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voci dal profondo ~ rivelazione

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Æclipse
view post Posted on 3/7/2016, 20:17 by: Æclipse




Era passata almeno una settimana dall'inizio delle voci. Cinque o forse sei giorni per oltrepassare la frontiera dell'Akeran, ed altri due per raggiungere destinazione.
"Che destinazione?" vi chiederete tutti voi lettori; ebbene, a questa domanda non ho risposta, poiché la trama di ciò che state leggendo va oltre la mia conoscenza. Ciò di cui posso raccontarvi è come il destino di Caleb si intrecciò a quello di altri personaggi, nel giorno della Rivelazione.

Ogni componente della Famiglia faceva ormai gli stessi sogni, notte dopo notte: pioggia, gocce incessanti a bagnare una riva sconosciuta. Nel rumore del vento gelido si perdevano voci distanti, incomprensibili ma altresì ammalianti: una litania. Immagini di tempesta e marea sotto un cielo plumbeo. Tutto era sfocato, sconnesso, eppure incredibilmente chiaro nelle loro menti.
Non avevano bisogno di parlarne, di discuterne, poiché la volontà del Maestro era l'unica volontà. Così seguivano il cammino, guidati da un richiamo lontano. Buffo come per il giovane Padrone ed il suo Cane, questo viaggio significasse tornare nelle terre da cui erano appena fuggiti, nell'Akeran.

Giunsero alla fine del percorso in una notte di tempesta - poiché tutto è più cupo e misterioso, sotto una tempesta. Non c'era nessun cartello o messo ad accoglierli, ma sapevano di essere giunti a destinazione. Potevano provarlo sulla pelle.
I possenti artigli di Antima scavarono il terreno del rialzo di terra su cui si ergeva; un piccolo promontorio di roccia ed erba si affacciava sulle rive dell'oceano. In groppa al demone, il Maestro stava comodamente appoggiato contro il ventre di Mina, nonostante i pesanti abiti di questa fossero ormai zuppi e freddi d'acqua. La pioggia sferzante non sembrava turbare il trio, la cui totale attenzione era rivolta al grigio orizzonte, dove si stagliavano i profili di diverse capanne.

«Maestro...»

"Lo vedo."

La interruppe subito, poiché sapeva a cosa si stava riferendo.
Sotto di loro, una fiumana di persone marciava in direzione del villaggio. Li seguiva attentamente, tramite gli occhi del demone: ognuno di loro sembrava muoversi come comandato da una volontà aliena. Caleb fra tutti aveva esperienza di un simile stato, quello dell'incoscienza. Ti sembra di star sognando, il tuo corpo si muove ma non sei tu a controllarlo; eppure non ti ribelli, perché non puoi e non vuoi. È un piacevole intorpidimento. Così marciava, l'armata dei sonnambuli.
Ma non il Maestro, lui era sveglio, e sapeva che quel richiamo - ora così forte da superare il rumore della tempesta - era un mistero che doveva risolvere.

Sentì la durezza della terra sotto le zampe, quando fece spiccare ad Antima un balzo per raggiungere la spiaggia sottostante. Percepiva sul dorso della creatura il peso del suo stesso corpo, e di quello della donna dietro di lui.
Nessuno dei pellegrini batté ciglio quando l'enorme bestia demoniaca passò accanto a loro: privi di coscienza, erano ormai soggiogati dalla pioggia. Plic ploc.
Mina li guardava come incantata. Non c'era paura, né disgusto o altresì pietà nel suo freddo sguardo. Nessuno avrebbe mai potuto capirlo - oltre al Maestro -, ma ciò che realmente la ragazza provava era meraviglia. Ai suoi occhi, l'inquietante spettacolo che avevano di fronte era come un quadro dalle tinte cupe; su un orizzonte nero, illuminato solo occasionalmente da un lampo, si stagliavano i contorni di un villaggio maledetto. I fuochi delle lanterne splendevano come spiriti di fuoco nella notte: eppure quelle luci trasmettevano unicamente malinconia e paura.
Dei gusti decisamente macabri, la nostra Mina, ma dopotutto non ci si può aspettare di meno, considerando la fonte della mia ispirazione bloodborne.

A cavallo della Bestia, il gruppo si muoveva decisamente più rapido degli altri, appena distaccato dal cordone umano. Lungo il percorso, cadaveri pietrificati guardavano al cielo scuro, congelati in una silenziosa preghiera.
Caleb stesso si ritrovò ad apprezzare quelle particolari forme d'arte votiva, ben conscio che qualunque cosa fosse successa loro, sarebbe potuta capitare a lui. Non temeva quella vista, per un semplice motivo: l'estasi nei loro sguardi. Quei cadaveri di marmo erano la testimonianza che anche nella morte si potesse trovare gioia: se fosse dovuto morire, allora non sarebbe stato male morire così.

Non ci volle molto prima che il Maestro arrivasse a capo della marcia.
Sotto di loro la sabbia aveva lasciato spazio al terriccio e la ghiaia; un sentiero piegava in direzione della strada laterale, verso l'ingresso del villaggio.
Plic ploc.
La pioggia scrosciava.
Plic ploc.
E le voci erano sempre più vicine.



Edited by Æclipse - 3/7/2016, 21:38
 
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