Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Judah Isk Arioth

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view post Posted on 6/7/2016, 00:34

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» T h e. L a d y

~Nome Completo: Fra gli umani ha come nome Judah Isk Arioth, 'Colei che sa'.
~Appellativi: Nessuno
~Età dimostrata: 26 anni.
~Età effettiva: Non pervenuta
~Razza: Progenie del Drago: Naa'varian- Drago Stella Cadente
~Lingue: Comune & Dragoniano
~Allineamento: Caotico Buono (CB): il Ribelle, segue solo la propria coscienza benevola, senza preoccuparsi di ciò che si aspettano gli altri da lui, anche se ciò comporta l'infrangere una o più leggi che a lui sembrano ingiuste. Segue la vita del fuorilegge, ma riesce comunque ad essere gentile e ben disposto. Odia quando qualcuno intimorisce o vuole imporre le proprie regole agli altri.
~Conto: [URL]xXx[/URL]
~Altezza: 1,60 cm
~Peso: 50 kg
~Occhi: Aurei ed argentati
~Capelli: Marmorei
~Carnagione: Rosata
~Segni particolari: Temperatura corporea alta, il tatuaggio di un drago che cambia sempre posizione, cicatrici su tutto il corpo
~Le Piace: L'acqua e il mare, che abbassano la temperatura del suo corpo, giocare con i bambini dei bassifondi e parlare con le persone.
~Non Sopporta: Le ingiustizie degli uomini e la giustizia dei draghi, il tempo che la imprigiona nella sua lentezza.



zje9e0



» T h e. P e r s o n



˟Descrizione Fisica

"Hai mai visto un tuo ritratto mentre non sapevi che ti stavano dipingendo? Da una di quelle angolazioni uniche, che non puoi riprodurre nemmeno quando sei allo specchio, e pensi... 'Sono io... Anche quella sono io'"



Nelle storie di dame e cavalieri non c'è posto per lei, una regina bianca su una scacchiera di soli pezzi neri: aspetto altero e sguardo ardente, sfuggente alle volte, non certo la classica fanciulla che domina le scene tragiche e romantiche di romanzi, ballate e gran parte delle scene teatrali. Judah reincarna l'opposto dell'ideale femminile cavalleresco, facendo sfoggio di un personalino decisamente fuori dal comune. Si presenta come una donna sul metro e sessanta, investita di un'aura ardente e dalla delicatezza raffinata ed algida.
Si mostra composta e posata, nonostante nasconda sotto il suo aspetto una forza d'animo che, più che da fanciulla, pare sottratta ad un vero e proprio cavaliere in armatura scintillante.
Il suo corpo è femmineo e morbido, squisitamente cesellato; possiede forme slanciate e dolcemente carnose, come le floride curve dei fianchi.
Il corpo, dalle ferine movenze, mostra la medesima forza inafferrabile dei venti, quasi ne animassero le membra di una vitalità poco comune in qualsiasi altra creatura. Il passo, i movimenti che compie o comunque qualsiasi azione legata al moto mostra di lei una vigoria sorprendente, nonché la prestanza di un corpo ancora pervaso del vigore sfrontato della giovane età.
Possiede la bellezza artica delle popolazioni dei monti, che vivono del gelo e del sole che si rifrange sulla neve di cristallo; ed il colore dei ghiacci così tinti pare ripreso dalla chioma della donna. Ha sempre avuto dei capelli molto lunghi ma, alla maggiore età, è stata costretta a tagliarli sino a metà delle scapole, tenendoli sempre in un composto disordine. Le sue chiome posseggono una curiosa sfumatura: sono di base di un anonimo color bianco, che alla luce del sole traggono riflessi color oro e argento.
Il viso, incorniciato dai capelli spesso scarmigliati, è leggermente rotondeggiante, dai lineamenti fini ed alti, tipici dei popoli delle terre calde, su cui le labbra primeggiano per la forma morbida ed il colore pesca, continuamente piegate in un'espressione imbronciata. I sottili occhi ferini, dal taglio fine ed allungato da rapace, sono di un disarmante color argento, imperscrutabili ed impenetrabili, solcati da una pupilla simile a quella dei rettili. Occasionalmente si accendono di una sfumatura arancio-dorata, mostrando per qualche istante cosa si cela sotto il suo aspetto.




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» T h e. S o u l



I Naa'varian sono una sottorazza di draghi che ben pochi conoscono ed allo stesso tempo sono sotto gli occhi di tutti. Su di loro esistono ben poche storie, leggende o documenti per la loro natura incredibilmente schiva.
I Naa'varian hanno un aspetto atipico per dei draghi, essendo un'evoluzione errata della razza dei Serpenti Piumati o Quetzalcoatl. Gli antenati possedevano corpi allungati ed aggraziati, ricoperti da un piumaggio iridescente e variopinto, ottimo per la mimesi all'interno di giungle e località tropicali; avevano teste serpentine ed ampie ali simili a quelle di certi Ara Arlecchino. Spesso venivano confusi con le viverne per la totale mancanza di arti, inutili nel tipo di ambiente che abitavano. I discendenti, invece, possiedono strutture fisiche serpentiformi simili a quelle delle anaconde, imponenti anche se più piccole rispetto agli antenati; i loro corpi sono totalmente sprovvisti di piumaggio, in quanto hanno sviluppato una corazza di squame o, in casi assai più rari, una pelle resistente che trasuda una secrezione metallica che a contatto con l'aria si solidifica. Possiedono quattro colorazioni di manto: oro, petrolio, argento e bianco perlaceo, tonalità incredibilmente rara. Non possiedono ali, in quanto le hanno evolute in zampe anteriori, corte e che usano non molto di frequente; la totale assenza di appendici per il volo non li ha limitati nello spostamento aereo, che spesso viene compensato da magie atte alla levitazione. Anche la loro testa è mutata, divenendo più sottile ed aereo dinamica, con occhi piccoli e imponenti bocche irte di denti sottili e molto fitti, con mascelle incredibilmente forti e disarticolate.
Rispetto agli altri draghi non hanno una camera di fusione, quindi sono totalmente inabili nella classica tecnica di 'sputare fiamme'. Sfruttano, dunque, il loro sangue composto di fullerite, sputando getti di questo minerale fuso.
Il nome se lo sono scelti da se, optando per un pomposo 'Draghi Stelle Cadenti' in onore della loro capacità unica di seguito descritta. Il resto dei draghi li considera poco più che una sottorazza stupida ed inaffidabile, al pari di un Nano di Fosso o un Coboldo, e cercano di tenersi il più lontano possibile da loro. Non sono riportati casi di coppie di draghi misti con i Naa'varian.
Tendono ad essere monogami e difficilmente hanno molta cura della progenie, in quanto creature di natura prettamente egoista che desidera solo il proprio bene. I cuccioli tendono spesso a dover imparare da soli come si vive e sopravvive, e questo li sta lentamente estinguento.
Il nome 'Draghi Stelle Cadenti' e la rinomata natura da fuggiaschi e codardi, sono dovuti ad una specie di innata capacità che permette loro di tramutarsi in rocce, non più grandi di un pallone, dall'aspetto di meteoriti e virtualmente indistruttibili, per scappare da ciò che loro considerano 'pericolo'. Solo i più anziani fra gli esponenti di questa razza hanno la capacità di decidere quanto a lungo possono mantenere questa forma, contrariamente al resto della specie che, una volta assunto questo aspetto, non hanno idea di quando riprenderanno le normali sembianze.


zje9e0



» T h e. A n o m a l y



˟Descrizione Psicologica

"Ora capisci? Ti rendi conto che qui il tuo perbenismo del cazzo non serve a niente? Per vincere in questo gioco devi essere un attore più che eccelso."



C'è qualcosa in Judah che pare portarla inevitabilmente sulla cattiva strada, a prendere decisioni sbagliate. Che sia il suo nome, il destino che si è scelta andando contro la propria natura o, più semplicemente, le buone intenzioni che inevitabilmente vengono a mancare quando non è il momento opportuno... fatto sta che non sa spiegarsi perchè faccia così. Ha avuto alcune occasioni di essere felice, decisamente molte in cui avrebbe evitato tonnellate di problemi e ferite fisiche e morali, eppure ha inevitabilmente optato per soluzioni che in fondo sapeva avrebbero portato alla disfatta. C'è da riconoscerle il fatto che, nonostante tutto, sia una persona che non sopporta lamentarsi e lagnarsi o abbattersi inutilmente.
Semplicemente nasconde i suoi demoni dietro un sorriso sfrontato e un'arroganza accompagnata spesso da commenti ironici.
Di Judah si può dire che nonostante tutto sia una persona decisamente normale, per quanto lo possa essere un'orfana cresciuta in un contesto medievale. Questo le ha insegnato a provvedere a se stessa dall'infanzia, sfamandosi con ciò che trovava e che riusciva a rubare.
In combattimento si dimostra fredda ed attenta, ma nonostante questo non ama le liti e veder scorrere il sangue. Questo la porta ad assumere il ruolo di eminenza grigia, di un'ombra dietro le spalle dei potenti che sussurra e mormora ciò che più le aggrada.
E' un personaggio dalle sfaccettature incredibili e inimmaginabili, un caleidoscopio di caratteri che la rendono in un certo senso unica e incomprensibile, inarrivabile, chiusa nel cuore di questo cristallo dalle molte facce.
Dovendo per forza sopravvivere in un mondo spietato come quello dei bordelli, e soprattutto della prostituzione, sa che la legge del più forte e del 'pesce grande mangia pesce piccolo' sono due realtà non così distanti.
Si rivela essere una donna totalmente fuori dagli schemi. L'aura che la circonda trasuda sfrontatezza sbarazzina e noncurante. Non si considera una puritana e tanto meno una santa, ammettendolo senza pudore e remore. Ma nonostante questa splendida lista di 'difetti' è una persona stranamente equilibrata, una cultrice del 'Vivi e lascia vivere'... ovviamente seguendo le sue regole e senza starle fra i piedi.
Sotto la scorza da dura e donna indipendente, nasconde un cuore incredibilmente emotivo e di una dolce purezza. Spesso si lascia pervadere da sentimenti malinconici e amorevoli.
Non sopporta i bigotti e i moralisti, tutta quella schiera di fantocci ipocriti e senza spina dorsale che vive un po' ovunque su Theras. Odia chi si nasconde dietro divinità ed ha perso la propria umanità.
Le piace ridere e gioire ed esser sempre allegra, soprattutto se ha a che fare con i bambini di cui ha una vera e propria predilezione. Ama ascoltare e adora le storie, la conoscenza e la musica, anche se ha un pessimo orecchio e non saprebbe muovere un solo passo danzato. È attratta da tutto ciò che è puro, dalla luce e dalle persone.





» T h e. S t o r y




"Stelle smarrite,
Sogni perduti...'"




Quello che mi chiedi è di raccontarti cosa mi è successo, come sono arrivata a tutto questo, e come posso accettarlo. Potrei liquidarti con un 'non sono affari tuoi' oppure 'levati dai piedi, tesoro, non hai abbastanza soldi nemmeno per respirare la mia stessa aria'... ma la fortuna gira dalla tua, questa sera, ed ho voglia di parlare. Quello che ti sto chiedendo di fare è azzittirti, serrare quelle tue labbra e aprire bene le orecchie, perchè è una storia che solo l'eco di queste mura potrà ricordare una seconda volta.
Ora, chiudi bene le tende... spranga la porta... fai in modo che nessuno possa disturbarci, che neppure il graffiante suono degli ultimi raggi solari che strisciano sul pavimento venga a ledere questo nostro contatto.
Non saprei davvero da dove iniziare. Le cose da dire sono tante, i visi da ricordare sfumati e sbiaditi... fili rossi e foglie di un albero, ramificazioni infinite come radici profonde, questi sono i miei ricordi. Eppure non inizierò con il narrarti di me, ma di loro, di quelle due creature che mi sono lasciata dietro. I loro nomi non lo ricordo più, ma penso che man mano che andremo avanti con la narrazione arriveranno; per cui non stupirti se la storia sarà inizialmente complicata e dispersiva... con il tempo capirai tutto quanto.
La loro storia ha inizio diverso tempo fa, più di quanto tu possa tornare indietro con la memoria... ma in me c'è più di quanto appaia. Oh, non ridere, perchè se potessi ora tornare alla mia forma originaria tutto ciò che sei verrebbe vaporizzato... ma non posso e capirai il perchè. Noi siamo Naa'varian, Draghi Stelle Cadenti... un nome altisonante per delle creature che hanno da sempre preferito basare la loro intera vita sul nascondersi e lo scappare. Non sarò certo io a giudicare il nome che si sono scelti i miei antenati, ma non sono d'accordo con il loro stile di vita. I Naa'varian sono sempre stati una razza di creature incredibilmente pavide: se i loro cugini combattevano e risolvevano i problemi che si presentavano loro, noi preferivamo fuggire a nasconderci e lasciare che tutto si risolvesse da solo. E come potevano fare questo? Pietre... non sto scherzando! Si tramutavano in pietre scintillanti per anni, il tempo necessario a che i tumulti si calmassero, le guerre spegnessero nel sangue e le liti venissero dimenticate. Questo ha portato gli altri draghi a disprezzarci ed allontanarci, considerandoci una specie di rifiuto o errata evoluzione.
I miei genitori non erano da meno, anche loro così incredibilmente attaccati alle loro tradizioni, al codice morale dei Naa'varian ed alle loro protettive sembianze di roccia. Mi danno ancora il voltastomaco.
Io non sono mai stata d'accordo con il loro pensiero: ho sempre preferito risolvere le mie liti da sola, arrivare ad un punto e non scappare, non utilizzare mai la mia forma ultima come scorciatoia. Tranne una volta, ma devo ripartire.


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"Amore fasullo,
cecità indotta...'"


Auril è stata la mia prima possibilità di riuscita, ma non è andata tanto bene. Figlia di mercanti, mai troppo in vista per esser considerati qualcosa di più di semplici usurai travestiti da rivenditori di qualsiasi cosa. Non per questo mio padre si faceva abbattere, e ad ogni buona occasione cercava di mettersi in mostra, estorcere più denaro o vendere ai facoltosi, sperando di essere notato nell'anonimato della sua professione. Da che so non c'è mai riuscito.
Mia madre era una cosetta indolente, dagli occhi cerchiati di nero, dotata di una strana frenesia a cui non dava mai sfogo e che la rendeva incredibilmente acida e scontrosa. Spesso raccontava che quella non era la vita che aveva sognato, che il suo desiderio più grande era sempre stato quello della pirateria o della via del mare... ma per me erano solo le fantasie di una donnetta fragile e senza spina dorsale, che preferiva crogiolarsi in fantasie impossibili e cullata dai ma e dai se che le uscivano dalla bocca.
Nella pelle di Auril il mio destino pareva quello di morire di tedio in compagnia di una madre bisbetica e un padre strozzino. Fortunatamente ero abbastanza piccola da non aver ancora sviluppato una mia identità e quel forte desiderio incontrollato di essere libera.
All'età di 23 anni umani venni promessa in sposa, sbeffeggiata per non aver ancora trovato marito, in quanto troppo bruttina e intelligente per qualsiasi esponente del sesso forte che mi si avvicinava. In quel frangente non avevo alcun desiderio di accasarmi, di legare il mio cuore vulcanico a qualche misero umano. Ma chi mi fu presentato non era un uomo qualunque: era questi un generale, un disperato rifiuto umano che aveva scalato le gerarchie militari con le unghie e con i denti, divenendo uno dei perni dell'esercito... un perno con il volto angelico e fornito di un corredo di cicatrici di guerra che avrebbero fatto sognare qualsiasi fanciulla.
Lo ammetto: mio malgrado me ne innamorai. Ma non dell'amore maturo fra un uomo ed una donna, quanto più di un senso di stima e apprezzamento tipico dei bambini.
Fu da subito galante, incredibilmente sensibile, un perfetto cavaliere stilnovista sul suo cavallo bianco che veniva a salvare l'ultima principessa in lista, che nessuno si era degnato di considerare sino a quel momento. E per me era una strana novità, un brivido fuori programma in una vita che credevo avrei vissuto in compagnia di libri e fantasie per finire, chissà, a rimuginare su chimere in una casa polverosa.
Il nostro fidanzamento non fu lungo, in quanto la mia età non giocava a favore, ma fu idilliaco come il matrimonio, che avvenne con una sobria cerimonia senza molti invitati. Pensandoci bene ora mi rendo conto che tutto appariva assai sospetto: niente testimoni, nessun parente da parte di lui, solo i miei genitori ed un paio di mie amiche. E la mia vita prese una piega decisamente inaspettata il secondo giorno di matrimonio, quando lui scoprii cos'ero realmente: un enorme rettile albino che avrebbe potuto divorarlo in qualsiasi momento. Ricordo bene il suo cambiamento ed il rumore della maschera che cadeva rivelando il suo vero io.
Da quel giorno mi strinse al collo un laccio di cuoio che lui chiamò 'amore', m'istupidì con parole di miele e oppio, e legò ai miei polsi fili di marionetta camuffati da nastri. Rimanevo nascosta a chiunque, e venivo utilizzata da lui come arma, facendo strage di uomini e donne grazie al mio retaggio.
Per spiegare ai miei genitori il mio silenzio disse che ero impazzita, che in me si era palesato qualcosa di anomalo e che, nonostante tutto, non mi avrebbe abbandonata ma, per il bene di tutti ma soprattutto mio, avrebbe dovuto tenermi lontana da chiunque.
Scelsi per la prima ed unica volta, nella mia vita, la via più breve e veloce. Comprendo il tuo orrore, ma sapere di essere uno strumento nelle mani di qualcuno che poteva fare tanto male, mi schifava. Ho scelto il male minore per me e chiunque era sulla lista nera di quell'uomo.
Grazie ad Auril compresi che la giustizia era solamente una marionetta nelle mani degli ingiusti e dei prepotenti, che l'amore è cieco e un poco di buono, forse più spietato e spaventoso degli umani.
Ed ora arriviamo alla mia parte preferita, al momento in cui ho lasciato il corpo della figlia del mercante per prendere possesso di questo.



zje9e0





"Striscia il manto del serpente,
scaglie lucide e perfette...'"


Io sono Judah Isk Arioth, Colei che Sa, figlia del tradimento e dei vicoli malfamati, il rifiuto più disprezzato dalla società. Un buon inizio per una storia, non è vero?
Mi sono costruita attorno una nuova vita, una nuova me più divertente.
Sono nata orfana, non per la morte dei miei genitori o perchè abbiano preferito lasciarmi sperando di darmi un futuro migliore, ma solo per un mio capriccio, sperando di non rivedere più chi mi aveva generata.
Al mio risveglio assunsi dunque sembianze più consone a ciò che desideravo dalla mia seconda vita, divenni una bimbetta umana e mi 'abbandonai' nell'unico luogo che conoscevo grazie a voci di corridoio. Secondo il vociferare di prostitute e generatori di 'incidenti di percorso' esisteva un luogo in cui venivano lasciati gli infanti: l'Albero della Strega delle Brume.
La maggior parte dei neonati che qui venivano abbandonati non sopravvivevano, più per il freddo, gli stenti e gli animali selvatici, che non per l'errata credenza che la vecchia che abita l'albero si nutra esclusivamente di infanti.
Kezia, la suddetta simpatica vecchina, era tutto tranne che uno spietato mostro. Era strana, certo, fuori dagli schemi e pazzoide, smemorata come tutte le nonne, ma incredibilmente buona ed altruista, abbandonata a sua volta chissà quanti anni prima, aveva finito per adeguarsi alla vita da eremita ed alle sue gioie.
Il tempo che ho passato in sua compagnia è stato il migliore di tutte le mie vite, e provo tutt'ora un genuino attaccamento verso quella 'strega'.
Comunque, dicevamo... mi fermai presso l'inquietante albero e le sue nebbie. Considero la mia seconda vita come una nascita pura, senza gli oneri di un cognome ed una posizione sociale, non costretta ad ubbidire a regole per me troppo strette, con l'impossibilità di esprimermi e desiderare ciò che è giusto per me.
Ripartivo dunque da zero, per tuffarmi nuovamente nella scoperta di un nuovo aspetto della vita umana, e questa volta mi focalizzai sulla parte più oscura e brutale dell'uomo: i vizi. Tutti ne avevano e ne hanno, tutti schiavi, dal puritano alla leziosa. C'era chi beveva e mangiava senza alcun ritegno, chi s'intratteneva con fanciulli e bambine, chi truffava e uccideva... avevo solo l'imbarazzo della scelta.
Passai la mia prima infanzia allevata dalla vecchia strega ed alcune donne dei mari, ondine e sirene per la maggior parte. Imparai tutto sulle acque e gli oceani, amai ogni creatura marina e terrestre... ero una piccola scimmietta piena di vita e senza alcun pensiero. Ero veloce, un piccolo fulmine magrolino color argento, con dita dal tocco di fata e piedi svelti, e questo mi servì per divenire una piccolina autonoma.
All'età degli otto anni umani già si poteva dire che sapessi badare egregiamente a me stessa, e mettevo in pratica le mie doti, insieme ad altri bambinetti, nelle vie trafficate del piccolo porto. Individuavamo la preda, con uno scaltro raggiro qualcuno sfilava al malcapitato la sua borsa e via per i viottoli e le stradine. In questo modo riuscivo sempre a portare qualcosa di buono a Kezia, un taglio di carne pregiato o qualche spezia, o a pagare un taumaturgo che accettasse di incontrare la spaventosa Strega delle Brume. Se capitava di rimanere qualcosa facevo doni alle donne del mare, specchi e monili.
Attorno all'Albero della Strega ben presto venne a radunarsi un nutrito gruppetto di bimbetti smunti e sporchi, piccoli sbandati che si erano emozionati nell'ascoltare la storia della bambina nata dal mare, di un piccolo prodigio che parlava con ogni creatura e piegava al suo volere serrature, richiamava monete e gioielli... tante fandonie che si erano inevitabilmente create attorno alla mia persona, e che mi rendevano orgogliosa di essere una ladra. Eppure il mio mondo era completo, le mie aspettative raggiunte, e potevo dirmi veramente viva.
Ahimè, tutte le belle storie prima o poi giungono ad una svolta, e la mia giunse con una specie di rapimento. Schiavisti delle terre calde del Sultanato giunsero a razzolare per quei luoghi floridi di giovani e fanciulle, facendo incetta di qualsiasi bipede da rivendere presso le case dei nobili ed i bordelli. Non ho mai provato tanta rabbia in vita mia e lasciai che per la prima volta, nei panni di Judah, palesassi il mio reale aspetto mettendo in fuga gli schiavisti, ma non a lungo. Come la marea si ritrassero, sparendo in anfratti e luoghi per loro sicuri a riorganizzare una nuova contromossa, motivati da ciò che avevano visto... quanto poteva valere una creatura simile se venduta alle persone giuste? Abbastanza da rischiare la vita.
Non so quanti ne uccisi, quanti ne mutilai e ferii, ma un bel po' e lo rifarei tuttora se mi si ripresentasse l'occasione.
Fui ridotta in fin di vita e messa in catene, drogata in maniera tale da non potermi ribellare e condotta lontana abbastanza da non riconoscere nulla di ciò che mi stava attorno. CIò non mi impedì di rimaner affascinata da quel nuovo mondo, anche se ben conoscevo la fine che avrei fatto una volta giunta a destinazione.
Il luogo che abitai era la dimora di un umana, una nobile, di nome Ishwari Raeshan. Non è durata a lungo... però me l'aspettavo.
Era una donna che sin da quando era venuta al mondo non si era mai dovuta preoccupare di chissà quali grandi cose: aveva chi puliva dove sporcava, servitori che erano al suo servizio per sopperire ad ogni suo desiderio. C'erano guardie a difenderla, contadini che coltivavano le terre di suo padre ed allevatori che badavano le bestie. Divertente, pensai ai tempi. Imparai successivamente che come fanciulla nobile le era richiesto di non stare semplicemente tra i piedi, comportarsi ovviamente con dignità e garbo ed attendere semplicemente il momento in cui avrebbe dovuto scaldare il letto di un futuro marito, scelto da suo padre, e di sfornargli quanti più figli maschi per onorare la patria ed ovviamente il buon nome di famiglia.
Compresi in fretta che quello era il destino di gran parte delle donne delle regioni di Theras tutta, dalle nobili alle popolane, anche se in prevalenza queste usanze erano limitate a luoghi più incivilizzati ed alle alte sfere nobiliari. Poche erano le donne guerriere, anche se venivano addestrate all'uso della parola, dell'arguzia e degli stratagemmi; c'era poi chi, per scrupolo o per i tempi che correvano, dava alle figlie un insegnamento anche di tipo belligerante. Però Ishwari ebbe tutta questa fortuna quando ancora abitava alla corte del padre.
Ishwari Raeshan Ghaliya II- il suo nome per esteso- era la terzogenita femmina del nobile proprietario terriero Ralub Rajid e della sua quarta moglie Amira Ghaliya I, morta alla "giovane" età di 41 anni, dando alla luce il settimo figlio maschio della già lunga serie di pretendenti alle ricchezze dell'uomo. Amira lasciò le sue spoglie mortali e per l'uomo la scomparsa della moglie non fu una gran perdita, in quanto attorniato da altrettante consorti, concubine e figli, non aveva poi così tanto interesse per una pedina in meno. Lei? Beh... era affezionata a quella donna, al suo modo di mostrarle le cose e come si occupava di lei, ed inevitabilmente ne fu incredibilmente rattristata, tanto che iniziò a deperire ed in breve tempo contrasse una strana febbre. Il nobile, allora, l'aveva fatta allontanare, terrorizzato dalla possibilità non così remota che potesse scatenare una serie di epidemie e morti all'interno della corte, con il rischio di perdere la sua esigua discendenza maschile.
Così aveva lasciato che la figlia prendesse dimora in una casa, vicino al sultanato, matenendo i suoi capricci... uno di questi fui io.
Divenni la sua attrazione principale, la sua unica compagnia. Non ricordo quante volte ho provato a fuggire e quante frustate la mia schiena abbia ricevuto, le febbri ardenti che mi prendevano nelle notti afose dopo questi piacevoli trattamenti. Ho imparato a conoscere meglio il mio corpo umano dopo quei giorni.
Fu Bargash, fratello di Ralub e zio di Ishwari, che mi tolse dalle grinfie della nipote ed acconsentì ad ospitarmi nel suo palazzo e ad affidarmi alle cure della madre Cholè.
All'epoca avevo circa 13 anni quando Bargash mi prese sotto la sua ala. Era il figlio maggiore del precedente nobiluomo, Oman Rajid, e della prima moglie Cholè Al Ahmed, ancora viva e fidata alleata di Bargash.
Bargash aveva ereditato, dunque, i principali possedimenti del padre e suddiviso gran parte delle sue terre con i restanti fratelli e sorelle, dando così loro l'impossibilità a trovare un pretesto per attaccarlo e destituirlo. L'uomo, infatti, era uno dei pochi potenti della zona a non avere ne il fisico ne le capacità da guerriero, ma la sua mente acuta gli aveva permesso di farsi amici influenti e di trovare soluzioni utili e consoni alle situazioni spinose che gli si presentavano.
Fui dunque introdotta in un nuovo mondo, lontano dalle afose strade del sultanato.
Da quel momento iniziò il mio apprendistato per divenir la perfetta dama di compagnia, addestrata sia nell'uso delle armi che in quello della diplomazia, e crebbi forte e virtuosa sotto l'occhio vigile di Cholè e Bargash.
Qualcosa andò storto nuovamente e, dopo la morte di Bargash per mano del fratello Ralub, fui venduta ad una casa chiusa.
Fui, dunque, subito messa al lavoro come sguattera e addetta alla pulizia delle camere... ricordo ancora gli orrori che vi si potevano trovare all'interno, ma fluidi corporei, catene e strani giochi non mi schifavano come agli altri. Trovavo tutto così nuovo ed eccitante, che ben presto chiesi a Madama Gioia- la padrona del locale- di diventare la fantesca di una delle prostitute.
Nel giro di un anno passai da semplice domestica a serva di una delle dame di compagnia, e feci la conoscenza di una ragazza un po' particolare. Il suo nome era Mikae, una spilungona allampanata, con la testa grossa e schiacciata, che le aveva fatto guadagnare il poco simpatico appellativo 'Zucca' e tutti così la chiamavano. Nonostante tutto era una persona dolce, timida e buona come un pezzo di pane, non se la prendeva nemmanco per gli scherzi più pesanti. Le nostre 'dame' lavoravano spesso insieme e questo fece sì che stringemmo una forte amicizia, che dura tuttora.
All'età di sedici anni la mia posizione cambiò, e fui costretta a passare da fantesca a bella di notte, finendo prima come intrattenitrice da salotto, poi come compagna di letto.
A diciotto anni pagai il mio debito con la casa chiusa, tornando libera.



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"Ho smarrito
il mio senno..."


'...La prossima volta che guarderai le stelle, ti accorgerai che non saranno più le stesse che hai sempre visto...'

'Pensi davvero che le stelle possano cambiare?'

'Tutto può mutare, inaspettatamente, Judah.'

Il soffitto di vetro, illuminato dal chiarore lunare, disegnava sotto i loro piedi e sui loro volti manciate di stelle scintillanti. Persino lei, aprendo una mano, poteva dirsi padrona di un pezzo di una costellazione. Non potè fare a meno di sorridere e dirsi soddisfatta di quello che le aveva detto: le stelle non sarebbero più state le stesse ora che conosceva quel trucco.
La scena nella sua mente prese a sfumare, inghiottita da draghi e grifoni incisi nella roccia, con occhi scintillanti di rubino e zaffiro. Una cupola li teneva lontani dalla luce, ma ovunque le stelle potevano raggiungerli e lei, infante, si sentiva schiacciata dalla maestosità di quella scena. Qualcosa, però, iniziò a ledere la tranquillità del luogo, mentre una canzone sgretolava la cupola, incrinando e disintegrando i rubini e gli zaffiri, cancellando le figure dei draghi e dei grifoni. Provò inutilmente a coprirsi le orecchie con le mani, a tener fuori quella musica che pareva provenire dalla roccia stessa, scoprendo amaramente che la sua bocca seguiva senza problemi quella melodia incantata. Gridare non serviva... non riusciva a controllare più il suo corpo, e quando le parve che la canzone della cupola stesse per dilaniarla, si svegliò.
Con un braccio si terse il sudore dalla fronte, cercando di calmare il respiro affannato e le celeri pulsazioni del suo cuore palpitante. Era solo un altro incubo, ma nei suoi strascichi aveva trovato qualcosa che non era sparito una volta sollevate le palpebre. E grazie a questo ritrovò il sorriso sereno che aveva smarrito da qualche tempo.
Uno sbuffo caldo le solleticò la pelle del collo e del viso, mentre si girava su un fianco per raccontare a Mikae cos'aveva sognato:

"C'era un drago... e un grifone... brillavano nel buio ed erano stelle. E ricordo qualcuno che mi diceva 'La prossima volta che guarderai le stelle, ti accorgerai che non saranno più le stesse che hai sempre visto'"

"Le stelle son sempre le stesse. Dormi ora." brontolò la ragazzetta, tornando ad appoggiare l'enorme testa su un braccio, chiaro segno che non sarebbe rimasta ad ascoltare un'altra parola su stelle, creature mitologiche e baggianate varie.
Solo che lei non le vedeva più le stelle da tanto, tranne che nei sogni, ed i suoi occhi interiori potevano riportare nel suo cielo vuoto un pezzo dell'Imperatrice Sanguinante, un Drago di Rubino ed un Grifone di Zaffiro; sulla sua bocca scura ancora si attardavano le parole di quella dolce canzone, unicamente sua e di un pezzo della sua memoria che credeva dimenticata:

"In un mare affollato di luci ardenti,
se ti senti sola, non dimenticare...
che io sono qui con te..."

***

Uno, due, tre...
il fante, il cavallo e il re.
se li porta alla fine in seno la morte...
nessun di loro può aspirar ad altra sorte.
Ne corona, briglia o lancia puntuta
posson salvar dalla Signora Ossuta.

Canta così il corvo sulla sua guglia
guardando divertito una strana quadriglia,
Visi gonfi ed espressioni buffe...
dovevan pensarci a non far perder le staffe
alla grande Matrona Ossuta...
Non scampan certo corona, briglia o lancia puntuta.

Questa è la ballata degli stolti impiccati
che a braghe calate il vento ha lasciati...
si sono spinti da quel male funesto
da cui l'uomo savio fugge lesto.
Ahimè la Strega Ossuta han incontrato
e la loro vita con una corda han barattato,
col vento che fa danzar le loro gambe tinche
e rider forte il corvo...



Ho perso la rima... ho smarrito la Luna... la Signora della Nebbia me l'aveva insegnata e diceva che dovevo aggiungere una frase ogni volta che qualcuno moriva. Voleva che le raccontassi che cosa c'era fuori dal suo albero... lei è la Strega Buona di questa storia e le regalerò questa canzone in cambio di un desiderio







» T h e. E n e r g y



sinossi: albina - sfregiata - inusuale / impulsiva - solare - amichevole
risorse: mente 75% - corpo 100% - energia 125%
classe: Manipolatrice elementale (Mago)
talento: stratega
fascia: bianca
precicolosità: D


» W a r r i o r e s s
» T r e a s u r e

3a23
Yama & Dandh
Jamadhar di fattura nanica. Sono due spade corte, rispettivamente 'Dio della morte' e 'Dente', composte da una lama massiccia e triangolare, la punta rinforzata di modo da poter penetrare gli anelli di un giaco e scivolare fra le giunture delle armature. Il materiale di cui sono costituite è acciaio wootz, metallo noto per la superplasticità e durezza ad alto impatto. La lama ha una lunghezza di 120 cm, 160 insieme al guantone. Le due spade hanno le sembianze di demoni cornuti, una sulle sfumature del viola e nero, l'altra su quelle del rame e del bianco.


mf2z
Nova
Un ciondolo d'argento a forma di fiore-stella, impreziosita da Arcano Corallino, una particolare gemma ricavata da rocce vulcaniche; questi cristalli paiono contenere un'anima di ardente magma, e, raramente, paiono risplendere di luce propria. Judah non ricorda come ne è entrata in possesso, ma crede che il gioiello nasconda un qualche tipo di segreto che al momento le è precluso.


[img][/img]
Guanto
Un guanto che indossa quasi costantemente e le serve per utilizzare l'abilità del cannone gaussiano. E' stato creato con una fibra resistente estratta da una pianta chiamata Erba Frusta, unita ad un composto animale per rendere il tessuto elastico. Judah vi ha fatto inserire filamenti di ferrite magnetizzati e grossi cristalli color ambra, conosciuti come Lauderite Cerulea, la quale ha proprietà magnetiche.



» T h e. P a s s i v e


496j
˟Poteri

Forma draconica [Per alcune razze di Theras, il concetto di "forma" è limitato. I draghi possono apparire agli altri sia con l'aspetto di umani qualunque che con la forma più consona di creature mostruose come li si rappresenta solitamente, a seconda della necessità. Consumando un utilizzo di questa passiva e soltanto se durante il giorno, una progenie dei draghi può assumere una forma che manifesti la sua discendenza: per alcuni si tratterà di trasformarsi in un drago vero e proprio, mentre per altri di assumerne solo alcuni tratti tipici (corna, ali, ecc.).] (Numero di utilizzi: 6)





















Edited by Re«Load - 6/8/2016, 13:08
 
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view post Posted on 6/7/2016, 15:46
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Batti un colpo quando hai finito ^^
 
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