Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Llusern~ Il bosco dei sogni

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Lill'
view post Posted on 22/2/2016, 00:22





La promessa del futuro

Sono qui.
Quando il cambio della guardia lo chiamò, Ardan aprì gli occhi di scatto. Il sapore di un incubo familiare gli chiudeva la gola. Fu quasi grato di dover ripercorrere la china della collina sotto la pioggia scrosciante, nel crepuscolo inoltrato e senza aver ben digerito la cena a base di asino vecchio che avevano rifilato alle Lanterne nella sala comune. Ci aveva pensato e ripensato prima di assopirsi, ma non c’era altra via: almeno avrebbero visto di persona la questione. Il Biondo o la Civetta sarebbero stati di certo d’accordo.
“Jaas? Non tornerà mai, te lo dico io”, disse un Anahmid a uno dei suoi compagni. Le due Lanterne che Il Bruno si era portato dietro erano fratelli minori di qualche suo dimenticato amico nei vari avamposti dell’Eydlyss, giovani appena iniziati; e lì c’erano al solito imbrogli di mezzo, mostri e la pioggia che non la smetteva da due giorni.
Da quando quel tipo se n’era andato, a sentire le voci.
“Ardan, per me va verso Lithien. Dicono così qui in giro” gli fece uno dei suoi.
“Ma no, Llusern, non state a sentire quelli” si intromise un altro degli abitanti. Erano una scarsa dozzina, oltre a loro tre. Scorse le figure ben distanziate l’una dall’altra che si inerpicavano tra gli alberi e le pietre ghiacciate, verso la cima ormai prossima.
“Ascolta me: quello va di sicuro a Nord, a Neirusiens per me. Dove vuoi che gli accettino tutti i tesori che si porta? Al mercato nero!”

Ssh, ora!” Ardan chiamò.
Sono qui.


cTGVVEe



Il pianoro in cima alla collina sbiadiva sotto la pioggia scrosciante. Al suo centro, Ardan riconobbe il tempio, simile ai tanti che aveva visto nella sua regione da quando era bambino. Due colonne che erano più massi eradicati dalla montagna reggevano un lastra di ardesia. Una corte circolare di monoliti aspettava immobile tutt’intorno. Quando Ardan si inoltrò nello spiazzo, lasciandosi le luci alla base della collina alle spalle, riconobbe la runa di Kjed inscritta sulla parte inferiore del tetto d’ardesia. Si appoggiò a una colonna, scrutando il bosco che si infittiva a partire da quell’altura: chissà quali cose vi erano nascoste. Naturalmente aveva già percepito la presenza al suo fianco.


Cerchi di ritardare l’inevitabile?
Ti nascondi nello sfacelo per sembrare più piccolo?
La figura fumosa parlò come se fosse sempre stata lì.
Quello che fate è inevitabile?” Ardan rispose.
L’ombra rise, un profilo indefinito di donna dalla voce profonda, che superava lo scroscio della pioggia.
Non lo è. E per voi mangiare è davvero necessario?
Nel Somnium Ordine Geometrico Demonstrato, Adelmo di Lithien sostiene che Un uomo libero pensa alla morte meno che a qualsiasi altra cosa.

Ardan non si scompose nel sentire quella dimostrazione d’intelligenza da parte di uno spettro. Era stato tra le poche Lanterne con la possibilità di entrare nelle biblioteche di Lithien, e a forza di combattere le ombre aveva chiesto dei libri al riguardo.
Ah, magari! Se così fosse, voi non sareste un problema.
Fuori dalla cerchia dei monoliti, la corda di un arco si tese; una delle giovani Lanterne ebbe la prontezza di dire qualcosa appena in tempo.
Non inganniamoci, Lucetta: questi qui hanno scelto di propria volontà la loro fine. Uno di loro ha preso il drysor. Cosa intendi quando parli di noi e di voi, esattamente?
Ardan si morse il labbro. Aveva vissuto la sua intera vita da Anahmid in mezzo a villaggi originati da carcerati e da farabutti al confino, ma non era mai successo che uno, perlopiù un ragazzo nel pieno delle forze, si mettesse a rubare i tesori e i germogli sacri intorno ai quali l’intera comunità esisteva. Aveva conosciuto Jaas anni prima, quando suo padre l’aveva portato a scambiare i cani da slitta con gli altri villaggi. Gl’era parso un tipetto in gamba.
Be’, dico…” la mente scattante di Ardan sfogliò pagine polverose lette in mezzo a un campo di caccia; spiegazioni, pergamene adocchiate nella baldoria di gente che cantava al suo fianco. Trovò così anche pagine che non aveva letto.
Intendo la definizione di Sevil di Qashra, quando parla delle due anime-cavallo dell’uomo. Quella che vola alto, e quella che guarda solo a terra. Sai che ha scritto anche un add…addentRum?” fece deciso Il Bruno.
Tentativo patetico, mortale. Mi sono nutrita di tutta la conoscenza proveniente dalla sezione di Metafisica di Qashra due vite umane or sono. Roba deliziosa.
...però, non sapevo di nessun addendum.

È per - uhm - tener conto della scoperta di quelle armi che girano ultimamente nell’Akeran, mi hanno detto. Un radioso futuro e roba del genere.
Le Rìastrad? Pensavo fosse solo un’altra storia.

A quel punto, chi tra gli abitanti del villaggio aveva incoccato le frecce cominciò a rimetterle dentro le faretre. La dissertazione continuò per minuti, poi per quelle che dovevano essere ore, fino a che le due giovani Lanterne che si erano date il cambio per dormire durante il viaggio si stufarono di sentire quei bisbigli indistinti sotto la pioggia, e cercarono riparo tra gli abeti. Tutti sapevano che Ardan stava aspettando dei grossi rinforzi dall’Ordine. Venne così la mezzanotte che ancora i due sconosciuti parlavano tra le rovine.

Bene, lucetta” concluse la donna spettrale quando l’alba era ormai prossima, rivelando orecchie a punta e una tunica elaborata, “mi hai dato sicuramente delle nozioni interessanti. Ora, però, facciamo così: voi Lanterne vi fate da parte, e noi ci limitiamo a fare giusto un pasto qua e là giù al villaggio.
Dei sospiri di vento freddo investirono Ardan dalla foresta.
A quelle parole dette chiare e forti nel dormiveglia generale, uno degli Anahmid tese di nuovo la sua corda; allora Il Bruno mosse con fermezza una mano a pugno sulla sua testa. Questa volta nessuno fermò la freccia.
Vedi? Era in effetti inevitabile!
Il metallo schioccò sulla dura ardesia. La voce deformata della donna-ombra si insinuò in profondità nelle orecchie di Ardan, assumendo un tono cavernoso.
Non puoi cambiare il passato; non il futuro.
La Lanterna sguainò la lancia nella destra, poi in un unico gesto fluido scagliò il pugnale con la mancina. L’elfa-ombra ighiottì la lama tra i drappi nella sua tunica, come fosse un miraggio fatto di nebbia scura. Dalla foresta alle sue spalle, intanto, un fila di figure lugubri prese a emergere, chi su due piedi e chi su quattro, sei, le Ombre più forti prima dell’alba.
Senza lasciarsi sorprendere Ardan scartò a destra, per mettere il suo nemico tra sé e una delle colonne di pietra. Cercò voci umane alle proprie spalle: trovò urla intervallate dal picchettare della pioggia sulla cappa. Ripassando i numeri, in molti non avrebbero visto il sole sorgere. Ma non si illuse. Nessun rinforzo delle Lanterne poteva arrivare in piena notte, sotto la pioggia battente di uno sperduto villaggio ai piedi delle montagne.
AI DIAVOLI, MOSTRI!
Mulinò la lancia in avanti, come Il Biondo gli aveva insegnato.





SPOILER (click to view)
Il bosco dei sogni

Benvenuti, ragazzi. Per questo giro ho intenzione di introdurre i vostri personaggi, e vi darò indicazioni differenti via MP. Per qualsiasi cosa contattatemi in confronto o in privato.
 
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view post Posted on 23/2/2016, 20:11
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Cavalier Fata
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Llusern ~ Il Bosco dei Sogni.
« Benvenuta a casa, Irene. »

Le mie ferite erano guarite, lentamente, durante il lungo viaggio verso nord. Avevo deciso di lasciarmi alle spalle tutto quanto e cercare una nuova vita nell'Edhel, tra coloro che, nel bene o nel male, mi avrebbero considerata una di loro. Non era stata una decisione facile, ma una volta intrapresa il mio spirito ne era rimasto piacevolmente sollevato, come se un macigno avesse finalmente deciso di sparire da dentro di me. Le cime delle montagne dell'Ystfalda andavano a fondersi, sotto ai miei occhi, con l'imponente catena dell'Erydlyss, formando uno spettacolo a cui ben pochi riuscivano a rimanere indifferenti. In sella ad una vecchia giumenta, pagata una miseria ad un contadino delle valli, il mio viaggio stava per avere finalmente conclusione.
L'aria mi pizzicava dolcemente il viso, mentre il cappello riusciva a stento a proteggermi dalla luce di un timido sole primaverile. Arrivata sull'altopiano, dove le strade più praticabili si trasformavano in stretti corridoi di roccia friabile e terra fangosa, mi fermai qualche minuto a non fare niente, immobile sul dorso di quel pacifico animale ad ammirare tutto quello che mi stava aspettando nella mia nuova vita.
Quando, infine, sentii di essermi concessa abbastanza tempo, toccai con lo sperone il fianco del cavallo direzionandolo verso uno dei tanti passi.

Il viaggio fu straordinariamente lento, sia perché non avevo idea di dove andare, sia perché temevo che il terreno non avrebbe retto un'andatura eccessivamente sostenuta, ma alla fine la cosa non riusciva a turbarmi in alcun modo... del resto avevo tutto il tempo del mondo.

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[ ... ]


Impiegai quasi tutta la giornata, dalle prime ore dell'alba sin a sera inoltrata, per superare le montagne e discendere nuovamente nelle zone boschive ai piedi della catena rocciosa. In tutto questo persino il tempo, prima terso e soleggiato, aveva deciso di lasciare lentamente spazio ad una pioggia fredda ed incessante che a stento mi permetteva di capire in che direzione stavo procedendo. Infilai una mano sotto lo spolverino cercando, con non poche difficoltà, di estrarne la mappa abbozzata e confusa che mi ero procurata. Nessuno si era preso la briga di mappare con accortezza quelle zone e gran parte delle indicazioni facevano riferimento alla posizione di determinate cime montuose o, peggio ancora, delle stelle... in quelle condizioni, palesemente, nessuna delle due opzioni era praticabile. Misi a posto quel pezzo di carta, oramai intriso d'acqua a tal punto da non aver altro valore se non come concime per il terreno, scendendo da cavallo. Lo stivale d'appoggio sprofondò di almeno cinque centimetri nel sentiero fangoso con un suono disgustoso e viscido.

« Sembra che per stasera non ci sia modo di avanzare... » passai dolcemente la mano sulla testa della giumenta. « ...prova a riposare un poco, domani ci aspetta un lung- »

Mi interruppi, lasciando la frase a metà, vedendo l'animale scuotere la testa vigorosamente. Fece il medesimo gesto un paio di volte, sembrava spaventata da qualcosa, ma guardandomi attorno non c'era niente che potesse essere riconducibile ad un pericolo. Non ero una sprovveduta, chiaramente, ero cosciente dei pericoli che si annidavano nelle foreste oscure e misteriose abitate dagli elfi, ma nella mia ignoranza pensavo che contadini e bifolchi si fossero inventati storie su mostri e demoni. Portai la mano sulla spada che dondolava lentamente attaccata alla sella.

« Sta calma. » cercai di tranquillizzarla, senza successo. « Non è nulla. »

Ma prima che potessi legare le briglie ad uno dei tronchi la giumenta emise un nitrito acuto, sollevandosi sulle zampe posteriori così inaspettatamente da rischiare di colpirmi al volto con gli zoccoli. Barcollai all'indietro, faticando a non perdere l'equilibrio in quella melma scivolosa.

« Buona! Buona! »

Afferrai di nuovo le briglie, stavolta con maggiore decisione, riuscendo ad assicurarle ad un grosso tronco.
Fu in quel momento che, per un secondo, tutto parve piombare nel silenzio più assoluto. Mi guardai attorno, immersa nell'oscurità di quel luogo, cercando di capire cosa stesse succedendo mentre un senso di profonda inquietudine e paura iniziava ad insinuarsi nella mia mente. Era solo una sensazione, come un brivido freddo che s'insinuava sotto la pelle, nulla di quanto mi fosse mai capitato di provare in vita. Strinsi più saldamente la spada, allontanandomi di qualche passo dal sentiero battuto, sin quasi a perderlo di vista e lì, nella semi oscurità, vidi un bagliore guizzare nella notte. Non riuscii nemmeno a capire di cosa si trattasse che una serie di voci, abbastanza forti da destarmi da quella strana confusione, attirarono la mia attenzione. Scattai in avanti, destreggiandomi al meglio delle mie possibilità per raggiungerle e, una volta uscita dall'ultimo filare di alberi, mi ritrovai in una scena da incubo: dal bosco stavano sciamando figure oscure, nere, la cui sola vista sembrava perforarmi l'anima. Non avevo mai visto niente di simile in tutta la mia esistenza, persino nella semi oscurità i tratti di certi bestie emergevano chiari, deformi, come se le creature di quel luogo avessero venduto l'anima al male per chissà quale ragione. A contrastarli, con un coraggio non indifferente, c'era un gruppo di cacciatori, forse elfi o uomini delle montagne, intenti a scaricare una salva di frecce, dardi e quant'altro contro quell'avanzata. Sulle prime, spaventata e completamente disorientata da quello che stavo vedendo, cercai di tornare al riparo tra gli alberi ma, a sbarrarmi la strada, trovai uno di quei mostri. Sembrava una persona, aveva l'aspetto, i tratti somatici, di una persona ma non lo era. Più guardavo dentro i suoi occhi neri e spenti più sentivo il cuore battere forte, ero sicura che da lì a qualche istante lo avrei avuto addosso, quasi potevo sentire il suono gutturale e animalesco dei suoi respiri, così come le sue mani attorno al mio collo.
Fece un paio di passi nella mia direzione, d'istinto misi l'arma davanti a me, ma invece che attaccarmi mi passò a fianco, gettandosi contro i difensori.
Mi voltai immediatamente, notando che quell'abominio si era scagliato contro uno degli arcieri, cogliendolo di sorpresa. Per quanto mi spaventasse l'idea di affrontare in combattimento quelle cose - qualunque cosa fossero - non mi sarei mai perdonata la codardia di non aver fatto niente in quella situazione. Raccolsi tutto il coraggio che avevo caricando quella creatura.

Con un paio di colpi di spada alla base del collo riuscii a liberare l'arciere che, senza dire niente, riprese l'arco tornando a supportare i suoi compagni. Lo scontro era feroce, per ogni nemico abbattuto sembrava spuntarne un secondo, quasi nascessero dalla notte stessa. Più di una volta, cercando di combattere con i piedi impantanati nel fango, furono le frecce degli elfi a salvarmi la vita. In quel caos cercai persino, stupidamente, di sparare un colpo di pistola, ma la pioggia aveva reso impossibile innescare la polvere nera. Io cercavo di fare del mio meglio, pur non essendo la miglior spadaccina del continente, ed un paio di quelle creature, quelle umanoidi perlomeno, caddero sotto i miei colpi. Con le bestie, le aberrazioni e quella specie di incubi usciti da non so quale maledizione, invece, era una cosa completamente diversa: cercavo di colpirli ma loro erano dannatamente più veloci di me e, alla fine, dovetti ricorrere alla piromanzia per abbatterne un paio che avevano deciso di banchettare con quel che restava di me. Una di quelle creature riuscì ad avvicinarmi alle spalle, mentre tenevo sotto scacco una specie di volpe o di lupo, difficile dirlo, facendomi cadere al suolo con uno spintone.
Sembrava davvero un uomo normale, aveva il volto pulito, i lineamenti molto mascolini, se non fosse stato per quella sensazione, quella specie di vibrazione che percorreva la sua figura, non avrei avuto dubbi sul considerarlo o meno un essere umano.
Mi guardò severamente, puntandomi alla gola una lama nera come la pece, prima di ringhiare una frase sommessa, quasi incomprensibile.

« Cosa... sei? » appoggiò la punta della lama sotto al mio mento, obbligandomi ad alzare la testa e guardarlo negli occhi.
« Chi... sei? »

Non erano vere e proprie parole, era come sentire qualcuno parlare attraverso una parete, un sussurro graffiante e strozzato. Prima che potessi rispondere, però, un paio di frecce lo colpirono al ventre e la punta di una lancia, scagliata da un elfo a poca distanza, lo trapassò all'altezza del costato. Il guerriero, recuperata l'arma, mi afferrò bruscamente per il cappotto tirandomi verso di sé per aiutarmi a tornare in piedi.

« Sei impazzita? » strillò. « Stammi vicina e non farti colpire per nessun motivo! »

Annuii meccanicamente, recuperando la mia spada e continuando a lottare a fianco del mio salvatore.
Quelli furono i minuti più spaventosi e sconcertanti di sempre.

[ ... ]


Quando lo scontro terminò il campo di battaglia era ridotto piuttosto male: svariate frecce si erano conficcate nei tronchi degli alberi, alcune sul terreno, altre ancora giacevano al suolo, il tutto sotto quella maledetta pioggia. I corpi delle creature si erano volatilizzati, non c'era rimasto nulla se non qualche arma abbandonata al suo destino nel fango. La battaglia era vinta ma, poco prima di ritirarsi, quella che sembrava un'elfa, probabilmente l'organizzatrice di quell'assalto, aveva sibilato in quel linguaggio sinistro una specie di maledizione, qualcosa che coinvolgeva Lithien e i suoi abitanti. Quattro elfi non erano riusciti a farcela ed un quinto era stato colpito alle gambe. Dalla ferita uscivano vapori, o forse fumi, di colore nero ma nessuno sembrava eccessivamente preoccupato, nonostante tutto.
Mi presi un paio di minuti per recuperare le forze, sedendomi assieme ai feriti. Erano quasi tutti ragazzi piuttosto giovani, sebbene per me fosse particolarmente difficile stimare l'età di razze non umane, questo mi sorprese enormemente vista la violenza dello scontro appena affrontato ma, dato che ero ancora piuttosto scossa dall'accaduto, rimasi in silenzio.
A rivolgermi la parola fu uno dei combattenti, quello che avevo notato per primo lanciarsi alla carica. Lo avevo visto combattere piuttosto bene contro le creature, se non era il migliore del gruppo probabilmente poco ci mancava, e il tono vagamente sospetto con cui si approcciò non mi sorprese più di tanto.

« E tu chi sei? »
Domandò, raccogliendo un coltello alla base del monolito.
« Allegra... » risposi, balbettando un istante. « ...contro cosa abbiamo combattuto? »
Pur non essendo una cima avevo capito di aver lottato contro qualcosa di assolutamente non naturale, ma mi sfuggiva cosa fossero esattamente. Demoni? Ombre? Aberrazioni? Non ero riuscita a farmi un'idea in mezzo alla battaglia. Poi, preoccupata per la salute del ragazzo, lo indicai chiedendo spiegazioni. « E che diavolo di ferita è quella? »
Nella mia voce c'era un misto di paura e incredulità, coadiuvata da un'espressione del viso che trasmetteva tutta la confusione e la perplessità che aleggiavano nella mia testa.
« Le aberrazioni di Maktara lasciano questi marchi. » mi rispose con tranquillità, anche se il suo sguardo parve indagare su di me, quasi a domandarsi cosa ci facesse un'incapace del genere in mezzo alla foresta. Era indubbio che avesse visto quanto poco fossi portata per lo scontro fisico ma, forse per educazione, si astenne dal fare commenti. « Ma non preoccupatevi, non è arrivata alla vena; Harym vuole che ho lasciato una borsa di rimedi contro questo... » tutto il gruppo, incluso il ferito, si mosse verso i piedi della collina, lontano dallo scontro, verso il villaggio che avevo visto nella mia mappa. Era a pochissima distanza da dove avevo lasciato la giumenta, tra l'altro, lungo il sentiero boschivo.
« Veleno. Ve le potete figurare così, le Ombre dell’Edhel. » concluse.
« Sembra una cosa brutta. » spostai un ciuffo di capelli, pregno d'acqua, dal viso. Dicendo quelle parole stavo palesando l'ovvio, ma in parte cercavo di esorcizzare il timore che mi avevano lasciato dentro le ombre. « Quella creatura... » continuai, indicando alle nostre spalle, laddove l'elfa era scomparsa. « Ha detto qualcosa su Lithien. I maiali di Lithien, i porci di Lithien... » gesticolai con le mani, schioccando un paio di volte le dita nel tentativo di tradurre in parole comuni quello che avevo sentito, senza troppo successo. « Cosa voleva da voi? »
« Hah, ci sono intere sezioni della libreria di Lithien a riguardo. Cosa vogliono gli spettri. »
Indugiò, come se volesse riflettere sulle sue parole.
« È vero, però... »

Per il resto del tragitto sino al villaggio rimase silenzioso, quasi chiuso nei suoi pensieri, e una volta arrivati all'ingresso mi chiese di presentarmi nella sala comune del villaggio l'indomani. Sembrava molto preoccupato e, visto che stavo cercando di farmi una vita in quel posto, il minimo che potessi fare era eseguire quella semplice richiesta. Dopotutto mi avevano salvato la vita.

« Come volete. » dovevo solo recuperare la povera giumenta, lasciata lungo il sentiero a poca distanza dal villaggio e, una volta messa al sicuro all'interno del perimetro cittadino, mi sarei potuta godere una breve, ma meritata, notte di riposo.


Quello era il benvenuto dell'Edhel per me. Quei mostri, quelle creature, non erano altro che una versione alternativa - e pericolosa - della mia stessa esistenza. Sì, magari non sapevo il loro nome o la loro origine, ma solamente un'idiota non si sarebbe accorta di quello che era successo. Sussurrai a me stessa, a labbra socchiuse.

« Benvenuta a casa Irene... »



B. 5% - M. 10% - A. 20% - C. 40%



Capacità Speciali: 0
Riserva Fisica: 50%
Riserva Energetica: 100% -10% = 90%
Riserva Mentale: 150% -30% = 120%
Stato Emotivo: Pensierosa.
Equipaggiamento:

• Spada
• Flintlock .58

Passive Utilizzate: ////


Attive Utilizzate: ////
Maestoso ♪: Dentro di me c'è ancora tanto potenziale magico e la non morte non ha fatto che acuirlo. Un tempo riuscivo a controllare scarsamente le fiamme di qualche candela o le scintille del camino, ma oggi riesco a piegare e creare il fuoco dalle mie stesse mani. Non ne sento affatto il calore, non potrei anche volendo, ma chi mi sta vicino può avvertirlo e, talvolta apprezzarlo. Non ho mai incenerito qualcuno completamente, ma non esiterei a farlo se fossi costretta. Finché posso suonare il mio violino e cantare le mie canzoni nessuno dovrà bruciare vivo.
[Personale 4/25 - Consumo Variabile, natura Magica, consumo suddiviso Mente/Energia e colpisce Fisico. Si tratta di una fiamma estremamente calda che si dirama dal corpo di Irene e cerca di lambire gli avversari. A consumo nullo, come effetto scenico, può essere usata per trasmettere una sensazione di calore alle persone circostanti]

Note: Eccolo qui! Allora devo dire che mi è piaciuto scrivere questo post introduttivo, mi ha aiutato a superare un problema con Allegra. Per il resto ho consumato le energie per lo scontro - ho riportato solo la tecnica "teorica" che ho usato nella narrazione, per correttezza anche se non ne ho usato i consumi reali, volevo giusto giustificarla in maniera narrativa, spero vada bene. Per il resto spero che piaccia!
 
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Endymion~
view post Posted on 27/2/2016, 13:24





Llusern
~ Il bosco dei sogni



Nella sala comune, in una brandina fatta alla bene e meglio, Zephyr tentava per l'ennesima volta di addormentarsi sotto una coperta puzzolente. Non sapeva che ore fossero, il cielo era rimasto oscurato da nuvoloni di pioggia da due giorni, non lasciando passare alcun raggio di sole.
Le donne stavano già lavorando quando lui si svegliò, ma senza la presenza degli uomini, con i quali aveva già fatto rotto il ghiaccio l'altra sera, non aveva ragione di scendere dal letto.
Si voltò di lato, dando le spalle al fuoco e rannicchiandosi accanto al freddo muro. Ritornare al mondo dei sogni gli era impossibile, e nemmeno il solito dormiveglia lo volle nei suoi reami. Nel tentativo di riposarsi e riprendere le forze, la sua ragione andò a scavare nella memoria rimembrando gli ultimi tre giorni.
Era arrivato in quel villaggio su un carretto. Si era seduto accanto ad Ardan, sulla dura panca di legno per nulla comoda. Al solo ricordo un dolore fantasma lo colse alle natiche, tanto reale che con una mano si rassicurò, tastando la parte interessata piano piano, per controllare se gli facesse ancora male. Stava bene, quantomeno quella parte del suo corpo. La sensazione dello stomaco in subbuglio invece era certa, troppo debole ancora per essere riempito come voleva Zephyr. Se avesse mangiato poco più di un mezzo piatto di zuppa probabilmente avrebbe vomitato tutto quanto. Ma non era solo quello il problema: qualcuno aveva preso la sua testa per un tamburo e si divertiva a suonarla in continuazione.
Nonostante ciò tentò di distrarsi, e nella sua testa le immagini del viaggio riaffiorarono chiare e nitide: era seduto accanto ad Ardan, e ci stava parlando. Erano le solite due chiacchiere sul tempo e in quali condizione vessasse quella regione dell'Edhel. Dopo la “Corsa all'oro”, come la chiamava qualcuno nel Dortan, la regione era ritornata alla solita vita abitudinaria di qualche mese addietro, prima che i mercanti la invadessero. Pochi commercianti dei Quattro Regni erano rimasti: quelli che avevano assicurato delle tratte con merci preziose o uniche da importare, e quelli che non avevano abbandonato i sogni di ricchezza, diventando cacciatori di tesori. Zephyr pensò subito ad uno di questi mentecatti avidi quando gli parlarono della sciagura del villaggio: qualcuno aveva rubato i tesori e i germogli sacri.
Nonostante fosse un poco titubante a considerare i Daimon come divinità, come facevano nell'Akeran, sapeva bene che quelli probabilmente erano i signori delle ombre, ed infastidirli, soprattutto nell'Edhel, dove l'Oneiron aveva incontrato Theras rilasciando una mostruosa quantità di esseri sanguinari dai tratti fumosi, non era una scelta saggia.

Il clangore metallico delle pentole che sbattevano per terra lo infastidì tanto da distogliere la sua attenzione dai ricordi.
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«Stai più attenta!» sentì dire ad una voce femminea. Poco dopo un'altra donna si era scusata, e il silenzio era tornato a regnare nella sala comune. Ritornò a scavare nella sua memoria, rimembrando l'acqua scendere dal cielo senza sosta, creando pozzanghere ed amalgamandosi con la terra battuta dei sentieri, dando vita ad un fango assai fastidioso. Lui aveva sempre tentato di evitare di sporcarsi con il fango.
Un brivido gli percorse la schiena all'improvviso, come se il freddo ritrovato tra i ricordi avesse preso consistenza e si fosse intrufolato sotto i suoi vestiti per schernirlo. Poi però il tepore sopraggiunse nuovamente, al solo ripensare a come gli bruciasse la gola l'altra sera mentre beveva il Berkesh. Era un distillato che poteva essere aromatizzato con diversi gusti, lui lo aveva provato solo al gusto prugne e more, ma poteva trovare anche una variante più pregiata al gusto di pesca, sempre se fosse tornato nel villaggio d'estate.
Ricordò di essersi lasciato un po' andare ed aver alzato il gomito, un po' per tristezza ed un po' per nostalgia. Il suo viaggio lo aveva tenuto lontano da casa negli ultimi anni, e lui voleva tornare a vedere se qualcosa fosse cambiato lì a Lithien. Per questo era partito, lasciando le lande calde del Sultanato per tornare alle torri d'alabastro svettanti sopra le sue montagne.
Bastò qualche trucchetto con le carte e la “magia” di far sparire gli oggetti per portare un po' di allegria sul viso di alcuni uomini, i quali bevendo con lui, si erano fatti scappare qualche parolina sugli ultimi avvenimenti. “Jass”, così si chiamava l'uomo che aveva derubato il tempio votivo attorno al quale il villaggio era stato costruito.
Poi dopo le immagini incominciavano a sbiadire e perdersi alcuni pezzi di storia: prima stava al bancone, poi ad un tavolo, e poi dopo ancora nel letto.
Si ricordò anche la faccia di una giovane donna, già sposata, che gli aveva tenuto compagnia il giorno prima quando gli sembrava che un piccolo guerriero tentasse di uscire dalle sue viscere, pungendo l'intestino con una piccola spadina.
Sospirò, constatando finalmente di non essere in grado di riposarsi più, e con estrema lentezza si tirò giù dal letto.




Riepilogo
Vitalità: 90%
Psiche: 40%
Energie: 150%

Attive, passive ed oggetti utilizzati: N/A

Note: Tolto 20% suddiviso tra vitalità e psiche (danno dalla sbronza al corpo per via del malessere, e alla testa perché la sbornia deve ancora passare :D: ). Scusate il tempo che ci ho messo per fare questo post, ma purtroppo in settimana sono sempre all'uni e purtroppo la sera torno abbastanza stanco per riuscire a mettere le idee assieme e scrivere :argh:





Edited by Endymion~ - 27/2/2016, 14:38
 
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Lill'
view post Posted on 1/3/2016, 21:47






La famiglia mancata

L’inverno era arrivato presto quell’anno, e poi se n’era andato a metà stagione. Quelli che si spremevano l’anima per tirar su cavoli e patate, sempre tra l’irrisione generale dei cacciatori e dei guardiani dei passi, ora si rifacevano gli occhi. Il cassone di pietra nera dove avevano tenuto i tesori raccolti sulle montagne era pieno di tuberi, mentre i pochi gingilli rimasti, troppo grandi per essere trafugati, ciascuno scopritore li aveva reclamati per sé.
Doveva finire così, era segnato”, diceva donna Annika. Il fior fiore dei giovani di quel villaggio gli era passato sotto gli occhi; aveva iniziato prima Hilde ai riti degli dei e poi il figlio, senza mai smettere di andarsene in giro con il suo scialle di lana ricamato e i manoscritti sottobraccio, perché quelli che andavano a Lithien non avevano niente da guardare dall’alto in basso. Loro erano i custodi dell’Edhel intero, delle sue porte, insegnava con l’indice puntato ai giovani presi dallo sconforto e alle madri. “A mettersi a scambiare roba con i ciarlatani oltre il valico, a immischiarsi con i giri della Città nera…
La vecchia se ne stava ritta sulla seggiola mentre li osservava, tutti. Il fuoco del camino della Sala grande roboava dietro di lei.
Tra i giovani e quelli che erano usciti dall’Eydlyss diversi non la pensavano così. “Macché, non dategli retta” sussurravano, perché sapevano che vendere i tesori dei draghi e smerciare con le città li aveva arricchiti eccome. Pure Mickael, che insieme al fu marito di Hilde era stato tra i primi a fissare i prezzi e trovare i giusti acquirenti, se ne stava a mangiare zuppa di patate da solo al tavolo. La sua famiglia era stata vicina agli Arconti prima dell’ultima guerra nel Dortan, dicevano, o forse ai Vash, o magari erano dei semplici ciarlatani in fuga come altri. Di certo avevano perso tutto. “Ho già mandato mio fratello due giorni fa, l’avete visto partire”, disse alle Lanterne radunate nella Sala. “Che non aveva ancora moglie non vuol dire nulla: non ho intenzione di perdere altri sulla via a Nord, e neanche a Sud se per questo.
I miei torneranno - e altrimenti daremo lotta alle Ombre finché non crepano tutte!

La conversazione era finita così, con Ardan che lasciava a quell’uomo solitario il tempo di rammendarsi le ferite su un pasto caldo.

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Quando a mezzodì avvicinò il ragazzo, il Bruno non aveva ancora deciso a chi dar retta.
Allora, come andiamo con quella sbornia, messer Zephyr?” disse all’occasionale compagno di viaggio.
A qualcuno non dispiacerebbe un paio di braccia giovani in più, per come sono andate le cose stanotte” sorrise amaro. E li capiva bene. Ardan era filato dritto nella Sala grande senza neanche riposarsi dopo gli eventi della collina, certo che tra le chiacchiere delle curatrici e il profumo della carne sulla brace qualche idea sarebbe arrivata; trovò invece marmocchi frignanti e mezz-elfe intente a intrecciare rosari di ghiande. Il trancio d’asino vecchio che sfrigolava sui tizzoni era di una acredine nauseante.
Dove poteva essere andato poi quel tipo, sotto la pioggia scrosciante che ti congelava anche le ossa? Quanti sentieri partivano per il bosco allagato?
Ardan non lo sapeva, così se ne stette appoggiato al tavolo di Zephyr come uno straccio, a sentire il picchettare della pioggia, e piuttosto che trovare una pista gli rivenne in mente un villaggio dieci anni prima. Il sapore cattivo gli chiuse la gola. Anche quella gente non era riuscita a decidersi: prendersi a carico un marmocchio lasciato orfano, o rispondere che non era cosa da tutti.
Meglio affidarlo a un cacciatore di un villaggio vicino, sì, un altro eremita castigato dal gelo a cui la vita aveva lasciato solo la battuta facile.

Raccolse una pinta di sidro e invitò Zephyr a seguirlo, muovendosi a grandi passi intorno al tavolo centrale. Era ormai ora di pranzo, e il portone si apriva sempre più di frequente per lasciare entrare gli uomini affamati dopo una mattina di sonno agitato. In un refolo di aria umida Ardan vide entrare anche la piccola donna curva, Hilde, che gli avevano indicato come la madre del ragazzo sparito.
Quel ladro!”, berciò dall’altro capo del tavolo il guardiano di un passo. Il Bruno non non ci badò. La sera di sei giorni prima quel tizio era stato di vedetta sulla collina, e a sentirlo era assodato che Jaas si trovasse a mangiare uova di salmone nella torre più alta di Lithien, magari mentre giocava a briscola con gli arcimaghi.

Dal tavolone qualcuno gli fece cenno di farsi un sorso insieme. Ardan tirò dritto verso l’unica persona che gli interessava in quel momento.
Allegra, vedo che ve la passata bene”, fece alla ragazza. Quantunque fosse arrivata, la giovane musicista si era vista eventualmente recapitare piatti fumanti e pieni di carne che altrove scarseggiava, perché le voci al villaggio corrono veloce e le donne sanno quando qualcuno ha un viso bianchiccio e ci vuole un po’ di sangue. Pure il vino non gli era mancato.
In realtà volevo ringraziarvi per questa notte: senza il vostro intervento altri non sarebbero qui adesso - a proposito, dove andavate con quel temporale?” Ardan si prese il tempo per pensarci ancora un istante. “Però, il fatto è che devo chiedervi dell’altro.
Lo disse guardando Allegra e poi Zephyr con una luce guizzante negli occhi, qualcosa che fuori da quelle circostanze di spettri e diluvi sarebbe dovuto essere un sorriso sornione.
Anche voi, se non ci ho visto male volete fare qualcosa per l’Edhel. O sbaglio?
Beh, qualcosa qui c’è.

Qualcosa qui è sul punto di sparire

Così Ardan raccontò ai due forestieri di quel villaggio che era segnato senza il suo germoglio sacro a fargli scudo dalle Ombre. Gli disse di come le strade per i grandi centri da lì andassero in due uniche direzioni: a Nord, verso Lithien e le montagne; a Sud, verso l’Erynbaran e i ghiacciai oltre esso. Nel mezzo c’era il Bosco dei sogni.
Io li conosco bene. Nessun Anahmid rischierebbe mai di lasciare la sua casa per rincorrere un pazzo in mezzo alla tempesta. Per non parlare degli spettri. E io non posso lasciarli in questa pazzia da soli. Vorrei…
Si schiarì la voce, scuotendo appena la testa.
Voi, invece, nessuno avrebbe niente da ridire.
Voi che scusa avete a cui attaccarvi?




SPOILER (click to view)
Il bosco dei sogni

Per questo turno proseguiremo in confronto. La situazione è quella descritta: Ardan vi chiede se siede disposti a fare qualcosa per il villaggio, e sta a voi dirmi come volete agire. Geograficamente, come accennato per mp, il villaggio si trova nella parte più a Nord della regione dell'Erydlyss, quindi non troppo lontano dai boschi dell'Erynbaran. Oltre ai vari sentieri che portano nel bosco attorno, ci sono due strade principali che sono il collegamento più veloce per centri di grandi dimensioni (e in cui sono presenti grossi mercati...): verso Nord e verso Sud.
Detto questo, alcune opzioni possono essere partire immediatamente, parlare con qualche png o indagare su qualche aspetto. Ma questo è a vostra discrezione!


Edited by Lill' - 2/3/2016, 09:54
 
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view post Posted on 14/3/2016, 07:54
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Cavalier Fata
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Llusern ~ Il Bosco dei Sogni.
« Benvenuta a casa, Irene. »

La notte passò velocemente, così come anche il tempo per il doveroso riposo, ma non riuscii a togliermi dalla testa nemmeno per un secondo quelle Ombre. Mi ero spinta così lontano, sin nelle montagne, nel disperato tentativo di trovare una nuova casa e, appena giunta, già le cose si erano complicate. Forse era semplicemente destino che una ragazza come me non trovasse la serenità. Oppure, più probabilmente, ero incredibilmente molto brava ad attrarre guai e problemi di ogni sorta.
Per rifocillarmi, alla taverna, mi offrirono un piatto di carne esageratamente abbondante e vino in quantità smodata rispetto alle mie necessità: forse il mio aspetto aveva insospettito qualcuno in merito a una possibile anemia, debolezza o chissà che altro... e quello era il loro modo, gentile lo ammetto, di non avermi sulla coscienza. Mi dispiaceva non poter mangiare quella che, apparentemente, sembrava carne di asino - difficile per me dirlo - e ancora di più mi doleva buttar via tutto quel ben di dio, specie alla vista della situazione non proprio rosea del villaggio. Mentre bevevo distrattamente il vino, però, l'arrivo di Ardan e Zephyr mi distrasse da quella spirale di pensieri negativi. L'ultima volta che avevo visto il giovane barista eravamo entrambi lungo le sponde del Canale, nel confine settentrionale dell'Akerat. Ritrovarmelo così a nord per un secondo mi spiazzò e questa sorpresa non tardò a manifestarsi con un'espressione interrogativa sul mio volto.

Ovviamente, sia per rispetto che per mancanza materiale di argomenti, mi limitai a salutarlo con un cenno della testa, dedicando la mia completa attenzione ad Ardan. Come sospettavo il villaggio si trovava in qualche brutto guaio a seguito di un furto; non avevo ben chiare alcune cose e molto di quello che l'elfo diceva andava letteralmente perso. In momenti come quello avere le orecchie a punta e non sapere praticamente niente della mia gente mi metteva in imbarazzo, mi faceva sentire un'esclusa tra gli esclusi, oltre che rendere dannatamente difficile qualsiasi mio tentativo di rifarmi una vita. Cercai di rispondere cordialmente e onestamente a tutte le domande che mi venivano rivolte, l'ultima cosa che desideravo era che non mi credesse sincera o, peggio, dubitasse delle mie buone intenzioni. Gli spiegai che mi stavo recando a Lithien, che speravo di ritrovare mio padre e, cosa da non trascurare dato il mio luogo di nascita, gli rivelai immediatamente la mia natura meticcia. Alla fine Ardan si rivelò estremamente schietto e preciso nel dirci ciò di cui aveva bisogno: ritrovare l'unico probabile colpevole del furto, tale Jaas, riportando indietro un germoglio in grado di proteggere il villaggio dalle ombre.
Persino Zephyr, che di elfo aveva poco o niente, riuscì ad inserirsi agevolmente nel discorso dimostrando di sapere perfettamente cosa fosse uno Shaogan Krann e come funzionassero i suoi germogli. Pur ammettendo la mia ignoranza cercai di dissimulare l'enorme vergogna che quella mancanza causava in me, ma non era semplice, non col mio futuro in palio. Tuttavia si dimostrarono entrambi incredibilmente comprensivi con le mie lacune e in breve mi fu chiaro cosa stavamo cercando e quanto importante fosse per il benessere dell'intero insediamento. Quello che non riuscivo a capire, invece, era il movente che avesse spinto Jaas ad agire tanto incoscientemente.

« Non so quale razza di idiota lascerebbe quelle cose che ci hanno aggredito ieri libere di massacrare gente indifesa. Capisco rubare gioielli, capisco rubare per fame, ma non questo. »
Nel dire quelle parole lasciai che il mio sguardo si spostasse velocemente su Zephyr, quasi a volergli ricordare qualcosa del recente passato. Poi, facendo ondulare leggermente il bicchiere di vino per gioco, tornai su Ardan.
« Forse questo sarà il primo passo per costruirmi una nuova vita... » accettare quell'incarico era solo l'inizio. Mi alzai dal tavolo abbandonando il bicchiere. « Io ho una cavalla qui fuori, se questo Jaas è partito e conosce la zona avrà un vantaggio notevole... prima partiamo e prima lo troviamo. »
Poi, rivolgendomi sempre alla Lanterna, espressi la mia unica preoccupazione in merito.
« Qualcuno potrebbe sapere il percorso preciso? Una strada, un sentiero, non sono mai stata qui, mi perderei di sicuro da sola. »

Mi rassicurò dicendomi di avere tutto il materiale di cui avevo bisogno ma, senza indorare la pillola, palesò anche il fatto che nessuno dei precedenti esploratori aveva fatto ritorno. Erano partiti da soli, seguendo le strade più probabili, e nessuno aveva fatto ritorno. Probabilmente, dissi a me stessa, quella era la principale causa del fatto che avessero scelto due estranei per proseguire le ricerche. Nemmeno io, in una situazione del genere, avrei rischiato le vite dei miei concittadini quando c'erano due forestieri a cui poter chiedere il sacrificio. La cosa però non mi infastidiva, anzi, la trovavo estremamente calzante per quello che mi era capitato, quasi come se quella fosse la prova necessaria per lasciarmi alle spalle la mia vecchia vita e iniziare, finalmente, a essere una nuova persona. Tenni per me di quei pensieri, in parte per timidezza, in parte per la paura che venisse rivelato quel mio stato di non morte di cui, probabilmente, nemmeno nell'Edhel sarei riuscita a nascondere tanto facilmente.

Ardan richiamò l'attenzione di una seconda Lanterna presente nella sala, tale Lars. Entrambi avevano l'aria stanca e l'aspetto di chi, ovviamente, vorrebbe fare ben altro che rispondere alle domande di una ragazzina e di un bell'imbusto come eravamo io e Zephyr, però lo tennero educatamente per loro continuando a rispondere ai nostri quesiti. A una certa mi venne in mente che, probabilmente, in un luogo povero come quello l'unico motivo per cui valesse la pena rubare era andarsene o, meglio ancora, fare in modo di avere abbastanza soldi per i propri cari.

« Più ne sappiamo, meglio è. Jaas aveva amici stretti o parenti a cui potrebbe aver detto ciò che stava facendo? »
« Mmh, potreste parlare con la madre. Non ci abbiamo cacciato granché. »

A rispondermi fu Lars. Ero certa che la madre, a prescindere da tutto, si sarebbe rivelata una fonte utile di informazioni. Parlavo per esperienza, dato che persino la mia non aveva smesso di cercarmi dopo cinque anni dalla scomparsa, documentando ogni cosa mi riguardasse. Se la madre di Jaas era stata diligente almeno metà di quelle che avevo conosciuto nella mia vita c'erano buone probabilità che sapesse da dove iniziare a cercarlo.

[ ... ]


Lars accompagnò Zephyr alle stalle per cercare indicazioni, mentre Ardan proseguì con me sin a casa di Hilde, la madre del sospettato. La trovai mentre usciva di casa, aveva l'aria piuttosto preoccupata e non sembrava affatto felice di vederci.

« Salve, Llusern. Che cercate? »
Salutò, ma le sue parole sembravano discretamente forzate, come se avesse fretta di andarsene e noi, col nostro arrivo, l'avessimo rallentata. Non volevo causarle disturbo, tanto meno se l'interrogatorio fosse stato un buco nell'acqua, ma dovevo provare.
« Buongiorno signora, lei è la madre di Jaas? Sappiamo che ha lasciato il villaggio portando con sé qualcosa di enorme valore e mi chiedevo se lei avesse sentito nulla a riguardo. Un luogo, una strada, qualsiasi cosa potrebbe tornarci utile per ritrovarlo rima che lo facciano le ombre. »
« No, lui non ha preso niente di sicuro. L'ho già detto all'altra Lanterna »

Come avevo sospettato non era la prima volta che le Lanterne venivano a bussare alla sua porta. Logico, certo, ma se non avevano scoperto nulla magari era stato solo frutto di un errato approccio. Male che fosse andata avrei perso dieci, venti minuti di tempo, era un sacrificio che ero ben disposta a correre se serviva ad indicarci una strada sicura dove cercare. Ci invitò all'interno, probabilmente sperava di evitare attenzioni indesiderate lì, sulla soglia d'ingresso, dove chiunque poteva farsi strane idee in merito a quello che stavamo dicendo. Accettai di buon grado di entrare.

L'ambiente era piccolo, spartano, decisamente diverso dalle ricchezze e dallo sfarzo che si può ben immaginare pensando ad un ladro professionista, ma non volevo dar nulla per scontato. Mi sforzai di far leva sul suo senso di responsabilità, sul rischio che correva il figlio a muoversi da solo in mezzo alle ombre, ma nulla sembrava riuscire a scucirle la bocca. Nel mentre mi offrì anche da bere, ma dovetti declinare.

« No, la ringrazio ne ho bevuto più che a sufficienza prima. » proseguii. « Non sono qui per giudicarlo, né voglio accusarlo di essere un ladro, ma lei deve concentrarsi sul fatto che ovunque sia sta correndo un rischio mortale da solo. Ieri sera sono cadute quattro Lanterne per difendervi dalle ombre, e stavano giocando in difesa... quante possibilità potrebbe avere Jaas, da solo, di superare indenne la strada? »
Sentivo che mi stava nascondendo qualcosa, l'atteggiamento sospettoso e falsamente collaborativo che stava dimostrando ne era, ai miei occhi, una prova piuttosto lampante.
« Qualsiasi cosa lei sappia, anche se non le sembra rilevante, la prego di dircela. Anche nell'eventualità che fosse colpevole nessuno merita di finire in mano alle Ombre. »
« Cosa volete che vi dica? Jaas ha sempre fatto del suo meglio in tutto da quando era bambino, ma da un paio d'anni a questa parte... » le mie parole parvero far un minimo di breccia.
« ...dalla morte di mio marito, si è fatto carico di tutto. Ha solo diciott'anni, ma anche Mickael e gli altri viaggiatori nell'Erynbaran ammettono che è già tra i migliori a scambiare i nostri averi con gli elfi. Sono gelosi, ve lo dico io. Lo hai conosciuto, Ardan, no? Che sperate di trovare? Tutte le ragazze lo guardano; è benvoluto dai commercianti che vengono da oltre le montagne »

Il nome di Mickael era saltato fuori già due volte, così come il riferimento ai mercanti del meridione. Iniziai a farmi una vaga idea del perché Jaas fosse diventato tanto amico di questi individui e che, forse, grazie a questa amicizia si era comprato un modo facile per vendere il germoglio senza allertare gli elfi. Quello che ancora non capivo era cosa ne ricavasse: se anche fosse diventato ricco sfondato difficilmente, in seguito, gli sarebbe stato concesso di rimettere piede al villaggio e, naturalmente, l'odio degli abitanti si sarebbe riversato su Hilde una volta scoperto il responsabile.
In quel momento Ardan mi indicò, con lo sguardo, la legnaia della casa. L'avevo vista entrando ma, non avendo percepito nulla di strano, non ci avevo fatto più di tanto caso. Tuttavia, ora che la guardavo meglio, sembrava che l'intera catasta di legna non fosse stata usata in tempi recenti e, con l'inverno appena conclusosi, la cosa iniziava a puzzare. Ad occhio nudo, però, non riuscivo a vedere nulla nella piccola rientranza dentro cui era riposta la legna. Attesi qualche secondo, camminando distrattamente per la stanza senza una meta precisa, sino a quando Ardan non iniziò a raccontare una storia abbastanza interessante da distrarre la donna e permettermi di agire indisturbata: con un gesto veloce della mano, unito alla mia parziale intangibilità, recuperai a tastoni qualcosa da dietro la legna.
Era una scatola di legno, come quelle usate per tenere al sicuro i sigari ed il tabacco, ma piena di fogli firmati dal marito della donna e da Jaas.

Tutte le lettere erano state spedite per tranquillizzare Hilde durante le cacce o gli spostamenti prolungati, ma alcune erano indirizzate proprio a Jaas stesso, da parte di un certo Freek. Non provai neanche a cercare di capire chi fosse, temevo si trattasse di uno pseudonimo bello e buono, ma il contenuto si rivelò molto interessante: erano istruzioni, piuttosto accorate, su come arrivare in un bosco a sud del villaggio, dove il suddetto Freek sembrava aver trovato un buon posto per tagliare legna. Poteva essere una copertura straordinaria per riciclare refurtiva o far sparire qualcosa oltre le montagne. Mentre stavo per riferire ad Ardan le mie scoperte, infischiandomene della reazione che avrebbe avuto la donna nel vedermi con quelle lettere in mano, qualcuno bussò alla porta. Con un rapido gioco di mano afferrai una delle lettere di Freek infilandomela nel corsetto, poi riposi sulla catasta la scatola.
Alla porta erano Casper e Zephyr, giusto in tempo per garantirci una uscita di scena rapida. Con un cenno della testa salutai la donna, assicurandole che non sarei tornata a disturbarla in un secondo momento. A quel punto, camminando lentamente, raggiunsi gli altri vicino al confine del villaggio. Non avevo notizie certe, anzi, erano tutte supposizioni, ma visto che non avevamo di meglio e dovevamo comunque iniziare a muoverci, tanto valeva seguire quel poco che avevamo tra le mani.

Una volta ricongiunta agli altri espressi la mia opinione con calma.

« La donna forse non mentiva... sono certa che sappia dove si è recato suo figlio, ma lo crede innocente e non ci manderò a cercarlo finché non lo crede colpevole. » poi, prendendo la lettera del falegname dal corsetto, la protesi verso Ardan. « Secondo me questo posto è perfetto per far sparire qualcosa, o qualcuno, dalla circolazione senza destare sospetti. Posso suggerire di iniziare da qui? »



B. 5% - M. 10% - A. 20% - C. 40%



Capacità Speciali: 0
Riserva Fisica: 50%
Riserva Energetica: 90%
Riserva Mentale: 120%
Stato Emotivo: Pensierosa.
Equipaggiamento:

• Spada
• Flintlock .58

Passive Utilizzate: ////
• [Amuleto dell'Auspex - Capacità di individuare la presenza di altre entità senza l'ausilio dei sensi convenzionali] (Utilizzi: 6-1=5)
• [Passiva delle Ombre "Forma Eterea" - Limitato potere di incorporeità a discrezione dei qm, a parità di CS i colpi trapassano il corpo senza causare danni.] (Utilizzi: 6-1)
• [Passiva livello I del Talento Acrobata "Funambolo" - Capacità di assumere pose innaturali e fare movimenti estremamente agili e rapidi per colpire il nemico o muoversi nell'ambiente.] (Utilizzi: 6-1)

Attive Utilizzate: ////


Note: Riportato, con tagli e doverose limature, dal confronto. Ho lasciato in "sottofondo" molti dialoghi perché il post sarebbe diventato titanico e non mi sembrava il caso >w<. Quindi alla fine Allegra propende, visto le info che ha, per andare a Sud.
E no, non ho trovato una immagina che mi soddisfacesse, quindi niente per questa volta. *hatissimo*
 
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Endymion~
view post Posted on 17/3/2016, 00:33





Llusern
~Il bosco dei sogni




Gli occhi smeraldini di Zephyr vagarono per la grande stanza, prima che il giovane si sollevasse dalla branda. Indossava un paio di pantaloni neri ed una canottiera bianca che lasciava intravedere un tortuoso disegno d'inchiostro allungarsi sulle spalle e sulla schiena. Quello era stato il suo primo gesto di rottura con la vita ordinaria che conduceva quattro anni addietro Si era stupidamente rivoltato contro tutto ciò che pensava di volere: basta cercare un lavoro, basta tentare di prendere voti soddisfacenti, basta rincorrere l'ideale perfetto di famiglia: quello non era ciò che desiderava veramente, era l'alimentazione per quell'ego sociale che si era creato in lui, quell'ego che riempiva le crepe della paura, dell'ansia e dell'insicurezza. Resosene conto, tagliò corto con la sua vita.
Sorrise beffardo al solo ricordo. Ora sentiva un misto tra stanchezza e malinconia. Voleva tornare a casa, vedere se qualcosa fosse cambiato. Forse adesso avrebbe tratto giudizi diversi su quel luogo.
Il sorriso divenne amaro come la sua stessa saliva. “Il mondo rimarrà malato” pensò con un pizzico di pessimismo “siamo come un branco, con l'amore perverso per le menzogne”. In fondo odiava il suo villaggio natale: pieno di bifolchi e cretini che tutto il giorno non facevano altro che sparlare alle spalle. Erano meschini, e se offrivi un bicchiere di vino, come era d'uso in quel ambiente prevalentemente rurale, rischiavi di dare bere a chi amico non ti considerava.
Perciò partì, per allontanarsi da un villaggio che gli dava il voltastomaco, e per cercare la sua Utopia. Inizialmente si spostava dai vari posti non appena il suo naso incominciava a sentire l'odore del marcio, ma piano piano finì per arrendersi e sfruttare menzogne e alcohol per attirare a sé ladri, banditi e altri manigoldi.

Uscì fuori dalla sala comune con un catino, che riempì di acqua piovana che si stava accumulando nei barili sotto i tetti. Iniziò dandosi una sciacquata alla faccia, per togliere del tutto quella sensazione di sonno che gli era rimasta appiccicata, e poi andò a lavarsi sotto le ascelle e sul petto. Non gli piaceva puzzare, ma non poteva nemmeno farsi un bagno completo, non fuori e non con quel freddo. Si affrettò a tornare dentro non appena ebbe finito, per asciugarsi.
Decise di prendere posto ad un tavolo solo con l'arrivo di Ardan. Zephyr si impensierì un poco nel vedere il giovane con il volto stanco, privato del sonno necessario, e per poco quasi mancò di salutare Allegra. Le rivolse solo un breve cenno del capo ed un mezzo sorriso, mentre la Lanterna incominciò a parlargli.

«Bene»
rispose all'interesse sul suo stato di salute. Il viaggiatore si riempì a sua volta un bicchiere e lo alzò per un piccolo brindisi. La dolcezza delle mele sciolse la sua lingua, placando un poco quel suo alito da drago che non vedeva spazzolino da ormai tre giorni, mentre la parte alcolica andò a riscaldarlo più del fuoco nel camino.
Durante la conversazione non gli sfuggì il commento che il fantasma gli fece con lo sguardo. Rubare per lui era solo un mezzo per arrivare a ciò che veramente voleva: che fosse sbeffeggiare un cavaliere sottraendogli la spada, o far punire un generale, togliendoli il vessillo del suo re. Si accorse di poter sembrare cinico e senza scrupoli, ma purtroppo lui avrebbe usato ogni mezzo per raggiungere un fine.
Mentre stavano ancora discorrendo, l'entrata di Hilde, madre del ragazzo “scomparso” assieme al germoglio sacro, creò un baccano assai concitato. Le voci iniziarono ad affievolirsi, ma senza mai cessare, passando da un orecchio all'altro, e solo i più temerari, o quelli più egocentrici, lasciavano che l'emozione del momento si impossessasse di loro, dando sfogo a quei dubbi e quelle malelingue che tutti tenevano per sé. Anche lui dubitava che il ragazzo fosse innocente: le coincidenze sono molto rare, ed anche Zephyr preferiva creare un'opportunità, piuttosto che aspettarla. Perciò non appena finirono di parlare, il viaggiatore dai capelli brizzolati si fece accompagnare da Lars, giovane lanterna anche lui, da Casper, elfo che riteneva di aver visto Jass andarsene dal villaggio.
Solo che: poteva fidarsi? O anche quelle orecchie appuntite erano state assoggettate dalle velenose voci che giravano?
I suoi dubbi vennero risolti dagli occhi fermi dell'elfo e da un ricordo che gli affiorò nella mente: anche lui aveva visto una figura allontanarsi dal villaggio, giorni addietro, mentre era sul carro assieme ad Ardan. Cercò certezza contando le bestie presenti nel villaggio, ma nessuno gli sapeva dire se ne mancasse qualcuna, perciò Zephyr decise cercare un mulo o un cavallo nella direzione in cui aveva visto dileguarsi la figura.
Uscì dalla stalla, levandosi a mezz'aria, e con una velocità fuori dall'ordinario tornò nella sala comune a prendere la giacca e una saccoccia dove vi mise alcuni suoi oggetti, prima di partire verso Sud. Sorvolò ettari di foresta, scrutando tra le fronde degli alberi. Con il suo potere di percepire l'aura degli esseri viventi pensò di riuscire a trovare un mulo o un cavallo abbastanza in fretta, ma non fu così.

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Dapprima una tana di conigli lo trasse in inganno, poi fu la volta di un orso bruno. Ai suoi occhi, quella distesa verde era tutta colorata di un azzurro chiaro mentre gli animali avevano un colore di poco più scuro, ma da quell'altezza gli era troppo difficile scorgere tutte le differenze cromatiche.
Infine lo trovò: un mulo abbandonato dentro alla foresta. Non era rimasto alcunché di significativo accanto al mulo, né impronte umane, né un oggetto qualsiasi che potesse collegare l'animale a Jass. Zephyr si mise una mano tra i capelli, e sapendo che il viaggio sarebbe stato assai lungo, prese dalla saccoccia acciarino, sigaro e la bottiglia di sidro presa mezz'oretta addietro dal tavolo con Ardan, e si mise in groppa al mulo.
Era giunto il tempo di rilassarsi un po', di godersi l'aria delle montagne, soffermandosi sul profumo dei pini e della loro resina, di ascoltare gli uccellini cantare e di smetterla di pensare. Svuotò la mente da tutti preconcetti negativi che aveva accumulato, ritrovando il sorriso.
Come ogni cosa bella, anche questo piccolo tentativo di meditazione trovò fine quando ritornò al villaggio con la bestia. Casper non sapeva dire di chi fosse il mulo, e quello che avevano tra le mani erano solo congetture.

Riepilogo
Vitalità: 90%
Psiche: 40%
Energie: 150%

Passive utilizzate:
Volo: 5/6
Flash: 3/4
Auspex: 5/6

Note: Niente da dire, tutto fatto in confronto. Ho eliminato tutti i discorsi, dando più spazio a ciò che passa per la testa del pg in qualche modo. Il ritrovamento del mulo l'ho pensata come una cosa più solitaria, e Zephyr sarebbe propenso per andare verso Lithien, la direzione verso la quale hanno visto sia lui che Casper andare la figura.




 
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Lill'
view post Posted on 23/3/2016, 19:28






Il tempo che fugge

E come va la spalla?
Ardan si sporse in avanti, quasi per controllare di persona dall'altra parte del tavolo. “Bene, bene. Non sarò giovane come te, ma ho ancora qualche freccia da lanciare” liquidò Mickael.
Mi dispiace solo di essermene ricordato ora.
Ardan si strinse nelle spalle, lasciando cadere nel silenzio lo scherzo dell'uomo. Ciascuno degli Anahmid in grado di combattere nel villaggio era stato impegnato contro le ombre; sperare che si ricordassero di ogni singolo spostamento di Jaas negli ultimi mesi, o di tutti gli avventori capitati di lì in cerca di tesori, Ardan sapeva bene che era impossibile.
Si abbandonò con le spalle alla parete che faceva angolo col camino. Non aveva senso preoccuparsi per i due viaggiatori adesso. Erano partiti da un giorno buono ormai, e Casper non aveva dato notizia di spettri nella notte – fino a quella mattina. Quando vide la testa di Lars sollevarsi dal vecchio forziere dei tesori, ormai rimasto pieno di ragnatele e cianfrusaglie in un angolo della Sala, il Bruno seppe che il tempo di riposarsi era finito. La giovane Lanterna doveva aver trovato qualcosa. Ardan cercò per un altro istante il torpore della parete, mentre Lars si avvicinava con un sorriso soddisfatto. Chissà se per Niall o per il padre di Jaas era stato lo stesso, dei ragazzi che ti seguivano e ti guardavano così.
“Intendi queste qui?”
Lars depose un paio di dischetti lisci sul tavolo, dal colore grigiastro. “Sì, quelle. Ce ne aveva date di più, ma il resto deve averle prese il figlio di Hilde...” sussurrò amareggiato Mickael.
Poco male” intervenne Ardan. “Poteva essere chiunque, può essere una coincidenza, e questa specie di monete non provano niente. Non vale la pena mandare qualcuno ad avvisarli solo per un altro mercante bislacco.” Si forzò ad alzarsi, pronto ad abbandonare la Sala per una nuova notte di appostamenti.
E Jaas non c'era?” fece Lars.
No, ti ho detto. Jaas era in visita agli Arshaid, di viaggiatori c'ero solo io qui al villaggio. Sono sicuro.
Il taistealaí, il viandante non parlava granché; tutti chiedono delle Ombre e dei pericoli nella zona.

Ardan assentì pensieroso, controllando le armi alla cintola.

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La luce dei suoi occhi

Adesso sentiva il peso della borsa.
Studiandola dall'alto, la valle sembrava un unico tappeto d'erba che brillava della brina mattutina. C'erano zone più gonfie, pieghe e piccole venature. Solo arrivandoci vicino nel tardo pomeriggio Jaas si rese conto che la striscia scura che correva nel mezzo era in realtà una vera e propria fenditura nella roccia, da cui proveniva un rumore d'acqua costante. La cosa lo fece sorridere d'orgoglio. Si trovava più o meno lì dove suo padre gli aveva raccontato anni prima: l'ultimo bacino prima che il fiume incontrasse la pendenza delle montagne, dove l'acqua mulinava contro le barche dirette sull'Erydlyss e non era più possibile fermarsi.

Beannachtaí, commerciante” si annunciò all'uomo che stava piegando una cima.
Beannachtaí, taistealaí.
Andate lontano? Io sono diretto a Nord, e posso pagare il passaggio.
L'uomo studiò Jaas per un istante, soppesando la cadenza delle sue parole. Portava un gilet di pecora e calzoni di cuoio bollito, e i fasci di muscoli che segnavano gli avambracci scoperti chiarivano la sua occupazione.
Non serve” schiaffeggiò l'aria con un gesto molle; il roboare del fiume copriva in parte la voce degli altri boscaioli poco più in là, intenti a riposare nel canale roccioso scavato dall'acqua chissà quanti secoli prima – al tempo della prima Dama bianca, forse al tempo dei Draghi. Jaas porse una mano all'uomo.
Freek, piacere.
Gert. Hai l'accento degli Anahmid che stanno a sud” constatò.
Basta che ti dai da fare con i remi quando serve, e che hai il tuo mangiare. Da bere c'è.
Jaas fece segno di , accennando un sorriso. Guardò in alto: qualche ultimo raggio di sole filtrava ancora dalle nuvole sull'altra sponda del fiume, dividendo l'acqua in una metà scintillante e un'altra densa e scura. Il ragazzo si passò un mano tra i capelli bronzati, tutti sudici per il viaggio, poi si slacciò la borsa piena di roba tintinnante e cominciò a cercare uno spiazzo nel campo serale. Era niente più che un piccolo falò addossato contro la parete di roccia, per tenere a bada l'umidità e la prima neve che cominciava a cadere a quelle altitudini. Gli altri Cuori di pietra stavano giusto preparando la cena.

“Così Gert ha detto che va bene, eh?” gli disse uno. Jaas riconobbe la parlata di un villaggio che conosceva, ma non disse nulla; probabilmente era gente che rientrava con provviste per l'inverno dopo settimane nelle pianure. Non dovevano sapere granché.
“Basta che non ci porti rogne in quel sacco”, indicò il boscaiolo. “Torniamo da Neirusiens, e per vendere il carico del mese scorso lo sa la Madre se quei Neiru hanno pesato pure la corteccia. Razza attaccata alle cose, ti dico io.
Con quei loro Dei dei vermi non farei a cambio però, nossignore.”
Lo diceva anche mio padre.” Jaas ridacchiò. “Gli ori se ne vanno.” Socchiuse gli occhi, pesando nella sua mente il suono delle parole così come le aveva sentite nella Sala grande anni prima, oltre il tossicchiare distratto e gli scherzi degli altri bambini, oltre il crepitio amorevole del fuoco.
Ma senza la fiducia che ci rimane?
Siamo come tante formichine, che lavorano insieme per resistere all'inverno.
” Jaas rivide per un attimo lo sguardo di Annika; poi il suo, le pagliuzze dorate in quegli occhi così simili ai propri.
“Ben detto, giovane. Lo dico sempre al figlio di mia sorella.
...A proposito, dov'è che vai?” dall'altro lato del falò, il boscaiolo lo fissò per un instante.
A Lithien, ho cose da scambiare.
“È che ho sentito di strane storie con gli spettri ultimamente. Appunto, non ci si preoccupa mai troppo!”
Jaas si tastò il fianco, avvertendo la consistenza cedevole del legno direttamente contro la pelle.
Tenere il futuro stretto in mano doveva darti quel senso di forza.
Ah, taistealaí, ma su quello credo che non avremo problemi.
Sorrise, le spalle ancora tese dal peso che doveva scaricare.




SPOILER (click to view)
Il bosco dei sogni

Ed eccoci!
In questo turno i vostri personaggi si ritroveranno - letteralmente - davanti a un bivio: dopo aver viaggiato per un giorno sotto pioggia e fulmini attraverso un fitto bosco di pini, in generale in salita, i due vedranno il cielo farsi meno grigio all'orizzonte nei pressi di una biforcazione. Al contrario dei sentieri minori che vanno nel bosco, comunque, entrambe queste strade sono segnate sulla mappa che vi ha dato Mickael. Una via (VIA A) scende verso una valle attorniata da due catene di rilievi; dalle indicazioni ricevute questa è la strada più lunga e sicura, normalmente percorsa per andare ai valichi a Sud. L'altra via invece (VIA B) taglia salendo per una delle due catene. Anche questa strada porta ai valichi, ma di solito viene evitata dagli Anahmid perché passa proprio sulla cresta.
Potete postare direttamente in questo topic, e nulla vi vieta di dividervi. Per eventuali domande/iniziative prima del post, ditemi in confronto!


Edited by Lill' - 24/3/2016, 08:58
 
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view post Posted on 28/3/2016, 02:36
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Llusern ~ Il Bosco dei Sogni.
« Benvenuta a casa, Irene. »

Non avevo idea che nell'Edhel piovesse in quella maniera. Da quando avevamo lasciato il confine sicuro della civiltà, inoltrandoci nelle vaste aree boschive, non aveva fatto altro che piovere ininterrottamente. Oramai non c'era una singola cosa di me che non fosse zuppa sin al midollo, inclusa la polvere da sparo che mi ero portata dietro. Se non altro la compagnia era stata gradevole, Zephyr era un ragazzo affabile, la sua presenza rendeva molto meno fastidioso il dover viaggiare in quella situazione. Unica nota positiva di quella giornata? La mia giumenta non sembrava affatto stancarsi grazie al percorso boschivo che avevamo intrapreso, visto che poteva muoversi con calma e anche la pendenza non le causava alcun fastidio di sorta. La nostra destinazione doveva trovarsi oltre i valichi, ma per raggiungerli ci sarebbero occorsi almeno un paio di giorni: uno per raggiungere i passi e un altro, forse per superarli.
Eppure, a prescindere da tutto, mi piaceva essere lì. Sì, d'accordo, faceva paura quella foresta e facevano ancor più paura le creature che vi dimoravano all'interno, ma riuscivo a sentirmi a casa in quei momenti, come se quello fosse esattamente il posto dove ero destinata a vivere. Esprimere a parole quella sensazione è difficile, era come rivedere una madre o un padre dopo anni e anni... non importa quale sia il colore della pelle, le rughe, i capelli o la barba, c'è quel qualcosa di ti dice "sono loro". E per me quello faceva l'Edhel, mi richiamava a casa.

Dopo una nottata intera passata all'agghiaccio e, ovviamente, nella più totale ed assoluta umidità, finalmente il cielo all'orizzonte parve rischiararsi. La salita si era fatta più ripida e, qualche miglio più avanti, la mappa che ci avevano dato mostrava chiaramente una biforcazione. Avendo ancora un po' di tempo decisi di scambiare due parole col mio compagno di viaggio, se non altro perché non mi era chiaro il motivo per cui, dall'Akeran, fosse finito sulle montagne più fredde di Theras.

« Quindi... perchè sei venuto tanto a nord, Zephyr? »
Chiesi tranquillamente, continuando a tenere gli occhi fissi sulla strada. Lui mi guardò con la coda dell'occhio, forse per capire se quella domanda avesse un secondo fine, ma poi rispose con sincerità.
« Nostalgia di casa, anche se questa probabilmente è stata una brutta idea. E tu? »
« Cerco la mia, di casa. » gli sorrisi di rimando. Non sentivo l'esigenza di inventare altre scuse o accampare chissà quali giustificazioni. Dopo quello che era successo a Taanach mentire sarebbe stato oltremodo stupido. « A Lithien sicuramente ci sarà qualcuno in grado di aiutarmi... inoltre questa è una posizione privilegiata per vedere il Dortan bruciare. »

Quell'ultima esclamazione mi venne naturale, spontanea. Non era vero che provassi così tanto odio per l'intero genere umano - di cui peraltro Zephyr faceva parte - ma avevo visto abbastanza miseria e disgrazie nella mia breve vita per provare dispiacere nei riguardi dei regni umani.

« Allora buona fortuna, anche se non è detto che sarà la casa che potresti aspettarti. Ma questo te lo dice uno che è fuggito dalla propria per girare il mondo... anche se il Dortan non è un gran che, non penso dovrebbe bruciare tutto, ci sono innocenti lì da qualche parte, tra i porci al potere e gli xenofobi più incalliti. »

Sospirò, guardando verso il bivio, sempre più vicino. Immaginai di aver fatto una gaffe memorabile a esprimermi in quel modo, ma oramai era tardi. In compenso il tempo stava migliorando a vista d'occhio e, fortunatamente, di lì a poco avrebbe smesso di piovere.

« Effettivamente in Roesfalda c'è mia madre. » aggiunsi. « Sono riusciti a fare l'opposto di quello che normalmente si ricerca: hanno trasformato l'oro in fango. Era difficile, Dio sa se era difficile, ma ci sono riusciti. » le mie parole avevano un tono tutt'altro che serio, ma nascondevano anche quella che era stata la realtà degli eventi sotto Re Julien. « Ma questa è la vita. Guarda, c'è un bivio poco più avanti. »
« Noi uomini siamo bravi in questo, ma anche gli elfi e i nani sanno farlo... Certe volte vorrei fare anche io piazza pulita del cancro, ma forse in fondo sarebbe meglio educare tutti a essere migliori. Se vai a Lithien e hai bisogno di risposte che non riguardino le persone, ricordati che ci sono libri di filosofi e vecchi trattati lì. Magari ti aiuteranno a ritrovare la speranza. » mi sorrise, genuinamente, per poi preoccuparsi nuovamente della via. « E Jaas che strada avrà scelto? »
E quella, a mio dire, era la domanda da mille pezzi d'oro.

Ripresi la mappa, leggermente rovinata dalla pioggia, cercando di capire quale percorso sarebbe stato più intelligente intraprendere scoprendo, con mia grande delusione, che non c'era modo di immaginare da dove fosse passato Jaas. Ambo le strade erano segnalate con chiarezza sulla carta e quella che proseguiva verso le valli era accreditata come la più sicura. Tuttavia era anche la più lenta e, se volevamo prendere Jaas, probabilmente fare il suo stesso giro ci avrebbe remato contro. Senza considerare l'ipotesi che fosse finito in qualche imboscata delle ombre.

« I percorsi sono segnati sulla mappa... » affermai, mostrandoli a Zephyr « Ma se quel disgraziato si è fatto ammazzare a metà strada non lo ritroveremo mai andando in una sola direzione, dobbiamo dividerci. » buttai di nuovo l'occhio sulla carta, distrattamente. Non me la sentivo di mandare una persona - viva - in cima a quelle creste, col rischio di morire per qualche frana o chissà che altro. Alla fine quell'ubriacone donnaiolo era diventato simile a un amico per me, non volevo corresse rischi inutili... anche se questo non lo avrei mai detto apertamente. Non in quel momento almeno. « Correrai meno rischi a passare dalla valle, io posso prendere il percorso sulle cime. Tanto, cosa possono farmi? Uccidermi di nuovo? »
« Oppure possono mangiarti l'anima, chissà di cosa possono fare le Ombre? » disse, sfoggiando un sorrisetto furbo. « Abbi cura di te, io vedo di spronare questo mulo quanto più possibile per arrivare in fretta. » poi, spronando la sua cavalcatura, si allontanò salutandomi. « A presto Allegra! »
Alzai una mano, salutandolo, sin quando non fu abbastanza lontano da diventare solamente una sagoma appena distinguibile.
« Fa attenzione... » sussurrai.
Carezzai la testa della giumenta, avviandomi lentamente verso le creste.

[ ... ]

Erydlyss_zps8xdezrvv

A ogni passo che mi portava più vicina alla cresta l'aria diventava sempre più fredda e leggera. Il paesaggio, mano a mano che la pendenza aumentava, si trasformava passando da una verdeggiante foresta di sempreverdi sino ad arrivare a pareti rocciose ricoperte da licheni e muschi. In alcune zone, dove il sole non riusciva a battere, la roccia era interamente ricoperta da un sottile strato di borraccina che faceva somigliare la montagna al manto di una qualche creatura gigantesca. Fantasticare su quel genere di cose mi permetteva di distrarmi dall'ansia e dalla preoccupazione, così come dall'idea di dover affrontare un percorso periglioso che si apriva davanti a me. Per una ragazza nata e cresciuta nella Roesfalda settentrionale, chiusa tra una catena montuosa a nord e un mare di guerrafondai imperialisti a sud, quel luogo così inaccessibile poteva essere considerato un vero e proprio paradiso. Precipizi, strade sdrucciolevoli e sentieri malmessi coronavano uno spettacolo in grado di togliere il fiato a chiunque: la catena montuosa si stagliava contro l'orizzonte sin quasi a toccare le nuvole e, in lontananza, appena visibili, i picchi della dorsale su cui era arroccata Lithien facevano timidamente capolino. l'Oceano di Zar toglieva il fiato, ma l'Erydlyss riusciva a rapire l'anima.
Per tutta la traversata mi sforzai di tenere gli occhi aperti alla ricerca di un segno, di qualcosa fuori posto, nel tentativo di individuare tracce di Jaas, ma tra la pioggia e il terreno roccioso trovare impronte si sarebbe rivelato difficile anche per un segugio esperto. Figuriamoci per una musicista che aspirava a fare la Lanterna. Dopo un paio d'ore lasciai perdere l'ipotesi di trovare una pista sicura, dedicando tutta la mia attenzione a non finire, a mia volta, vittima di quella montagna.
Per fortuna l'essere un fantasma - o un'ombra, non ne ero più sicura oramai - attenuava leggermente il freddo intenso dei vestiti bagnati esposti alle rigide temperature montane, se fosse toccato a Zephyr passare di lì, come minimo, la polmonite lo avrebbe portato via prima di arrivare a destinazione.

Raggiunta la cresta, non senza difficoltà, la strada iniziò a farsi più semplice da seguire. Nel giro di poco tempo sarei riuscita ad arrivare ai valichi.


B. 5% - M. 10% - A. 20% - C. 40%



Capacità Speciali: 0
Riserva Fisica: 50%
Riserva Energetica: 90%
Riserva Mentale: 120%
Stato Emotivo: Pensierosa.
Equipaggiamento:

• Spada
• Flintlock .58

Passive Utilizzate: ////




Attive Utilizzate: ////


Note: Ci siamo accordati io ed End in privato per i dialoghi ^o^ li ho scuriti un poco perché il blue regole mi accecava >_>" per il resto ho cercato di restare vago nel viaggio, per non fare qualcosa di sbagliato o (peggio ancora) di fare un post lunghissimo come mio solito. Cuori per tutti.
 
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7 replies since 22/2/2016, 00:22   387 views
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