Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

SensESless

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view post Posted on 2/7/2016, 23:57
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La locanda si affacciava sulla piazza poco trafficata a quell’ora della sera, piccoli tavoli raffinati erano coperti da una tenda grezza dai colori estivi, sebbene le piogge di quei giorni fossero stati incessanti. Il giovane dai capelli candidi sedeva con le gambe allungate verso la strada e gli occhi socchiusi nel sole che si annegava dietro i tetti. Stringeva un bicchiere di vino tra le dita, ma non ne aveva bevuto nemmeno un sorso. Rifletteva.
Un mezzo sorriso, un misto di ironia e preoccupazione, pareva incapace di ritrarsi nella serietà.
Davanti a lui, con gli occhi puntati contro il suo petto, non c’era la donna che amava, quella che aveva giurato di proteggere. Di solito con la coda dell’occhio poteva scorgerne i capelli corvini, le iridi d’acciaio, attente, sempre sul punto di colare in una risata.
Ma lei era ancora nella propria stanza, intenta a prepararsi, bella e selvaggia. Non si considerava prigioniera, bensì padrona della situazione. Apriva gli occhi quando il sole era già alto e si lasciava carezzare sulla fronte da lui, con dolcezza, ricambiando con il suo sguardo malinconico e solitario.
Anche in quel momento, come in ogni altro, lui la attendeva. Ma davanti a lui, a rivolgergli una fissa smorfia di stupore e rimprovero, c’era solo una bambola di porcellana. A gambe allargate con un semplice vestito di velluto e una buffa cuffietta sulla testa. Quelle iridi di porcellana lo esaminavano senza mostrare alcuna emozione.
E la donna seduta dietro la bambola, con il corpo rivolto come lui alla strada, con un bicchiere come lui tra le mani, si crogiolava a labbra socchiuse.


Perché sei qui con me e non con lei?


I capelli di lei erano candidi come quelli di lui, raccolti stretti sulla nuca in una crocchia che castigava la sua giovinezza, rendendola senza tempo. La sua pelle era sottile, tesa sugli zigomi e sulle guance pallide, sotto gli occhi che non conoscevano sonni tranquilli. Era il contrario della donna che lui amava, eppure nelle sue parole gli pareva che lo scherno si macchiasse di comprensione.


Sarebbe un peccato sprecare un tramonto”.


Non era del tutto vero, e lo sapevano entrambi. Erano anni che non era più appassionato alle bellezze naturali. Almeno da quando aveva conosciuto la Rosa, la donna che lo aveva ammaliato, soffocato, contagiato. La luce tiepida che gli sfiorava le mani, che profumava quel vino, era come quella di ogni altro giorno.
Lui era lì per sorvegliare quella dama che li aveva attirati a sé con l’inganno. E lei era lì per impedirgli di andarsene. Come se fosse necessario. Con la sua bambola con la bocca sempre mezza aperta e i suoi occhi fumose, come pieni di nebbia. Ciechi, rivolti verso un punto casuale di quell’orizzonte che lei non poteva vedere.


E tu, perché sei qui?


Con una crudeltà insolita, affondò il colpo là dove pensava di farle di spiacere. Le labbra sottili di lei si strinsero appena, la stretta delle dita si irrigidì un poco. Non sorrideva più ormai, e quel volto senza tempo si era lievemente arrossato. Trasse un lungo respiro, continuando a guardare verso le botteghe che chiudevano e le massaie che si avviavano a preparare la cena.


Per la vista, naturalmente”.


Ma non c’era divertimento nella sua risposta.



CITAZIONE
Benvenuto, il tuo arrivo inizia qui *_*/ Si tratta di una sorta di tutorial in cui cercherò di illustrarti le dinamiche del gioco nel modo più chiaro possibile. Per qualsiasi domanda mandami pure mp così potrò darti subito precisazione.
Per iniziare ho deciso di ambientare la scena, come hai chiesto, nei territori del Leviatano, in particolare in un qualsiasi villaggio, che puoi descrivere liberamente.
La ragazza che parla è il mio personaggio (puoi trovare le specifiche in scheda), anche lei cieca (vede attraverso una bambola che porta con sè). Mi pareva un personaggio affine al tuo e non volevo perdere l'occasione di farli interagire.
L'altro è un png che proviene dal mio passato (vecchi personaggi) e da alcune quest recenti (In the Endless eyes per esempio).
Decidi pure tu come e perchè arrivi o ti trovi nel villaggio e cosa far accadere nel tuo primo post. Godiamoci la sorpresa di come si evolverà la scena èwè

 
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Æclipse
view post Posted on 3/7/2016, 15:06




Era una placida serata come tante, nel villaggio in cui è ambientata la nostra storia. Un modesto insediamento marittimo, di quelli in cui accade poco o niente tutto il giorno, tutti i giorni; una meta turistica apprezzata da molti nientemeno, forse proprio da quei raminghi stanchi di sfidare la sorte nelle terre selvagge. Ahimé, sfortunatamente per quei fiacchi residenti e spossati viaggiatori - le cui avventure non sono degne di nota -, uno strano vento soffiava quel giorno.
Si era fatto l'imbrunire, e gli ultimi fuochi del sole inondavano il foro cittadino; le mura e le strade luccicavano per la pioggia scesa fino a poco tempo prima, che aveva lasciato la città coperta da un sottile mantello d'acqua. Chi chiudeva negozio, chi ritirava i panni e chi se ne stava placidamente seduto a bere un calice di vino. O fingere di bere, quantomeno - dopotutto il principale scopo di un vino è farti sembrare sofisticato mentre lo reggi, no? Ognuno andava per la propria strada, ricamando una fitta trama di pacifica quotidianità.

D'un tratto il rintocco di una campana. Troppo acuto e squillante per essere quello di una chiesa; no, era un piccolo e frenetico trillo.
Immediatamente tutto il mondo si bloccò, volgendo lo sguardo ad est, in direzione delle mura. Un ritmico clangore di metallo e stivali accompagnava la corsa di diversi uomini d'arme, richiamati ai posti di guardia. La coltre di silenzio venne squarciata, ed in breve decine di persone si ritrovarono per le strade, vociferando in agitazione. Più che la paura, la confusione faceva da padrone: colli ritti, bocche spalancate ed occhi stretti nel cercare di mettere a fuoco qualcosa, qualsiasi cosa.

«Dicono di aver visto un mostro!»

Ad annunciarlo fu un carpentiere - un uomo robusto e pelato -, che era andato prontamente dal cugino - una guardia al cancello - a chiedere spiegazioni. Guarda caso, anche il cugino era pelato.
A quella notizia potete ben immaginare il fermento che si creò, tra persone spaventate ed altre parimenti eccitate. Alcuni vollero tornare alla sicurezza delle loro case, mentre molti altri si riversarono in strada incuriositi dai nuovi sviluppi. Un centinaio di persone tese come stringhe di violino, dalla testa ai piedi, a guardarsi intorno e scambiare commenti.

In quel tumulto, due persone passano oltre la folla. Spiccano non tanto per il loro aspetto, quanto per l'atteggiamento, in netto contrasto con lo sfondo degli astanti: tranquillamente camminano in direzione del porto - diametralmente opposto ai cancelli -, del tutto noncuranti della faccenda.
Ad aprire il passo, un bambino: alto, esile come un fuscello, con setosi capelli neri che gli ricadevano sulle spalle; non lasciava trasparire il fatto che avesse solo 11 anni. Qualcosa nei suoi lineamenti sottili, nel modo in cui si portava con sicurezza nonostante le sue palpebre fossero serrate. Chi non intuiva fosse cieco, poteva pensare che stesse giocando.
Qualche passo dietro di lui una figura tanto bizzarra quanto affascinante. Camminava con grazia ed eleganza, imbellettata dentro una ricca veste purpurea finemente ricamata; la pelle quasi diafana s'addiceva ai lunghi capelli dai riflessi argentati, chiusi in una cuffia decorata. Era quasi inquietante notare come quella splendida fanciulla ricordasse una bambola, pallida e liscia, in quel suo vestito prezioso.

Il duo aveva evidentemente una destinazione ben precisa, ma posso rivelarvi - cari lettori - che la sicurezza del loro passo celasse un dilemma interiore.
Quale ironia quando, per un attimo - nel passare di fronte una locanda -, le iridi perlacee della donna si posarono su una bambola... e la sua padrona non-vedente. Può sembrare una barzelletta, ma non lo è.
Il ragazzino in fronte si bloccò di scatto, torcendo il viso in una sincera smorfia divertita. Se gli avessi dato una voce - io autore -, avrebbe riso.
La sua accompagnatrice si fermò anch'ella; lo guardò in silenzio per un attimo, poi chinò rispettosamente la testa in segno di assenso. Solo i più furbi avrebbero capito il significato di quel misterioso gesto, ma per trasparenza io lo spiegherò a voi, cari lettori. Dovete sapere che in quel breve attimo di immobilità, i due ebbero una silenziosa conversazione telepatica, a cui seguì in particolare evento.

La giovane bambola vivente si fece incontro alla cieca ed il suo presunto compagno - l'uomo col bicchiere di vino, l'avevo citato prima, ricordate? -, rivolse un saluto col capo e semplicemente disse:

«Il mio Maestro desidera vedere l'oceano. Sapete indicarmi quale sia il punto con il panorama migliore?»

La sua voce era musicale, dolce, come se cantasse una ninnananna.
Peccato che su Thedas non esistesse la professione di doppiatrice, avrebbe fatto fortuna.



Ma che bello, ma che bello! :8D:
Non mi aspettavo una simile opportunità di interazione, sono gasato. :scl:
Premetto di non aver letto la parte tecnica del tuo pg per non rovinarmi niente, solo la descrizione del suo aspetto. Che il divertimento abbia inizio. :8):

PS: sto sperimentando solo ora questo tipo di scrittura, quindi sono un po' impacciato.
 
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view post Posted on 4/7/2016, 23:02
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Il giovane dai capelli candidi guardò la ragazza venire verso di loro con sincera curiosità. Nella sua lunga vita aveva visto molte cose, abbastanza da non stupirsi troppo in fretta. Sorseggiò il vino lentamente, rigirandone il sapore sulla punta della lingua. Le sue labbra strette si distesero in un sorriso sarcastico e poi di scherno, man mano che l’altra parlava.
Un sorriso che tagliava quella situazione come una lama. E il suo corpo, che non si era mosso al suonare delle campane e al tumulto della folla, si aggiustò agilmente sulla sedia. Per non perdersi lo spettacolo.
La giovane cieca non mosse nemmeno un muscolo, mentre la sua bambola, lentamente, scricchiolando, voltava il capo. Un movimento grottesco, con la testa totalmente ruotata per poter fronteggiare la sconosciuta, lo sguardo vitreo che rifletteva il volto dell’altra come uno specchio.
Ancora silenzio mentre il polso della ragazza si allungava a poggiare il bicchiere sul tavolo con uno schiocco secco. Le sue mani si congiunsero in grembo, sulla semplice veste blu scuro con il colletto di pizzo. Dolcemente distesero le pieghe della stoffa, mentre attraverso occhi morti fissava quella dama viva, che aveva osato schernirla.
In quei pochi secondi il mondo aveva trattenuto il fiato attorno a lei e lei aveva preso un lungo respiro. Quando aprì le labbra, la sua voce era posata, quasi fredda. Lavata da ogni irritazione.


Il tuo maestro è un intenditore”.


Valutò con calma quanti anni potesse avere il cosiddetto maestro e pensò che doveva essere poco più che un ragazzino supponente. Le sue dita ebbero una lieve contrazione, mentre immaginava di stritolarlo tra pollice e indice. Le sue sopracciglia ebbero un tremito lieve, ma nulla tradì il calore che l’aveva divorata al pensiero dell’affronto che le stavano facendo.


E noi saremo lieti di accompagnarlo. Ma non volete prima unirvi a bere qualcosa?


Non avrebbe avuto alcun piacere di averli al proprio tavolo, ma era incuriosita. E desiderosa di vendicarsi. E non voleva che l’altro la vedesse in difficoltà davanti ad un insulto. Non dopo tutti i loro discorsi su forgiare il destino secondo i propri desideri. Strinse la mascella, una linea dura che divenne visibile sotto la filigrana pallida della pelle.
Allargò la mano libera ad indicare alcune sedie vicino a loro.


Parlateci di voi”.


Zephyr, il ragazzo dai capelli scarlatti, inspiegabilmente le venne in aiuto. Si chiese se volesse semplicemente divertirsi o se avesse provato compassione. Non trovò una delle due scelte preferibile.



CITAZIONE
Per il tipo di scrittura non temere, per il momento non hai motivo di ritenerti impacciato x3

Riguardo invece all'interazione, non voglio rovinarti l'immersione in gdr, quindi per il momento ti dico che in effetti la mia pg ha usato una passiva (ma non ti spoilero quale èwè)

 
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Æclipse
view post Posted on 24/7/2016, 18:22




Prima di proseguire nella narrazione, è bene che faccia chiarezza. Le circostanze dei protagonisti coinvolti in questa storia, infatti, potrebbero erroneamente far pensare vi sia una certa qual sgradevole tensione tra le parti. Questo per via di un banale fraintendimento.
È ben comprensibile lo sdegno che la donna non vedente provasse, nel sentirsi oggetto di una frecciatina quale sia il chiedere come sia il panorama a qualcuno che non può vedere... Beninteso, le parole del Maestro non celavano quell'intento; benché la cruda - e spesso nera - ironia sia un tratto che contraddistingue più l'autore, che la creatura. In questo caso, semplicemente, una innocua domanda rivolta ad un gruppo era stata presa troppo personalmente dall'individuo sbagliato.
Chiarito questo, non v'è altro da fare se non godersi il più possibile l'ilare commedia degli equivoci.


E noi saremo lieti di accompagnarlo. Ma non volete prima unirvi a bere qualcosa?

Una curiosa offerta considerata la totale estraneità delle due coppie fra loro, o perlomeno così sarebbe apparso ad un occhio esterno.
La donna aveva la ragione della vendetta dalla sua. La richiesta di Mina - o meglio, del Maestro - l'aveva certamente punta sul personale, muovendo in lei quell'acida bile che segue ad un'offesa. Certamente era abile nel nascondere i propri intenti sul volto, facendo apparire quel banale invito propriamente come tale, scevro da doppi significati. Proprio questa sua abilità non allarmò minimamente i nostri eroi, che rimasero quindi all'oscuro delle conseguenze delle proprie parole.
Dal canto suo il Maestro non era affatto avvezzo alle maniere del mondo, o ai suoi costumi. Perché avrebbe mai dovuto pensare che vi fosse qualcosa di strano in tutto questo?

La Bambola sarebbe forse stata più reticente e cauta, vista la più matura conoscenza del mondo reale, sapeva tuttavia di non avere alcun potere decisionale in quella situazione.
Così semplicemente strinse le labbra, voltandosi verso il proprio padrone; porse una mano nell'accompagnarlo verso il tavolo della coppia. Nel prendere posto si sistemò l'ampia gonna ricamata, unendo i palmi sul grembo.

«Grazie per la cortesia. Il mio Maestro vi porta i suoi saluti. Purtroppo egli non è in grado di parlare, quindi sarò io a trasmettere la sua voce. Spero la cosa non vi disturbi.»

Il bambino di fianco a lei si agitava sulla sedia, aggrappandosi ai bordi come a trattenersi dal cadere. Non era evidentemente abituato a quel tipo di seggi, ignorando l'equilibrio offerto dallo schienale e quindi cercandone uno con il resto del proprio corpo. Ci volle un po' prima che trovasse il suo agio.
Mina continuò a parlare come se nulla fosse. La sua gelida compostezza si sposava squisitamente con il tono della sua voce: senza tradire alcun sentimento, una melodia quasi priva di inflessioni, come una nota perfetta.

«Abbiamo viaggiato per diversi giorni verso ovest, in direzione dell'oceano. Ricordavo questa città da quando ero una bambina, ma è cambiata molto negli anni e temo di non riconoscerne più le strade. Confesso che senza le adeguate indicazioni avremmo potuto smar...»

Si bloccò all'improvviso, abbandonando per un istante la rigida maschera di porcellana. Le sue iridi perlacee si erano fissate su uno dei calici posati sul tavolino, come a indagarne la forma e il contenuto. Probabilmente nessuno avrebbe notato che quello sguardo non era dettato dalla sua volontà.
Dopo un attimo di silenzio la giovane accennò un pallido sorriso, girando appena la testa nel rivolgersi a Caleb.

«Quello è vino, maestro. È una bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione dell'uva. In molti ne gradiscono il gusto, ma lei è ancora troppo giovane per berlo, farebbe male al suo corpo.»

E per tutta risposta il bambino - ora finalmente ben comodo sul suo sedile - torse la bocca in un'espressione di disappunto, stringendosi nelle spalle.
La compagna rispose con una genuina risata d'affetto, rivelando per la prima volta un lato di sé sconosciuto ai più. Il fascino della creatura era paragonabile a quello di una pallida rosa invernale; la delicatezza dei suoi modi era seconda solo al gelido candore che trasmettevano. Moltitudini di uomini sarebbero rimasti affascinati da quella sua figura, ma nessuno se ne sarebbe innamorato. Una rosa pallida, bellissima, ma senza profumo.
Eppure, quando un sorriso illuminava il suo viso, era come se il fiore sbocciasse una seconda volta, spandendo il suo inebriante aroma. Solo allora la Bambola di fredda ceramica rivelava il calore della sua anima.
Peccato che quel sorriso fosse rivolto ad un uomo privo della vista.

Quell'attimo di colore non durò che il momento di un respiro, prima che la mezz'elfa tornasse ai suoi interlocutori.

«Mi scuso. Come stavo dicendo, non siamo pratici della città e stavamo cercando direzioni...»

In particolare, la sua attenzione era totalmente rivolta alla donna che chiameremo da ora Ainwen - od Oracolo, se preferite. Non era nessun particolare del volto, né dei vestiti, né - come molti potrebbero pensare - i suoi occhi: era molto più semplicemente lei, tutta lei, soggetto d'interesse.

«... quando voi avete attirato l'attenzione del mio signore. Mi spiace se vi abbiamo disturbato.»

Diceva "voi", ma indubbiamente intendeva "lei". Non voleva però rivelare che quella di chiedere indicazioni fosse poco più che una scusa; la reale intenzione di Caleb era di far la conoscenza di quella donna. Niente di più.
Trovate voi una ragione se volete, ma lasciatemi dire che quale essa fosse, non ha realmente importanza: dopotutto il loro incontro era puramente "destino".




Chiedo immensamente scusa per il ritardo nella risposta, ma questo mese ho affrontato una sessione accademica estremamente severa e quando mi è stato possibile ho dato priorità ad impegni maggiori. Comunque assicuro che nel prossimo futuro non ricapiteranno simili ritardi. :cxz:
Per la stessa ragione, non ho ancora recuperato le energie mentali, quindi mi aspetto che la scrittura risulti sottotono. Cercherò di ingranare in tempo per la continuazione. :sese:
 
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view post Posted on 4/8/2016, 11:19
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Loro due, quel ragazzino cieco e muto, quel vino immobile, appena increspato dai movimenti divertiti di Zephyr per assestarsi sulla sedia. Sembrava quasi l’incipit di una storia cavalleresca. La storia sbagliata, a suo parere. Ainwen mantenne il viso rivolto al punto in cui immaginava fossero i suoi interlocutori, mentre la bambola studiava implacabile il loro aspetto, domandandosi di preciso cosa volessero.


Effettivamente il vino potrebbe farvi male, padroncino”.


Rivolse a entrambi un sorriso gelido, bevendo distrattamente un sorso e poggiando di nuovo il bicchiere. Zephyr ridacchiò sotto i baffi.


In realtà conosco uomini e donne che hanno vissuto bene sino a quando son morti, pur bevendo più vino di quanto voi abbiate mai visto”.


La giovane donna chinò il capo, non trovando nulla da ridere nella morte disastrosa e meschina dei grandi lord del passato, poco più che ombre, tanto quanto quelli del presente. Ripensò alla dama al piano di sopra, ai suoi occhi arrossati che era appena riuscita a socchiudere quando, all’alba, le aveva chiesto di alzarsi. Ragionò sul fatto che lei, comunque, non sarebbe morta e provò un nuovo impeto di rabbia.
L’ingiustizia, ecco cosa dominava quel mondo. E forse il ragazzino davanti a lei avrebbe potuto comprendere una simile sensazione.


Non ci avete arrecato alcun disturbo”.


Ignorò il mormorio soffocato del suo accompagnatore, a metà tra lo scherno e la volontà di contraddirla. Anche lei, in fondo, era curiosa. Voleva sapere se anche lui, isolato completamente dal mondo, potesse in qualche modo vedere o sentire. Quale volontà lo animasse, quali paure gli facessero compagnia nel buio.
Erano uguali a quelle che avevano perseguitato lei per molti giorni, nel palazzo del nord?


Purtroppo non siamo pratici di questo luogo. Ma suppongo che tutti i luoghi finiscano per assomigliarsi”.


Per chi non può vederli e per chi è obbligato a viverli, avrebbe voluto dire, ma non aggiunse nulla.


Tutti ugualmente meschini”.
Per una volta Zephyr aveva fatto una giusta osservazione.
Quale direzione vi interessava?


Forse era la stessa che lei stava cercando da tempo. forse avrebbero potuto trovarla insieme. Quel pensiero le diede un brivido di paura.



CITAZIONE
Sentiti libero di agire e rispondere come preferisci. Anche se sembra non "succeda" nulla e tutto sia calmo, penserò io ad introdurre qualche momento animato nel prossimo post 83

 
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