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La volontà dei Maegon, contest gennaio 2016 - Akeran/ Sotto un nuovo sole

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miky1992
view post Posted on 23/1/2016, 23:31




La volontà dei Maegon


Il vecchio arrancava tra gli alberi, facendo spaziare lo sguardo davanti a sé. Aveva il fiatone e la vista annebbiata. Spostò lo sguardo sulle mani nodose: Raggiungere questo mondo aveva richiesto uno sforzo più grande di quello previsto. Accanto a lui i fedeli camminavano in silenzio. Alcuni trasportavano cesti di vimini, altri cavi di rame, altri guidavano carretti ingombri di trasformatori risonanti, accumulatori e pezzi dei pannelli di controllo dei macchinari.
Il vecchio scosse la testa e alzò lo sguardo per osservare il lento morire del sole. Tiamat il drago trascina con se il vecchio sole morente, per divorarlo e partorire sorella luna. Tiamat solcherà il cielo nero da ovest a est e riemergerà domani all'inseguimento di un nuovo giovane sole.
Oppure.
Il vecchio sorrise. Lontano da noi, c'è un enorme globo di gas sconquassato da reazioni nucleari, attorno al quale gira il rimasuglio della creazione, tra cui un piccolo pianeta roccioso come tanti altri.
Una scelta. È questo che ha spinto questi disgraziati a seguirmi. Io non capisco perché una cosa debba necessariamente escludere l'altra.
Si disse mentre raggiungeva la radura. L'erba era scivolosa, doveva camminare con cautela per evitare di cadere.
Mentre si avvicinava al gruppo di fedeli intenti a montare l'antenna di ricezione al centro della radura, un paio di uomini si inginocchiarono. Come sempre, questi indietreggiarono a carponi e aspettarono che il vecchio si fosse allontanato per rialzarsi.
Kelek era in piedi davanti al pannello di controllo degli accumulatori. Le levette erano inerti, qualcosa non andava.
Il vecchio si avvicinò. - Kelek? Qualcosa non va? Si accorse di avere la voce flebile.
Kelek si irrigidì. Così avvolto nel mantello nero al vecchio sembrò una montagna imponente, per un momento si sentì servo e non padrone.
- Nessun problema, volevo solo controllare che le apparecchiature non avessero subito danni. La voce fredda incrinata appena da una traccia di emozione. - Quello che tenterete oggi è grandioso. Disse, la voce ora vibrava. - Vorrei solo poter rimanere al vostro fianco per servirvi.
Il vecchio sorrise. - Siamo entrambi servitori, non dimenticarlo. Il tuo posto è a Taanach, il mio è incerto. Ma voglio che loro siano protetti al meglio, perciò appena terminati i preparativi dissolvi la magia di duplicazione.
Un espressione delusa comparve sul volto dell'uomo. - Come desidera maestro.
- Se qualcosa dovesse andare storto e io mi trovassi in condizione di non poterti consigliare, ricordati che loro sono la nostra più grande speranza.
- Conti su di me maestro, ma se fallirà stanotte cosa ne sarà di noi?
- Non ho parlato di fallimento. Le porte dei mondi si spalancheranno oggi, di questo non ho dubbi, ma potrebbe essere che venga messo in condizioni di non poter più occuparmi del dopo. In tal caso conto su di te.
- Molto bene! Disse Kelek, annuendo.
Due fedeli appoggiarono una scatola di legno ai piedi del vecchio, poi si allontanarono il più rapidamente possibile.
- Ho già dato disposizioni in merito, se mi dovesse accadere qualcosa sarai tu il capo..
Kelek alzò lo sguardo al cielo e sospirò. - Se soltanto avessimo potuto farlo nell'Edhel. Sussurrò. - Li il velo tra i mondi è già così flebile, sarebbe stato molto più semplice.
- I draghi non lo avrebbero permesso. Gli rammentò il vecchio. - E poi pensi che loro avrebbero potuto viaggiare?
In quel momento Layla arrivò alle spalle di Kelek, fece un leggero inchino e rivolse un sorriso sprezzante a Kelek.
Il vecchio sorrise e mise la mano sulla spalla di Layla. - Oggi è il un grande giorno per tutti, ma specialmente per te che sarai consacrata al culto. Il vecchio emise una risata rauca. Kelek era un bravo mago, molto devoto. Ma Layla era qualcosa di più, un talento più unico che raro.
- Qual è l'Incantesimo?, chiese Layla.
- Faremo tornare gli Dei tra noi. Disse il vecchio, con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto.
- Come sai gli Dei ora risiedono nell'Onerion, sono trattenuti da una forza che non comprendo, ma che credo legata alla forma immateriale degli altri piani. Ma c'è un incantesimo che Lui ci ha lasciato. Un invocazione affinché gli Dei possano prendere forma fisica al momento opportuno.
Layla chinò il capo e si schiarì la voce. - Ascoltami, per favore. An- Lui si era sporto troppo attraverso la finestra che aveva aperto su altri mondi, ed è caduto di sotto. Finiremo per fare la stessa fine.
Il vecchio non smise di sorridere, come se nemmeno l'avesse ascoltata. - Una seconda Magia che ho elaborato io stesso, aprirà porte che perforeranno non solo la barriera dei mondi, ma anche quella del tempo e permetteranno agli Dei di tornare all'apice della loro potenza. Se avranno qualcosa a cui ancorarsi.Pensò.
Ci fu un silenzio che il vecchio occupò rivolgendo una preghiera propiziatoria e che servì ai due discepoli per riflettere sul loro compito.
- E cosa accadrà dopo? Chiese Layla.
- Dopo. Disse il vecchio e sospirò. - Dopo, gli Dei scenderanno su Theras e reclameranno ciò che gli spetta. Ormai sono stanchi di restarsene nel limbo dei mondi. Hanno trovato ciò che cercavano e ora possono tornare tra noi. Il mondo brucerà e verrà rinnovato nella luce della conoscenza.
E quale ruolo, pensò il vecchio entusiasta potremmo recitare noi in un mondo rinnovato? Se non quello dei sacerdoti prediletti dagli Dei?
- E, disse Kelek, esitante- è ancora possibile tutto ciò? Ne è certo?
Il vecchio annuì, poi si chinò sulla cassa e cominciò a strappar via le assi della parte superiore. Dopo aver tolto alcune manciate di carta appallottolata, sollevò con cura una piccola scatola di legno legata con lo spago che appoggiò sul pannello di controllo.
- Due cose occorrono per il rituale: energia e volontà. La prima l'abbiamo. Disse e allargò le braccia. - Mentre la seconda...
Il vecchio tirò fuori una sfera delle dimensioni di una noce dalla cassetta di legno, tenendola sospesa per la catenella davanti ai due. La sfera brillò per un istante di una luce azzurra, poi tornò quieta.
- Quella? Sibilò Layla.
- La volontà dei Maegon. Disse il vecchio. - L'odio di ventimila anime imprigionate nel limbo infuocato della corruzione. Non la trovi meravigliosa Layla?
La donna non rispose.
- Offriremo queste anime a Lui. Sarà il banchetto perfetto per degli Dei.

Fulmini blu si staccavano dalle quattro bobine di tesla e avvolgevano l'antenna di trasmissione. Kelek teneva d'occhio gli accumulatori. Il vecchio allargò le braccia e chiuse gli occhi.
Un ululato echeggiò nella radura, interrotto da uno sfrigolare elettrico. Una luce azzurrina illuminò la radura, circondò alberi, macchinari e discepoli. Il rumore aumentò di intensità. Alcuni discepoli si gettarono a terra tenendo le mani premute sulle orecchie. Le parole degli Dei erano terribili per coloro che non le comprendevano, ma per il vecchio suonavano come una soave musica. Il richiamo della volontà dei Maegon era troppo forte perché potesse disperdersi nei mondi. Guidava gli Dei come un faro verso Theras.
Poi, qualcosa si spezzò. Si udì un rumore soffocato, come se fosse scoppiata un enorme bolla di sapone.
Anche lo sfrigolio elettrico si attenuò. Il vecchio si accorse che l'alone azzurro andava perdendosi sempre più. Poi, come se l'energia residua non sapesse che fare, l'antenna e le bobine esplosero in un lampo azzurro e le fiamme avvilupparono la radura.
Mentre i fedeli rotolavano a terra avvolti dalle fiamme, il vecchio rifletteva su ciò che poteva essere successo. Probabilmente l'energia non era sufficiente a bucare i mondi. Concluse.Poco male, abbiamo ancora del tempo prima del grande show per migliorarci.
Un lampo di dolore gli mozzò il fiato. Provò a urlare e un fiotto di sangue gli colò dalla bocca comprendo il suono. Il vecchio abbassò lo sguardo e vide la punta di una lama spuntagli dal petto. La luce intensa del sole attraversava la lama.
Il vecchio scoppiò a ridere, fu come se qualcuno gli avesse riempito la cassa toracica di fiamme.
Layla gli strappò la volontà dei Maegon di mano.
- Piccola puttana. Disse, senza smettere di ridere.
Layla estrasse la lama dal petto del vecchio e rimase a fissarlo mentre cercava di respirare.
- Questo non cambia niente. Disse il vecchio.
Layla si voltò e corse via.
Il vecchio chiuse gli occhi, uno spasmo e si irrigidì.

Quando il vecchio aprì gli occhi era l'alba. D'istinto toccò il punto in cui la lama incantata lo aveva trafitto. La carne era guarita, ma poteva sentire ancora la cicatrice. Si chiese per quanto avesse dormito, un giorno, due? Scosse la testa. Non aveva molta importanza ormai. Però se Layla voleva fermare il suo piano, allora loro erano in pericolo.
Cominciò a correre verso est, prima con passi impacciati, poi sempre più velocemente.

***



Sayth era accucciato sotto il letto. Urla ed esplosioni provenivano dal piano di sopra, sempre più forti, sempre più vicine. Alisia si infilò accanto a lui. Tremava e singhiozzava, le dita avvinghiate attorno alla camicia di Sayth.
- Va tutto bene. Disse Sayth. - L'uomo dagli occhi d'argento è forte, ci proteggerà.
Alisia tirò su col naso. - Si...
Sayth tremò. L'indice della mano sinistra si mosse da solo e tremante disegnò una parola invisibile sul pavimento. SCAPPA!
Rumore di passi nel corridoio.
Gli altri bambini scoppiarono a piangere, anche Alisia piangeva. Sayth la tirò a se.
L'uomo dagli occhi d'argento gli aveva mostrato un passaggio segreto e gli aveva ordinato di usarlo se fosse successo qualcosa di grave. Gli disse anche che il passaggio era destinato a lui e lui solo.
La porta di legno esplose in una palla di luce, una miriade di schegge inondò la stanza.
Un uomo incappucciato entrò. In mano teneva un pugnale seghettato luminoso e sporco di sangue.
I bambini urlarono e presero a correre verso la parete.
Strali di fiamme rosse si levarono dalle mani dell'uomo e avvolsero i primi letti e alcuni bambini. - Vi giuro che non soffrirete. Disse.
- NO! Urlò Alisia.
Sayth scoppiò in lacrime, aprì l'armadio e fece scorrere il doppiofondo. Sotto di lui si allungava una scalinata a chiocciola immersa nel buio. - Qui!
Sayth si lanciò lungo la scalinata, ma qualcosa lo trattenne.
Alisia era immobile davanti all'ingresso del passaggio segreto, il volto trasfigurato in una maschera di terrore.
- Cosa aspetti? Disse Sayth.
La bambina provò a passare, ma una barriera argentea la respinse. Allora Alisia spinse contro la barriera, ma questa non cedette.
Sayth si morse il labbro e guardò Alisia negli occhi.
Lei aveva capito quello che voleva fare. Lo aveva capito prima di vederlo voltarsi. Lo aveva capito prima di vederlo richiudere il passaggio e correre via senza di lei.
Corse nel buio. Inciampò, si graffiò ginocchia e braccia contro la roccia. Non si fermò e raggiunse l'uscita.
Era buio e pioveva.
Senza smettere di piangere corse lungo le vie di una città sconosciuta. Stremato si riparò sotto una lamiera, in mezzo a degli scarti metallici. L'acqua colava dai fori in tanti rivoli, sul terreno andava allargandosi una pozzanghera. Sayth non ci badò, si sedette e rimase a fissare la propria immagine riflessa nell'acqua.
Qualcosa gli si poggiò sulla spalla. Si voltò, ma non vide nessuno.
In un posto così, non sopravviverai molto a lungo. Questa città ti divorerà.
Ma non preoccuparti. Verranno altri come te. Non sarà perfetto come te, ma avrà le possibilità di avere ciò che hai perso.

Le parole erano flebili, come se qualcuno le stesse sussurrando. Di nuovo si guardò intorno e di nuovo non vide altro che pioggia e spazzatura.
Sayth si rannicchiò contro la parete di un edificio, al riparo dalla pioggia. è finita... pensò e si addormentò.


Edited by miky1992 - 1/2/2016, 10:43
 
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