h e l l i s n o w ······ - Group:
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Il bagliore di una manciata di torce si agitava nelle tenebre, spennellandole d'occasionali lampi arancioni. Assieme riecheggiavano diversi passi pesanti di stivali rinforzati.
« Non dovremmo essere qui... »
Tutti loro lo sapevano. Nessuno in quel piccolo gruppo di impavidi avventurieri aveva ricevuto il permesso di valicare i confini dell'antica città scoperta nelle profondità della foresta. Jared aveva dato ordini precisi: niente iniziative personali, niente decisioni affrettate; diceva che prima aveva bisogno di comunicare a Qashra della scoperta, che gli servivano nuovi esperti di tombe e rovine Maegon e chissà cos'altro, perché potevano essere piene di abbastanza trappole e diavolerie da macellare quel che restava della spedizione. Ma ormai di quel che diceva Miraak non importava più un cazzo a nessuno. Gli uomini avevano lavorato come muli per settimane e settimane, sopportando decisioni impopolari, cibo di merda, e paghe ridotte all'osso, e ora che avevano l'occasione di far finalmente fruttare la disavventura qualcosa, non si sarebbero certo fermati in attesa che qualche riccone mandasse gente a ripulire le rovine.
« Stai zitto, non ho intenzione di lasciare che un paio di grassi stronzi di Qashra si prendano tutto ciò che di valore c'è in questo posto. » affermò il burbero individuo che guidava il branco « Ci siamo spaccati il culo per una paga da fame, meritiamo una piccola ricompensa. »
Più di una persona al suo seguito aveva paura di cadere veramente in qualche tranello: le poche incisioni e raffigurazioni che erano riusciti a trovare integre all'interno della struttura che stavano violando, avevano qualcosa di inquietante, alieno, parevano quasi mettere in guardia gli intrusi. Sapevano anche di quei due esploratori che erano impazziti e si erano accoltellati a vicenda sulla soglia d'entrata, ma erano più o meno tutti convinti che fossero stati imprudenti, e che Jared avesse sfruttato la cosa per mettere lo spauracchio alla sua gente. E poi bisognava pur rischiare ogni tanto; un'occasione del genere non sarebbe ricapitata a breve. Così continuarono ad avanzare in silenzio, guardinghi, cercando di illuminare ogni anfratto delle pareti del lungo corridoio così da non lasciarsi sfuggire eventuali aperture e passaggi. Speravano di trovare qualche camera funebre piena di tesori, o una stanza che ospitasse reliquie dell'antica stirpe di lucertole; arraffare quel che potevano e poi darsela a gambe. A un certo punto però l'intera compagnia fu costretta a fermarsi. Il loro capo aveva appena calpestato qualcosa che aveva emesso un rumore secco, simile a legno spezzato.
« Che cos'è? Che succede? »
Fece subito uno dalle retrovie, tutto agitato - al che il primo abbassò la tremula torcia verso il terreno; ciò che vide non gli piacque per nulla.
« Sono... sono ossa. »
Centinaia, forse migliaia di piccoli frammenti bianchi si distendevano come un tappeto in fronte a loro, inabissandosi nelle viscere della struttura.
— profondità di Dzena, qualche ora prima —
« Tutto questo è inaccettabile! » sibilò il Feziale agitando l'asta addobbata di volgari chincaglierie « Vi sentite quando parlate? Vi rendete conto di quello che state suggerendo? Avete una vaga idea della situazione fuori da queste rovine? »
Al centro della città dimenticata, era stato indetto un acceso dibattito. Appollaiati sopra gradoni corrosi dal tempo, una decina di maegon andava avanti a gridarsi a vicenda da ore in una lingua che, molto probabilmente, più nessuno fuori di lì sapeva più comprendere né tantomento parlare. Tuttavia, ancora nessuna soluzione era emersa al loro dilemma.
« Calmati Cassio, i tuoi fratelli non sono sprovvisti di buone argomentazioni. » intervenne uno tra i più anziani a difesa di un paio di lucertoloidi, che poco più dietro si erano silenziati intimiditi dallo scoppio d'ira del loro interlocutore « Siamo tutti consapevoli dei rischi, ma credi davvero che potremmo continuare a vivere qui per sempre, nascosti come ratti? Gli uomini che hanno invaso il nostro spazio non sono i primi, e non saranno neanche gli ultimi. »
Uno dei giovani sfruttò la momentanea esitazione di Cassio per tornare all'attacco, inarcando la schiena e mostrando le zanne.
« Torneranno! » esclamò con un verso indescrivibile, di pura angoscia « Con più uomini, più armi, più coraggio... » « ... e noi li respingeremo! Come abbiamo sempre fatto! » gli occhi del rettile si erano accesi come due braci « Li puniremo così crudelmente che non avranno più il fegato di tornare! » ormai autoproclamatosi paciere a tutti gli effetti, il secondo maegon tentò nuovamente di riportare la calma, facendo ampi gesti con le mani artigliate « Per favore, Cassio; cerca di dominarti. Sai bene anche tu che non è così facile come la fai sembrare. » attese qualche attimo perché gli animi si sedassero e per assicurarsi che nessun'altro dei presenti avesse intenzione di mettersi a urlare cattiverie « Le difese di Dzena si sono indebolite; non abbiamo la forza di mantenere incantesimi potenti come quelli che per secoli hanno celato la città, e non abbiamo i numeri per difenderla da un saccheggio organizzato. » « Non per questo mi abbasserò a consegnare a questi repellenti senzascaglie quel che resta di noi! » « Non ho mai detto nulla di simile... » « A me invece pare proprio, caro Ettore, che tu e i tuoi accoliti vogliate arrendervi senza condizioni! Traditori! »
Scoppiò di nuovo il caos, tra lanci d'insulti e minacce più o meno serie. Sicuramente se qualcuno non fosse definitivamente intervenuto risolvendo l'inghippo, l'alterco sarebbe andato avanti fino a quando gli intrusi non avessero bussato alla porta di quella stessa sala. Così, un quieto Feziale rimasto fino a quel momento in disparte, decise di farsi finalmente avanti. Scivolò giù dal suo rozzo trono di pietra, trascinandosi dietro la lunga coda squamata, e quando fu ormai al centro del foro sollevò il proprio scettro facendo convergere l'attenzione di tutti su di sé.
« Fratelli, vi prego, ascoltatemi. »
La sua voce calda e vigorosa sembrò saturare l'interezza della struttura, e così riuscì in qualche modo a fermare la lingua di tutti gli altri per quel poco che gli necessitava. Il suo muso era un insieme elaborato di sfumature di verde, che in qualche modo si fondevano a formare eleganti striature ondulate a partire dagli occhi sino al collo.
« Ciò che avverto oggi fra queste mura è una profonda paura. » iniziò « Non immotivata, certo; del resto abbiamo osservato assieme le gesta di questi grandi esploratori nelle ultime settimane. » spostò lo sguardo su di Ettore, che parve rimpicciolirsi all'improvviso « Debbo ricordartele, onorevole fratello? Hanno prima picchiato i nostri servi, addirittura ucciso alcuni di loro, e poi li hanno imprigionati - come fossero curiose bestie selvatiche da studiare. Non credo di osare troppo, nell'affermare che sia tutto fuorché impossibile che decidano di fare lo stesso con noi, una volta appreso della nostra esistenza. »
Prese a passeggiare lentamente lungo il perimetro della piazzola centrale, rivolgendosi a ognuno dei consiglieri con determinazione.
« Come abbiamo poi visto, non si sono fatti problemi a valicare i confini della nostra città con intenti tutt'altro che benevoli. Non perché mossi da curiosità o desiderio di conoscenza, ma perché accecati da un'ingordigia senza fine. Che garanzie abbiamo dunque, che mostrando loro le nostre meraviglie non decidano semplicemente di rubarcele? » « Nessuna! » gli ruggì in risposta Cassio, al quale rivolse un'espressione di rimprovero così convincente da zittirlo « Già, nessuna. Esattamente come le speranze che abbiamo di un futuro se vogliamo ostinatamente continuare a credere di poter sopravvivere da soli in mezzo a reliquie e sassi polverosi... » non giunse alcuna replica questa volta « ...esattamente come le speranze che abbiamo di sopravvivere se vogliamo seguitare a farci strangolare da questa sciocca paura per il mondo, il quale - ci piaccia o no - è continuato ad andare avanti anche senza di noi. »
Il mondo parve cristallizzarsi nel silenzio per interminabili attimi. Ognuno degli astanti stava attentamente riflettendo su ognuna di quelle parole, nel tentativo di mettere in pace la propria coscienza con un qualsiasi compromesso. Allo stesso modo, sapevano tutti che non ve ne sarebbe potuto essere alcuno, non quella volta; erano stati messi con le spalle al muro, e ora si trovavano costretti a prendere una decisione drastica, pericolosa, che poteva salvarli da una lenta ma inevitabile morte - o poteva affrettare una condanna all'oblio.
« Una scelta difficile... » un Feziale dalle scaglie sbiadite e con una tunica azzurra ad avvolgerne il corpo sottile, spezzò la stasi « ...posso chiedere che ne pensa il nostro ospite a riguardo? »
L'attenzione di tutti dardeggiò all'altro capo della sala, alla sagoma a malapena visibile nella penombra: un ragazzo, non poteva che avere più di ventanni, dalle lunghe trecce colorate. In comune con loro aveva soltanto gli occhi brillanti. Nei suoi confronti aleggiava una strana forma di rispetto, a metà fra il timore e la meraviglia.
« Non posso prendere questa decisione per voi. » affermò con sicurezza « Ma sappiate che qualunque sarà la vostra scelta, io sarò al vostro fianco. Non ho altra ragione per essere qui; il mio destino è intrecciato al vostro. »
I presenti si scambiarono alcuni sguardi indecisi, fino a che qualcuno non decise finalmente di chiudere il dibattito:
« Il tempo delle parole è finito, fratelli miei, ora è tempo di scegliere. Mettiamola ai voti. »
CITAZIONE Straight to the point, perché ho già scritto troppo nel post: Jared e i suoi uomini arrivano finalmente a localizzare le rovine di un'antica città maegon, Dzena, e quando i primi cercano subito di valicarne i confini attivano una trappola e finiscono male. Il capo della spedizione decide dunque di mettere tutti in fermo finché non riceve notizie da Qashra su come procedere (e possibilmente qualche esperto sostitutivo); gli uomini però lo sapete - anche in virtù delle scelte precedentemente fatte - non sono particolarmente contenti dell'andazzo, e di conseguenza l'autorità di Jared su di loro si è fatta esigua (anche se poi gli indigeni non si sono rivoltati). Un gruppo in particolare di loro decide di non voler aspettare che qualcuno ripulisca le rovine d'ogni ricchezza, e son determinati a filarsela con un bel bottino; le loro coraggiose gesta sono descritte nella prima parte del post. Quanto alla seconda invece, beh, anche se nessuno dei colonizzatori può sospettarlo a Dzena ci sono ancora i Maegon, quei pochi rimasti, che dopo gli eventi di Fetiales si sono ritirati nuovamente nelle loro vecchie e decadenti città, lontani dal mondo. E tantomeno sapere che i suddetti sono consapevoli dell'intrusione, e nel mezzo di un furioso dibattito su come reagire a quella che a conti fatti è un'invasione. Qui entrate in gioco voi, cari lettori, che deciderete come il consiglio di lucertoloidi opterà di sistemare gli intrusi.
a) la maggioranza dei Feziali superstiti decide che gli intrusi vadano puniti duramente. Sono convinti che non ci si possa fidare del mondo esterno e delle razze inferiori, e che l'unica strada per i maegon rimasti sia quella dell'esilio e del segreto; b) la maggioranza dei Feziali superstiti decide di mandare una delegazione diplomatica ad accogliere gli intrusi. Sono convinti che i maegon rimasti non possano continuare a rimanere nascosti, e che se desiderano avere un futuro deve aprirsi un dialogo.
Questa sarà la vostra ultima e più importante scelta per la quest. Avete tre giorni, entro il 25 posterò la conclusione.
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