Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

E LA BESTIA SORSE DALL'ABISSO

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miky1992
view post Posted on 6/6/2016, 20:49




- Sul confine -



Il mondo al di la del confine appare come un'immagine distorta: Alberi, nuvole, persino il cielo sembrano avvolti da un'invisibile patina simile a gelatina. A livello degli alberi l'effetto ottico è forte, tanto che questi appaiono più simili a macchie colorate che a veri e propri alberi. Su nel cielo invece l'effetto era evanescente, di tanto in tanto l'azzurro veniva disturbato come da onde invisibili, salvo poi tornare subito alla normalità.
-Quindi signori ci siamo. La voce sicura e forte di Danir, il capo spedizione, fece immediatamente fermare tutti i presenti. L'uomo, tanto alto che per più d'uno doveva per forza avere sangue di gigante alzò la mano avvolta nella pesante armatura per attirare l'attenzione su di se. - Prima di entrare signorine voglio ricordarvi quali sono i nostri compiti: La nostra missione è semplice: al di là di questa Si voltò verso la barriera e sospirò. -Cosa, vi è un villaggio, o almeno una volta esisteva. Sono sei mesi che nessuno di loro si fa vivo, il nostri esploratori hanno riferito che il villaggio è deserto, ma a parte questo non hanno trovato nulla di strano. Abbiamo viveri per sei mesi, comunque potremmo nutrirci con i prodotti della terra in caso di necessità. Ora, la cosa più importante per la vostra incolumità è questo: disse e accarezzò il ciondolo dorato con al centro un rubino dai colori spenti. Se il rubino dovesse illuminarsi di rosso correte subito al campo base, o riparate in un luogo sicuro. Danir rimase in silenzio a fissare i presenti, poi dopo un momento di attesa disse: -Ci sono domande?


-Ne di qua ne di la.-



Appena varcarono la barriera tutti i membri della spedizione vennero attraversati da una scossa, non era pericolosa ma comunque fece comunque scattare sull'attenti più di un uomo. A circa una trentina di metri di distanza tutti i presenti potevano vedere una barriera speculare alla prima, ma questa non era la cosa più strana: All'interno di questo “limbo” tra le due barriere nulla aveva un colore sano e normale, tranne l'erba e il fogliame verdi. I fiori avevano petali di tutti i colori dell'arcobaleno ed erano avvolti da una strana luminescenza bluastra. Se qualcuno avesse provato a coglierne uno, o semplicemente lo avesse sfiorato, avrebbe notato la strana luminescenza trasferirsi sul punto in cui era entrato in contatto, salvo poi disperdersi subito dopo. A una analisi più attenta, avrebbe infine compreso che la luminescenza proveniva da centinaia di piccoli insetti. Gli alberi erano percorsi da strani segni simili a vene pulsanti di un rosso vivido. Infine, i rami degli alberi ondeggiavano come smossi da una leggera brezza. Eppure non un alito di vento tirava.
Alcuni uomini cominciarono a mormorare di maledizioni, di punizioni divine, ma Danir li mise a tacere subito. L'uomo alzò lo scudo in aria e batté il pugno un paio di volte contro di esso. L'eco metallico dei colpi turbò il silenzio del limbo, anche se solo per un momento. -Qualche trucchetto da quattro soldi basta per farvela fare sotto? Cos'è avete paura di un paio di alberi? Danir squadrò tutti i presenti, poi disse: -Immagino che per quel che ne sappiamo e abbiamo visto, tutto questo potrebbe essere l'opera di uno stregone, o di un demone. Un esperimento magico magari, sfuggito al controllo del suo creatore. Siamo stati mandati qui per questo no? Capire cos'è successo in questo posto e svelarne i misteri. Quindi occhi aperti e fate il vostro dovere.


-Dall'altra parte.-



Al di la della seconda barriera l'ambiente era perfettamente normale.
Per prima cosa Danir ordinò agli uomini di trovare un buon punto per montare il campo base, cosa che richiese quasi mezz'ora perché la foresta era fitta e le radure piccole. Inoltre montare il campo richiese diverso tempo e quando ebbero finito era già metà pomeriggio. Bisognava stare attenti perché nella foresta accanto al campo base potevano nascondersi predatori pericolosi. Distrarsi poteva portare alla morte, ci si poteva perdere nel paesaggio e calpestare un serpente velenoso per esempio. Però quello che Danir aveva detto era vero, potevano sopravvivere con quello che la natura aveva da offrire. I ruscelli dall'acqua talmente limpida da poter vedere il fondo e la propria immagine riflessa erano ricchi di pesce e c'erano anche diverse erbe e bacche commestibili. Di nuovo bisognava stare attenti ai serpenti attratti dall'acqua, e alle aggressioni dei predatori venuti ad abbeverarsi. Eppure, questi problemi non preoccupavano sul serio nessuno della spedizione. Ciò che rendeva gli uomini inquieti e taciturni erano le tracce di insediamenti umani: capanne in sfacelo con i tetti crollati, ricoperti di muffa, ruote di carro semisepolte nel terreno, tanto fragili e consumate da disfarsi se colpite con forza, e i contorni appena visibili di vecchi recinti per il bestiame, che ora facevano da confine immaginario per quella terra ormai riconquistata dalla natura. Quella strana immobilità era snervante.
Di tanto in tanto qualche alito di vento portava con se il profumo del mare e guardando da quella parte, verso l’oceano, si vedeva solo una linea azzurra, e le figure dei tronchi avvolte nella stretta del muschio.
Montato il campo base Danir diede l'ordine di esplorare i dintorni. Il villaggio doveva essere a circa un'ora di cammino e tanto valeva fare una prima ricognizione veloce per esplorarlo meglio il giorno seguente.
Non doveva esserci niente tra loro e il villaggio.
Non doveva.
Nessuno si aspettava di trovare niente in quel punto, come risultava sia dalle mappe che avevano in dotazione. Invece era proprio lí, seminascosto dai cespugli, soffocato da una pesante coperta di edera e muschio. Un blocco rettangolare di pietra grigiastra, un muro come rivelò un'esame più attento. Misurava all'incirca una ventina di metri su di un lato e dieci sull'altro ed era alto quasi quanto Danir. Sulla superficie non era stato scritto né inciso niente che potesse svelare in qualche modo chi l'avesse costruita, o come, e soprattutto perché. Nella parte del blocco che puntava a nord, un’apertura circolare rivelava delle scale che scendevano a elica nel buio. L'ingresso era soffocato da una pesante coltre di polvere in sospensione, ma dal fondo spirava una corrente fresca.
–Non è possibile, disse qualcuno, fissando la mappa. -Pensavo che queste mappe fossero accurate.
-Infatti lo sono. Disse Danir calmo.
-Allora questa cosa non dovrebbe essere qui.
-Fatto sta che invece c'è, disse Danir. –A meno che non siamo vittime di un’allucinazione di massa. L'uomo si passò le dita corazzate tra i capelli e sbuffò. -Bene signori, vista la novità direi che ci restano due opzioni: o scendiamo nel pozzo, o visitiamo il villaggio. Personalmente credo che quattro o cinque persone bastino per il pozzo, o quello che è, quindi gli altri possono continuare verso il villaggio. Chi si offre di visitare il pozzo? L'uomo batté il pugno contro il petto producendo un clangore metallico. -Oltre me s'intende!



CITAZIONE
Bom, ci siamo. Primo post introduttivo alla quest, un po' scarno in realtà, ma non preoccupatevi avremo modo di approfondire l'ambientazione nel vostro giro. In effetti quello che voglio da voi in questo turno è proprio questo: in confronto dovreste muovere i vostri PG in una direzione o nell'altra, io vi dirò cosa il vostro PG vedrà e cosa gli accadrà. :)
Unico vincolo: Danir attiverà una tecnica psionica ad area di potenza alta (media su ognuno di voi), se non potete o non volete proteggervi questa non vi arrecherà danni, non vi renderete conto di esserne stati colpiti (sempre a meno che non vi difendiate) e avrà come effetto quello di nascondere parte della verità che vi circonda ai vostri occhi. In pratica se vi difendete vedrete tutto senza alcuna limitazione (capirete meglio in confronto) la tecnica si attiva nel limbo quando Danir dice: Qualche trucchetto da quattro soldi basta per farvela fare sotto? Cos'è avete paura di un paio di alberi?
Ultima cosa due dettagli importanti: ognuno di voi ha ricevuto un diario per segnare ogni evento o particolare degno di nota, e il ciondolo avverti pericolo, avete pure quello. :sese: sono importanti, ricordatelo.
Bene, ci vediamo in confronto!
 
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view post Posted on 20/6/2016, 22:21
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Studioso
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Il Risveglio della Bestia
- "Un boccone troppo speziato!"




Aria tremante, come attraversata dal calore di una fiamma.
Immagini distorte.
L’ennesimo discorso, per ricordare che cosa andasse fatto e che cosa dovesse essere cercato.
Tradotto: non sappiamo cosa cerchiamo, ma dobbiamo trovarlo assolutamente. si guardò intorno per osservare la folla. Un gruppetto di mercenari, con la sua variopinta qualità di veterani e novellini.
Era arrivato per ultimo, giusto in tempo per notare un nutrito gruppo di questi accalcarsi intorno a una figura fin troppo familiare.
Nah…non voglio crederci.[color] represse una risata e si accodò, assicurandosi di non essere notato. Avrebbe fatto la sua entrata in un secondo momento. [color=#805500]Chissà la faccia che farà! Era la terza volta che lo incrociava, fece scivolare il foglietto ricevuto durante il loro ultimo incontro tra le pagine del diario e accarezzò il ciondolo “d’ordinanza” distribuito da Danir. Rosso è male. Penso che potremmo arrivarci da soli a cosa sia “pericoloso”…qual è il senso di questi gingilli? Boh...
Scrollò le spalle per liberarsi dalla sensazione fastidiosa della scossa. L’ambiente era veramente bizzarro. I colori erano strani.
Inspirò a fondo.
I primi mormorii si fecero strada tra i più superstiziosi e coloro che avevano visto una maledizione di troppo.
Paranoia.
La paranoia non è una bella cosa.
Paura.
La paura è fondamentale per stare vivi.

Rigirando la collana tra le mani si ritrovò a pensare che, forse, quello avrebbe dato una mano ai meno “sensibili” a distinguere tra paranoia e paura.
Non era importante.
Non per lui.
Con occhi di ghiaccio svuotò la mente. La paura ci mostra la salvezza. La calma ci mostra la vittoria. Qualcosa lo fece scattare. Danir aveva parlato, ma insieme alle sue parole si erano diramate mani invisibili. Àlfar le sentiva cercare di entrare nella sua testa. Oh, no grazie. Recise alla base quelle inflorescenze indesiderate, liberando la mente da ogni pensiero. Nella sua mente ancora lucida rimase solo Calma.

Attraversarono il secondo strato della barriera e Danir suggerì di dividere la compagnia. Quattro o cinque lo avrebbero accompagnato giù per un pozzo che non doveva trovarsi lì, in quel villaggio che non era segnato su nessuna cartina. Oh, gioia! Temevo non ci sarebbero state stranezze!
Scendo anche io. Se ancora era indeciso, aveva appena ricevuto la spinta necessaria ad esplorare il pozzo. Lasciò che andassero avanti.
Danir in testa, Montu e due soldatini al seguito. Si accodò a qualche passo di distanza.
E scesero per il pozzo lungo una specie di scala a chiocciola. Non sono un esperto di pozzi, ma a che serve una scala a chiocciola? Le pareti sembravano vive.
Pulsanti.
Per lunghi minuti scesero nel pozzo, nella monotonia bizzarra e silenziosa, sferzata a tratti da deboli correnti d’aria fresca. Simili a rantoli. Sulle pareti, delle alghe arancioni disegnavano parole simili a moniti o a parti di un indovinello: la prima era scritta nella lingua comune, le successive in lingue di cui Àlfar conosceva appena un paio. Leggendo la stessa frase nella lingua della propria madre, presunse che il messaggio fosse lo stesso anche nelle altre scritture.
Incuriosito, provò a toccare la parete.
Al contatto sembrava morbida. Viva. In un primo momento quella si ritrasse, per poi adagiarsi e riprendere a pulsare in maniera regolare. Quasi avesse un vero e proprio battito cardiaco.
Tolse la mano dal muro di carne, scrollandola per rimuovere la patina appiccicosa.
Là dove prima stava la sua mano, uno strato delle stesse alghe arancioni che formavano le parole si era già adoperato a ricalcare il calore residuo finanche a riprodurre in parte le impronte digitali. ”Ehi, gente! Guardate qui! Voglio un muro così per casa mia.” Quando si voltarono a guardarlo, si limitò a sorridere ed aggiungere sovrappensiero ”Speriamo di non venire digeriti, o peggio…espulsi!”

Uno dei due ignoti, quello con lo spadone, si avvicinò al punto indicato facendo un cenno al compagno. ”Io non vedo nulla. Che hai le visioni?” L’intervento di Danir seguì immediatamente l’affermazione del soldato con palesi note d’ira. ”Il buio e la tensione giocano brutti scherzi, proseguiamo.
La voce di Montu risuonò nella mente dello sciamano, aprendo un canale di comunicazione diretto tra i due. ”Sembra che gli altri nemmeno si rendano conto dello schifo in cui ci stiamo calando, e Danir era piuttosto infastidito dal fatto che tu avessi notato quei dettagli. Li vedo anche io, ma per ora manteniamo il segreto e teniamo d'occhio quell'uomo. Non me la racconta tutta.” con un cenno di assenso e un’espressione poco convinta, Àlfar dovette convenire con lui che la faccenda puzzava.
Puzzava letteralmente.
La mucosa trasparente aveva assunto una colorazione giallognola, infetta quasi, estremamente maleodorante. Nonostante tutto continuarono a scendere, cercando di stomacare il fetore e le lagne di quelli che “affettuosamente” nella mente di Àlfar erano diventati Pinco e Pallo.
Una nuova iscrizione, questa volta più lunga aveva preso il proprio posto sulla parete.
Ancor meno chiara della prima.
La trascrisse con calma per lavorarci in seguito.

Presto cominciarono ad udirsi rumori poco rassicuranti provenire da sotto di loro. ”Tenetevi pronti ci potrebbe essere qualsiasi cosa lì sotto.” Una luce li accolse, infatti, verso quella che sembrava la base del pozzo. Danir si teneva indietro, spingendo avanti gli altri. Maledetto codardo…non me la racconti giusta. L’aria si era fatta pesante, stantia. Morta.
Il pavimento si strinse.
La luce svanì dietro le pieghe di carne.
La mucosa gialla si gonfiò ed esplose, liberando uno stormo di creature uncinate.
Non c’era tempo di pensare.
Era di nuovo in un maledetto buco, inseguito da creaturine fastidiose e affamate di carne, con…Diamine! Quest’affare ci vuole veramente digerire! “Montu! Via di qui! Ora!”
Sentì il morso delle prime bestiacce affondare nella carne.
Con un ruggito si liberò dalle morse e sparse un velo di ceneri luminose su tutti i presenti. Tutti tranne Danir. Danir era già fin troppo in salvo.
Si piantò una mano contro il cuore.
Fiamme dorate fluirono come un fiume in piena, rafforzando i muscoli, accrescendone la massa a discapito del resto del corpo.
Sputò sangue quando le fattezze del proprio corpo assunsero una forma a tratti simile a una grossa lucertola. ”Cercate di non imbrattarvi i pantaloni!” una voce che non sembrava la sua esplose contro Pinco e Pallo. Afferrò entrambi con un solo braccio e si diede la spinta contro le pareti mollicce. Il mantello logoro si agitava, come spinto da ali invisibili. Risalirono verticalmente, nelle sue mani i due soldati erano poco più pesanti di un sasso. La forza pagata con il proprio sangue gli permetteva di continuare inesorabile. Montu alle sue spalle.
Con la mano libera prese un demonietto per la caviglia, usandolo come randello contro due dei suoi compagni: il suono di ossa rotte si mescolava agli stridii delle creature, alle risate nervose dei due guerrieri e ai balbettii confusi di Pinco. Pallo era praticamente svenuto. Proprio il meglio del meglio in questa gita. Eh, Danir?
Non potevano sbarazzarsi di tutti i demonietti, continuare a scappare e proteggere i due ebeti ad oltranza. Senza contare che le pareti si stavano inesorabilmente stringendo intorno a loro. Demoni o pareti, qualcosa li avrebbe presi. A meno che…
”Montu! Montu! Non so come funzioni la tua telepatia, ma se mi ricevi ancora…ho un’ide- Fanculo bestiaccia! Muori! Ah-ha! Ehm, dicevo. Ho un piano! Dobbiamo fare come le Formiroccia! Fai esplodere la parete al mio segnale!”
Vedeva l’uscita.
La bocca del pozzo. Pregando che fosse anche la bocca di qualsiasi cosa stesse per chiudersi contro di loro.
”Questo affare è vivo e molto sensibile! Se colpisci le pareti con un esplosione, lo spasmo farà fuori i demonietti! Siamo quasi fuori! Al mio segnale fallo eslpodere!”
Afferrò Pallo per la caviglia.
Lo udì sbattere contro una creaturina.
Con un movimento secco del braccio lo lanciò verso l’uscita.
”Ehi ehi ehi! Che Ca-“ La voce di Pinco gli venne strappata dai polmoni quando, con una piroetta, il Domatore lo mandò in volo a seguito del commilitone.
”Vai Montu!” Vide il compagno sfrecciargli accanto.
Udì un boato.
Le pareti si dilatarono.
Affondò le unghie nella carne della parete più vicina e si diede lo slancio, saltando su uno scalino e poi verso l’uscita. L’artiglio di uno dei demoni gli lasciò un segno sullo schiniere.
In fine, con uno schianto appiccicaticcio, le pareti collassarono sotto di lui.
L’arto rimasto fuori ebbe un leggero spasmo prima di appassire.
Àlfar si spostò di qualche metro e tese le mani.
Pinco, essendo il più pesante, atterrò per primo. Pallo lo seguì di lì a poco.
Li prese e li adagiò a terra in un punto plausibilmente sicuro.
”Ehilà, Pinco! E Pallo! State bene? Scusate per il trattamento un po’ brusco.” toccò terrà barcollante, mentre il suo corpo tornava al suo stato originale. La stanchezza si faceva sentire, ma sfoggiò il suo miglior sorriso e un tono amichevole. ”Ora, come vi chiamate? Non voglio continuare a chiamarvi Pinco e Pallo. Io Sono Àlfar!”

Incontrare Montu si faceva sempre più sinonimo di situazioni…anguste.
Rise di gusto, ammiccò in direzione del compagno di disavventure, si voltò verso l’orifizio chiuso e proferì parole liberatorie ”Ehi! La prossima volta cerca di non morde più di quanto tu non possa masticare, Sfintere Fetido!”




Scheda Tecnica & Note

Fisico: 75 - 5 - 20 = 50%
Mente: 100%
Energia: 125 - 10 - 10 = 105%

Attive:

1) "Serenità" Consumo: Medio (energia)
  • Natura: Psionica
  • Tipologia: Difesa (Bersaglio singolo)
  • Descrizione: “Àlfar chiude gli occhi ed entra in una trance temporanea che gli permette di ignorare i danni provenienti da offensive psioniche di livello Medio o inferiore o mitigare gli effetti di potenza superiore.”


2) "Irrobustire"
Consumo: Medio (energia)
  • Natura: Magica
  • Tipologia: Difesa ad AreaCS
  • Descrizione: “Il Domatore si concentra ed impone la propria volontà sul mondo circostante: piume di luce coprono come un velo gli alleati e garantiscono una difesa da tecniche di Natura Fisica Basse o inferiori e riducendo i danni inflitti da tecniche fisiche di livello superiore. ”


3)"Risvegliare il potenziale sopito"
Consumo: Nullo
  • Natura: Fisica
  • Tipologia: Power-Up con danno al Fisico. (Bersaglio singolo)
  • Descrizione: “Fiamme d’oro avvolgono le mani del Domatore. Questi procede immediatamente a colpire il bersaglio, che vedrà la propria struttura fisica subire un ingrossamento dei muscoli repentino e incontrollato: la modifica è dovuta al rilascio di energie a seguito della stimolazione di particolari punti di pressione e comporta un incremento della Forza di ben 8 CS a fronte di un danno al Fisico pari ad Alto.”


Passive:

"Volo senz'ali" {1/6} - (Talento) Permette il volo con le stesse velocità di corsa e passeggio che si hanno sul terreno

"Dialogare" {1/6} - (Talento) Influenza passiva con la quale Àlfar si fa percepire come innocuo e amichevole agli interlocutori.


Dialoghi:
"Parlato" / Pensato "Telepatia" - Àlfar
Danir
Montu
Pinco

Note:

In questo momento sono troppo esausto per fare lunghi discorsi, quindi sarò breve.
Spero che si capisca tutto in maniera chiara. Magari fatevi due risate mentre Àlfar cerca di non farsi digerire.
Non vedo l'ora di continuare! Anche se come inizio poteva essere più forte, spero di avervi portato il meglio di questa settimana. Buonanotte e buona lettura!



 
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view post Posted on 21/6/2016, 03:43
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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Aveva sentito parlare della spedizione del mezzo gigante e quella strana storia sulla barriera invisibile che aveva fatto sparire gli abitanti di un villaggio l’aveva incuriosito; sembrava più la solita chiacchiera del solito vecchio ubriaco di rum nella taverna di fiducia, ma negli anni Theras aveva dimostrato di saper sorprendere chiunque, in qualunque inaspettato momento.
Montu si era spinto nell’Akeran per ricevere una sorta di onorificenza dal Sultano qualche mese prima e aveva deciso di ritardare il suo rientro a Ladeca per vagabondare curioso per le terre del Sud; era passato perfino per Taanach, quasi non l’aveva riconosciuta tanto era passato dall’ultima volta -non felicissima- in cui aveva visitato la Capitale di uno dei tre antichi Clan di Theras. La cosa che l’aveva colpito -più dei templi enormi e bellissimi dedicati ad ognuno dei dodici Daimon- era il cielo, o meglio quello che in cielo non c’era più: aveva sentito parlare della caduta della Purgatory, il leggendario carcere volante, ma non vederla più al suo posto aveva lasciato una strana sensazione nell’animo del Demone.
Possibile che il tempo sia così inclemente con il mondo?
Non con lui, certo. Un immortale.

I suoi passi l’avevano quindi portato nel Dorhamat, e sorrise nel pensare che anche su quell’arcipelago -e sulla città libera che ne prendeva il nome- avrebbe avuto qualche storia da raccontare. Si sentiva come un vecchio circondato da giovani, bramoso di raccontare loro i fasti di un passato lontano che questi, però, non avevano voglia di conoscere. Giunto nella più pericolosa delle città del Sud, approdo di criminali, pirati e gentaglia d’ogni risma, si mosse sicuro verso il luogo d’incontro per coloro che sarebbero partiti con il mezzo gigante: una bettola, come ogni edificio sulla costa, in cui stavano stipate fin troppe persone ad ascoltare i discorsi dell’uomo, che li convinceva a non avere paura dell’ignoto. Pioveva, e Montu entrò facendo poca attenzione alle parole di Danir -così si chiamava il capo spedizione-, più desideroso di asciugarsi i vestiti fradici vicino un fuoco piuttosto che capire con cosa stava per soffocare la noia di quei giorni. In fondo lui aveva già scelto: sarebbe partito.

Aspettarono ancora qualche giorno, il tempo migliorò, poi si incamminarono verso la loro destinazione, verso quella fantomatica barriera invisibile.
Durante il cammino il Demone era stato circondato da un nutrito gruppo di persone che avevano saputo della sua onorificenza; non era cosa ovvia che una città libera rispettasse le decisioni del Sultanato, ma qualcosa aveva spinto gli uomini originari del Dorhamat ad acclamare a gran voce il nome dell’Eterno.
Gli avevano ripetuto decine di volte quant’erano onorati di poterlo vedere in azione, gli avevano chiesto delle sue avventure con Chandra, la Piromante, e di ciò che era successo a Nord, con Caino. Lo rispettavano e lui aveva ignorato le occhiatacce storte di Danir, che sentiva il peso di una figura forse più carismatica di lui; sentiva che quegli uomini avrebbero fatto ogni cosa per lui e si curò di non deludere le aspettative.
Ringraziò il Sultano in silenzio, stringendo nella tasca il dono che i suoi scienziati gli avevano fatto, benedicendo il giorno in cui aveva deciso di aiutare quel prospero regno a progredire.

Quindi signori ci siamo.
Si fermarono dinnanzi al confine di quel qualcosa che distorceva loro la vista: al di là della barriera gli alberi apparivano come macchie verdastre, mentre il cielo sembrava percosso da onde di quella patina opaca - come se quella muraglia trasparente sventolasse accarezzata dal vento d’alta quota, stendardo misterioso e stregato.
Ricevettero tutti un taccuino su cui avrebbero dovuto annotare i dettagli degni di nota e un ciondolo con un bel rubino incastonato nel mezzo. Danir, con un giro di parole degno di un bravo condottiero, fece capire che nemmeno lui sapeva bene cosa stessero cercando, ma che in caso di pericolo quella pietra si sarebbe come illuminata e avrebbero dovuto darsela a gambe. Semplice. Poi attraversarono il confine.

Dopo il primo passo, a trenta metri di distanza, tutti videro l’altra parete di quel limbo in cui si erano immersi. Intorno a loro i colori non rispettavano le leggi della natura, minuscoli e migliaia di insetti blu erano posati sui fiori multicolore, venature rosse si arrampicavano sui tronchi degli alberi e i rami si muovevano sinuosi in un’ipnotica danza seppur il vento non sembrava poter attraversare la barriera.
Montu era stato percorso da una scossa, leggera, innocua, ma che fece sobbalzare molti e alimentò le paure per quel luogo.
Qualche trucchetto da quattro soldi basta per farvela fare sotto? Cos’è, avete paura di un paio di alberi?
A quanto pare anche tu hai qualche asso nella manica, Danir.
Il mezzo gigante aveva provato a manipolare la mente del Demone, e forse quella di tutti, per nascondergli parte della verità che avevano davanti. Perché? Voleva evitare che i suoi uomini si preoccupassero inutilmente, o c’era qualcosa di più dietro?
Montu fece finta di nulla e continuò, illudendo l’uomo che la sua tecnica avesse fatto presa anche sul suo cervello.

Oltre la seconda barriera, dove tutto era tornato normale, attrezzarono il campo base e ascoltarono le raccomandazioni di Danir. Prudenza. Certo predatori e serpenti potevano rivelarsi fatali, ma non c’erano segni di fauna in quel luogo e a preoccupare Montu erano i resti di un insediamento: capanne semidistrutte con i tetti crollati e le pareti ricoperte di muffa, dal terreno sporgevano timide e sbilenche le ruote dei carri sepolte per metà e i resti di recinti per il bestiame richiamati dalla natura.
Erano sei mesi che dal villaggio -distante almeno un’ora di cammino da quel punto- nessuno riceveva notizie, almeno così aveva detto Danir, ma quelle cose dovevano essere lì da molto, molto più tempo. Il silenzio era snervante.
Quand’era ormai pomeriggio si incamminarono verso il villaggio seguendo le mappe che avevano della zona, ma dopo qualche decina di minuti si trovarono davanti qualcosa di decisamente inaspettato: una muraglia rettangolare, alta poco meno di Danir, che misurava almeno venti metri dai lati lunghi e circa la metà da quelli corti; nessuna scritta o incisione spiegava il perché di quella costruzione, e il mezzo gigante si premurò di spegnere le ansie degli uomini, preoccupati per quel blocco di pietra che non sarebbe dovuto esistere.
Sulla parete Nord un’apertura circolare rivelava delle scale che scendevano nell’oscurità, e nonostante la cappa di polvere stantia un alito d’aria fresca soffiava dalle profondità della terra.
Chi si offre di visitare il pozzo? Oltre me, s’intende!
Senza dubbio un anfratto sconosciuto e potenzialmente pericoloso era più interessante di un villaggio abbandonato.
Scendo anche io.
Due soldati, tra quelli più entusiasti di poter seguire il Demone, si accodarono, insieme ad un altro uomo finora sfuggito allo sguardo dell’Eterno.
Àlfar! I due si abbracciarono, e si sussurrarono che i loro incontri erano stati fino a quel momento sinonimo di grossi guai - forse scendere in quel pozzo non era più così una buona idea.
I cinque scesero le scale per circa venti minuti, accarezzando il muschio secco che ricopriva le pareti.
Ad un esame più attento Montu si rese conto che tutte le pareti erano ricoperte di una sottile peluria argentea, che si muoveva ritmicamente seguendo quasi una sorta di battito cardiaco, accompagnato dagli sbuffi d’aria che ora sembravano respiri addormentati.
In che razza di buco infernale ci stiamo calando?
Su quelle stesse pareti, scritta in maniera sbilenca, Montu lesse una strana frase che immediatamente annotò sul taccuino.
Dove i peccatori giacciono morti e vivi l'albero della vita genererà frutti di morte e li dividerà con noi mentre nelle tenebre l'abisso verrà rivelato...
È una figata! Voglio un muro così a casa mia.
Àlfar osservava i suoi polpastrelli quasi perfettamente riprodotti dalle alghe arancioni che ricoprivano le pareti di uno slargo in cui si erano fermati, Danir lo guardò teso capendo che il mezzo Drago aveva resistito alla malia.
Il buio e la tensione giocano strani scherzi, continuiamo a scendere.
Montu si collegò telepaticamente con l’amico.
Sembra che gli altri nemmeno si rendano conto dello schifo in cui ci stiamo calando, e Danir era piuttosto infastidito dal fatto che tu avessi notato quei dettagli. Li vedo anche io, ma per ora manteniamo il segreto e teniamo d'occhio quell'uomo. Non me la racconta tutta.
Mentre entrambi annotavano sui rispettivi taccuini una nuova frase comparsa tra le alghe Àlfar rispose sfruttando il canale aperto dal Demone, l’avevano già sperimentato nelle profondità del Baathos.
Non so te, ma quei due mi sembrano tonti e quello mi ha guardato molto male. Non me la racconta giusta, se devo essere sincero.
e cose che sono e saranno eppure non dovrebbero essere si alzeranno per banchettare coi morti e condividere con essi il frutto impuro della rivelazione... Con la mente che scende nell'infinito dell'abisso non possono comprendere ciò che gli è negato e gli occhi di coloro che si sono persi non possono vedere le stelle il loro canto gli è taciuto e mentre le terre sprofonderanno gli artigli del mare dilanieranno ciò che era e ciò che sarà non sarà più per noi ma per loro...

Quando finalmente raggiunsero un fondo li aspettava una visione disgustosa: un foro circolare si apriva su una superficie molliccia che ricordava delle interiora scoperte. Poi le pareti si contrassero, gonfiandosi di escrescenze giallognole, e la puzza di morte riempì le narici di tutti.
Dalle bolle esplosero fuori dei piccoli esseri tentacolati che si avventarono su tutti loro.
Montu! Via di qui! Ora!
Non se lo lasciò ripetere due volte, fece leva sui piedi e dandosi una spinta verso l’alto risalì le scale volando. Danir era ormai scomparso, il codardo era rimasto in fondo al gruppo e se l’era svignata ben prima che la situazione precipitasse. La polvere difensiva del mezzo Drago si posò su tutti loro, difendendoli in parte dalle offese di quegli esserini disgustosi.
Quando Àlfar si caricò in braccio entrambi i soldati parlò ancora nella testa del Demone, impegnato ad abbattere uno dopo l’altro tutti i mostri che lo attaccavano.
Montu! Montu! Non so come funzioni la tua telepatia, ma se mi ricevi ancora…ho un’ide- Fanculo bestiaccia! Muori! Ah-ha! Ehm, dicevo. Ho un piano! Dobbiamo fare come le Formiroccia! Fai esplodere la parete al mio segnale!
Esplodere la parete? Si vedeva il foro d’uscita sopra di loro, ma era folle farsi collassare addosso quella bestia in cui si erano infilati. Otto. Nove. Più ammazzava quei cosi più sembravano uscirne dalle pareti.
Questo affare è vivo e molto sensibile! Se colpisci le pareti con un esplosione, lo spasmo farà fuori i demonietti! Siamo quasi fuori! Al mio segnale fallo esplodere!
Correva a perdifiato con i due uomini in spalla, aveva sputato sangue quando il suo corpo era mutato per sostenere lo sforzo.
Segnale? Quale segnale?
Àlfar lanciò verso l’uscita del pozzo uno dei due uomini, già svenuto per lo spavento, poi subito dopo l’altro - era incredibile come Danir si fosse già volatilizzato all’esterno.
L’Eterno strinse in mano una delle sue biglie, quella contenente abbastanza esplosivo da aprirsi un’uscita in un muro abbastanza spesso, quella che lì sotto, a quelle pareti molli, avrebbe inflitto ben più gravi danni.
Vai Montu!
Il lancio. Il boato. Il fuoco e l’onda d’urto. Àlfar fu fuori saltando via dall’ultimo gradino, un secondo prima che il buco da cui erano entrati si richiudesse, Montu poco prima di lui era uscito in volo alzandosi di circa tre metri sopra la costruzione in pietra.
Cercava con gli occhi il vigliacco che li aveva condotti dall’altra parte della barriera.
DANIR! Maledetta la tua codardia! Questo tuo ciondolo non funziona, o pensi che quel coso ci volesse solamente abbracciare?



Energia: 150 -10 -10 =130%
Fisico: 75%
Mente: 75%
Riserva CS: 0

Equipaggiamento:
Katana

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]
Guanti di pelle di Drago

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Corallo [+1 Forza, +1 Velocità, +2 Maestria nell’uso delle Armi]
Corallo [+2 Forza, +1 Velocità, +1 Intelligenza]
Gemma della Trasformazione
[Anello del Tuttofare - Immortalità]

Pergamene Usate:
//

Abilità Usate:
[13/25] Mente inviolabile. Consumo Energetico: Variabile (Medio)
Freddezza. Cinismo. Concentrazione. Violare la mente del Demone può rivelarsi un'impresa più difficile del previsto. E le conseguenze di un fallimento sono letali.
La tecnica ha natura Psionica. Sfruttando qualsivoglia motivazione legata alle proprie caratteristiche o capacità il Demone è in grado di schermare la propria mente da qualsiasi offensiva nemica, di potenza pari al Consumo speso.

[Affondo (1/25) - tecnica fisica di potenza Media; danneggia il Fisico.]
Sembra passata una vita da quando sono arrivato. Ci preparano per la guerra ma vorrei tornare a casa. Il Capitano non accetta inetti, ripete sempre: "Una cosa è saper maneggiare elegantemente una spada, un'altra è saper essere efficaci."
Se l'eleganza mi è stata data da mio padre quand'ero bambino, devo solo al Capitano l'efficacia dei miei colpi: ora sono in grado -con un consumo Energetico Medio- di affondare un colpo, a mani nude o con qualsiasi arma bianca, in grado di ferire gravemente l'avversario.

Passive Usate:
Immortalità. Passiva (Numero di utilizzi: ∞)
Il Demone sfonda lui stesso la barriera della non vita, divenendo un immortale e sconfiggendo la morte una volta per tutte.
La tecnica ha natura magica e conta come un'abilità passiva - si potrà dunque beneficiare dei suoi effetti in qualsiasi momento nel corso di una giocata. Il caster diviene a tutti gli effetti immortale, rimanendo in vita indipendentemente dalla quantità di danni subiti. Non potrà comunque continuare a combattere con una somma di danni mortali sul corpo, non sarà immune al dolore né agli effetti dei danni - ad esempio, con una gamba spezzata non potrà camminare. La tecnica garantisce una difesa dalle scene in cui è possibile perdere il proprio personaggio o al termine di un duello con Player Killing attivo: i personaggi possedenti questa passiva non potranno essere uccisi in nessun caso.
[Il Demone potrebbe comunque essere ucciso qualora gli si cavassero gli occhi]

[14/25] Volo. Passiva (Numero di utilizzi: 54)
La naturale capacità del Demone di volare grazie alle sue ali è permeata nella sua forma umana, permettendo così a Montu di levitare anche quando non appare con il suo vero aspetto.

Note: Unico appunto: utilizzo una tecnica Media per attaccare i mostriciattoli, avendo venduto -ed essendomene dimenticato- quella Alta di cui parlavo in Confronto, interpretandoli come un corpo unico.
Non sono riuscito a postare prima poiché sia il pc che Asgradel mi davano grossi problemi, perdonatemi se ora non rileggo ma mi butto a letto stremato, sperando di non aver fatto troppi errori.

EDIT: modificato con permesso del QM un errore nello specchietto.


Edited by RamsesIII - 23/6/2016, 15:39
 
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miky1992
view post Posted on 24/6/2016, 20:08




-Sogni e incubi-



DANIR! Maledetta la tua codardia! Questo tuo ciondolo non funziona, o pensi che quel coso ci volesse solamente abbracciare?

-CALMA. Disse Danir con tono severo e alzò le mani davanti a se. -Vi ho detto che il ciondolo segnala un pericolo. UNO. Se non si è illuminato significa che non era quello il pericolo per cui era stato progettato.
L'ondata di energia psichica ebbe l'effetto di dissipare ogni dubbio e ogni traccia d'ira dalla mente di Pinco e Panco. I due semplicemente sembrarono banalizzare l'evento e tornati al campo se qualcuno avesse chiesto loro avrebbero semplicemente risposto di aver schivato l'attacco di strani mostriciattoli gelatinosi, minimizzando il rischio corso e sbeffeggiando coloro che sembravano prendere la cosa troppo sul serio.

E infine arrivò la notte.

Tutti erano ritornati al campo base prima del calar del sole. Avevano acceso un fuoco, mangiato carne salata, bevuto dello schifoso vino e del pane duro. Alcuni si erano stretti accanto al fuoco, a raccontarsi storie più o meno fantasiose. Ma le storie non riuscivano a eliminare dai loro cuori una strana sensazione d'inquietudine, il sonno faticava ad arrivare e quando finalmente qualche d'uno riusciva a chiudere gli occhi ecco che il confortante mondo dei sogni gli era negato. Altri cercavano di pianificare il da farsi, di fare programmi, e nessuno a nessuno andava a genio l'idea di tornare al villaggio, o peggio: di esplorare il pozzo.
Danir ordinò di fare la guardia a turno e nessuno si oppose a questa decisione. Perdere il sonno sembrava meno rischioso che lasciarsi andare e addormentarsi. Molte tende erano illuminate: la luce fioca delle candele oltrepassava la barriera di stoffa illuminando il campo con decide di luci giallognole. Poi, nel buio, lo vidi: un bagliore arancione. Per qualche ragione, piú la luce restava spenta, piú gli uomini diventavano inquieti, come se in questo luogo la luce – qualunque luce – fosse l'unico segno di civiltà.
A metà nottata il vento aumentò d'intensità, e cominciarono le prime gocce di pioggia. Le gocce d'acqua riflettevano la luce proveniente dal campo, come fossero cristalli perfetti. Il rumore della pioggia si mescolò a quello del vento. Forse era proprio questo a inquietare gli uomini: non vi era altro rumore oltre quello della natura in quel luogo, una calma innaturale regnava sopra ogni cosa e logorava i nervi a tutti.
Un grido disperato sovrastò ogni altro rumore.
Gli uomini si precipitarono fuori dalle tende, primo tra tutti Danir. L'uomo puntò la spada -unica arma ora in suo possesso – contro le sentinelle. -Cosa succede?
I quattro uomini di guardia si scambiarono un'occhiata e rimasero in silenzio.
Danir scosse la testa e imprecò. -Vermi schifosi peggiori di voi non potevano capitarmi! Disse e si voltò verso gli uomini appena accorsi. -Veloci, andiamo a vedere cosa succede!
Al primo urlo ne seguirono altri che condussero Danir e coloro che decisero di seguirlo fino alla misteriosa torre in mezzo al bosco. Avvicinandosi all'ingresso tutti poterono notare due figure scure davanti a esso. Erano i corpi di “pinco” e “panco”. Erano in ginocchio, le mani unite come stesse pregando (anche se ora apparivano fuse in un blocco unico). Escrescenze arancioni luminescenti crescevano ai lati della bocca, su verso le narici, mentre gocce giallognole colavano dalla bocca. Attaccati al cranio rimanevano solo alcuni ciuffi di capelli, in alcuni unti era visibile il bianco dell'osso e il resto della pelle era ricoperto di strane ustioni che scendevano lungo la fronte fino agli occhi ridotti a cumuli di cenere gialla che cadeva a mo di lacrime. La mascella era rotta, come spalancata da qualcuno con un solo efferato gesto. Le gambe sembravano fuse in un solo blocco e semisquagliate.
Alcuni dei presenti dopo essersi ripresi dallo shock si misero davanti a Danir, dai loro sguardi trasudava rabbia pura.
-Vogliamo delle risposte! Disse qualcuno.
Alcuni sguainarono le spade e Danir li imitò.
-Dobbiamo andarcene! Disse qualcun altro.
Danir puntò la spada contro i rivoltosi. -Non potete. Disse gelido.

-Solo per Àlfar e la spada più potente del mondo-



Aprire gli occhi non è mai stato così difficile, eppure l'urlo, la confusione... impossibile dormire.
Vi sentite intorpiditi, sulle prime la vista appannata vi impedisce di vedere con chiarezza, ma potete avvertire qualcosa di soffice sotto di voi, come se steste dormendo su di un materasso imbottito. Dopo pochi istanti in cui rimarrete imbambolati potrete vedere che non siete soli: c'è qualcuno in piedi davanti a voi. Una figura avvolta in stracci gialli, non potete vedere nemmeno un lembo di pelle. Eppure potete sentire il suo fiato sul vostro volto, avvertire l'odore di marcio provenire da lui.
L'essere se ne sta piegato con il viso a pochi centimetri dal vostro. Anche opponendovi non riuscireste a muovervi e urlando nessuno accorrerà in vostro soccorso.
Poi come foste in un sogno vi alzate, almeno una parte di voi. Guardandovi alle spalle potrete vedere il vostro corpo avvolto dalle stesse escrescenze arancioni viste in precedenza. Vi basta un'occhiata per capire che non siete morti, il petto si alza e abbassa ritmico e avete l'espressione di chi dorme beato.
L'essere avvolto da stracci gialli è in piedi davanti a voi. Tentacoli neri da piovra spuntano da sotto gli stracci, si attorcigliano tra loro, le ventose si aprono e restringono ritmicamente. Potete notare che al collo porta un medaglione ottagonale d'oro raffigurante un polpo con i tentacoli rivolti verso il bordo.
Un filo argenteo collega voi a lui.

a che serve continuare a scendere se non sappiamo cosa cerchiamo, ma dobbiamo trovarlo è fondamentale trovarlo e se la salvezza non si mostra...

La paura di chi cerca più di quanto nemmeno si renda conto.
PER ALFAR

Non possiamo fermarci finché il mondo è permeato dell'odio... L'amore di T'al ci protegge entro i limiti di ciò che egli ritiene degno e concede una morte compassionevole...chi emerge, senza sogni dalla notte non godrà della pace dei Daimon... PER LA SPADA PIU' POTENTE DEL MONDO

Le parole risuonano nella vostra testa come fossero vostri pensieri e non qualcosa di estraneo. L'essere tentacolare vestito di stracci allarga le braccia come per invitarvi ad abbracciarlo. Non sapete cosa vi stia succedendo con esattezza, ma avete la certezza che se non riuscirete a uscire da questa situazione la cosa si metterà decisamente male per voi.



CITAZIONE
Bom, ecco a voi il post. Si lo so non è un granché però domani dovrò dedicare il poco tempo a mia disposizione per la quest di Ray e soprattutto non voglio rallentare troppo il ritmo e dar modo alla quest di procedere spedita. Ramses se volessi mettere qualche battuta all'inizio del mio post ho lasciato quella parte sul vago apposta, dimmi tu. Vale pure per te Volk ovviamente.

Bene, detto questo ecco quello che voglio facciate: crowen e ramses, i vostri pg stanno “bene”, potete fare quello che volete dopo aver sentito il post, andare a vedere, rimanere al campo ecc.
per joe e volk invece è tutta un'altra storia :) voi dovete semplicemente sconfiggere mr yellow. Potete fare come volete, non siete nemmeno costretti a usare tecniche, basta che giustificate la cosa e a prescindere spendiate un consumo medio in una qualsiasi risorsa.
 
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view post Posted on 2/7/2016, 02:24
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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Tornarono al campo, tutti, sani e salvi ma non senza graffi. Accesero un bivacco e si sedettero intorno al fuoco mangiando carne salata, poi scorse il vino e le lingue si sciolsero. Fino a quel momento pochi avevano parlato poiché l’aria dentro la barriera non si era fatta meno pesante e le disavventure al pozzo e in una torre poco lontana non avevano di certo disteso gli animi. Danir sembrava il più nervoso di tutti, nonostante la sua imposizione mentale avesse funzionato sui due soldati che quasi avevano rischiato la vita, sapeva bene che non poteva dire altrettanto riguardo Àlfar e Montu. Il Demone poi l’aveva preso decisamente in antipatia, specie dopo la scomoda rivelazione riguardo il ciondolo che non avvertiva di tutti i pericoli, ma solamente di uno che chissà quando si sarebbe presentato.
Sempre che non sia un inutile pezzo di vetro.
Signore, io sono Zåikarsønn, nella mia lingua significa “Figlio di Zoikar”. Mio padre è originario dell’Edhel ma mia madre era di Dorhamat e io sono cresciuto con lei.
Gli si era fatto vicino un giovane con un nome impronunciabile, qualcosa che in Comune poteva assomigliare a Soikèscion. Aveva dei morbidi capelli biondi tagliati corti, e nonostante la carnagione fosse evidentemente pallida per natura il Sole del Sud l’aveva battezzato scurendolo. Lo fissava con occhi trepidanti, come un bambino che ha davanti il suo nuovo giocattolo, incartato con cura, e non vede l’ora di strappare in mille pezzi quella carta che lo separa dalla felicità.
Ho sentito molto parlare di lei. Qualche mese fa l’ha ricevuta il Sultano in persona, è vero?
Montu sorrise mentre masticava la sua carne.
Mi domandi qualcosa che già sai, non è così?!
Il ragazzo fu colto alla sprovvista, balbettò un secondo prima di riprendersi rifiutandosi di perdere quell’occasione per dare voce ai suoi pensieri.
Ho sentito anche che se qualcosa è migliorato nell’Akeran lo dobbiamo soprattutto a lei. Taanach voleva estendere ovunque il culto dei dodici ma non è grazie ai Daimon che Dorhamat ha potuto bonificare altre isole dell’arcipelago. È merito dei nostri ingegneri.
Aveva scommesso su di loro, sulle invenzioni dei nani, sulla caparbietà degli uomini del Sud, e nonostante l’Akeran fosse ancora fermamente ancorato alle sue radici tradizionalistiche fatte di fede e predestinazione, qualche territorio aveva ottenuto dei benefici dalla scienza e lo riconosceva.
Zåikarsønn si fece raccontare del dono del Sultano, la prodezza militare, ma Montu evitò di mostrargliela per preservarsi dalle occhiate che arrivavano fulminanti dagli occhi di Danir.
Presto la grande maggioranza dei soldati aveva circondato il Demone e dal gruppo si alzavano domande su storie passate, su leggende di Draghi e Giganti. Chiedevano di Basiledra, di Caino. Era sorprendente come la maggior parte della sua vita era ormai di dominio pubblico. O almeno le linee generali, perché nessuno sapeva cos’era successo ogni volta, a chi dovesse la vita il Demone o chi avesse guidato la sua mano più e più volte. Nessuno sapeva dei Sussurri e nessuno sapeva -o fingeva di ignorarlo- delle volte in cui era caduto. Quando anche le corde vocali di Montu furono riscaldate dall’alcol si sorprese in piedi, spalle al fuoco, a mimare le avventure passate davanti a tanti spettatori che per un attimo dimenticarono il casino in cui si erano ficcati. Poi puntò il dito verso il suo compagno.
Lui! Quell’uomo laggiù! Eravamo sulle cime dell’Erydlyss saltò su uno dei tronchi sistemati come panche intorno al falò e avevamo appena allontanato un gigantesco Rock. Entrammo in una grotta piegò la schiena come ad infilarsi in un pertugio e poi si rialzò di colpo sguainando un’immaginaria spada e un enorme Drago di ghiaccio ci scagliò contro affilate stalattiti. Eravamo solo noi due, non ce l’avremmo mai fatta ad abbattere quella creatura gigantesca! Ma lui! Lui! Àlfar! Ha posato a terra la sua arma e ha parlato con il Drago spiegandogli che non eravamo lì per attaccarlo. Se sono qui lo devo anche a lui.
Alzò il bicchiere.
Ad Àlfar!

L’ovazione accompagnò il gruppo fino a quando l’inquietudine non tornò sui loro cuori afferrandoli saldamente. Il fuoco si spense, Danir istituì turni di guardia e gli uomini sembravano più felici di perdere il sonno che di concedersi ad una notte senza sogni in quell’ambiente innaturale.
Montu si sistemò su un’amaca con indosso tutto il suo equipaggiamento: non sembrava il caso di abbassare la guardia ora che c’erano solamente pochi occhi vigili. Un potenziale pericolo dotato di un minimo di intelligenza strategica avrebbe atteso quel momento per palesarsi.
Così fu, ma forse solo per tempismo piuttosto che per strategia.
Nel frastuono della natura che faceva da sottofondo al silenzio della spedizione esplose un urlo. Un urlo umano. Montu scivolò giù dal suo giaciglio ed altri urli riempirono la notte. Un gruppo di uomini, Danir compreso, iniziò a correre verso la fonte; giunti alla torre in mezzo al bosco videro i due soldati scesi nel pozzo insieme al Demone e al mezzo drago. Erano in ginocchio, le mani sembravano fuse tra di loro e sciolte come cera così come le gambe; dalla bocca, verso le narici, crescevano quelle alghe che avevano visto nel pozzo, mentre gocce giallognole colavano dai bordi delle labbra; il cranio era scoperto, l’osso rifletteva macabro le luci delle torce, e la poca pelle rimasta che non era ricoperta da radi ciuffi di capelli era evidentemente ustionata; le bruciature scendevano lungo la fronte fino alle orbite vuote degli occhi, ridotti in cumuli di cenere gialla che scivolava lungo le guance in un ultimo disperato e orribile pianto; la mascella aveva abbandonato la sua posizione, spaccata da qualcuno in un gesto di folle crudeltà.
La rivolta era inevitabile: qualcuno sfoderò le spade e Danir fece altrettanto.
Dobbiamo andarcene!
Non potete!
Pessima risposta.
Forse con la spada in pugno avrebbe potuto far fuori almeno cinque di quei poveracci che l’avevano seguito, con Montu sarebbe stata un’altra storia ma non avevano tempo da perdere. Il Demone estrasse la pistola e la puntò al volto del mezzo gigante.
Perché non possiamo? E cerca di essere convincente.
Spalle al muro, canna in faccia, Danir si agitò visibilmente.
Sto cercando di farvi restare vivi maledizione! Dovete obbedire agli ordini o moriremo tutti!
Abbastanza debole come spiegazione. L’Eterno aveva creduto fino a quel momento che la loro guida si sarebbe giocata meglio le carte per la sua sopravvivenza.
Ti avverto, non mi stai convincendo. Ho tre domanda da farti e cerca di essere il più chiaro possibile: sai cos'è successo a questi due? Sai cosa sta succedendo qui? Perché non posso semplicemente attraversare di nuovo la barriera e tornarmene a casa?
Dovresti saperlo bene cos'è successo a questi due. Tranquillo, non credo succederà nulla a te, quell'altro invece sono sicuro che lui stia già cambiando. L’altro? Àlfar? E perché avrebbe dovuto sapere il motivo di quella trasformazione? Danir sorrideva e Montu fu tentato di sparargli quei denti dritti nel cervello.
E tu lo sai? Comunque la vera domanda è cosa sta succedendo fuori.
Gli faceva schifo la vita?
Forse si forse no, quando ci arrivi faccelo sapere.
Montu premette il grilletto. Nella sua mente la testa di Danir esplose sparpagliando frammenti di cranio e cervello sui presenti e sui due soldati morti. Poi scacciò quel pensiero e sorrise. Avrebbe pagato tutto molto più dolorosamente, non se la meritava una palla in mezzo agli occhi. Sorrise, il tempo del mezzo gigante era giunto al termine. Si rivolse agli uomini, quelli che sarebbero stati i suoi uomini nel momento del bisogno.
Abbassate le armi. Decideremo in seguito se tornare alla barriera o rimanere qui.
Poi si voltò ancora verso Danir.
Con te non ho ancora finito. Così come sai perché si sono trasformati, spero tu sappia come guarire chi non è ancora morto. Sarà meglio per te.
Ora bisognava pensare ad Àlfar; c’era una sola cosa che avevano fatto i tre e non il Demone nel pozzo: toccare quelle maledette alghe arancioni.
Indicò Zåikarsønn.
Tu, vieni con me! E voi altri non avvicinatevi a loro due, non toccateli per nulla al mondo!
Corse a perdifiato verso il campo. Il ragazzo era giovane ma era meglio non muoversi da soli. Sapeva quale fosse la branda dell’amico? La trovò in poco tempo.
Il mezzo drago si stava rivestendo, era sudato come se si fosse appena svegliato da un incubo e si staccava di dosso le alghe appoggiate come foglie bagnate sulla sua pelle.
Sembrava però stesse bene.
I soldati che erano con noi nel pozzo sono morti, penso per colpa di quella roba. Evitiamo di toccarla d’ora in avanti.
Àlfar annuì serio, poi seguì i due uomini nel luogo del ritrovamento. Il gelo era calato tra i soldati e Danir, che aveva perso il suo ruolo e ora si sentiva tanto infervorato quanto a disagio.
Montu lo rassicurò, non era sua intenzione fomentare la rivolta ma non avrebbe permesso altre morti senza che arrivassero delle spiegazioni. Una volta saputa la verità ognuno avrebbe potuto decidere se restare e rischiare o tornare indietro.
Danir, non voglio prendere il tuo posto. Dicci tutto quello che sai, dacci la possibilità di uscirne vivi. Qual è il piano?
Avrei voluto aspettare la fine della notte e vedere quanti di voi sarebbero cambiati, ma le cose stanno degenerando troppo velocemente. Vi posso solo dire perché siamo qui: la verità è che questo posto, questa zona, sta crescendo. Di poche decine di metri alla volta è vero, ma cresce. Sappiamo anche che questa crescita non è costante, ma dobbiamo capire cosa la innesca e fermarla. Secondo i miei superiori la crescita dovrebbe avvenire in questi giorni.
Quello poteva essere un problema piuttosto grave. Quanto poteva crescere? Cos’era? Era a rischio l’isola o l’intera Theras? Probabilmente nemmeno l’uomo aveva una risposta a quelle domande.
Bene, spero che non ci saranno altre sorprese. Vediamo di fermare questo schifo prima che uccida tutti.
Gli uomini non erano soddisfatti.
Compagni! Se è vero che questa cosa sta crescendo potrebbe essere un pericolo per l’intero continente. Avete visto cos’è capitato a questi due uomini, e non vi dirò che non potrebbe capitare a voi, ma pensate alle persone care che avete lasciato a casa: amici, genitori, la vostra famiglia. La crescita potrebbe fermarsi, potrebbe essere così lenta da impiegare decenni prima di raggiungere la prossima isola, ma rischiereste tutto ciò che vi sta a cuore per paura della morte?
È questo che ha mosso la mia mano. Sempre. Mi sono trovato in situazioni in cui combattere o fuggire poteva fare la differenza, ho sempre inseguito quello che pensavo potesse essere il bene per Theras!
Non sono indietreggiato davanti alla Guardia Insonne, e non lo farò per colpa di una stupida alga.
Se la morte di questi due uomini è servita a convincerci ad andare avanti per evitare che succeda ad altri nel continente… Beh allora non sono morti invano.

Li guardò tutti, uno ad uno.
Ora siete liberi di scegliere. Potere restare qui o tentare di attraversare nuovamente la barriera e tornare a casa.
Forse qualcuno se ne sarebbe andato, forse non sarebbe riuscito a superare l’ostacolo, ma il Demone era certo che quasi tutti -se non tutti- i presenti sarebbero rimasti.
Dovevano tornare al campo e riposare, l’alba era ormai vicina. Nessuno avrebbe dormito, men che meno Montu che non avrebbe staccato gli occhi di dosso dal suo amico. Se quelle alghe avevano qualche altro effetto non si sarebbe lasciato cogliere impreparato.



Energia: 130%
Fisico: 75 -5 =70%
Mente: 75%
Riserva CS: 0

Equipaggiamento:
Katana

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]
Guanti di pelle di Drago

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Corallo [+1 Forza, +1 Velocità, +2 Maestria nell’uso delle Armi]
Corallo [+2 Forza, +1 Velocità, +1 Intelligenza]
Gemma della Trasformazione
[Anello del Tuttofare - Immortalità]

Pergamene Usate:
//

Abilità Usate:
//

Passive Usate:
Immortalità. Passiva (Numero di utilizzi: ∞)
Il Demone sfonda lui stesso la barriera della non vita, divenendo un immortale e sconfiggendo la morte una volta per tutte.
La tecnica ha natura magica e conta come un'abilità passiva - si potrà dunque beneficiare dei suoi effetti in qualsiasi momento nel corso di una giocata. Il caster diviene a tutti gli effetti immortale, rimanendo in vita indipendentemente dalla quantità di danni subiti. Non potrà comunque continuare a combattere con una somma di danni mortali sul corpo, non sarà immune al dolore né agli effetti dei danni - ad esempio, con una gamba spezzata non potrà camminare. La tecnica garantisce una difesa dalle scene in cui è possibile perdere il proprio personaggio o al termine di un duello con Player Killing attivo: i personaggi possedenti questa passiva non potranno essere uccisi in nessun caso.
[Il Demone potrebbe comunque essere ucciso qualora gli si cavassero gli occhi]

[14/25] Volo. Passiva (Numero di utilizzi: 4)
La naturale capacità del Demone di volare grazie alle sue ali è permeata nella sua forma umana, permettendo così a Montu di levitare anche quando non appare con il suo vero aspetto.

[16/25] Fiducia. Passiva (Numero di utilizzi: 65)
Montu può rendere le sue parole estremamente convincenti, facendo credere a chiunque lo ascolti che dica sempre il vero. Tale abilità può essere applicata anche alle scelte che il Demone compie, rendendole agli occhi degli altri sempre le migliori possibili.

Mecenate: che sia per i soldi, per le sue azioni o per semplice paura, il personaggio ha finito per essere ricordato soprattutto da una certa parte dell'Akeran, che lo conosce e lo rispetta come un'autorità. Quando si trova in alcuni territori, egli potrà esercitare una certa influenza sulle persone che lo circondano, come se detenesse effettivamente potere sulle loro vite. Questa passiva può essere esercitata in quest sotto accordo con il QM.
[I territori in questione sono il Qatja-yakin, il Sultanato e Dorhamat.]

Note: Tutto come da Confronto. Ho scalato un danno Basso al Fisico che avevo dimenticato dal turno precedente, causato dai mostriciattoli. Sul finale cerco di convincere gli uomini a rimanere consumando un utilizzo di Fiducia, e fino all'alba terrò d'occhio Àlfar preoccupato per eventuali effetti latenti.
 
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view post Posted on 7/7/2016, 17:00
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Il Risveglio della Bestia
- Sogni incandescenti.




Erano tutti molto tesi.
Danir aveva dimostrato di essere inaffidabile, Pinco e Pallo si erano dimostrati due palle al piede e tutto quello che c’era da bere era del vino che sembrava pestato di fresco dai piedi di un troll con scarsa igiene personale.
Almeno la carne era buona.
Pure il vino, nonostante la scarsa qualità, ad un certo punto fu abbastanza da sciogliere le lingue.
Chi prima e chi dopo, tutti quanti avevano una storia da raccontare e sembravano fare a gara a chi avesse pescato il pesce più lungo. “Io una volta ho combattuto contro tre – tre vi dico! – orsi kodiak!” un fiume di risate si sollevò dai presenti. “Oh, andate ai dodici! Come se voi aveste fatto di meglio in vita vostra.”
Àlfar si alzò, ma vedendo che Montu lo precedeva gli lasciò il posto.

[..]

Si commosse quando il calice del collega si sollevò in aria a celebrare gli eventi dell’Erydlyss ”E diamine se faceva freddo!...Ma che dire di quella volta che siamo finiti in così in fondo a un pozzo…che ci ha accolti il Baathos? Avvelenati, stanchi e confusi. Con un Demone grosso due piani, cazzutissimo e incazzatissimo!” alzò il proprio boccale. ”Lo abbiamo aperto in due come si fa con i meloni…e poi siamo scappati per un maledetto tunnel di Formirocce con un branco di Lucertole Arcobaleno alle calcagna. Abbiamo scavato un buco e boom! fuori di lì per un soffio con un geyser di fiamme alle spalle!” Rise e svuotò la coppa.
Poi arrivò una fitta che dallo stomaco dilagò fino alla testa.
Si congedò e tornò alla propria tenda.
Fece appena in tempo a denudarsi prima di toccare il letto ed essere accolto da un sonno pesante e incontrollabile. Accanto a lui un tipo era steso abbracciato ad una spada.
Per un momento, prima del buio totale, sembrò che la spada russasse.

Sudava.

Il caldo lo opprimeva.

Si rigirava nel letto i continuazione.

Spalancò gli occhi.

Intorno a lui era tutto arancione, tutto era incandescente.
Ai piedi della branda si ergeva una figura con braccia simili a tentacoli, con un collare ottagonale e fili d’argento che si collegavano alla testa del Domatore.
”A che serve continuare a scendere se non sappiamo cosa cerchiamo? Ma bobbiamo trovarlo. È fondamentale trovarlo e se la salvezza non si mostra… La paura di chi cerca più di quanto nemmeno si renda conto.” Non erano parole sue. Eppure era sua la voce. E la figura gli tendeva le braccia come se volesse un abbraccio.
Chi era?
Che voleva?
Perché voleva un abbraccio?
Perché quelle parole lo inquietavano e perché, tra la voglia di birra e il desiderio di uno stufato decente, sentiva la necessità e il desiderio di tornare in quel pozzo?
”Abbracci gratis?”
Accettò l’abbraccio e sussurrò una sola frase.
”Boom! Baby” Un turbine di fiamme avvolse Àlfar e la creatura urlante per il dolore.

Sollevò di scatto la testa, scoprendo sul proprio corpo numerose alghe arancioni che aveva visto in fondo al pozzo. Era sudato.

Montu e il resto del gruppo entrarono subito dopo, raccontandogli della morte di Pinco e Pallo e istigando Danir a dare delle risposte concrete a tutto il casino che stava spurgando in quell’anfratto di terra. Un anfratto di terra in continua espansione, a detta del loro committente.
Quando le due arringhe furono concluse, approfittando della confusione generale, Àlfar sussurrò a Montu l’unica cosa che aveva compreso fino a quel punto.
”Devo tornare nel pozzo. E questa volta lo strozzo come si deve.”




Scheda Tecnica & Note

Fisico: 75 - 5 - 20 = 50%
Mente: 100 - 10 = 90%
Energia: 125 - 10 - 10 = 105%

Attive:

Nessuna attiva usata, nel vero senso della parola, come ho specificato in confronto. Àlfar compie un sacrificio del 10% alla Mente per scappare dal proprio sogno con un abbraccio "rovente"! :D

Passive:

"Volo senz'ali" {1/6} - (Talento) Permette il volo con le stesse velocità di corsa e passeggio che si hanno sul terreno

"Dialogare" {1/6} - (Talento) Influenza passiva con la quale Àlfar si fa percepire come innocuo e amichevole agli interlocutori.


Dialoghi:
"Parlato" / Pensato "Telepatia" - Àlfar
Danir
Montu
Pinco [Deceduto]

Note:

Scusate il ritardo e la brevità del post. Giorni pesanti hanno prodotto risultati un po' stitici ultimamente, ma il grosso è passato quindi non vedo l'ora di carburare!



 
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miky1992
view post Posted on 11/7/2016, 14:20




-Noi non rimarremo qui un minuto di più.
-Giusto! Nessuno aveva parlato di queste... l'uomo corrugò la fronte alla ricerca delle parole giuste, ma l'unica cosa che riuscì a bofonchiare fu: -Stronzate.
-Doveva essere una semplice esplorazione, avrebbero dovuto avvisarci dei rischi! Ci hanno mandato al macello per quattro spiccioli, io non ci sto!
Alcuni uomini annuirono e si portarono a fianco dei due.
-Noi ce ne andiamo, se volete campare vi consiglio di seguirci. Detto questo gli uomini raccolsero le loro cose, comprese alcune provviste e si diressero verso il confine. Danir non disse nulla a riguardo, non provò a fermarli ne rispose a chi gli chiese di riportare l'ordine. -Chiedete al vostro nuovo idolo, magari lui può convincerli a rimanere. Fu l'unica cosa che disse.

Alfar & Montu



Per tutta la mattina i membri della spedizione rimasero insieme a discutere sul da farsi, nel mentre Danir venne confinato nella sua tenda sorvegliato a vista da due uomini. Ovviamente gli uomini non volevano sapesse cosa avevano in mente di fare, non si fidavano proprio di lui e non volevano lasciarsi nuovamente influenzare.
-Io dico che per ora non dovremmo muoverci, rimaniamo al campo e ragioniamo sul da farsi.
Un secondo uomo con lo sguardo perso tra le ceneri del fuoco disse: -Dovremmo preparare delle difese... mezza giornata basta per scavare delle trincee e preparare qualche trappola.
-Al villaggio abbiamo visto un faro, qualcuno ha eretto delle mura di fortuna che comunque sembrano molto resistenti e pali di legno appuntito tutt'attorno. Sembra un posto sicuro, io dico di spostarci li così potremmo avere una visuale migliore.

Montu



La paura gioca strani scherzi alla mente umana, ma come si fa a distinguere tra illusione e realtà?
Il turno di pattuglia per Montu si rivelò essere piuttosto noioso. In certi momenti se non fosse stato per gli ultimi avvenimenti gli uomini avrebbero potuto pensare di essere in un normalissimo bosco ed era proprio questa strana aura di tranquillità che ne logorava i nervi. Era essenzialmente come se nulla potesse scalfire l'immobilità del luogo, un'illusione di normalità che trasmetteva una sensazione di straniamento, di qualcosa di intrinsecamente sbagliato.
D'improvviso una volpe tagliò la strada a Montu, mentre questo stava tornando al campo. La volpe si fermò per un istante, il muso fisso verso il demone. Era una normalissima volpe eppure per un momento lo sguardo dell'animale cambiò. Lo sguardo era stranamente umano e i suoi occhi non erano affatto quelli di una volpe. L'immagine svanì in un lampo, la volpe era già sparita nella boscaglia, eppure lo sguardo era indubbiamente umano.

Alfar


Il pozzo esercita un continuo richiamo. La presenza fisica di essa penetra nei pensieri del mezzo drago insinuandosi con chiarezza in ogni suo pensiero, amplificando la forza dell'attrazione quando, anche senza guardare sai già dov'è l'oggetto del desiderio. Il bisogno di tornare però non lo rende in alcun modo meno lucido, anzi. Avverti i sensi amplificati: capti i movimenti di tutti i membri della spedizione, distingui con chiarezza gli odori del bosco e del campo.


CITAZIONE
bene, il post è arrivato! giro da fare in confronto, è arrivata la mattina e dovete decidere il da farsi. quello che ho descritto accade nella mattina ovvero fino a mezzogiorno. con le vostre azioni potete influire sul gruppo di coloro che decide di andarsene (potete pure provare ad andare con loro, quello che ho descritto ha un ordine cronologico solo nelle prime due parti, le parti dedicate a solo uno di voi potete giostrarvele come volete.) se decidete di rimanere dovete decidere il da farsi. vi ho dato alcune idee, ma avete campo libero su questo.

deciso cosa vorrete fare vi dirò cosa accade nel pomeriggio-notte.


Edited by miky1992 - 11/7/2016, 21:12
 
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view post Posted on 12/8/2016, 02:11
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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Molti decisero di andarsene, Montu tentò di trattenerli ma due loro compagni erano appena morti, e a giudicare da come era successo nessuno si aspettava un dolce addormentarsi profondamente. Nessuno voleva vedere i propri arti fusi tra loro e con il terreno, tanto meno quelle orride alghe arancioni spuntargli fuori dalla gola, dalle orecchie, perfino dagli occhi e chissà da quale altro orifizio del corpo.
Ne va del futuro di Theras probabilmente. Se non sappiamo cosa sta succedendo non possiamo capire come evolverà la situazione, e quali danni potrebbe causare al continente. Sì, potremmo morire, ma serve l'aiuto di tutti.
Non rimasero in molti però. Abbastanza da poter preparare una qualche difesa per non si sapeva bene quale pericolo e per tenere d'occhio Danir. Il mezzo gigante era stato confinato nella sua tenda presidiata costantemente da due uomini, mentre i restanti intorno al fuoco che si spegneva ormai lasciando spazio alla luce del Sole stabilivano le ronde per la giornata; possibilmente nessuno da solo, una coppia per ogni turno e un massimo di quindici metri da l'uno e l'altro durante la perlustrazione.
Precauzioni inutili pensò il Demone, quei due erano uno attaccato all'altro, quasi sono stati fusi insieme.
Tenne le sue considerazioni per sè, quegli uomini -i suoi uomini da quando Danir era stato sollevato dall'incarico- non avevano certo bisogno della verità, se quest'ultima non era piacevole nella maniera più assoluta.
Decise di perlustrare il perimetro da solo; non si mosse con Àlfar per essere sicuro di lasciare sempre un uomo valido al campo, non si mosse con altri per evitare che, qualsiasi cosa avesse visto, sarebbe rimasta segreta agli altri. Ma l'unica cosa che vide furono alberi e sterpaglia, non sembrava molto di più di un semplice bosco ed era proprio questo aspetto naturale ad innervosire tutti. Quella foresta aveva iniziato ad ucciderli, eppure sembravano alberi, sembravano cespugli. Nulla di letale. Paradossalmente un nemico evidente avrebbe messo meno timore, e forse lo sapeva anche il loro misterioso avversario.
Una volpe gli attraversò la strada, erano mesi che non ne vedeva una e si sorprese di trovarla su un'isola dell'Oceano di Zar. L'animale si bloccò un secondo al centro del sentiero e voltò il muso verso Montu, i suoi occhi neri si persero nelle scintille di fuoco finchè non accadde qualcosa che spiazzò il Demone: gli occhi della bestia cambiarono, le sclere divennero bianche e comparve un'iride castana. Occhi umani. L'intero muso della volpe ora ricordava il viso contratto di un uomo, ma prima che l'Eterno potesse mettere chiaramente a fuoco ciò che stava succedendo l'animale scattò scomparendo tra gli alberi.

La ronda proseguì senza altri strani incontri, e trascorse le ore di turno tornò al campo incontrandosi con Àlfar. Gli raccontò della volpe ma tornò subito alla voglia dell'amico di tornare nel dannato pozzo.
Perchè vuoi tornare nel pozzo? Hai visto che inferno ci aspettava laggiù.
Una voglia inarrestabile, forse per colpa del suo incubo pieno di quelle alghe che aveva sfiorato e da cui il Demone si era tenuto alla larga.
Il piano era superare la trappola volando e infilarsi in quel buco illuminato che si era chiuso di scatto prima che il pozzo tentasse di ucciderli.
Dobbiamo essere solo noi due, quando pensavi di scendere?
La notte stessa, avevano il turno insieme.
Forse dovremmo portarci dietro Danir. Lo SO! È una pessima idea. Ma almeno sapremmo che nessuno di noi si fida di quel tipo e potremmo addirittura scoprire qualcosa di utile tramite lui...Che ne dici?
Che è una pessima idea.
Se vogliamo interrogarlo sono d'accordo. Ma no, non ho intenzione di portarmelo lì sotto. Non sappiamo cosa ci aspetta, e potrebbe essere solo un ostacolo in più; hai visto com'è fuggito non appena le cose hanno girato per il verso sbagliato.
Il mezzo drago sembrò convincersi, ma quando arrivarono alla tenda dell'ex leader la trovarono vuota. Il Demone si guardò intorno in cerca di indizi, gli risultò naturale come sempre seguire le tracce lasciate dall'uomo. E lo vide, la figura tremolante di Danir era lì davanti gli occhi di Montu, aveva lasciato segni a terra con i piedi intorno al palo cui era legato. In qualche modo ce l'aveva fatta, si era liberato e aveva abbandonato la tenda.
Seguimi.
Seguirono Danir, o meglio la sua aura, per una decina di minuti, poi la figura scomparve e i due pedinatori si fermarono con due possibili strade da percorre. Danir si trovava al villaggio, e la cosa era abbastanza improbabile visto che gli esploratori non avevano comunicato di aver trovato qualcosa di interessante al di fuori del faro, oppure al pozzo, meta quasi sicura visto anche il fatto che lo stesso Danir era già sceso in quelle infernali profondità. Ma perchè era tornato lì? Cosa cercava, da solo, nel cuore della notte?
Quando era chiaro ad entrambi che non avrebbero dovuto deviare dal loro obiettivo originario Àlfar sembrò sollevato, quasi felice.
Arrivarono davanti al pozzo, la Sentinella di Àlfar era con loro e l'amico suggerì di aprire un canale telepatico. Qualsiasi cosa sarebbe stato meglio evitare di parlare. Inoltre il mezzo drago aveva fatto una scoperta molto interessante: lui che poteva vedere le aure si era reso conto che gli alberi, le alghe, persino i fiori, possedevano un aura fin troppo simile a quelle umane.
Volarono entrambi nell'apertura, finchè non si bloccarono sentendo un rumore di passi provenire da più sotto. Danir stava per far scattare la trappola, e loro si sarebbero ritrovati nel mezzo di quel casino un'altra volta.
Li senti i passi? Se è Danir il nostro piano per non far scattare la trappola è miseramente fallito. Cerchiamo di non farci vedere, se è tornato qui sotto ci sarà un motivo.
Sì, li ho sentiti. Ma se fosse Danir sono convinto che sarebbe già allerta e consapevole della nostra presenza. Se non lo è, o non è lui, potremmo usare l'elemento sorpresa. Ma la cautela rischia solo do dare tempo alle pareti di reagire.
In parte era vero, ma Montu era convinto che molte di quelle parole erano dettate dall'innaturale voglia dell'amico di raggiungere il fondo del pozzo. Quasi come se quelle alghe gli avessero causato una sorta di dipendenza.
Allora giù. E qualsiasi cosa succeda cerchiamo di infilarci in quel buco prima che si chiuda.

Proseguirono, e raggiunsero Danir. Era seduto a terra, appoggiato alle pareti con una pozza di sangue sotto di lui. Li guardò sorpreso, poi sembrò quasi rassegnarsi alla loro presenza.
Non c'è tempo per fare domande.
Àlfar afferrò Danir e proseguì la discesa, Montu non fece domande.
Il mezzo gigante morì durante la discesa, Àlfar lo perquisì e consegnò al Demone il taccuino trovato in una delle tasche. Sapeva bene quale pericolo stavano correndo, sapeva bene cosa succedeva a toccare quelle alghe, ma nonostante tutto aveva cercato di risolvere la situazione da solo e questo -da capo qual'era- era stato il suo più grande errore. Era morto perchè non aveva avuto fiducia nei suoi uomini. I due che avevano trasportato la salma erano sopravvissuti nelle più disperate occasioni fidandosi l'uno dell'altro, mettendo a rischio la propria vita per seguire l'altro o per concedere un'occasione di colpire il nemico comune. Erano sopravvissuti ad inferni che Danir non avrebbe nemmeno immaginato. Loro c'erano stati all'inferno, quello vero, il Baathos che tutti temono. E ne erano usciti portando con loro la testa di una delle più temibili creature del sottosuolo di Theras.

Scesero ancora, la trappola scattò ma i piccoli mostri sembrarono voler attaccare solamente l'Eterno ma non era un qualcosa che poteva impensierirlo.
Gli esseri rimbalzavano sul suo corpo duro come l'acciaio, e i due si tuffarono nell'apertura sul fondo, finalmente raggiunta.
Si tuffarono in quel mare di luce, e ne vennero circondati.



Energia: 150 -10 =140%
Fisico: 75%
Mente: 75%
Riserva CS: 4 [+1 Forza, +1 Velocità, +2 Maestria nell’uso delle Armi]

Equipaggiamento:
Katana

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]
Guanti di pelle di Drago

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Corallo [+1 Forza, +1 Velocità, +2 Maestria nell’uso delle Armi]
Corallo [+2 Forza, +1 Velocità, +1 Intelligenza]
Gemma della Trasformazione
[Anello del Tuttofare - Immortalità]

Pergamene Usate:
//

Abilità Usate:
[Resistenza (4/25) - tecnica fisica; difende da un attacco rivolto al Fisico di potenza Media o inferiore.]
Sembra che l'addestramento durerà meno del previsto, dobbiamo partire: il nostro Regno è stato invaso, lotterò per la mia terra e la mia famiglia.
Il Capitano ha iniziato ad addestrarci sulla difesa non appena è arrivata la notizia, forse pensa sia troppo presto per la nostra prima battaglia. È incredibile come -con un consumo Energetico Medio- riesco a rendere il mio corpo resistente come il ferro. Che sia l'intero corpo, la testa, il petto, un arto o anche solo un dito, sono in grado di parare i colpi che ricevo. Quando la lama colpisce la parte mutata si alzano delle scintille e il punto colpito diventa rosso come fosse incandescente, ma non sento nessun dolore e dopo un istante tutto torna come prima.

Passive Usate:
Immortalità. Passiva (Numero di utilizzi: ∞)
Il Demone sfonda lui stesso la barriera della non vita, divenendo un immortale e sconfiggendo la morte una volta per tutte.
La tecnica ha natura magica e conta come un'abilità passiva - si potrà dunque beneficiare dei suoi effetti in qualsiasi momento nel corso di una giocata. Il caster diviene a tutti gli effetti immortale, rimanendo in vita indipendentemente dalla quantità di danni subiti. Non potrà comunque continuare a combattere con una somma di danni mortali sul corpo, non sarà immune al dolore né agli effetti dei danni - ad esempio, con una gamba spezzata non potrà camminare. La tecnica garantisce una difesa dalle scene in cui è possibile perdere il proprio personaggio o al termine di un duello con Player Killing attivo: i personaggi possedenti questa passiva non potranno essere uccisi in nessun caso.
[Il Demone potrebbe comunque essere ucciso qualora gli si cavassero gli occhi]

[14/25] Volo. Passiva (Numero di utilizzi: 43)
La naturale capacità del Demone di volare grazie alle sue ali è permeata nella sua forma umana, permettendo così a Montu di levitare anche quando non appare con il suo vero aspetto.

[16/25] Fiducia. Passiva (Numero di utilizzi: 5)
Montu può rendere le sue parole estremamente convincenti, facendo credere a chiunque lo ascolti che dica sempre il vero. Tale abilità può essere applicata anche alle scelte che il Demone compie, rendendole agli occhi degli altri sempre le migliori possibili.

Mecenate: che sia per i soldi, per le sue azioni o per semplice paura, il personaggio ha finito per essere ricordato soprattutto da una certa parte dell'Akeran, che lo conosce e lo rispetta come un'autorità. Quando si trova in alcuni territori, egli potrà esercitare una certa influenza sulle persone che lo circondano, come se detenesse effettivamente potere sulle loro vite. Questa passiva può essere esercitata in quest sotto accordo con il QM.
[I territori in questione sono il Qatja-yakin, il Sultanato e Dorhamat.]

[15/25] Telepatia. Passiva (Numero di utilizzi: 54)
Montu può comunicare telepaticamente con chiunque, purchè il suo interlocutore non sia eccessivamente lontano. Ostacoli fisici -quali possono essere muri, vetri, persone etc.- non precludono la possibilità di usare la telepatia.

Note: Tutto come da Confronto. Uso anche un Corallo.
 
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7 replies since 6/6/2016, 20:49   332 views
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