Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Notte Settima, Dio si riposò

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Red Phantom
view post Posted on 27/5/2016, 22:34




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Gli uomini credevano che gli dei sedessero sulla cima di montagne oscure, meditando sulle sorti del mondo. Gli uomini erano solo
stupidi.
Lei non aveva mai conosciuto dei, e i pochi che aveva
ucciso
sulla cima delle montagne, stavano banchettando sulle spalle di servi troppo deboli per ribellarsi.
Fino a quando non aveva deciso che fosse venuto il monto di conoscere una di quelle creature di cui si parlava solo nelle leggende. E aveva corso verso di lui. E poi corso.
E poi corso ancora.
Instancabile, dalle pianure fino a terre inesplorate, senza mai darsi il tempo di una vera sosta. Contorcendosi in una scia di sangue che le si allungava alle spalle come lo strascico di un abito da sposa. Lasciandosi avvolgere da braccia e gambe bollenti, pulsanti, incapaci di trattanerla.
Con lo sguardo sempre teso verso il cielo velato da nubi temporalesche come il destino che attendeva
dio
in persona.
Aveva sentito spesso parlare di lui, anche nelle favole. E ogni volta si leccava le labbra, e si stringeva le mani l’una nell’altra per la trepidazione.
E ogni volta si immaginava loro due, faccia a faccia, lei davanti a tutto il suo incredibile potere
malvagio
che moriva quasi per caso sotto la sua lama.
Una creatura nata per esaudire i desideri degli uomini insoddisfatti, per restituirli con uno schiaffo, con un bacio umido di tradimento. Un essere incapace di desiderare se non se stesso, un parassita delle terre violate, da rincorrere e terminare quando ancora le sue grida non si fossero spente.
Cosa poteva esserci di più
divertente
sbagliato?
Percorreva la strada quasi ridendo, mentre i suoi piedi solcavano prati e rocce. E quando non la ferivano i rovi della foresta era lei stessa ad infliggersi qualche graffio, nella notte, mentre era sola
e lo immaginava
Con gli occhi umidi. Con le dita bagnate. Di sangue e acqua.
Si chiedeva se lui le avrebbe letto nel pensiero, come il lupo cattivo, se avrebbe guardato dentro il suo piccolo cuore puro e abbandonato, leggendovi un desiderio da esaudire.
O avrebbe trovato solo un vuoto indurito e pieno dell’eco di un obiettivo.
Forse le avrebbe proposto un patto e lei lo avrebbe schernito
O assecondato
O pugnalato.
Era arrivata fin lì, e ancora non aveva trovato risposta. Una nevicata lieve le si posava sulla fronte, mentre tentava di trovare la via. Socchiudeva gli occhi, prima che il ghiaccio le facesse
troppo
male, e apriva la bocca ad ingoiare il vento in un grido liberatorio.
Il suo nome.
Perché se non sarà il prescelto ad andare alla montagna ~ insomma quella roba trita e ritrita.
Urlava il suo nome con tutta la propria forza, a braccia tese, fino a che la voce non minacciava di spegnersi. Lo pronunciava ruotando su se stessa, pronta a reagire se lui le fosse apparso davanti. A stampargli un bacio gelido sulle chiappe condannate.
E infine sedeva nella neve, con le mani immerse fino ai polsi, le dita aperte e tremanti. E sperava davvero che lui arrivasse, perché lei si
Stava
Proprio divertendo.


Avanti, figlio di puttana, fatti vedere”.
Balzò in piedi di nuovo, spinta da un’eccitazione fino a quel momento sconosciuta, la schiuma alla bocca. Forse lui sarebbe apparso seduto sulle nuvole, o tra fulmini roboanti.
Fatti vedere”.
O forse avrebbe convocato una schiera di spiriti a fargli da tappeto.
K e r m i s ~ ”.


 
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