Ashel |
|
|
Riacquistò i sensi lentamente, quasi risvegliandosi da un torpore antico. Allungando le mani lungo i fianchi cercò allora di tastare il suo corpo, che sembrava pesante quasi quanto una vecchia e arrugginita armatura. La sua mente stava lentamente riacquistando le facoltà cognitive ma all’inizio fu difficile ignorare il senso di vuoto che provava dentro di sé. I primi pensieri completi che fu in grado di elaborare riguardavano il ricordo di una ferita, una ferita che l’aveva raggiunta talmente in profondità da farle perdere il senso di se stessa e delle cose. Era stato uno strano sonno. Non aveva sognato, ma era come se non avesse fatto altro che ricordare sprazzi della sua vita per tutto il tempo. All'iniziò pensò di essere morta, o moribonda. Poi, compreso che invece era sopravvissuta, cercò di muoversi facendo forza sul bacino ma trovò con somma disappunto che il suo corpo non voleva saperne di rispondere ai suoi comandi.
- Ti consiglio di limitare al minimo i movimenti. Le tue condizioni si sono aggravate notevolmente; non ero neanche certa che ti saresti risvegliata.
Ah, quella voce. Era distesa su una branda da campo, più morta che viva, con grossolane medicazioni degne di un macellaio e una leggera coperta addosso - ancora un po' e avrebbero dovuto utilizzarla per coprirne il cadavere. Aveva freddo, aveva fame, ma soprattutto si sentiva esausta e svuotata. Lentamente cominciò a ricordare. L'assalto a Carsa, la battaglia con le ombre, i mostri. Il suo ventre, un tempo elegantemente ricoperto di scaglie morbide e sottili, era ora un campo di battaglia sul quale gli eserciti avevano lasciato giganteschi squarci e spaccature, un insieme a dir poco disgustoso di cicatrici, punti, e lividi. Fece un respiro profondo prima di rilassare di nuovo i muscoli. Braska era lì con lei, intenta a leccarsi le ferite. Quale premura. Non le disse niente: non c'era niente da dirsi.
- Tuttavia non ti devi preoccupare, per il momento sei al sicuro - per quanto le mie parole possano convincerti...hai visto ciò che sono veramente, dopotutto. Ti fidi ancora di me, Cassandra? - le chiese ancora. Sul suo viso aveva fatto capolino un'espressione che la sirena, lì per lì, non fu in un grado di decifrare.
Sbuffò. Non le piaceva che le venissero fatte domande così retoriche.
- Mi fido quanto basta per mettere a repentaglio la mia vita. - rispose allora, dopo essersi schiarita la voce. Voglio sperare che sia tutto finito. L'assalto, voglio dire.
Era da dopo l'attacco della Manticora che non si sentiva così stanca e inutile. Come avrebbe fatto ad abituarsi a quella vita?
|
|
| |