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voci dal profondo ~ rivelazione

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Æclipse
view post Posted on 11/7/2016, 15:51 by: Æclipse




Nessuno si sarebbe mai aspettato le visioni di quella notte. Un sogno, un incubo forse, poiché una simile realtà era difficile da figurare, anche in un mondo come Theras. Eppure vi assicuro, gli eventi di quella piovosa sera sarebbero rimasti ben vivi, nella mente del Maestro.

Il trio aveva messo per primo piede nel villaggio, a fronte della marea umana che si agitava poco dietro. Sotto la tormenta non vi era nulla più che il buio e lo scrosciare della pioggia; la cantilena di voci lontane permeava l'aria d'intorno, indicando ai succubi la loro destinazione.
Per qualche minuto il Maestro stette lì, riscaldato dall'abbraccio della Bambola e dal pelo della Bestia. Lasciarono che i sonnambuli si facessero loro intorno, riempiendo le strade. Ogni tanto l'attenzione cadeva su qualche capanna o fuoco, in cerca di un qualunque segno distintivo, ma tutto ciò che si poteva respirare era l'aria di paura, mischiata alla salsedine del mare.
L'attesa.

"Perché?"

Perché siamo qui? Perché dobbiamo essere qui?
Era quello che intendeva Caleb nel rivolgersi alla sua famiglia, ma non aveva davvero bisogno di tutte quelle parole per far capire le sue intenzioni. C'era un motivo per cui erano stati chiamati lì, e voleva sapere quale.

Nel rispondergli, però, non fu la soave voce di Mina o il ringhio di Antima - che non sarebbe stata comunque un granché come risposta -, no: a rispondergli fu l'Oceano.
Due colossali braccia si protesero dalle acque, tirando con la loro gravità la stessa Luna al suolo. Che fossero arti il Maestro lo capì solo tempo dopo: in quell'interminabile istante, di fronte a lui, il Bambino - attraverso gli occhi di Mina - non vide altro che la furia delle acque. Colonne spumose, nere come la pece, si ergevano dalle onde, sempre più alte, come a voler toccare il cielo. Il disco lunare fece capolino dalla coltre delle nubi, fino ad illuminare la volta notturna di un pallido sole argenteo.
L'oceano gridava e piangeva, mentre saliva e si ergeva oltre la terra, alto quanto una montagna. Sotto il suo abito d'acqua, i contorni di un'enorme creatura d'incubo.

Antima ululò alla Luna, squarciando l'atmosfera con le sue agghiaccianti grida. Quando urlava, il demone pareva lanciare un pianto, colmo di una sofferenza fin troppo umana.
Il Maestro lo lasciò fare, troppo incredulo e meravigliato da quella terribile - e magnifica - visione. Non era il suo sguardo a vedere, ma l'emozione che gli batteva in petto sì, quella era reale.

«Il mare!»

Gli occhi della donna erano quelli del Maestro, ma l'attenzione di lei era presa da qualcosa di ben più impellente e materiale che non la solennità del terrore. L'oceano si era levato dal suo letto, ed ora la marea si faceva largo fra le case, investendo uomini e legna.
Non pensarono due volte al da farsi. All'unisono i tre cercarono il primo rifugio disponibile per difendersi dalle acque. Correvano veloci, e perciò dovettero accontentarsi della prima capanna a loro disponibile: non avrebbe resistito all'onda, ma almeno avrebbe attutito il colpo.
La Bestia raspò voracemente il terreno, lanciando un grido rabbioso nel caricare il legno con le sue possenti corna. La porta cedette con uno schianto, rovinando al suolo, in pezzi. All'interno della casupola una famigliola stava stretta in preghiera, troppo spaventata per muoversi, ma solo Mina vi fece momentaneamente caso.
La priorità era una sola, lo sapevano bene tutti e tre. Non servì un diretto comando del Maestro per suggerire alla mezz'elfa di stringerlo più forte che poteva a sé. Il demone lupo lasciò cadere i due cavalieri, poi si chiuse amorevolmente a loro protezione, serrandoli al petto.

"Si regga Maestro."

La cantilenante voce della giovane fu l'ultima cosa che Caleb percepì, prima che la marea spazzasse via il mondo.

Il suo corpo vorticò tra i flutti, privo di direzione e forza, fuori controllo. Il colpo gli fece perdere il contatto con i suoi compagni, condannandolo alla tomba dei propri sensi. Non vedeva, non udiva, poteva solo sentire il buio, il freddo e la pioggia su di sé.
Forse perché non era più abituato al Nulla, o forse perché l'impatto lo aveva lasciato frastornato: il fatto è che, per diversi attimi, il Maestro provò la sensazione di essere morto. Oltre il carcere che era il suo corpo, il suo spirito non provava più nulla. Una silenziosa pace. Ma anche un senso di amara angoscia.

«Maestro... sono qui...»

Un filo di voce arrivò alle sue orecchie. Eppure non erano le sue orecchie, no, ma quelle della stessa donna che aveva parlato.
Non solo le orecchie, ma anche gli occhi. Poteva vedere il suo stesso corpo, fradicio e immobile sotto la tempesta, semi-nascosto sotto delle assi di legno. Erano entrambi in terra, lui e Mina, provati ma salvi. La fedele seguace le si era fatta incontro, aiutandolo - con le poche forze che aveva - a liberarsi dai pesanti cadaveri di qualche casupola distrutta.
Poteva udirla e vederla, la luce che inondava il villaggio. Le eteree voci che li avevano chiamati lì erano scomparse, coperte da grida di una marea umana spaventata e informe.

"Fammi guardare."

Fu il suo unico comando per la donna, che immediatamente rispose abbandonando il suo corpo alle cure del Maestro.
Rivolse lo sguardo al cielo, in direzione degli Angeli. Così chiameremo le deformi creature che solcavano i cieli, spazzando con le loro lame lucenti la terra sotto di loro; letali falci di morte mietevano le vite di un esercito di sonnambuli, che solo ora si era risvegliato, all'interno di un incubo.
Le loro forme però rimanevano un'incognita al bambino e la sua portavoce, che scrutavano a quel panorama con occhi sognanti.
Era uno spettacolo terribile e maestoso: un quadro della follia che decorava quel mondo.




Abilità usate:

CITAZIONE
- Abilità personale (8/25): Antima aggiunge 4 CS in potenza fisica alla sua riserva. (Medio, Consumo: Energia, Natura: Fisica)


Edited by Æclipse - 12/7/2016, 22:34
 
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