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| Il colpo fu freddo e ci fu silenzio. Un'invasata opacità pervase il mondo, nell'attimo in cui la lama corse per tutta la sua distanza. Un taglio netto che divaricò il bene dal male, il passato dal presente e il futuro dal destino. Quasi come se le mille anime sacrificate da Caino urlassero all'unisono, quel silenzio immerso nel dolore conteneva in se centinaia di significati. Chiunque avesse avuto cuore per udirli, infatti, avrebbe percepito distintamente le grondanti lacrime scendere dagli occhi di chi aveva sofferto per colpa di quell'uomo. In un mondo trasceso e ormai scomparso, ovunque le sue vittime fossero state destinate, potevano comunque vedere la scena. Ammirare la lama fredda che cingeva il collo del loro boia; il coltello lucido che trasudava sangue, staccando nervo per nervo, lembo di pelle per lembo di pelle, in un sgusciante rumore umido di carne separata. E in quegli occhi c'era la rabbia di chi era stato vessato e vinto; di chi aveva sofferto i supplizi della guerra, della tirannia e della fame. Di tutti coloro che erano stati usati dal Priore per i propri scopi ed erano morti per un ideale che avevano compreso troppo tardi, o non avevano compreso mai davvero. Per tutti loro, quel giorno, quella lama vibrava. Correva e sentenziava a morte colui che per la propria arroganza mai avrebbe pensato di esser sacrificato. I suoi vizi trionfavano definitivamente, sacrificandosi sull'altare dell'indolenza. Aveva perso e, questa volta, Caino perdeva davvero.
Nel silenzio di quella scena, Medeo quasi pianse. Nonostante il suo scherno, la sua rabbia e la sua arroganza, ebbe un sussulto. Teneva la testa del Priore in una mano e sosteneva il corpo con l'altra. Nell'attimo in cui il soldato abbatté la sua lama indomita, il fu Teslat abbandonò il suo sorriso beffardo e si abbracciò in un richiamo profondo di paternale sconforto. Come se il mondo gli fosse sembrato più pesante e quel momento così agognato, fosse più duro del previsto. Molto più duro. Con la morte di Caino finiva un'era e con essa anche l'innocenza di Medeo arrivava a un nuovo traguardo. Per quanto disillusa, distorta e da tempo infranta, la richiamata compassione che provava per il padre che moriva andava a infrangere l'ultima barriera di umanità. Aveva compiuto il suo più atroce omicidio. Il suo più grande traguardo, ma - al tempo stesso - l'unico che, forse, non era mai stato davvero pronto a cogliere.
Forse sarebbero bastate parole, spiegazioni. Forse sarebbe servito quantomeno provare a cercare un incontro col padre, prima che l'arroganza e la follia di quest'ultimo tramutassero un piano astuto in quello che realmente era: null'altro che un tentativo disperato di risalire una china ormai lontana. E così Medeo ebbe l'impulso di fermare quella morte. Quando il coltello ebbe compiuto il suo compito, sentì la testa di Caino sfuggirgli e rotolare lontano dal corpo, sul marmo infranto e sporco del tetto dell'Edraleo. E l'uomo si lanciò, quasi senza pensare. Si abbatté di lato, nel tentativo assurdo di recuperare quella testa ed evitare che si allontanasse troppo dal corpo. Un gesto disperato che il beffardo Medeo accolse con le lacrime agli occhi: le mani affusolate che tentavano di stringere le carni spezzate, il sangue riverso e le membra sparse ovunque. Si affrettò, quasi come se il tempo avesse un senso in quella situazione; le raccolse, cercando di riportarle goffamente al proprio posto. Eppure, quando si ritrovò lembi di carne umida nelle mani sporche di sangue, ricadde in un pianto senza vergogna.
Caino era morto. E il suo peggior nemico lo piangeva.
Valzer al Crepuscolo
Edraleo di Ladeca Tetto
Tutt'intorno c'era solo quiete, ormai. Il prode cavaliere che aveva sottratto Caino dal mondo dei vivi, se ne stava svenuto in un lago di bava e disperazione. Ansimava, ma con gli occhi sbarrati fissava un mondo che non poteva più percepir davvero. Probabilmente aveva avuto una crisi respiratoria, o qualcosa di simile; Medeo se ne curò poco anche perché - per qualche motivo - sapeva già che sarebbe sopravvissuto. Per il resto, anche gli altri erano scomparsi. I soldati erano morti o spariti entro le crepe del tetto, mentre l'altro guerriero sembrava finanche scomparso dalla vista, attratto verso il fondo o semplicemente corso via a cercare aiuto. Per un po' di tempo rimasero soltanto loro due. Medeo e Caino. La testa ormai vicina, racchiusa in un fagotto di stoffa onde non farne sberleffo nel fissare le membra che continuavano a spargersi ovunque. Il corpo, invece, era ancora immacolato e prono: fermo nella stessa posizione in cui era morto. Medeo si era inginocchiato davanti a esso e, senza pensare, se l'era stretto in un ultimo e turbante abbraccio. Aveva pianto a più singhiozzi, fissando la carne inerme del padre che non l'aveva mai avuto come figlio, ma che non avrebbe mai potuto averlo più. Tutte le infinite possibilità, per quanto improbabili, erano ora state sottratte al tempo e allo spazio e i rimpianti prendevano il sopravvento su qualunque logica o pensiero che l'odio avesse potuto generare. C'era solo silenzio e di quel silenzio atavico Medeo non riusciva che cogliere solo la sua disperazione, come se prima non avesse mai potuto ascoltarla. Come se la guerra non avesse fatto altro che coprire ogni pensiero. E adesso fosse troppo tardi per ascoltare.
« Se solo io---- » ripeteva, come una distorta litania « ---se solo io avessi capito... » « Se solo io ci avessi provato; se solo fosse stato diverso » Lo stringeva e con la guancia umida di lacrime si strofinava il volto col suo collo tagliato di netto. « Se solo il mondo fosse stato diverso... » « Se solo io ---- »
« Smettila » lo interruppe qualcuno. Stivali neri e una lunga tunica scura avevano fatto capolino sul tetto. Il suo passo era lento, rispettoso e probabilmente fissava la scena già da qualche minuto. Eppure, nell'introversa insipienza di quel dolore che così a fatica riusciva a comprendere, non riuscì a trattenere il disappunto oltre l'ennesimo singhiozzo. « Era quello che volevi » aggiunse l'uomo, secco. « È andata esattamente come speravi. » « Quindi smettila. »
Medeo si voltò stizzito. I suoi occhi ricolmi di lacrime a fatica distinsero i contorni della figura che aveva di fronte. Erano alti e imponenti, ricolmi di effigi sacre e con una tunica nera che gli scendeva da sotto le spalle. Il viso era duro, ma magro, con capelli altrettanto neri che cadevano ai lati del volto. Per un attimo credette di vedere Caino ancora in vita, in piedi dinanzi a se. Poi, però, capì. « Dulwig » ribatté secco. « Perché? » Dulwig si accigliò, scuro in volto. Comprese il senso della domanda, ma - in ogni caso - non ebbe la forza di presupporlo. « Perché... cosa? » Medeo trattenne il pianto e si sfogò, quasi con violenza. « Mi hai rivelato i suoi piani » asserì, secco. « Mi hai detto come raggiungerlo e come fare arrivare le armi. » « Mi hai finanche aiutato quando stavo per precipitare sul fondo dell'Edraleo... » sospirò ancora, finendo la frase. « L'hai tradito nel momento in cui più avrebbe avuto bisogno di te. » Poi tacque un secondo, prima di ribattere ancora. « Perché? » Dulwig si stranì. Con un gesto involontario si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Poi rispose, senza scomporsi. « Si è tradito da solo. » « Si è venduto a mercenari del sud, soffocando entro la sua stessa arroganza; ha voluto a tutti costi un trono che non gli spettava più e che non aveva alcuna rilevanza con la missione del suo culto. » Dulwig passò uno sguardo severo sul cadavere del suo signore. « Non potevo ignorare quest'ennesima follia; avrebbe trascinato centinaia di innocenti nel baratro. »
Medeo in qualche modo accolse quella frase con ancora più disperazione. Si strinse attorno al corpo del padre e prese a ribadire il proprio pensiero, in un flebile delirio contornato da lacrime e singhiozzi. « Potevi convincerlo! » Urlò, d'istinto. « Potevi parlargli e fargli comprendere della follia del suo piano; ti avrebbe ascoltato...! » Dulwig mosse il capo, in segno di disappunto. « Sai che non è vero » rispose. « Ascoltava solo se stesso e fino all'ultimo non ha tradito la sua arroganza. » « È come se fosse morto per sua stessa mano. »
Medeo pianse ancora, sollevando il capo al cielo quasi per trovare la forza di andare avanti. In un lascito di trascendenza che gli faceva richiamare un dio cui non aveva mai creduto. « Non ti frega un cazzo » sentenziò Medeo, severo. « Te ne stai li a giudicare e non te ne frega nulla; è come se non fossi umano. » Dulwig annuì flebile, senza cogliere la provocazione. « Probabilmente non lo sono; ma, quantomeno, la cosa mi aiuta a non compiangerlo. » Poi scostò lo sguardo oltre Medeo, fissando un particolare che nessuno dei due aveva ancora notato. « E comunque la tua lotta non è finita, Teslat » Il suo occhio andò oltre Medeo e il corpo di Caino, fissando l'angolo remoto del tetto. Li se ne stava un ragazzo coi capelli lunghi e il volto smunto, chiuso in posizione fetale e raffermo in un pianto inconsolabile. Medeo quasi non l'aveva udito, preso com'era dalla sua disperazione. Si era finanche dimenticato della sua presenza. Era Julien, chiuso nella remota estremità della sua disperazione. « C'è ancora un regno da risollevare. » Concluse Dulwig, fissando Julien.
In quell'istante, Medeo si ridestò quasi da un sogno. Prese visione di Julien e il suo dolore si staccò dalla disperazione atavica di qualche istante prima, per ridestarsi in rinnovato odio. « Tua --- » accusò, fissando il giovane Re « è tutta colpa tua...! » « Se non fosse per il Regno e per il Re, nulla di tutto questo sarebbe mai accaduto! » Parlò con rabbia e, mentre sbraitava, camminava verso Julien. Il giovane Re fissò Medeo e trasalì. Fece per andare più indietro, ma si rese conto di essere ormai vicino al bordo del tetto. Quindi scappò di lato, provando a guadagnare una via di fuga più agevole lungo i bordi. Ma Medeo con un balzo gli si frappose davanti e si avventò su di lui, bloccandogli il collo con la mano destra. « Quante altre persone dovranno morire per una corona o per un'etichetta? » Urlò, ormai gonfio d'ira. « Quanta altra gente dovrà sacrificarsi in nome di questo stramaledettissimo Regno?! » Julien tremò, vinto dalla paura. « I-io non voglio tutto questo » balbettava, « non ho chiesto io di essere Re...! »
In quel momento, Medeo realizzò di avere tra le mani tutte le risposte ai suoi problemi. Di avere il potere divino di decidere e giudicare la vita o la morte del Regno. E, mentre lo pensava, si ricordava della bella Eloise e delle sue parole. « Vorrei un mondo privo di religioni, di dettami, di signori o regnanti » asserì, quasi in trance. « Vorrei un posto in cui tutti avessero delle possibilità e fossero privi di pregiudizi. » « Vorrei un posto in cui poter convivere civilmente, senza sentirmi in colpa per il colore della mia pelle » ribadì, ricordandosi le ultime parole dell'elfa, prima che morisse tragicamente lungo la via per l'Edraleo. Subito dopo, Medeo bloccò Julien per le lunghe ciocche dei capelli, impedendogli di muoversi. Con l'altra mano, poi, sfoderò un lungo coltello da caccia che teneva nella cintura. Dulwig si accorse della cosa e trasalì a sua volta. « Teslat, fermo » urlò, in direzione dell'altro. « Non è questa la soluzione! » « Oh certo che lo è » ribatté, con occhi spiritati. Sulla bocca si conformò un tragico ghigno sadico, ancora bagnato del sangue di Caino. « Questa è la soluzione » ripeté, ormai del tutto rapito. « Farò quello che nessuno ha mai avuto il coraggio di fare in questi anni. » Infine sollevò il coltello al cielo e lo abbatté in direzione del volto di Julien con quanta più forza aveva in corpo. Gli uccelli si levarono, mentre un nuovo silenzio si abbatté su Ladeca. E sul Regno tutto.
Castello di Carte Fine
CITAZIONE QM Point Ecco qui, un post che mi è costato molto. Caino muore senza parlare, senza dire nulla. Il suo rimpianto è enorme, così come la sua sconfitta; quello che pochi avevano colto di questo pg è che fosse destinato a fallire e - come tale - ha agito con arroganza e poca lucidità man mano che aumentava il suo rimorso. Fino a quando non gli è stato fatale.
Complimenti ad Albtraum per la vittoria. Complimenti anche a Ramses III per l'ottimo risultato.
Quanto ai lettori e all'indizio nascosto, era molto difficile. Nel secondo post di questo thread Caino parla con Julien. In questa parte se notate, tralasciando la parte iniziale puramente descrittiva e prima che i due vengano interrotti da Medeo, potete notare che ho diviso il dialogo in sei paragrafi (alcuni formati da una o due frasi). La prima parola di questi paragrafi è sempre pronunciata da Caino e se le mettete in ordine queste sono: Misericordia E Dobbiamo Un Siamo Allora. Se isolate le prime lettere di ciascuna parola e le mettete insieme si forma la parola MEDUSA, ovvero il mostro che mitologico che fu ucciso con uno specchio. Ecco, questo era l'indizio su come uccidere caino Era difficile, infatti non ci è arrivato nessuno.
Le ricompense, quindi, sono le seguenti:
Lill' 250 gold kremisy 25 gold A Way To End 25 gold Last Century 250 gold Numar55 75 gold Neéro 50 gold Ray~ 25 gold Lul~ 75 gold
Quanto ai due finalisti. Albtraum vince un artefatto dal valore di 2000 gold, "Il Volto di Caino", di seguito riportato. Ramses III vince un artefatto dal valore di 1000 gold, "Il Corpo di Caino" di seguito riportato.
Il Volto di Caino
Occhi gialli che scrutavano il mondo La verità del tempo si perde nelle favole raccontate ai bambini prima di addormentarsi. Nelle storie nere, più che altro, che i genitori narravano ai figli per prepararli alla vita; per incrementare in loro il senso di giustizia e verità che li avrebbe guidati nel tetro presente. Così era ricordato Ludwig Lestat Lucavi, anche detto "Caino, il Priore". Un nemico del passato, una paura da rifuggire e un pericolo di cui aver timore. Una foga di ingerenza e corruzione che si diffuse nel regno come una piaga, lambendone le certezze in ogni angolo. Presto divenne un'icona di spettrale timore; uno spauracchio da cui rifuggire. Un monito del passato che avrebbe intimorito le genti, onde evitare che ripetessero i loro stessi errori nel futuro. Per la salvezza dei loro figli e di ciò che restava dei valori di verità e giustizia.
Quello che pochi sanno, invece, è che qualcosa è sopravvissuto di quell'antico monito. Uno sprazzo di realtà, che prese le forme convesse e marmoree di una maschera di pietra levigata. Imbevuta del suo stesso sangue, la soglia scavata entro le venature di quel volto finto si erano impregnate del sangue nero del loro padrone. Si erano scavate al punto da rimanere salde e forti del suo stesso potere, espandendolo sulla cute e sullo spirito di chiunque l'avesse indossata dopo di loro. Nessuno ne sarebbe stato realmente degno, ma - in qualche modo - era come se la potenza del Priore sarebbe sopravvissuta nelle forme e nell'animo di chi era vissuto anche dopo la sua morte. Di chi, pian piano, sarebbe stato consumato dall'altrettanto forte rimorso, rimuginando sul mondo e sui dettami falsi. Sulle finte icone che avevano donato di buonismo di facciata un territorio marcio di guerre e ipocrisia. E che aveva visto nella disperata cavalcata dell'ultimo tiranno, uno sprazzo di sincerità e ardimento come mai se ne sarebbe stato visto più. Nell'apatica marcescenza dei valori bigotti della nobilità, forse il minore dei mali che avrebbe potuto colpire la gente di quelle terre.
E così, chiunque si fosse addossato del marchio ineluttabile di quell'uomo un tempo noto come "Caino", ne avrebbe vestito parte del potere. Una maschera bianca, dai toni appena accennati, avrebbe donato di uno sguardo altrettanto vigile chiunque si fosse preso il vizio di farne sopravvivere la costanza, se non il messaggio. Occhi dorati che avrebbero continuato a vedere il mondo al di là della sua luce, risplendendo nei peccati altrui anche in caso di buio completo. Posto che nulla avrebbe fermato il messaggio del Priore a suo tempo, nemmeno l'oscurità della notte. Con esso, inoltre, avrebbe dimorato la costanza della bocca e del respiro; filtrando il mondo per mezzo delle labbra di simil porcellana, infatti, il portatore non avrebbe dovuto più respirare aria, ma anime. Si sarebbe nutrito del principio della vita, traendo dagli altri - e non dal finto mondo - la forza per continuare a riempirsi i polmoni, avanzare il passo e muovere la mano. Infine, di quella mente intrisa di bianco, nulla sarebbe passato se non l'intelligenza che distingueva il suo antico padrone. Nemmeno una bugia fine avrebbe potuto passare il vaglio critico di Caino e - allo stesso modo - altrettanto sarebbe accaduto col suo fittizio successore. Perché nessuna verità è davvero al sicuro per la mente fine di chi riesce a percepirla. [Tre passive, a 3 utilizzi ciascuna; il portatore della maschera può vedere al buio naturale come se fosse giorno; il portatore non teme il soffocamento o la mancanza d'aria, in quanto la maschera gli consente di respirare normalmente anche in assenza di aria; il portatore riconosce le bugie se indossa la maschera, pur non potendo comprenderne l'entità, né la verità oltre di esse.].
Ma non è tutto. L'influenza del suo antico signore va oltre la mera sopravvivenza. Essa si ramifica nelle mani e negli occhi, così come nella voce e nel portamento. E lo sguardo si posava, un tempo, oltre le menti deboli, allo stesso modo di un'aquila che sovrasta la roccia e tutti i vermi che si nascondono in essa. Principiava Caino e finiva l'influenza debole dell'uomo comune, ovunque esso giungesse. Allo stesso modo accade ancora, nelle vesti del suo nuovo padrone. La maschera fa eco del passato fastoso, rimembrando a tutti che l'imponenza non ha nome, ma solo una forma: quella di Caino. Pertanto, il possessore può agire con la propria mentale influenza su qualunque mente debole, con un condotto di carisma che costringe il malcapitato a subire la potenza del suo ego. Qualunque mente debole non si difenda da tale malia, infatti, sarebbe naturalmente portata a difendere le argomentazioni del possessore, come se fosse la verità più estrema. E ciò avverrebbe fino alla morte, ove la mente fosse afflitta in un momento di sconvolgimento emotivo che non le consentisse di opporre alcuna critica [Psionica, attiva consumo Basso, risorsa energia; non causa danno, ma la vittima prenderà le parti del possessore in qualunque alterco o discussione, fino alla fine della giocata; se usata come tecnica di pk, l'effetto è permanente.] Altrettanto può accadere nel mondo intero, come un messaggio che non si limita a una singola e debole mente. La sua influenza può camminare lontano, infatti, come un ramo di sangue che non trova ostacoli; tutte le manti circostanti il portatore della maschera possono subirne l'influenza, venendo naturalmente afflitte da tanta potenza e indotte a non mentire a chi sa riconoscere il loro peccato. A maggior ragione accade nel cuore di chi già è influenzato dalla potenza della maschera: per loro, infatti, l'influenza del fu Priore si trasforma in comando. [Psionica, attiva ad area a consumo Medio, risorsa energia; non causa danno, ma chiunque nella zona sarà costretto a dire la verità per un turno intero; se nella zona c'è qualcuno che ha già subito una tecnica di Caino, questo potrà anche ricevere un ordine specifico che dovrà eseguire (sempre nei limiti del buonsenso; nessuno potrà essere indotto a violare l'istinto di sopravvivenza o i propri valori più intimi).]. Eppure l'influenza può essere anche violenta, talvolta. Tanto accadeva quando Caino irretiva una mente debole, dedicandogli un dogma o un rito specifico. Spesso questo si richiedeva per i suoi scopi più alti, ma altrettanto può fare il suo successore spirituale. Con l'influenza potente del suo sguardo, infatti, il possessore può danneggiare una mente debole e prosciugarne la potenza. Insieme a essa, poi, andrebbero perduti parte dei ricordi e delle proprie certezze. D'altronde, come un coltello che fuoriesce dalla carne, non si può violare un corpo senza farne perdere qualche goccia di sangue [Psionica, attiva consumo Alto, risorsa energia; danno Medio a un nemico e questo perde 2 CS a scelta; come effetto aggiuntivo, dimentica fino a fine turno tutti i ricordi legati a un evento specifico a scelta del possessore.]. Infine, qualora la lotta sia strenua, il Priore sapeva quando ritirarsi. Quando rientrare nei suoi ranghi e beneficiare della sua potenza per se stesso. Nell'antro nero del suo orgoglio, infatti, egli custodiva la calma che giovava alla sua mente, così come la forza tratta dall'animo di chi lo sosteneva. O dei numerosi ignari innocenti che - prestandogli orecchio - gli donavano in realtà parte del loro spirito. [Psionica, attiva consumo Alto, risorsa energia; cura un danno Medio alla mente; se usata, nello stesso turno, con altre tecniche dell'artefatto, questa dona anche 1 CS a scelta al portatore].
Gli unici limiti dell'ego del Priore erano le sue stesse medaglie. Il carisma che gli si portava in volto, infatti, prendeva le forme di un tratto ineguagliabile, così come accadeva per la voce e il portamento. E tale supplizio ancora giace sulle teste dei suoi successori, che - portando la maschera che gli fece da araldo - non possono negare al mondo che quella fu la maschera di Caino. [2 malus; se il portatore subisce una tecnica di auspex, il caster capirà che egli indossa la maschera di Ludwig Lestat Lucavi, detto "Caino", nonché i suoi poteri; chiunque ascolti o veda il portatore con indosso la maschera vedrà nel suo aspetto e nella sua voce un tratto non comune, corrotto e quasi innaturale.]
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Il Corpo di Caino
Inelluttabile sazietà di spirito. Il Corpo caduco dell'uomo un tempo era ignoto. O, quantomeno, lo era per coloro che si erano elevati al rango di tiranni o re tra gli uomini. Tale era Ludwig Lestat Lucavi, detto "Caino". Protettore della verità e del dogma che lo rese padrone di una parte di mondo, fino a quando il bigottismo dei suoi detrattori non lo spinse ai margini, facendo prevalere la democrazia e la libertà, oltre l'efficienza. Così il comune divenne diffuso, e la specialità dell'uomo come Caino lo intendeva, scomparve come un ricordo tra le menti deboli. Tanto fu, che ormai il suo spirito dimenticato è visto come un marchio di paura, di demonismo o di pericolo. Tanto fu, che ora l'uomo comune teme chi sarebbe naturalmente condizionato a dominarlo, in quanto sa che la sua debolezza è scarna e - presto o tardi - si rivelerà in tutta la sua banalità.
Pochi sono coloro che conservano quel corpo indomito. Quello spirito pregno di ardimento che fu il Corpo di Caino. E questo dimora nel cuore dei pochi che ne sono stati infettati: coloro che hanno macchiato il proprio corpo del suo sangue benedetto, ricevendone in dono un nuovo ardimento, una nuova forza. Questo consente al possessore, per esempio, di resistere a qualunque clima, che sia caldo torrido o freddo perenne; che sia vento sferzante o arsura dilagante. Il corpo resiste freddo e immobile, come se nulla accade. Allo stesso modo, la potenza del muscolo è sempre proporzionata a quella dell'avversario. In modo che se la differenza tra la potenza del possessore e quella del suo nemico è minima, questa aumenterà o si ridurrà fino a divenire pari a essa. In quanto nessuno può ergersi a padrone del corpo di Caino: questo dosa la sua potenza per quel tanto che vale la vita di un misero essere umano. [Passiva a 6 utilizzi; il corpo del possessore resiste a qualunque clima, non subendo alcun effetto per le variazioni di esso; passiva a 4 utilizzi, durante uno scontro fisico, se il possessore possiede 1 CS in meno dell'avversario, allora ne guadagna 1. Malus, se in ogni scontro fisico il possessore possiede 1 CS in più del suo avversario, allora ne perde uno.].
Quando poi il possessore scende in battaglia, il suo corpo risplende come l'ego che fu di Caino. La sua mano si può abbassare sulla preda come una lama sulla testa del cervo. E qualunque volta in cui questa entri in contatto con la pelle del nemico, quest'ultimo si sentirà più debole e indifeso. Subirà la pressione dell'indomita potenza che fu del Priore, sentendosi svilito e vinto. Vedendo una parte del proprio animo scivolare via e donarsi al possessore, come un lascito di gloria che il servo dona al suo padrone, prima di subirne la punizione. Per dovere e rispetto. [Magica attiva, consumo Basso, risorsa energia; ogni volta in cui il corpo del possessore tocca quello di un nemico, questo perde 1 CS e il possessore guadagna 1 CS; questa tecnica è utilizzabile anche attraverso armi o qualunque strumento a contatto]. Ma è solo l'inizio. La mano del possessore si chiude e le sue unghie diventano lame; allo stesso modo, come fu per Caino, la mano diventa un'arma temibile e pari a una spada di acciaio finissimo. In questo modo, può colpire l'avversario agli arti o in qualunque punto in cui regga un'arma, rendendolo inerme come merita di essere. Danneggiandolo e privandolo di un elemento di fondamentale importanza [Fisica attiva, consumo Medio, risorsa energia; utilizzando le mani come fossero armi, il possessore può infliggere un danno Basso all'avversario e disarmarlo di un singolo pezzo di equipaggiamento; questa tecnica può essere utilizzata come conduttore di qualunque tecnica a contatto]. Ma se non basta, il corpo può chiamare sangue. Quella stessa lama può penetrare nel costato e scavare fino al cuore, lasciando dietro di se una scia di dolore e sangue. In questo caso, la vittima patirà a lungo quel dolore e fuggirà dal possessore, così come i deboli fuggivano dallo sguardo di Caino. Ma il possessore potrà seguirli, udendo i pianti sommessi e annusando il puzzo della paura oltre qualunque nascondiglio. Scovandoli, come ogni fiera scova la sua preda. [Fisica attiva, consumo Medio, risorsa energia; utilizzando le mani come armi il possessore causa un danno Basso alla vittima, e un ulteriore danno Basso da sanguinamento nel turno successivo; come effetto aggiuntivo, il possessore potrà sapere la posizione della vittima per tutta la giocata, seguendo la scia di sangue da questi lasciata].
Come unico prezzo di questo potere, il possessore subirà la stessa sorte che era di Caino. Il suo corpo sovrannaturale, infatti, era gelido al tocco, apparentemente come fosse morto. Il potere, infatti, non è scevro da difetti. E l'unico difetto di un corpo fuori dal comune è quello di distinguersi da qualunque altro pezzo di carne comune che vaghi sulla terra. E gli altri lo temeranno, in quanto i vermi temono chi è diverso da loro. Chi è nato per comandarli. [Malus il corpo del possessore sarà gelido al tocco, provocando negli altri la sensazione che non sia umano].
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