Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

De Civitate Dei - Rimpianti

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A.Beck
view post Posted on 10/3/2016, 23:45




"Ahi!"

Sussultai. Nonostante indossassi guanti abbastanza spessi, una piccola scheggia di legno mi si conficcò in un dito. Poggiai i tocchi di legno a terra; erano pesanti, senza dubbio: si alzò un pò di polvere quando la superficie ruvida della corteccia toccò l'erba. Posai lo sguardo sulla mano ferita. Beh, forse esageravo a considerarla danneggiata, considerando che appena pochi giorni prima ero stato ridotto in fin di vita: quelle erano vere ferite! Il mio corpo porterà sempre su di sé i loro segni; e, ben più grave, la mia mente non dimenticherà mai il motivo per cui erano state causate. Uno scontro inutile, preambolo di un massacro evitabile. Ed io, anche io che con così tanta foga elargivo belle parole a favore di un'esistenza scevra da ogni forma di violenza, o che quantomeno la limitasse al minimo indispensabile, beh, proprio io, dicevo, ero il carnefice. Non per gusto, non per sopravvivere. Ciò che aveva macchiato indelebilmente la mia coscienza era la mera brama di un tornaconto.
Un piccolo buco, proprio alla basa dell'indice quasi stonava sulla superficie liscia dei miei guanti neri. Era appena percepibile e chi non ne conosceva l'esistenza probabilmente non l'avrebbe mai notato. Ma io lo sapevo, sapevo che c'era e non potevo fare a meno di rammaricarmi! Mi lambiccavo il cervello pensando ad un modo per nascondere, no, che dico nascondere, per cancellare quel dannato foro che deturpava il mio bel guanto! Quel guanto che mi piaceva, che adoravo, di cui andavo fiero. Quel guanto che era la mia morale.
Mi lasciai cadere al suolo, di fianco alla legna. Con lo sguardo fisso nel vuoto, cercai di non pensare a nulla. Inutile.
Poggiai la schiena alla corteccia di un albero e feci vagare gli occhi verso ciò che mi circondava. Alberi, appunto, qualche pianta, foglie a terra; forse alcuni insetti qua e là, nessun animale. Desiderai, per un attimo, di perdermi in quella foresta. Non l'avevo esplorata tutta, quindi in effetti si trattava di un'eventualità plausibile. Allora perché non mi alzavo? Perché le mie gambe restavano lì, impalate, quasi qualcuno le trattenesse? Mi sembrava di non avere il controllo sui miei muscoli. Beh, sarebbe stata forse una novità? Avevo per caso dato prova di poter controllare le mie azioni?
No, per nulla.
Dovevo tornare all'accampamento, probabilmente gli altri si stavano chiedendo perché impiegassi tanto tempo per raccogliere un po' di legna. Estrassi la spada e la conficcai nel terreno. Strinsi l'elsa e spinsi verso il basso con tutta la forza che avevo, facendola sprofondare sempre più; mi illudevo di rilassarmi in questo modo. O forse, era solo un modo come un altro per tergiversare, considerando che non avevo affatto voglia di rivedere Aelia e Sulpicio.
Volevo restare solo, sprofondare in una abisso senza fondo. Volevo essere vuoto: incapace di colmare ciò che mi mancava, bramavo la perdita di quel poco che ancora mi restava.

 
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Ainille
view post Posted on 11/3/2016, 08:50




Il dortan era una terra ancora semi sconosciuta per la ragazza, che ogni volta che ne aveva l'occasione tentava di esplorare in lungo e in largo, senza però fare viaggi troppo lunghi. Erano tempi bui quelli e le strade erano più pericolose che mai soprattutto con tutti i pelleverde che infestavano le strade e i boschi.
"almeno è una bella giornata" pensò fra se e se la giovane mentre giungeva ad un bivio nel suo cammino. Tornare indietro tra le sicure mura della città oppure continuare verso quel bosco che tanto l'attirava ma che comunque poteva risultare parecchio pericoloso per lei che a conti fatti era sono una giovane e per quanto fuori dal comune, ragazza.
Alla fine decise di andare nel bosco.
Arya era sempre stata curiosa di carpire i segreti degli esseri che si diceva abitassero nei meandri dei grandi boschi. Lei personalmente non aveva mai visto nemmeno una delle suddette creatura, ma questo non si significava necessariamente che non credesse a certe storie.

Il mantello toccava quasi terra, non le importava, non era di materiale pregiato, era di stoffa ruvida e non l'aveva acquistato di certo per presentarsi al cospetto di un Re.
Tuttavia sotto questo mantello fornito di cappuccio indossava un abito tutto sommato di ottima fattura e finemente decorato. Certo, non era poi una mossa molto furba girare con un vestito così pregiato, soprattutto perché girava da sola e per questo era un facile bersaglio. Ma lei non era stupida, aveva scelto bene quel vestito, in caso di attacco dei briganti poteva sempre spacciarsi per una dama di corte nella speranza di non essere toccata dai malviventi in cambio di un riscatto per la sua liberazione.
"mmh... c'è qualcuno qui..." si disse voltandosi velocemente indietro, aveva sentito un rumore e la cosa l'aveva messa non poco in allarme "eppure sono sicura... c'è qualcuno qui, l'hi sentito chiaramente".
Ed infatti così era, dopo qualche minuto di sospettosa camminata giunse nelle vicinanze di un albero dopo per poco non svenne vedendo una figura ristorarsi bellamente sotto un albero, non sapeva comportarsi anche perché poteva essere benissimo un bandito.
Rimase ferma, era semi nascosta nella boscaglia dietro un albero ma i suoi maledetti capelli non erano semplici da occultare.
"fa che non mi abbia visto..." mormorò muovendosi maldestramente tra i rami secchi a terra.
 
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A.Beck
view post Posted on 12/3/2016, 01:12




"Chi sei?"

Dissi ad alta voce. Il rumore di un calpestio mi fece sobbalzare: c'era qualcun altro lì. Mi alzai velocemente. Sperai con tutto me stesso che non si trattasse dei pelleverde, non di nuovo, quantomeno. Un altro scontro, con altre conseguenze nefaste... Non sarei stato capace di sopportarlo, davvero. Impugnai la spada, di nuovo. Ma questa volta non si trattava di uno stravagante modo per scaricare la tensione. Stringevo l'elsa ed estraevo con forza la spada dal terreno per prepararmi a difendere. Un ennesima lotta per aver salva la vita: era davvero questo che mi attendeva?
Il mio sguardo vagò nella direzione in cui avevo udito il rumore.
Incrociai una figura femminea nascondersi malamente nella foresta: lunghi capelli biondo oro facevano capolino da dietro un albero.
Sospirai per il sollievo.
Camminai lentamente per guadagnare un po' di visuale. Le vesti eleganti che la donna indossava stonavano con l'ambiente in cui si trovava. Per un attimo mi fermai a pensare a quale incredibile catena di eventi avesse potuto portare una nobildonna lì, in quella foresta.

"Non spaventatevi, non vi farò del male."

Dissi, mettendo la spada nel fodero. Non c'era in effetti nessuna minaccia, almeno questa volta.

"Il mio nome è Esiodo Basil Veturius."

Pronunciai, avvicinandomi lentamente. Avevo bisogno di credere che lei non fosse una minaccia: era una nobildonna, dannazione, per qual motivo avrebbe dovuto attaccarmi?

"Cosa ci fate in un posto del genere?"
 
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Ainille
view post Posted on 12/3/2016, 09:00




Quando Arya si sentì chiamare per poco non svenne.
Eppure credeva di esersi nascosta quantomeno decentemente "maledetti capelli" mormoró capendo che la sua già precaria siatuzione era stata compromessa dai setosi capelli che le ricadevano lungo le spalle e che lì più che un arma erano un pericolo per lei.
Ma che poteva farci.... non poteva mica tagliarseli solo perché ogni tanto entrava in quel bosco.
Ad ogni modo lo vide impugnare la spada che fino a poco prima era conficcata nel terreno e ciò la mise subito in allarme, forse era meglio abbandonare la parte dell'agnellino indifeso.
Stava già per gettare la maschera quando l'uomo davanti a lei si calmo e le disse di non avere paura e di uscire fuori.
Uscì dal suo rifugiò con titubanza, i rami avevano aperto il suo mantello che ora lasciava intravede le vesti pregiate di lei. Forse era per quello che l'uomo si era tranquillizato e le aveva detto di uscire senza paura.
- scusate se vi ho spaventato signore, non era mia intenzione - mormorò come scusa sentendo la presentazione dell'uomo. In effetti era stato da schiocchi fare tutto quel rumore per nascondersi, le sarebbe convenuto rimanere ferma.
Fece qualche passo indietro quando lui si avvicinò - Arya, Arya di Basiledra. Al vostro servizio - disse solennemente mentre lentamente chinava il capo. Era abituata a fare così, ormai nemmeno ci badava più tanto quando le capitava di inchinarsi davanti a qualcuno come se fosse davanti ad un Re.
- ho.... -esordì sempre rimanendo chinata - ho smarrito la via, ero venuta qui per raccogliere qualche fiore e invece ho perso la via del ritorno -
 
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A.Beck
view post Posted on 12/3/2016, 13:04




"Seguitemi, dunque."

Pronunciai con un sorriso stampato in volto. Avevo bisogno di vedere qualcuno di diverso, qualcuno che al contrario di me non era complice di un massacro. Davvero, ero felice di aver visto una faccia nuova.

"È quasi ora di pranzo: non posso assicurarvi cibo da re, ma qualcosa da mettere sotto i denti c'è."

Aggiunsi. Sperando effettivamente che la donna non si spaventasse, vedendo un pericolo in quello che davvero era un semplice invito.

"Dopo, vi accompagnerò, volentieri, per la vostra strada."

Terminai facendole segno di seguirmi, mentre presi da terra i tocchi di legno. Feci ben attenzione, questa volta, ad evitare che schegge di legno si conficcassero nella carne.
Non avrei portato Arya all'accampamento: esporla alla vista di quei corpi senza vita ammassati alla bell'e meglio era inutile: l'avrebbe solo spaventata. Saremmo andati nella vallata dove avevamo da poco iniziato i lavori; era ormai da qualche giorno che ci accingevamo a costruire le basi della nostra città. Basi sudice e pregne di sangue. Basi erette da una forza lavoro in disaccordo. Per un attimo, solo un attimo, maledii il proposito che mi aveva spinto ad abbandonare Atina. Mi pentii subito dopo: avevo fatto la cosa giusta salvando Sulpicio e Aelia. Almeno continuavo a ripetermelo.
 
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Ainille
view post Posted on 12/3/2016, 14:57




Ok era ufficialmente sorpresa, non le capitava spesso di esser inviata a pranzo... o meglio le capitava, ma di certo nessuno l'aveva mai invitata a pranzo in un bosco.
Ovviamente non declinò l'invito, era ora di pranzo e lei viaggiando leggera non aveva alcun tipo di cibo, nemmeno un goccio d'acqua con lei. Comunque per mantenere fede alla sua iniziale rappresentazione d'insicurezza, mimò un leggero imbarazzo.
- Vi ringrazio signore - disse chiando il capo in segno di assenso al suo invito.
Era tentata di aiutare l'uomo con quella legna ma sarebbe stato un trasporto estremamente doloroso per le delicate mani della ragazza "meglio di no, non vorrei rovinarmi le unghie" pensò fra se e se tenendo le mani giunte all'altezza del ventre.
Sorrise sentendo l'avvertimento dell'uomo che le disse di non aspettarsi un pasto degno di un Re - Non preoccupatevi Signore, non ho tali pretese, sono pur sempre un ospite - e non aveva alcun diritto di lamnetarsi del cibo, anche perché era stata appena invitata ed era una cosa alquanto odiosa da fare.
E lei odiava le persone odiose.
Inarcò un sopracciglio vedendo il cantiere nella radura, si stavano gettando le basi per un insediamento, o almeno così credeva la ragazza, non poteva esserne sicura non avendo la conferma dell'uomo che la stava guidando.
Non sapeva se fossero stati soli, ma non le importava molto. Per lei non faceva ne caldo ne freddo.
- State costruendo una città signore? È un incantevole luogo per un nuovo e prosperoso insediamento. Se permettete tale osservazione -
 
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A.Beck
view post Posted on 12/3/2016, 17:33




"Una città, sì."

Mormorai pensieroso, mentre ci avvicinavamo sempre più alla vallata. Già qualche casa era stata costruita e le fondamenta delle mura cominciavano ormai a prendere forma. Al momento, però, nessuno stava lavorando. Probabilmente staranno pranzando, pensai.
Mi sbagliavo.
Appena giungemmo vidi i pelleverde raccolti in circolo, rannicchiati in un piccolo spazio, con lo sguardo rivolto verso il basso. Sulpicio, poco lontano, li osservava senza cambiare espressione. Aveva con se la sua katana ed indossava una veste sporca: anche lui si era dato da fare con i lavori. La sua inattività, però, era piuttosto strana: in genere permetteva ai pelleverde ben poche pause e li costringeva a ritmi di lavoro piuttosto serrati.
Io e Arya giungemmo senza che quasi nessuno si accorgesse della nostra presenza. Fu Kurmbag, l'orco, il primo a notarci. Mi fissò con uno sguardo così carico di disprezzo che non riuscii a reggerlo: chinai il capo guardano verso il basso.

"Uno dei pelleverde è morto sul lavoro."

Disse Sulpicio notandoci. La cosa non mi sorprese affatto; lavoravano in condizioni tutt'altro che sicure, erano malnutriti ed avevano ben pochi tempi di riposo. Ero riuscito a garantirgli almeno sei ore di sonno e due pasti al giorno, ma si trattava di ben poca cosa a fronte delle condizioni in cui vivevano.

"Stanno celebrando il defunto."

"Ah..."

Sussurrai. Il sentimento di colpa riemerse in me, ma più di tutto provai vergogna. Non riuscii a guardare Ayria, e tenni lo sguardo su Sulpicio.

"Le cose non vanno affatto bene: abbiamo bisogno di più uomini, più materiali, più denaro. Le scorte dei pelleverde non dureranno in eterno."

"Non parliamone ora, pensiamo al pranzo."

Risposi. Non avevo voglia di considerare i problemi. Lasciai cadere la legna e mi avvicinai verso verso una tavola imbandita. Era all'aperto e piuttosto rustica, ma tutto sommato di buon gusto. Solo tre posti erano apparecchiati.
Feci segno ad Ayria di accomodarsi, mentre cominciai a preparare un posto anche per lei.

"Ah, dimenticavo le buone maniere!"

Disse Sulpicio, con un tono improvvisamente allegro.

"Il mio nome è Sulpicio Plozio, madame."

Aggiunse, stentando un inchino.

"Lieto di avervi nostra ospite."

Terminò con un sorriso stampato sul volto.
 
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Ainille
view post Posted on 12/3/2016, 19:17




Tutto si aspettava da quella zona del Regno tranne di trovare una città in costruzione. Era anche tutto sommato a buon punto, alcune case erano già state costruite e la cinta muraria cominciava a prender forma.
Era tutto strano però, non c'era nessuno ne di guardia ne tanto meno a lavoro, certo, era ora di pranzo ma comunque lei quando sostava nella capitale era sempre abituata a vedere gruppi scelti di operai lavorare anche nelle pause pranzo in modo da ottimizzare il tempo.
"ma qui non siamo nella capitale e non c'è un così grande numero di uomini da far lavorare anch..." - aspettate ma quelli sono pelleverde? - chiuese non nascondendo un certo timore per tale visione.
Tutti i pelleverde che aveva visto ed aveva ucciso utilizzando le sue arti magiche erano razziatori e sgozzatori, era normale che avesse una bassa stima di loro.
Solo dopo qualche secondo capì che erano i lavoratori della città, scelta decisamente strana, che tuttavia dato che c'era un funerale in corso non si sentì di obbiettare.
Anche perché non aveva alcun titolo per farlo.
Passò qualche secondo di indecisione poi anche per distrarsi un poco decise di aiutare il ragazzo ad apparecchiare anche per lei.
- lasciate signore, faccio io, sono abituata, credetemi - in effetti mostrava una certa sicurezza e cura nei dettagli per l'apparecchiare; ma del resto era una dama di corte, doveva pur farlo.
- Arya di Basiledrq, al vostto servizio signore - disse con un inchino dopo la presentazione di Sulpicio che si era dimostrato immediatamente molto affabile.
Era curiosa di scoprire tutto su quella strana combriccola - scusate se mi intrometto nei vostri affari Signori, ma siete solo in due? - erano un po' pochini in effetti per abitare una città.
 
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A.Beck
view post Posted on 12/3/2016, 21:04




"In tre, siamo in tre."

Intervenne, in maniera un po' timida, Aelia, appena sbucata dal tendone adibito a cucina. Subito dopo alzò lo sguardo regalandoci un grosso sorriso. Per un attimo mi parve di rivedere l'amica che era un tempo: dolce, timida, riservata, forse un po' cinica. Mi ci volle un secondo per ricordare che anche lei – come me e Sulplicio – era complice di uno dei peggiori crimini che si potessero commettere.
Dopo aver servito qualcosa da mangiare ai pelleverde, venne verso di noi con un grosso vassoio; aveva finito di ricucire le vesti che appena qualche giorno prima erano state ridotte a brandelli, con un discreto risultato: indossava un abito nero con qualche piccolo strappo alle maniche e rattoppato alle spalle.

"Sempre pochi per una città, immaginerete."

Aggiunsi, rivolgendomi ad Airya.

"Poco male, vi dico. Il problema sta nel costruirla: una volta eretta, son certo, mia cara Airya, che di gente per le strade ne vedrete! Le taverne saranno piene e le persone verranno da ogni parte del continente per apprendere arti di ogni genere!"

Mi fermai un attimo per riprendere fiato: tirai un sorso d'acqua e continuai.

"Naturalmente, qualora lo vogliate, ci sarà un posto anche per voi."

"Naturalmente."

Ripeté Aelia.

"Io sono Aelia Decia Muse."

Continuò, poggiando quel grosso vassoio sul tavolo. Traboccava delle verdure raccolte pochi giorni prima o comunque provenienti dalle scorte dei pelleverde.

"Parlateci di voi, cosa vi porta in luoghi così isolati?
 
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Ainille
view post Posted on 13/3/2016, 10:02




La sua attenzione venne immediatamente catturata da una giovane ragazza, che aveva più o meno la sua età, che uscì da una tenda, molto probabilmente adibita a cucina da campo del cantiere.
Non poté non notare il vestito ricucito alla meglio e si disse che magari più in la avrebbe potuto sistemarlo lei, nonostante non le piacesse cucire, preferi molto di più comprarli i vestiti, se la cavava piuttosto bene con ago e cucito.
Non aveva mai visto qualcuno servire delle pietanze a dei pelleverde, non che avesse nulla in contrario ma quando era aveva assistito ad un loro banchetto ne era rimasta alquanto... ehm... sorpresa? No, a dir poco traumatizzata, soprattutto perché molto spesso non esitavano a mangiare pelleverde di altri clan; insomma creature che non ci andavano esattamente per il sottile.
Ad ogni modo cercò di non pensarci - anche questo è vero, una volta costruita la città i viaggiatori si fermeranno sicuramente - disse annuendo mentre la ragazza posava il vassoio di verdure sul tavolo. Sembravano alquanto deliziose tuttavia preferì aspettare che gli altri si servissero per prendere parte anche lei al banchetto.
- Arya, Arya di Basiledra - chinò leggermente il capo contraccambiando la presentazione della ragazza che disse di chiamarsi Aelia, nome che non aveva mai sentito ma che le ispirava una certa fiducia. Si ammutolì per qualche secondo quando le chieserò di parlare di lei e del motivo per il quale passava di lì, domanda più che legittima - sono passata di qui casualmente, ma purtroppo la strada si fermava all'ingresso del bosco così ben presto ho perso l'orientamento. - ed era la pura verità stranamente.
- e probabilmente sarei ancora lì se non avessi trovato Esiodo... -
 
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A.Beck
view post Posted on 14/3/2016, 12:51




"E dunque, dobbiamo ringraziare il nostro-"

"Sulpicio!"

Lo interruppi. Vorgarag, quello che prima del nostro arrivo era il capo di quei pelleverde gli si scagliò contro alle spalle. Nonostante non indossasse l'armatura – né ovviamente avesse con sé armi – il suo fisico scolpito e storpiato dalle cicatrici incuteva comunque un certo timore.
Sulpicio riuscì ad evitare l'attacco per un pelo, gettandosi a terra: il grosso pugno incallito dell'orco andò a infrangersi sulla sedia, distruggendola. I numerosi frammenti di legno non fecero in tempo a toccare terra, che Sulpicio – ancora disteso sull'erba – impugnò la katana ancora rinfoderata e gli sferrò un potente colpo alla bocca dello stomaco. Vorgarag ansimò con veemenza, mostrando fatica anche solo nel respirare, prima di accasciarsi al suolo.
Fissai la scena esterrefatto, consapevole che questa volta non sarei riuscito a salvare la vita degli orchi: con un atto così sconsiderato, Vorgarag aveva firmato la loro condanna a morte.
Ciò che non capii, fu che il suo era stato solo un diversivo: contemporaneamente, Kurmbag, che era il più grosso tra gli quegli orchi, si avvicinò silente alle spalle mie e di Airya. In un attimo avrebbe afferrato la donna, per portarla via.
Il loro piano era abbastanza chiaro: avevano visto in Airya una donna incapace di difendersi; avrebbero barattato la sua vita in cambio della loro libertà. Si trattava di una scelta intelligente. Avevamo sbagliato a considerare quei pelleverde alla stregua delle bestie.
 
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Ainille
view post Posted on 14/3/2016, 14:29




Com'era prevedibile alla fine quei maledetti pelleverde si erano ribellati ai loro 'datori di lavoro' l'unica cosa che la bionda non capiva era come mai per farlo aveva atteso proprio il suo arrivo. "potevano almeno aspettare la mia dipartita, avrebbero avuto un nemico in meno da combattere" certo, Arya non aveva ancora rivelato la sua vera natura, nessuno o comunque pochi ancora in vita sapevano del suo piccolo segreto, ergo i pelleverde e più in generale anche i padroni di casa pensavano di avere a che fare a tutti gli effetti con una semplice ed imprudente creatura indifesa.
Un errore che poteva costargli molto caro.
Ma ovviamente non poteva rimanere ancora in disparte, doveva intervenire in qualche modo, magari non con la magia in modo da non rivelare il suo arcano segreto.
"se non altro almeno quel deficiente si è fatto uccidere abbastanza velocemente e senza combinare troppo casino... ora dobbiamo so...."
Non aveva ancorafinito di elaborare quel suo pensiero per porre velocemente fine a tutto quel trambusto che le aveva rovinato i pieni, che per il momento si limitavano solo allo scoprire di più su quei tre, quando venne letteralmente spospita lontano dal tavolo da qualcosa o meglio qualcuno che si era avvicinato silente alle spalle sue e del ragazzo.
Un orco, un maledetto orco, che doveva essere sicuramente più alto di lei e degli altri, l'aveva presa per il collo e la stava trascinando via molto probabilmente per usarla come lascia passare per andarsene di lì.
Non poteva permetterglielo anche perché una volta liberi lei sarebbe stata sicuramente uccisa in quanto non serviva più.
- pessima scelta... - mormorò a denti stretti rivolta all'orco mentre nonostante la presa riusciva ad afferrare lo stiletto che portava addosso sempre ben occultato. Non ha alcuna intenzione di ucciderlo anche perché ha visto l'espressione del ragazzo quando ha saputo della morte di uno dei lavoratori.
Con un fulgito movimento del pulso impugnò la sua arma conficcandola con tutta la forza che aveva nella gamba, più precisamente a metà coscia, del grande pelleverde, per poi estrarre di nuovo l'arma e ripetere la stessa cosa solo più in basso, all'altezza del ginocchio.
- ancora? - chiese divertita mentre lo sospingeva lontano da lei con uno strattone.
 
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A.Beck
view post Posted on 15/3/2016, 17:35




Impugnai la spada. Le mie dita aderivano all'elsa così perfettamente che la lama pareva una estenzione del mio braccio. La estrassi, con velocità, dal fodero e in un attimo la puntai verso Kurmbag. Lo avevo già sconfitto una volta, potevo farlo ancora.

"Basta, basta così."

Dissi, fissando negli occhi quel bestione. Lui restò fermo, immobile: sapeva di non potermi affrontare. Quei dannati pelleverde dovevano essere disperati per rischiare tanto. Ed ora che avevano fallito, non sapevo proprio come fare per tenerli in vita. Ma forse, la morte era per loro un'alternativa più gradita di quella sorta di schiavitù.
Dannazione, quanto odiavo quella situazione! Non volevo la morte di quegli orchi, non era giusto! E ancora meno lo era tenerli in vita in quelle condizioni. Ma non conoscevo un altro modo per salvargli la vita. Lasciarli andare via, era da escludere: di certo si sarebbero vendicati e noi tutti saremmo stati in pericolo. Allontanai i miei pensieri: ero stanco di questi tormenti.
Mi avvicinai ad Airya.

"Mi dispiace, davvero, Airya."

Pronunciai, mentre cominciavo a realizzare che quella donna era riuscita da sola a tener testa a Kurmbag.

"Vi ho invitato per il pranzo e vi ho messo in pericolo. Vi prego di perdonarmi: tornate a tavola, se ancora gradite stare in nostra compagnia."

Aggiunsi. Nel frattempo Sulpicio portò i due orchi che avevano tentato l'attacco lontano da lì.

"Stavate parlando di voi, se non erro. E dunque, Airya, sono assai curioso di conoscervi meglio."

Terminai. Airya, chiaramente, non era una nobildonna qualunque. In effetti, non ero neanche certo che fosse una nobildonna. Chi avevo di fronte, dunque?
 
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Ainille
view post Posted on 16/3/2016, 21:28




Se fosse stata sola con il pelleverde molto probabilmente l'avrebbe ucciso non prima di averlo torturato a fondo, molto a fondo. Ma sfortunatamente per lei, non era sola, era in compagnia di troppi e pelleverde e soprattutto in compagnia di altre tre persone.
Certo, avrebbe potuto tentare di uccidere anche loro, ma in fondo le stavano simpatiche, soprattutto perché stavano costruendo una città in un punto del regno decisamente interessante.
Non reputava più l'orco un pericolo, anche perché con quelle ferite alla gamba era già tanto se fosse tornato a camminare senza l'ausilio di un bastone. Dalla manica estrasse un fazzoletto di stoffa grezza, niente a che vedere con gli altri che aveva con se e che soleva esibire di solito. Pulì con estrema tranquillità lo stiletto sporco del sangue dell'orco mentre percepiva Esiodo avvicinarsi a lei.
Ancora non li aveva inquadrato, per il suo compagno che aveva ucciso il primo dei due orchi era stato facile, ma con lui era un impresa ardua, sembrava quasi combattutto interiormente e la cosa la intrigava non poco, anche perché da buona cortigiana aveva come tutte un insana passione per il ficcare il naso in affari che non la riguardavano.
- Non preoccupatevi, non potevate sapere che sarebbe finita così... quindi non ne avete alcuna colpa - disse abbozzando un sorriso mentre riponeva lo stiletto - e poi non mi sono fatta nulla - aggiunse mentre tornava a sedersi con estrema tranquillità.
- beh come avrete sicuramente visto so difendermi da sola nonostante il mio aspetto tuttaltro che minaccioso, ebbene questo è il prezzo da pagare quando ci si ritrova soli a spasso per il mondo in tenera età - le faceva un certo senso, era la prima volta che parlava di quelle cose con qualcuno.
 
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A.Beck
view post Posted on 17/3/2016, 15:23




"Ancora una volta devo chiedervi scusa: non volevo che rievocaste penosi ricordi."

Pronunciai quasi rasserenato: odiai me stesso per aver messo in dubbio l'onestà della donna. Probabilmente quella vita mi stava cambiando, cominciavo a diventare come la gente che tanto odiavo.
Mi avvicinai al tavolo e mi sedetti accanto a lei.

"Ma mi permetto di correggervi, Airya: non dovete considerare la vostra abilità come il prezzo pagato per una vita troppo dura, quanto piuttosto la ricompensa per averla affrontata."

Ricompensa, quella di cui parlavo, tanto agognata anche da me. Ah, quanto mi sarebbe piaciuto riuscire a destreggiarmi tra pelleverde e guerrieri di ogni tipo senza provare il minimo rimorso, senza esitare prima di ogni colpo. Ciò che mi mancava, l'esperienza, appunto, era stato imposto a quella donna. Devo ammettere che provai vergogna per la vita fin troppo agiata che avevo vissuto fino a qualche anno prima.

"Mangiamo ora, non vorrei che questo inconveniente finisca per rovinarci l'appetito."

Aggiunse Aelia, mettendo il cibo nei nostri piatti.
Digrignai i denti, per un attimo. Il mio appetito era passato già da un po', in effetti. Ma avevamo un ospite a cui avevo già causato fin troppi fastidi: era del tutto fuori luogo rifiutarmi di mangiare, a quel punto.

"Airya, da dove venite? Non certo Basiledra, immagino."

Aggiunse Aelia abbozzando un sorriso.

"Penso sia arrivato il momento per noi di spingerci in città per guadagnare qualche denaro ed assoldare degli uomini per proseguire la costruzione. Come avrete notato, lavorare con i pelleverde comincia ad essere non poco problematico: conoscete per caso qualcuno che possa fare al caso nostro?"

Lavorare... Non stavamo lavorando con i pelleverde, erano nostri schiavi, piuttosto. Loro non potevano che sottostare al nostro volere per evitare la morte. Questo tentativo di rivolta era piuttosto prevedibile, oltre che giustificabile. Conoscevo Aelia, sapevo che non era così cinica da parlare in maniera così fredda di loro. Allora cosa era successo durante il primo attacco dei pelleverde? Perché il suo atteggiamento era cambiato tanto? Aelia aveva rifiutato di parlarne, in questi giorni, e la cosa mi preoccupava non poco.
Nel frattempo, in lontananza, scorsi Sulpicio di fronte al gruppo di orchi. Con un solo colpo, decapitò Kurmbag. Mostrò agli altri cosa attendeva a chi osava ribellarsi. Punirne uno per domarli tutti: che macabro modo di comandare era quello? Ma ne esisteva forse un altro?
La risposta a quella domanda la conoscevo già. Come già conoscevo il destino che attendeva quei peleverde, nonostante lo negassi a me stesso. Sarebbero morti, tutti. Ed io non avrei potuto far niente.
 
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