Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Sotto un nuovo sole; Plaakar

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view post Posted on 6/5/2016, 19:08
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— Qashra; Palazzo del Governo —



Le porte della sala d'assemblea si richiusero alle sue spalle, sigillandolo fuori dalla mente sempre in fermento del Sultanato. Jared Miraak ne approfittò per fermarsi un attimo prima dell'uscita, prendendo un profondo respiro.

« Fammi indovinare... » una voce invecchiata dall'alcol e dal tabacco riecheggiò da qualche parte nell'ombra del corridoio « ...i grassoni bastardi ti hanno scaricato tutto sul groppone. Di nuovo. »

La tenebra si plasmò in una figura tarchiata di nano, in un volto segnato da disavventure e scelte di vita poco sagge.

« Perspicace come al solito, Serat. »

Commentò di fronte a quel ghigno, vorace in una maniera a lui tristemente familiare. Non avevano molto in comune a livello personale, ma lui e Serat ne avevano passate assieme - imprese rischiose e mal pagate; la differenza era stata tutta nel modo in cui ne erano usciti, perché sì - a dispetto di quanto piaceva pensare il successo poteva essere un'arma a doppio taglio. Non che nessuno di loro fosse mai diventato famoso o si fosse trovato magicamente pieno di danari; ma quando alcuni dei vecchi consiglieri del Sultano solevano richiamarti al primo sorgere di una complicazione nelle arterie più selvagge dell'Akeran, allora significava che una buona impressione l'avevi lasciata.

« Visto che sei qui, azzardo anch'io una deduzione: ti hanno chiesto di accompagnarmi, giusto? » le spalle dell'interlocutore si gonfiarono sotto la casacca di seconda mano « Chi altri dovevano chiamare? Io e te ci intendiamo bene; è nel loro interesse mettere in carica gente che sa il fatto suo. » Jared fece qualche passo in avanti, raggiungendolo « La verità è che ci hanno convocato esclusivamente perché si aspettano che due veterani come noi gli risolvino il problema da soli. » sentenziò con asprezza « Hai dato un'occhiata alla lista? »

Cacciò fuori dalle tasche alcune scartoffie e gliele rese bruscamente; il nano però non le prese, si limitò a osservarle con l'unico occhio buono che gli restava.

« Ovviamente no. » anticipò la risposta che rimase sulle labbra dell'altro « La metà di questa gente è composta da raccomandati di membri del consiglio, o famigliari del nostro investitore privato - che peraltro ha avuto la premura di insistere più e più volte sulla necessità di limitare le spese dell'operazione. Nell'altra metà invece abbiamo degli incapaci alle prime armi, raccattati solo perché a buon mercato. Ora quindi ti chiedo - » incastrò lo sguardo nel suo « -- come dovremmo fare secondo te a colonizzare la parte peggiore del Plaakar con questa marmaglia, e con a malapena i fondi necessari a comprarci l'attrezzatura? Hai idea di quanta gente ci abbia già provato prima di noi, in migliori condizioni? Di quanti ci siano riusciti? »

Si trattava poco più di una domanda retorica; entrambi avevano avuto la loro personale fetta d'esperienza in merito. Un altro dei motivi per cui quel giorno si trovavano in quel palazzo invece che a farsi gli affari propri in qualche bettola.

« A me non frega un cazzo. » rispose Serat strofinandosi il nasone dalle vene scoppiate « L'importante è che portiamo a casa la pelle. Siamo stati pagati in anticipo, e piuttosto bene una volta tanto! »

Jared si rimise i fogli in saccoccia, trattenendosi dallo scagliarle per aria. Si sentiva preso per i fondelli, e benché la presa di posizione del collega fosse del tutto comprensibile finanziariamente parlando, lo stagionato esploratore in lui aveva ben più di qualche dubbio sulla possibilità di uscire sano e salvo da quella trappola che erano le giungle meridionali. Non in quelle condizioni. Ma del resto che poteva fare? Aveva pur bisogno di mangiare, e risolvere problemi con bestie e piante era l'unica cosa che sapeva fare bene. Se tutto fosse filato liscio si sarebbe potuto sistemare per almeno un paio d'anni.

« Lasciamo perdere. Non è che abbiamo libertà di scelta in merito in ogni caso. Diamoci una sbrigata piuttosto, ci sono dei preparativi da fare. »

Il nano gli fece un cenno d'assenso, esibendo sotto i baffi grigi un sorriso che a dispetto delle intenzioni appariva molto poco rassicurante

« Non ti preoccupare vecchio mio; vedrai che andrà tutto bene e saremo a casa nel giro di qualche mese con le tasche piene e un altro successo di cui andar fieri. »


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— Giungle del Plaakar; Diverse settimane dopo —



La spedizione si era rivelata essere un disastro sin dalle prime battute. Miraak era partito da Qashra con circa una cinquantina di uomini e donne, e ora non gliene restava che la metà, di cui praticamente tutti col morale sotto le scarpe. La foresta non aveva ceduto il passo tanto facilmente, proprio come si aspettava; ma l'inesperienza degli esploratori che gli erano stati assegnati era costata cara a tutta la squadra. Alcuni di loro si erano persi nella vegetazione senza far più ritorno, probabilmente sbranati da qualche bestia o caduti in qualche fossa; altri erano fuggiti con parte dei viveri e delle provviste una volta realizzata la piega che stava prendendo la situazione. E non era che l'ultimo dei suoi problemi.

« Come sta Janet? » al suo fianco, vicino al tavolaccio su cui aveva spiaccicato una vecchia cartina della zona, gli rispose una giovane donna « Male. »

Rowena - di madre umana e padre orco; la sua eredità paterna si manifestava in una massiccia muscolatura e un grugno un po' troppo sporgente perché potesse risultare attraente alla maggiorparte dei suoi colleghi. Miraak non aveva ancora ben afferrato che cosa facesse per vivere, ma stava lì con loro per via della sua esperienza sul territorio. A giudicare dal suo vestiario abituale e dai modi selvatici, non si sarebbe sorpreso nel venire a sapere che aveva degli amici in qualche tribù locale.

« Salinas dice di non avere idea di che genere d'insetto l'abbia punta, e di non poter quindi somministrare l'antidoto adatto. »

« Porco di un diavolo! » si sfogò sbattendo una mano sul legno, così forte che metà dell'accampamento si voltò a guardarlo « Che razza di medico è? Se quella vecchia schiatta nella sua tenda, che dovremmo fare poi noi con le rovine? »

L'attempata accademica di cui stavano discutendo era invece l'unica esperta di antica cultura Maegon fornita loro dal generoso finanziatore, e benché avesse tutta l'aria di saperla davvero lunga sull'argomento - abbastanza da andare avanti a chiaccherarne per ore ogni sera - era stata sfortunatamente morsicata da qualcuna delle tante bestiole che infestavano il Plaakar, e ora rischiava seriamente di rimetterci le penne.

« Che ne è della squadra che ho mandato a controllare i sentieri occidentali? »

Jared cambiò discorso. Cercò di ricomporsi, e prese a massaggiarsi la fronte; i capelli biondi gli scintillavano di sudore.

« Non mi dire che sono spariti anche loro, per favore. »

« Ti piacerebbe, vecchio mio. »

Cercò con lo sguardo l'origine della voce, e vide Serat sbucare dal fogliame - accompagnato da un manipolo di uomini e uno sciame di zanzare affamate. Il nano le scacciò con le mani tozze, sputando qualche imprecazione prima di farsi avanti.

« Ebbene? » gli chiese con impazienza « Ebbene siamo nella merda fino al collo. » Serat lasciò cadere il cappello di tela sopra alla mappa, esponendo il capo spelacchiato « I vecchi sentieri non ci sono più, dovremmo riaprirci un varco ma potrebbero volerci intere settimane prima di raggiungere le rovine che ci interessano. Questo dando per scontato di avere in testa la direzione giusta verso cui muoversi, ovviamente. »

Jared non fu lieto di sentirselo dire, e non fece nulla per nasconderlo.

« Perfetto. » grugnì sarcastico « Che altre opzioni ci restano? »

« Beh -- » il nano esitò per un attimo, grattandosi la testa « - ci servirebbero più uomini, magari che sappiano quello che fanno. Non dovrebbe essere troppo complicato ingaggiare qualche guida locale per battere la terra giusta e un po' di braccia aggiuntive per sfoltire le erbacce. Il problema sono i soldi con cui pagare questa gente. Lo sai meglio di me che eventuali spese aggiuntive non sarebbero ben recepite a Qashra. »

Intuì che il suo compare aveva altro da aggiungere, dunque attese - squadrandolo con aria truce come a invitarlo a darsi una mossa.

« Oppure, molto semplicemente, appicchiamo fuoco a questa fottuta foresta e ci apriamo una strada in un decimo del tempo e senza cacciare un soldo. »

L'unica reazione che gli cavò una così strampalata proposta fu un'alzata di sopracciglio, ma Rowena la prese decisamente peggio. Gonfiò le guance e sgranò gli occhi come se avesse appena udito una terribile bestemmia.

« Cosa?! Ma tu sei pazzo! » esclamò inalberata « Hai una vaga idea dell'assurdità della tua proposta? Questa giungla è piena di animali e di piante uniche nel loro genere; quello che stai proponendo è di condannarli tutti a morte per saltare qualche settimana di lavoro! » Serat si fece di un passo indietro di fronte all'aggressività della donna, che nel mentre aveva iniziato ad agitare le braccia coperte di ninnoli « Senza contare la gente che ci abita in questo posto! Per le comunità indigene la giungla è fonte di sostentamento, se non addirittura qualcosa di sacro! Vuoi trovarteli tutti alla gola? O progetti magari di sterminare anche loro? »

Serat portò le mani avanti a sua difesa.

« Hey, hey! Vedi di darti una calmata, senòra! Io ho solo dato la mia onesta opinione. A chi vuoi gliene freghi di quattro selvaggi del cazzo? Scommetto quello che vuoi che è colpa loro se i nostri cacciatori son spariti nella foresta; quegli animali se li saranno mangiati vivi, te lo dico io. Tanto meglio se li facciamo sparire. Ti ricordo che non siamo solo qui a caccia di rovine, il Sultanato vuole che si metta questa regione in regola e che la si renda sicura. »

« Bel modo di farlo! Radendo al suolo un'intera foresta! » Rowena serrò la mascella e si rivolse al capo della spedizione « Capo, non può davvero prendere in considerazione una simile proposta... »

Jared non rispose immediatamente. Fece spaziare lo sguardo fra le tende, passando in rassegna mentale tutte le possibili opzioni che aveva a disposizione. Incendiare la vegetazione era senza dubbio una scelta d'azione brutale, ma anche potenzialmente molto efficace; i soldi che non avrebbe speso reclutando una più efficiente forza lavoro gli sarebbero potuti servire più avanti, una volta localizzate le antiche rovine Maegon che si dicevano essere nell'area. Senza contare che sarebbero stati in anticipo sulla tabella di marcia così facendo, risparmiando ulteriormente su viveri e stipendi. Certe volte il progresso richiedeva dei sacrifici. Non desiderava però prendere una scelta di cui si sarebbe pentito in futuro; del resto chissà quali conseguenze avrebbe potuto avere a lungo termine sul territorio. Il tempo stringeva e doveva decidere...


CITAZIONE
Benvenuti alla quest che interesserà i cambiamenti nel Plakaar relativamente a "sotto un nuovo sole"! Prima di passare alle votazioni, un po' di contesto: Jared e Serat son due esploratori veterani a cui è stata assegnata la duplice missione di piazzare delle fondamenta per la colonizzazione del Plakaar, e localizzare alcune vecchie rovine Maegon nella foresta (il finanziatore è privato, e dunque è facile intuire che dietro questa seconda richiesta ci siano ragioni lucrative). Il problema è che la maggiorparte del team che è stato loro assegnato - e su cui non hanno avuto voce in capitolo - è composto da gente inesperta e/o raccomandata dalle alte sfere, il che complica ulteriormente un compito di per sé già non facile. Sin dalle prime settimane sono sorti molti problemi, alcuni dei quali accennati nel post, e che hanno portato a un rapido sfoltimento della forza lavoro a disposizione dei due. In qualche modo però devono pur portare avanti il lavoro, ed è quindi che veniamo alla prima scelta, piuttosto semplice per questo primo turno:

a) Jared decide di seguire il consiglio di Serat e dar fuoco alla foresta, così da liberare rapidamente una strada e senza costi aggiuntivi;
b) Jared decide di seguire il consiglio di Rowena, e assoldare guide e lavoratori locali per aprire nuovi sentieri nella giungla.

A voi la scelta. La scadenza è fissata per il 12 Maggio.

 
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view post Posted on 12/5/2016, 12:19
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« Questo è ciò che rimane di noi: vecchie rovine e polverose reliquie. »

Nelle tenebre il fruscio delle vesti e dei ninnoli era il sol suono ad accompagnare i loro discorsi. Più lontano, nell'ignoto, v'era appena un accenno di qualcos'altro, l'eco soffuso di svariati movimenti. Ma era troppo distante per farvi caso. Continuarono ad avanzare nel labirinto.

« Per così tanto tempo abbiamo nutrito la nostra ultima speranza... » proseguì « ... che quando l'abbiamo vista disfarsi dinanzi ai nostri occhi, ci siamo sentiti perduti. Ci siamo interrogati sul significato del nostro passato; ci siamo fatti domande sul nostro futuro. » si lasciò scappare un sospiro greve di sogni infranti « Molti hanno ceduto allo sconforto. »

Gli occhi arancioni del rettile guizzavano occasionalmente dal bagliore della torcia che stringeva tra gli artigli, alla figura avvolta dalla penombra che poco dietro lo seguiva docilmente. In parte vi si poteva leggere eccitazione; in parte paura.

« Mi chiedo come reagiranno al sapere di non essere rimasti soli... »

Si fermarono in prossimità di una frazione di parete che non sembrava avere nulla di diverso dal resto delle viscere dello ziggurat.

« ...e mi chiedo con ancor più ansia se il tuo arrivo abbia un significato particolare, in questo momento di difficoltà. »

Il maegon fece un gesto con il braccio e le mattonelle svanirono in uno sfrigolio arcano, rivelando un passaggio.

« Avete già la risposta al vostro quesito. » per un istante rimasero a guardarsi alla tremula luce della fiamma, in silenzio « Vi prego, portatemi dagli altri. »

Svanirono nel buio profondo.


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— Villaggio nella giungla, un paio di settimane dopo —



Svariati giorni, monete e morti dopo, la spedizione giunse a uno strano snodo tra i labirinti del Plaakar. Si trattava di un piccolo villaggio edificato nel mezzo di piante e arbusti; poche baracche di fortuna, perlopiù flagellate da fessure nei tetti e nelle rudimentali palizzate che le sostenevano. Di per sé non aveva niente di interessante: la vera sorpresa l'avevano trovata negli abitanti. Inizialmente gli esploratori avevano esercitato cautela nei confronti della possibile minaccia, ma ben presto era apparso chiaro che quegli umanoidi dallo sguardo vacuo erano tutto fuorché pericolosi. Si era accesa una discussione sulla loro possibile identità. C'era chi pensava fossero una delle tante tribù d'indigeni che abitavano nella foresta, e di cui il vecchio Serat aveva ben poca considerazione - come aveva già avuto modo di esprimere; giravano nudi, solo pochi di loro armati con bastoni appuntiti, e presentavano sul corpo alcuni cenni di strane mutazioni fisiche, come squame sottili, frammenti d'ossa sporgenti, addirittura piccole code e corna.

« Frutto del seme del Baathos! » aveva gridato qualcuno con gli occhi iniettati di sangue « Portatori di sventura! » qualcun'altro aveva reiterato con gestacci scaramantici « E ci mangeranno le budella di notte, mentre riposiamo! » uno dei più tragici aveva infine profetizzato.

La verità pero era che quei selvaggi non facevano altro che dormire. Le poche volte che non se ne stavano sdraiati all'ombra di qualche albero, o rannicchiati nelle capanne fatiscenti, ciondolavano apparentemente senza meta, ignorando del tutto la presenza estranea. Di rado alcuni di loro sparivano nella foresta per poi tornare diversi giorni dopo. Nessuno aveva idea di dove andassero e a fare cosa. I più coraggiosi fra gli aspiranti colonizzatori s'erano fatti avanti per cercare di comunicare, di comprendere, ma quelli non reagivano manco quando venivano toccati, neanche quando si cercava di sottrarre loro gli occasionali utensili che stringevano fra le dita. Si arrendevano al minimo cenno di resistenza, salvo poi riprendere i propri compiti non appena era loro possibile. Parevano a tutti gli effetti dei fantocci privi di volontà propria. Così Jared aveva dato l'ordine di lasciarli stare, e di continuare come nulla fosse. Del resto, si era detto, non stavano interferendo con i piani del Sultanato.

Tuttavia, nel giro di qualche notte passata in compagnia di quella strana gente, fu costretto a cambiare idea. I lavoratori cominciarono prima a innervosirsi, e poi a manifestare apertamente la loro ostilità nei confronti della decisione del capo della spedizione. Da lì a poco sorsero i primi problemi. Sospette percosse ai danni degli indigeni, dispetti, aggressioni ingiustificate; il culmine si raggiunse con un omicidio. Una donna, una delle più ferventi contestatrici della scelta di Miraak, aveva tagliato la gola a uno dei mezzosangue, giustificandosi dicendo d'esser stata vittima di una tentata violenza carnale. Nessuno ci credette veramente, ma la mancanza di prove non fermò i superstiziosi dal cogliere la palla al balzo e richiedere un'immediata presa di posizione. Non ci era voluto un genio per capire che la situazione non poteva andare avanti in quella maniera, e Jared era stato costretto a dare disposizioni per catturare e studiare uno di loro; e ciò significava - sciaguratamente - darlo in mano a Salinas.

« Allora? Si può sapere che cosa c'è che non va in questa gente? »

Jared non aveva il benché minimo rispetto nei confronti del medico che gli stava davanti, e non si preoccupava di celarlo; non solo per via degli ultimi avvenimenti, che l'avevano teso come una corda di violino e reso ancor meno amichevole del solito, ma anche perché la vecchia accademica poi era schiattata sul serio. Un'altra buona ragione per sospettare della bontà della laurea di quel tale, se davvero tutti gli altri morti d'avvelenamento e malattia non erano stati già abbastanza.

« E io come faccio a saperlo? » gli sbrottò in risposta mentre esaminava gli occhi della sua cavia « Sono un dottore, capo, non un indovino. »

Salinas non aveva l'aspetto di un uomo di medicina; bell'imbusto di famiglia nobile, era un giovane dai tratti cesellati e con due braccia così muscolose che sicuramente sarebbero state più a loro agio nello sventolare un martello da guerra piuttosto che bisturi e pinzette. La sua presenza fisica però non avrebbe trattenuto Jared dal mettergli le mani addosso ancora a lungo se avesse continuato a manifestare una così fastidiosa strafottenza; per fortuna il suo vecchio amico Serat giunse in soccorso prima che le cose degenerassero. Se così si poteva dire.

« Ascoltami bene, Doc- » iniziò con voce incrinata dall'irritazione « -- forse non ti è chiaro, ma gli uomini qui sono a un passo dall'insubordinazione. Sono spaventati, credono che questi selvaggi... » e indicò con poca considerazione l'uomo di colore legato come un salame sopra alla seggiola « ...siano stati maledetti da qualche sortilegio demoniaco. Si comportano come se non avessero un'anima, chi lo sa che gli passa per la testa? Chi ci dice che potrebbero fare da un momento all'altro? »

Il nano si voltò a quel punto, cercando lo sguardo del compare.

« Se devo essere sincero, sono preoccupato anch'io, specialmente dopo che quella svitata ha ammazzato uno dei loro. Potrebbero decidere di vendicarsi. » tornò a rivolgersi al segaossa « Perciò voglio che tu sia chiaro ora con noi: puoi o non puoi trovare una soluzione a questo casino? »

Salinas poggiò i suoi strumenti sul tavolo e si asciugò il sudore dalla fronte; l'indigeno che aveva esaminato ora puntava gli occhi su qualcosa che solo lui pareva in grado di vedere. Aveva la bocca spalancata e un rivolo di bava gli colava dal labbro inferiore.

« Non posso darvi nessuna certezza, signori. Sono fisicamente in salute, non sembrano malati e dubito fortemente che qualunque cosa abbia pasticciato con il loro cervello sia infettiva; posso solo fare ipotesi sulle cause però. Potrebbe essere qualche sostanza nel cibo che consumano regolarmente ad averli ridotti così, magari qualche pianta dalle proprietà allucinogene... non ne ho idea. » sbuffò insoddisfatto « Probabilmente se avessi più tempo potrei riuscire a fare qualche prova, e vedere come reagiscono. Potremmo per esempio legare alcuni di loro, cibarli attingendo alle nostre scorte e vedere se si riprendono. Potrebbero però anche rimanere così per sempre, per quel che ne so. » prese a sventolarsi la camicia nel tentativo di trovare refrigerio dalla calura « Male che vada potremmo spedirli a Qashra e farli esaminare dagli esperti. È probabile che quella in cui versano sia una condizione più unica che rara. »

« Stronzate! » il nano aveva scosso la testa « Non c'è tempo per queste cose, dobbiamo agire subito, altrimenti rischiamo una rivolta. Questa spedizione è già andata abbastanza da schifo così come siamo ora; se non ci puoi dare dei risultati immediatamente, allora la cosa migliore da fare è passarli tutti a fil di spada. » si ritrovò a fissare il selvaggio pieno di ribrezzo « Di sicuro è quello che vorrei per me stesso se fossi ridotto in quel modo, guardatelo per T'al! »

« Basta così. » Jared silenziò qualsiasi ulteriore dibattito, riprendendo le redini della conversazione « Ho già preso la mia decisione, e la comunicherò personalmente agli uomini. » evitò di proposito lo sguardo indagatore del suo compagno di sventura, ignorò la superficiale scrollata di spalle di Salinas, e si incamminò deciso per l'uscita lasciandosi dietro un ultimo ordine « Serat, fammi trovare tutti quanti al centro del villaggio. Abbiamo già perso abbastanza tempo. »



CITAZIONE
All right, come deciso dalle votazioni, Jared & Co hanno assoldato manovalanza extra e nel giro di qualche settimana son riusciti a riaprire dei sentieri nella giungla, garantendo il proseguimento dei lavori. Ovviamente non senza qualche altro morto di mezzo, fra i quali la vecchia Janet che già non se la stava passando bene. Arrivano dunque in questo piccolo insediamento abitato esclusivamente da selvaggi apparentemente privi di volontà; dopo la serie di problematiche sviscerate nel post, il capo della spedizione si trova di nuovo a dover fare una scelta difficile. Gli uomini sono irrequieti, spaventati, e non c'è alcun modo di sapere come potrebbero reagire gli indigeni, se e quando potrebbero diventare aggressivi; d'altra parte, anche se riuscire a trovare una cura per la loro condizione è tutt'altro che scontato, fin'ora non si sono dimostrati essere pericolosi: una più approfondita analisi potrebbe svelare particolari interessanti su questa strana gente. Varrà la pena correre il rischio? Cosa sarà meglio fare per il bene dell'operazione? Questo sta a voi deciderlo.

a) Jared decide di seguire il parere di Serat e graziare gli indigeni con una morte rapida, nella paura che possano improvvisamente rivoltarsi e attaccarli;
b) Jared decide di seguire il parere di Salinas e imprigionare gli indigeni per studiare meglio la loro condizione, nella speranza di trovare una cura.

Al solito, avete tre giorni per decidere; il prossimo post arriverà il 18 Maggio.

 
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view post Posted on 18/5/2016, 09:49
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Il bagliore di una manciata di torce si agitava nelle tenebre, spennellandole d'occasionali lampi arancioni. Assieme riecheggiavano diversi passi pesanti di stivali rinforzati.

« Non dovremmo essere qui... »

Tutti loro lo sapevano. Nessuno in quel piccolo gruppo di impavidi avventurieri aveva ricevuto il permesso di valicare i confini dell'antica città scoperta nelle profondità della foresta. Jared aveva dato ordini precisi: niente iniziative personali, niente decisioni affrettate; diceva che prima aveva bisogno di comunicare a Qashra della scoperta, che gli servivano nuovi esperti di tombe e rovine Maegon e chissà cos'altro, perché potevano essere piene di abbastanza trappole e diavolerie da macellare quel che restava della spedizione. Ma ormai di quel che diceva Miraak non importava più un cazzo a nessuno. Gli uomini avevano lavorato come muli per settimane e settimane, sopportando decisioni impopolari, cibo di merda, e paghe ridotte all'osso, e ora che avevano l'occasione di far finalmente fruttare la disavventura qualcosa, non si sarebbero certo fermati in attesa che qualche riccone mandasse gente a ripulire le rovine.

« Stai zitto, non ho intenzione di lasciare che un paio di grassi stronzi di Qashra si prendano tutto ciò che di valore c'è in questo posto. » affermò il burbero individuo che guidava il branco « Ci siamo spaccati il culo per una paga da fame, meritiamo una piccola ricompensa. »

Più di una persona al suo seguito aveva paura di cadere veramente in qualche tranello: le poche incisioni e raffigurazioni che erano riusciti a trovare integre all'interno della struttura che stavano violando, avevano qualcosa di inquietante, alieno, parevano quasi mettere in guardia gli intrusi. Sapevano anche di quei due esploratori che erano impazziti e si erano accoltellati a vicenda sulla soglia d'entrata, ma erano più o meno tutti convinti che fossero stati imprudenti, e che Jared avesse sfruttato la cosa per mettere lo spauracchio alla sua gente. E poi bisognava pur rischiare ogni tanto; un'occasione del genere non sarebbe ricapitata a breve. Così continuarono ad avanzare in silenzio, guardinghi, cercando di illuminare ogni anfratto delle pareti del lungo corridoio così da non lasciarsi sfuggire eventuali aperture e passaggi. Speravano di trovare qualche camera funebre piena di tesori, o una stanza che ospitasse reliquie dell'antica stirpe di lucertole; arraffare quel che potevano e poi darsela a gambe. A un certo punto però l'intera compagnia fu costretta a fermarsi. Il loro capo aveva appena calpestato qualcosa che aveva emesso un rumore secco, simile a legno spezzato.

« Che cos'è? Che succede? »

Fece subito uno dalle retrovie, tutto agitato - al che il primo abbassò la tremula torcia verso il terreno; ciò che vide non gli piacque per nulla.

« Sono... sono ossa. »

Centinaia, forse migliaia di piccoli frammenti bianchi si distendevano come un tappeto in fronte a loro, inabissandosi nelle viscere della struttura.

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— profondità di Dzena, qualche ora prima —


« Tutto questo è inaccettabile! » sibilò il Feziale agitando l'asta addobbata di volgari chincaglierie « Vi sentite quando parlate? Vi rendete conto di quello che state suggerendo? Avete una vaga idea della situazione fuori da queste rovine? »

Al centro della città dimenticata, era stato indetto un acceso dibattito. Appollaiati sopra gradoni corrosi dal tempo, una decina di maegon andava avanti a gridarsi a vicenda da ore in una lingua che, molto probabilmente, più nessuno fuori di lì sapeva più comprendere né tantomento parlare. Tuttavia, ancora nessuna soluzione era emersa al loro dilemma.

« Calmati Cassio, i tuoi fratelli non sono sprovvisti di buone argomentazioni. » intervenne uno tra i più anziani a difesa di un paio di lucertoloidi, che poco più dietro si erano silenziati intimiditi dallo scoppio d'ira del loro interlocutore « Siamo tutti consapevoli dei rischi, ma credi davvero che potremmo continuare a vivere qui per sempre, nascosti come ratti? Gli uomini che hanno invaso il nostro spazio non sono i primi, e non saranno neanche gli ultimi. »

Uno dei giovani sfruttò la momentanea esitazione di Cassio per tornare all'attacco, inarcando la schiena e mostrando le zanne.

« Torneranno! » esclamò con un verso indescrivibile, di pura angoscia « Con più uomini, più armi, più coraggio... » « ... e noi li respingeremo! Come abbiamo sempre fatto! » gli occhi del rettile si erano accesi come due braci « Li puniremo così crudelmente che non avranno più il fegato di tornare! » ormai autoproclamatosi paciere a tutti gli effetti, il secondo maegon tentò nuovamente di riportare la calma, facendo ampi gesti con le mani artigliate « Per favore, Cassio; cerca di dominarti. Sai bene anche tu che non è così facile come la fai sembrare. » attese qualche attimo perché gli animi si sedassero e per assicurarsi che nessun'altro dei presenti avesse intenzione di mettersi a urlare cattiverie « Le difese di Dzena si sono indebolite; non abbiamo la forza di mantenere incantesimi potenti come quelli che per secoli hanno celato la città, e non abbiamo i numeri per difenderla da un saccheggio organizzato. » « Non per questo mi abbasserò a consegnare a questi repellenti senzascaglie quel che resta di noi! » « Non ho mai detto nulla di simile... » « A me invece pare proprio, caro Ettore, che tu e i tuoi accoliti vogliate arrendervi senza condizioni! Traditori! »

Scoppiò di nuovo il caos, tra lanci d'insulti e minacce più o meno serie. Sicuramente se qualcuno non fosse definitivamente intervenuto risolvendo l'inghippo, l'alterco sarebbe andato avanti fino a quando gli intrusi non avessero bussato alla porta di quella stessa sala. Così, un quieto Feziale rimasto fino a quel momento in disparte, decise di farsi finalmente avanti. Scivolò giù dal suo rozzo trono di pietra, trascinandosi dietro la lunga coda squamata, e quando fu ormai al centro del foro sollevò il proprio scettro facendo convergere l'attenzione di tutti su di sé.

« Fratelli, vi prego, ascoltatemi. »

La sua voce calda e vigorosa sembrò saturare l'interezza della struttura, e così riuscì in qualche modo a fermare la lingua di tutti gli altri per quel poco che gli necessitava. Il suo muso era un insieme elaborato di sfumature di verde, che in qualche modo si fondevano a formare eleganti striature ondulate a partire dagli occhi sino al collo.

« Ciò che avverto oggi fra queste mura è una profonda paura. » iniziò « Non immotivata, certo; del resto abbiamo osservato assieme le gesta di questi grandi esploratori nelle ultime settimane. » spostò lo sguardo su di Ettore, che parve rimpicciolirsi all'improvviso « Debbo ricordartele, onorevole fratello? Hanno prima picchiato i nostri servi, addirittura ucciso alcuni di loro, e poi li hanno imprigionati - come fossero curiose bestie selvatiche da studiare. Non credo di osare troppo, nell'affermare che sia tutto fuorché impossibile che decidano di fare lo stesso con noi, una volta appreso della nostra esistenza. »

Prese a passeggiare lentamente lungo il perimetro della piazzola centrale, rivolgendosi a ognuno dei consiglieri con determinazione.

« Come abbiamo poi visto, non si sono fatti problemi a valicare i confini della nostra città con intenti tutt'altro che benevoli. Non perché mossi da curiosità o desiderio di conoscenza, ma perché accecati da un'ingordigia senza fine. Che garanzie abbiamo dunque, che mostrando loro le nostre meraviglie non decidano semplicemente di rubarcele? »
« Nessuna! » gli ruggì in risposta Cassio, al quale rivolse un'espressione di rimprovero così convincente da zittirlo « Già, nessuna. Esattamente come le speranze che abbiamo di un futuro se vogliamo ostinatamente continuare a credere di poter sopravvivere da soli in mezzo a reliquie e sassi polverosi... » non giunse alcuna replica questa volta « ...esattamente come le speranze che abbiamo di sopravvivere se vogliamo seguitare a farci strangolare da questa sciocca paura per il mondo, il quale - ci piaccia o no - è continuato ad andare avanti anche senza di noi. »

Il mondo parve cristallizzarsi nel silenzio per interminabili attimi. Ognuno degli astanti stava attentamente riflettendo su ognuna di quelle parole, nel tentativo di mettere in pace la propria coscienza con un qualsiasi compromesso. Allo stesso modo, sapevano tutti che non ve ne sarebbe potuto essere alcuno, non quella volta; erano stati messi con le spalle al muro, e ora si trovavano costretti a prendere una decisione drastica, pericolosa, che poteva salvarli da una lenta ma inevitabile morte - o poteva affrettare una condanna all'oblio.

« Una scelta difficile... » un Feziale dalle scaglie sbiadite e con una tunica azzurra ad avvolgerne il corpo sottile, spezzò la stasi « ...posso chiedere che ne pensa il nostro ospite a riguardo? »

L'attenzione di tutti dardeggiò all'altro capo della sala, alla sagoma a malapena visibile nella penombra: un ragazzo, non poteva che avere più di ventanni, dalle lunghe trecce colorate. In comune con loro aveva soltanto gli occhi brillanti. Nei suoi confronti aleggiava una strana forma di rispetto, a metà fra il timore e la meraviglia.

« Non posso prendere questa decisione per voi. » affermò con sicurezza « Ma sappiate che qualunque sarà la vostra scelta, io sarò al vostro fianco. Non ho altra ragione per essere qui; il mio destino è intrecciato al vostro. »

I presenti si scambiarono alcuni sguardi indecisi, fino a che qualcuno non decise finalmente di chiudere il dibattito:

« Il tempo delle parole è finito, fratelli miei, ora è tempo di scegliere. Mettiamola ai voti. »



CITAZIONE
Straight to the point, perché ho già scritto troppo nel post: Jared e i suoi uomini arrivano finalmente a localizzare le rovine di un'antica città maegon, Dzena, e quando i primi cercano subito di valicarne i confini attivano una trappola e finiscono male. Il capo della spedizione decide dunque di mettere tutti in fermo finché non riceve notizie da Qashra su come procedere (e possibilmente qualche esperto sostitutivo); gli uomini però lo sapete - anche in virtù delle scelte precedentemente fatte - non sono particolarmente contenti dell'andazzo, e di conseguenza l'autorità di Jared su di loro si è fatta esigua (anche se poi gli indigeni non si sono rivoltati). Un gruppo in particolare di loro decide di non voler aspettare che qualcuno ripulisca le rovine d'ogni ricchezza, e son determinati a filarsela con un bel bottino; le loro coraggiose gesta sono descritte nella prima parte del post. Quanto alla seconda invece, beh, anche se nessuno dei colonizzatori può sospettarlo a Dzena ci sono ancora i Maegon, quei pochi rimasti, che dopo gli eventi di Fetiales si sono ritirati nuovamente nelle loro vecchie e decadenti città, lontani dal mondo. E tantomeno sapere che i suddetti sono consapevoli dell'intrusione, e nel mezzo di un furioso dibattito su come reagire a quella che a conti fatti è un'invasione. Qui entrate in gioco voi, cari lettori, che deciderete come il consiglio di lucertoloidi opterà di sistemare gli intrusi.

a) la maggioranza dei Feziali superstiti decide che gli intrusi vadano puniti duramente. Sono convinti che non ci si possa fidare del mondo esterno e delle razze inferiori, e che l'unica strada per i maegon rimasti sia quella dell'esilio e del segreto;
b) la maggioranza dei Feziali superstiti decide di mandare una delegazione diplomatica ad accogliere gli intrusi. Sono convinti che i maegon rimasti non possano continuare a rimanere nascosti, e che se desiderano avere un futuro deve aprirsi un dialogo.

Questa sarà la vostra ultima e più importante scelta per la quest. Avete tre giorni, entro il 25 posterò la conclusione.

 
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view post Posted on 23/5/2016, 16:33
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h e l l i s n o w
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Il passo falso dell'avventuriero non fu che il primo scricchiolante accordo della sinfonia d'ossa spaccate che seguì; attimo dopo attimo, qualcosa in fronte alla marmaglia aveva cominciato ad avvicinarsi senza preoccuparsi di celare la propria presenza. L'oscurità ne tratteneva ancora ogni forma, eccetto che due occhi scintillanti grossi quanto un melone. Il primo s'allarmò e indietreggiò, e tutti quelli dietro di lui fecero uguale di riflesso. Sguainarono scimitarre, coltellacci impiastrati di linfa, qualcuno addirittura rudimentali armi da fuoco di seconda mano. Convinti che sarebbero bastati a salvarli.

« C'è nessuno? »
Crack!
« C-chi va la? »
Crack!
« S-siamo armati! »

L'essere misterioso si arrestò. Per un istante ci fu un silenzio quasi totale: il rumore dei loro respiri affannosi che si mescolavano tutto ciò che si potesse udire in quegli anfratti dimenticati. Poi una voce cavernosa riverberò per le pareti.

« aVeTe vIOlaTo iL cONfiNe dEl rEgNO dELl'aNtiCa sTIrPe, mOrTAli.
La vOStRa pUnIzIoNE sArà eSEmPLaRE. »


Alla sentenza dell'ignota creatura gli esploratori si congelarono dalla paura; nessuno seppe cosa rispondere, o cosa fare.

« PrEPaRatEvI a PeRIrE. »

All'ultimo ruggito le fiamme si estinsero, e il corridoio divenne dominio del buio. Ci furono delle grida strazianti - così forti che probabilmente si sarebbero potute sentire fino all'accampamento. Qualcuno fece partire dei colpi che baluginarono nelle tenebre; la loro luce irregolare rischiarò a sprazzi quel che pareva essere un colossale felino di pietra mentre affondava le zanne nella carne degli uomini, mentre spezzava come fuscelli i loro corpi. Il panicò dilagò tra i rimanenti, cercarono di fuggire ma la bestia fu presto su di loro. Ognuno dei ladri di buone speranze seppe nel suo ultimo istante di vita che nessuno sarebbe mai più uscito da quelle rovine sulle proprie gambe.

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— Dintorni di Dzena —



Di quel giorno ci sarebbe stata lunga memoria, vergata con eccezionale fedeltà nei capitoli più bui degli archivi del Sultanato. I pochi superstiti avrebbero rammentato di come un lampo avesse improvvisamente rischiarato il cielo notturno, riferendolo come il boato che preannunciò la venuta del mostro. Come fosse stata vomitata dal vuoto, la gargantuesca serpe emerse dalle nuvole spiegando ali piumate e gettando la propria immensa ombra su tutto l'accampamento e la foresta circostante. Jared, che si stava quasi scannando con chi gli aveva portato l'infelice notizia della diserzione di alcuni dei suoi, si ammutolì - paralizzato con le mani ancora attorno al collo dell'altro. Alzò il capo, forse consapevole di star rimirando la fine di tutti i suoi piani, incapace di dare qualsiasi tipo di ordine. Serat, poco distante, fece lo stesso lasciando cascare per terra le casse che stava sistemando.

« INVASORI: ASCOLTATE IL MONITO DEGLI ANTICHI. »

La voce stessa del tuono si abbatté su di loro, vibrando come se sprigionata dalla terra e dal cielo. A quel richiamo gli schiavi intrappolati nelle gabbie si animarono d'improvviso di una ferocia scalmanata, iniziando a battere con la testa e con le mani sulle sbarre, urlando e sputando. Salinas emerse dalla sua tenda mezzo nudo, totalmente spaesato e con gli occhi fuori dalle orbite. Rowena, che aveva cercato di calmare i prigionieri, venne invece afferrata per un braccio da uno di loro e morsicata. Riuscì a liberarsene a fatica con un grido e uno strattone.

« AVETE CALPESTATO LA GIUNGLA E I SUOI ABITANTI SENZA REMORE, INSUDICIANDO CON LA VOSTRA AVIDITA' LE TOMBE DEGLI UNICI, VERI, DOMINATORI DEL MONDO. »

Gli indigeni si infervorirono ulteriormente, presero addirittura a mordere il ferro sino a spaccarsi i denti, ma nessuno ci fece caso; il terrore si era già sparso a macchia d'olio per tutto l'accampamento - con gente che correva con le mani tra i capelli e altri che balbettavano futili preghiere. Pochi temerari - o idioti - si erano armati per la difesa.

« NESSUNA VIOLAZIONE DI QUESTE SACRE SPOGLIE SARA' PIU' TOLLERATA. »

Non ci fu spazio per alcun tipo di reazione. Il drago calò in picchiata avvolto da strali di saette, e senza fare alcuna distinzione rigurgitò a fiumi su di loro vampate di fiamme eteree. Il fuoco luminoso non bruciava, ma ogni creatura che ne veniva investita cadeva immediatamente a terra senza vita come se l'anima stessa fosse stata strappata via dal corpo. In breve fu il pandemonio più totale, con i colonizzatori che schiacciavano i cadaveri dei loro stessi colleghi pur di riuscire a scappare per tempo nella foresta, e i selvaggi in catene che avevano perduto del tutto la ragione e avevano preso a rotolarsi al suolo con la bava alla bocca. Così terminava quella che per molto tempo a venire sarebbe stata l'ultima impresa di colonizzazione del Plaakar: tra morte e distruzione.

Per chi venne incaricato in seguito di redarre un rapporto verosimile dell'accaduto, fu una vera impresa riuscire a ricontattare i fuggitivi che erano stati in grado di scampare alla morte bianca. Molti di loro avevano semplicemente deciso di sparire per sempre dalla circolazione, mentre altri non volevano più parlare di quei giorni terribili. Per queste e per altre ragioni, col tempo si alimentarono diverse leggende su ciò che davvero fosse accaduto sulle soglie di Dzena; dalle più fantasiose alle più improbabili, tutte però si concludevano alla stessa maniera: con un monito, la certezza che tra le rovine polverose lo spirito dei Maegon e dei loro antichi déi viveva ancora, proteggendone la storia e i segreti dalle mani dei profani. Annientando senza alcuna pietà chiunque fosse stato così folle da spingersi troppo in profondità, dove a nessun uomo era concesso osare.


CITAZIONE
Così si conclude la nostra storia ragazzi :asd: come da vostra decisione, i Maegon hanno respinto gli esploratori con tutta la brutalità di cui erano capaci. Le azioni così intraprese porteranno il Sultanato a considerare l'opera di colonizzazione come ufficialmente fallita, senza alcuna intenzione di finanziarne altre nell'immediato futuro. Inoltre, per le stesse ragioni storie e leggende sull'accaduto inizieranno a circolare per tutto l'akeran, dissuadendo gran parte degli aspiranti avventurieri dal prendere di mira le vecchie tombe Maegon. Vi ringrazio per aver seguito questa breve ma necessaria quest nel ciclo di "sotto un nuovo sole"; da parte mia è stato un piacere!

Quanto alle ricompense:

RamsesIII - 35g e 3k.
Numar55 - 50g e 5k.
miky1992 - 50g e 5k.
Ray~ - 50g e 5k.
Verel - 50g e 5k.
Ashel - 50g e 5k.

Fatal_Tragedy - 400g per la gestione.

Qualcuno aggiornerà a breve i conti. Alla prossima!

 
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3 replies since 6/5/2016, 19:08   107 views
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