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voci dal profondo ~ rivelazione

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John.Doe
view post Posted on 2/7/2016, 13:51




voci dal profondo ~ rivelazione



La Santa avrebbe atteso la seconda visione ai piedi della Luna
Così che potesse accogliere i primi angeli
E nel loro riflesso mostrare la Verità



La notte era di tempesta e tuono. Il vento ululava in ogni direzione come un animale impazzito, prigioniero della sua stessa furia.
Il fiume di pellegrini strisciava, fremeva e si agitava sopra quello che ormai era mutato in un mare di polvere. Chi fosse giunto fino alle rive dell'oceano avrebbe trovato davanti a se' uno spettacolo innaturale quanto mozzafiato. Cadaveri marmificati, congelati chi in preghiera chi in adorazione di un cielo senza nuvole, gli occhi vitrei e vuoti come l'abisso del mare. La pioggia batteva come frecce scoccate all'impazzata sui tetti delle capanne di legno del villaggio che si stagliava muto come un faro dalle molte lanterne dentro la notte più scura. Gli abitanti erano barricati dietro le porte delle loro capanne tremanti dalla paura e dal freddo. Alcuni di loro si erano tolti la vita al calare del sole. Incubi, dicevano, e sussurri che strisciavano nelle loro orecchie come serpi silenziose li avevano portati via, dentro un abisso dal quale nuotare via si era rivelato impossibile. Le gocce ticchettavano dentro le loro teste come martelli, sempre più pesanti di ora in ora, sempre più insopportabili.
I pochi coraggiosi osservavano impotenti il paesaggio terrificante che sembrava stringerli in una morsa letale, due maree dalla quale era impossibile fuggire.
Nei loro occhi il terrore, il profondo terrore che, se fossero andati a dormire, l'occhio li avrebbe guardati, le voci sarebbero tornate e il silenzio sarebbe stato soltanto un lontano ricordo.
Non potevano immaginare che le porte non li avrebbero protetti. Non c'era scampo fuori da quei deboli muri di legno. Loro sarebbero arrivati e con essi la Verità si sarebbe rivelata agli occhi di tutti.

CITAZIONE
Note: e si inizia! Nel vostro primo post dovrete descrivere due avvenimenti principali. Il vostro sonno è stato disturbato nei giorni precedenti a questa notte da visioni di pioggia e gocce ticchettanti. Misteriosi e per voi indecifrabili sussurri vi hanno tormentato fino a questo giorno. Vi sentite irrimediabilmente attratti verso il villaggio, dove marcerete insieme alla marea umana. Potete seguirla lentamente, superarla e portarvi avanti, liberi di fare come volete. Voi, a differenza loro, siete pienamente coscienti ( richiamo escluso ) di quello che fate. Il vostro post termina con l'arrivo nel villaggio.
Ricapitolando:
- descrivete le notti di sonno tormentato che vi hanno condotto fin qui in riferimento a ciò che vi ho indicato
- descrivete il vostro arrivo al villaggio
Eventuali interazioni ( fra di voi, fra di voi e il villaggio e fra di voi e tutto il resto ) e altro verranno discusse in confronto dove ci aiuteremo a formulare i vostri post. Questo post di introduzione è lasciato volutamente scarno così che possiate avere completa libertà di gioco. Buona giocata di introduzione!
Avete fino al 7/07/2016 per postare ( giovedì prossimo )


Edited by John.Doe - 2/7/2016, 16:54
 
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Æclipse
view post Posted on 3/7/2016, 20:17




Era passata almeno una settimana dall'inizio delle voci. Cinque o forse sei giorni per oltrepassare la frontiera dell'Akeran, ed altri due per raggiungere destinazione.
"Che destinazione?" vi chiederete tutti voi lettori; ebbene, a questa domanda non ho risposta, poiché la trama di ciò che state leggendo va oltre la mia conoscenza. Ciò di cui posso raccontarvi è come il destino di Caleb si intrecciò a quello di altri personaggi, nel giorno della Rivelazione.

Ogni componente della Famiglia faceva ormai gli stessi sogni, notte dopo notte: pioggia, gocce incessanti a bagnare una riva sconosciuta. Nel rumore del vento gelido si perdevano voci distanti, incomprensibili ma altresì ammalianti: una litania. Immagini di tempesta e marea sotto un cielo plumbeo. Tutto era sfocato, sconnesso, eppure incredibilmente chiaro nelle loro menti.
Non avevano bisogno di parlarne, di discuterne, poiché la volontà del Maestro era l'unica volontà. Così seguivano il cammino, guidati da un richiamo lontano. Buffo come per il giovane Padrone ed il suo Cane, questo viaggio significasse tornare nelle terre da cui erano appena fuggiti, nell'Akeran.

Giunsero alla fine del percorso in una notte di tempesta - poiché tutto è più cupo e misterioso, sotto una tempesta. Non c'era nessun cartello o messo ad accoglierli, ma sapevano di essere giunti a destinazione. Potevano provarlo sulla pelle.
I possenti artigli di Antima scavarono il terreno del rialzo di terra su cui si ergeva; un piccolo promontorio di roccia ed erba si affacciava sulle rive dell'oceano. In groppa al demone, il Maestro stava comodamente appoggiato contro il ventre di Mina, nonostante i pesanti abiti di questa fossero ormai zuppi e freddi d'acqua. La pioggia sferzante non sembrava turbare il trio, la cui totale attenzione era rivolta al grigio orizzonte, dove si stagliavano i profili di diverse capanne.

«Maestro...»

"Lo vedo."

La interruppe subito, poiché sapeva a cosa si stava riferendo.
Sotto di loro, una fiumana di persone marciava in direzione del villaggio. Li seguiva attentamente, tramite gli occhi del demone: ognuno di loro sembrava muoversi come comandato da una volontà aliena. Caleb fra tutti aveva esperienza di un simile stato, quello dell'incoscienza. Ti sembra di star sognando, il tuo corpo si muove ma non sei tu a controllarlo; eppure non ti ribelli, perché non puoi e non vuoi. È un piacevole intorpidimento. Così marciava, l'armata dei sonnambuli.
Ma non il Maestro, lui era sveglio, e sapeva che quel richiamo - ora così forte da superare il rumore della tempesta - era un mistero che doveva risolvere.

Sentì la durezza della terra sotto le zampe, quando fece spiccare ad Antima un balzo per raggiungere la spiaggia sottostante. Percepiva sul dorso della creatura il peso del suo stesso corpo, e di quello della donna dietro di lui.
Nessuno dei pellegrini batté ciglio quando l'enorme bestia demoniaca passò accanto a loro: privi di coscienza, erano ormai soggiogati dalla pioggia. Plic ploc.
Mina li guardava come incantata. Non c'era paura, né disgusto o altresì pietà nel suo freddo sguardo. Nessuno avrebbe mai potuto capirlo - oltre al Maestro -, ma ciò che realmente la ragazza provava era meraviglia. Ai suoi occhi, l'inquietante spettacolo che avevano di fronte era come un quadro dalle tinte cupe; su un orizzonte nero, illuminato solo occasionalmente da un lampo, si stagliavano i contorni di un villaggio maledetto. I fuochi delle lanterne splendevano come spiriti di fuoco nella notte: eppure quelle luci trasmettevano unicamente malinconia e paura.
Dei gusti decisamente macabri, la nostra Mina, ma dopotutto non ci si può aspettare di meno, considerando la fonte della mia ispirazione bloodborne.

A cavallo della Bestia, il gruppo si muoveva decisamente più rapido degli altri, appena distaccato dal cordone umano. Lungo il percorso, cadaveri pietrificati guardavano al cielo scuro, congelati in una silenziosa preghiera.
Caleb stesso si ritrovò ad apprezzare quelle particolari forme d'arte votiva, ben conscio che qualunque cosa fosse successa loro, sarebbe potuta capitare a lui. Non temeva quella vista, per un semplice motivo: l'estasi nei loro sguardi. Quei cadaveri di marmo erano la testimonianza che anche nella morte si potesse trovare gioia: se fosse dovuto morire, allora non sarebbe stato male morire così.

Non ci volle molto prima che il Maestro arrivasse a capo della marcia.
Sotto di loro la sabbia aveva lasciato spazio al terriccio e la ghiaia; un sentiero piegava in direzione della strada laterale, verso l'ingresso del villaggio.
Plic ploc.
La pioggia scrosciava.
Plic ploc.
E le voci erano sempre più vicine.



Edited by Æclipse - 3/7/2016, 21:38
 
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Numar55
view post Posted on 7/7/2016, 04:46




Era notte quando io e i miei compagni fuggimmo da Baathos. E pioveva.
La pioggia fu quindi il primo benvenuto che Theras diede al rinato Raell, dopo una vita passata tra tenebre e catene (prima nelle miniere dei Maegon e poi al servizio di Xenigrat) provai per la prima volta un tocco candido, delicato. Una carezza che il mondo aveva atteso fin troppo di darmi. E per questo lo odiai ancor di più.
Non avevo memorie precise del mio passato ma sapevo di aver assaggiato il sapore della frusta sulla mia pelle e avevo dovuto passare attraverso l'inferno stesso per potermi godere quell'attimo di gioia, il mondo invece dava doni così meravigliosi a chiunque altro con semplicità tale da disgustarmi. Chi erano gli abitanti di Theras per meritarsi tutto questo? Quali sofferenze avevano patito per dimostrarlo? Giurai che da quel momento in poi avrei strappato quei preziosi attimi ai miserabili mortali per poterne godere a piacimento. Fu quindi per invidia che cominciai a fare del male agli altri. Per l'invidia e per la pioggia.
Il fatto che poi continuai a farlo per qualche secolo... beh, scoprii che mi divertiva molto!
Non pensavo da molto al giorno in cui ero uscito dalle tenebre, ormai la mia mente continuava a fissarsi sul giorno in cui ci ero tornato. Eppure era successo, più volte persino, sin dall'arrivo di quello strano sogno. Non che fosse qualcosa di incredibilmente bizzarro, anzi si trattava unicamente di pioggia e del ticchettio delle gocce d'acqua, ma vi era qualcosa in esse che mi impediva di togliermele dalla testa. Era come una melodia, una voce distante che cantava in una lingua arcaica a me sconosciuta. Ma di cui comprendevo il senso.
Essa voleva che io facessi qualcosa... che raggiungessi un luogo...
Subito pensai ad una possibile malia lanciata dalla Prole: l'aveva incontrata per poco alla città sotterranea sotto Ladeca, vero, ma era anche vero che lei fosse molto abile in questo genere di giochetti mentali. Avrebbe potuto farmela in un momento di distrazione.
Tuttavia scartai quasi subito quell'opzione. Il semplice fatto di aver anche solo pensato ad un inganno da parte sua era una prova del fatto che non lo fosse; di solito era molto attenta a questo genere di dettagli.
Così in quel momento era con curiosità che volavo attraverso la tempesta. Lo Zar ruggeva con le sue possenti onde decine di metri sotto, quasi fosse infuriato dal fatto di non potermi inghiottire. Un paio di saette comparvero a poca distanza da me ma io le evitai agilmente; mi aveva sempre divertito sfidare i temporali, era giocare con un dio iroso dalla pessima mira. E naturalmente c'era la pioggia, non cantava quella sera ma ero certo della strada da seguire. Di quella e del fatto che fosse decisamente più piacevole accoglierla da fermi che ad una velocità di volo sostenuta ma lì per lì non le diedi molta importanza.
Qualcos'altro aveva attirato la mia attenzione, qualcosa di grosso e informe. Sotto di me infatti un'enorme fiumana di mortali avanzava come in una bizzarra e vasta cerimonia; non riuscivo a scorgere i loro volti da quell'altezza e con quel buio ma notai che in prima linea vi erano un paio di figure, una della quali pareva stesse cavalcando qualcosa. E di certo non era un cavallo. Ci mancava un branco di stupidi cultisti!
Sospirai. Beh perlomeno avrei avuto qualcosa da mangiare nel caso in cui mi fossi annoiato.
Poco lontano vi era il villaggio di cui cantava la melodia. Niente di che a dire il vero, un semplice villaggio piuttosto isola sulla costa. Probabilmente era abitato principalmente da pescatori. Istintivamente feci una smorfia di disgusto, detestavo il sapore del pesce. E come ciliegina sulla torta la processione iniziò ad entrare all'interno di esso. In cuor mio sperai che quei fanatici avessero un sapore decente.
Con grazia planai sul villaggio cercando di nascondermi alla vista di tutti quei mortali e atterrando sul legno cigolante di un tetto.
Ora non restava che da scoprire cosa ci trovasse la melodia nella pesca...



L'Artista


- Basso: 5% - Medio: 10% - Alto 20% - Critico: 40%

Fisico: 75%

Mente: 75%

Energia: 150%


Passive:
- Può trasformarsi in una creatura mostruosa di notte (6)
- Capacità di volare (6)
- Insensibilità al dolore (6)
- Compiere azioni con forza sovrumana (6)
- Rende guarigione di potenza pari a consumo (6)

Attive:


Note:

Ecco qua, spero sia venuto fuori un post piacevole! Ho inteso le voci che sentivamo come una "sorta di melodia" creata dal ritmo della pioggia, se è un problema cerco di rimediare poi. Per quanto riguarda l'arrivo, il mio pg atterra su uno dei tetti sfruttando l'oscurita per non farsi individuare. Ho usato il volo in maniera più che altro narrativa, ma se decidi che debba comunque spendere un utilizzo della passiva per poterlo usare, correggerò nel prossimo post.


 
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John.Doe
view post Posted on 7/7/2016, 08:35




Il mare si agitava come una bestia informe.
Sopra di esso la disperazione degli uomini, sotto di esso la loro salvezza.
Due enormi braccia si fecero strada tra le onde, scavando e fendendo l'acqua come un fuggiasco da una sepoltura prematura. Allungate verso il cielo, cercarono di afferrare la luna. Trascinata da una forza invisibile essa iniziò a scendere sempre più verso la terra illuminando il cielo come un faro pallido.
E più si precipitava su di noi più l'oceano si agitava e gemeva come un neonato disperato. Dentro il mare la gravità sembro invertirsi e l'acqua iniziò a galleggiare verso l'alto raccolta in enormi grumi fino a rivelare con un lampo fortuito l'enorme gigante che si stagliava disteso sotto l'acqua.
Il corpo si levò dal mare con un urlo innaturale che fece tremare la terra. Molte abitazioni tremarono e coloro che pregavano sulla riva del mare vennero spazzati via da gigantesche onde che inghiottirono parte del villaggio.
Il gigante luminoso guardava la luna e si agitava sotto di essa, incapace di raggiungerla.
Fu allora che gli Angeli ascoltarono la sua preghiera e illuminarono il cielo una seconda volta squarciandolo con centinaia di colonne di luce.
Gli sciocchi che non si erano barricati in casa furono travolti e fatti a pezzi dalle loro lame. La marea umana, tornata in se', fu travolta dallo stormo luminoso.
Chi non veniva falciato subito provava a lottare o a scappare. Ma era tutto inutile. Adesso la preghiera si levava più forte dei tuoni ed era impossibile rimanere sordi ad essa.



CITAZIONE
Note: Ora inizia il trip :v: . Questa parte si svolgerà in un primo momento in confronto, dove vi darò tutte le informazioni necessarie e voi potrete chiedere delucidazioni e altro. I miei post non sono che linee guida, la storia la state scrivendo voi :sisi: Anche per questo turno 5 giorni di tempo , scadenza il 12/07/2016.
 
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Æclipse
view post Posted on 11/7/2016, 15:51




Nessuno si sarebbe mai aspettato le visioni di quella notte. Un sogno, un incubo forse, poiché una simile realtà era difficile da figurare, anche in un mondo come Theras. Eppure vi assicuro, gli eventi di quella piovosa sera sarebbero rimasti ben vivi, nella mente del Maestro.

Il trio aveva messo per primo piede nel villaggio, a fronte della marea umana che si agitava poco dietro. Sotto la tormenta non vi era nulla più che il buio e lo scrosciare della pioggia; la cantilena di voci lontane permeava l'aria d'intorno, indicando ai succubi la loro destinazione.
Per qualche minuto il Maestro stette lì, riscaldato dall'abbraccio della Bambola e dal pelo della Bestia. Lasciarono che i sonnambuli si facessero loro intorno, riempiendo le strade. Ogni tanto l'attenzione cadeva su qualche capanna o fuoco, in cerca di un qualunque segno distintivo, ma tutto ciò che si poteva respirare era l'aria di paura, mischiata alla salsedine del mare.
L'attesa.

"Perché?"

Perché siamo qui? Perché dobbiamo essere qui?
Era quello che intendeva Caleb nel rivolgersi alla sua famiglia, ma non aveva davvero bisogno di tutte quelle parole per far capire le sue intenzioni. C'era un motivo per cui erano stati chiamati lì, e voleva sapere quale.

Nel rispondergli, però, non fu la soave voce di Mina o il ringhio di Antima - che non sarebbe stata comunque un granché come risposta -, no: a rispondergli fu l'Oceano.
Due colossali braccia si protesero dalle acque, tirando con la loro gravità la stessa Luna al suolo. Che fossero arti il Maestro lo capì solo tempo dopo: in quell'interminabile istante, di fronte a lui, il Bambino - attraverso gli occhi di Mina - non vide altro che la furia delle acque. Colonne spumose, nere come la pece, si ergevano dalle onde, sempre più alte, come a voler toccare il cielo. Il disco lunare fece capolino dalla coltre delle nubi, fino ad illuminare la volta notturna di un pallido sole argenteo.
L'oceano gridava e piangeva, mentre saliva e si ergeva oltre la terra, alto quanto una montagna. Sotto il suo abito d'acqua, i contorni di un'enorme creatura d'incubo.

Antima ululò alla Luna, squarciando l'atmosfera con le sue agghiaccianti grida. Quando urlava, il demone pareva lanciare un pianto, colmo di una sofferenza fin troppo umana.
Il Maestro lo lasciò fare, troppo incredulo e meravigliato da quella terribile - e magnifica - visione. Non era il suo sguardo a vedere, ma l'emozione che gli batteva in petto sì, quella era reale.

«Il mare!»

Gli occhi della donna erano quelli del Maestro, ma l'attenzione di lei era presa da qualcosa di ben più impellente e materiale che non la solennità del terrore. L'oceano si era levato dal suo letto, ed ora la marea si faceva largo fra le case, investendo uomini e legna.
Non pensarono due volte al da farsi. All'unisono i tre cercarono il primo rifugio disponibile per difendersi dalle acque. Correvano veloci, e perciò dovettero accontentarsi della prima capanna a loro disponibile: non avrebbe resistito all'onda, ma almeno avrebbe attutito il colpo.
La Bestia raspò voracemente il terreno, lanciando un grido rabbioso nel caricare il legno con le sue possenti corna. La porta cedette con uno schianto, rovinando al suolo, in pezzi. All'interno della casupola una famigliola stava stretta in preghiera, troppo spaventata per muoversi, ma solo Mina vi fece momentaneamente caso.
La priorità era una sola, lo sapevano bene tutti e tre. Non servì un diretto comando del Maestro per suggerire alla mezz'elfa di stringerlo più forte che poteva a sé. Il demone lupo lasciò cadere i due cavalieri, poi si chiuse amorevolmente a loro protezione, serrandoli al petto.

"Si regga Maestro."

La cantilenante voce della giovane fu l'ultima cosa che Caleb percepì, prima che la marea spazzasse via il mondo.

Il suo corpo vorticò tra i flutti, privo di direzione e forza, fuori controllo. Il colpo gli fece perdere il contatto con i suoi compagni, condannandolo alla tomba dei propri sensi. Non vedeva, non udiva, poteva solo sentire il buio, il freddo e la pioggia su di sé.
Forse perché non era più abituato al Nulla, o forse perché l'impatto lo aveva lasciato frastornato: il fatto è che, per diversi attimi, il Maestro provò la sensazione di essere morto. Oltre il carcere che era il suo corpo, il suo spirito non provava più nulla. Una silenziosa pace. Ma anche un senso di amara angoscia.

«Maestro... sono qui...»

Un filo di voce arrivò alle sue orecchie. Eppure non erano le sue orecchie, no, ma quelle della stessa donna che aveva parlato.
Non solo le orecchie, ma anche gli occhi. Poteva vedere il suo stesso corpo, fradicio e immobile sotto la tempesta, semi-nascosto sotto delle assi di legno. Erano entrambi in terra, lui e Mina, provati ma salvi. La fedele seguace le si era fatta incontro, aiutandolo - con le poche forze che aveva - a liberarsi dai pesanti cadaveri di qualche casupola distrutta.
Poteva udirla e vederla, la luce che inondava il villaggio. Le eteree voci che li avevano chiamati lì erano scomparse, coperte da grida di una marea umana spaventata e informe.

"Fammi guardare."

Fu il suo unico comando per la donna, che immediatamente rispose abbandonando il suo corpo alle cure del Maestro.
Rivolse lo sguardo al cielo, in direzione degli Angeli. Così chiameremo le deformi creature che solcavano i cieli, spazzando con le loro lame lucenti la terra sotto di loro; letali falci di morte mietevano le vite di un esercito di sonnambuli, che solo ora si era risvegliato, all'interno di un incubo.
Le loro forme però rimanevano un'incognita al bambino e la sua portavoce, che scrutavano a quel panorama con occhi sognanti.
Era uno spettacolo terribile e maestoso: un quadro della follia che decorava quel mondo.




Abilità usate:

CITAZIONE
- Abilità personale (8/25): Antima aggiunge 4 CS in potenza fisica alla sua riserva. (Medio, Consumo: Energia, Natura: Fisica)


Edited by Æclipse - 12/7/2016, 22:34
 
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Numar55
view post Posted on 12/7/2016, 04:54




Durante tutto il mio viaggio verso quel villaggio sperduto avevo avuto la sensazione che il mare fosse più feroce del solito, quasi fosse una belva feroce. Non avrei mai immaginato che le mie fantasie si rivelassero corrette.
Ero atterrato da poco più di un minuto sul tetto di quell'abitazione fatiscente riuscendo a scorgere tra la folla di cultisti il loro "leader": era difficile essere specifici da quella distanza ma ero piuttosto sicuro che si trattasse di un ragazzino dai capelli neri a cavallo di una strana bestia; al suo fianco c'era anche una bionda niente male.
I minuti passarono e la mia già scarsa pazienza andò a farsi benedire; stavo iniziando a chiedermi quale fosse il sapore di quello strano fanciullo quando accadde. Con un violente muggito il mare si mosse verso l'alto, senza l'aiuto del vento ma grazie a due enormi poderose braccia che come colonne emersero dall'acqua. Ci misi qualche attimo prima di riconoscere, sbigottito, della mani in quelle gargantuesche mostruosità. E sotto la superficie dell'acqua, in contrasto alla fievole luce lunare, iniziai a scorgere la sagoma del possessore di quegli arti. Il problema era che era in piedi. Ed era enorme.
L'onda si abbatte fragorosamente su tutto il villaggio inondando la zona. La marmaglia mortale sotto di me cominciò a mostrare un minimo di lucidità e tentò una disperata, quanto inutile, fuga per la salvezza. Assistetti per qualche istante l'apocalittica e affascinante visione degli umani inghiottiti dalla furia del mare prima di accorgermi che lo scroscio dell'acqua era fin troppo vicino per i miei gusti. Con un balzo mi alzai di nuovo in volo mentre l'inondazione inghiottì la capanna su cui mi ero posato. L'acqua era ormai lontana sotto di me ma preferii non rallentare l'ascesa finché non mi trovai ad una ventina di metri. Era piuttosto improbabile ma preferivo evitare di ritrovarmi stretto tra altre braccia marine!
Nel frattempo il gigante aveva cominciato ad emettere un strano suono, pareva quasi... un pianto. Sinceramente non mi interessavano molto i problemi esistenziali di una stupida creatura marina, ma la luna pareva essere d'altra opinione. Quasi incitata dal pianto della creatura infatti si stava lentamente abbassando verso le braccia tese al cielo. Improvvisamente poi una luce accecante riempì la notte costringendomi a coprirmi il volto con un braccio. Per un attimo tornai ai primi anni della mia rinascita, quando temevo ancora la pericolosa luce del sole. Tremai per quell'improvviso bagliore finché l'irritazione di mostrare una simile debolezza mi spinse a riaprire gli occhi.
Numerose figure di luce volavano al di sopra degli abitanti, ammazzando metodicamente i mortali sopravvissuti all'annegamento. Per quanto mi sforzassi di concentrarmi sulla scena, tuttavia, non riuscivo a visualizzare bene quelle creature discese dal cielo. Tutto ciò che vedevo erano esseri di luce dai contorni sfocati che svolazzavano qua e là in preda ad una furia omicida. Strinsi i denti con un ringhio cercando una maggiore concentrazione e in un battito di ciglia tutto divenne più chiaro ai miei occhi. Alla mia mente un po' meno.
Gli essere discesi dal cielo assomigliavano ad una versione piuttosto deviata degli angeli. Erano estremamente vari tra loro: alcuni avevano volti grotteschi, altri tratti tratti efebici, altri ancora un volto asessuato ed inespressivo. Dal loro corpo spuntavano varie appendici come arti umani, artigli, tentacoli. Non potei che innamorarmene!
Apparivano quasi come le opere d'arte che realizzavo ai tempi antecedenti alla guerra; mancavano di un po' d'immaginazione, ma a quello potevo pensarci io.
Estasiato quindi portai con un sorriso le mani dietro la nuca osservando tutta la morte e la distruzione che quelle creature stavano portando sotto i miei occhi.
E pensando al piacere che avrei provato una volta che gli avrei messo le mani sopra.



L'Artista


- Basso: 5% - Medio: 10% - Alto 20% - Critico: 40%

Fisico: 75%

Mente: 75%

Energia: 150%-10%= 140%


Passive:
- Può trasformarsi in una creatura mostruosa di notte (6)
- Capacità di volare (5)
- Insensibilità al dolore (6)
- Compiere azioni con forza sovrumana (6)
- Rende guarigione di potenza pari a consumo (6)

Attive:

A Different Mind
I vampiri sono immortali, abituati a vivere attraverso le Ere. Di conseguenza la loro mentalità si forma in maniera assai differente rispetto alla nostra, arrivando ad una quasi totale noncuranza dei cosidetti "mortali". Ma non è una caratteristica che si ottiene senza un prezzo da pagare: alcuni impazziscono, incapaci di sopportare il peso dell'eternità. I Primogeni non appartegono a questa categoria. La loro mente si è rafforzata col passare del tempo rendendoli in grado di resistere autonomamente ad assalti diretti alla stessa.
[Abilità Personale 3: Difesa Psionica, Consumo Medio di Energia, Potenza Media]


Note:

Faccio esattamente ciò che abbiamo deciso in confronto!


 
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John.Doe
view post Posted on 12/7/2016, 07:22




La terra si frantumò sotto i loro piedi. L'intero oceano si scagliò nel cielo per poi riversarsi come una meteora liquida su ogni cosa. Nell'oscurità ogni cosa cessò di esistere. Come un dominatore solitario, il gigante avrebbe regnato su un pianeta vuoto e lo avrebbe divorato nel silenzio.
Fu così che il mondo finì davanti i loro occhi.

POV: Caleb



Caleb, Caleb...
I capelli della donna si riversarono sulle sue spalle come un fiume. Bambino mio, bambino mio sussurrava la donna mentre lo stringeva forte. Chi altri avrebbe potuto comprendere il dolore di una famiglia perduta? Avevi desiderato l'amore, Caleb? L'avresti desiderato adesso?
Lo splendido paesaggio di fiori e luce si stagliava infinito attorno a loro.
La mamma adesso è qui con te, Caleb. Possiamo ricominciare Caleb, una famiglia, come una volta. Lo eravamo, riesci a ricordare Caleb?
Ma tu lo desideri Caleb? Lo desideri ancora?

POV: Raell


L'oro illuminava la sala come un sole artificiale. Le mura, antiche e maestose, facevano da sfondo a quadri e statue che avrebbero fatto impallidire i migliori capolavori mai creati da mano umana.
Al centro della sala Raell contemplava dal suo scranno di marmo decorato in oro tutto ciò che possedeva.
Fiumi di sangue irrorati in perfette incisioni sul pavimento scorrevano per tutta la stanza come un reticolo vermiglio.
La sua progenie immortale stava inchinata davanti a lui in attesa di ordini. Magnifiche figure diafane, soldati perfetti plasmati dalla mano del loro re.
Non è forse questo ciò che desideri, Raell? Una tela perfetta per un artista perfetto?

CITAZIONE
Note: I vostri sforzi per salvarvi dalla tempesta sono stati inutili. Il mondo finisce davanti ai vostri occhi e l'ultima visione che avete di esso è quella dell'intero oceano di Theras che si scaglia su ogni cosa e il gigante di luce che sta in mezzo alla catastrofe.
Entrambi vi ritrovate, dopo un periodo di tempo imprecisato, nella situazione descritta dal post. In Confronto vi darò tutte le istruzioni necessarie! Aspetto il vostro post per il 17-07-2016 :sisi:
 
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Æclipse
view post Posted on 17/7/2016, 23:18




Ed il mondo smise di esistere.
Perlomeno si fa per dire. La terra, il mare ed il cielo divennero una cosa sola, per poi implodere su se stessi come a voler coprire il mondo, annientando ogni luce. Ma se è vero che il mondo venne così distrutto in un battito di ciglia, è anche vero che la vita non cessò.
Non quella del Maestro, quantomeno.

Vi sorprenderà sapere - quasi quanto sorprese il nostro eroe al tempo -, che il giovane Caleb non morì, quel giorno.
Le tenebre lo avvolgevano; la solitudine e il silenzio di un universo muto e senza colori. Eppure respirava. Percepiva la vita attorno a lui: fili invisibili gli carezzavano il viso, quasi a solleticarlo. Sentiva il calore di un abbraccio, la sensazione di star riposando nel grembo di un qualche sconosciuto essere.
Una voce femminile e soave cantava nella sua testa.

Bambino mio, bambino mio... Chi altri avrebbe potuto comprendere il dolore di una famiglia perduta? Avevi desiderato l'amore, Caleb? L'avresti desiderato adesso?

Chi stava parlando? Chi era Caleb? E perché quelle parole erano velate di tristezza?
Era un sogno forse. La testa gli turbinava pigramente, cullandolo in una parvenza di veglia trasognante.

La mamma adesso è qui con te, Caleb. Possiamo ricominciare Caleb, una famiglia, come una volta. Lo eravamo, riesci a ricordare Caleb?
Ma tu lo desideri Caleb? Lo desideri ancora?


Il Maestro non comprendeva la ragione di quel discorso, di quel nome. Eppure era rivolto a lui, sapeva che fosse rivolto a lui, poiché l'oscuro interlocutore era nella sua testa.
Un sogno, un delirio: così si spiegò la natura di quell'incontro. Dopotutto nei sogni la ragione degli eventi sfugge spesso dalla nostra comprensione, ma nondimeno viviamo le illusioni con la medesima convinzione con cui viviamo la realtà.
Era dunque d'obbligo una risposta, è pura educazione.

Io ho una famiglia, l'ho creata con le mie mani. Gli oppressi e gli oppressori... tutto sparirà, e ci sarà solo comunione. Sarò il vostro Maestro, ed insieme avremo la pace in questo mondo.

Lasciò una breve pausa, soppesando per un attimo quelle parole. Era la prima volta che dava voce - si fa per dire, essendo muto - alla propria volontà.

Posso darla anche a te, se vuoi.

Per tutta risposta la morsa attorno a lui si fece più forte. Non fraintendete, quella della "Donna alla fine del mondo" - questo il nome più consono per chiamarla - non era una stretta o una prigionia. Lo sorreggeva come una madre con il proprio bambino, forse nella speranza di evocare in Caleb degli ancestrali ricordi d'infanzia.
Purtroppo, però, quei ricordi non esistevano più da molto tempo. Forse non erano mai esistiti.

Bambino mio! Loro non sono che pupazzi nelle tue mani, giocattoli in mano ad un infante. Non riesci a ricordare, bambino mio, cosa si prova ad avere una vera famiglia? La possibilità di crearne una come tu desideri...

Buffo come quella voce sapesse così tanto di lui... e così poco.
Non vi è da stupirsi, certo; neppure io - autore e padre - posso affermare in coscienza di conoscere appieno il mio stesso figlio. Come potrei, quando neanche Caleb conosce se stesso.
Forse è proprio per quella contraddizione interna alle affermazioni della donna, che il Maestro si mise a sorridere divertito. Una di quelle sue risate tipiche, innocenti e fanciullesche, eppure con una punta di inquietante lucidità.

Pupazzi... sì, mi stà bene. Io mi prenderò cura di loro ed in cambio mi terranno compagnia. È più semplice essere un pupazzo. No, sono felice così, mi piace giocare con il mondo.

Esatto.
Una vera famiglia, plasmata secondo il suo volere.
Sublime contraddizione.

Fu allora che l'abbraccio si sciolse. Era come un abbandono, una dichiarazione di resa verso un qualcuno la cui mente era ormai troppo distorta per sentire ragioni.
Il Maestro si sentì così ricadere sull'erba del "Nuovo Mondo", riconoscendo per la prima volta il terreno su cui giaceva il suo corpo.

Capisco... Ma vedi a volte anche il mondo gioco con te...

La donna parlava, la sua voce sempre più distante.
A mano a mano che gli attimi scorrevano, il torpore di un sogno lasciava sempre più spazio alla dura realtà. Poteva ancora sentire i lividi che la marea aveva lasciato su di lui; i sottili vestiti ancora umidi della pioggia torrenziale; il buio... le tenebre si diradavano.
Non era più solo.
Non lo era mai stato.
La Donna alla fine del mondo era lì, in mezzo al campo fiorito, inondata da una luce ultraterrena. Poteva vederla, attraverso gli occhi della Bambola ritta dietro di lui.

Tu e la tua famiglia vi muovete come piccole particelle in un mondo infinito, troppo deboli per allontanarvi, troppo spaventati per provare a viaggiare più in là dei vostri occhi...

Mina e Antima erano comparsi al suo fianco. Quand'era successo? Come?
La sua mente era in stato confusionale, incerta se trattare ciò che stava accadendo come un sogno o una realtà.
Così distratto e abbagliato, neppure si accorse di quel che stava accadendo di fronte ai suoi occhi - o meglio, di fronte agli occhi della sua ancella. Traslucidi prismi di cristallo lo avevano circondato, rispecchiando i colori dei pianeti che gravitavano attorno al giardino ameno.

Il dolore di tante piccole scariche folgorò il suo corpo, strappando così una volta per tutte il velo effimero dell'illusione.
Quel luogo era reale, il pericolo era reale.
Poté vedere se stesso rotolarsi in terra in cerca di riparo da quella pena. Per sfuggirgli prese diretto controllo del corpo della propria donna, lanciandosi a protezione di se stesso. La mezz'elfa dunque si chiuse in un abbraccio attorno a lui, facendogli da scudo.
Richiamato dal proprio padrone, il Demone si lanciò in avanti con forza ferale, sferzando l'aria con artigli, zampe, corna; le zanne si aprivano e chiudevano ritmicamente, per ruggire e addentare.

E tu, bambino mio, cosa riesci a vedere?

I prismi si sgretolavano uno dopo l'altro, sotto l'imponente peso della Bestia, ma per quanti egli ne distruggesse, tanti più ne apparivano.
Stretto nelle braccia della Portavoce, le cieche palpebre del Maestro scrutavano la figura femminile davanti a loro. Sdegno si leggeva negli occhi del fanciullo, non tanto per il fatto che li stesse attaccando - poiché non leggeva odio nelle azioni di lei -, quanto per l'inganno nei suoi confronti.
Voleva una risposta; voleva la ragione, la sua ragione. Il Maestro lo sapeva, ma si rifiutava di accettarlo.
Le concesse unicamente la semplice verità, che le piacesse o meno.

Non ho occhi per vedere.
«Non ho occhi per vedere.»

Quella frase fu ripetuta all'unisono dalle labbra della Bambola, sottolineando così - per la seconda volta - la squisita contraddizione di quella realtà.

Solo allora la donna smise di attaccare.
I cristalli caddero in pezzi di fronte a loro, frantumandosi in mille specchi di polvere.
Un attimo di silenzio.

Allora avrai i miei occhi.

Ed ancora una volta - incredibilmente - il mondo finì.
Ogni cosa si torse e piegò su se stessa, prima che ogni panorama smettesse di esistere. Non c'era più cielo né terra, solo immagini di luoghi lontani e sconosciuti, come fossero ricordi a testamento delle ere ormai giunte al termine.
Voci e sussurri di lingue estranee attorno ad un piedistallo eretto verso il cielo.
Poi la luce dell'armageddon.




Abilità usate:

CITAZIONE
- Talento "Ammaliatore", Affascinare: Influenza psionica passiva che altera lo stato d'animo per ispirare ammirazione, timore, rispetto, gioia etc. nei confronti dell'utilizzatore. (Passiva, 5 utilizzi.)

- Abilità personale (8/25): Antima aggiunge 4 CS in potenza fisica alla sua riserva. (Medio, Consumo: Energia, Natura: Fisica) x2 -> spesi 8CS per l'attacco di Antima verso i prismi
 
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Numar55
view post Posted on 20/7/2016, 04:00




Se possibile la distruzione attorno a me si ampliò a dismisura. La terra sotto di me si disintegrò portando con sé la marmaglia umana sopravvisuta all'inondazione, l'oceano stesso si sollevò più in alto di quanto avessi mai potuto ritenere possibile. Per quanto riguarda me, non fui abbastanza veloce: le acque mi presero al volo trascinandomi verso il basso, quasi a voler punire la mia mancanza di rispetto nei confronti della gravità. E per la prima volta da quando i traditori mi rinchiusero nelle profondità di Ur Lachesh, intorno a me ci fu solo il buio.
Per cinque secondi.
La pressione dell'acqua attorno ai miei occhi d'improvviso svanì permettendomi di riaprire le palpebre. E ciò che vidi mi lasciò senza fiato.
Davanti a me una sala d'oro si estendeva in tutta la sua magnificenza. Le pareti erano decorate da arazzi ed incisioni sui quali erano rappresentate scene di battaglia e trionfo. Ai lati vi erano anche delle statue che svettavano sulla stanza, quasi si rendessero conto di essere probabilmente le migliori opere che l'arte stessa avesse da offrire. Il pavimento poi era percorso da un labirintico sistema di incisioni attraverso il quale scorrevano costanti chissà quanti litri di sangue. L'inebriante odore di quel nettare mi fece venire un brivido lungo la schiena, spingendomi a stringere con forza i braccioli di pietra.
Solo allora mi resi conto di sedere su un imponente trono di marmo. E di non essere il solo in quella stanza.
Inginocchiati dinnanzi a me, decine di uomini e donne stavano immobili, in attesa di un mio ordine. Il pallore della loro pelle e il colore giallastro delle loro iridi non lasciò spazio al dubbio: erano vampiri. E in fondo al cuore li riconobbi come membri della mia stirpe. I miei figli, la mia progenie, tutti coloro che erano stati massacrati durante la Guerra dei Cinque erano lì davanti ai miei occhi, come secoli prima.
Bastò il ricordo di quegli eventi così devastanti per donare alla mia mente un filo di lucidità. Dov'erano il gigante e gli angeli deformi? Come facevo su un trono quando poco fa ero stato inghiottito dall'oceano? Le meraviglie comparse davanti ai miei occhi mi avevano completamente stordito ma ora la mia mente galoppava rapida. Diede nuovamente un'occhiata in giro ma non trovai alcuna risposta ai miei dubbi, quindi mi rivolsi ai miei figli.

"Dove sono?"

Quelli si limitarono a fissarmi, parevano confusi quanto me. Poi si levarono all'unisono in piedi e cominciarono ad avvicinarsi tendendo le mani verso di me come per toccarmi. D'improvviso la loro semplice vicinanza mi diede alla nausea; la loro bellezza rasentava la perfezione, vero, ma mancavano di diversità. Una massa uniforme di individui identici, un concetto che semplicemente la mia mente non poteva accettare. Allo stesso tempo le mie orecchie percepirono sibili e bisbigli nell'aria, non avevano una fonte certa ma sembrava piuttosto che fosse la sala stessa a generarli. Man mano che quelle bambole mal riuscite si avvicinavano, il rumore crebbe di intesità fino a diventare un vociare confuso. Fu talmente forte da costringermi a tapparmi le orecchie e a crollare sulle mie ginocchie.
Ormai ero circondato e potevo sentire alcune delle mani toccare la mia pelle. Vorrei poter dire che era una sensazione spiacevole ma mentirei... faceva proprio male, cazzo! Dovunque i vampiri toccassero lasciavano una profondo ustione alla pari di un marchio per il bestiame. O per gli schiavi.
Quel pensiero mi fece andare su tutte le furie. Ordinai al mio corpo di ingrandirsi e di assumere fattezze bestiali e quasi immediatamente mi trovai a svettare sulla calca di assalitori. Non appena le braccia si tramutarono in ali, sbattei per terra gli uncini ossei posti sulla cima. Alcuni vampiri furono sbalzati all'indietro ma molti altri si avvicinarono toccando il pelo nero dai tratti verdastri.
Con un ringhio mossi le ali e mi elevai in volo sopra la folla. Il mio sguardo feroce si posò sulla folla per poi concentrarsi su un vampiro in particolare; non aveva nulla di speciale rispetto agli altri ma al momento mi servivano "alleati" e non potevo fare certo lo schizzinoso. I miei occhi baluginarono di una luce rossastra e quello fu per un attimo in preda alle convulsioni per poi gettarsi con le zanne e gli artigli sui suoi compagni. Feci la stessa cosa con un altro, distante da quello già ammaliato, e poi planai. Gli uncini trapassarono con facilità diversi corpi, gettando addirittura qualcuno in aria, creando involontariamente un macabro spettacolo pirotecnico grazie alle morti dei vampiri che esplodevano in cumuli di cenere.
Quando mi ritenni soddisfatto, atterrai. Attorno a me non vi erano altro che i resti della mia progenie, come un tempo così ora. Solo uno di quelli che avevo ammaliato era scampato alla massacro, si muoveva senza meta dando pugni all'aria. Mi avvicinai con calma, gli posi le mani sul volto e con metodicità gli spezzai il collo. Con distaccato interesse fissai la cenere rimasta sulle mie mani finché d'un tratto quella cominciò a bruciare. Repressi un gemito piegandomi su me stesso mentre il vociare che aveva riempito la stanza urto di nuovo le mie orecchie. Nonostante il bruciore fosse aumentato a tal punto da annerire le mie stesse mani, riuscii a cogliere qualche parola.

"La santa attese a lungo che il drago illuminasse la notte
Ma egli non si accorse di divorare se stesso nelle fiamme"


Non persi nemmeno tempo a domandarmi cosa potesse significare quella frase. Il mio corpo si stava lentamente annerendo come se un fuoco invisibile ne divorasse le carni. Questa non resistetti al dolore e urlai con tutte le mie forze mentre crollavo a terra, contorcendomi come un verme per la sofferenza che le mie carni stavano subendo.
Un respiro sopra di me. Lentamente alzai gli occhi.
L'ultima cosa che vidi fu il salone d'oro in preda alla fiamme e l'immagine di un drago di fuoco che mi fissava.
L'ultima cosa che sentii furono le sue fauci ardenti chiudersi sopra di me.



L'Artista


- Basso: 5% - Medio: 10% - Alto 20% - Critico: 40%

Fisico: 75%

Mente: 75%

Energia: 140%-5%-5%= 130%


Passive:
- Può trasformarsi in una creatura mostruosa di notte (5)
- Capacità di volare (4)
- Insensibilità al dolore (6)
- Compiere azioni con forza sovrumana (6)
- Rende guarigione di potenza pari a consumo (6)

Attive:

Riastrad
La forza del giuramento compiuto all'ottenimento della Rìastrad è tale da influenzare le capacità dell'artefatto. Non solo potrà rafforzare il portatore innanzi alle bestemmie altrui, ma potrà anche imporre sugli altri il proprio codice morale, spingendoli a comportarsi come gli dèi vorrebbero. L'influenza dell'arma è una malia che induce il bersaglio ad azioni violente che causino danno altrui, pena subire un danno Basso alla mente sotto forma di dolori acuti ed emicranie.
[consumo basso energetico, natura psionica]


Note:

Prima di tutto scusate davvero per il ritardo, ragazzi! Vedere il proprio post autocancellarsi poco prima di pubblicarlo sono cose che urtano lievemente lo spirito...
Come faccio ciò che abbiamo concordato in confronto!

 
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John.Doe
view post Posted on 22/7/2016, 19:08




"Una visione di ciò che potrebbe succedere. Uno sguardo a ciò che potremmo diventare io...e voi."
La donna ansimava accovacciata sulla riva del mare, immobile, il volto solcato dalla stanchezza. Lo sguardo deciso, rivolto verso i suoi due nuovi figli.
Lo spettacolo che si parava davanti a loro era di una bellezza e una desolazione devastante. Lungo tutta la costa cadaveri di creature marine e uomini si ammassavano in cumuli freddi e immobili.
Il gigante si trovava ancora lì in mezzo al mare, immobile come un monito minaccioso e imperscrutabile.
" Mi rendo conto che tutto questo vi potrà sembrare...strano. " - cercò di abbozzare un sorriso sul viso palesemente stravolto - "Ma tutto questo è opera vostra. Ciò che aspettavo era il vostro arrivo, io insieme a tutti loro." A fatica cercò di abbracciare tutto il paesaggio con l'unico braccio disponibile. Difficile non notare che l'altro cercava di nascondere malamente una gravidanza che sembrava già avanti di qualche mese.
" Eppure questo era necessario. A tempo debito sono sicura che avrete le vostre risposte, ma sappiate che da oggi siete siete strumenti di una forza superiore, ben al di là della vostra e anche mia comprensione. La lama che reciderà il gioco di dei e ombre, un vincolo, il nostro vincolo, che sfiderà gli immortali stessi. "

"Vi chiedo di non avere paura di lui " - poggiò la mano sul gigante che in riposta emise un verso decisamente ultraterreno, la voce di un angelo dal timbro di tuono - " Mio figlio ha molta paura e si sente molto solo, ma non vi farà alcun male, ve lo prometto. So che adesso avrete molte domande e suppongo che vi deva delle risposte. Posso dirvi che sì, quello che è successo è reale, reale come lo sono i sogni, reale come ciò che non riusciamo a vedere ma sappiamo esistere. Mio figlio ha cercato di comunicare con voi, di cercare qualcuno che rispondesse tanto alle sue preghiere quanto alle mie. E adesso eccovi qui, marchiati dal suo segno, guerrieri di un altro mondo. "

Troppo stanca per reggersi in piedi, la donna si abbandonò lentamente lungo le gambe del gigante avendo cura di non urtare il proprio grembo. Levò un'ultima volta lo sguardo ai due prescelti.
" Adesso ho bisogno di riposare, spero che capirete " - accennò con gli occhi alla pancia rigonfia - " Scommetto che avete ancora tanto da chiedermi. Approfittatene adesso, ci aspetta un lungo viaggio e partiremo il prima possibile. "
Socchiuse lentamente gli occhi.
Alle sue spalle il mare la cullava dolcemente. La brezza marina era fresca e leggera, le onde continuavano il loro moto senza fine.

CITAZIONE
Note: E così arriviamo alla fine della quest. Colgo l'occasione per ringraziarvi e mi scuso per il leggero ritardo. Tutto quello che avete passato fino ad adesso è stato come un sogno sognato da un sonnambulo. Vi siete diretti sulla riva ma in realtà tutto ciò che avete visto, tutto ciò che sentito non è mai successo. Ad eccezione della morte di alcuni abitanti. Il vostro arrivo ha ( per voi inconsciamente ) portato l'apocalisse sul villaggio ma tutto non è stato altro che il tentativo di cercare un contatto con voi da parte del gigante.
Come da post, se avete domande o altro continueremo in Confronto, dove potrete fare anche un ultimo post qui se lo desiderate o tramite una scena aperta tutti e tre insieme nuovamente.
 
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9 replies since 2/7/2016, 13:51   260 views
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