Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

E LA BESTIA SORSE DALL'ABISSO

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RamsesIII
view post Posted on 2/7/2016, 02:24 by: RamsesIII
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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Tornarono al campo, tutti, sani e salvi ma non senza graffi. Accesero un bivacco e si sedettero intorno al fuoco mangiando carne salata, poi scorse il vino e le lingue si sciolsero. Fino a quel momento pochi avevano parlato poiché l’aria dentro la barriera non si era fatta meno pesante e le disavventure al pozzo e in una torre poco lontana non avevano di certo disteso gli animi. Danir sembrava il più nervoso di tutti, nonostante la sua imposizione mentale avesse funzionato sui due soldati che quasi avevano rischiato la vita, sapeva bene che non poteva dire altrettanto riguardo Àlfar e Montu. Il Demone poi l’aveva preso decisamente in antipatia, specie dopo la scomoda rivelazione riguardo il ciondolo che non avvertiva di tutti i pericoli, ma solamente di uno che chissà quando si sarebbe presentato.
Sempre che non sia un inutile pezzo di vetro.
Signore, io sono Zåikarsønn, nella mia lingua significa “Figlio di Zoikar”. Mio padre è originario dell’Edhel ma mia madre era di Dorhamat e io sono cresciuto con lei.
Gli si era fatto vicino un giovane con un nome impronunciabile, qualcosa che in Comune poteva assomigliare a Soikèscion. Aveva dei morbidi capelli biondi tagliati corti, e nonostante la carnagione fosse evidentemente pallida per natura il Sole del Sud l’aveva battezzato scurendolo. Lo fissava con occhi trepidanti, come un bambino che ha davanti il suo nuovo giocattolo, incartato con cura, e non vede l’ora di strappare in mille pezzi quella carta che lo separa dalla felicità.
Ho sentito molto parlare di lei. Qualche mese fa l’ha ricevuta il Sultano in persona, è vero?
Montu sorrise mentre masticava la sua carne.
Mi domandi qualcosa che già sai, non è così?!
Il ragazzo fu colto alla sprovvista, balbettò un secondo prima di riprendersi rifiutandosi di perdere quell’occasione per dare voce ai suoi pensieri.
Ho sentito anche che se qualcosa è migliorato nell’Akeran lo dobbiamo soprattutto a lei. Taanach voleva estendere ovunque il culto dei dodici ma non è grazie ai Daimon che Dorhamat ha potuto bonificare altre isole dell’arcipelago. È merito dei nostri ingegneri.
Aveva scommesso su di loro, sulle invenzioni dei nani, sulla caparbietà degli uomini del Sud, e nonostante l’Akeran fosse ancora fermamente ancorato alle sue radici tradizionalistiche fatte di fede e predestinazione, qualche territorio aveva ottenuto dei benefici dalla scienza e lo riconosceva.
Zåikarsønn si fece raccontare del dono del Sultano, la prodezza militare, ma Montu evitò di mostrargliela per preservarsi dalle occhiate che arrivavano fulminanti dagli occhi di Danir.
Presto la grande maggioranza dei soldati aveva circondato il Demone e dal gruppo si alzavano domande su storie passate, su leggende di Draghi e Giganti. Chiedevano di Basiledra, di Caino. Era sorprendente come la maggior parte della sua vita era ormai di dominio pubblico. O almeno le linee generali, perché nessuno sapeva cos’era successo ogni volta, a chi dovesse la vita il Demone o chi avesse guidato la sua mano più e più volte. Nessuno sapeva dei Sussurri e nessuno sapeva -o fingeva di ignorarlo- delle volte in cui era caduto. Quando anche le corde vocali di Montu furono riscaldate dall’alcol si sorprese in piedi, spalle al fuoco, a mimare le avventure passate davanti a tanti spettatori che per un attimo dimenticarono il casino in cui si erano ficcati. Poi puntò il dito verso il suo compagno.
Lui! Quell’uomo laggiù! Eravamo sulle cime dell’Erydlyss saltò su uno dei tronchi sistemati come panche intorno al falò e avevamo appena allontanato un gigantesco Rock. Entrammo in una grotta piegò la schiena come ad infilarsi in un pertugio e poi si rialzò di colpo sguainando un’immaginaria spada e un enorme Drago di ghiaccio ci scagliò contro affilate stalattiti. Eravamo solo noi due, non ce l’avremmo mai fatta ad abbattere quella creatura gigantesca! Ma lui! Lui! Àlfar! Ha posato a terra la sua arma e ha parlato con il Drago spiegandogli che non eravamo lì per attaccarlo. Se sono qui lo devo anche a lui.
Alzò il bicchiere.
Ad Àlfar!

L’ovazione accompagnò il gruppo fino a quando l’inquietudine non tornò sui loro cuori afferrandoli saldamente. Il fuoco si spense, Danir istituì turni di guardia e gli uomini sembravano più felici di perdere il sonno che di concedersi ad una notte senza sogni in quell’ambiente innaturale.
Montu si sistemò su un’amaca con indosso tutto il suo equipaggiamento: non sembrava il caso di abbassare la guardia ora che c’erano solamente pochi occhi vigili. Un potenziale pericolo dotato di un minimo di intelligenza strategica avrebbe atteso quel momento per palesarsi.
Così fu, ma forse solo per tempismo piuttosto che per strategia.
Nel frastuono della natura che faceva da sottofondo al silenzio della spedizione esplose un urlo. Un urlo umano. Montu scivolò giù dal suo giaciglio ed altri urli riempirono la notte. Un gruppo di uomini, Danir compreso, iniziò a correre verso la fonte; giunti alla torre in mezzo al bosco videro i due soldati scesi nel pozzo insieme al Demone e al mezzo drago. Erano in ginocchio, le mani sembravano fuse tra di loro e sciolte come cera così come le gambe; dalla bocca, verso le narici, crescevano quelle alghe che avevano visto nel pozzo, mentre gocce giallognole colavano dai bordi delle labbra; il cranio era scoperto, l’osso rifletteva macabro le luci delle torce, e la poca pelle rimasta che non era ricoperta da radi ciuffi di capelli era evidentemente ustionata; le bruciature scendevano lungo la fronte fino alle orbite vuote degli occhi, ridotti in cumuli di cenere gialla che scivolava lungo le guance in un ultimo disperato e orribile pianto; la mascella aveva abbandonato la sua posizione, spaccata da qualcuno in un gesto di folle crudeltà.
La rivolta era inevitabile: qualcuno sfoderò le spade e Danir fece altrettanto.
Dobbiamo andarcene!
Non potete!
Pessima risposta.
Forse con la spada in pugno avrebbe potuto far fuori almeno cinque di quei poveracci che l’avevano seguito, con Montu sarebbe stata un’altra storia ma non avevano tempo da perdere. Il Demone estrasse la pistola e la puntò al volto del mezzo gigante.
Perché non possiamo? E cerca di essere convincente.
Spalle al muro, canna in faccia, Danir si agitò visibilmente.
Sto cercando di farvi restare vivi maledizione! Dovete obbedire agli ordini o moriremo tutti!
Abbastanza debole come spiegazione. L’Eterno aveva creduto fino a quel momento che la loro guida si sarebbe giocata meglio le carte per la sua sopravvivenza.
Ti avverto, non mi stai convincendo. Ho tre domanda da farti e cerca di essere il più chiaro possibile: sai cos'è successo a questi due? Sai cosa sta succedendo qui? Perché non posso semplicemente attraversare di nuovo la barriera e tornarmene a casa?
Dovresti saperlo bene cos'è successo a questi due. Tranquillo, non credo succederà nulla a te, quell'altro invece sono sicuro che lui stia già cambiando. L’altro? Àlfar? E perché avrebbe dovuto sapere il motivo di quella trasformazione? Danir sorrideva e Montu fu tentato di sparargli quei denti dritti nel cervello.
E tu lo sai? Comunque la vera domanda è cosa sta succedendo fuori.
Gli faceva schifo la vita?
Forse si forse no, quando ci arrivi faccelo sapere.
Montu premette il grilletto. Nella sua mente la testa di Danir esplose sparpagliando frammenti di cranio e cervello sui presenti e sui due soldati morti. Poi scacciò quel pensiero e sorrise. Avrebbe pagato tutto molto più dolorosamente, non se la meritava una palla in mezzo agli occhi. Sorrise, il tempo del mezzo gigante era giunto al termine. Si rivolse agli uomini, quelli che sarebbero stati i suoi uomini nel momento del bisogno.
Abbassate le armi. Decideremo in seguito se tornare alla barriera o rimanere qui.
Poi si voltò ancora verso Danir.
Con te non ho ancora finito. Così come sai perché si sono trasformati, spero tu sappia come guarire chi non è ancora morto. Sarà meglio per te.
Ora bisognava pensare ad Àlfar; c’era una sola cosa che avevano fatto i tre e non il Demone nel pozzo: toccare quelle maledette alghe arancioni.
Indicò Zåikarsønn.
Tu, vieni con me! E voi altri non avvicinatevi a loro due, non toccateli per nulla al mondo!
Corse a perdifiato verso il campo. Il ragazzo era giovane ma era meglio non muoversi da soli. Sapeva quale fosse la branda dell’amico? La trovò in poco tempo.
Il mezzo drago si stava rivestendo, era sudato come se si fosse appena svegliato da un incubo e si staccava di dosso le alghe appoggiate come foglie bagnate sulla sua pelle.
Sembrava però stesse bene.
I soldati che erano con noi nel pozzo sono morti, penso per colpa di quella roba. Evitiamo di toccarla d’ora in avanti.
Àlfar annuì serio, poi seguì i due uomini nel luogo del ritrovamento. Il gelo era calato tra i soldati e Danir, che aveva perso il suo ruolo e ora si sentiva tanto infervorato quanto a disagio.
Montu lo rassicurò, non era sua intenzione fomentare la rivolta ma non avrebbe permesso altre morti senza che arrivassero delle spiegazioni. Una volta saputa la verità ognuno avrebbe potuto decidere se restare e rischiare o tornare indietro.
Danir, non voglio prendere il tuo posto. Dicci tutto quello che sai, dacci la possibilità di uscirne vivi. Qual è il piano?
Avrei voluto aspettare la fine della notte e vedere quanti di voi sarebbero cambiati, ma le cose stanno degenerando troppo velocemente. Vi posso solo dire perché siamo qui: la verità è che questo posto, questa zona, sta crescendo. Di poche decine di metri alla volta è vero, ma cresce. Sappiamo anche che questa crescita non è costante, ma dobbiamo capire cosa la innesca e fermarla. Secondo i miei superiori la crescita dovrebbe avvenire in questi giorni.
Quello poteva essere un problema piuttosto grave. Quanto poteva crescere? Cos’era? Era a rischio l’isola o l’intera Theras? Probabilmente nemmeno l’uomo aveva una risposta a quelle domande.
Bene, spero che non ci saranno altre sorprese. Vediamo di fermare questo schifo prima che uccida tutti.
Gli uomini non erano soddisfatti.
Compagni! Se è vero che questa cosa sta crescendo potrebbe essere un pericolo per l’intero continente. Avete visto cos’è capitato a questi due uomini, e non vi dirò che non potrebbe capitare a voi, ma pensate alle persone care che avete lasciato a casa: amici, genitori, la vostra famiglia. La crescita potrebbe fermarsi, potrebbe essere così lenta da impiegare decenni prima di raggiungere la prossima isola, ma rischiereste tutto ciò che vi sta a cuore per paura della morte?
È questo che ha mosso la mia mano. Sempre. Mi sono trovato in situazioni in cui combattere o fuggire poteva fare la differenza, ho sempre inseguito quello che pensavo potesse essere il bene per Theras!
Non sono indietreggiato davanti alla Guardia Insonne, e non lo farò per colpa di una stupida alga.
Se la morte di questi due uomini è servita a convincerci ad andare avanti per evitare che succeda ad altri nel continente… Beh allora non sono morti invano.

Li guardò tutti, uno ad uno.
Ora siete liberi di scegliere. Potere restare qui o tentare di attraversare nuovamente la barriera e tornare a casa.
Forse qualcuno se ne sarebbe andato, forse non sarebbe riuscito a superare l’ostacolo, ma il Demone era certo che quasi tutti -se non tutti- i presenti sarebbero rimasti.
Dovevano tornare al campo e riposare, l’alba era ormai vicina. Nessuno avrebbe dormito, men che meno Montu che non avrebbe staccato gli occhi di dosso dal suo amico. Se quelle alghe avevano qualche altro effetto non si sarebbe lasciato cogliere impreparato.



Energia: 130%
Fisico: 75 -5 =70%
Mente: 75%
Riserva CS: 0

Equipaggiamento:
Katana

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]
Guanti di pelle di Drago

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Corallo [+1 Forza, +1 Velocità, +2 Maestria nell’uso delle Armi]
Corallo [+2 Forza, +1 Velocità, +1 Intelligenza]
Gemma della Trasformazione
[Anello del Tuttofare - Immortalità]

Pergamene Usate:
//

Abilità Usate:
//

Passive Usate:
Immortalità. Passiva (Numero di utilizzi: ∞)
Il Demone sfonda lui stesso la barriera della non vita, divenendo un immortale e sconfiggendo la morte una volta per tutte.
La tecnica ha natura magica e conta come un'abilità passiva - si potrà dunque beneficiare dei suoi effetti in qualsiasi momento nel corso di una giocata. Il caster diviene a tutti gli effetti immortale, rimanendo in vita indipendentemente dalla quantità di danni subiti. Non potrà comunque continuare a combattere con una somma di danni mortali sul corpo, non sarà immune al dolore né agli effetti dei danni - ad esempio, con una gamba spezzata non potrà camminare. La tecnica garantisce una difesa dalle scene in cui è possibile perdere il proprio personaggio o al termine di un duello con Player Killing attivo: i personaggi possedenti questa passiva non potranno essere uccisi in nessun caso.
[Il Demone potrebbe comunque essere ucciso qualora gli si cavassero gli occhi]

[14/25] Volo. Passiva (Numero di utilizzi: 4)
La naturale capacità del Demone di volare grazie alle sue ali è permeata nella sua forma umana, permettendo così a Montu di levitare anche quando non appare con il suo vero aspetto.

[16/25] Fiducia. Passiva (Numero di utilizzi: 65)
Montu può rendere le sue parole estremamente convincenti, facendo credere a chiunque lo ascolti che dica sempre il vero. Tale abilità può essere applicata anche alle scelte che il Demone compie, rendendole agli occhi degli altri sempre le migliori possibili.

Mecenate: che sia per i soldi, per le sue azioni o per semplice paura, il personaggio ha finito per essere ricordato soprattutto da una certa parte dell'Akeran, che lo conosce e lo rispetta come un'autorità. Quando si trova in alcuni territori, egli potrà esercitare una certa influenza sulle persone che lo circondano, come se detenesse effettivamente potere sulle loro vite. Questa passiva può essere esercitata in quest sotto accordo con il QM.
[I territori in questione sono il Qatja-yakin, il Sultanato e Dorhamat.]

Note: Tutto come da Confronto. Ho scalato un danno Basso al Fisico che avevo dimenticato dal turno precedente, causato dai mostriciattoli. Sul finale cerco di convincere gli uomini a rimanere consumando un utilizzo di Fiducia, e fino all'alba terrò d'occhio Àlfar preoccupato per eventuali effetti latenti.
 
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7 replies since 6/6/2016, 20:49   332 views
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