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| Verel, Andrell e la misteriosa donna percorrevano le strade di una Ladeca ormai deserta. Strade già viste. Più e più volte, dopo l'ennesima ronda, dopo l'ennesima pattuglia, dopo l'ennesima passeggiata. Eppure non sembravano mai smettere di essere nuove a Verel, che le guardava come se fossero quelle di Basiledra. Gli capitava di svoltare l'angolo e di trovarsi davanti ad un vicolo cieco anche se era sicuro che ci sarebbe stata una strada, oppure gli capitava di perdersi completamente se sovrappensiero, perché le sue gambe si muovevano come avrebbero fatto a Basiledra. La verità è che Ladeca era un rimpiazzo, per Verel. Come se qualcuno cercasse di ricostruire una casa che non aveva mai visto e poi, finito il mediocre lavoro, la chiamava con lo stesso nome: capitale. Ovviamente Ladeca non era la capitale. Il trono nell'Edraleo era solo un relitto del passato. Ovviamente chi aveva costruito quelle strade non aveva pensato a Basiledra. Ma avrebbe dovuto. Questo pensò il vagabondo, ascoltando le parole della dama Dike. In realtà Verel non era nemmeno sicuro che fosse davvero una donna. Si sentiva perso in un mondo troppo nuovo per lui.
Poi voltarono l'angolo.
Tutto cambiò, vedendo quel fiore. Vedendo quel corpo inchiodato ad una parete che aveva chiamato casa, lavoro, per anni. Un lavoro sporco, certo. Schifoso. Osceno. Deprecabile. Eppure era pur sempre sacro. Era la missione di una donna, una volta. Ora non più. Perché su quella parete, la vittima aveva esalato l'ultimo respiro, bagnata del suo sangue, vedendo scorrere la sua vita sulla terra. Andrell era pallido, non riusciva a fare niente se non tremare. Era da tanto che non vedeva una mattanza simile, da anni. L'ultima volta una sua amica era morta. Ora era una ladra ad essere morta, stando alla Dike. Ma Verel non si mosse. Era morta, certo. Questo pensò. Non avrebbe potuto salvarla. « Andrell. Vai. Prendi gli altri. Ci servirà il loro aiuto. » E lui ubbidì, senza nemmeno mettere in discussione gli ordini di un suo sottoposto. Ubbidì perché vide che negli occhi del viandante c'era già la risposta alle domande che nella sua mente invece si facevano sempre più chiassose. Sul volto di Verel era già dipinto tutto, e Andrell lo capì. Se ne andò subito, scappando via da quell'orrida visione il più velocemente possibile.
Il vagabondo si avvicinò al cadavere. Il sangue era ancora fresco, il corpo ancora profumato e morbido. Era come se la morte stesse solo aspettando il momento giusto per far vedere a tutti che sì, in effetti la donna era morta. Verel provò a togliere uno dei chiodi con la sua unica mano, ma non era abbastanza forte -il metallo era conficcato nei mattoni. « Lady Dike. » Si voltò verso la donna che li aveva mandati in quel posto maledetto. « Non so cosa avete in mente, ma ho l'impressione che mi stiate sottovalutando. » Puntò l'indice contro la donna (?). Sul capo di lei, con un'esplosione di luce, apparve la sagoma di una grande spada bianca. La luce dell'incantesimo illuminò quel vicolo, riflettendosi nel sangue come se fosse una distesa di rubini. Nel palmo aperto del ragazzo si formò un'altra spada, sempre composta della stessa eterea sostanza e altrettanto letale. Il suono che producevano le due armi era simile allo scoppiettare di un tuono che continua a rimbombare in lontananza, era una litania che diceva stai attenta. « So che vi state divertendo. Lo sento. » Il vagabondo puntò l'arma verso la Dike. Nei suoi occhi non c'era niente, nemmeno la pietà, nemmeno lo sconcerto, nemmeno il dispiacere. Quella era solo l'ennesima tragedia che non aveva potuto prevenire, d'altronde.
« Ditemi tutto quello che sapete riguardo a questa donna. Ditemi chi siete in realtà. »
Energia: 95% Fisico: 100% Mente: 100% Armi: Narada (brando spezzato, riposto) Tecniche passiveCuore di carta - dopo la tragedia di Terra Grigia, dove Aedh Lancaster ha attirato i nobili del nord con l'inganno per poi cercare di eliminarli, Verel è riuscito ad accedere nuovamente alle capacità che possedeva prima della Guerra del Crepuscolo, prima che si tirasse fuori dagli affari del mondo. Affrontando la sua incapacità a prevenire quel meschino attacco infatti il vagabondo ha iniziato a percepire qualcosa di più, qualcosa di profondo e incerto negli occhi di chi lo circonda: le loro emozioni. Attraverso il contatto con uno dei cinque sensi, Verel è in grado di scrutare nell'animo umano (e non), leggendo le emozioni di chi si trova attorno a sé. Tuttavia quest'analisi si dimostrerà utile solo se il suo intuito gli permetterà di capire come il linguaggio del cuore si intreccia con quello dei gesti e delle parole. (Passiva; numero di utilizzi: 4/5. 7/25)
La Spada del Dubbio - Verel fin dalla nascita possiede una naturale propensione per l'elemento sacro, e riesce ad invocarlo con facilità estrema. Questa forma di magia è considerabile al pari di un dono, una caratteristica affinata unicamente attraverso anni e anni di esperienza diretta in combattimento, di certo non è frutto di intensi studi. Basterà un solo comando e la volontà del Vagabondo si materializzerà in filamenti luminosi tutt'attorno a lui, condensandosi poi nelle sagome bianche di armi come spade e scudi. Verel utilizza questa capacità principalmente per ricostruire la sua amata spada Narada, ma ha avuto modo di servirsene anche quando era sprovvisto di equipaggiamento. Se adoperato per scopi offensivi o difensivi questo incantesimo ha la potenza di un semplice attacco fisico, in modo non dissimile da armi normali e basato dunque sulla quantità e tipologia di CS posseduta al momento. (Passiva; numero di utilizzi: 5/6. 1/25)
Pacifismo - vivendo per anni lontano dalla civiltà, i possessori di questo talento hanno oramai perso interesse per i conflitti delle persone comuni. Consumando un utilizzo di tale passiva, questi asceti riusciranno a esporre al mondo le loro idee attraverso una malia psionica che indurrà le persone attorno a loro ad abbandonare la violenza e ad abbassare le armi. (Numero di utilizzi: 5/6) Tecniche attiveGran giudizio - in più modi, nel corso della sua vita, Verel è sempre stato legato alla ricerca della verità. Quando estrae la sua spada è spesso perché si deve ergere ad una posizione scomoda -quella del salvatore. Tuttavia il vagabondo non è in grado di raggiungere quel piedistallo con la sua semplice forza di volontà -una lezione imparata attraverso molte sofferenze. Il trono del giudice è creato unicamente grazie alla legge e al supporto della gente, requisiti necessari perché i suoi verdetti vengano riconosciuti da tutti. Per questo Verel ha deciso di avvalersi della magia, modificando le leggi del mondo e piegandole alla sua convenienza: con questo incantesimo Verel è in grado di creare una spada magica, sfrigolante di luce e giustizia, sopra il capo del suo interlocutore. Se durante il turno di utilizzo egli dovesse dire una menzogna o non rispondere alle domande che gli vengono poste, la spada cadrebbe su di lui, pronunciando il verdetto. La spada luminescente è considerata come una tecnica magica di potenza bassa, tuttavia nel momento in cui cade sul capo del menzognero andrà ad arrecare danni con gli stessi criteri di un attacco non-tecnica, e non ferirà le carni ma le energie del suo nemico. (Consumo energetico basso; 8/25)
Riassunto: Verel capisce che la Dike sta nascondendo qualcosa perché percepisce il suo divertimento e la sua trepidazione attraverso la passiva empatia. Quindi attiva gran giudizio e la minaccia con la spada del dubbio. Pacifismo è attiva per minimizzare la possibilità che la donna risponda attaccando. Se la Dike non risponde alle domande di Verel o mente, sarà bersagliata dalla tecnica.
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