Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Cuore della Giungla

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view post Posted on 2/12/2015, 00:05

Hear me Quack!
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Cuore della Giungla
Capitolo I - Una bizzarra compagnia



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"Allora, questi ospiti?" Il vecchio faceva avanti e indietro nervosamente nella stanza, arricciandosi e straziandosi la punta dei baffi grigi. "Oh, saranno il meglio del meglio, vedrai!" Fece il più giovane, tutto emozionato di vedere cosa quella giornata aveva in serbo per lui. "Questo me l'hai già detto! Ma quando arrivano?" Il nervosismo nella sua voce era palpabile: odiava decisamente le sorprese, soprattutto quando si parlava di una spedizione così importante da aver attirato l'attenzione di non pochi accademici di successo. "A breve, amico mio. A momenti, direi." Disse con calma, mentre con il pollice misurava la distanza del sole dall'orizzonte, per determinare l'orario, ignorando la grossa clessidra nanica alle sue spalle e la meridiana appena fuori la finestra. "Spero che non succeda come l'altra volta" Il più anziano si gettò su una poltrona, stringendosi le meningi ad occhi serrati. "Quanti ne abbiamo persi? Quattro?" "Tre!" corresse immediatamente l'altro. "Ma questa volta andrà bene, fidati!" Concluse poggiando amichevolmente la mano piena di anelli sulla spalla del vecchio, cercando di consolarlo.
Non passarono che pochi minuti e, da una porta laterale, entrò uno dei servi. "Signore, sono arrivati" Fece, in tono sommesso. "Bene, ottimo! Falli accomodare nella sala esposizioni." Disse il padrone di casa. "E se fanno domande, intrattenili col solito aneddoto" Concluse, iniziando a sfregarsi le mani, incuriosito da chi fossero i coraggiosi avventurieri che avevano accettato l'invito. "È l'ora dello spettacolo!"

Le grosse porte di legno che davano sulla gran sala si spalancarono con un rumore sordo, sotto gli occhi dei giunti per prendere parte alla spedizione. Oltre la soglia, braccia spalancate e cappa all'aria, un giovane uomo, troppo basso per un umano, troppo alto per un nano, dalla barba lunga che ne rende difficile l'identificazione in una delle due razze. Alle dita, anelli d'oro con pietre di diversi colori incastonate,fin troppo vistose da non essere notate, Gli abiti di un verde smeraldo, reso ancor più sgargiante dai ricami dorati, il tutto retto su da delle fibbie di pelle chiara, incorniciato in una cappa porpora.
"Ah, salve! Buon giorno a voi miei degni amici! Prego, prego, fatevi avanti!
Benvenuti nell'Akeran! Terra del mistero, terra magica!
E piena di tesori nascosti che sarete voi a trovare!"

Concluse solenne, mentre la servitù svelava le teche nascoste dalle pesanti tende di velluto, dentro le quali vi erano animali impagliati, belve di cui rimaneva solo lo scheletro, teschi o antiche reliquie, armi e armature provenienti da posti sperduti e lontani, quadri, statue, opere d'arte, perlopiù, rovinate dal tempo ma la cui bellezza era intatta.
"Guardate questo capolavoro! A metà fra un dipinto e una mappa, risale a più di mille anni fa!" Disse, pieno di gioia, avvicinandosi ad una delle tele sui cavalletti. "Oh, oppure questa!" Continuò, muovendosi verso una delle teche più basse. "Un antico giocattolo dei nani nomadi, trovato fra le sabbi del deserto. Non se ne trovano di interi ..." Si fece più vicino ai propri ospiti. "Oh, ma immagino che siate interessati solo alle cose eccezionalmente rare, allora seguitemi" Iniziò a camminare, compiendo solo pochi passi, prima di voltarsi. "E se non l'abbiate capito dal ritratto e dall'enorme placca in ottone all'ingresso, io sono Griff Kaan, vostro umile ospite." Concluse con un breve inchino.
Superata la sala e passati oltre la soglia, dalla quale il giovane Kaan aveva fatto la sua teatrale entrata in scena, il gruppetto si mosse nello studio privato del padrone di casa dove, ad attenderli, c'era il mercenario e cacciatore di tesori Gaston, un uomo con folti baffi e barba incolta, la cui vera età era deducibile solo dall'argento nei suoi capelli, comodamente seduto su una poltrona. Questi non degnò gli ospiti di uno sguardo, nè di un saluto, convinto che ci sarebbe stato il tempo delle presentazioni, durante il viaggio.
Griff, si mise subito dietro la grossa scrivania, decisamente troppo alta per lui, e srotolò una pergamena. "Questa, amici miei, è molto più recente degli altri tesori ma molto più preziosa! È una mappa di alcuni predatori di tombe che pare abbiano trovato le rovine di un'antica civiltà ..." Disse, osservando i presenti con occhi di meraviglia. "Secondo gli studiosi degli antichi testi, qui vi sarebbe sepolto un tesoro perduto da troppo tempo, qualcosa di unico che potrebbe aiutarci a svelare i segreti di Theras." Chiuse la mappa su se stessa, con attenzione, prima di rivolgersi agli avventurieri. "Ora, se non ci sono domande, vi mostrerò le vostre stanze per la notte. C'è una nave pronta a prendere il largo, in qualunque momento voi vogliate e il mio socio e amico Gaston, qui presente" Disse indicando il più anziano, che rispose con un leggero cenno di capo "Vi accompagnerà nel viaggio. Lui ha la mappa ed è un esperto combattente, quindi non temete! Oh, e per qualunque altra cosa, chiedete pure a me!"

___________



Il viaggio in mare fu rapido, la nave impiegò solo un paio di settimane a raggiungere la propria destinazione, viaggiando sempre col vento a favore; non fu però una traversata semplice, quella fino al Plaakar, tanto da preoccupare sia il giovane Griff che l'esperto Gaston in un paio di occasioni, senza mai costringerli, però, a cambiar rotta e far ritorno, prima ancora di iniziare veramente la spedizione. Quando la caravella toccò la riva della piccola insenatura, scelta per far attraccare la nave, il promo a scende fu il signorino Kaan che si lanciò agilmente sulla morbida sabbia, ancora prima che fosse allestita la rampa di legno per lo sbarco, baciando terra, non appena i sui piedi toccarono la spiaggia bianca. A lui seguirono il vecchio cacciatore di tesori e il gruppetto di avventurieri, subito dietro, s'erano accodati due studiosi, totalmente disarmati ma con enormi zaini in spalla, tutti intenti a leggere voluminosi tomi, perdendo totalmente di vista lo spettacolo che lasciò a bocca aperta gli altri. Laddove la sabbia incontrava e si mischiava con la terra, la spiaggia finiva e iniziava la foresta, a soli pochi metri dal mare i primi sporadici arbusti, che si facevano via via più fitti e più grandi, fino a diventar veri e propri alberi che si facevano sempre più grandi e mastodontici, fino a coprire completamente il cielo con le loro fronde, i cui rami si intrecciavano gli uni con gli altri.
"Hey, voi quattro!" Gaston fece segno al gruppetto di avvicinarsi. "Da qui in poi, voi siete con me. Fate quello che faccio io e, probabilmente, tornerete a casa." Disse, osservando tutti negli occhi, per far capir loro chi comandava, prima di sedersi e prendere un legnetto. "Ora, secondo la mappa, abbiamo tre percorsi." Il cacciatore inizia a tracciare nella sabbia poche linee abbozzate, raffiguranti la spiaggia e la foresta. "Di qui, c'è un sentiero." Proseguì, tracciando una retta che divideva in due la giungla. "Da quel che sappiamo, è la via più lunga ma la maggior parte delle belve la evitano e, probabilmente la strada più sicura." Continuò, disegnando un imbuto,che si allargava in direzione del mare. "Da qua, invece, c'è un fiume che s'inoltra nel fitto della foresta. Possiamo seguirne il corso a piedi o prendere le scialuppe e dimezzare il tempo di cammino, in entrambi i casi, non sappiamo quello che ci aspetta. I tombaroli che hanno scritto la mappa non sono passati di qui." Si alza di scatto in piedi, pulendosi immediatamente gli abiti dalla sabbia e osservando i quattro con aria incuriosita, aggiunge: "Che vi sentite di fare?"


CITAZIONE
QM point:
Eccoci qui, finalmente! Perdonate il ritardo del primo post ma gli inizi sono sempre la parte più difficile. Prometto, di essere più spedito per i prossimi post, in modo che sia tutto il più fluido possibile.
Detto questo, iniziamo.
Il post si suddivide in due due parti. La prima si svolge nella magione di Griff, a Qashra; ho preferito essere molto vago sulla vicenda, per darvi modo di interagire col mecenate e col cacciatore di tesori. Nella seconda parte, invece, vi ritrovate nel Plaakar con la prima scelta della Quest.
In bocca al lupo a tutti e buon divertimento ^^
 
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view post Posted on 8/12/2015, 23:30
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Time Lost Centurion (3dh Economic Crisis Edition)
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Roma! Roma? Si, Roma.

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L'Oceano di Zar - L'Isola Misteriosa
«Sea Rats»

La nave viene cullata dalle onde con fare gentile, ormai la notte è calata da tempo sull'oceano di Zar e tutti riposano quieti nelle loro brande. Ma sul ponte della nave, avvolta da una leggere nebbia, l'esile figura di Odette si profila sulla prua. Se ne sta distesa, un braccio che penzola verso le fredde acque abissali, lo sguardo rivolto al cielo e oltre quella densa foschia. Non ricordava di preciso dove lo avesse imparato, ma le stelle sono delle linee guida essenziali quando si viaggia. Non importa se per terra o per male, le stelle sono sempre li, inamovibili come le montagne. Per questo stava tranquilla, sapeva che la nave stava seguendo la rotta giusta per giungere a destinazione, verso chissà quale stramba e pericolosa avventura. Situato a poca distanza da lei, rosicchiando un pezzo di pane, un piccolo ratto dal pelo ispido. La nave non aveva un gatto di bordo, per questo il piccolo roditore poteva vagare incontrastato sulla caravella. Le mani di Odette si avvicinano caute verso il roditore, socchiudendosi sullo stesso e portandolo al petto, lo sguardo fisso sui suoi piccoli occhi lucidi come perle d'ebano. Non scappava, forse era abituato a ricevere la simpatia dell'equipaggio, grasso com'era di sicuro lei non era la sola a rifilargli degli avanzi. Gli indici scorrono lungo il suo dorso, pizzicando le orecchie con i polpastrelli, solleticando i baffi con rapidi tocchi.



« Tu forse non lo sai, petite rat, ma sei un animaletto davvero speciale. Sei intelligente e intuitivo, scaltro e anche piuttosto astuto. Ma, cosa più importante, non lo dai a vedere. Tutti ti guardano e vedono solo un piccolo ratto, fastidioso e un po troppo curioso. Non penseranno mai che se intelligente, che essere un ratto è in realtà una bella cosa, così piccolo e facile da ignorare. E mentre i grandi predatori si danno battaglia per una carcassa o poco più, tu te ne stai li, pronto a nutrirti degli avanzi lasciati dal vincitore. » Appena un sussurro, come due spie che bisbigliano piani di una rivoluzione, un colpo di stato, o un ammutinamento. Lo scrosciare delle onde contro lo scafo della nave,alternate dallo scricchiolare della stessa, gli unici testimoni di quella conversazione. Nessuno li avrebbe disturbati fino all'alba, finché la vedetta non sarebbe giunta di buon'ora per osservare l'orizzonte, in cerca dell'isola. Aveva tutto il tempo del mondo, nessuno l'avrebbe interrotta. « Ah si, quel tipo che soffre di mal di mare non piace neanche a me, talmente impettito da sembrare un Baronetto senza terra ne potere. Insomma, la presunzione di essere superiori è già spiacevole per chi ha qualcosa con cui dimostrarlo, figuriamoci per chi non ha niente. Però l'elfo paffuto sembra simpatico, e poi gli piacciono le piante! Una persona che si prende cura di qualcosa di tanto fragile e bello non può essere cattiva, non credi anche tu? »



Continuò a conversare con il suo piccolo amico per ore, scrutando di tanto in tanto l'orizzonte, trapassando il buio e la nebbia con il suo sguardo quando un bizzarro aroma di muschio cominciò a pizzicarle il naso. Con l'alba ormai alle porte sapeva benissimo che cosa si trovasse oltre quel banco di nebbia. L'isola misteriosa in cui la spedizione avrebbe trovato la sua fortuna, o la sua morte. Una volta approdati i massicci marinai montarono un campo base vicino alla spiaggia, curandosi della mancanza di bestie pericolose o comunque difficili da tenere a bada. FU solo dopo svariate ore di preparativi e pianificazione che Khaan diede il via alla marcia. C'era una strada sicura, aveva detto, ma l'elfo paffuto sapeva parlare con le piante. Non c'erano animali pericolosi, diceva, il fiume era sicuro. Ad Odette questo non piaceva, in fondo cosa era una mezza giornata di cammino in più in cambio della sicurezza di poter giungere a destinazione senza problema alcuno? Chi va piano va sano e va lontano, così le era stato insegnato. Ma gli altri erano animi ben più frettolosi, e di certo non disdegnavano un po di rischio. Così, con lo sguardo fisso tra le fronde degli alberi e le orecchie tesse per avvertire ogni scricchiolio o rumore inconsueto, Odette segue il gruppo nel folto della foresta. Aveva scelto di rimanere vicino a quel buffo elfo rotondetto, così insolito e diverso dai guerrieri snelli e atletici a cui era stata abituata. Se il suo legame con la natura era così profondo allora chi meglio di lui sarebbe stato in grado di proteggerla?



« Mi raccomando, monsieur elfo, faccia attenzione! » Teneva entrambe le mani strette ad un lembo del suo mantello, stringendo le spalle con fare preoccupato mentre lo sguardo rimbalzava tra la foresta e la sua inconscia guardia del corpo. Gli occhi seguivano lo sceneggiato con cura impeccabile, le ciglia leggermente corrugate ad esprimere preoccupazione quanto basta per suscitare quantomeno empatia nei confronti del botanista. « Sento dei rumori strani in questa giungla... »






¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯
Riassunto

CS { 0 }

Fisico {75%} ~ Mente {75%} ~ Energie {150%}




Passive:

» Amuleto dell'Auspex: (5/6)
» Passiva Razziale - Scurovisione: (5/6)
» Passiva Razziale - Sensi Migliorati: (5/6)
» Passiva Razziale - Mira precisa: (5/6)
» Passiva Acrobata - Funanbolo: (6/6)
» Passiva Acrobata - Caduta Lenta: (56/6)
» Passiva Acrobata - Scalatore: (6/6)
» Passiva Acrobata - Contorsionista: (6/6)
» Passiva Ladro - Celarsi: (6/6)
» Passiva Ladro - Velo Sonoro: (6/6)
» Passiva Ladro - Velo d'Ombra: (6/6)


Attive & Oggetti:

//






Ed eccolo qui, il post. Durante il viaggio e nella fase della giungla Odette usa le sue passive razziali e la passiva di Auspex per osservare i dintorni standosene dietro dietro al pingue elfo. 'idea di prendere il fiume non l'ha certo messa in uno stato di serenità, ma una piccola bambinetta non ha proprio voce in capitolo in queste cose :nono:


 
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glasgow
view post Posted on 9/12/2015, 01:48




LOCALITA' SCONOSCIUTA, AKERAN


"Ah, salve! Buon giorno a voi miei degni amici! Prego, prego, fatevi avanti!" esordì solenne il committente che aveva riunito quella sparuta compagnia. Sela lo osservò impassibie: aveva un aspetto nauseabondo per la sua appariscenza. Esibiva con eleganza le mani inanellate di gioielli, danzando sotto una catasta di preziosi tessuti color porpora, smeraldo, dorato. L'insolita altezza e la barba lunga, nonostante la giovane età, conferiva anche un'aura di ambiguità alla sua figura. "Benvenuti nell'Akeran! Terra del mistero, terra magica! E piena di tesori nascosti che sarete voi a trovare!"
La grande sala alle sue spalle rifletteva il gusto del prezioso del padrone, adornata com'era di reliquie e ppreziosità. Era colma di rare bestie impagliate, vecchi e pregevoli armi da guerra e opere d'arte d'ogni provenienza e sorta; una raccoltà così fitta da apparire, nel suo insieme, un deposito di cianfrusaglie, il quale presto il suo detentore s'affrettò a decantare.

Ma d'un tratto realizzando che stava annoiando i suoi ospiti, subito soggiunse: "Oh, ma immagino che siate interessati solo alle cose eccezionalmente rare, allora seguitemi" Così iniziò a precederli, ma poi si voltò. "E se non l'abbiate capito dal ritratto e dall'enorme placca in ottone all'ingresso, io sono Griff Kaan, vostro umile ospite." concluse, inchinandosi. Li condusse dunque al suo studio privato, arredato da una grossa scrivania e da una comoda poltrona. Su di essa stava accomodato un uomo che aveva l'aspetto di un vecchio mercenario, a giudicare dalla barba incolta e dai capelli brizzolati. Superando il compagno impassibile, il nano scomparve dietro il banco e ne estrasse una pergamena, mostrandone l'interno ai presenti.
"Questa, amici miei, è molto più recente degli altri tesori ma molto più preziosa! È una mappa di alcuni predatori di tombe che pare abbiano trovato le rovine di un'antica civiltà..." Mentre parlava, i suoi occhi sembravano gonfiarsi di sincero stupore. "Secondo gli studiosi degli antichi testi, qui vi sarebbe sepolto un tesoro perduto da troppo tempo, qualcosa di unico che potrebbe aiutarci a svelare i segreti di Theras."
Detto ciò, Griff chiuse la pergamena. Quando aveva sentito che sarebbe partita una spedizione per il Plakar, Sela era stato felice di poter recuperare del denaro in un luogo in cui lui aveva vissuto una buona fetta della sua vita. Alla vista di quell'uomo e del suo compare, Gaston, le sue idee iniziali s'erano fatte aria: non sarebbe stata affatto una vacanza. Era impossibile che uomini che un mercenario e un uomo dedito allo sfarzo partissero nel nome della conoscenza. E Sela non aveva intenzione di mettere in pericolo il Plaakar per la grettezza degli uomini che popolavano l'Akeran.
"Se riusciremo a trovare quello che cerchiamo, porteremo a casa i soldi e la conoscenza. E due uomini come voi, la conoscenza è sufficiente?" Sibilò, pungente ma pacato. "Di solito non si rischia la vita per della semplice curiosità. Per svelare dei segreti "utili", invece..." e lasciò intendere il resto della frase.
Prima ancora che gli giungesse risposta, Sela notò Gaston sorridere sottilmente. Griff invece esplose in un'apologia della ricerca scientifica, della pura ansia di conoscenza, l'unica tesa a migliorare le vite di chi popola il continente di Theras. Ma Sela non avrebbe mai cambiato idea: la ricerca della conoscenza sarebbe sempre stata subordinata alla ricerca del denaro, a quella della gloria, e a quella del potere. E Griff e Gaston non erano esenti da questa cruda realtà. Non gli restava che capire quale di quei desideri li spingesse ad agire, e se (e quanto) questo avrebbe potuto danneggiare la sua regione natale. Sela così rimase in silenzio, insospettito dall'indignazione del nano.

PLAKAAR, AKERAN
Spiaggia



Il viaggio in nave non fu particolarmente difficile. Era come se il mare fosse subdolamente ansioso di spedirli direttamente nelle fauci del pericolo: ma Sela non faceva che scrutare ansiosamente l'orizzonte, in attesa di intravedere le fronde verde smeraldo del suo amato Plaakar. E solo dopo un paio di settimane, incredulo, le vide. La fittissima foresta del Plaakar aveva invaso senza risparmiarsi tutto il suolo che erano riusciti a sottrarre al mare, e anche tutta l'aria che era riuscita a sottrarre al cielo. Quella foresta era inconfondibile nella sua meravigliosa enormità. I flutti marini erano comunque riusciti a riservarsi una buona fetta della spiaggia, consentendo alla nave di attraccare.
Sela fu l'ultimo ad abbandonare la nave, e subito contrastanti sentimenti di nostalgia e rimpianto lo colsero fin dentro il cuore. Se non avesse lasciato quei luoghi, tutta la sua vita sarebbe stata diversa: ma adesso, adesso, non poteva più tornare ad abitarvi, perché il mondo esterno lo aveva reso completamente diverso. La foresta lo avrebbe ancora accolto come suo figlio o lo avrebbe respinto come un estraneo?
Gaston li chiamò rapidamente a raccolta, con fare autoritario. Estrasse un legnetto di carta e disegnò alcuni percorsi sulla sabbia. "Di qui, c'è un sentiero. Da quel che sappiamo, è la via più lunga ma la maggior parte delle belve la evitano e, probabilmente la strada più sicura."
"Da qua, invece, c'è un fiume che s'inoltra nel fitto della foresta. Possiamo seguirne il corso a piedi o prendere le scialuppe e dimezzare il tempo di cammino, in entrambi i casi, non sappiamo quello che ci aspetta. I tombaroli che hanno scritto la mappa non sono passati di qui." Soggiunse dunque, disegnando un altro percorso e sollevandosi in piedi. ""Che vi sentite di fare?"
La compagnia, fortunatamente, non si trovò in disaccordo.
Un esperto botanico assicurava che la zona vicina al fiume era sicura, e Sela confermò che seguire il corso del fiume sarebbe stato utile per avere un punto di riferimento. Avrebbero seguito il corso del fiume a piedi.
 
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The Grim
view post Posted on 9/12/2015, 15:27







Gli scuri cieli dell'Edhel, nascosti tanto spesso dalle fronte degli alberi quanto da cumuli di nubi gravide di pioggia, erano i soli che Amrod aveva visto per tantissimo tempo, per i cento e rotti anni della sua vita. Libero, o forse dannato, non aveva più questa limitazione, e benché l'elfo avesse vagabondato per qualche tempo nei reami della sua razza, aveva trovato dentro di sé il coraggio per una simile impresa. Negli anni di andare e venire da nord a sud, di scoprire l'oriente e comprendere l'occidente, aveva macinato miglia, distrutto suola di scarpe, subito il terrore di un agguato e l'ebrezza di una fuga senza scopo. La più dura lezione che aveva imparato era che al mondo non bastava che tu vivessi, bisognava che tu servissi, non importava a cosa o per chi; per quasi tutti si era strumento prima che persona. Il Giardiniere sapeva che quella plumbea logica non era frutto di una malvagità che aveva infettato i cuori di tutte le razze - perfino della sua, e Amrod l'aveva capito soltanto con la distanza - ma una forma d'armatura forgiate dalle paure e dalle ansie che la vita cuciva addosso a qualcuno; anche il più speranzoso e ingenuo quando fissava il domani, lo agghindava di pericoli da fronteggiare. Amrod si era adeguato a quella realtà, benché lui non avesse alcunché da perdere, e di seguito nulla da temere nemmeno la fame grazie alla sua scienza, ma viaggiare richiedeva comunque dei costi: dogane e pedaggi, tetti sotto cui stare, scarpe da risuolare, vestiti da rammendare, e la debolezza di un cuore caritatevole, che si faceva commuovere facilmente dalla miseria. Aveva imparato a fuggire le grandi città e le folle di indigenti che lo abitavano, perché davanti a quelle scene era tentato di dare tutto sé stesso, ma lui era un minuscolo giardiniere e non poteva cambiare il mondo, qualsiasi sforzo facesse quell'impresa titanica non era alla sua portata; essere sempre in viaggio era un modo per non pensarci, la sua armatura per non radicarsi in un posto e consumarsi nell'impresa di sconfiggere quel demone imponente chiamato Povertà. Questo insomma costringeva quell'improbabile vagabondo di Amrod a lavorare, ma visto che aborriva la violenza che non conosceva alcun mestiere e che a mentire era incapace, gli era impossibile fare il mercenario o commerciare e finiva così ad immischiarsi in compiti improbabili.

Ad esempio una volta il Caduto si trovò ad esplorare un'ignota regione del Plaakar, fra le terre più impervie e misteriose dell'intero Akeran, già esotico e affascinante oltre ogni misura per l'elfo. Il bando richiedeva i più forti, i più abili e coraggiosi e quindi era probabile che venisse escluso, essendo carente di quelle caratteristiche come venivano solitamente intese, e fra una promessa di ricchezza ed un'altra di avventura, prometteva di appagare anche la sete di conoscenza, addirittura l'intera spedizione era in nome della conoscenza. In nome della conoscenza, quelle esatte parole erano scritte nel messaggio, e quasi non sembrò vero all'elfo di trovare un ingaggio simile. Quando si presentò all'incontro, tremolante per la sincera possibilità di fallire un compito che si auspicava fosse interessantissimo, ebbe una mezza delusione. Chi lo accolse era un tipo simpatico, vestito in abiti sgargianti, agghindato di ricchezze come si confaceva ad una persona perbene in quella parte del mondo, e ciò stava bene all'elfo, tutt'altra opinione aveva di ciò che addobbava la stanza: una massa di tesori rubati. Questa sarebbe stata la cultura che dovevano ricercare? Strappare manufatti dalle tombe di civiltà defunte? Una parte di sé trovava ripugnante quei furti spacciati da atti di eroismo, ma un'altra vocina gli suggeriva che forse avrebbe dovuto fare meno lo schizzinoso, meglio nelle case di chi aveva il coraggio di cercarli piuttosto che a marcire, nascosti sotto tonnellate di fango, no?

Il padrone di casa li traghettò oltre il sontuosissimo salone, dove li aspettava un uomo dall'aspetto tutt'altro che raccomandabile; solo il colore di barba e capelli stonava con l'immagine di uomo d'azione. Se erano alla ricerca di simili mercenari, con lui erano fuori strada, con la rotondità bonaria del viso e lo sguardo timido anche di fronte a tante meraviglie, sentì dentro di sé la sicurezza d'esser scartato, il sollievo di non dover ponderare certe questioni etiche, e la curiosità del perché non fosse ancora stato scacciato. Quando Kaan srotolò la mappa davanti ai loro occhi, snocciolando la missione che dovevano intraprendere, gli fu chiaro che aveva preso un bel granchio: c'era dentro, e nessuno metteva in discussione la sua presenza. Prometteva tanto, anzi troppo: svelare i segreti di Theras, ambigua come tutte le promesse degli oracoli. Nonostante tutto, si decise a rovinare l'atmosfera, facendo come ogni volta che veniva presa al servizio di qualcuno le sue condizioni: non nuocere a nessuno. L'elfo non intendeva certo tradire i propri principi, piuttosto avrebbe tradito loro; fu esplicito nel rivelare la cosa. Si preso però la briga di snocciolare le sue competenze: ottimo senso dell'orientamento, conoscenza del regno vegetale e derivati, guaritore sopraffino, piccolo e facilmente trasportabile. Nessuno obbiettò o tentò di cacciarlo, perciò si accomodò avido di informazioni sulla loro avventura. C'era una bambina che faceva tante domande, forse la figlia dell'altro avventuriero, che pareva interessato più all'ingaggio che al resto, o forse del selvaggio che non capiva l'importanza delle scoperte scientifiche. Poi si costrinse a rimangiarsi quelle parole, pregiudizi velenosi che cancellavano i legittimi dubbi di quelle persone, forse più avvezze di lui ad una vita simile. Ascoltò le risposte ed il resto delle chiacchiere con il massimo dell'attenzione, e la vergogna della propria superficialità a serrargli il cuore.

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L'approdo gli parve un paradiso, forse in contrasto al viaggio per lui da dimenticare. I marinai asservano che fosse stata una traversata breve e per nulla preoccupante nonostante qualche brutto momento, per l'elfo quelle due settimane parvero interminabili e fatte solo di vomito, maremoti, e lunghe giornate di noia; passò quasi tutto il tempo sulla sua amaca a star male. Aveva però scoperto qualcosa di interessante: la vita sull'oceano non faceva per lui, qualsiasi vocazione marinaresca gli era negata; non che fosse nei suoi progetti iniziali. Dopo tanti giorni assieme a del legno morto, trovarsi al cospetto di una così lussureggiante vegetazione era per lui fonte di stupore: finalmente la vita splendeva attorno a lui. Ascoltò appena le parole di Gaston, non per una qualche antipatia, ma perché troppo rapito dal fogliame oblungo e dai fiori dai petali vistosi, taluni bianchi screziati di fucsia, altri di un intenso rosso scarlatto. Mentre i marinai scaricavano il necessario, lui ripensò ai racconti degli alberi esotici che crescevano nel grande giardino della sua patria: serpenti dalle scaglie lucenti, rettili grandi o più di un lupo, scarabei dalle molte corna, ragni dal corpo peloso, zanzare dal morso fatale, uccelli dal piumaggio variopinto; questo e altro ancora lo aspetta, e lui non vedeva l'ora di fare la conoscenza di quelle bestie, purché a debita distanza. Alla fine qualche parola trasudò nel suo coloratissimo sogno ad occhi aperti: c'era una via da scegliere fra le tre possibili: una strada o il fiume, da navigare o seguire a piedi. Le comodità di un sentiero battuto erano evidenti, ma gli stivali dell'elfo si erano abituati a procedere senza quel vantaggio, d'altro canto rimettersi su una barca non lo entusiasmava per nulla; d'altro canto viaggiare sotto i rami lo riempiva di gioia. La scelta gli parve ovvia e perciò la ripeté ad alta voce senza fronzoli, ma non era tanto sciocco da non pensare ad eventuali pericoli sulla via; tanti erano dovuti all'ambiente ma forse ce ne erano degli altri. Perciò si avvicinò di fronte ad un albero, una palma dal tronco liscio e grigio e le foglie a felce, e con cortesia scambiò alcune parole con lei. Non mosse le labbra, semplicemente con una mano poggiata contro il legno, lasciò che i pensieri fluissero nel tronco, e le risposte dell'albero ritornassero in lui.

" Salute a voi, signora palma, oggi è proprio una splendida giornata, anche se abbiamo fatto un bel trambusto qui, io e miei compagni. "

" Un animale che comunica?
Che cosa strana, così come tutto questo rumore e questo muoversi.
Che andate facendo qui?
"


" Oh, ci stavamo spostando e migrando, come fanno gli uccelli di stagione in stagione. Non staremo molto, ce ne andremo al momento giusto. "

" Ottimo ottimo, le novità non sono così ben accette qui, stiamo bene così come è ora. "

" Oh, lo sappiamo. Scusate se vi disturbo ancora, ma ecco, io e il mio branco volevamo sapere, qui ci sono forse grossi predatori? Cose tanto grandi e potenti da abbattere i vostri simili? Avete sentito di cose così in questa stagione. "

" No, niente di simile, per fortuna. Qui non abbiamo di bestiacce simili che buttano già la foresta, per fortuna. "

" Siete stata gentilissima, signora, e grazie mille per tutto quanto.
Buona giornata!
"

Tirò via la mano dal tronco e poi si voltò verso il gruppo, ripetendo ciò che aveva scoperto: non c'erano bestie di grandi dimensioni in quella giungla, così gli aveva detto l'albero. Sapeva di non poter chiedere di altri pericoli, le percezioni di vegetali e umani di quella parola erano completamente differenti, così come molte delle informazioni che avrebbe potuto chiedere.

« Mi raccomando, monsieur elfo, faccia attenzione! - fece la bambina sistemandogli la cappa - Sento dei rumori strani in questa giungla... »

" Oh, grazie, piccolina. Credo che quel che tu senta sia il quotidiano brulicare di questo posto. Piuttosto fai attenzione ai morsi delle zanzare e degli altri insetti, quelli sanno essere pericolosissimi se trascurati; dimmi se senti di quel pizzicore e troverò l'erba adatta. "



CITAZIONE

Stato Fisico: Illeso, In piena forma;
Stato Psicologico: Illeso, Tranquillo;
Energia 100 %

Passive Usate:


° Linguaggio, Abilità personale 3/25 | Consumando un utilizzo di questa passiva, il Giardiniere potrà comunicare con le piante, benché siano loro a decidere se rispondergli o meno, come farlo, se mentirli o essere d'aiuto; proprio come qualsiasi specie umanoide. (5/6 utilizzi);


Note: Un doppio " scusatemi "
1- Per non aver interagito in confronto non vogliatemene.
2 - Per non aver risposto in tempo, mi son addormentato scrivendo il post per via della stanchezza in questi giorni e ho preferito terminarlo oggi.

Spero che tutto sia di vostro gradimento!


 
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Liath
view post Posted on 9/12/2015, 21:10




Le squame erano di un intenso violetto con riflessi smeraldo, talune grandi quasi quanto una mano aperta. Osservò più da vicino il muso del grosso rettile, e in particolare la fauci dotate di quattro file di aguzzi dentini. Quelli dovevano servire più a strappare che a uccidere con un colpo solo, pensò con un brivido.
« Questa, amici miei, è molto più recente degli altri tesori ma molto più preziosa! È una mappa di alcuni predatori di tombe che pare abbiano trovato le rovine di un'antica civiltà ... »
Affrettò il passo per raggiungere lo sparuto gruppo di avventurieri e studiosi, intenti ad ascoltare il mezzonano - o il mezzuomo? Di certo era un personaggio curioso - che si crogiolava nella descrizione di reperti ritrovati in altre spedizioni. Adrian si avvicinò alla mappa in questione, incuriosito dall'accenno all'antica civiltà. Per certi versi era il suo campo.
Griff Kaan proseguì con le spiegazioni, talvolta rispondendo alle domande, talvolta girandoci intorno o lanciando ammonizioni. L'intera faccenda lo incuriosiva parecchio - non aveva mai partecipato a una spedizione di questo tipo - però si trattava pur sempre di un lavoro. E qui si stava dando per scontato qualcosa di piuttosto rilevante.
« Ditemi, Kaan, dov'è il contratto che dobbiamo stilare? In particolare, vorrei sapere come verranno divisi gli eventuali... bottini. »
« Mio buon ospite, è volgare parlare di soldi! »
Gli si fece vicino e gli poggiò una mano sulla spalla, ricevendo in cambio un'occhiataccia.
« Eppoi, vedi, è difficile dividere il "bottino" ... Non stiamo parlando di uno scrigno contenente oro e gioielli ma di un reperto che potrebbe rivoluzionare quello che sappiamo di Theras! Capisco che non tutti siano interessati alla storia del nostro amato continente, per questo, la vostra corposa ricompensa è stata già stabilita e messa da parte. »
Alzò la mano e si voltò verso gli altri ospiti con un sorriso affabile.
« Quindi, è inutile accoltellarsi alle spalle per ottenere una fetta più grossa ... Abbiamo già avuto problemi del genere ... E, semmai doveste non farcela, la vostra ricompensa verrà recapitata alla persona più vicina a voi! Questo è il contratto ... Avrei preferito mostrarvi nel dettaglio i miei trofei e offrirvi un ricco banchetto, prima di pensare alle scartoffie, ma, visto che siete così ansioso, potete firmare Qui ... Qui.. e quiUna volta firmata, sarete ufficialmente la nostra scorta per il viaggio! »
Scorta? Veramente aveva capito che necessitavano di un esperto di arti magiche! Inarcò un sopracciglio, incerto sul da farsi. Poteva andarsene indignato con loro - e ben più che indignato col suo informatore che gli aveva rifilato quella notizia certa -, oppure rimanere e accettare il solito incarico di mercenario. Sbuffò, più infastidito che realmente arrabbiato, e si diresse verso il tavolo insieme agli altri.




Lo stivale affondò familiarmente nella sabbia, e il giovane non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo. Alla sua sinistra Kaan si era inginocchiato per baciarla, e Adrian fu quasi tentato di imitarlo, lasciando perdere all'ultimo per mantenere quella poca dignità che il viaggio gli aveva lasciato. Quanto avrebbe dato per avere un po' di idromele in modo da scacciare via quel sapore di bile.
Scosse la testa per scacciare via le distrazioni e iniziò a guardarsi intorno. A parte una sottile striscia di costa, l'isola era invasa da una vegetazione lussureggiante che nulla aveva da invidiare alle ben diverse foreste dell'Edhel.
Si prese qualche minuto per stiracchiarsi e riprendersi del tutto - il terreno stava ancora ondeggiando o era una sua impressione? -, poi tirò fuori dallo zaino un cappello color cachi a tesa larga, abbinato agli indumenti da esploratore che già indossava. Li aveva trovati in un armadio nella magione di Kaan, e un servo gli aveva spiegato che venivano utilizzati dai reparti di esplorazione di un piccolo regno nel desertico Surgun-Zemat, appositamente per difendersi dalle condizioni estreme. Tutto sommato gli sembravano adatti anche per quel caldo umidiccio.

Il resto dell'equipaggio e i membri della spedizione stavano finendo di scaricare, perciò si diresse verso il limitare della giungla. Mentre si avvicinava notò che non era l'unico: l'elfo - Amrod, se la memoria non lo ingannava - era appoggiato a una palma, gli occhi chiusi.
Ancora piuttosto incerto delle proprie condizioni fisiche e mentali, decise di non disturbarlo e si diresse verso il grosso masso che evidentemente era servito a riconoscere quella striscia di costa. La X incisa sopra attirava di certo l'attenzione.
Fin dove arrivava la vista non gli pareva di scorgere insediamenti o creazioni artificiali, ma solo chiome di alberi a perdita d'occhio. Poco oltre il masso intravedeva il delta di un fiume, e stava per mettersi in cammino per raggiungerlo quando la sua attenzione fu attirata dal braccio destro di Kaan, Gaston, che sembrava aver l'intenzione di buttarli tutti a mare come al solito. Il giovane non aveva idea di che pericoli si annidassero sull'isola, ma di certo non potevano poi esser tanto peggio di quell'uomo.
Con un sospiro rassegnato si diresse verso l'adunata, dove fu messo ai voti che strada seguire. Avrebbe di gran lunga preferito la strada più lunga e sicura, ma evidentemente i suoi allegri compari non dovevano aver letto molte fiabe per bambini, visto che si decise di proseguire per la via più breve.




Chiedo scusa per il ritardo, non diventerà un abitudine :zxc:

Questo per dare un'idea della divisa :8D:
 
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view post Posted on 10/12/2015, 18:19

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Cuore della Giungla
Capitolo I - Una bizzarra compagnia


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"Non mi fido di questi qui..." Griff e Gaston discutevano, lontani dal gruppo d'avventurieri, mentre i preparativi alla marcia venivano portati a termine. "Il selvaggio ha messo in discussione la spedizione ancor prima di partire, il mingherlino è troppo spavaldo per essere collaborativo e l'elfo grassoccio e la bambina inquietante non so neanche perché siano qui!" Il vecchio mercenario buttava la propria roba in uno zaino con rabbia, senza ordine, fino a riempirlo tutto, il giovane, al contrario, si mostrava molto più calmo e minuzioso, deponendo tutto in un gioco di incastri che gli aveva permesso di imbottire la borsa oltre quelli che sembravano essere i suoi naturali limiti. "È tardi per discuterne, vecchio mio, e non possiamo lasciarci sfuggire questa opportunità. Gli studiosi hanno atteso per anni un viaggio del genere e chissà quando ricapiterà una cosa del genere: solo campionando le piante sulla strada potranno riempire libri e libri. E non dimentichiamo quello che c'è alla fine ..." Gaston s'alzò in piedi, portando un pezzo di pane alla bocca, prima di fermare la mano con le fauci già spalancate. "Le uova ..." Fece, prima di farsi fregare il tozzo dal socio, che procedette a spezzarlo, dividendolo in due, prima di consegnare il dovuto al vecchio. "Esatto! Forse riusciremo a dare un senso a tutto quello che sta succedendo nell'Akeran ... Potremmo evitare un catastrofe, salvare delle vite!" Griff addentò la propria colazione, immerso nei propri pensieri, con lo sguardo perso nel vuoto. "Pensa a cosa c'è in gioco!" Concluse, alzando gli occhi al proprio compare, in cerca di aiuto e supporto morale.
I due rimasero in disparte, mentre l'equipaggio della nave consegnava la colazione agli avventurieri: il giovane Kaan sperava che il cibo avrebbe aiutato a mantenere il gruppo unito e che lo stomaco pieno allontanasse le loro menti da domande troppo pericolose da porre; non che valutasse la curiosità una cosa negativa, in genere, ma aveva visto uomini uccidere per quella stessa mappa che li aveva condotti fin li, gente che neanche immaginava cosa potesse nascondere quella giungla.
Griff chiuse lo zaino, assicurandosi che vi fosse tutto il necessario, dalla carta per prendere appunti, alle razioni per il viaggio, prima di ricontrollare che l'arma da fianco fosse pronta a proteggerlo e dare un ultimo sguardo al vecchio coltello donatogli tempo fa, oramai inutilizzabile ma che ancora recava sulla lama un'incisione, una citazione che lo aveva spronato da sempre: "Anche senza risposte, bisogna comunque proseguire."

___________



Terminati i preparativi, Gaston diede il segnale, verificando che tutti fossero pronti a partire: una volta in marcia, non ci sarebbe stato modo di voltarsi e tornare indietro, non prima che il giovane e testardo patrono della spedizione avesse trovato quel che cercava; in quel momento, il mercenario s'accorse di quale fosse il vero pericolo in quella foresta, in quella penisola abitata da chissà quante e quali bestie aberranti, la loro rovina sarebbe stata segnata dalla testardaggine e dall'idealismo di Griff ma lui sarebbe stato lì, pronto ad evitare il peggio, pronto a placare la sete di conoscenza e di risposte del suo giovane amico, nel caso vi fosse stato bisogno di una fuga.
Il gruppetto camminò lunga la spiaggia, abbandonandosi la nave e la sua ciurma alle spalle, fino a raggiungere la foce del fiume che divideva in due la penisola e poi proseguire nel fitto della foresta. Gaston guidava la fila, fucile in spalla e una grossa lama in mano, pronta a tagliare qualunque cosa ostacolasse il loro cammino; subito dietro, vi erano i quattro che avevano deciso di unirsi alla spedizione su compenso; infine, a chiudere la colonna umana c'era Griff assieme agli studiosi, tutti intenti a raccogliere fiori, funghi, foglie, a prendere appunti e tracciare schizzi, con gli occhi, fin troppo abituati al buio, strizzati in piccole fessure per colpa del sole.
Per ore marciarono così, fra la vegetazione che si faceva sempre più alta e gli alberi che si facevano sempre più grossi, una marcia che aveva un ritmo tutto suo e singhiozzava, ogni qual volta il giovane Kaan o uno degli studiosi trovava qualcosa di interessante, ad ogni passo sembrava esserci qualcosa per cui valesse la pena esclamare il proprio stupore ad alta voce e fermarsi ad osservare, finché il capo-fila non ricordava ai presenti dei pericoli che potevano nascondersi dietro le fronde e la marcia ripartiva di nuovo.
Il sole aveva toccato mezzogiorno e il gruppo s'era ormai addentrato troppo nella giungla, quando tutti iniziarono a provare una strana sensazione, qualcosa di viscerale, qualcosa che alcuni di loro non avevano mai provato, un senso di inquietudine li pervadeva. Quelli che all'inizio sembravano i normali suoni della natura erano diventati un frastuono assordante nelle loro orecchie, il gracchiare e lo stridere degli uccelli si univa al gracidare incessante delle rane e, in lontananza, quelle che sembravano risate. Non erano i rumori delle belve a far gelare il sangue ma quella strana sensazione che si ha quando ci si sente osservati e ci volta solo per scoprire che non c'è nessuno. Qualcosa si mosse fra i rami degli alberi, fu veloce e provocò un fruscio che spaventò Gaston, al punto di fargli imbracciare il fido archibugio e sparare alla cieca, in direzione del presunto avvistamento, facendo alzare in volo uno stormo di uccelli multicolore ben nascosti fra le larghe foglie. Neanche il fragoroso botto del fucile fece cessare i canti e le risate che circondavano il gruppo.
Eppoi, un urlo, proveniente da lontano. Le grida di una donna sovrastarono qualunque rumore, persino l'eco del colpo di fucile. In un attimo vi fu il silenzio, tutti rimasero ammutoliti e a far loro compagnia solo lo scrosciare del fume che, al loro fianco, pareva essersi ingrossato e impetuoso scorreva in rapide, schizzando e spumando ogni qual volta il flusso s'infrangeva contro le rocce acuminate che spuntavano al centro del letto. Quando la marcia riprese, fra il rumore contino dell'acqua corrente e il vento che, in alto, muoveva le frasche, i passi del gruppo non parevan esser più tanto silenziosi, ogni volta che un piede poggiava terra si sentiva uno scricchiolio o un fruscio che si spargeva nella foresta, solo per tornare in dietro qualche istante dopo sotto forma di eco.
Ci vollero una manciata di minuti, prima che tutto tornasse alla normalità, prima che la foresta intera tornasse allo stato naturale delle cose e che gli animali lì presenti ritornassero a riempire l'aria con i loro versi, ora più soffusi. Fu in quell'istante, quando tutto sembrava ormai passato, che gli avventurieri trovarono sulla propria strada una testa caprina. Lunghe corna arricciate, gli occhi sbarrati, la lingua di fuori e il pelo e la barbetta macchiati di sangue, il capo dell'animale giaceva in un arbuto ma nessun segno di lotta o di altre bestie era presente, segno che qualcuno o qualcosa non gradiva molto il cranio cornuto, secondo Gaston. Uno studioso, forse con un pizzico di superstizione, prese la cosa come un segno, un messaggio da parte della giungla che loro non erano ospiti ben accetti e suggerì di tornare indietro, solo per esser bloccato dalla ferrea presa di Griff che, con occhi colmi di curiosità, ordinò di proseguire su quella strada.
Poco più avanti, gli avventurieri trovarono il corpo dilaniato della capra, brandelli di carne con ancora ciuffi di pelo attaccati erano sparsi attorno alla carcassa, cassa toracica all'aria le costole divaricate in modo innaturale: qualcosa aveva divorato il povero animale e sembrava essersi divertito nel farlo. Poco più in là, appoggiata ad un grosso tronco, quasi mimetizzata con la corteccia, una grossa scimmia sedeva a silenziosa guardia di quel che restava del cadavere. I peli sul capo formavano una voluminosa criniera che avvolgeva la testa fino agli zigomi, un muso lungo e prominente che finiva in una bocca semi aperta che lasciava intravedere una dentatura quasi umana, i suoi occhi socchiusi, circondati da cerchi rossi, non sembravano aver notato il gruppo, le spalle possenti, rese ancora più larghe dalla pelliccia che le copriva come un mantello, erano immobili e rilassate, le lunghe braccia si incrociavano, appoggiate sulle gambe in una posa di meditazione, incorniciavano il petto bianco su cui si stagliavano due triangoli rossi, a formare una clessidra stilizzata.
La creatura alzò i propri occhi sugli intrusi ma non si mosse, limitandosi ad osservare quegli strani esseri che disturbavano la sua guardia e gli avventurieri fecero lo stesso. Il tempo sembrò fermarsi per un attimo in uno stallo di sguardi, il cui esito sarebbe stato determinato solamente da chi avrebbe fatto la prima mossa. Quella, a detta di Grff, fu la prima volta che la paura prese il sopravvento sulla sua curiosità e anche la prima volta che Gaston non ebbe il coraggio di imbracciare il fucile, senza pensarci due volte.

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CITAZIONE
QM point:
Secondo post della quest, molto più ispirato rispetto al primo. Mi scuso se, questa volta, vi do di più da leggere e non prometto che i prossimi post saranno più corti.
Il vostro gruppo inizia il proprio percorso nella foresta, seguendo il corso del fiume, il quale diventa via via più impetuoso e pericoloso. Nel bel mezzo del vostro cammino, vi troverete a sentirvi gli sguardi di tutta la giungla addosso, mentre i versi degli animali attorno a voi si fanno più insistenti. Questa vale come una passiva psionica, nei vostri confronti, che induce in uno stato di paura e paranoia: vi sentite in pericolo e osservati, non sapete, però, da dove o da chi o cosa; potete contrastare tranquillamente questo effetto, se avete una passiva adeguata. Continuando la vostra passeggiata nel bosco, vi imbattete dapprima nella testa di una capra e poi nel suo corpo. A guardia di quest'ultimo un grosso babbuino (per farvi un'idea sull'aspetto, è un gelada) e fra lui e voi inizierà una gara di sguardi: chi sbatte le ciglia per primo, perde. I vostri compagni, ovviamente, sono abbastanza intimoriti da fare la prima mossa, quindi, sta a voi scegliere cosa fare.
Per quanto riguarda la prima parte, invece, ho voluto dare a voi lettori, e ai vostri PG nel caso possano origliare a distanza, un indizio su quale sia l'oggetto misterioso nascosto nel Cuore della Giungla.
Detto questo, ci si vede in confronto. ^^

PS: avete 6 giorni per rispondere, compresa la fase in confronto.

@Lucious: avresti dovuto usare la passiva di Auspex dopo il mio post , una volta addentratovi nella foresta, ma per questa volta chiudo un occhio e te la do buona. Odette nota un sacco di presenze attorno a se, fra le fronde, dietro gli alberi, in alcuni cespugli ma le fiammelle sono decisamente troppe per notare se, effettivamente, la sensazione di essere seguiti sia vera. Per quanto riguarda il Babbuino, invece, non noti nessuna fiammella, neanche quando ce l'hai difronte.


Edited by The Jedi Doctor Hobbit Who Lived - 10/12/2015, 19:15
 
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The Grim
view post Posted on 18/12/2015, 00:03







Finalmente in marcia, la situazione non seguì le amare aspettative del Caduto: migliorò fino all'impossibile. Le promesse erano state mantenute ed ora viaggiava insieme a botanici e studiosi dalle attitudini e conoscenze completamente diverse alle sue; l'intreccio fra i loro saperi era inebriante. Piante sconosciute a lui gli venivano presentate, e così faceva lui stesso, distribuendo i segreti coltivati nei giardini di Tuatha Cóiced, ma c'erano incognite per entrambi i gruppi, promesse di scoperte tutte in divenire; il brivido di ciò che non si sa' ma può essere esplorato. Alcune foglie, colori o arbusti gli ricordavano l'ala esotica del Giardino dove aveva studiato, c'erano incroci previsti ed altri impensabili, pianticelle che rivelavano punti di contatto fra specie note; chissà quali proprietà medicamentose e quali veleni si nascondevano in quei profumi. Per l'elfo, insomma, era stata una marcia piacevole oltre ogni speranza, interessantissima, che aveva cancellato ogni malumore o cattivo pensiero; si rattristò della sua velocità nel giudicare, quel Griff era realmente interessato alla conoscenza. Forse, per una volta, si era ritagliato un ruolo appropriato alle sua capacità e leale al suo utopistico modo di vivere; magari poteva continuare anche in futuro viaggi simili, pieni di difficoltà, forse più avari di soddisfazioni e ricchi di fatiche titaniche, ma senza spargimenti di sangue e volti solo a qualcosa di migliore per tutti, e non solo per pochi; si convinse a vivere quel sogno.

Poi qualcosa di strano piombò su di loro, una cappa soffocante non di afa, ma di sventura, come se un'ombra avesse velato i loro pensieri. Il sole brillava alto e caldo nell'umida foresta, ma non era l'astro la fonte dei loro problemi, ma una minaccia invisibile, la sensazione che qualcosa stava per incombere su tutti loro. Il cuore del Caduto era nuovamente in balia della cupezza, si aspettava l'imboscata di qualcuno o qualcosa ma temeva anche solo ad aprire bocca perché le sue parole sarebbero sembrate le sciocche mollezze di un frignone se non fosse accaduto nulla, ed ancor peggio sarebbe sembrato uno iettatore se invece si fosse realizzata la sua profezia; e nessuno vuole viaggiare con chi attira la malasorte, meglio un ottimista disatteso piuttosto. Un movimento fra le fronte, un fucile imbracciato, un verso poi un grido, un colpo tonante che uccide ogni suono lasciando solo un angosciante silenzio; fu così che l'arshaid si accorse di non essere il solo impaurito, i nervi di tutti vibravano d'agitazione. Una sensazione surreale s'insinuò nella sua mente, proseguiva stordito pensando di essere stati catturati dall'incubo di qualcuno, una storia esotica di orrore e ferocia: movimenti sospetti scuotevano cespugli e rami vicini, rumori inquietanti li minacciavano dall'alto o da dietro, la testa di una capra ammazzata malamente sbucò da dietro un fascio di viticci, poi i resti dell'animale - poco più di brandelli di carne su costole abbandonate, si palesò; e infine due occhi vivi e magnetici, profondi come pozzi lo ipnotizzarono. Erano quelli di una scimmia enorme, come mai ne aveva viste Amrod, che effettivamente ne aveva viste pochissime, anzi quasi nessuna fino a pochi mesi prima. Quella non era una simpatica bertuccia, di quelle che fanno scherzi o dispetti, che si possono trovare fastidiose o irritanti ma mai pericolose; un morso o un graffietto l'apice della loro pericolosità. No, quella era una bestia che sapeva lottare e scacciava i predatori dal suo territorio, di quelle che conosceva il sapore del sangue e l'importanza della violenza in un mondo che come unica legge conosceva la forza o forse la ferocia. Per l'ennesima volta - e di certo non l'ultima - fu troppo lesto a giudicare dall'aspetto o dalle sue aspettative per astenersi dal giudizio e valutare le cose sui fatti anziché le impressioni, così, mentre gli altri stavano a valutare il da farsi, agì. Le sue dita serpeggiarono rapide nell'aria, vaghi disegni verdastri che lampeggiavano nell'aria di fronte a lui, mentre con voce gutturale cantava parole antiche, in un tono lamentoso e fiacco, quasi balbettato. Una piccola foglia quasi marcia ai piedi dell'animale brillò per poi trasformarsi in uno stelo sempre più alto, trenta centimetri di piantina adornata da canne marroncine forate da una parte e dall'altra. L'aria che filtrava attraverso di essa, trasportò note leggere e melodiose fino alle orecchie della scimmia, un'antica ninna nanna naturale. Ma quello, anziché calmarsi, portò le mani sulla testa, strillò, forse meravigliato dal prodigio, forse stupito da quella magia e solo per un secondo parve rabbonirsi; un paio di ceffoni in faccia per risvegliarsi e poi la piantina volò via ai piedi del gruppo, c'era una mente acuta dietro quella belva. Fu allora che la bimba, impudente come solo chi ha vissuto per pochi anni può essere, si mise davanti a tutti, sprezzante tanto verso i compagni di viaggio quanto verso l'animale, non ottenendo forse il risultato sperato, ma di certo uno imprevisto: la scimmia parlò. Non era un selvaggio, i modi imperiosi ma cortesi lo dimostrarono in poche frasi, ci erano minacce nelle sue parole, ma non diverse da chi stava difendendo la propria casa da un invasore, e velocemente la verità venne a galla, avevano di fronte addirittura un sovrano! L'elfo non era mai stato davanti a qualcuno di sangue reale, benché anche la sua famiglia aveva incrociato più volte i suoi destini con quelli di sangue illustre, ed egli stesso aveva avuto a che fare con rampolli di stirpe nobiliare, ma addirittura un sovrano! Non c'era per lui possibilità di esprimersi col protocollo adatto ad una creatura così importante, non c'erano parole di scusa adatte ad un affronto simile a quello che lui stesso aveva osato; temette già qualche giusta ripercussione per come aveva trattato il Re.

La fortuna volle che invece l'altro fosse più lesto a perdonare di molti altri che si dicevano civilizzati o illuminati, lasciò perdere offese e danni, si mostrò anzi comprensivo e collaborativo dopo aver squadrato il gruppo di esploratori. Fu per zittire la vergogna che provava che Amrod si affrettò a rivelare lo scopo del loro viaggio - o quel che sapeva lui - nella speranza di compiacere il sovrano, anche se effettivamente realizzò che il suo azzardò era stato commesso senza consultarsi con i suoi datori di lavoro, quelli a cui doveva lealtà, in teoria. La schiettezza o la cortesia parvero compiacere il salta-liane che inaspettatamente dimenticò le offese che la ragazzina continuava a ringhiare in maniera impacciata, e addirittura si dimostrò interessato alle conoscenza e ai segreti che erano venuti a cercare, ben meglio da tanti altri sovrani di cui aveva sentito parlare. L'elfo adorava quel sovrano saggio e illuminato, oltre che forte e coraggioso, e ci mancò poco che danzasse di gioia quando tutti furono d'accordo nello stringere un patto con il Re. Con lui al loro fianco, cosa mai poteva andare storto?



CITAZIONE

Stato Fisico: Illeso, In piena forma;
Stato Psicologico: Sottomesso, 100 - 10 = 90 %;
Energia 100 - 10 = 90 %

Attive Usate:


° Gelaidh Losto Nellad - Abilità personale 6/25 | Consumando una quantità Variabile di risorse equamente divise fra Energia e Psiche, prediligendo la Psiche in caso di un consumo Basso, il Giardiniere farà crescere una piantina vicino ad un individuo, che prenderà a tintinnare danneggiando la riserva energetica del bersaglio. Si tratta di una tecnica offensiva a bersaglio singolo e di natura Psionica.) Consumo Impiegato: Alto (Medio Energia, Medio Psiche)


 
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view post Posted on 18/12/2015, 13:23
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L'Oceano di Zar - L'Isola Misteriosa
«Welcome to the Jungle»

Per quanto detestava ammetterlo, Odette non era mai stata in una giungla di simili dimensioni prima d'ora. Non che la cosa le dispiacesse, affatto, anzi una parte di lei era invece felice come non mai di aver finalmente avuto la possibilità di addentrarsi in un simile posto. Il clima umido non la infastidiva, le zanzare neanche ci provavano ad avvicinarsi a lei, il sole poi splendeva sereno tra le fronde degli alberi e la assicurava che non vi fosse alcun monsone in arrivo. Per lo più stava vicino all'elfo paffuto, non se ne separava quasi mai, rimaneva di fianco a lui quasi tutto il tempo. In parte era semplicemente perché quasi tutti gli elfi che aveva conosciuto erano brave persone e, di solito, anche piuttosto caparbi nei loro talenti. Quasi tutti maghi, come il senza nome che aveva incontrato nell'Onerion durante la sua disavventura a Ladeca. O come quel Re, spocchioso e arrogante, ma comunque molto potente. Ma questo, questo era ben diverso da gli altri due. Perché loro avevano quella scintilla negli occhi, non importa se fossero anime caritatevoli o signorotti vanitosi, ma avevano quella sete di potere che finisce sempre per portare la gente sulla cattiva strada. Invece questo Amrod, lui non era come loro, lui era semplicemente... se stesso. Aveva sete di conoscenza, proprio come Odette, ma non nutriva alcun interesse nel potere. Sapere per la gioia di sapere, una curiosità fanciullesca che l'età non aveva soppresso, bensì amplificato. Alcuni argomenti erano forse sconosciuti a lei, ma non le dispiaceva starsene li per intere ore, ad ascoltare l'elfo e gli altri studiosi guidati da Griff che parlavano degli argomenti più insoliti e bizzarri. Ed era andato tutto bene, finché la giungla non sembrò prendere una piega inaspettata. Era insolito, ed anche un po inquietante, ma tutto d'un tratto la pace e la gioiosa curiosità vennero sovrastati da un profondo senso di paranoia. Ma non era semplice Paranoia, Odette questo lo aveva capito fin troppo bene. Qualcosa li stava seguendo, nascosta tra le fronde degli alberi, studiava l'intruso o la preda che vedeva in loro. Poi un urlo, agghiacciante, schianto l'aria poco dopo il colpo di fucile del cacciatore, ora considerevolmente preoccupato più di quanto già non fosse. Ed apparve, infine, il loro inseguitore. A prima vista una scimmia di ragguardevoli dimensioni, dallo sguardo imperioso e penetrante, se ne stava accanto al corpo decapitato di una povera capra, la stessa di cui avevano già avvistato la testa pochi attimi prima. L'intero gruppo era come paralizzato da quel singolare primate, nessuno sembrava volersi muovere o fare il primo passo. Poi l'elfo, forse pronato dal buffo suggerimento della vampira, generò una curiosa pianta dal soave suono scampanellante, nel tentativo di placare la bestia. E sembrò persino funzionare, ma per poco. La vista di quella povera pecora martoriata, invece, fece quasi scordare ad Odette il timore imposto da quel luogo, soppiantato invece dalla rabbia più genuina.



« Ufff, che branco di lâches che siete. » Esordisce spavaldamente agli altri, principalmente a gasto ed algi altri due che dal forte della loro stazza guerriera non avevano fatto proprio un bel niente. Cammina oltre il gruppo, stando appena avanti all'aprifila, gli occhi fissi in quelli dello scimmione. Non sbatteva le palpebre, reggeva il confronto, iniziando a digrignare i denti, mostrando i canini all'animale come farebbe un capobranco con un giovane arrogante. Le iridi degli occhi ora simili a squarci, un verso più consono al ringhio di un lupo emesso con costanza verso di lui. « Fossi in te girerei i tacchi, sappi che non ho ancora mangiato... »

« Le tue minacce sono inutili, cucciolo umano, quando puzzate tutti di paura! » La scimmia parlò, rivolgendosi a lei e al gruppo. Per svariat attimi Odette rimase allibita,esterrefatta, visivamente sorpresa da quanto accaduto. Una scimmia parlante, intelligente, perfettamente senziente, probabilmente dotata anche di un senso della morale. Non il risultato che contava di ottenere, ma certamente un risultato più che soddisfacente. « Sciò, andate via! Questo non è posto per voi! »

« Oh, e tu ti ritieni tanto degno di stare qui invece? Guarda che cosa hai fatto! » Non si sforzò affatto di nascondere la sua rabbia, ne di rimanere cheta nei confronti dell'animale ben più grande e intimidatorio di lei. Fosse stata una scimmia qualsiasi, nona vrebbe poi avuto una gran colpa, in fondo gli animali devono pur nutrirsi di qualcosa! Ma quella non era una bertuccia qualsiasi, quella creatura era intelligente, sapeva che cosa aveva fatto. Eppure si era divertita a smembrare il corpo di quella povera capretta senza indugio. No, ad Odette questo non andava bene, proprio per niente. « Hai ucciso una povera capretta solo per spaventarci, quando potevi farti avanti per primo e parlare. Non mi importa nemmeno se sei un demone o uno spirito a forma di babbuino, una persona che fa qualcosa del genere è solo cattiva. E a me i cattivi non piacciono, nemmeno un po! »



Fu a quel punto che la scimmia, anzi il re di quella giungla, perse quella poca pazienza di cui disponeva. Si erse su due zampe, doppiando al vampira per altezza e larghezza, assumendo una posa che le scimmie usano durante gli scontri territoriali. Poi un urlo, assordante profondo, abbastanza forte da costringere Odette a mettersi le mani sui entrambe le orecchie prima di farla cadere al suolo per via del boato stordente. le orecchie fischiavano come se le fosse esplosa una granata nanica sotto i piedi, non riuscì nemmeno a capire che cosa avesse detto il signore delle scimmie al gruppo mentre sgattaiolava spaventata alle spalle dell'elfo. Ma una cosa era certa, aveva sbagliato a dare la colpa allo scimmione. Come spiegò più avanti i salta-liane erano in guerra con quelli che il Re chiamava sangue-freddo. Forse una tribù di Lucertoloidi? Non poteva escluderlo, in quei mari non era insolito incrociare piccoli gruppi, ma un intera tribù? Questo era qualcosa di completamente nuovo per lei. Ed ancora una volta l'elfo si dimostrò come il cavallo vincente di quella corsa, sfruttando la sua semplicità e ingenua sincerità per fare breccia nel cuore del Re Scimmia. Unico problema? Adesso dovevano separarsi, e la cosa a lei non piaceva affatto. Ma sapeva come risolvere la questione, doveva solo aspettare. marcò insieme agli altri, tenendosi per mano con una tenere scimmietta come due amici che fanno una camminata nei boschi, raggiungendo serenamente una distanza decente prima di fermarsi di colpo. Punzecchio timidamente la scimmietta sulla spalla per attirare la sua attenzione, il volto tinto di vergogna mentre si avvicinava al suo orecchio per sussurrargli qualcosa.



« Possiamo fermarci un attimo, per favore? » Le piccole gambe si sfregavano tra di loro, producendo un movimento simile ad un saltello trattenuto facendo appello ad ogni stilla della sua forza di volontà. Un mugolio abbandonò le sue labbra, gli occhi che guardavano gli altri membri della spedizione. « Devo fare... le mie cose, sai? »



Fortunatamente la scimmietta sembrò comprendere lo stato delle cose, tant'è che si impegnò a mostrarle un cespuglio ben coperto per poi attendere la conclusione dei suoi bisogni. Nascosta dal fogliame silvano, nessuno avrebbe sospettato ciò che aveva in mente di fare per almeno un minuto buono. Un paio di fruscii per rendere il tutto credibile, poi una formula magica bisbigliata sotto voce, ed il suo corpo sarebbe divenuto trasparente come l'aria. Aveva memorizzato l'odore muschioso di Amrod, e quello pulito di Griff. In lontananza sentiva ancora con distinta chiarezza los correre del fiume, non sarebbe stato un problema orientarsi. Inoltre si tratta pur sempre id una giungla, quale miglior modo di rendere onore alle genti del luogo se non agire come loro? E come una scimmietta si sarebbe lanciata tra i rami, salta-liane, non le era difficile capire perché le scimmie preferissero un simile modo per spostarsi. Le fronde ti tengono ben nascosto, la vista è semplicemente
mozzafiato, e di predatori non possono certo raggiungerti fin la su. Se tutto fosse andato per il meglio, avrebbe proseguito per la via del fiume, cercando gli odori e le voci familiari del re e degli studiosi, avendo cura i non farsi notare per seguirli fino al Tempio. Perché in fondo lei era li per i loro stessi motivi. Voleva un avventura, un'avventura dal cui sarebbe stata in grado di apprendere qualcosa di nuovo. Ed in fondo il Re non sembrava una cattiva persona, non si sarebbe arrabbiato più di tanto con un cucciolo d'uomo, anche se l'avessero trovata.






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Riassunto

CS { 0 }

Fisico {65%} ~ Mente {675%} ~ Energie {140%}




Passive:

» Amuleto dell'Auspex: (4/6)
» Passiva Razziale - Scurovisione: (5/6)
» Passiva Razziale - Sensi Migliorati: (5/6)
» Passiva Razziale - Mira precisa: (5/6)
» Passiva Acrobata - Funanbolo: (4/6)
» Passiva Acrobata - Caduta Lenta: (5/6)
» Passiva Acrobata - Scalatore: (5/6)
» Passiva Acrobata - Contorsionista: (5/6)
» Passiva Ladro - Celarsi: (5/6)
» Passiva Ladro - Velo Sonoro: (5/6)
» Passiva Ladro - Velo d'Ombra: (5/6)


Attive & Oggetti:

Empatia Animale: Oh si, ogni vampiro ha dei talenti insoliti che variano dalla natura della persona prima della trasformazione, il mio è quello di poter parlare con gli animali empaticamente e fargli fare quello che voglio io. Non importa se siano mammiferi o pesci, insetti o uccelli, riesco a sentire gli animali intorno a me e loro riescono a sentirmi. Se sono in pericolo essi vengono in mio soccorso, dal ratto più piccolo al lupo più cattivo di tutta la foresta. I miei preferiti però rimangono i pipistrelli, loro sono molto più carini dei ratti o dei lupi.
Odette è in grado di richiamare intorno a se la fauna locale per attaccare il nemico, infliggendo un danno di natura Fisica pari al consumo. Gli animali richiamati non persistono nell'area e si ritirano dopo aver sferrato l'attacco. A consumo Nullo la tecnica può essere usata per generare effetti scenici o comunque non più potenti di un effetto Passivo.

[Consumo Nullo]

Pergamena Occultamento: La mia istruzione nelle arti magiche è stato altrettanto esemplare. In molti non lo sanno ma il vampirismo ha una natura strettamente legata alla magia, permettendo verosimilmente ad ogni vampiro di apprendere le arti magiche con grande rapidità e semplicità rispetto ad un essere umano o a qualunque appartenente alle razze comuni del Thedas. La magia si suddivide in varie scuole e la mia preferita è senza ombra di dubbio quella dell'Illusione. La prima capacità che io abbia mai appreso è stata quella di divenire completamente invisibile, e vi assicuro che la cosa non è semplice come sembra! Ci vogliono settimane di pratica, senza contare il fatto che il corpo all'inizio non riesce ad orientarsi se non riesce a vedersi. Può suonare strano ma è la pura e semplice verità! Certo la fatica è remunerativa quando puoi semplicemente sparire in un battito di ciglio e lasciare il tuo nemico li, imbambolato come un babbeo.
La pergamena è una tecnica di invisibilità di natura magica che rende il caster invisibile per l'intero turno in cui viene utilizzata. Questa però non è in grado di annullare un qualunque suono prodotto dal proprio corpo o le tracce lasciate dal proprio passaggio.

[Consumo Medio]






Tutto come da confronto, oette incass al'urlo e poi segue gli altri. Dopo Un paio di minuti, però, fa appello alle sue necessita biologiche per fermarsi brevemente in un cespuglio. d ali tenterà di usare la sua tecnica di invisibilità insieme a tutte le passive per rintracciare e seguire silenziosamente il Re e Amrod.


 
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Liath
view post Posted on 18/12/2015, 14:57





Adrian non riusciva a smettere di guardarsi intorno con meraviglia. La regione della giungla in cui si stavano avventurando era diversa da qualunque foresta avesse mai visto: gli alberi sembravano non avere una sommità, ma piuttosto sfiorare le nuvole con quelle fronde immense che oscuravano piacevolmente dal sole il sottobosco tropicale, invaso da felci e miriadi di diversi tipi di piante dalle foglie larghe e carnose.
Il verde era il colore dominante, subito seguito dal brunastro del terreno umido e fangoso; ma molte delle piante esibivano quasi con fierezza fiori delle varietà più diverse: alcuni minuscoli che ricoprivano come un tappeto di muschio interi tronchi, altri svettavano singolarmente per dimensioni e bellezza, altri ancora avevano un aspetto quasi animalesco, inquietante. La caratteristica che li accomunava e al tempo stesso differenziava erano i colori: dal magenta al rubino, dal porpora al blu elettrico; taluni sembravano addirittura mutare colore mentre li si guardava, ma quello forse era un qualche strano fenomeno ottico legato alla luce filtrata dalle chiome degli alberi.
Gli studiosi, il capospedizione e il botanico del gruppo erano andati letteralmente in visibilio, ma anche Adrian non poteva fare a meno di osservare stupito quelle stranezze naturali. Non aveva mai avuto modo di prender parte a qualche corso di botanica quando ancora studiava a Lithien, anche se la materia lo aveva sempre affascinato. Studiando alchimia però aveva avuto modo di trattare alcune delle piante officinali e dei reagenti più importanti, e talvolta anche piuttosto esotici, eppure non gli sembrava di riconoscere assolutamente nulla in quel mare smeraldo.

L'idillio si rivelò essere solamente illusorio. Più si addentravano nella foresta, e più quella sembrava spiarli con occhi ferini. La spedizione stava attirando sempre più l'interesse delle creature che la abitavano, che si guardavano bene dal rivelarsi.
L'urlo materializzò di colpo tutte le preoccupazioni inespresse, che culminarono con il grilletto fin troppo facile di Gaston. Adrian si limitò a considerare che se anche solo una bestia della giungla non li aveva ancora notata, con quella mossa si erano accertati che lo facesse.
Il gruppo proseguì nella marcia, stavolta procedendo più compattamente e con meno interruzioni botaniche.
L'ennesimo intoppo si verificò poco dopo: un essere dalle fattezze caprine, con corna zoccoli pelo e quant'altro - in effetti, si doveva trattare di una capra -, era sparso per il sentiero; i suoi pezzi, perlomeno.
La faccenda, che scosse molto gli altri membri della spedizione, si limitò a confermare le più oscure fantasie del giovane, che prevedevano felini di dimensioni colossali intenti a giocherellare con le loro budella prima di finire di masticarli dl tutto. Quantomeno quello non poteva essere il lavoro di un rettile. Adrian odiava i rettili.


La scimmia svettava sul resto del corpo straziato. Spostò il suo sguardo verso di loro, senza muoversi né emettere un fiato. La criniera leonina incorniciava il muso selvaggio, e dalla bocca semiaperta uscivano zanne che nulla avevano da invidiare a una tigre.
L'intero gruppo sembrò paralizzarsi a quella strana e inaspettata visione, e persino Griff non imbracciò il fucile latrando imprecazioni come suo solito.
Improvvisamente, avendo avvertito il pericolo, Amrod l'elfo si fece avanti e fece spuntare dal terreno una strana pianta, le cui canne iniziarono a emettere un suono vibrante, probabilmente con l'intento di ipnotizzare la bestia. Ma la scimmia rispose all'ammaliamento tirandosi dei sonori schiaffoni sul muso e sradicando l'arbusto, per poi lanciare delle urla belluine che fecero accapponare la pelle al giovane, le cui gambe erano prontissime a scattare per la fuga.
Stava quasi per proporre appunto quella soluzione, quando la ragazzina si fece avanti, e persino Adrian riuscì ad avvertire un'aura di minaccioso avvertimento provenire da lei.
Non doveva esser però l'unico a dubitare di quella strategia, perché il babbuino si decise finalmente ad alzarsi e iniziò a girarle intorno; infine, parlò:
« Le tue minacce sono inutili, cucciolo umano, quando puzzate tutti di paura! Sciò, andate via! Questo non è posto per voi! »
La ragazzina non sembrò impressionarsi molto, perché rispose a tono all'animale con un altro scambio di frasi ringhiate da entrambe le parti, che culminarono in un urlo da far gelare il sangue proveniente dalla grossa scimmia.
« Degno? Io sono il re dei salta-liane, cucciolo d'uomo! Questa è casa mia! E TU ... Tu osi accusarmi della morte di una capra? Tu osi minacciarmi per la seconda volta? »
Lanciò un'occhiata minacciosa al resto dei membri della spedizione.
« Davvero credete che abbia ucciso quella povera bestia per spaventarvi? Solo voi umani potreste pensare una cosa del genere! E voi sareste miei cugini? PFFF! Somigliate più ai sangue-freddo... »
Adrian era ormai definitivamente pronto a girare i tacchi, quando la bestia sembrò calmarsi di nuovo, tornando nella sua posizione seduta ai piedi dell'albero. Inaspettatamente, fu l'elfo a prendere la parola.
« Maestà, passare è solo la metà di ciò che vogliamo, non siamo qui perché scacciati dal territorio o alla ricerca di prede come bestie nomadi, ma abbiamo uno scopo: il sapere. »
Poi, indicando Griff.
« Con le sue indicazioni cerchiamo le risposte a molti segreti, tutto qui. Fare del male non ci interessa, ma come anche voi sapete, maestà, se ci si sente minacciati, si ricorre ad essa; voi che siete un sovrano lo sapete meglio di tutti noi. »
Il babbuino stesse in silenzio per qualche istante, come ponderando la veridicità delle parole dell'altro. Poi, passandosi una zampa sul mento, rispose.
« Mmmh ... Siete in cerca di segreti, quindi! »
Gli occhi si illuminarono di curiosità, spazzando via l'astio che fino a poco prima aveva rivolto al gruppo.
« Bene! Allora propongo una tregua ... In cambio voglio conoscenza! »
Conoscenza? Che razza di conoscenza avrebbe potuto volere una scimmia? Dove trovare le banane migliori? Adrian aggrottò la fronte, con sempre più la sensazione di essersi ritrovato al centro di un brutto scherzo.
Tuttavia la situazione non permetteva tentennamenti nè a lui, nè agli altri. Quindi si fece avanti e rispose:
« Se è nelle nostre possibilità, siamo disposti a condividere ciò che sappiamo. »
« Perfetto! Voi due e il nano, seguitemi! » indicò Amrod, Adrian e Griff « Sarete graditi ospiti al tempio! »
Tempio? La storia si stava facendo più interessante, forse valeva la pena seguirlo.
Non che avesse molta scelta, visto che iniziarono a scendere dagli alberi degli scimpanzé dall'aria non particolarmente amichevole, ma neanche apertamente ostili. Adrian osservò l'altra metà del gruppo allontanarsi, e solo quando scomparvero alla vista si decise con riluttanza a seguire il re dei salta-liane.


 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 1/2/2016, 00:09




La quest viene chiusa per assenza del Qm.
I partecipanti ricevono 100 Gold per il lavoro svolto.
Il topic della quest rimarrà aperto per permettere al Qm la conclusione della storia, nel caso volesse.
 
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9 replies since 2/12/2015, 00:05   218 views
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