Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

E LA BESTIA SORSE DALL'ABISSO

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RamsesIII
view post Posted on 21/6/2016, 03:43 by: RamsesIII
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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Aveva sentito parlare della spedizione del mezzo gigante e quella strana storia sulla barriera invisibile che aveva fatto sparire gli abitanti di un villaggio l’aveva incuriosito; sembrava più la solita chiacchiera del solito vecchio ubriaco di rum nella taverna di fiducia, ma negli anni Theras aveva dimostrato di saper sorprendere chiunque, in qualunque inaspettato momento.
Montu si era spinto nell’Akeran per ricevere una sorta di onorificenza dal Sultano qualche mese prima e aveva deciso di ritardare il suo rientro a Ladeca per vagabondare curioso per le terre del Sud; era passato perfino per Taanach, quasi non l’aveva riconosciuta tanto era passato dall’ultima volta -non felicissima- in cui aveva visitato la Capitale di uno dei tre antichi Clan di Theras. La cosa che l’aveva colpito -più dei templi enormi e bellissimi dedicati ad ognuno dei dodici Daimon- era il cielo, o meglio quello che in cielo non c’era più: aveva sentito parlare della caduta della Purgatory, il leggendario carcere volante, ma non vederla più al suo posto aveva lasciato una strana sensazione nell’animo del Demone.
Possibile che il tempo sia così inclemente con il mondo?
Non con lui, certo. Un immortale.

I suoi passi l’avevano quindi portato nel Dorhamat, e sorrise nel pensare che anche su quell’arcipelago -e sulla città libera che ne prendeva il nome- avrebbe avuto qualche storia da raccontare. Si sentiva come un vecchio circondato da giovani, bramoso di raccontare loro i fasti di un passato lontano che questi, però, non avevano voglia di conoscere. Giunto nella più pericolosa delle città del Sud, approdo di criminali, pirati e gentaglia d’ogni risma, si mosse sicuro verso il luogo d’incontro per coloro che sarebbero partiti con il mezzo gigante: una bettola, come ogni edificio sulla costa, in cui stavano stipate fin troppe persone ad ascoltare i discorsi dell’uomo, che li convinceva a non avere paura dell’ignoto. Pioveva, e Montu entrò facendo poca attenzione alle parole di Danir -così si chiamava il capo spedizione-, più desideroso di asciugarsi i vestiti fradici vicino un fuoco piuttosto che capire con cosa stava per soffocare la noia di quei giorni. In fondo lui aveva già scelto: sarebbe partito.

Aspettarono ancora qualche giorno, il tempo migliorò, poi si incamminarono verso la loro destinazione, verso quella fantomatica barriera invisibile.
Durante il cammino il Demone era stato circondato da un nutrito gruppo di persone che avevano saputo della sua onorificenza; non era cosa ovvia che una città libera rispettasse le decisioni del Sultanato, ma qualcosa aveva spinto gli uomini originari del Dorhamat ad acclamare a gran voce il nome dell’Eterno.
Gli avevano ripetuto decine di volte quant’erano onorati di poterlo vedere in azione, gli avevano chiesto delle sue avventure con Chandra, la Piromante, e di ciò che era successo a Nord, con Caino. Lo rispettavano e lui aveva ignorato le occhiatacce storte di Danir, che sentiva il peso di una figura forse più carismatica di lui; sentiva che quegli uomini avrebbero fatto ogni cosa per lui e si curò di non deludere le aspettative.
Ringraziò il Sultano in silenzio, stringendo nella tasca il dono che i suoi scienziati gli avevano fatto, benedicendo il giorno in cui aveva deciso di aiutare quel prospero regno a progredire.

Quindi signori ci siamo.
Si fermarono dinnanzi al confine di quel qualcosa che distorceva loro la vista: al di là della barriera gli alberi apparivano come macchie verdastre, mentre il cielo sembrava percosso da onde di quella patina opaca - come se quella muraglia trasparente sventolasse accarezzata dal vento d’alta quota, stendardo misterioso e stregato.
Ricevettero tutti un taccuino su cui avrebbero dovuto annotare i dettagli degni di nota e un ciondolo con un bel rubino incastonato nel mezzo. Danir, con un giro di parole degno di un bravo condottiero, fece capire che nemmeno lui sapeva bene cosa stessero cercando, ma che in caso di pericolo quella pietra si sarebbe come illuminata e avrebbero dovuto darsela a gambe. Semplice. Poi attraversarono il confine.

Dopo il primo passo, a trenta metri di distanza, tutti videro l’altra parete di quel limbo in cui si erano immersi. Intorno a loro i colori non rispettavano le leggi della natura, minuscoli e migliaia di insetti blu erano posati sui fiori multicolore, venature rosse si arrampicavano sui tronchi degli alberi e i rami si muovevano sinuosi in un’ipnotica danza seppur il vento non sembrava poter attraversare la barriera.
Montu era stato percorso da una scossa, leggera, innocua, ma che fece sobbalzare molti e alimentò le paure per quel luogo.
Qualche trucchetto da quattro soldi basta per farvela fare sotto? Cos’è, avete paura di un paio di alberi?
A quanto pare anche tu hai qualche asso nella manica, Danir.
Il mezzo gigante aveva provato a manipolare la mente del Demone, e forse quella di tutti, per nascondergli parte della verità che avevano davanti. Perché? Voleva evitare che i suoi uomini si preoccupassero inutilmente, o c’era qualcosa di più dietro?
Montu fece finta di nulla e continuò, illudendo l’uomo che la sua tecnica avesse fatto presa anche sul suo cervello.

Oltre la seconda barriera, dove tutto era tornato normale, attrezzarono il campo base e ascoltarono le raccomandazioni di Danir. Prudenza. Certo predatori e serpenti potevano rivelarsi fatali, ma non c’erano segni di fauna in quel luogo e a preoccupare Montu erano i resti di un insediamento: capanne semidistrutte con i tetti crollati e le pareti ricoperte di muffa, dal terreno sporgevano timide e sbilenche le ruote dei carri sepolte per metà e i resti di recinti per il bestiame richiamati dalla natura.
Erano sei mesi che dal villaggio -distante almeno un’ora di cammino da quel punto- nessuno riceveva notizie, almeno così aveva detto Danir, ma quelle cose dovevano essere lì da molto, molto più tempo. Il silenzio era snervante.
Quand’era ormai pomeriggio si incamminarono verso il villaggio seguendo le mappe che avevano della zona, ma dopo qualche decina di minuti si trovarono davanti qualcosa di decisamente inaspettato: una muraglia rettangolare, alta poco meno di Danir, che misurava almeno venti metri dai lati lunghi e circa la metà da quelli corti; nessuna scritta o incisione spiegava il perché di quella costruzione, e il mezzo gigante si premurò di spegnere le ansie degli uomini, preoccupati per quel blocco di pietra che non sarebbe dovuto esistere.
Sulla parete Nord un’apertura circolare rivelava delle scale che scendevano nell’oscurità, e nonostante la cappa di polvere stantia un alito d’aria fresca soffiava dalle profondità della terra.
Chi si offre di visitare il pozzo? Oltre me, s’intende!
Senza dubbio un anfratto sconosciuto e potenzialmente pericoloso era più interessante di un villaggio abbandonato.
Scendo anche io.
Due soldati, tra quelli più entusiasti di poter seguire il Demone, si accodarono, insieme ad un altro uomo finora sfuggito allo sguardo dell’Eterno.
Àlfar! I due si abbracciarono, e si sussurrarono che i loro incontri erano stati fino a quel momento sinonimo di grossi guai - forse scendere in quel pozzo non era più così una buona idea.
I cinque scesero le scale per circa venti minuti, accarezzando il muschio secco che ricopriva le pareti.
Ad un esame più attento Montu si rese conto che tutte le pareti erano ricoperte di una sottile peluria argentea, che si muoveva ritmicamente seguendo quasi una sorta di battito cardiaco, accompagnato dagli sbuffi d’aria che ora sembravano respiri addormentati.
In che razza di buco infernale ci stiamo calando?
Su quelle stesse pareti, scritta in maniera sbilenca, Montu lesse una strana frase che immediatamente annotò sul taccuino.
Dove i peccatori giacciono morti e vivi l'albero della vita genererà frutti di morte e li dividerà con noi mentre nelle tenebre l'abisso verrà rivelato...
È una figata! Voglio un muro così a casa mia.
Àlfar osservava i suoi polpastrelli quasi perfettamente riprodotti dalle alghe arancioni che ricoprivano le pareti di uno slargo in cui si erano fermati, Danir lo guardò teso capendo che il mezzo Drago aveva resistito alla malia.
Il buio e la tensione giocano strani scherzi, continuiamo a scendere.
Montu si collegò telepaticamente con l’amico.
Sembra che gli altri nemmeno si rendano conto dello schifo in cui ci stiamo calando, e Danir era piuttosto infastidito dal fatto che tu avessi notato quei dettagli. Li vedo anche io, ma per ora manteniamo il segreto e teniamo d'occhio quell'uomo. Non me la racconta tutta.
Mentre entrambi annotavano sui rispettivi taccuini una nuova frase comparsa tra le alghe Àlfar rispose sfruttando il canale aperto dal Demone, l’avevano già sperimentato nelle profondità del Baathos.
Non so te, ma quei due mi sembrano tonti e quello mi ha guardato molto male. Non me la racconta giusta, se devo essere sincero.
e cose che sono e saranno eppure non dovrebbero essere si alzeranno per banchettare coi morti e condividere con essi il frutto impuro della rivelazione... Con la mente che scende nell'infinito dell'abisso non possono comprendere ciò che gli è negato e gli occhi di coloro che si sono persi non possono vedere le stelle il loro canto gli è taciuto e mentre le terre sprofonderanno gli artigli del mare dilanieranno ciò che era e ciò che sarà non sarà più per noi ma per loro...

Quando finalmente raggiunsero un fondo li aspettava una visione disgustosa: un foro circolare si apriva su una superficie molliccia che ricordava delle interiora scoperte. Poi le pareti si contrassero, gonfiandosi di escrescenze giallognole, e la puzza di morte riempì le narici di tutti.
Dalle bolle esplosero fuori dei piccoli esseri tentacolati che si avventarono su tutti loro.
Montu! Via di qui! Ora!
Non se lo lasciò ripetere due volte, fece leva sui piedi e dandosi una spinta verso l’alto risalì le scale volando. Danir era ormai scomparso, il codardo era rimasto in fondo al gruppo e se l’era svignata ben prima che la situazione precipitasse. La polvere difensiva del mezzo Drago si posò su tutti loro, difendendoli in parte dalle offese di quegli esserini disgustosi.
Quando Àlfar si caricò in braccio entrambi i soldati parlò ancora nella testa del Demone, impegnato ad abbattere uno dopo l’altro tutti i mostri che lo attaccavano.
Montu! Montu! Non so come funzioni la tua telepatia, ma se mi ricevi ancora…ho un’ide- Fanculo bestiaccia! Muori! Ah-ha! Ehm, dicevo. Ho un piano! Dobbiamo fare come le Formiroccia! Fai esplodere la parete al mio segnale!
Esplodere la parete? Si vedeva il foro d’uscita sopra di loro, ma era folle farsi collassare addosso quella bestia in cui si erano infilati. Otto. Nove. Più ammazzava quei cosi più sembravano uscirne dalle pareti.
Questo affare è vivo e molto sensibile! Se colpisci le pareti con un esplosione, lo spasmo farà fuori i demonietti! Siamo quasi fuori! Al mio segnale fallo esplodere!
Correva a perdifiato con i due uomini in spalla, aveva sputato sangue quando il suo corpo era mutato per sostenere lo sforzo.
Segnale? Quale segnale?
Àlfar lanciò verso l’uscita del pozzo uno dei due uomini, già svenuto per lo spavento, poi subito dopo l’altro - era incredibile come Danir si fosse già volatilizzato all’esterno.
L’Eterno strinse in mano una delle sue biglie, quella contenente abbastanza esplosivo da aprirsi un’uscita in un muro abbastanza spesso, quella che lì sotto, a quelle pareti molli, avrebbe inflitto ben più gravi danni.
Vai Montu!
Il lancio. Il boato. Il fuoco e l’onda d’urto. Àlfar fu fuori saltando via dall’ultimo gradino, un secondo prima che il buco da cui erano entrati si richiudesse, Montu poco prima di lui era uscito in volo alzandosi di circa tre metri sopra la costruzione in pietra.
Cercava con gli occhi il vigliacco che li aveva condotti dall’altra parte della barriera.
DANIR! Maledetta la tua codardia! Questo tuo ciondolo non funziona, o pensi che quel coso ci volesse solamente abbracciare?



Energia: 150 -10 -10 =130%
Fisico: 75%
Mente: 75%
Riserva CS: 0

Equipaggiamento:
Katana

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]
Guanti di pelle di Drago

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Corallo [+1 Forza, +1 Velocità, +2 Maestria nell’uso delle Armi]
Corallo [+2 Forza, +1 Velocità, +1 Intelligenza]
Gemma della Trasformazione
[Anello del Tuttofare - Immortalità]

Pergamene Usate:
//

Abilità Usate:
[13/25] Mente inviolabile. Consumo Energetico: Variabile (Medio)
Freddezza. Cinismo. Concentrazione. Violare la mente del Demone può rivelarsi un'impresa più difficile del previsto. E le conseguenze di un fallimento sono letali.
La tecnica ha natura Psionica. Sfruttando qualsivoglia motivazione legata alle proprie caratteristiche o capacità il Demone è in grado di schermare la propria mente da qualsiasi offensiva nemica, di potenza pari al Consumo speso.

[Affondo (1/25) - tecnica fisica di potenza Media; danneggia il Fisico.]
Sembra passata una vita da quando sono arrivato. Ci preparano per la guerra ma vorrei tornare a casa. Il Capitano non accetta inetti, ripete sempre: "Una cosa è saper maneggiare elegantemente una spada, un'altra è saper essere efficaci."
Se l'eleganza mi è stata data da mio padre quand'ero bambino, devo solo al Capitano l'efficacia dei miei colpi: ora sono in grado -con un consumo Energetico Medio- di affondare un colpo, a mani nude o con qualsiasi arma bianca, in grado di ferire gravemente l'avversario.

Passive Usate:
Immortalità. Passiva (Numero di utilizzi: ∞)
Il Demone sfonda lui stesso la barriera della non vita, divenendo un immortale e sconfiggendo la morte una volta per tutte.
La tecnica ha natura magica e conta come un'abilità passiva - si potrà dunque beneficiare dei suoi effetti in qualsiasi momento nel corso di una giocata. Il caster diviene a tutti gli effetti immortale, rimanendo in vita indipendentemente dalla quantità di danni subiti. Non potrà comunque continuare a combattere con una somma di danni mortali sul corpo, non sarà immune al dolore né agli effetti dei danni - ad esempio, con una gamba spezzata non potrà camminare. La tecnica garantisce una difesa dalle scene in cui è possibile perdere il proprio personaggio o al termine di un duello con Player Killing attivo: i personaggi possedenti questa passiva non potranno essere uccisi in nessun caso.
[Il Demone potrebbe comunque essere ucciso qualora gli si cavassero gli occhi]

[14/25] Volo. Passiva (Numero di utilizzi: 54)
La naturale capacità del Demone di volare grazie alle sue ali è permeata nella sua forma umana, permettendo così a Montu di levitare anche quando non appare con il suo vero aspetto.

Note: Unico appunto: utilizzo una tecnica Media per attaccare i mostriciattoli, avendo venduto -ed essendomene dimenticato- quella Alta di cui parlavo in Confronto, interpretandoli come un corpo unico.
Non sono riuscito a postare prima poiché sia il pc che Asgradel mi davano grossi problemi, perdonatemi se ora non rileggo ma mi butto a letto stremato, sperando di non aver fatto troppi errori.

EDIT: modificato con permesso del QM un errore nello specchietto.


Edited by RamsesIII - 23/6/2016, 15:39
 
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