Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Contest febbraio. rinascita

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miky1992
view post Posted on 26/2/2016, 15:08




“Quando camminerete sulla terra dopo aver volato, guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare.”




L'eco del vento penetrava all'interno della grotta, mescolandosi allo scoppiettio del fuoco. Stig si strinse nel mantello e si avvicinò alla fiamma. Le mani erano insensibili e ricoperte di tagli. Fletté appena le dita e una fitta di dolore lo costrinse a distenderle nuovamente. Il drago gli aveva dato appuntamento nella grotta più alta di quella montagna per prendersi gioco di lui, ne era certo.

TUM



Un rumore improvviso risvegliò il drago dal torpore in cui era scivolato, facendolo scattare sull'attenti. L'eco di passi si fece sempre più forte nella caverna e, pochi istanti dopo, una nuova figura apparì nella grotta. Era un ragazzo vestito con un'armatura color del rame che lo copriva dalla testa ai piedi. - Sei qui. Disse e si tolse l'elmo. Aveva un sorriso ambiguo stampato sul volto. - È un bel viaggio da... come lo chiamate, Akeran?
Stig annuì.
Il ragazzo spostò un paio di boccoli color del rame da davanti gli occhi. - Non pensavo che avresti accettato di incontrarmi qui.
- Non pensavo avresti usato questa lingua. Disse Stig e sorrise.
Il ragazzo piegò la testa di lato e soffocò una risata. Si avvicinò lentamente. Le ombre gettate dal fuoco deformavano la sua immagine, mettendo in risalto dettagli diversi del corpo a ogni movimento. - Hai svolto un ottimo lavoro, le tue informazioni mi sono state molto utili. Devo dire che l'inventiva dimostrata da quelle creature è veramente incredibile, credo che alcuni di noi siano persino invidiosi. Disse e fece un mezzo sorriso.
- Suppongo che debba essere strano per voi, ammirare le creazioni di essere così inferiori.
Per la prima volta il volto del ragazzo dai capelli color del rame venne attraversato da una smorfia di disgusto. - Anche se osservo con ammirazione un alveare, questo non fa delle api qualcosa più di meri insetti. Il drago sorrise e rivolse uno sguardo ambiguo a Stig. - Sei stato un bravo servo, verrai ricompensato.
- Non sono il servo di nessuno. Sibilò Stig.
- Eh. Sai qual'è il primo segno che un servo è giunto ad accettare il suo stato di sottomissione?
- No.
- È l'arroganza. Ecco perché ti ricompenserò. Disse e allungò la mano verso Stig. Aprì il pugno e rivelò un piccolo anello di rame.
Stig lo prese e se lo rigirò tra le dita. - Un anello? Disse con tono sprezzante.
- Non credo che voialtri possiate comprendere la bellezza delle nostre creazioni. Ti basti sapere che per dar forma alla mia magia occorrono due cose: potere magico e volontà.
Stig indossò l'anello. L'energia che il drago aveva infuso nel gioiello si irradiò attraverso lui. Era come se il suo sangue fosse diventato fuoco, scariche bianche attraversavano l'aria attorno a lui, il calore scese lungo la gola ustionandola.
- Abbandona questa forma malata drago.
Stig urlò. Le pelle squamosa delle mani si staccò, cadde a terra e si dissolse in una nuvola di polvere.
- Noi draghi siamo i figli del fuoco, nasciamo nel suo grembo e non ci abbandona fino alla morte. Il fuoco può rinnovarci, devi solo accettarlo.
Il calore divenne insopportabile, le guance bruciarono, la lingua, il palato e la gola divennero roventi.
Poi il dolore cessò di colpo. Stig rimase a carponi, lo sguardo rivolto al pavimento. Era fradicio di sudore. Pezzi di scaglie si staccavano dal corpo disfacendosi prima di toccare terra.
Stig sollevò lo sguardo verso l'uscita della caverna; inspirò a fondo, spalancò le ali e volò via.


Avevo dimenticato cosa significa avere le ali: il peso, l'ondeggiare, il movimento.
Il vento mi colpisce sul muso, grida di gioia per il compagno ritrovato. Mi racconta cose maestose, draghi che solcano i cieli più numerosi delle stelle del firmamento, più magnifici del più grande tesoro degli uomini. Siamo fratelli il vento dell'Edhel e io.
Volo con il vento al mio fianco e gli racconto cose atroci, cose malvagie, cose da uomini. Esseri che strisciano nelle fogne per uscirne la notte e compiere ogni genere di perversione. Bambini stretti l'uno sull'altro alla ricerca di calore, privati della loro umanità per colpa della miseria.
E io ero uno di loro.
Il vento mi strattona con maggiore forza, minacciando all'improvviso di farmi precipitare. Mi punisce perché per un attimo non riconosce in me un suo fratello, mi ordina di lasciarmi andare.
Chiudo gli occhi, mi concentro sulla pressione del vento sul muso, sulle ali, sulla coda. Le correnti ascensionali giocano con me, mi spingono sempre più in alto. Si, al vento dell'Edhel piace giocare con me, lo ricordo bene. Ricordo ogni sua sfaccettatura: quando sferza le foreste, piegando alberi e animali al suo volere, quando sbuca all'improvviso dal versante delle montagne, come un predatore fa con la sua preda. La sua gentilezza, quando al mattino accarezza il viso di chi si ferma a osservare l'alba.
Apro gli occhi: sto sorvolando un'ampia vallata ricoperta da alberi. Qui il sole gioca con le ombre tutto il giorno e non l'abbandona fino all'ultimo raggio. Il profumo di pino è così forte che posso sentirlo fin da quassù. C'è una caverna tra le montagne. Nessuno può trovarne l'ingresso, a meno che non lo conosca già.
Il vento mi ha portato fin qui, oppure l'ho voluto io, almeno inconsciamente. Ma ora che sono qui non posso esimermi, devo entrare.
Devo tornare a casa.



- Sapevo di trovarti qui. Disse.
Il drago dorato rimase quieto sul letto di roccia. Il ventre si alzava e abbassava lento, con cadenza regolare.
Stig fece un paio di passi verso il drago. - Certe cose non cambiano mai vero papà?
Nessuna risposta.
- Ho passato non so quanti anni a commiserarmi, a desiderare di poter tornare indietro e cambiare le cose. Stig si bloccò. Una fitta al cuore gli mozzò il fiato, lacrime roventi gli bruciarono gli occhi. - Ma non si può tornare indietro e non voglio farlo.
Il drago dorato si alzò lentamente, dispiegò le ali e rivolse uno sguardo severo a Stig. - Perché sei venuto?
L'immagine che aveva ora davanti collideva con quella dei suoi ricordi. Dell'antica forza che un tempo avvertiva fluire da suo padre, così forte da poter far vibrare l'aria attorno a se, non rimaneva nulla.
Stig chinò il capo e rimase in silenzio per diversi istanti per dare forma ai pensieri che si affollavano confusi. - Credo che dovrei ringraziarti, perché grazie a te ho potuto sperimentare l'umanità. Tu non puoi capirlo, come non potevo farlo io, ma ora Disse, chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro. Si impose di controllare il tremito delle labbra e si asciugò gli occhi. - Ho vissuto ai margini della loro società per molto tempo, ho visto l'Akeran sull'orlo del baratro e nonostante tutto riuscire a uscirne rinnovato. Allora ho capito: Sì, bisogna toccare il fondo per ritornare a vivere. Stig rimase in silenzio a fissare il pavimento della grotta. - O almeno così credevo.
Il drago dorato aveva lo sguardo perso in un punto vuoto della grotta. Sembrava assorto nei suoi pensieri.
Stig digrignò i denti e strinse i pugni. - Vorrei che almeno mi ascoltassi!
Il drago dorato strinse le labbra. Fissò prima Stig, poi un punto indefinito ai piedi dello scanno di pietra. - Hai ragione. Disse con voce stanca. - Non sono stato un buon padre, è colpa mia se siamo arrivati a questo punto. Ero troppo distante da te, e al contempo ti amavo troppo per capire quanto male ti stavo facendo. Ho dato per scontato che il mio percorso, le mie decisioni, LE MIE SCELTE, fossero valide anche per te e così ho cercato di importele. Ti ho impedito di cercare da solo la tua strada, ho fatto la cosa più sbagliata che un padre potesse fare. Il tono di voce era triste, ogni parola sembrava pesare sulle spalle dell'anziano drago.
- Io volevo soltanto renderti fiero. Le labbra di Stig tremarono. Si asciugò le lacrime e disse: - Ora però so cosa devo fare. Ho visto uomini e nani massacrarsi l'un l'altro per ogni stupida ragione possibile e Stig si interruppe e scosse la testa. - Sono stanco di tutto questo, le persone fanno sempre gli stessi errori.
- Non hai detto di aver compreso gli esseri umani? Disse il drago d'oro. - Per questo volevo che tu fossi la loro guida, solo noi possiamo cambiarli.
Stig scoppiò in un pianto rabbioso. Nemmeno ora capiva, era senza speranza. - È così che gli esseri umani vivono, non puoi cambiarlo tu, come non posso io. Sono creature che non meritano il nostro amore, perché non lo vogliono. Ho rimuginato su questo ogni maledetto giorno della mia condanna.
- Quindi a quale conclusione sei arrivato? Una traccia d'interesse nella voce del drago.
- Se il mondo non vuole il nostro amore, allora noi dovremmo semplicemente negarglielo. Farò quello che dev'essere fatto per portare vera pace.
Lo sguardo severo del drago d'oro vacillò. - Noi abbiamo delle responsabilità sulle nostre scelte, sulle nostre azioni. Così le tue azioni ricadono su di me, perché sono causa delle mie scelte. Devo oppormi alle tue folli ambizioni.
Il drago dorato spalancò le fauci e vomitò una vampata di fuoco. L'aria si arroventò. Stig creò lo scudo di diamante davanti a se e lasciò che la fiammata si infrangesse contro di esso. - Non eri tu a ripetermi che noi draghi dobbiamo pretendere l'obbedienza che meritiamo di diritto?
Il drago dorato spazzò la grotta con la coda, mandando in frantumi diverse stalagmiti e stalattiti.
Stig alzò il braccio e protesse gli occhi dalla nube di polvere.
Le fiamme rosse che come un fiume in piena si infrangevano contro lo scudo di diamante, crebbero d'intensità e si tinsero d'oro. Lo scudo si dissolse in una miriade di schegge multicolore e la fiammata investì Stig. Gli ustionò il petto, gli scorticò la carne delle gambe, delle braccia, del ventre. Stig urlò e si gettò di lato. La fiammata si dissolse.
Stig tremava, il dolore gli scavava nelle carni senza dargli tregua. Per fortuna i poteri di guarigione gli vennero in aiuto. Le ustioni guarirono, il dolore si ridusse a un pulsare sordo, poi si dissolse.
Stig sorrise, allungò la mano verso il drago d'oro e lanciò la sfera di diamante. Il proiettile viaggiò rapido verso il drago esplodendo in una miriade di schegge poco prima di raggiungere il bersaglio.
Il drago dorato ruggì. I frammenti di diamante vennero avvolti da fiamme dorate e si dissolsero un momento prima di toccare il corpo del drago.
Il sorriso morì sulle labbra di Stig. - Non credevo che avessi ancora tutto questo potere. Disse
Il drago dorato aveva il fiatone, sembrava che quell'ultimo attacco lo avesse stremato.
Stig abbassò gli occhi e sorrise. - Ma non puoi uccidermi vero? Non hai più potere per uccidere tuo figlio.
- Quel poco di lui che rimane.
Stig diede le spalle al drago dorato e fece un paio di passi in direzione dell'uscita. Non capiva nemmeno perché era li. Vendetta, pentimento, approvazione? Tanto sapeva benissimo che non avrebbe ottenuto niente di tutto questo da suo padre. Eppure aveva bisogno di vederlo, aveva bisogno di mettere una pietra sopra ciò che era il suo passato per potersi voltare e guardare al futuro. - Volevo solo dirti che non provo più rabbia, o odio nei tuoi confronti. È merito tuo se sono potuto diventare quello che sono. Dici che non sono più un drago? In fondo era questa la mia punizione no? Morire come drago e rinascere come creatura inferiore. Beh, ti posso assicurare che quello che questa creatura inferiore ha imparato, vale tutto il dolore e le umiliazioni subite. Si voltò verso suo padre e gli rivolse un sorriso sincero. - Perciò grazie per avermi illuminato.


CITAZIONE
Ho usato questo contest per "liberare" Stig dalla sua maledizione. On Game lo giustificherò a fine mese, quando farò il cambio bonus. spero vi sia piaciuto il racconto.
 
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