Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Notte Seconda, Brigante

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Red Phantom
view post Posted on 16/4/2016, 16:40




La foresta era fredda, con un lieve strato di brina che si sgretolava sotto gli stivali. Aveva i brividi, una sensazione spiacevole sulla sommità della nuca che le metteva fretta. Negli occhi teneva stretto il ricordo del villaggio devastato, con gli steccati divelti e gli animali impazziti. Un grosso gallo ferito starnazzava correndole incontro. Ma nemmeno tirargli il collo l’aveva aiutata a sfogare la rabbia. Si era ritrovata quello stupido volatile tiepido tra le mani guantate e tutti quei corpi morti attorno.
Le donne piangevano e si portavano le mani al volto, abbassandosi la gonna per qualche genere di stupido pudore. I loro figli, quelli sopravvissuti, cercavano padri che non sarebbero tornati.
La dura vita del nord, si sussurrava. Quando non erano famiglie avversarie erano i briganti. Quando non era per una lotta di potere era per denaro, cibo, sopravvivenza. Sesso. Sentiva quell’odore dolciastro un po’ ovunque, disgustosamente mescolato al sangue e alla violenza. Sui muri dove si erano conficcate le frecce e attorno ai polsi slogati. Riusciva appena ad immaginare quanto avessero sofferto.
Peccato ~
La foresta era silenziosa, solo qualche corvo bruno gracchiante, appesantito da un pasto recente. Nel biancore si muovevano creature troppo piccole per interessarla, producendo fruscii sommessi. E poco distante il gorgoglio gelido del ruscello spezzava isole di ghiaccio.
Sotto le dita aveva qualche piuma morbida e sulla coscia i segni delle unghie di quella donna. Si era aggrappata a lei, gridandole di fare qualcosa, di vendicarli. Aveva gli occhi arrossati di pianto e credeva nella rivincita. Non sapeva nulla dei giochi e delle Belle Lezioni. Altrimenti avrebbe saputo quanto fosse inutile uccidere per soddisfare il proprio ego.
Glielo aveva detto Lui.
Bisognava uccidere
Per divertirsi
Per eliminare il male dal mondo. Senza fretta, con metodo, senza rovinare nulla. Come in una casa piena di scarafaggi dove si intenda ancora vivere.
L’acqua del ruscello era limpida. Una volta un agnello ci si era abbeverato credendo di sfuggire al lupo. Non lo aveva ancora attraversato, ma poteva immaginarlo. Il posto ideale per riposarsi, con quelle rive sgombre dove la prima erba era tenera e verde. Dove incrociare le gambe e lavarsi il viso. Il sangue scoagulato giungeva fino a valle, dove nessuno si sarebbe certo curato di uno sciocco villaggio tra i boschi. Bevendo quell’acqua contaminata di errori avrebbero continuato ad essere i vermi meschini di sempre.
La foresta era spettatrice, trepidante. I rami appena mossi, come mani tremanti, le chiome senza foglie simili a occhi spalancati. Aspettava il momento cruciale, mentre lei guardava l’uomo di spalle, con i capelli rasati dietro la nuca e la pelle delle guance dipinta di simboli sconosciuti.
Forse aveva un codice d’onore o una tribù, una donna a cui tornare e a cui donare il ricordo di un’altra. Molto commovente, come solo le storie dei gregari sanno essere. A pensarci era quasi tentata di commuoversi
Per quello stronzo
E riportarlo a casa propria, davanti ai suoi bambini con le trecce e il naso gocciolante. Una buona azione, prima di sgozzarlo come un maiale davanti ai loro occhi, tagliandogli la gola e le palle. Peccato che non sarebbe mai riuscita ad avvicinarsi abbastanza. Sospirò.


Alzati in piedi, animale”.


Lui sobbalzò, afferrando la corta daga con cui aveva sfidato deboli contadini. Aveva il naso piccolo e schiacciato e delle cicatrici sul petto. Si chiese se fosse suo padre
Mmmh papà mh mh
E se in quel caso l’avrebbe uccisa senza scampo. C’era un solo modo di scoprirlo.


Chi sei?
Sospirò. Era un’abitudine di quella gente fare domande senza senso.
Una a cui hanno chiesto di ammazzarti per vendicarli. Una stupidaggine, se vuoi la mia opinione. Che non cancella quello che hai fatto”.


Ci parlava sempre. Era parte di quel ridicolo melodramma, rendeva tutto più eroico se mai qualcuno lo avesse raccontato.
Lui pareva perplesso, come se non fosse davvero convinto. Forse nemmeno si ricordava del villaggio dove i cavalli avevano lordato le strade in preda al terrore. Magari non aveva nemmeno lavato le mani dopo aver preso quelle donne per i capelli.
Si era piegato in avanti, pronto a vendere cara la pelle.
Fantastico. Proprio quello che si aspettava.


Sai qual è la cosa più ironica?


Balzò in avanti. La mannaia scintillò alla luce soffusa solo all’ultimo momento, la lama più affilata di un rasoio. Lui era svelto. Forse partecipava a qualche guerra tribale, di quelle in cui si urlava tanto e ci si tagliavano le orecchie nel fango. Ne aveva sentito parlare.
Dettagli pittoreschi.
Sferrava colpi decisi, ma troppo lenti per una come lei. Lui era uno stupido bufalo spaventato e lei era la leonessa, la sua guerra era come una danza. Si piegava all’indietro e gli sferrava brevi colpi fuggitivi, saltellandogli attorno. Lui era un nemico colto di sorpresa. E lei aveva una precisa coreografia.
Colpì dietro il ginocchio. Il sangue le schizzò sulla mano, strappandole un sorriso. Il suo nemico cadde bocconi.


VNuwQpA
Insomma, la vuoi sapere la parte più ironica?


Aveva il fiato corto, ma cercò di non farglielo sentire. Avrebbe rovinato tutto. Lui aveva le pupille dilatate e tendeva la lama in avanti, come se potesse in qualche modo aiutarlo. Il suo sangue le era schizzato sul completo nero e si vedeva appena. Tanti piccoli graffi, niente più. Avrebbe potuto guarire, se lei gliene avesse lasciato il tempo.
Sospirò, scuotendo il capo.


Tanto te la dirò lo stesso, funziona così quando perdi. La cosa più ironica è che non morirai per quello che hai fatto”.


Lo afferrò per il ciuffo che si era lasciato crescere in cima alla testa. Un vezzo ridicolo, da donnicciola. Forse saccheggiava i villaggi per sfogare la frustrazione.


Morirai perché mi fanno schifo quelli come te. E quindi è giusto così”.


La mannaia era un’arma affamata. Si portò via il collo e la testa con un movimento circolare. Regalò una doccia di sangue arterioso che le schizzò sul viso e sui capelli corvini.
Si leccò le labbra, asciugandosi le ciglia con il dorso dei guanti già umidi. Finalmente in qualcosa non l’aveva delusa. Allargò le braccia, assaporando la sensazione che ce ne fosse uno di meno.
La sua morte aveva un cattivo odore. Sorrise di nuovo, beffarda, sperando che, da qualche parte nella dimensione degli spiriti falliti, lui potesse vederla.



CITAZIONE
Scena con Ashel. Si prega di non interrompere.

 
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Ashel
view post Posted on 19/4/2016, 12:13






Quando Braska le aveva ordinato di seguire Molgoth le era stato subito chiaro che non avrebbe avuto alcuna possibilità di rifiutarsi. Un ordine era un ordine, per quanto seccante potesse sembrarle.
Dopo l'assalto di Carsa la Rosa si era stabilita in paese per riprendere le forze, curare i feriti e fare rifornimento di cibo. Il sindaco era ancora nelle mani della rossa e sebbene Cassandra temesse quel che il prigioniero avrebbe potuto rivelare su di lei e sui suoi compagni, non aveva avuto altra scelta che presentarsi dal mezz'elfo per seguirlo in una missione di ricognizione appena oltre la foresta che cingeva il villaggio.
Molgoth era un individuo fastidioso e di rara crudeltà arruolatosi, diversamente dagli altri, di propria volontà. Il suo profilo longilineo e il naso aquilino gli conferivano un aspetto viscido e tutte le qualità della razza prediletta del Nord, dal quale proveniva, erano enfatizzate negativamente dai suoi profondi occhi color ghiaccio.
Tutti sapevano di che cosa era capace. Era un mercenario dai metodi notoriamente spietati, uccideva per il gusto di farlo e obbediva a Braska soltanto in cambio di un po' di divertimento durante gli attacchi ai villaggi in quella regione.
Cassandra, pur non provando per lui la benché minima empatia, non lo biasimava troppo. Esistevano individui capaci soltanto di portare morte e distruzione attorno a sé e una simile capacità sarebbe risultata assai utile alla Rosa, soprattutto in virtù dei suoi scopi finali; quelli a cui Braska aveva accennato tempo addietro, durante una loro breve ma intensa conversazione in mezzo ai fantasmi della foresta.
La primavera nella Roesfalda non era stata gentile quell'anno e durante la notte non aveva fatto altro che piovere a dirotto.
Albeggiava appena quando i due guerrieri uscirono in silenzio sui loro cavalli, mentre la terra trasudava freddo e umidità. Si muovevano nella bruma con movimenti lenti ma decisi mentre le bestie affondavano i loro zoccoli nel fango e l'aria gelida bruciava loro le narici.
Dal tappeto di foglie morte saliva un puzzo insopportabile di marciume e tutta l'aria sembrava essersi imputridita durante la violenta tempesta; i rami spezzati delle betulle conferivano un aspetto decisamente lugubre alla foresta e i loro tronchi feriti assumevano la forma di remote figure spettrali, immobili in mezzo a loro.
Molgoth, davanti a lei, annusava l'aria come un segugio. Un vero animale.
Trovarono la pista unicamente grazie alle sue abilità, quasi stessero cacciando una renna o un cinghiale; non che facesse molta differenza per lui.
Si fermarono di colpo non appena udirono delle voci, poco lontano.
Forse si era trattato del gracchiare dei corvi, o magari di un'allucinazione.
Rimasero immobili a scrutare attraverso gli alberi, guardinghi, scambiandosi uno sguardo d'intesa; ma Cassandra non riuscì a sostenere a lungo quell'occhiata, perché sentì un brivido correrle lungo la schiena mentre si stringeva sconsolata nel mantello di pelliccia ed estraeva lo spadino con un gesto secco, anche se decisamente poco convinto.
Lo impugnò quindi saldamente, come si era abituata a fare.
In quel momento riuscì a sentirlo anche lei: qualcuno li stava osservando dalla boscaglia, silenzioso. Aspettava che facessero la prima mossa, o forse voleva solo farli cadere in una trappola.
Che si trattasse del loro compagno scomparso? Braska non era morbida con i disertori e tutti sapevano che fine facevano una volta rintracciati: il loro cadavere veniva legato a un palo e lasciato marcire al sole, mentre ai corvi era permesso banchettare con le carni putrescenti.
Del resto, chi mai tra quei villaggi di zappaterra avrebbe potuto avere la meglio su un guerriero esperto e feroce, temprato da mesi di violenze e crimini efferati?

Molgoth avanzò un poco cercando di domare il cavallo sempre più nervoso, mentre Cassandra, dietro di lui, ascoltava gli uccelli che si chiamavano tra gli alberi, infastiditi dalla loro presenza.
Entrambi dovevano avere l'impressione di essere stati seguiti; di essersi tramutati, da cacciatori, in prede.
Il mezz'elfo si fece grosso nella sua cotta di maglia e caricò un colpo sulla grossa balestra di faggio: uno strano luccichio gli balenò allora negli inquietanti occhi d'argento, quasi aspettasse quel momento da quando erano partiti.

Un timido sole adamantino apparve, per un istante, nella nebbia.



 
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Red Phantom
view post Posted on 21/4/2016, 22:08




In una foresta come quella, così calma, interrotta solo dal battito di ali lontane. Davanti a quel fiume cristallino che pareva generato dal cielo stesso in una giornata d’inverno. Al centro di un mondo freddo che riusciva ad ingoiare il suo fiato in pochi secondi.


Essere o non essere”.


Con la mano sotto al collo reciso, ancora grondante sangue e brandelli di carne, quella bocca spalancata a nutrirsi di ogni sua parola.
Fece qualche passo attorno a sé, interrogando gli occhi opachi, inclinando un poco il capo per guardarli meglio, fino in fondo, caso mai ci fosse rimasto qualche scampolo di anima.


Essere. O non essere?


Quello era il vero problema, in fin dei conti. Essere, per vivere in un mondo contaminato, appestato da una piaga generata per errore. Centinaia di vermi pallidi che ne divoravano le carni senza lasciargli scampo. O non essere, e perdere la possibilità di fare qualcosa.
Lei era
Non essere
E conosceva perfettamente la sensazione. Priva di amore, di speranze, gettata allo sbaraglio senza altro che una missione quasi impossibile da portare a termine. Si leccò le labbra. Il sapore del sangue era ferroso ma ricco, come quello di un buon vino davanti al fuoco. Le dava un brivido sottile sul palato, quasi fosse frizzante.
Aveva strappato dei capelli, ma il suo trofeo era ancora accettabile. Forse avrebbe potuto impalarlo su una picca e lasciarlo lì, a monito di quelli che sarebbero venuti dopo.


Non siamo soli”.


Le iridi scarlatte scivolarono di lato, ma continuò a dare le spalle alla foresta. Niente movimenti bruschi: anche gli eroi e i guerrieri leggendari possono morire se colpiti troppo presto. Aveva bisogno di capire, ascoltare, temporeggiare.
Rivolse un’occhiata di rimprovero alla testa sempre meno tiepida.
Vengono per te, brutto stronzo.
Non la sfiorò nemmeno per un istante la possibilità di gettarsi nel fiume e scappare o tentare di cercare una via di fuga. Lei voleva di più: voleva il confronto con qualsiasi cosa fosse venuta a cercare la sua vittima. E possibilmente combatterla. E ucciderla.


Chi sei?


Il sole la illuminava, restringendo i contorni sfuocati della sua figura androgina. La voce era piana, perfettamente calma, ma dentro di lei ogni muscolo si tendeva per prepararsi allo scatto.
Essere o non essere, vivere o morire, in quelle terre dove ancora nessuno conosceva il suo nome e tutti l’avrebbero dimenticata. Un cadavere vicino ad un altro, privati entrambi di colpe meriti.
Disgustoso.
Inaccettabile.


E cosa vuoi”.


I passi erano sommessi, ma chiaramente udibili per chi avesse abbastanza istinto. E non erano quelli di una persona sola. Dovevano essere almeno in due, ma uno sembrava essere più distante. Forse poteva avere ancora qualche vantaggio sfruttando l’elemento sorpresa.
O forse sarebbe stato meglio buttarsi a capofitto nella mischia. Una sensazione di calore improvviso le risalì lungo le gambe.


 
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Ashel
view post Posted on 24/4/2016, 13:43






La ragazza aveva un'aria decisamente tetra.
Sembrava in preda a una qualche forma di delirio esistenziale, fatto abbastanza comune tra i pazzi sanguinari in crisi d'identità - ne aveva visti a bizzeffe tra i ranghi della Rosa e con il tempo aveva imparato a non dare loro troppo peso.
D'altro canto Molgoth la squadrava da capo a piedi senza dire nulla, quasi stesse pregustando la sua nuova preda. Non dava affatto l'impressione di aver abbandonato il piano originale, quello cioè di tornare a Carsa con un cadavere infilato in una picca: che si trattasse del loro compagno o di qualcun altro non aveva molta rilevanza.
Di Haggar non restava poi molto e Cassandra non aveva alcuna intenzione di rischiare l'osso del collo per la carcassa di una simile canaglia.
Aveva incontrato un nemico più spietato e più forte di lui e aveva fatto una brutta fine: non c'era altro da dire.
Se si fosse attenuto ai piani ora sarebbe stato in qualche baracca a farsi una delle tante prostitute di Carsa, a godersi la vita; invece aveva preferito fare di testa sua e ci aveva rimesso le penne.
Sia nel caso di piccoli borghi che di singole abitazioni sperdute nei boschi, la regola era di compiere gli assalti sempre in compagnia di altri mercenari: quelle erano foreste pericolose, non si poteva mai sapere a quali pericoli si sarebbe potuti andare incontro spostandosi da soli.

- Sono un amico del tizio che hai ucciso. - sibilò il mezz'elfo, puntando la balestra contro di lei.

- Amico... - fece allora lei, schernendolo. - Insomma, non esageriamo.

Molgoth non diede segno di averla sentita o forse preferì ignorarla.
I mercenari della Rosa erano legati gli uni agli altri da legami che definire primordiali era un eufemismo e lui lo sapeva bene; la voleva uccidere solo per il piacere che ne sarebbe derivato, non certo perché era giusto, o necessario.
Di sbandati in cerca di vendetta ne avevano incontrati tanti, ma nessuno come lei.
Non aveva l'aspetto di una villana, né tantomeno di un soldato: doveva essere una vagabonda.
Ma perché immischiarsi in faccende che non la riguardavano affatto, come il pestaggio di una famiglia di contadini, lo stupro di una giovane donna o qualsiasi altra cosa stesse facendo quel bastardo di Haggar nella foresta?

- Mmmh, una come te sarebbe perfetta per la Rosa.

Il guerriero avanzò ancora mentre il cavallo dava chiari segni di nervosismo.

- Dipende sempre da dove pende l'ago della sua moralità.- replicò Cassandra, guardandosi bene dal seguirlo.

- Non nella giusta direzione, immagino.

I due si fronteggiavano e sarebbe bastato un semplice gesto perché uno di loro venisse decapitato o trafitto da una freccia.
Ma, in fondo, a lei cosa importava?
Non c'erano testimoni, nessuno avrebbe potuto raccontare com'erano andate davvero le cose.
Braska l'avrebbe torchiata per un po', ma non avrebbe perso troppo tempo attorno alla condotta di Molgoth. Le attenzioni della rossa erano rivolte a tutt'altre faccende, non ultimo i misteriosi giochi di potere tra la misteriosa Iceheart e chi intendeva forse prenderne il posto: di lui non interessava a nessuno.
Che si ammazzassero pure tra loro. Lei sarebbe scappata a gambe levate, qualunque fosse stato l'epilogo di quello sfortunato incontro.
Non aveva niente da spartire con Molgoth e le sue manie sanguinarie.

 
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Red Phantom
view post Posted on 1/5/2016, 16:22




Erano in due.
Piuttosto confusi.
I compagni dell’uomo che aveva ucciso. Poco più che briganti. Uno le puntava l’arco addosso, faceva le domande, pareva essere il capo. Era anche quello con più probabilità di morire. Cercò dentro di sé il desiderio di versare altro sangue, il solletico sotto la gola, sintomo della fame di morte che la contraddistingueva. Le parve di essere sazia.
Bugia ~
O forse interessata a quegli sconosciuti.
Lasciò cadere la testa mozzata a terra, dimenticandola all’istante. C’era qualcosa di più succulento con cui giocare. Una sfida contro la morte, con il rischio che uno di loro la colpisse in qualsiasi momento.


- Non nella giusta direzione, immagino.


Davvero, non immagini quanto ~
Il capetto pareva deciso a farla fuori. Lo capiva dai suoi movimenti, da quella luce negli occhi
che le ricordava la propria.
Era quasi certa che non si sarebbe fermato, non si sarebbe lasciato sconfiggere dalla paura. Contava che lui perdesse il controllo e la caricasse. Che la sfidasse, tentando di spezzarla con la forza bruta. Dopo tutto, forse, aveva davvero ancora fame.


Se sei come il tuo amico, la tua Rosa potrà sciacquarsi le palle nelle vostre due bocche dopo che avrò mozzato la testa anche a te ~”.


Un sorriso ferino le si disegnò sul volto, illuminandole gli occhi di una luce folle. Ma non si mosse, non fece il primo passo. Voleva provocarlo, prendendosi tutto il tempo, rendendolo colpevole di essere saltato in avanti. Voleva tagliargli la lingua e rimandare indietro solo quella, lanciando le due teste nel fiume per guardarle scorrere a valle.
Ma soprattutto voleva leggere l’orrore nell’altra brigante, quella che sembrava capitata lì per caso.
Si rivolse a lei, sogghignando, assaporando lo smacco che l'altro avrebbe subito


Vattene e portati via la tua bimba. Se corri veloce tra poco potrai farti cavalcare da qualcosa di meno puzzolente di questo qui”.
Socchiuse gli occhi. Affondare le parole le suscitava un piacere insufficiente.
Lo diceva sempre il mio paparino”.


Bugiarda. Ops.
Non era certa che il guerriero si sarebbe offeso, non conosceva le loro abitudini di barbari e cosa nascondessero sotto l’armatura e le pelli. Ma era quasi certa che certi codici fossero universali. Come andarsene in giro con una compagna che non sembrava particolarmente adatta per la caccia. Sono enormi rappresentazioni della
Stupidità
Semplicità umana.
Stupidità ~
Si piegò leggermente sulle ginocchia, mentre aspettava una risposta che non avrebbe tardato. Ne era assolutamente certa.


 
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Ashel
view post Posted on 7/5/2016, 16:06






Nessuno dei due diede segno di voler fare la prima mossa, cosicché rimasero tutti quanti a studiarsi a vicenda fino a quando non fu Cassandra a spezzare la tensione con un violento colpo di tosse.
Quella scena le ricordò vagamente i lunghi silenzi imbarazzati che accompagnavano sempre le riunioni famigliari nella sua casa a Oltremare; sua madre non le rivolgeva più la parola da anni mentre lei aveva deciso di fare lo stesso con la sorella, rendendo la normale comunicazione tra parenti un fatto a dir poco macchinoso: potevano volerci settimane per recapitare un messaggio, o rispondere a un invito informale.
Era chiaro che Molgoth, avendo fiutato la pericolosità della loro avversaria, non intendesse rimetterci le penne.
Forse aveva capito di non avere possibilità contro di lei, o più probabilmente stava solo aspettando il momento migliore per colpire.
Comunque fossero andate le cose, Cassandra si sarebbe limitata a fuggire e a lasciare che uno dei due incontrasse il suo destino in quell'umida mattinata primaverile.

- Non sarebbe meglio abbassare le armi? - fece allora verso il compagno. - Hakkar è morto e noi non abbiamo niente da fare qui.
Quanto a noi, signorina
- riprese, solo dopo aver scoccato un'occhiata torva alla giovane. - non siamo certamente della sua stessa risma. Hakkar era un buffone. Noialtri, qui, siamo molto più assennati di lui: lo dimostra il fatto che non ci siamo ancora avventati sulla vostra persona andando incontro a morte certa.

Molgoth, nel frattempo, si era voltato a guardarla.
I suoi occhi iniettati di sangue non facevano presagire nulla di buono; ma era anche vero che gli avevano dato della femminuccia mettendo in discussione quelle abilità guerresche di cui andava tanto fiero.

- Andarcene? - fece allora, verso di lei. - Il divertimento è appena cominciato.

- Molgoth, ti prego di considerare...

Scoccò un dardo verso la sua avversaria, per poi estrarre uno stiletto dalla manica della casacca e avanzare nella sua direzione con il chiaro intento di pugnalarla al petto.

- Come non detto.

Non sapeva chi tra i due avrebbe avuto la meglio.
Per non saper né leggere né scrivere decise di afferrare le redini, far girare il cavallo e guadagnare alla svelta una distanza sufficiente a farla sentire al sicuro.
Ma qualcosa andò storto, perché la gracile bestia che le aveva dato Dagshort, visibilmente malata e ancora piuttosto malmessa in seguito allo scontro con la manticora, incespicò negli arbusti e disarcionò violentemente la povera sirena, che rovinò a terra in seguito a un impietoso volo dalla sella.
Dopo essersi rotolata nella melma come un verme, Cassandra si rimise in piedi a fatica, sentendosi ridicola. Era probabile che Molgoth fosse già morto, oppure che, avendola vista fuggire, volesse darle il pan per focaccia per averlo tradito.
Saranno anche stati una compagnia di briganti sanguinari ma certe cose, come appunto abbandonare un compagno durante un attacco, andavano pur sempre evitate.
Estrasse lo spadino dal fodero di cuoio, ancora piuttosto intontita dalla caduta.

- Su, su... Cerchiamo di ragionare! - esclamò, chiaramente spaventata.


 
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Red Phantom
view post Posted on 11/5/2016, 00:31




La freccia si staccò dalla balestra, facendole nascere in un angolo della mente una serie di metafore che forse lui avrebbe gradito.
Così rozze.
Ma quando il suo corpo si era lanciato di lato con una piroetta aggraziata non aveva ancora finito di sorridere. Si molleggiò sulle ginocchia, rivolgendogli un sorriso provocatorio.


Sei così…soddisfacente”.


Se lo sarebbe mangiato boccone dopo boccone, con quel suo piccolo coltello come stuzzicadenti. Se lo sarebbe rigirato tra le labbra piano piano, assaporandolo tutto
il piacere della vittoria.
E alla fine avrebbe schioccato la lingua come nelle peggiori bettole.
Tch.
Ma mentre lui si avvicinava lei si accorse che la sua compagna era fuggita. Un bel rispetto per la fratellanza tra briganti cattivoni. Trovò quel dettaglio, con il culo del ronzino che si allontanava alle spalle del guerriero senza paura e pieno di barbaro onore, particolarmente divertente. Quasi le strappò una risata.
Rovinando tutto.
Improvvisamente aveva meno voglia di versare il sangue di quell’idiota che tanto, comunque, avrebbe finito per perdere. E voleva lanciarsi su quella ragazzina, atterrarle sulla schiena e leccarle le orecchie per capire che sapore avessero i pusillanimi
i traditori
l’umanità.
Le voleva sussurrare che era stata saggia, ascoltare il suono disperato del suo sudore che la bagnava, lo sciaguattio imbarazzato dell’urina che le imbrattava le belle brache da malfattore. E lasciarla lì, immersa in quel tepore da brutto sogno.


Senti, amico, abbiamo poco tempo, mh?


Lui era così vicino che sicuramente avrebbe tentato presto di colpirla. Quindi doveva
spezzargli un braccio
agire in fretta. Aprì la mano, flettendo le dita con un rumore di ossa stiracchiate che le piacque particolarmente.


Se ci metti ancora un po’ quella dirà che ti ho ucciso e nemmeno verranno a cercarti per seppellirti”.


Perché è questo che ti meriti.
Ma non si sarebbe persa lo spettacolo per qualche sciocco scrupolo morale. La donna che le aveva afferrato le caviglie aveva già avuto la sua vendetta.
Almeno un po’.
Non bisognava essere egoisti.




 
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Ashel
view post Posted on 14/5/2016, 14:29






Per Molgoth non c'era più molto da fare.
Era ancora vivo e anche piuttosto energico, ma Cassandra sapeva, lo sentiva, che contro di lei avrebbe perso.
Non si sarebbe fermato e si sarebbe fatto ammazzare.
Tanto peggio per lui.

- Nessuno lo verrà a cercare. Dirò io quel che serve. - disse lei in risposta, quasi stesse dalla stessa parte della vagabonda. - Ma visto che entrambi non vedete l'ora di menare le mani non vedo perché dovrei impedirvelo.

La verità era ben diversa.
Ne aveva piene le palle di assassini e tagliagole. Lei era una sirena per bene.
Un'accademica. Una studiosa.
Un'ambasciatrice.
Per chi l'avevano presa? Per la versione femminile di un gladiatore?
Uccidi tutti quelli che riesci e poi sarai salva?
C'era poco da scherzare; molti, tra i più avventati, ci avevano lasciato la pelle in quella dannata foresta.
I piedi sprofondavano nel fango e non era facile muoversi con sufficiente destrezza tra gli arbusti e le foglie morte: una fuga sarebbe stata impossibile.

- Brutta puttana... - mormorò il mezzelfo, cercando di menare qualche altro fendente con il suo stiletto. Mirò al petto, al volto, alla spalla. Così, a casaccio. - Con chi credi di parlare?! Eh?!

Aveva evitato i suoi attacchi ma credeva tutto sommato di avere ancora una possibilità di avere la meglio.
Che ingenuo.

- Ti toglierò quel sorriso del cazzo dalla faccia!

- Quanto ardore! Si può sapere, più che altro... - riprese lei, in direzione della donna. - ... per quale ragione avete deciso di uccidere quel disgraziato? Era un picchiatore, lo so, un poco di buono. Ma ucciderlo in quel modo... - fece spallucce. - ... è proprio da animali.

Ridacchiò, quasi non si rendesse conto della situazione in cui si trovava.

- Detto da me, poi...!
Tutto questo tempo in mezzo a questi pezzenti... Devo aver dimenticato le buone maniere.


Abbassò la spada e la ripose nel fodero.
Una mossa azzardata, era vero; ma in fondo sperava che la giovane si sarebbe saziata con il suo compare.
Anche se si dava tante arie da dura era chiaro che il ruolo da pericolosa e instabile assassina psicopatica fosse solamente una copertura. Per che cosa poi, non era dato saperlo.
In una situazione come quella, comunque, Cassandra era certa di avere la meglio. Con la spada se la cavava proprio male, ma con le parole ci sapeva fare.

- Molgoth, lascia perdere e torna indietro. Prendi il cavallo e andiamo a casa.
Lasciamo questa signorina alle sue incombenze.


 
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Red Phantom
view post Posted on 18/5/2016, 21:55




Per un attimo aveva seriamente sperato che si sarebbero azzuffati tra di loro, in una scenetta da teatro dei burattini. Guardate, bambini, i
bambini
cattivi si picchiano. Ma non siamo migliori non dobbiamo imitarli. Noi siamo i buoni, stiamo a guardare.
È più divertente.
E invece quel mercenario pareva sapere le regole del gioco. Aveva fiutato un obiettivo alla sua altezza e sembrava deciso a non desistere. Sospirò mentre evitava i suoi colpi.
Troppo lenti
per la migliore guerriera che quelle terre avessero mai visto. Iniziava ad essere stanca. Allargò le braccia, si chinò, guardò la lama dal basso, spingendo il collo all’indietro. Una sorta di danza, la sua, più antica della sua stessa esistenza. Una danza volgare, sanguinaria, affamata.


- è proprio da…animali.


Sorrise, un sorriso divertito che per poco non le mozzò il fiato in una risata. Spalancò gli occhi, mentre la pupilla si abbracciava in uno spillo scuro.
Animali.
Proprio quello che avrebbe potuto pensare lei. Animali
Animali
A n i m a l i.
Ne aveva visti una volta, appesi fuori dalle porte di un contadino. Grossi, grassi maiali scuoiati con la testa penzoloni. Il sangue colava a terra in gocce rapprese. Dolciastre.
Ne aveva visti poco tempo prima, nel villaggio saccheggiato, inchiodati dalle frecce alle pareti di legno. Le bocche spalancate in una supplica, le mani aggrappate dove potevano. Piccoli, rattrappiti esseri umani senza dignità.
E aveva trovato quello spettacolo
Delizioso
Un’ode alla distruzione che tutti quanti, indistintamente, meritavano.
Ma quella ragazzina aveva colto un punto essenziale.


La tua amica ha ragione”.


Non era meglio di tutti loro, ma era riuscita ad interessarla. E divertirla.
Meritava di morire, eppure lei era quasi sazia. Non aveva tutta quella voglia di divertirsi ancora.
Non avrebbe mai avuto una redenzione – erano tutte palle per preti quelle – ma poteva vivere e fare ancora qualche battuta divertente sullo zoo che si affannava in quei boschi.


Mi stupisce solo che se ne vada in giro con un porco come te”.


Inaspettatamente, afferrò il polso dell’uomo chiamato Molgoth, torcendolo fino a sentire scricchiolare le ossa. Si avvolse su di lui, per poi stringerlo indietro. Aveva messo la forza appena sufficiente a farle stringere le labbra, nemmeno a corrugare la fronte.
Era ora di finirla con i giochetti. Stava rinunciando al suo
Bocconcino.
E nemmeno avrebbe saputo dire perché. Forse davvero ai predatori sazi manca l’inventiva. O forse voleva un dessert mai assaggiato prima.


Ringrazia questa ragazzina e vattene a pisciare la tua miseria lontano da me, bestia”.


Balzò indietro, le mani sui fianchi. Il sangue ai loro piedi era sangue freddo ma non ci sarebbe voluto niente a renderlo più tiepido.
Il sangue negli occhi di lei era la tinta della follia.


E tu, sorellina, considerati fortunata
Non capita a tutti di sopravvivere
Ma ricordati: non conta come muoiono
Conta ucciderli.
Non importa quanto crederai di essere una guerriera onesta e pietosa. Che siano in armatura o briganti
Sono tutti la stessa merda
”.


Compresa me.
Ma questo non lo aggiunse. Altrimenti avrebbe dovuto ucciderli entrambi.
Questione di coerenza.
Perché li stava lasciando fuggire. Una vocina nella testa la stuzzicava a darsi una spiegazione. Scosse il capo con forza. Stava forse provando
Pietà?
Rabbrividì.
Che dura la vita degli eroi, sempre a porsi terribili interrogativi.
Con tutto quello stupido senso del dovere e mai un po’ di
Divertimento.


 
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