Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Sotto un nuovo sole; Varie vite., le mille e una notte

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miky1992
view post Posted on 17/3/2016, 22:44




parlato ayla
parlato latf
parlato faccia di marmo
parlato mr demone

Prologo.



A “lui” addentrarsi nelle tenebre del buco del diavolo non piaceva nemmeno un po'. Aveva passato così tanto tempo li dentro, al servizio del suo potente padrone, a inseguire scopi che per quanto sentisse propri, non riusciva a comprendere. Il voce dell'Ahriman ora non teneva più a freno gli impulsi dei caduti, e se i suoi compagni erano liberi di dar sfogo alle proprie pulsioni, “lui” poteva fare lo stesso. Ora le catene del padrone si erano allentate e il cane rabbioso poteva riprendere fiato e dar libero sfogo alla propria furia. Mentre scendeva nelle tenebre un ultimo, tenue raggio di sole gli illuminò il volto: Da quando la corruzione lo aveva liberato aveva cambiato così tante vite che ormai il suo aspetto aveva perso di significato. Pelle grigia, artigli, spuntoni ossei... gli stessi tratti condivisi con tutti gli altri caduti per lui ormai non rappresentavano più nulla.
L'oracolo sedeva davanti a un tenue fuoco, al centro di una grotta spoglia immersa nell'oscurità. - Benvenuto, ti stavo aspettando. Disse.
DI questo “lui” non aveva dubbi.
- Ho trovato il ragazzo. Il mezzo demone... quella femmina, ho trovato nelle loro menti tutto quello che mi serviva sapere.
- Lo so, ho visto il mio occhio per vedere. La voce dell'oracolo era atona.
- Se avessi ucciso la ragazza sarebbe stato meglio, avrei avuto meno problemi per reperire informazioni.
- Lei deve vivere.
“lui”strinse i pugni. Non era la prima volta che impersonava qualcuno senza prima ucciderlo, quello non era un problema. La cosa che però lo inquietava era non sapere quanto in realtà l'oracolo avesse visto. - Perché?
- Questo non puoi saperlo. Non conosco l'esito della storia, ma la ragazza ha ancora un ruolo da recitare, così come il ragazzo.
- Però non mi hai detto qual'è.
L'oracolo spalancò le palpebre, rivelando due orbite vuote. La luce del fuoco prese a vorticare attorno ad esse e in un lampo sparì, facendo piombare la grotta nell'oscurità. - Perché quello che sai deve bastarti.
Una collana, un demone che piange, una torre in fiamme... Era questo ciò che gli
aveva rivelato.
- Segui il ragazzo, capirai da solo quando verrà il momento di gettare la maschera.
- E avrò il potere? La voce vibrava d'eccitazione.
- Questo nemmeno gli Dei possono saperlo.

Varie vite.


- Piangi ancora? Disse faccia di marmo. - Cerca di contenerti, o attirerai l'attenzione.
Mr demone si asciugò le lacrime. Il colore del sangue era indistinguibile rispetto a quello dei guanti di pelle. - Non posso farci niente, il panorama è così bello che mi sono commosso.
Le lacrime di Mr demone sono sempre state rosse. All'inizio i dottori avevano pensato a qualche malattia e lo avevano sottoposto a tutti i tipi di trattamento conosciuti. Nessuno di loro era riuscito a trovare una spiegazione per questo fenomeno.
Non sempre le sue lacrime erano rosse. Se piangeva per via del dolore, o per della sabbia negli occhi le lacrime erano uguali a quelle di qualsiasi altro essere umano. Se invece piangeva per la bellezza di un tramonto, o comunque per qualcosa che lo emozionasse in positivo o negativo ecco che diventavano dense e rosse cremisi. I suoi compaesani gli ripetevano sempre che le sue lacrime erano rosse perché non aveva l'anima. Solo un demone può piangere sangue e come un demone lo trattavano. Mr demone passò gran parte della sua infanzia credendo di essere un demone e perciò il suo equilibrio psichico ne fu pesantemente influenzato. A Mr demone capitava spesso di emozionarsi e così poteva vestire solo di rosso. Un qualunque altro colore si sarebbero rovinati a ogni pianto.
Faccia di marmo infilò indice e medio dietro l'occhio sinistro e spinse. L'occhio di vetro si staccò dall'incavo e gli cadde in mano. - Allora dove si trova questo libraio? Sputò sull'occhio e se lo strofinò contro la giacca marrone. - Sabbia dietro l'occhio. Disse e rimise l'occhio al suo posto. - Vorrei poter frignare come te, almeno non avrei questi problemi.
- Stando alle informazioni dovrebbe trovarsi in questa città, basterà contattare uno dei suoi clienti abituali. Disse Mr demone con voce tranquilla.
- Spero che siano tutti collaborativi, non ho voglia di vederti frignare tutto il giorno.
Mr demone annuì e sorrise. - Però l'alba è così bella.

Madame Bibiane lanciò un occhiata all'orologio e si fece scura in volto. Latif sapeva a cosa stava pensando; Quanto tempo ci mette ancora questo maledetto depravato impotente?
- Hai la testa da qualche altra parte, testa di cazzo! sibilò Madame Bibiane, lo frustò sul fondo schiena e strinse la corda attorno al collo fino a fargli diventare la faccia blu.
I lampi di dolore, invece di anestetizzargli la mente, invece di farlo volare via, lontano dai pensieri che lo tormentavano, rendevano le immagini che gli scorrevano in mente più nitide.
E così vide ciò che aveva realizzato, modellato da ogni sferzata di dolore. Aveva passato la vita a nascondersi dietro un ruolo, senza mai essere veramente se stesso. Si era finto un santone, un ingegnere, un nobile... e adesso che cosa rimaneva di lui? Non lo sapeva.
Visualizzò ogni suo ruolo crescere intorno a se come una corazza.
Era quella insopportabile chiarezza che non riusciva ad accettare. La sua vita, tutto quello che aveva realizzato non era altro che la conchiglia di un maledetto eremita, qualcosa che aveva costruito attorno a se per nascondersi dagli altri. Aveva sempre vissuto tenendosi a distanza dagli altri e quando qualcuno si avvicinava troppo alla perla nascosta faceva in modo di allontanarlo da se.
Prima di Layla considerava questa come l'unica vita possibile per lui, ma in quel momento questo pensiero non era che un monumentale atto di egoismo. E la sua magistrale interpretazione di Latif: il salvatore, aveva spinto Layla lontano da lui.
E adesso se ne stava qui a implorare Caren di fargli dimenticare tutto, ma non poteva. Si mise a sedere; Caren, cioè Madame Bibiane è sempre la stessa; corpo snello, le forme dei seni accentuati dal reggiseno trasparente. La guardò e realizzò di aver commesso il più grande errore della sua vita.
— Smettila. Disse Latif.
— Come? Ah, piccolo schifoso.
— No, sono serio. Disse con tono tranquillo e slacciò il collare. - Non voglio rendere il gioco più eccitante. Smettila.
Caren corrugò la fronte, gli occhi puntati contro di lui.
Latif si morse il labbro e strinse i pugni. - Non hai capito? Smettila e lasciami solo.
— Ehi, non dare la colpa a me se non riesci a eccitarti. Può capitare a tutti, fidati io sono una professionista. L'ho visto succedere tante di quelle...
— Ti prego!
Caren abbassa la frusta, ha un espressione confusa dipinta sul volto. Laif si chiese a cosa stesse pensando. In fondo provava pena per lei e disgusto per come l'aveva trattata. Non era colpa sua, era solo lui il problema.
- Come preferisci, ma hai pagato per tutta la giornata e
Latif alzò le mani e la interruppe. - Non è una questione di soldi. Non rivoglio niente indietro, solo lasciami in pace.
Caren storse la bocca, si rivestì e si allontanò.
La osservò allontanarsi, e la parte infantile di lui venne scossa da un senso di rimpianto. Era un bambino rannicchiato a piagnucolare in un angolo, si diede uno schiaffo mentale imponendosi di non essere patetico.
Ormai ho toccato il fondo, non c'è più niente per me in questo mondo. Forse dovrei cominciare a bere, o a drogarmi, tanto ci morirò in questo posto schifoso e me lo hanno ripetuto non so quante volte che sono un'autolesionista di merda. Meglio non deludere le aspettative
Latif si mise a sedere, nudo, sporco di vaselina dappertutto, con i segni delle frustate e quello del collare come marchi di infamia. Latif scrollò le spalle e decise di farsi un bagno. L'acqua calda pizzicarono le ferite, i muscoli si contrassero e gli sfuggì un gemito di piacere. Il profumo di sapone pervadeva l'aria e fece sprofondare Latif in uno stato di beato torpore.

- Avanti, disse il bestione, alzando i pugni in posizione di guardia. - Che cazzo credi di poterci minacciare e passarla liscia? Corse incontro a Mr demone e gli diede un pugno nello stomaco. Lui non tentò di schivare. Incassò e basta, senza battere ciglio. Si udì uno schiocco secco nel momento in cui il pugno impattò contro lo stomaco e il polso si piegò in maniera innaturale.
L'omone urlò di dolore e si portò la mano rotta contro il petto. - Ma cosa cazzo sei? Chiese l'uomo.
Lui si limitò a colpirlo con un pugno al centro del petto.
Il bestione fece un paio di passi all'indietro, poi crollò a terra morto. Il pugno di Mr Demone aveva fermato il suo cuore.
- Oddio, oddio! Ma cosa cazzo hai fatto?Il compare dell'omaccione cercò di divincolarsi dalla presa di faccia di marmo. Gli occhi sgranati puntati sul corpo senza vita del compare. - Lasciami andare mostro! Lui si limitò a schiaffeggiarlo con la mano aperta, facendogli saltare un paio di denti.
- Scusa, ma al mio compare non piace chiedere due volte la stessa cosa. Disse faccia di marmo e infilò l'indice nel foro di proiettile sulla guancia sinistra. Frammenti di marmo caddero a terra. - Io sono più magnanimo e te lo chiederò di nuovo: dove si trova il libraio?

Il battere di nocche contro la porta strappò Latif al suo mondo illusorio. Scattò sull'attenti, facendo traboccare buona parte dell'acqua fuori dalla vasca. Non potevano essere malintenzionati, quale sicario degno di tal nome busserebbe alla porta della vittima? Forse era un cliente, pensò.
Rincuorato da questo pensiero si lasciò cadere nella vasca. Quando vedrà che nessuno risponde se ne andrà.
Latif provò a ignorare l'insistenza dello scocciatore, ma dopo un minuto abbondante di bussare continuo la sua pazienza cedette. Si avvolse nell'asciugamano e raggiunse la porta d'ingresso. Così bagnato avrebbe mandato a puttane il parquet, ma in quel momento voleva solo rimanersene in pace e mandare al diavolo tutto il resto. - Non mi pare ci siano appuntamenti in programma e qui si riceve solo su appuntamento. Disse con tono seccato.
- Latif, solo Layla.
Latif sgranò gli occhi. - Layla? Sei davvero tu? Disse.
- Sì. Latif avevi ragione, è successo Per un istante Latif non udì nulla, poi sentì qualcosa battere contro la porta e Layla disse: - Io... è successo di nuovo, non sono riuscita a trattenermi.
Latif fece scorrere i tre chiavistelli e aprì la porta.
Ayla aveva il velo insanguinato e strappato a livello della spalla destra. Ne teneva teso un lembo per coprirsi il seno.
Latif si portò la mano alla bocca. - Per T'al, cos'hai fatto Layla!
- Ho bisogno di sedermi... Disse. La donna aveva gli occhi sbarrati, i corti capelli le ricadevano in disordine sul volto.
- Va bene, entra pure. Disse Latif e si scansò per farla entrare.
Layla si sedette sull'unico divano del salotto. Le mani strette sul velo che le copriva le ginocchia, lo sguardo perso nel vuoto. Latif avrebbe voluto offrirle una tisana, o qualcosa per aiutarla a calmarsi, ma purtroppo tutto ciò che aveva in casa era una bottiglia di vino vinta a carte ad un mercante di passaggio. Decise che del vino era comunque meglio di niente e riempì due bicchieri.
Layla prese il bicchiere con mani tremanti e lo portò alla bocca. Ne bevve solo un sorso, poi posò il bicchiere sul tavolino davanti a se.
- Non volevo coinvolgerti. Disse Latif, lo sguardo fisso sul bicchiere pieno stretto in mano.
- Non volevi coinvolgermi? Disse Layla con voce atona. - Non volevi coinvolgermi, ma sei venuto da me per portarmi via vero?
Latif si morse le labbra. - Avevo paura che
- Paura di cosa? La voce di Layla era acuta, quasi squillante. - Sapevi che sarebbero venuti da me, sapevi cosa sarebbe successo. Volevi semplicemente liberarti di loro? Per questo li hai condotti da me?
Latif non rispose, si limitò a fissare il bicchiere.
- Non voglio più fare il lavoro sporco per te, credevo che questo ti fosse chiaro.
- Non ho mai voluto questo LAyla. Disse Latif e si passò le dita tra i capelli. - Io volevo solo una vita migliore, per me e per te.
- Guardami.
Latif non alzò lo sguardo.
- Guardami. Ripeté Layla con fermezza, gli afferrò il volto tra le mani e lo costrinse a guardarla in faccia.
Senza il velo le due corna erano in mostra e questo fece rabbrividire Latif. - Lo sai quanto ho lottato per liberarmi di questo peso? Per rifarmi una vita dopo essere stata etichettata come un mostro? Ti avevo pregato di non coinvolgermi più nei tuoi deliri, di lasciarmi in pace!
Layla aveva ragione. Ormai le avevo rovinato la vita troppe volte, avevo infranto troppe promesse perché potesse perdonarmi. Avrei dovuto seguire i suoi consigli, ascoltare le sue suppliche! Dovevo lasciar perdere questa vita, e accontentarmi di starmene con Layla.
- Ti giuro che una volta al sicuro sparirò dalla tua vita, non mi rivedrai mai più e sarai al sicuro.
-Non sarò mai al sicuro. Se sono arrivati ad aggredire me non si fermeranno, ci daranno la caccia Laif!
- No. Fidati di me, ho un piano.
- Ho altra scelta?

Latif aprì la porta della cantina, aspettò che Layla varcasse la soglia e prese a spingere a posto i catenacci. Quando furono bene infilati nel muro si rilassò. Indicò la scala che scendeva sotto l’edificio. - Prego, dopo di te.
Scesero lungo la rampa di scale illuminata da lampade rotonde appese al soffitto. Il loro tremolare donava al luogo una sfumatura sinistra, le luci creavano giochi d'ombra che davano l'impressione di qualcuno nascosto in agguato a ogni angolo.
Sbucarono in un locale ricavato nei fondi dell’edificio, una bottega angusta ingombra di libri dappertutto. Dagli scaffali che arrivavano al soffitto a volta, fino a pile disordinate disposte sul pavimento, migliaia di volumi erano ammassati senza un criterio apparente. Non c’era altro arredamento, se non una scrivania consunta e una brandina in un angolo.
Il rifugio di un estraneo.
Mi chiamano il bibliotecario a Caezavi. Ti serve un libro raro? Il bibliotecario può trovarlo. Un testo proibito? Sono la persona che fa per te. L'ennesimo ruolo interpretato per ingannare il prossimo e me stesso. Ora che era giunto il momento di separarsi da quella vita mi rendo conto di non provare nulla, come se gli ultimi mesi fossero stati solo un sogno. Un bel sogno certo, ma solo un sogno.
Latif si voltò verso Layla intenta a sfogliare un libro rilegato in pelle rossa. - In fondo un po' mi dispiace lasciare tutti questi libri. Disse. - Ma immagino di non poterli portare via con me.
- Temo proprio di no.
Uno schianto secco rimbombò nella stanza. LAyla e Latif si voltarono di scatto verso l'ingresso.
- Che diamine succede? Esclamò Ayla con voce squillante.
Merda, mi hanno trovato! Latif corse verso l'altro lato della stanza e tolse tre libri dalla libreria. Questo attivò il meccanismo nascosto che fece scorrere la libreria verso sinistra, rivelando il passaggio nascosto nella roccia. - Di qua Layla!
LAyla corse verso la via di fuga senza voltarsi, mentre il rumore di passi si faceva sempre più nitido.
Faccia di marmo fece capolino nella stanza proprio mentre Layla spariva nel buio del passaggio segreto. Poi arrivò Mr demone.
Latif aveva pensato di poter battere faccia di marmo, infondo giocava in casa e aveva diverse frecce al suo arco. Nel momento in cui Mr demone era apparso, sapeva che non avrebbe potuto vincere quella battaglia.
- Ragazzo, alza le mani e non fare mosse brusche. Disse faccia di marmo.
Mr demone si limitò ad asciugarsi una lacrima rossa con il dorso della mano.
Latif decise di sfruttare i suoi ultimi secondi per elaborare un piano di fuga. Aveva previsto uno scenario di questo tipo, e aveva pensato a diversi modi per salvarsi. Bisogna sempre, sempre avere un piano B. Il suo Latif lo teneva in tasca, ma per usarlo aveva bisogno di tempo.
- Chi vi manda?
- Domanda sciocca. Rispose faccia di marmo. - Immagino che i progetti siano qui vero? Dacceli e ti prometto che finirà tutto in un istante, non soffrirai nemmeno un po'. Faccia di marmo fece un paio di passi in direzione di Latif.
Latif chinò il capo e sospirò. - Non ho letto nemmeno la metà di questi libri. Disse. - Ma di quelli che ho letto ricordo ogni singola parola. Volete i progetti? Disse e batté l'indice coltro la tempia un paio di volte. - Sono tutti qui, schema per schema, appunto per appunto.
Faccia di marmo rimase impassibile. - Bravo, allora faremo in fretta.
Latif sorrise:- I libri sono utilissimi, ma hanno un grosso problema: vanno a fuoco molto facilmente.
- Che diamine ti salta in mente? la voce di faccia di marmo era leggermente tesa.
Latif sfiorò il comando nascosto in tasca e cinque ampolle contenenti una miscela instabile altamente infiammabile ( o almeno così aveva detto chi gliel'aveva venduta) scoppiarono.
I libri ammassati nella stanza presero fuoco all’improvviso, tutti insieme. L'aria tremolò e un'ondata di calore mozzò il fiato a Latif. Le fiamme avvolsero in un lampo l'intera stanza, creando una barriera impenetrabile tra lui e gli inseguitori. Non sapeva per quanto sarebbe durato il suo piccolo falò, ma sperava fosse abbastanza da permettere a lui e layla di fuggire dalla città.
L'odore di bruciato si mescolò a quello rancido delle fogne. Latif si voltò verso il bagliore arancione alle sue spalle: Era proprio un peccato l’aver dovuto mandare tutti quei libri in fumo.
Quando le fiamme avvolsero la stanza faccia di Marmo si trovava proprio al centro di essa. Non appena le fiamme lambirono il suo corpo, i vestiti presero fuoco e lui si mise a urlare. In preda al terrore corse verso l'uscita in cui era scomparso Latif. Strinse i pugni, urlò per il dolore che gli scavava nelle carni e si sottrasse a quell'inferno.
Il calore gli aveva scorticato pezzi di carne dalle gambe, dalle braccia, dalla schiena. L'occhio sinistro si era sciolto e il vetro colava come lacrime dall'orbita di marmo. La visione dell'occhio destro era ridotta a mere forme incolori.
Eppure faccia di marmo viveva ancora.
- Cazzo se sei morto bastardo!

Latif correva per le fogne di Caveazi, incurante della puzza ammorbante, dei ratti che gli correvano incontro e dei liquami che gli arrivavano alle caviglie. Sentiva il cuore scoppiargli in petto, il fiato ridotto a un sibilo. Avrebbe vomitato ancora se avesse potuto.
Dietro di lui faccia di marmo guadagnava terreno.
Il corpo dell'uomo (se così poteva definirlo) era costellato di chiazze bianche simili a marmo e pezzi di carne bruciata ricoperte di bolle e croste. Solo il volto dell'uomo era perfetto, imperturbabile come quello di una statua, eccezion fatta per gli occhi.
Latif strizzò gli occhi e impiegò le ultime energie in un disperato sprint finale.
Sentì le dita di marmo serrarsi attorno alla spalla e sbatterlo contro la parete della fogna.
Latif finì con la faccia tra i liquami. Vomitò e sputò, poi vomitò di nuovo. Evidentemente aveva ancora qualcosa da buttare fuori.
Faccia di marmo era in piedi davanti a lui. L'orbita sinistra era vuota e il vetro raffreddato si era fuso con la guancia sinistra. Sembrano lacrime, pensò.
Latif raccolse della melma da terra, si rialzò di scatto e la lanciò diritta in faccia all'aggressore. Questi emise un verso di sorpresa, d'istinto alzò e braccia a proteggere il volto e indietreggiò. Latif approfittò di quest'occasione per colpire l'uomo allo stomaco con un pugno. Una fitta di dolore si irradio dalle nocche lungo tutto il braccio come una scossa.
Latif gridò di dolore e ritrasse la mano. Non si capacitava di come facesse ad avere tanta forza, ne di come potesse essere ancora vivo. - Sei un demone? Disse.
- Solo un uomo maledetto. Faccia di marmo colpì Latif con un pugno al volto, rapido e preciso. Latif non si rese nemmeno conto del pericolo, si ritrovò disteso a terra senza nemmeno capire cosa fosse successo.
Il mondo girava vorticosamente intorno a lui. Si sentiva intontito e il dolore alla mano era ridotto a un pulsare sordo. Probabilmente stava per morire, anzi ne era certo. Aveva sbagliato qualche calcolo, questo era certo. Qualcosa, qualcosa... solo che non riusciva a capire dove avesse sbagliato nel suo contrattacco. Comunque ormai non aveva molta importanza. Latif chiuse gli occhi e attese il colpo di grazia.
L'immagine del volto di Layla gli venne in aiuto. Spazzò via la paura e si sostituì alle immagini del suo cadavere maciullato disteso in una schifosa fogna. Layla... Latif ricordò ogni dettaglio del suo volto, il suo profumo... non l'avrebbe più sentito.
Un grido fece spalancare gli occhi a Latif.
LAyla era davanti a lui. Le mani strette a pugno in posizione di guardia, le due corna ricurve erano in bella mostra. - Vattene.
- E tu chi cazzo sei? Disse faccia di marmo.
- Non ti lascerò uccidere Latif. Disse Layla con tono freddo. - Non costringermi a farti del male, non farlo.
Le labbra di faccia di marmo si incresparono in un sorriso cattivo. Quando Layla mirò il pugno al centro della sua fronte, faccia di marmo si abbassò i scatto e la colpì con un montante al mento. Layla gridò e indietreggiò di qualche passo.
- Sei resistente demonietta. Disse faccia di marmo.
Layla combatteva come una bestia ferita, colpendo alla cieca senza una strategia precisa. Poteva funzionare, in fondo il nemico era ferito e così era più difficile anticipare i colpi. Pensò Latif
All'inizio faccia da marmo si tenne sulla difensiva, schivava e parava senza riuscire a contrattaccare. Di tanto in tanto Layla metteva a segno un colpo e schizzi di sangue si staccavano dalla pelle ustionata e crepe comparivano sulle chiazze di marmo.
Per un momento Latif credette che fosse finita. Poi i movimenti di faccia di marmo divennero più rapidi e fluidi. Tutti i colpi di Layla mancavano il bersaglio, come stessero attraversando un fantasma. Quando il pugno di faccia di marmo colpì Layla al petto si udì lo scricchiolare di ossa, seguito dall'urlo di dolore. Un'ondata di terrore invase la mente di Latif, non riusciva a elaborare un piano efficace per contrattaccare.
LAlya gridò e si lanciò a testa bassa contro faccia di marmo e affondò le dita nell'unico occhio sano rimasto al nemico.
Faccia di marmo urlò per il dolore, barcollò e cadde in mezzo ai liquami. Faccia di marmo provò a rialzarsi, ma Layla lo colpì con un calcio al fianco facendolo cadere di nuovo. Schizzi di liquami colpirono Latif sul volto, ma lui non ci diede peso.
Faccia di marmo fissò Layla. O meglio, puntò le orbite vuote contro di lei. Avevano entrambi il fiatone.
- Porca puttana... disse Latif con tono sorpreso. - Potrebbe riuscire a batterlo!
Layla urlò e si lanciò contro faccia di marmo pronta a dargli il colpo di grazia. Un mezzo sorrisetto comparve sul volto di lui. - Grazie dolcezza, adesso ti sento. Disse e si lanciò di peso su Layla.
La ragazza sorpresa non riuscì a schivare e faccia di marmo la spinse a terra. - Crepa puttana! Disse e gli affondò la testa nel fiume di liquami.
A quel punto un'ondata di collera attraversò Latif. Non poteva restarsene immobile a guardare mentre la sua amata veniva ammazzata in quel modo schifoso. Si gettò contro faccia di marmo urlando, senza pensare a piani d'attacco. Con il peso del corpo lo spinse lontano da Layla e i due presero a rotolare nella melma, entrambi avevano le mani avvolte attorno al collo dell'altro.
La presa di faccia di marmo era debole. Latif ne approfittò, strinse la presa e sbatté la testa di faccia di marmo contro la parete della fogna.
Latif piangeva e gridava mentre tratteneva la testa di faccia di marmo sott'acqua. Lui incapace di muoversi, vide la propria vita scorrergli davanti agli occhi mentre questa lo abbandonava.
Faccia di marmo aveva lo stesso problema di mr demone, sebbene il suo molto più invalidante: nessuno sapeva perché avesse il marmo al posto della pelle. Anche suo padre e suo nonno prima di lui avevano lo stesso problema, ma per loro era stato semplice nascondere questa deformità. Bastava non togliersi mai i vestiti davanti agli estranei per passare come persone normali. Faccia di marmo aveva dieci anni quando la pelle del viso si indurì e divenne bianca. Allora tutti seppero.
Da quel momento la sua vita fu un continuo fuggire. I suoi genitori gli impedirono di uscire di casa per paura che qualcuno lo vedesse. Quando a quarant'anni precisi gli organi interni di suo padre si trasformarono in marmo uccidendolo, sua madre decise di non avere più alcun motivo per curarsi di lui. Semplicemente se ne andò portando via tutti gli oggetti di valore. Faccia di marmo scoprì che avere la pelle di marmo aveva i suoi vantaggi. Lavorò per i serpenti e si fece un nome tra loro. Per la sua particolare caratteristica lo soprannominarono faccia di marmo e divenne uno dei migliori spazzini dell'organizzazione.
Tra due anni avrebbe raggiunto i quaranta. Aveva sempre pensato che sarebbe morto così, con il cuore e i polmoni trasformati in marmo.
La vita è imprevedibile alle volte.

EPILOGO



Non appena le fiamme avvolsero il rifugio del libraio Mr demone gridò di terrore e si lanciò su per le scale, verso la salvezza. Una volta fuori dall'abitazione di Latif si rannicchiò contro la parete dell'edificio e scoppiò in lacrime.
Mr demone ha avuto il terrore del fuoco dal giorno in cui sua sorella era rimasta uccisa nell'incendio del granaio di famiglia. Ricordava ancora ogni dettaglio di quel giorno: Suo padre era arrabbiato perché i topi avevano rovinato il raccolto e ovviamente la colpa era soltanto sua. Così si era nascosto nel granaio per sfuggire alla giusta punizione, perché era un bambino cattivo.
Il fuoco avvolse la paglia secca in un lampo, impedendogli di uscire. Mr demone era certo di stare per morire, fu la voce di sua sorella a guidarlo verso l'unica via d'uscita. Era l'unica persona ad avergli voluto bene e si era lanciata nell'incendio senza pensarci due volte per salvarlo.
Sarebbero dovuti morire tutti e due, ma per qualche motivo Mr demone uscì con solo qualche graffio da quell'inferno, mentre sua sorella non ne uscì più.
Impiegò diversi minuti per riacquistare il controllo di se, così nel momento in cui Mr demone trovò il corpo senza vita di faccia di marmo Latif e Layla varcavano le mura esterne della città. Ormai Latif aveva capito che nascondersi era inutile, doveva stroncare il problema alla radice e i progetti che aveva memorizzato erano la chiave per riuscirci. Doveva solo elaborare un piano a prova di bomba.

Edited by miky1992 - 18/3/2016, 15:18
 
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CORREZIONE
k3hQPky

Troppi, troppi, troppi errori di grammatica. Iniziamo dalle cose buone, però: la storia mi è piaciuta, ma soprattutto mi sono piaciuti i personaggi e le situazioni. Mr. Demone e Faccia di Marmo hanno una caratterizzazione fortissima, migliore di quella che viene fatta di moltissimi nemici in questo contesto; inoltre vengono presentati in un modo che mi ricorda vagamente Steinbeck e il suo "of mice and men", e questo non può essere che positivo.
Come i personaggi, anche le situazioni sono ideali: ti è perfettamente chiaro che è sufficiente immergere un personaggio in un determinato contesto e fargli compiere certe azioni perché ne esca caratterizzato alla perfezione (ad esempio il paragrafo di Latif con Madame Bibiane). Hai talento, davvero; è come se tu sapessi istintivamente "che cosa è importante scrivere" su un livello puramente narrativo. Ma gli errori...
In questo duello hai superato te stesso. "il voce"; "ho visto il mio occhio per vedere"; "un qualunque altro si sarebbero"; "qual'è" ("qual è" va rigorosamente senza apostrofo; è un errore molto grave)... in una frase cambi tempo tre volte in maniera errata, iniziando con "sono sempre state rosse." ma "i dottori avevano pensato a qualche malattia." e "non sempre erano rosse." (in quest'ultima saresti dovuto tornare al tempo verbale della prima, almeno). Senza contare il numero di volte che hai sbagliato i nomi di certi personaggi, scrivendo "Laif" invece di "Latif".
Insomma, devi stare più attento. Rileggere, rileggere, rileggere e rileggere. Se solo riuscissi a correggere questo problema (che dovrebbe essere la base della scrittura, ed è per questo che ti penalizza tanto), potresti essere uno degli utenti migliori della piattaforma, per contenuti, e non scherzo.

RICOMPENSA:
225G e 22K

k3hQPky

 
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