente prepotenti. Per questo alcuni dei Vampiri anziani hanno sviluppato un semplice esercizio mentale in grado di proteggere la mente dalle invasive presenza altrui, che il più delle volte non si limitano certo ai soli membri della mia stirpe. In un mondo pieno di ciarlatani e sedicenti eroi è sempre bene non lasciarsi influenzare dai loro paroloni o da qualsivoglia falsa promessa cerchino di propinarti.
Spendendo un prezzo in Energia pari al danno in arrivo, Odette sarà in grado di schermare qualunque offensiva di natura mentale rivolta verso di lei. A consumo nullo Odette sarà in grado di proteggersi da una singola influenza psionica passiva rivolta verso di lei.

[Consumo Critico]






Uso la passiva da Acrobata per stare in piedi, e paro completamente il critico di Iavino per far si che Odette mantenga delle memorie vere e perfette di quanto sta vedendo. Post un po corto, ma non avevo un gran che da scrivere. Ah si, salto in groppa a Frogotten quando spicca il volo :sisi:


 
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view post Posted on 20/12/2015, 14:04
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Rubietentia
il quarto Ahriman

— aupiter —

dDYQ2dh

Bene. E ora?
Venatrix volava tra le nuvole sporche di cenere nella speranza di potersi nascondere a Iανός. Il suo sguardo fece capolino all'esterno, cogliendo uno scorcio del Sürgün-zemat diverso da ciò che ricordava di aver visto pochi istanti prima. Rabbrividì nel trovarsi vicino a una porzione di roccia che fluttuava a qualche centinaia di metri da lui, grande come un palazzo e apparsa dal nulla, vagamente simile alle zampe del mostruoso Maegon, quindi si rigettò nelle nubi. A quella velocità era come schiantarsi di continuo contro mura di pietra.
Non serve nascondersi, primogenitus.
Sentirlo parlare era sufficiente a farlo tornare bambino, quando si affacciava dagli Altiventi e ascoltava rapito le perturbazioni in alta quota. Ogni parola era un lampo che rischiarava la polvere trattenuta nel cielo.
Hai raggiunto il tuo obiettivo: il campo è lontano. Ora ti ucciderò per la seconda volta.
Bastò il peso della mano del mostro per muovere il cielo: la pressione fu tale che le nuvole si aprirono sopra di lui, preannunciando l'attacco. Venatrix dovette scartare in maniera dolorosa e innaturale, storcendo le ali e strappandosi alla traiettoria di volo per virare verso destra; era come una libellula che cerca di sfuggire al retino di un bimbo. Gli artigli del Maegon franarono a poca distanza, aprendo uno squarcio che gli permise di guardarlo negli occhi. Iανός sorrideva.
Un altro sforzo infausto per le tue povere ali. — tuonò. — Quanti ancora se ne potranno permettere, mio Dio?
Il suono della terra che si spaccava raggiunse le orecchie del drago, sviluppando le sue ansie.
Sapeva di non poter sfuggire a Iανός, né di poterlo sconfiggere. Stava solo prendendo tempo, ma per cosa? Il Maegon giocava con lui come un gatto fa col topo, sferrando assalti sempre letali ma mai certi.
Non sono il Dio di nessuno, Iανός! — cercò di rispondergli, dirigendo la sua voce all'esterno delle nubi. — Anche se ne porto il sangue, non confondermi con la generazione che ha provocato l'estinzione del tuo popolo!
No? — il corpo gigantesco della creatura si mosse dietro di lui, stagliando la sua ombra contro il cielo. — Dovremmo chiedere ai pelleverde che cosa ne pensano, forse? Sono certo che il loro punto di vista sarebbe differente. — La prima volta che l'aveva sconfitto il Maegon aveva avuto tutto il tempo di esplorare la sua mente, scavando in ogni angolo ed esplorando il suo passato.
Questo non...Voi draghi siete tutti uguali. Non importa quanti secoli siano passati. La vostra arroganza sopravvive al tempo. Non è a me che avresti dovuto rivolgere le tue scuse, ma a chi per primo hai illuso sulla tua presunta natura divina. — quelle parole tagliarono la carne di Venatrix più di qualsiasi lama. Si era comportato con i groenleer come Intet aveva fatto coi Maegon, e li aveva abbandonati senza garantire loro alcuna pace né futuro. Il suo pensiero non poté che indugiare su Bara-Katal, per un istante, prima di essere trascinato nella realtà dalla voce ruggente di Iανός. — I deboli sono sempre pronti ad attribuire il nome di Dio a ogni forza che non riescono a quantificare. Dovresti saperlo bene.
E tu pensi di esserne immune?

« IO NON SONO DIO. »

questa volta la voce giunse più grave, potente. Fu come se un fulmine avesse colpito il corpo del drago, bruciandone le ossa e facendone esplodere la carne: ogni dolore delle membra si moltiplicò e la testa prese a dolergli come se qualcosa di vivente al suo interno stesse cercando di aprirsi una strada verso l'esterno.

« IO SONO QUI PER UCCIDERE TUTTI GLI DEI. »

Lo so come ci si sente, Rubietentia, a essere scambiato per un Dio. Stai pensando ai pelleverde, vero? — Venatrix non rispose. — Io sto pensando a venti milioni di morti Maegon, annientati dalla decadenza a cui diede inizio tua madre. — un lampo di luce verde rischiarò le nuvole, illuminando la figura del drago. — Non un'amicizia sepolta dal tempo. Non un amore strappato dalla solitudine. Penso alla mia intera razza, cancellata dalla faccia di Theras e sacrificata per le turpitudini di una sola donna. Davvero trovi che dovrei... perdonarvi?

« VI STERMINERÒ. DAL PRIMO ALL'ULTIMO. »

Ascoltare Giano era come ascoltare una moltitudine di pensieri che si sovrapponevano tra loro: alcuni iracondi, altri orgogliosi, pochi comprensivi. Dubitava che il Maegon stesse persino muovendo la bocca per comunicare con lui, o che qualcun altro potesse ascoltare quella conversazione: era come se le loro menti fossero intimamente a contatto tra loro.
Tu non c'entri nulla in questo conflitto! Sei solo un bambino che ha aperto l'uscio della camera dei suoi genitori per sbirciarci dentro, e vi ha scoperto orrori inimmaginabili.

« IO SONO L'IMPERO FATTOSI CARNE. »

Rinato in un mondo che aborre la mia esistenza. Che disprezza la grandiosità del mio popolo. Dimentico di ciò che abbiamo compiuto, ma pronto a predare i nostri tesori. Quelle ricchezze e quei ricordi che rappresentano tutto ciò che resta del mondo in cui io sono vissuto, e che voi trattate come moneta da scambiare e polvere da spazzare! La mia vita! La mia storia! Calpestate dai piedi di indegni senzascaglie, che se li pusliscono sulla memoria di ciò che siamo stati! Come dovrei sentirmi, Rubietentia? Dimmelo!
I Feziali mi hanno creato perché voi paghiate per ogni singolo Maegon che avete dimenticato. Per dare all'impero un corpo che si muovesse, parlasse e vivesse nel presente.

« LA MIA MISSIONE PRESCINDE DAI VOSTRI STRIDULI BATTIBECCHI. »

Tentatio, schiavi, draghi, nani, donne... io porto con me la rabbia e il desiderio di vendetta di un intero mondo! In confronto a me...

« LE VOSTRE OPINIONI SONO POLVERE. »

7GeQL1e

Successe all'improvviso. Un lampo che attraversò la cenere, divorandola e bruciando la carne di Venatrix. Per la prima volta nella sua vita il drago si sentì ardere.
Il vento gli graffiò il viso e il peso della gravità si fece insopportabile. Stava precipitando verso le aspre rocce nere del Sürgün-zemat.
Chiuse gli occhi.

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Quando riaprì gli occhi non si trovava più nell'Akeran. La roccia lavica aveva lasciato il posto a macigni terrosi, marrone scuro; il suolo era coperto non di cenere ma di vegetazione. Castagni, querce e abeti lasciavano spazio a un piccolo sperone roccioso sul fianco della montagna dove si trovava, che emergeva dalla rupe come la nocca piegata di un dito. Si trovava ai piedi di una piccola torre di pietra dalla quale era possibile lanciare lo sguardo su tutta la valle, costellata da piccoli centri di vita. Il suono del vento gli riportò le voci scherzose degli abitanti, delle fronde degli alberi e del richiamo degli uccelli. Il sole lanciò su di lui una pennellata di colore dorato. I polmoni gli si riempirono di aria pulita, fredda e frizzante.
Era nell'Ystfalda, centinaia di anni prima.
Bentornato a casa, Rubio.
La voce di Iulia lo raggiunse melodiosa e squillante. Gli sorrideva scoprendo i denti con eleganza, come se fosse stata colta nel mezzo di una risata.
Iulia...
Sentì la mano di lei carezzargli l'incavo sopra il capo, poi la vide chinarsi per dargli un bacio sul muso. Un gesto che lo privò di tutte le forze. La sua mente si sgonfiò, deliberando in un sospiro tutta la tensione, la paura e l'adrenalina che l'avevano mosso sino a quel momento. Si sentì tutt'uno con la roccia e per un certo tempo pensò che non si sarebbe più mosso da lì.
Profumi d'incenso. E di croco.
Era morto?

bDjauZo

È così che termina la mia vita, dunque? — si lasciò sfuggire, troppo razionale per illudersi che ciò che stesse accadendo fosse la realtà. — Schiacciato dai peccati di mia madre e da un malriposto senso del dovere?
Perché, hai mai dubitato che a ucciderti sarebbe stato altro? — Iulia rise e i suoi capelli solleticarono le scaglie del drago, lasciando scivolare una cascata d'oro davanti ai suoi occhi. — Temo che questo non sia il paradiso in cui speravi, ma io ho sempre scommesso che sarà la tua cronica carenza di libertà a rivelarsi fatale.
Non vedevi l'ora di rinfacciarmelo, vero?
Lei rise e cinse con le braccia il collo del drago.
Lo confesso, sì.
Rimasero in quella posizione per un intero minuto, senza dirsi nulla. Tenevano entrambi gli occhi chiusi e godevano di quel contatto più caldo della luce del sole. — Dove sono? — Chiese quindi lui, con la voce impastata dall'estasi.
In un ricordo. — fu la risposta. — Dovresti ringraziare tua madre per questo.
I suoi poteri ardono nelle mie vene, facendomi ribollire il sangue. È come una maledizione.
Non essere sciocco, Rubio. Non sei costretto a usarli come ha fatto lei con ʤɛna, i Maegon e i Feziali. Non creerai un secondo Iανός.
Come puoi dirlo?
Iανός è una reazione diretta alla sconsideratezza di tua madre, e solo indiretta dell'utilizzo dei suoi poteri. Tu la sconsideratezza non sai nemmeno come faccia di nome. — arricciò le labbra, poi sorrise. Nelle sue prese in giro e nei suoi gesti c'era una dolcezza impossibile da misurare. Il desiderio di essere di nuovo insieme e il godimento di ogni singola lettera che fuoriusciva dalle loro labbra lo colse con un nuovo grado di coscienza, svegliandolo da un lungo sonno. — Sei una persona noiosa, Rubio. È inutile che cerchi di convincerti del contrario.
Il drago sollevò il muso e lo passò contro la guancia di lei. La ragazza rise e perse l'equilibrio, poi lo afferrò saldamente e iniziò a carezzarlo, passandoci sopra le mani con lentezza: voleva ricordare quella sensazione.
È stato un ricordo a dirmi di attirare l'attenzione di Iανός, che avrei potuto combatterlo. Un ricordo che non conoscevo.
Temi che sbagliasse?
Vorrei che la mia fede venisse ricompensata.
E già così, Rubio.
La risposta era pervenuta da una voce sconosciuta. Il drago ne seguì la voce e i suoi occhi caddero su un uomo alto, elegante, a poca distanza da loro. Aveva i capelli biondi trattenuti in una lunga treccia, i lineamenti androgini e gli occhi smeraldo. Indossava un abito lungo verde, di seta, e ai suoi polsi tintinnava un gran numero di bracciali d'argento mossi dal vento - una musica familiare.
...Papà?
Fascies non rispose. Il suo sguardo si perdeva oltre il confine del ricordo, come se fosse coinvolto in una conversazione con Iανός proprio in quel momento.
Non ti sei mai chiesto che cosa ti tenesse in vita? Perché non potessi morire? — si intromise Iulia, indicando l'uomo. — Era il ricordo di Aupiter. Un ricordo destinato a svanire al termine di questa battaglia, con la morte di Intet. Lui può fermare Iανός. — poi si avvicinò a un suo orecchio, con la mano a coppa accanto alle labbra, e gli sussurrò un'opinione del tutto personale che lui ignorò. — ...tuo padre è un gran figo, Rubio.
Quindi morirò?
Fascies si voltò verso di lui. I bracciali suonarono una nota malinconica.
Tornerai mortale. — lo contraddisse. — Sarai Rubietentia per la prima volta, un individuo libero dall'identità imposta su di te dalle volontà dei tuoi genitori. — quella frase lo incuriosì, ma lo sguardo di dolce malinconia che gli rivolse lo spinse a non indagare — Ho atteso a lungo il momento in cui sarei stato richiamato a intervenire nel mondo al di fuori di questo ricordo. Finalmente è giunto.
Hai atteso a lungo? — Venatrix si animò, scosso da quell'affermazione. — Stai dicendo che in qualsiasi momento della mia vita avresti potuto aiutarmi, in cambio della mia immortalità?
La principale ragione per cui ciò non ti è stato rivelato è perché tu non ti affidassi a me.
E tutte le mie sconfitte? Il Crepuscolo? La morte di Raymond Lancaster? — volse uno sguardo alla sua compagna. — ...Giulia? Niente di tutto questo ti è sembrato abbastanza importante da intervenire? Avrei sacrificato volentieri la mia eternità per un potere che mi garantisse di salvare tutti quanti.
Mi sopravvaluti, Rubio. — gli rispose Aupiter con gentilezza. — E affermi ora ciò che solo il te presente può affermare. Ciò che sei adesso è la somma di ciò che sei stato e che sarai in ogni momento della tua vita. Non avresti voluto che mi intromettessi nelle tue battaglie, come io non desidero che tu ti intrometta nelle mie. Rainier, Eitinel, Tiamat e Raymond appartengono alla vita di Rubietentia. Iανός è una mia responsabilità; è il capitolo finale di una battaglia aperta da tua madre, ma causata dalla mia superficialità quando decisi di abbandonarla per dedicarmi alla salvezza di Theras. Non lasciare che l'integrità ti privi della ragione, come è stato per me. Io ho voluto che tu venissi nell'Akeran, rivelassi i piani dell'Ahriman e combattessi il mostro generato dai Feziali. Io ti ho protetto dalla corruzione. Io metterò la parola fine a questo apocalisse.
Venatrix registrò quelle parole senza ascoltarle. Erano troppe informazioni da comprendere.
Non puoi sconfiggere Iανός. È invincibile.
Aupiter sorrise.
Il potere dei Feziali nasce dal sangue dei draghi. Dall'integrità morale. Iανός divora la corruzione dell'Ahriman e la trasforma in forza, pervertendo l'armonia del sangue draconico che scorre nelle vene di ciascun Maegon e dando un volto distorto alla sua incorruttibilità. Sarà sufficiente risvegliare l'eredità virtuosa dei draghi che fa battere il suo cuore per svuotarlo di tutta la corruzione che ancora non ha digerito, e che avrebbe potuto accumularsi al punto da trasformare lui stesso nel quarto Ahriman che sta cercando. — Il drago deglutì sonoramente a quella prospettiva. — Noi eravamo Dèi per i Maegon, Rubio. Non dimenticarlo. Tutta la loro conoscenza deriva da noi, così come tutta la loro magia, sebbene ciò ci imponga gravose responsabilità su ciò che sta accadendo.
Giulia posò una mano sul viso di Venatrix, suggerendogli di rimanere lì con lui fino a quando la questione non sarebbe stata sistemata. Il drago chiuse gli occhi per mezzo minuto e corrugò la fronte. Li riaprì.
Milioni di Maegon sono stati coinvolti dalla separazione tra te e Intet. Un intero popolo si è estinto, eppure continuate a intervenire nel tempo presente. Oggi centinaia di persone hanno combattuto perdendo amici, amori, o la loro stessa vita. Questa sarà anche la vostra battaglia, ma ha sfregiato la faccia dell'Akeran.
Che si rialzerà più glorioso di prima, come è sempre stato.
...Perché hai voluto tutto questo? Perché combattere ancora?
Aupiter socchiuse le palpebre e rispose con solennità.
Giulia si strinse al corpo di Venatrix.

Rubio, dimmi:

5ZtwnTe

Avendone la possibilità, non sacrificheresti l'intero mondo per salvare l'unica donna che hai amato?
...Nient'altro ha importanza. —



CITAZIONE
Scusatemi moltissimo per il ritardo; purtroppo è un periodo pieno pieno e faccio fatica a orchestrare tutti gli impegni.

Dunque, mi sono staccato completamente dalla scena della battaglia per dedicare l'intero post al PoV di Venatrix (finalmente) e al climax della quest/colpo di scena. Il drago attira Giano lontano dal campo di battaglia e potete supporre che tutte le vostre azioni nei confronti dei PnG vadano a buon fine (salvare Jahrir, ad esempio); mi dispiace per non avervi dedicato spazio, ma se volete possiamo accordarci per scrivere un minimo di dialogo in confronto.
Ciò che succede è che Venatrix non è minimamente in grado di contrastare Giano e viene annientato da un raggio di energia di quest'ultimo. Dopodiché si trova in un limbo simile a un ricordo mostrato precedentemente nella scena "in memoriis", in compagnia del ricordo di Iulia (il suo più grande amore) e di suo padre Aupiter. Come rivelato nei precedenti post, Venatrix stesso è una sorta di "fotocopia di suo padre", ed è questo a renderlo immortale. Il fatto che il ricordo di Fascies stia per estraniarsi da lui e porre fine alla battaglia sacrificando la propria esistenza, comporta per Venatrix la perdita della sua immortalità; ma d'altronde è ciò che Fascies ha sempre voluto, spingendolo ad andare nell'Akeran e a intraprendere tutta la battaglia che ha portato fino a questo punto. Solo e soltanto per salvare Intet dalla corruzione, come vedremo nel prossimo post.

Prossimo post che è il finale! Cosa succede, infatti, sul campo di battaglia:

Giano si è allontanato, ma è ovviamente ancora visibile data la sua mole. Improvvisamente i cieli dell'Akeran vengono rischiarati da una luce pari a quella del sole, proveniente dalla direzione del mostruoso Maegon, e quest'ultimo, sotto lo sguardo attonito di tutti, inizia a rimpicciolire. Per intenderci, Aupiter strappa la forza a Giano e la trasforma in una luce purificatrice che, colpendovi, cura tutte le vostre ferite (a ogni risorsa, andate completamente full) e acceca i caduti, che iniziano a ritirarsi sottoterra. Questo è il vostro ultimo post da utenti: la battaglia si conclude chiaramente, gli schiavi si riprendono, e addirittura alcuni caduti tornano a essere normali (quelli che si erano trasformati più di recente). Potete descrivere il tutto come preferite, è la vostra conclusione agli avvenimenti :sisi: (io riprenderò nel prossimo post le azioni di Fascies dal suo punto di vista, naturalmente). L'Ahriman sembra sparito, forse si è ritirato sotto terra anche lui.

Per quanto riguarda le scelte, avete compiuto quella più integra per Giano (+1 punto): gettarsi contro i caduti o l'Ahriman gli avrebbe fatto mangiare altra corruzione che, come detto da Aupiter in questo post, se fosse stata troppa avrebbe potuto persino trasformarlo nel quarto Ahriman. Compiendo questa scelta, Giano è ufficialmente fuori dai giochi: il Maegon non diventerà il quarto Ahriman. La classifica è la seguente:

— Zaide (9)
— Jahrir (8)
— Iανός (6)

E quindi arriviamo all'ultima scelta della quest, che ovviamente è la più topica: Chi volete che diventi il quarto Ahriman?
Questa scelta determinerà il finale in GdR e varrà 2 punti corruzione. Naturalmente niente vi impedisce di votare per Giano, ma la classifica parla. Niente di più semplice di così; si dia il via alla discussione :zxc:


Edited by Ray~ - 23/12/2015, 15:25
 
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view post Posted on 24/12/2015, 13:11
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h e l l i s n o w
······

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[...]


V

PoV: Vaalirunah

(Sürgün-zemat)


VAL2_zpsjh15abuk

Vaalirunah batté le ali e prese quota, sollevandosi ancora fino a sfiorare le nuvole.
Aveva lasciato Jahir e l'altra persona che era riuscito a salvare di sotto, vicino ai resti dell'accampamento, con l'intenzione di poter inseguire il mostro e assistere allo scontro, ma non aveva avuto fortuna.
Lo sfolgorio evanescente avvolgeva la sua intera figura e ne appannava la visuale, impedendogli di tener d'occhio lo svolgersi degli eventi con la chiarezza che avrebbe desiderato; eppur era ovvio che quel drago qualcosa lo avesse fatto. La colossale sagoma del dio Maegon si stringeva all'orizzonte come stesse risucchiando sé stessa, e poi vi era quella luce innaturale, energizzante: ogni marchio lasciato dalla battaglia pareva evaporarsi sotto il suo tiepido tocco, ogni fatica sciogliersi.
Sì, qualcosa lo aveva fatto.

Il corpo oblungo della Scaglia si torse nel generare la spinta richiesta e fu di nuovo in avanti, il bagliore negli occhi e il vento fra le piume.
Per quanto ormai la battaglia sembrava essersi conclusa, per quanto l'esercito dei caduti si fosse nuovamente riversato nell'abisso, egli sapeva che l'ultimo atto doveva ancora essere scritto.
Desiderava esserne testimone.






















 Energia. {125%}
 Mente. {100%}
 Corpo. {75%}




Condizioni fisiche. Perfette.
Condizioni psicologiche. Perfette.

Tratti.
— Levitazione [volo] (1/5)
— Calma Interiore [difesa psionica passiva] (6/6)
— Anima d'Acciaio [resistenza al dolore psionico] (4/6)
— Spiegare le Ali [forma astrale] (3/6 - 3/6)
— Sciabola di Folgore [sciabola magica] (6/6)
— Ispirazione [+1CS in Vigore ad ogni cast altrui di tipologia magica] (6/6)
— Intuizione [riconoscimento illusioni + auspex per talento e classe + auspex per suddivisione delle risorse] (6/6 - 6/6 - 6/6)
— Tecnica [capacità di danneggiare la riserva energetica con attacchi fisici] (6/6)
— Memoria Eterna [capacità di rievocare, modificare, cancellare qualsiasi ricordo personale] (6/6)
— Cosmoveggenza [auspex informativo sul territorio] (2/2)
— Vigore [resistenza alla fatica da consumo energetico] (5/6)


Equipaggiamento.
— Spada lunga ornata
— Scimitarra rotta
— Pugnale rituale
— Corpetto di cuoio
— Bracciale cerimoniale (a cui sono assicurate mediante laccio la biglia stordente [1], la biglia fumogena [1], e la biglia dissonante [1])
— Sacchetto di sabbia rimodellante (erba rigenerante [1])
— Pozione rossa (erba medicinale [1])

Tecniche passive e attive impiegate.
CITAZIONE
Spiegare le Ali — già citata.

CITAZIONE
Levitazione — già citata.

Note.
Mi dispiace per il post striminzito, ma non ho avuto davvero modo di fare di meglio questi giorni. È stato un piacere partecipare!





 
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Liath
view post Posted on 24/12/2015, 15:34






Osservò le eleganti spire del drago volteggiare tra le nuvole come strali di fumo catturati dal vento. Non era nemmeno riuscito a ringraziarlo, quando aveva lasciato a terra sia lui che il nano.
Tornò ad abbassare lo sguardo verso quel terreno straziato che fino a poche ore prima era stato l'accampamento. Alcune delle fessure sembravano essersi rinsaldate, ma ogni volta che vedeva quelle colossali cicatrici nella terra non poteva fare a meno di rabbrividire: se il drago non lo avesse scorto mentre cadeva...
« Avevo ragione a credere che te la saresti cavata da solo. »
Adrian sussultò e si voltò di scatto. Una figura canuta dall'aspetto esausto lo guardava sorridendo.
« Ramius! »
Il giovane lo abbracciò in uno slancio di affetto che lasciò sorpreso persino lui: conosceva l'altro da pochi giorni o, a seconda dell'interpretazione, da poche ore, ma in quella terra sconosciuta il vecchio l'aveva salvato e riportato in vita, e ora era quanto di più vicino a un amico.
Lo stregone rimase paralizzato per la sorpresa, ma poi ricambiò impacciatamente il gesto con fare imbarazzato. Adrian si staccò e lo osservò meglio. Era ricoperto di sangue, ma come era successo a lui tutte le sue ferite sembravano essersi rigenerate in seguito all'impressionante esplosione di luce avvenuta poco prima.
« Hai idea di cosa sia successo? »
Il vecchio stregone scosse la testa.
« Assolutamente no, figliolo. Prima i caduti e quell'abominio vomitato da Baathos, poi un essere grande come una montagna esce fuori dal sottosuolo e infine la terra che si spacca come se stesse per finire tutto... Mai, in quasi un secolo di vita e in tutti i mondi che ho attraversato, mi è capitata una cosa simile. »
Sospirò, lanciando un'occhiata preoccupata all'orizzonte.
Il mago seguì il suo sguardo, non scorgendo però nulla, a parte le sparute figure solitarie dei superstiti che si trascinavano sulla terra battuta come formiche il cui formicaio è stato distrutto.
Quella doveva essere approssimativamente la zona dell'accampamento dove si era stabilito Ramius, prima che avvenisse l'attacco.
« La tua tenda... mi dispiace. »
« Rivolgi il tuo dispiacere ai morti. Non c'era nulla veramente di valore lì. »
Rispose con improvvisa durezza. Poi, vedendo l'espressione sconforto che era comparsa sul volto del giovane, sospirò di nuovo e iniziò a frugare tra le tasche interne della tunica.
« Per tua fortuna, questo... » ed estrasse un sacchetto di cuoio più piccolo del palmo di una mano « ...ho ritenuto più sicuro che stesse con me. »
Il voltò di Adrian si illuminò per lo stupore, ma il seme del dubbio subito attecchì da quelle parole. Aveva ritenuto più sicuro che stesse lontano da lui, in caso avesse deciso di tornare alla yurta durante la battaglia per riprenderselo.
Cercò di non lasciar trapelare quell'ultimo pensiero, concentradosi sulla buona notizia.
« Pensi di riuscire comunque ad aiutarmi col rituale, nonostante tu abbia perso tutti i tuoi strumenti? »
Ramius gli rivolse un sorriso sbieco.
« I miei strumenti sono tutti qua dentro, ragazzo. » e picchiettò una tempia con l'indice. Poi, abbandonando il sorriso, corrugò la fronte « Anche se in effetti avevo uno stabilizzatore per portali che avrebbe di sicuro fatto comodo... Ma non è ancora il momento. »
Adrian non riuscì più a trattenere la delusione e gli rispose stizzito.
« Non è ancora il momento? Non ti fidi di me, vero? Di cosa hai paura, che ti abbandoni qui e magari... »
Il vecchio lo osservò prima con stupore, poi con incredulità e infine proruppe in una sonora risata. Il volto del giovane si incupì ancora di più.
« Tu abbandonare me? » gli diede una robusta pacca sulla spalla che quasi lo mandò lungo « Se avessi voluto andarmene da qui lo avrei fatto già da un pezzo! » scosse la testa continuando a ridacchiare, poi gli posò una mano sulla spalla.
« Sapevo che non avrei dovuto dirti subito che ce l'avevo ancora io o avrei rischiato che commettessi qualche imprudenza. Hai bisogno di altro tempo per riprenderti, non puoi affrontare quel viaggio ora. Io mi fido di te, e tu fidati di me quando dico che apriremo quel dannato portale insieme. Ma non ora. »
E allora quando?
La domanda rimase inespressa, ma lo stregone riuscì facilmente a leggere lo scetticismo che ancora si palesava sul volto di Adrian.
Corrugò la fronte mentre un accenno di preoccupazione increspava il volto solcato da rughe antiche, e fece tornare lo sguardo verso l'orizzonte.
« Qui non è ancora finita. »





Anche per me è stato un post un po' al volo. Volevo concludere la quest e prepararmi la strada per il prosieguo della storia del mio personaggio, ma, causa panettoni, ho avuto problemi di tempo.
Ancora grazie per questa quest eccezionale!

(Io tifavo per Giano :look: *viene pkppato da Venatrix/Ray*)


Edited by Liath - 24/12/2015, 18:57
 
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view post Posted on 24/12/2015, 18:09
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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L'immenso Maegon si allontanò. Copriva chilometri di deserto con un solo passo, e dopo pochi secondi era così distante da sembrare irraggiungibile, ma la sua gigantesca mole era ancora ben evidente.
Montu lo aveva seguito con lo sguardo, intorno alla sua testa volava un Drago grande poco più di un singolo occhio del Dio e forse era stato proprio il rettile ad attirarlo lontano dal campo. Senza dubbio qualcuno l'avrebbe dovuto ringraziare: il Demone si guardò intorno e vide i caduti avanzare più lentamente di prima, l'Ahriman continuare a scavare freneticamente, centinaia di cadaveri ovunque e il terreno divelto che ne aveva inghiottiti chissà quanti altri. Un'immensa voragine si apriva dove fino a pochi istanti prima c'era stato l'accampamento di Jahrir, a tutti era chiaro che il Sürgün-zemat non sarebbe tornato più come un tempo.
-Cosa credi di fare una volta tornato nel Dortan? È questione di attimi prima che il tuo potere venga alla luce, lo sentirai esplodere dentro di te e si libererà incontrollatamente appena calerà il Sole.-
La nera figura era tornata, levitando sopra alcuni schiavi morti, e stavolta Montu era certo di non parlare con la Corruzione, ma con una proiezione dei suoi pensieri che doveva ancora comprendere appieno.
Il tempo intorno a lui era come bloccato.
-Tornerò nel Dortan?-
-La battaglia è già finita. Non poteva essere altrimenti visto l'arrivo del Maegon.-
-Ho paura.-
-Paura? L'incubo è finito.-
-Ripenso alle parole dello sciamano, temo che questa notte abbandonerò la strada che ho sempre seguito.-
-Montu... la vita è un viaggio piuttosto particolare. Immagina un uomo che cammina all'indietro, ha lo sguardo rivolto al passato, perchè è consapevole di ciò che ha lasciato ma può solo immaginare cosa lo aspetta nel futuro; sulla schiena porta migliaia di pietre: problemi, ostacoli, dubbi, nemici, difficoltà. Ogni passo è invece un sogno, una speranza, coraggio e fede. Ad ogni passo una di quelle pietre cade e rende la vita impercettibilmente più leggera, ed è quella pietra caduta a formare la strada che verrà calpestata dal prossimo passo. Nessuna strada è stata già lastricata.-
-Posso scegliere?-
-Hai sempre avuto questo potere, il più grande.-

Una luce improvvisa e accecante investì il Demone che per un attimo strinse gli occhi, sentì i suoi muscoli rilassarsi, il battito calmarsi e lo spirito allegerirsi. Era innaturalmente tranquillo vista la situazione, ma si sentiva bene, come se non avesse combattuto nemmeno un secondo. Quando riaprì gli occhi non c'era più nessuno con cui parlare, e vide i caduti strisciare nelle spaccature per scappare nuovamente nel Baathos; anche l'Ahriman era scomparso. Gli schiavi feriti si stavano rialzando, si toccavano increduli dove fino a poco prima si aprivano tremende feriti e si guardavano intorno confusi. Coloro che erano stati corrotti non appena l'Ahriman aveva fatto la sua comparsa si erano inginocchiati e dal bordo delle spaccature avevano vomitato nelle profondità di Theras una sostanza nera, per poi rialzarsi come guariti. Perfino il Maegon, all'orizzonte, era scomparso.

Avevano vinto, incredibilmente.

La guerra era finita.



Energia: 150%
Fisico: 75%
Mente: 75%
Riserva CS: 2 (+1 Forza +1 Maestria nell’uso delle Armi)

Equipaggiamento (Forma Umana):
Shokan: Riposta
Pistola: Riposta

Equipaggiamento (Forma Demoniaca):
Martello da Guerra Infuocato: Riposto
Pugni Infuocati
Pistola: Riposta

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Corallo [+1 Forza, +1 Velocità, +2 Maestria nell’uso delle Armi]
Corallo [+2 Forza, +1 Velocità, +1 Intelligenza]
Gemma della Trasformazione
[Anello del Tuttofare - Immortalità]

Pergamene Usate:
//

Abilità Usate:
//

Passive Usate:
//

Immortalità. Passiva (Numero di utilizzi: ∞)
Il Demone sfonda lui stesso la barriera della non vita, divenendo un immortale e sconfiggendo la morte una volta per tutte.
La tecnica ha natura magica e conta come un'abilità passiva - si potrà dunque beneficiare dei suoi effetti in qualsiasi momento nel corso di una giocata. Il caster diviene a tutti gli effetti immortale, rimanendo in vita indipendentemente dalla quantità di danni subiti. Non potrà comunque continuare a combattere con una somma di danni mortali sul corpo, non sarà immune al dolore né agli effetti dei danni - ad esempio, con una gamba spezzata non potrà camminare. La tecnica garantisce una difesa dalle scene in cui è possibile perdere il proprio personaggio o al termine di un duello con Player Killing attivo: i personaggi possedenti questa passiva non potranno essere uccisi in nessun caso.
[Il Demone potrebbe comunque essere ucciso qualora gli si cavassero gli occhi]

Note: È stata veramente una bella Quest. Grazie mille a tutti, QM, giocatori, e anche a chi ha reso possibile un finale simile portando avanti tutta la campagna.
Buone Feste! :lul:
 
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Caccia92
view post Posted on 24/12/2015, 19:44






E N D
...without ending.







¬ Sürgün-zemat
Un inferno sul confine con Taanach


« Ha preso partito per i Feziali quando era ancora un cucciolo. Poi gli è rimasto fedele, e il ricordo di questo periodo racchiuderà una ricompensa che nessuno potrebbe dargli. »
Il Divoratore afferrò lo schiavo da terra, affondando gli artigli nella carne; lo strattonò con forza disumana.
« Chi? Di chi stai parlando? »
« Non farà concessioni. Saranno gli altri a doversi adattare alle sue pretese e ai suoi bisogni, o saranno spazzati via. »
« Cosa significa? »
Ma la testa dello schiavo si afflosciò all'indietro e gli occhi si spensero. Il Divoratore gettò via lo scomodo cadavere e si guardò intorno furente. Da qualche minuto l'esercito umano sembrava preda di una stregoneria. Non era la Corruzione e nemmeno un gas velenoso; sembrava qualcosa di più forte, che giungeva dal profondo. Persino lui riusciva a percepire una sorta di tremore interiore che scuoteva la sua essenza...come mille piccoli aghi che penetravano attraverso le ossa.
I rumori, che in un primo momento aveva identificato come voci disperate, si erano fatti più forti. Le voci di schiavi, mamelucchi e volontari si univano in una sorta di cantilena che narrava sempre la stessa storia, sempre la stessa maledetta serie di frasi. Ιανός. Il nome di un gigante o di un dio che, stando ai vaneggiamenti degli uomini, avrebbe spazzato via ogni singola particella di Corruzione.
E al Divoratore andava anche bene. Però doveva vedere con i suoi occhi quel mostro e capire qual'era il suo bersaglio.
L'Ahriman era molto agitato: svuotato di energia, in preda al panico più totale, grattava la terra per nascondersi dal nemico invisibile. "Isterico" suggeriva la mente di Robert, un concetto che il Divoratore non riusciva a decifrare, ma sapeva benissimo che la guerra stava volgendo al termine. Non per merito suo, certo...e ciò lo irritava non poco. Qualunque cosa fosse la bestia che gli umani richiamavano a gran voce, doveva essere un'arma formidabile, una bestia molto più potente di lui e di qualsiasi altro Incubo del mondo onirico.
« Forza, vieni fuori. »
La terra cominciò ad oscillare pericolosamente.
« Dove sei? »
Alcune crepe presero a correre in rapida successione lungo le rocce dell'accampamento.
« Mostrati! »
E Giano si mostrò. Dalla pavimentazione sabbiosa emerse una gargantuesca mano ricoperta di scaglie, seguita immediatamente da un tripudio di detriti e valanghe rocciose. Poi giunse il corpo, una montagna in movimento che si faceva strada dal sottosuolo con lentezza, inesorabile, devastante, colossale. Le spalle del gigante erano coperte in egual misura da scaglie nere e un'armatura di coralli e pietrisco marino. In effetti, ad osservarla mentre si sollevava dalla prigione di terra, la bestia pareva uno scoglio mastodontico staccatosi dal fondale dello Zar. E puzzava.
Puzzava di Corruzione.
Ma il Divoratore non aveva tempo per assuefarsi di una così magnifica vista. La roccia si stava sgretolando in mille pezzi, cascate di sabbia si riversavano nel vuoto sotto la mole di Giano e decine di massi volavano a mezz'aria come minacciose pallottole. Ogni costruzione o artefatto dell'accampamento, dalla più piccola incudine alla tenda più grande, veniva sparata in aria similmente a proiettili di abnormi catapulte. La maggior parte dei soldati e dei caduti incontrarono la morte nel buio del Baathos.
Ecco quale segreto celano le vene di Theras: un dio sotto forma di rettile.
Il Divoratore individuò prontamente una falsa collina di macerie, poco distante, che poteva rappresentare un approdo sicuro. Nel caos provocato dal mostro titanico, agitò gli artigli di fronte a sé in modo da disegnare un cerchio perfetto; nello stesso punto apparve una sorta di specchio fatto di liquido nero, brillante e liscio. Il Divoratore si gettò all'interno della superficie nera e venne risucchiato da una forza invisibile.
Riapparve sulla collina, fagocitato da uno specchio identico a quello sommerso da polvere e detriti.
« Così finisce questa guerra. » sussurrò.
Percepiva una stanchezza profonda, mai provata prima di allora. Le braccia lunghissime pendevano ai fianchi, la bocca cremisi restava aperta a fatica e aveva cessato di gorgogliare. E non vi erano dubbi su quale entità avesse prosciugato le sue ultime energie. Persino a quella distanza l'aura devastatrice e famelica del mostro lo lambiva, lo ghermiva, lo invitava ad arrendersi.
La voce di Robert si insinuò con facilità nella catena dei suoi pensieri.
« E come finisce? Chi vince? »
Il Divoratore annusò con insistenza il vento e captò il fetore di Giano. Era un misto di Corruzione, sale e muschio...eppure non sembrava corrotto. Gli occhi, per quanto inumani e bramosi di distruzione, erano limpidi e concentrati. No, non era stato richiamato dalle forze dell'Ahriman...lo stesso demone pareva terrorizzato alla vista del gigante e cercava rifugio dalla disfatta.
Se Giano non era un dio, allora rappresentava il potere di una razza molto simile.
« La Corruzione? »
« Nessuno ha vinto e nessuno ha perso. » misurò con cura le parole per non spaventare Robert « Quella bestia, che si chiami Ιανός o in altri modi, è troppo persino per l'Ahriman. »
La sua forma cadeva a pezzi, la regressione della metamorfosi era vicina. Avrebbe desiderato ardentemente continuare ad osservare il massacro dell'enorme creatura, ma non aveva più risorse da impiegare. Persino lui, Divoratore di Sogni, non poteva fare nulla contro un Incubo di quelle dimensioni.
In realtà, non voleva fermarlo. Non lo disse apertamente.
« Decidi tu se fuggire o restare. Per il momento, io ho concluso. »
« E lasciamo che tutti muoiano? »
« Se anche volessi, non potrei salvare nessuno. »
« Altre morti... »
« NO! » infuriò il Divoratore, esasperato « Ho combattuto in favore degli umani per assecondare un tuo desiderio, ho lottato contro la Corruzione perché ciò ti avrebbe reso più sereno. Ricorda, tuttavia: io non sono te. »
Cessò di esistere.



† † †





¬ Sürgün-zemat
Una collina affacciata sull'inferno


Robert si svegliò nella polvere, ancora una volta. Le braccia dolevano in maniera incredibile, le gambe erano pesanti. In bocca esplodeva un sapore metallico, ma non era sangue.
Si alzò e i suoi occhi vennero catturati da un'ombra gigantesca. Lo sguardo viaggiò rapido su Giano, il campo di battaglia devastato, le centinaia di corpi che si riversavano nell'abisso di Theras. Cercò e non trovò la figura contorta e aberrante dell'Ahriman, svanita chissà dove nel tumultuoso terremoto. Nessuno combatteva più, nessuno urlava disperatamente o ringhiava con ferocia. C'era un'insolita tranquillità in quel mare infernale fatto di rocce, cadaveri e dolore.
Poi un grido riecheggiò nell'etere e Robert individuò un profilo sinuoso e luccicante che si stagliava nel cielo. Non aveva mai visto un drago durante la sua esistenza, eppure non ebbe difficoltà a riconoscerne uno. Un altro condottiero, forse; un altro soldato; un'altra creatura votata ad un qualche giuramento, obbligata dai principi morali a gettarsi nella mischia. Probabilmente, l'ultimo scoppio di quella guerra insensata e distruttiva.
Il drago si gettò contro l'enorme bestia che troneggiava in mezzo al Sürgün-zemat, volteggiò un paio di volte in circolo e poi si lasciò seguire dal mostro. La massa di scogli e scaglie nere provocò un altro smottamento mentre ruotava il collo e le spalle, ruggendo verso il drago. Negli occhi di Giano si potevano cogliere alcune sfumature dettate dalla natura devastatrice: odio, risolutezza, rabbia. Era difficile cogliere tutti i dettagli di quello scontro, eppure pareva evidente anche al più stolto degli uomini che i due animali - se così potevano essere definiti - avevano un legame profondo che trascendeva il semplice istinto. Anche quel particolare svaniva nella polvere e nella cenere.
Robert si sedette, fiaccato e dolente. Nella sua mente si agitavano molti pensieri, eppure non aveva voglia di rimetterli in ordine. Desiderava soltanto dormire, lasciarsi andare.
« Abbiamo fatto il possibile. » disse, rivolgendosi a sé stesso.
Nel profondo non giunse risposta. Il Divoratore, intuì, non voleva conversare. In realtà non lo percepiva nemmeno, come se l'Incubo fosse stanco almeno quanto lui. Ma stanco di cosa?
« Di essere ciò che siamo? » chiese al nulla.
Nessuna parola. Niente. Era rimasto davvero solo a contemplare l'esito delle sue scelte. Non si pentiva per ciò che aveva fatto: avrebbe provato troppo rimorso optando per una via differente. E aveva combattuto contro la Corruzione, se n'era liberato, aveva trovato un modo diverso di fagocitare la sua rabbia e il suo potere. Giusto o sbagliato, contro natura o meno, non importava...era quello il suo obiettivo. Lui non era un mostro come tutti gli altri.
Lui poteva decidere da che parte stare.

« Non è così facile liberarsi dalle catene del destino. »
Robert ruotò il volto così rapidamente da farsi male al collo. I suoi occhi incontrarono un individuo alto, asciutto ed incredibilmente pallido. Il corpo era ricoperto da tagli sanguinolenti, le mani serravano con forza il manico di una lunghissima falce. Il viso era nascosto da una folta chioma di capelli corvini.
Poco distante, scheggiata in più punti, giaceva una maschera bianca a forma di teschio.

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Robert restò fermo, nonostante la pericolosa vicinanza. Non aveva la forza per combattere...ma, da quanto poteva vedere, nemmeno Reek sembrava in forma. Le ferite erano profonde.
« Perché sei qui? »
Giunse una folata di vento e i capelli di Reek si scostarono. Robert ebbe solo un istante per osservare il volto dell'uomo. Vide qualcosa che non si aspettava.
« Perché ho visto i tuoi incubi. Ho visto ciò che hai fatto. »
Un rombo di tuono seguì un bagliore accecante. In lontananza infuriava l'ultima battaglia tra mostri.
« La tua anima è tormentata dalla morte. »
« Sono solo incubi. Vattene. »
Reek si mosse lentamente verso la maschera d'ossa. Con un gesto sofferente e pesante, si chinò e raccolse l'oggetto. Poco dopo, i suoi tratti erano nuovamente celati dal teschio bianco, fatta eccezione per gli occhi. Occhi privi di pupilla.
« Sei certo? Non è semplice scrutare nel passato. »
« Tu non sai niente del mio passato. »
« So più di quanto tu creda. »
Robert rimase paralizzato. In quella frase non aveva rilevato insidia o menzogna. Ma perché mai quell'essere avrebbe dovuto interessarsi a lui? Era solo un altra via tentata dalla Corruzione per ghermirlo.
« Non sono interessato. Ho fatto le mie scelte. »

Improvvisamente un lampo di luce bianca spazzò via l'oscurità e le nubi che si addensavano nel cielo. Il fenomeno si espanse ad una velocità incredibile e colpì la piana rocciosa del Sürgün-zemat. Robert portò un mano davanti alla faccia per proteggersi, ma distinse chiaramente i lamenti dei Caduti che si levavano dal campo di battaglia. La luce baluginò ancora per qualche istante, poi si affievolì gradualmente. Infine, si spense.
I demoni fuggivano ululando, accecati e disorientati. I mamelucchi e gli schiavi sopravvissuti, invece, sembravano illesi. C'era addirittura chi si rialzava da terra senza un graffio.
Anche Robert si sentiva rinvigorito. Tutta la stanchezza era svanita e le energie fluivano con regolarità nelle vene. La ferita alla spalla si era richiusa. Cos'era successo?
« Tu hai ucciso, Robert. Prima dell'amnesia, prima degli incubi e delle notti di fame. »
Le parole giungevano confuse e ovattate.
« Io conosco la tua storia, è scritta nel Libro dei Morti. Se desideri leggerla, dovrai solo chiedere. »

Robert si alzò di scatto e si voltò, furioso.
Non c'era nessuno alle sue spalle: Reek era scomparso insieme ai Caduti.



[...]





La guerra era finita. Non era ancora chiaro chi avesse vinto e chi avesse perso. Sicuramente la Corruzione era stata debellata dall'accampamento e i Caduti sconfitti, ma l'Ahriman non era stato distrutto. Probabilmente, proprio come aveva suggerito il Divoratore, non si poteva semplicemente uccidere o eliminare fisicamente.
Robert camminava attraverso le macerie e i detriti, aiutando chi poteva a rialzarsi e a rimettersi in sesto. Nessuno pareva ricordarsi di lui o delle sue azioni durante la guerra e molti, in preda allo sconforto per i compagni perduti, lo vedevano come un volontario scampato alla morte. In cuor suo Robert sapeva di non potersi considerare parte di quel misto di emozioni che serpeggiava tra gli uomini; lui non provava dolore o disperazione. In effetti, non provava alcunché.
All'orizzonte non si vedevano più il mostro gigantesco e il drago rosso. Nell'accampamento fumante - o quello che ne restava, data la profonda conca che scivolava verso il sottosuolo - restavano solo semplici uomini, attoniti e confusi. I loro occhi esprimevano il vuoto delle anime.
Le guerre sono tutte uguali: che tu vinca o perda, alla fine tornerai a casa distrutto e senza ricompense.
Non ritrovò il fabbro e la sua fucina, nonostante la lunga ricerca. Erano stati inghiottiti dalla furia di Giano o spazzati via dalla brutalità della battaglia.
Tanti, quel giorno, erano morti. Robert si domandava se anche lui, in fondo, non fosse morto. Si sentiva svuotato e annichilito.
Solo un pensiero rimbombava prepotentemente nella mente.
Ma non voleva dargli ascolto.









ROBERT/DIVORATORE


Critico {40%} ~ Alto {20%} ~ Medio {10%} ~ Basso {5%}



Mente: 125%
Energia: 100%
Fisico: 75%

Passive utilizzate:

Inflessibile » Non è difficile immaginare come potrebbe reagire la mente di Robert dinnanzi ad un'offensiva psichica di alto livello. Anche in questo caso, sebbene non riesca a bloccare i danni derivanti dagli attacchi, il cervello converte le sensazioni provocati dagli squilibri mentali in piatta tranquillità. Robert non sarà mai spaventato, arrabbiato, felice o sofferente se non è lui stesso a deciderlo. Tutte la sensazioni provocate da agenti esterni non avranno effetto. (Passiva di Talento 2.1, scudo alle sensazioni provocate dalle offensive psioniche, 5/6 utilizzi.)
Metamorfosi Totale » Quando la notte discende sulla terra, Robert subisce un mutamento improvviso e incontrollabile. Il corpo si ritrae e si piega, viene contratto da energie provenienti dall'interno della cassa toracica. Poi esplode in una frazione di secondo, ingigantendosi, colorandosi di rosso e nero. Prende velocemente forma il Divoratore di Sogni. Il mostro appare con le sue fattezze e agisce autonomamente. La mente di Robert rimane segregata dentro una scatola dimensionale al di fuori della realtà, attendendo di riprendere possesso dell'involucro umano. All'alba il mutamento avviene al contrario con le stesse modalità. La mente del Divoratore non viene tuttavia segregata in una gabbia, ma permane in un mondo di tenebra con sembianze eteree. (Passiva Razziale, trasformazione demoniaca notturna, 4/6 utilizzi.)

Attive utilizzate:

Specchio nel Buio » Oltre a divenire effimero, il Divoratore di Sogni riesce ad interagire con le tenebre in modo più marcato e concreto. La notte si trasforma in un tunnel continuo da poter sfruttare a suo piacimento, rendendo il campo di battaglia uno specchio vero e proprio. Le possibilità di spostamento sono infinite e più punti possono essere raggiunti semplicemente immergendosi nel buio per poi rispuntare nel secondo successivo. Il Divoratore passa istantaneamente da un luogo ad un altro nel raggio di qualche metro, potendo quindi evitare tecniche avversarie volte a danneggiarlo. (Tecnica personale Nulla, teletrasporto istantaneo nelle immediate vicinanze, Magica, Difesa Assoluta.)

Riassunto/Note/Altro:
Ho integrato il post mancante in questo. Il Divoratore si salva dalla distruzione di Giano trasportandosi, con l'ausilio delle tenebre, in una collinetta a fianco del campo di battaglia divelto. Qui subisce l'aura di influenza del colossale Maegon, proteggendosi dagli effetti della visione con la passiva apposita. Dopodiché, svuotato delle energie (prima del rinvigorimento aveva raggiunto il 10%) decide di ritirarsi nell'involucro di carne e di lasciare spazio a Robert.
Robert si sveglia sulla stessa collina. Sembra leggermente confuso, ma sa bene che la guerra è giunta al termine. Qui ha un incontro breve e intenso con Rage, una scena che mi sono permesso di inserire nella quest per motivi personali. Si susseguono i vari eventi, con la luce finale che annienta i Caduti e salva i soldati. Anche Robert si rinvigorisce, tuttavia non riesce a confrontarsi con Reek: le parole della Morte lo conducono su un sentiero pericoloso.
Concludo il tutto in maniera rapida, poiché così mi ero prefissato.
Al Master il finale.
 
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view post Posted on 25/12/2015, 13:48
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eroi e antieroi
il quarto Ahriman

— la fine di questo ciclo —

« COSA STAI FACENDO?! »

Le scaglie di Iανός si staccavano pezzo dopo pezzo, come le rupi di una montagna che frana. Crollavano a terra con pezzi di pelle, sangue e nervi, sbandandosi al suolo in suoni disgustosi e dando alle dune nere del Sürgün-zemat una nauseante sfumatura di rosso. La luce dorata proveniente dal corpo di Aupiter dipingeva un paesaggio surreale e apocalittico, strangolato dalle volute di cenere e digerito dall'orizzonte sconfinato del meridione. Le nubi si erano diradate da quel quadro nel cui centro il Maegon era un serpente che cambiava pelle sotto l'occhio attento di un'aquila misericordiosa: la sua mole non contava nulla, quando i muscoli gli si spezzavano al sollevare delle braccia e le ossa si frantumavano sotto il suo peso.

« NON FINIRÀ IN QUESTO MODO! »

La sua voce strappava l'aria e vi accendeva scariche di pura energia che si abbattevano come fruste sul corpo del drago, senza provocargli alcun danno: l'elettricità rimbalzava contro quel piccolo sole, lampeggiando fra le nuvole in un'intermittenza di scintille e crepitii, senza intaccarne l'intensità.
Iανός si sentiva come se tutta la sua forza lo stesse abbandonando, strisciando fuori dal suo corpo e venendo aspirata da Aupiter. La immaginava come un insetto fra le sue carni che se prima le aveva tenute insieme, ora gli scavava nella pelle pur di fuoriuscirne. La demolizione del suo corpo non portava con sé un dolore incalcolabile, ma una debolezza che ancorava i suoi arti come un macigno, impedendogli di muoversi; o forse c'era anche dell dolore, mescolato a tutta quella rabbia.

« L'IMPERO SOPRAVVIVRÀ! »

Se solo avesse potuto muovere le braccia, le avrebbe usate per sollevare la terra, spaccarla e lanciarla verso nord. Se solo avesse potuto muovere le gambe, si sarebbe diretto verso il più vicino centro abitato, per annientarlo con una sola spazzata della sua coda. L'eredità dei Maegon non poteva essere dimenticata di nuovo, ed essere sconfitto in quel luogo senza aver compiuto nulla avrebbe adirato i Feziali. I senzascaglie dovevano pagare, e i draghi con loro.

« IO RINASCERÒ! »

Dopo aver lanciato quell'ultimo monito, Iανός abbandonò il corpo che si era costruito metabolizzando la corruzione. Le carni del colossale Maegon smisero di muoversi e si ingrigirono, assumendo la colorazione dell'ossidiana. Il suo viso iniziò a cedere, si spezzò e franò al suolo, sollevando nubi di cenere per ogni parte che toccava terra. Le braccia gli si staccarono dalle spalle e il torace rovinò sotto il peso di quella massa insostenibile. Del Maegon non rimasero che due propaggini contorte delle zampe, di altezze differenti, innestate fra le rocce nere del Sürgün-zemat; due ciclopici monoliti di pietra che avrebbero vegliato a lungo sulla Bocca di Giano, come due torri di guardia alla soglia dell'abisso.
In mezzo a quel caotico sfracellarsi di polvere, roccia e tuoni, nessuno avrebbe potuto notare il vero corpo di Iανός allontanarsi da quel luogo come una lucertola spaventata da un rumore improvviso. Era poco più grande di un uomo adulto, di figura umanoide e ricoperto di scaglie e sangue, e strisciava fra le dune seppellite dalla cenere alla ricerca di una crepa nella quale nascondersi.

Voi mi avete riportato in questo mondo.
il suo odio, se possibile, era persino più grande di prima.


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I Maegon ritorneranno.

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Il corpo dell'Ahriman giaceva privo di senno fra le macerie della Bocca di Giano. Era precipitato verso l'abisso quando il Maegon si era sollevato ed era rimasto sepolto da tonnellate di roccia. Ora, privo di cognizione di sé, si trascinava nella cenere come un lombrico senza meta. La corruzione stava lentamente svestendo il suo corpo, riportandolo alle spoglie mortali di Intet: una donna schiacciata dalla pietra e sporcata dal fango, di cui avrebbero raccolto le ossa e confuse per quelle di uno schiavo allontanatosi dal campo di battaglia.
Aupiter... — riusciva soltanto a pensare. — Aupiter...
Aveva sempre saputo che sarebbe morta sola, lontana dalle braccia di colui che aveva amato, ma non si era mai resa conto di quanto quella prospettiva l'avrebbe ridotta in pezzi più di qualunque altra cosa. Ogni fibra del corpo le tremava di dolore per il mancato contatto con la pelle di Aupiter. I polmoni le ardevano per la necessità di accogliere il fiato di lui, preso dalle sue labbra. La mente era dilaniata dalla sua voce, che le pulsava nel cervello come un cuore rigonfio di sangue.
Non le bastava.
Ciò che le aveva mostrato la corruzione non le bastava.
Non aveva fatto una sola scelta corretta e ora ne pagava le conseguenze.
Il rimorso l'avrebbe tenuta in vita fino a che non avrebbe analizzato ciascuno dei suoi tormenti e pianto ogni peccato.
Questa era la fine che le era stata data. Una morte inaccettabile.
Aupiter...
Non voleva andarsene così.
Desiderava vedere il volto di suo figlio. Rendere omaggio alla tomba di Fascies. Volare libera nella brezza gelida degli Altiventi.
Aupiter...
Un raggio di sole la accecò. Qualcuno aveva sollevato le pietre sopra di lei, esponendo il suo corpo nudo a una luce splendente, ingrigita appena dalla cenere; un uomo la cui ombra di stagliava controluce si chinò verso di lei.
Prima di parlare le prese una mano tra le sue.

Sono qui, Somnhya.

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Le mancò il fiato.
Non poteva essere vero. Fascies era lì davanti a lei, luminoso e irraggiungibile come nelle sue memorie.
No... tu... — sapeva ancora riconoscere il suo potere quando lo vedeva in atto. — Tu... sei soltanto un ricordo.
Il ricordo.Aupiter si stese accanto a lei, sollevandola e facendola stendere sul suo petto. — Quello con cui hai modellato la vita di nostro figlio.
Come... cosa ci fai... qui...?
Sono qui per salvarti, naturalmente. — lei scoppiò a piangere. L'aveva detto come se fosse stata la cosa più naturale di tutta Theras. — Salvarti da una morte che non meriti.
Non sapeva più cosa pensare. Non meritava tanta grazia dopo tutto ciò che aveva fatto. Non riusciva nemmeno a capire se ciò che stava accadendo fosse la realtà o un parto della sua mente terrorizzata.
Io... ho sbagliato tutto.
Non ha importanza, Somnhya.
Non merito...
Non ha importanza.
È...
Non avrei dovuto abbandonarti.
Intet si morse le labbra. Non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi.
Oggi ci lascia la donna più bella che il mondo abbia mai visto. La madre del più grande eroe di Theras. Di lei si dirà che la sua danza poteva incantare ogni uomo; che la sua voce ha ispirato i più grandi poeti e musicisti della storia; che per un intero popolo è stata una dèa. Nessuno saprà mai della Tentatio, né le attribuirà le colpe dell'Ahriman. Per ciascun abitante di Theras, Intet de Ferre Aer et Verum Memoriae von Draconis sarà un sogno estatico, lontano, dolce e malinconico al tempo stesso. La reminiscenza di un talento e di una grandiosità che nessun'altra donna potrà mai sperare di raggiungere, poiché così ella è stata ed è ancora ai miei occhi.
Il corpo della donna venne scosso da un tremito. La vita la stava abbandonando.
Dimmi, Somnhya: ci sono nuvole nel cielo a eclissare la nostra storia?
Vedo il sole, Aupiter.
Spirò.
Esatto.

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Se lo raccontassi non ci crederebbe nessuno. — disse Jahrir raccogliendo l'oggetto da terra e spolverandolo con le mani, recuperandolo fra le macerie. — La mia pipa!
Si infilò il bocchino fra le labbra e contrasse il viso per il disgusto: sapeva di cenere e zolfo. Ciò non gli impedì di tirare fuori dalle tasche un mazzetto di tabacco essiccato, infilarlo nel fornello e accenderlo. Non aveva mai fumato niente di più disgustoso, e allo stesso tempo fumare non era mai stato così piacevole.
Si trovava su una delle rocce sollevate e rigirate dall'ascesa di Iανός, vicino alle macerie della sua yurta. Con sua grande sorpresa adocchiò anche un sacchettino di iuta schiacciato dalle rocce, alla cui presa sfuggivano delle foglie simili a piccoli vermi carbonizzati.
...E sembra che riuscirò a dare ad Aleksjéj il tè che mi aveva chiesto.
Il suo pensiero andò al drago che l'aveva salvato poco prima, uno dei volontari. Senza il loro contributo non sarebbero mai riusciti a respingere l'assalto dei caduti né a rispedirli nelle profondità del Baathos. Non prima di perdere gran parte degli schiavi e dei mamelucchi che li avevano aiutati. La battaglia si sarebbe conclusa in un massacro prima da parte dei demoni e poi da parte di Iανός, senza possibilità di risposta. Invece alcuni uomini coraggiosi erano riusciti a portare la speranza tra le truppe e Aleksjéj aveva compiuto il suo dovere, sconfiggendo l'unico nemico al quale l'esercito non sarebbe mai riuscito a opporsi. Al loro confronto, lui che cosa aveva fatto?
Si sedette a gambe incrociate sulla roccia e rifletté in silenzio.
Si aspettava un intervento da parte della voce di Shaelan, ma ormai non la sentiva più. La corruzione aveva perso interesse in lui.
Presto si sarebbe dovuto dirigere dagli schiavi e incoraggiarli con un discorso di vittoria, esaltando il loro impegno e garantendo la loro libertà. Si sarebbe dovuto preoccupare di trovare loro una nuova casa, condurli fuori dal Sürgün-zemat e dirigersi verso Qashra. Era certo che fra le mura del Sultanato nessun califfo sarebbe venuto a cercarli né avrebbe attentato alla loro indipendenza; specialmente se li avesse presentati come "gli eroi che hanno respinto i caduti e posto termine alla terza marcia". Sì. Suonava abbastanza grandioso.
Prese una boccata di fumo dalla pipa. Ancora silenzio.
Nella sua testa nessuno controbatté a quei pensieri.
Alcuni schiavi lo videro e iniziarono a indicarlo, applaudendogli e gridando di gioia. All'orizzonte non si vedeva più nemmeno un caduto. Solamente un sole freddo e malinconico, ingrigito dalla cenere, al quale rispondeva la luce dorata, calda e guaritrice evocata da Aleksjéj.
Jahrir si alzò e agitò una mano per indicare che stava bene, pulendosi la cenere dai pantaloni con l'altra.

Addio Shaelan.
mormorò tra sé e sé.

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Passerà ancora del tempo prima che possa rivederti.

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Ahriman!
Ahriman!
Ahriman!
Il quarto!
Lo spirito derelitto!
La strega del Bathoos!
La madre dei disperati!


Silenzio! Sparite dalla mia vista!

I caduti strisciavano nei cunicoli dell'abisso, schiacciandosi gli uni sugli altri per avvicinarsi a Zaide e poterla vedere con i propri occhi. La donna si era infilata nelle profondità del Sürgün-zemat e camminava a piedi nudi sulla roccia umida, scacciando con gesti collerici le progenie che le si facevano troppo vicine. I demoni l'avevano accettata, ma lei non aveva accettato loro.
Dove stava andando?
Che intenzioni aveva?
Era giunta a patti con il suo destino?

Come ci si sente, bambina, sapendo che nessuno verrà mai a conoscenza del tuo sacrificio?
Dove sei?!
Hai sempre combattuto da sola, ma noi potremmo essere la famiglia che hai sempre cercato...
Voi siete solo dei mostri!
Come preferisci che ti appaia? Helaayne? Caelian? Shaman?
Se speri di intrappolarmi in un'illusione come hai fatto con Intet, sbagli di grosso.
Illusione...? Io voglio solo dare a mia figlia la compagnia che merita.
Bugie!
Ci vorrà del tempo, ma sono certa che finirai con l'accettarmi.
Non se prima riuscirò a distruggerti!
Da sola? Ti ci vorrà del tempo, e grande volontà. Se solo tu ti arrendessi, io potrei concederti un'alternativa.
Altre bugie!
In fondo nessuno ti ha chiesto di combattere.
Non riuscirai a incantarmi! Non puoi controllarmi!
Oh, certamente. All'inizio è sempre difficile, con tutti. Non posso controllarti.

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Per ora.



CITAZIONE
Merry Iğfall to all the boys and girls of Theras! :^D
E su questo clima natalizio si conclude la campagna di Fetiales; una campagna il cui finale è stato deciso interamente dagli utenti. A tal proposito voglio fare una precisazione: se fosse dipeso da me, non avrei mai scelto Zaide come Ahriman, per una moltitudine di ragioni: la difficoltà nel gestire un personaggio non mio, la volontà dell'autore, il fatto che preferisca gli "eroi caduti" piuttosto che gli antieroi fin da subito (*raymond intensifies*), la posizione di Zaide come pg nel contesto di Theras già ora, la quasi ripetizione di Zaide e poi Intet, ecc. ecc.
Personalmente la mia preferenza sarebbe caduta su Jahrir o Iανός. E se la campagna fosse stata scritta interamente da me, di certo il quarto Ahriman sarebbe stato uno di loro due.
Ma questa campagna non l'ho scritta solo io (nonostante alcuni importanti colpi di scena e dediche)! Questa campagna è realmente il prodotto di più mani e delle decisioni degli utenti, come poche poche volte si è visto sul forum. Il mio rimpianto è soltanto nella scarsa partecipazione raccolta in alcune sue fasi, ma sono fiero di poter dire che Fetiales si è conclusa con successo, proprio come avrei voluto.
Passo a darvi le ricompense. Poi, in confronto, esaminerò più approfonditamente il sistema delle scelte:

Ray~: 1250G
Caccia92: 1250G
Fatal_Tragedy: 1000G
Lucious: 750G
RamsesIII: 750G
Liath: 750G
Ark: 500G
Ciascun votante: 20G per voto


Edited by Ray~ - 25/12/2015, 14:53
 
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