Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Ballet Hell

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view post Posted on 16/7/2016, 18:16
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Like a paper airplane


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In tutti i sogni belli
Si deve offrire una rosa
A una fanciulla


Atto I ~ Waiting
___________________________________
id3Qytv

Benvenuti, signori e signore, benvenuti a questa nostra modesta serata.
Perché vi trovate qui, vi domanderete, proprio qui, in questo grande parco dove l’umidità fa sorgere nebbia argentea sotto i vostri piedi, dove il cielo è sereno e punteggiato di stelle così luminose da essere innaturali. Perché vi trovate qui, in questo sipario dove alte mura impediscono di vedere se, e cosa, ci sia al di là di questo edificio.
Incredibile, vero?
Maestoso, indeed.
Circolare, con questo tetto completamente d’oro, con queste vetrate da cui traspare la luce ambrata dei numerosi candelabri. E quando entrerete, come descrivere gli stupendi mosaici dei pavimenti, con quelle scene di caccia, di danza, e…beh immagino sappiamo tutti cosa siano.
La risposta è semplice: state sognando.
Ah! Non provate ad obiettare che eravate svegli fino a un attimo fa. Anche io, vedete, talvolta mi convinco di essere sveglio e invece sono sempre qui, con questa livrea candida, con questi capelli candidi così radical chic, a fare da maggiordomo a voi, signori e signore, solitari o accompagnati che siate.
Non temete, non siate timidi, non abbiate paura del vostro titolo, del vostro ruolo, o del vostro aspetto.
Anche io, sapete, potrei essere una creatura abominevole non appena apro gli occhi. Ma qui potete essere tutto ciò che volete e per tale farvi scambiare. Potete avvicinarvi a dame soavi scoprendo solo al mattino di aver ballato con orchi pelosi. Oppure concludere affari con affidabili gentiluomini per poi scoprire che si trattava di pirati con la barba impregnata di salsedine.
Fatevi avanti, presentatevi o tacete, vestite come preferite. Qui ci sono cibo e musica, qualsiasi cibo e qualsiasi musica possiate desiderare, purchè non intasi lo stomaco e non infranga i timpani con qualche inascoltabile tamarro grido simile a canto guerresco. Non importa quale sia il vostro piglio, la vostra parlata o la foggia dei vostri abiti. O quale sia la vostra fame.
Non badate alla linea. Domani non sarete un filo più grassi. Né un filo più sazi, il che potrebbe crearvi del disappunto. Ma qui non abbiamo invitato poveracci, non temete.
Wops ~ scortese da parte mia, domando perdono.
Guardatevi intorno. Anche qui c’è una leggera foschia profumata di fiori, dorata, come una lieve nebbia. Questa dopo tutto è la terra del sogno. E guardate questi festoni, rappresentanti antichi stemmi, ancestrali simboli. Ogni creatura o fazione vissuta sul Dortan almeno per una notte ha ballato qui dentro. Chissà chi potreste conoscere o incontrare. Non risparmiatevi! I migliori sogni sono quelli che finiscono in danza. O in abbuffata. O in un tenero bacio della buona notte.
Io sono qui, con i miei compagni. Voi siete qui.
Quindi musica, maestro. Che entri il vino.
Gli invitati lo seguiranno.


Ma in tutti i sogni
bAlli
lei deve concederti almeno
una danza ~


CITAZIONE
Facciamo il Punto . ok fatto

Eccoci!
Vi ricordo che si tratta di una scena aperta e quindi potete introdurvi in qualsiasi momento.
Io ho solo settato l'ambientazione, una sala da ballo nel mezzo di un sogno.
Sono stata volutamente vaga (e al momento uso anche un png) perciò siate liberi. Anche voi, volendo, potete "mascherare" il vostro aspetto, assumendone in sogno uno che preferite, così che nessuno appaia legato alle trame a cui partecipa. Potete comunicare, accordarvi in confronto, entrare soli, farvi annunciare o meno. Tutto a vostra discrezione.
Noi posteremo circa una volta a settimana, ma voi potete fare (e far accadere) qualsiasi cosa, accordandovi tra voi e con noi in confronto.
Lo stesso topic vale anche per qualsiasi domanda. E ricordatevi che è estate: lo scopo principale è che ci divertiamo <3

 
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view post Posted on 23/7/2016, 16:00
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Animals
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Solo alle persone buone
sono concessi i bei sogni.


«Un ballo?»
Chiese, aggrottando la fronte stupito.
Tra tutte le cose che avrebbe potuto chiedergli,
gli aveva chiesto proprio di accompagnarla ad un ballo.
«Qualsiasi cosa, hai detto»
La voce della donna era spezzata dal timore,
però allo stesso tempo sembrava avere un tono divertito.
Come darle torto del resto: la perplessità del pistolero era davvero buffa,
quasi fuori luogo, in un certo senso.

Chi vive di morte tende a dimenticare le gioie che può regalare la vita.
Elise dovette insistere non poco per convincerlo.



˜





C'erano una sequela di specchi alle pareti del corridoio ovest. Non erano dei comuni specchi, dovevano essere sicuramente magici, perché quando ti ci riflettevi, la tua immagine appariva grassa, oppure snella, in altri risultava zigzagata o la tua pelle si colorava come l'ambra, lo smeraldo o come la notte. C'erano specchi che trasformavano la tua immagine in quella di un drago, di un orso o di un leone. Era trascorso davvero molto tempo da quando il pistolero non si era divertito così tanto da piangere dal ridere, tanto da sembrare la prima volta in tutta la sua vita.
L'ultimo specchio pareva invece uno specchio normale. Il vetro, trafitto da uno squarcio sprezzante, tagliava il riflesso del volto di Levi in due metà asimmetriche, e rifletteva schiettamente la sagoma impolverata del pistolero. Nient'altro, nessun effetto magico dilettevole. Di colpo, la gioia dell'uomo scemò, rapida come un colpo di fucile, lasciando spazio soltanto al disgusto. Levi abbassò gli occhi.

«Sei pronto?»
Chiese la donna, preoccupata.

«Lei non può passare»
Aggiunse poi, un po' titubante,
dopo una lunga pausa di silenzio.
«Non l'avrei portata in ogni caso»
Rispose prontamente l'uomo,
e con un gesto deciso si sfilò il cinturone di dosso, gettandolo a terra.

Cadendo, la pistola emise un tonfo sordo. Era la prima volta che l'uomo si separava dal revolver. Rabbrividì. Nel momento in cui abbandonò la propria arma, percepì qualcosa di viscido scivolare lontano dal suo cuore, come se un velo bagnato fosse stato sospinto via da una raffica di vento improvvisa. Non fu del tutto piacevole, come si sarebbe aspettato. Certo, il senso di leggerezza che provò fu appagante e liberatorio, e per un breve momento i suoi pensieri, i suoi ricordi e le sue emozioni più negative vennero trascinate via assieme al carico dell'arma da fuoco e al peso di tutte le innocenti anime che quella aveva spento, lasciandolo in un limbo di serena pace temporanea. Eppure, in quel purgatorio di sensi, Levi provò un'emozione vergine, che mai aveva provato prima: l'impotenza. Il pistolero, senza la sua pistola, si sentiva vulnerabile, esposto, inerte. E, cosa assai più spregevole, provava una nauseante sensazione di debolezza. Sentiva la mancanza, gravosa, dell'irrazionale furia omicida che albergava nel cuore stesso del revolver. Sentiva la mancanza della sua parte cattiva, maligna, demoniaca. Gli mancava la sua pistola come ad uno scorpione mancherebbe la sua coda velenosa se una mattina qualcuno gliela tarpasse.
Il mondo cominciò a roteare e il pistolero si sentì svenire. Era nauseato da se stesso.

«Tutto bene?»
Lo incalzò la donna, impaziente di partire.
«Tutto bene»
Rispose l'uomo, con un filo di voce.
Il suo volto era più pallido del solito.
«Tienimi la mano e chiudi gli occhi»
Elise si avvicinò a Levi.
La sua mano era fredda come il marmo.
Quella del pistolero era calda come il fuoco.

Entrambi chiusero gli occhi, fermi davanti all'ultimo specchio del corridoio ovest del castello. La donna pronunciò una parola che l'uomo non comprese, da tanto che era agitato, e, in un baleno di luce dorata, entrambi sparirono oltre i margini del vetro dello specchio. Al di là dei confini dell'orizzonte del mondo.

Quella sera il pistolero comprese che non esistono eroi senza demoni.
Capì che non può essere fatto il bene senza l'aiuto del male.



˜






Sorrise, un sorriso disteso.
La luce che risplendeva nella sala rifletteva i bagliori platinati dei sogni dei bambini, affogando l'atmosfera in un mondo completamente magico. Tutto sembrava perfetto, architettato in una piacevole geometria onirica che appagava lo sguardo, lasciandoti stupito. Dal soffitto dorato pendeva un gigantesco lampadario di cristallo che, roteando fievolmente come una nave alla deriva, sovrastava l'intera pista da ballo, abbagliando, di tanto in tanto, i provetti ballerini nelle loro vesti sgargianti. Le tende, dal colore del tramonto estivo, incorniciavano le immense vetrate, permettendo alla luce argentea di una - o più - timida luna di far capolino nella sala per illuminare gli occhi degli eterni innamorati, cullati in quel dolce e infinito valzer che solo loro sono in grado di danzare.

«Dove siamo?»
Chiese il pistolero.
«Non lo so»
Rispose la donna, con un sorriso malizioso sul volto.
«In un sogno, probabilmente»
La mano di Elise stringeva ancora quella di Levi.
«In una notturna pausa dalle nostre vite.
Non voglio che i tuoi pensieri ti anneghino,
lascia che qualcun altro conceda loro un ballo, per stanotte»
Levi sorrise.
Elise sollevò le loro mani.
«Guarda quanto siamo belli»

Lo specchio, di fronte a loro, rifletteva l'immagine di due giovani. Ad uno sguardo fugace sarebbero potuti sembrare fratello e sorella. Lei aveva dei lunghi, fluenti, capelli dorati, lisci come la seta, incorniciati da una tiara smeraldina che riprendeva il colore dei suoi occhi, la dolcezza del profilo del suo tenero naso e l'innocenza del suo sorriso sincero. Dalle piccole spalle ossute le scendeva un vestito bellissimo, blu come il blu profondo dell'oceano di notte.
Lui vestiva un abito nero, trapuntato con estrema precisione da una costosissima sarta immaginaria mai esistita veramente. La camicia, sotto la giacca, era di seta, così leggera che al pistolero sembrava di non indossare niente, e così limpida da aver quasi paura di indossarla, per timore di sporcarla. Il suo viso era pulito e appariva più giovane e rilassato. I suoi capelli risplendevano di luce come mai prima di allora, e i suoi occhi riflettevano la gioia profonda del suo cuore in pace.

«Sì, lo siamo davvero»
La guardò, e riuscì a non pensare a cosa le sarebbe successo al termine della serata.

«Mi concede un ballo, signore?»
Chiese la donna, timidamente.
Levi abbassò lo sguardo, ridendo.
«Perché ridi?»
«Perché dovrei essere io a chiedertelo»
Rise anche lei.
«Andiamo?»

Emersero dalla calca, l'uno stringendo la mano dell'altra, con quel leggero imbarazzo che inebria le menti degli amanti prima di un ballo, seppure il loro imbarazzo era figlio di una circostanza completamente diversa, quasi opposta. Con notevole eleganza si trascinarono in mezzo alla pista, proprio sotto al gigantesco lampadario. L'uomo strinse a sé la donna e, dopo un breve momento di pausa, i due giovani partirono in un dolce, lento ballo, lasciandosi navigare dalle note sentimentali del pianoforte. Non fecero caso a quante persone li stessero osservando lanciando loro occhiate traverse, quasi che i due giovani fossero avventurieri di un altro pianeta, in procinto di terminare un'impresa leggendaria. Alla fin fine si trattava solo di un ballo romantico, ma si sa, i balli romantici non sono adatti a qualsiasi uomo, solo ai più temerari, con un cuore infinito.
Levi appoggiò la guancia contro quella di Elise. Entrambi chiusero gli occhi e si lasciarono trasportare dai loro desideri irrealizzabili, quei desideri che forse solo nei sogni è consentito concretizzare. Il profumo dei capelli della donna ricordò all'uomo il profumo dei capelli di una rosa, e nel trambusto della sala gli scappò un profondo sospiro, ma nessuno se ne accorse e la musica non si fermò.

«È qui»
Le sussurrò all'orecchio.
«Lo so»
Rispose lei, senza aprire gli occhi.

Mentre la musica andava scemando,
la sala si riempiva di applausi.
«Com'è possibile che sia qui?»
L'uomo stentava a crederci.
«Nei sogni, tutto è possibile»
Rispose lei, con saggezza.
Le sue parole erano gonfie di palpabile emozione.
Stava per piangere. Per la gioia.
Ma non si voltò, non ancora.
«Solo alle persone buone sono concessi i bei sogni»
Glielo ripeteva sempre sua madre da bambino, prima del bacio della buonanotte.
Elise si limitò a sorridere, una lacrima le solcò il volto.
«Va' da lui, non farlo aspettare»
La incalzò Levi.
«Anche tu lo sei, un uomo buono»
Disse Elise, accarezzandogli la guancia e asciugandogli la sua lacrima.
Si voltò, dando le spalle all'uomo che l'aveva accompagnata,
e si mosse verso l'uomo che la stava aspettando.
Verso suo marito, l'uomo che amava,
l'uomo che aveva sacrificato la propria vita per salvare la sua.

Al pistolero non poté che sfuggire un tenero sorriso.



Ho aperto le danze con un post romantico (d'altronde come potevo non farlo). Spero che nella noia io sia riuscito comunque a intrigarvi un pochetto. :zizi:

P.s.: Il pistolero è davvero disarmato


Edited by H I G - 25/7/2016, 21:18
 
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view post Posted on 28/7/2016, 13:54
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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Aveva l'impressione di galleggiare, e di non avere coscienza del suo corpo -come accade nei sogni-. Camminava senza muovere le gambe, si guardava intorno senza avere gli occhi nè un volto, allungava una mano verso la porta di legno di ciliegio senza sentire le dita.
Guardò verso il basso, riconoscendosi finalmente, poi l'ambiente che lo circondava -quasi come fosse una conseguenza della sua presa di coscienza- si definì in un istante; si accesero mille candelabri intorno a lui, illuminando una stanza ricca d'intarsi d'oro e drappi porpora a coprire le finestre e gli specchi. La luce non riusciva a filtrare dall'esterno e Montu non riuscì a capire se fosse giorno o notte, e appena mosse un passo per scoprirlo una voce lo bloccò:
Signore, non vuole aggiustarsi la cravatta prima che la annunci?
A parlare era stato un araldo, vestito pomposamente di verde e oro, che stringeva nella mano un grosso bastone con uno splendente smeraldo incastonato nel pomo. Era un ragazzo dai lineamenti giovani, il viso pulito e i capelli lunghi raccolti in un elegante coda bassa che gli si fermava tra le scapole.
Andrebbe contro le regole di quest'anticamera, ma qualcuno mi ha fatto un regalo affinchè avessi un occhio di riguardo per lei.
Il Demone seguì il cenno del capo dell'uomo scoprendo, poggiato su un tavolinetto di legno, un grosso tomo finemente rilegato, il titolo scritto con una pregevole grafia in una lingua che, almeno da lontano, all'Eterno ricordò quella dei demoni antichi. Fece un passo per leggere meglio ma un telo nero calò sul libro.
No, no. Non è ancora giunto il momento perchè possa leggere quelle pagine. Ma stia tranquillo, una vocina mi ha detto che è quasi pronto, sarà l'inizio della sua nuova vita.
Montu era confuso.
Cos'è quel libro? E chi te l'ha regalato?
Mi perdoni se la correggo, quello sarà un libro, non è stato ancora scritto. Per quanto riguarda il suo amico, il gentile donatore, sono sicuro che lo incontrerà presto, ma non qui.
Poi portò la mano su una delle tende che coprivano le finestre e gli specchi della stanza.
Tornando alla sua cravatta.
Tirò via il telo scoprendo uno specchio alto almeno due metri, e l'Eterno si ritrovò ad osservare un sè stesso che non riconosceva: la fisicità era senza dubbio la sua, i lineamenti anche, ma erano più puliti, quasi più giovani, e tutte le cicatrici erano scomparse. Non solo quella che gli tagliava il volto ma anche -seppur non lo vedeva era un qualcosa che sentiva- quelle nascoste dai vestiti. Era lui prima delle guerre, prima delle battaglie, prima di tutto. Era lui appena nato.
I pantaloni erano perfetti, la camicia non aveva una piega fuori posto ed era chiusa fino all'ultimo bottone, solo la cravatta aveva il nodo largo che cadeva poco elegantemente.
Si guardò sorridendo, era tanto che non si specchiava e in fondo, senza le cicatrici, poteva essere definito un bell'uomo. Strinse la cravatta e si voltò nuovamente verso l'araldo.
Si, si.
Sorrise battendo le falangi della mano sinistra sul pugno destro chiuso intorno al bastone, quasi senza produrre rumore.
Ora va molto meglio. Ma se vuole può mostrarsi agli altri ospiti nella sua forma demoniaca, personalmente la preferisco e qui le sue fiamme non causeranno danni o dolore.
Come poteva saperlo?
No, va bene così.
Come desidera. Mi segua, prego.
Toccò la porta con lo smeraldo e questa scivolò silenziosamente sui cardini, aprendosi su un altro ambiente molto più grande e innaturalmente illuminato a giorno dalle numerosissime candele. La sala era spaziosa, gremita di persone, alcuni ballavano, altri parlavano e altri ancora suonavano. Un ricco tavolo imbandito era preso d'assalto tra risate e strette di mano, con cibi esotici e ricercati accostati a pietanze più modeste e dai gusti familiari.
L'araldo battè tre volte il bastone a terra, poi parlò e la sua voce rimbalzò sulle pareti dell'immensa sala amplificata dieci volte tanto.
Azazel, di Basiledra. Cavaliere del Dortan e mecenate dell'Akeran.
Azazel. Era la seconda volta che gli cucivano addosso quel nome, per la prima, però, gli sembrò familiare.
Era lui, ne era certo. Ma quando aveva usato quel nome?
Fece un passo nella sala. Qualche volto lo conosceva, altri erano difficili persino da mettere a fuoco, come avvolti dal fitto fumo, poi quello che sembrava essere il padrone di casa parlò con parole sibilline; dov'erano realmente? Quella sala da ballo poteva veramente essere solamente un sogno?
Si avvicinò ad un giovane intento a mangiare del riso afferrando i chicchi uno per volta con la punta delle dita e appoggiandoseli poi sulla lingua, lentamente.
Ragazzo...
Ragazzo? Oh, giusto, giusto, sono io. Non hai sentito cos'ha detto quell'uomo? Qui possiamo essere chiunque vogliamo.
La sua voce tradiva un'età nascosta dai tratti giovani.
E io... beh, ti confesserò un segreto, io su Theras non sono poi così giovane.
Su Theras? Perchè, qui dove siamo?
Ragazzo mio sei veramente uno sciocco. Ancora non l'hai capito? Nell'Oneiron!
Cercò di scavare nella sua mente ma non ricordò il momento in cui si era assopito, tanto meno non si riuscì a spiegare come la sua mente poteva aver generato tutto quello che aveva intorno, cose e persone.
Ti vedo confuso. Ma sta' tranquillo, non è la prima volta che vengo in questa sala e devo dire che il cibo è buono e non c'è granchè di cui preoccuparsi.
Montu allungò una mano verso lo schienale di una sedia per sorreggersi, troppe informazioni contrastanti stavano rimbalzando nel suo cervello dandogli il capogiro.
Non è la prima volta... quindi ho già sognato questo ballo altre volte?
Il vecchio giovane lo guardò come si osserva un pagliaccio: tanto divertito quanto intimorito da tanta stupidità.
Tu? Cosa c'entri tu? Ho detto che io ci sono già stato più volte.
Poi si accarezzò una lunga barba che ancora non aveva e sgranò gli occhi sorridendo.
Uh, capisco. Tu credi che questo sia unicamente un tuo sogno, nevvero? Beh niente di più sbagliato, niente in alcun modo. Questo luogo esiste oltre i singoli individui che lo visitano. Dovessimo smettere tutti, ora, di sognare, questo tavolo continuerebbe ad essere imbandito e questa musica continuerebbe a suonare. Stiamo sognando, tutti quanti, tutti insieme.
Il Demone, definitivamente sfinito dalla conversazione, crollò sulla sedia e un paggio gli si fece vicino portandogli del vino rosso freddo e frizzante.
Dubito questo mi aiuterà a capire, ma almeno potrei trovare il modo di divertirmi. Alla tua vecchio.
E alzò il calice verso il suo giovane interlocutore.



Energia: 150%
Fisico: 75%
Mente: 75%
Riserva CS: 0

Equipaggiamento Forma Demoniaca:
Katana

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]
Guanti in pelle di Drago

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Corallo [+1 Forza, +1 Velocità, +2 Maestria nell’uso delle Armi]
Corallo [+2 Forza, +1 Velocità, +1 Intelligenza]
Gemma della Trasformazione
[Anello del Tuttofare - Immortalità]

Pergamene Usate:
//

Abilità Usate:
//

Passive Usate:
Immortalità. Passiva (Numero di utilizzi: ∞)
Il Demone sfonda lui stesso la barriera della non vita, divenendo un immortale e sconfiggendo la morte una volta per tutte.
La tecnica ha natura magica e conta come un'abilità passiva - si potrà dunque beneficiare dei suoi effetti in qualsiasi momento nel corso di una giocata. Il caster diviene a tutti gli effetti immortale, rimanendo in vita indipendentemente dalla quantità di danni subiti. Non potrà comunque continuare a combattere con una somma di danni mortali sul corpo, non sarà immune al dolore né agli effetti dei danni - ad esempio, con una gamba spezzata non potrà camminare. La tecnica garantisce una difesa dalle scene in cui è possibile perdere il proprio personaggio o al termine di un duello con Player Killing attivo: i personaggi possedenti questa passiva non potranno essere uccisi in nessun caso.
[Il Demone potrebbe comunque essere ucciso qualora gli si cavassero gli occhi]

Note: Un introduzioncina del mio PG. Se qualcuno vuole lo trova seduto a bere, per ora :sisi:
Tra qualche ora arriva un altro post, e un altro "invitato".
 
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view post Posted on 31/7/2016, 11:53
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Time Lost Centurion (3dh Economic Crisis Edition)
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Onerion - Sala da Ballo
«Dream of a Midsummer Night»

Da quando sono venuta a conoscenza dell'Onerion non ho potuto fare a meno di rimanerne affascinata. Immaginatelo, un mondo parallelo, uno specchio che riflette tutto ciò che avviene su Thedas per poi essere dilaniato e mutilato da migliaia e migliaia di menti. Per molti sono soltanto sogni, non sanno nemmeno che cosa sia l'Onerion, eppure nel loro subconscio ogni desiderio e emozione abbastanza forte da raggiungerlo prendono forma e lo plasmano. Questo lo rende di per se un luogo estremamente pericoloso, visto che di fatto non v'è alcun modo di orientarsi o di tracciare una mappa. Questo però non significa necessariamente che non ci siano dei trucchi per potersi muovere in esso. Per la precisione sono dei sogni o desideri particolarmente forti, quel tanto che basta per lasciare un impronta indelebile all'interno del reame onirico. Molti di questi luoghi sono dei veri e propri incubi, lasciati in corrispondenza di luoghi ove sono state combattute grandi battaglie, ad esempio il conflitto finale del Crepuscolo. Però vi sono altri luoghi ben più pacifici, o quantomeno sicuri se si sa come muoversi. Quando si entra in un reame onirico le ombre sono attratte dai nuovi arrivati, riescono a sentire le loro emozioni e i loro desideri, come fiamme nella notte che attraggono una moltitudine di falene. Eppure questa sala da ballo è diversa, sembra lei stessa attirare le persone dal piano fisico, come fosse un'enorme ombra desiderosa di nutrirsi delle emozioni altrui. Una pianta carnivora, che attira a se i folli ed i sognatori col dolce nettare della menzogna. Io sono solo un ospite di troppo, arrivata senza invito, ma davvero non vi sono guardie che possano cacciarmi. In un angolo dell'immenso salone faccio scorrere le dita sui bianchi tasti d'avorio, una melodia allegra e macabra, un maniero perso in una profonda foresta che non vede mai la luce del giorno. Un luogo a me familiare, perché è stato li che sono ascesa, tutto ciò che ho dovuto fare è stato trovare la mia ombra e ucciderla! Consumare la sua essenza, divenire completa. Da quel giorno in poi sono stata in grado di essere chi mi pareva. In questa sala, però, sono soltanto la Pianista.



jpg



Normalmente avrei indossato il mio abito migliore, rosso come una rosa, morbido come i suoi petali, perfetto per nascondere le spine. Eppure quando sono arrivata qui c'era il Pianoforte, proprio accanto a me, ed in qualche modo sapevo che si trovava li proprio per colpa mia. Lo avevo desiderato, ed eccolo la, il legno di una lucidità e perfezione tale dal farmi domandare quale legno raffinato lo componga. Non ne avevo idea, mi sono messa s suonare e non mi sono più fermata. Un Ballo all'insegna del buon cibo, della bella musica e delle buone maniere. Tutto mi aspettavo da questo sogno, meno che l'inopportuna presenza di una zanzara. Per i dodici questo mondo ha il suo dignitoso numero di vampiri e licantropi, ma la sottile differenza che divide i forti dai deboli è la scaltrezza, la sottile eleganza con cui si mescolano tra la gente comune. Nel mio dominio ho un'intera assomiglia di quest'ultimi, hanno una deliziosa casupola nel mezzo dei boschi, di professione fanno i taglia legna. Quando viene il plenilunio vanno a caccia di cerbiatti ed altre bestie locali, da quando gli ho dato il permesso di cacciare anche i banditi il padre sembra essere particolarmente più attivo. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, in fondo! Ma questa fastidiosa zanzare, con il suo ronzare insistente e snervante, sono sorpresa sia ancora vivo! Sembra uno di quei stupidi nobili succhia-sangue dei secoli passati, sospinto dall'arroganza, mi si rivolge come se fosse il padrone del mondo, mostra i canini come una bestia assetata di sangue. Le bestie che non sanno adattarsi andranno inevitabilmente verso morte certa, braccati da Cacciatori di Mostri o da altri poteri che non possono permettersi il lusso di lasciarli liberi. Ed io dal canto mio non posso fare a meno di poter giocare con un simile idiota, prendere i mattoni su cui ha costruito la sua pessima maschera di civiltà e rimuoverli uno per uno. Finché la maschera non cade, così da poter osservare al feroce bestia perdere il controllo, dimenarsi ed urlare in preda alla furia. Sfortunatamente lo splendido Pianoforte ha dovuto pagare il prezzo del mio intrattenimento, ma davvero non avevo intenzione di perdere tempo a bisticciare con lui, non dopo aver notato quanto ricco fosse il banchetto! Eppure lui ha dovuto ostentare il suo inesistente potere, colpendomi alle spalle. Ed è questo ad avermi davvero infastidito, quel stupido istinto animalesco che non gli fa capire quando è il momento di darsi per vinto.
«Is that so? Ho cercato di essere generosa con te, little mosquito. Eppure tu rispondi alla mia generosità con la violenza, con l'insistenza.» Non posso certo continuare il ballo con queste povere vesti strappate, no certo, mi serve qualcosa di più adeguato! Quando si va ad un ballo come ospiti bisogna indossare vesti eleganti, dai colori accesi, regali come quelle di una regina. E per i dodici la regina di questo ballo sono io! «Ho cercato di mostrarti l'oscena futilità della tua vita, di elencare la moltitudine dei tuoi errori, di ricondurti su una via migliore di quella di un vile pezzente succhia-sangue. E tu rispondi a questo ferendomi? Quando io stessa ho avuto pietà di te? Nonostante i danni da te già causati? Se le cose stanno così, allora...»



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«Bend the knee!»



Non importa quanti decenni siano passati, non posso fare a meno di avvertire un fremito risalire lungo la schiena, nel vedere qualcuno così facilmente assoggettato alla mia volontà. Non è solo questo c'è dell'altro, la vittoria sull'arrogante e sull'imbecille. Ha danzato futilmente cercando di ferirmi, riuscendo a colpirmi solo quando finalmente gli ho dato le spalle, solo per commettere l'errore di non avermi colpito con tutto ciò che aveva. Eppure a me non sono servite altro che tre semplici parole per piegare la sua volontà, spezzare la sua animalesche ferocia e farlo inginocchiare come un bravo servo. Perché in fondo è a questo che sono destinate le creature demoniache e le bestie ferali come lui, ad inginocchiarsi dinanzi a me e servirmi senza battere ciglio. Ma in fondo perché mai dovrei volere un'animale come lui al mio servizio? Ciò che è debole può diventare forte, ma quel caratterino non se ne andrà mai, se non con la sua morte. A meno che certo non spezzi la sua volontà e lo renda nulla più di una marionetta mossa da fili invisibili, non che in fondo egli meriti la libertà. Ci penserò su, magari deliziandomi con qualche delizioso bocconcino al tavolo del buffet. Spero che ci siano anche i gamberetti! O magari una bella aragosta, si, sarebbe davvero perfetto come antipasto.






¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯
Riassunto

CS { 0 }

Fisico {95%} ~ Mente {85%} ~ Energie {85%}




Passive:

» Amuleto dell'Auspex: (4/6)
» Passiva Razziale - Scurovisione: (6/6)
» Passiva Razziale - Sensi Migliorati: (6/6)
» Passiva Razziale - Mira precisa: (6/6)
» Passiva Razziale - Guida: (6/6)
» Passiva Acrobata - Funanbolo: (5/6)
» Passiva Acrobata - Caduta Lenta: (6/6)
» Passiva Acrobata - Scalatore: (6/6)
» Passiva Acrobata - Contorsionista: (6/6)
» Passiva Ladro - Celarsi: (6/6)
» Passiva Ladro - Velo Sonoro: (6/6)
» Passiva Ladro - Velo d'Ombra: (6/6)
» Passiva Personale - Volontà Estesa: (5/6)
» Passiva Personale - Chiaroveggenza: (5/6)
» Passiva Personale - Uno per Tutti: (6/6)


Attive & Oggetti:

» Empia Autorità: Pagando un prezzo equi-diviso fra Energia e Mente di entità variabile, Laica sarà in grado di colpire la risorsa Mente degli avversari intorno a lei, cagionando danno pari al consumo e causando in essi un irresistibile desiderio di asservirsi alla sua volontà, consumando l'Energia in caso di consumo Basso. Se usata su avversari di razza Demoniaca, la tecnica infliggerà un danno superiore al consumo, al contrario se usata su avversari di razza Draconica, la tecnica infliggerà un danno inferiore al consumo. A consumo Nullo Laica sarà in grado di ammorbare le menti altrui con menzogne talmente belle da sembrare verità assolute.
[Consumo Alto]

» Evasione: Pagando un prezzo equi-diviso fra Energia e Mente pari al danno in arrivo, Laica sarà in grado di evitare o bloccare qualunque offensiva di natura Fisica rivolta verso di lei, consumando l'Energia in caso di consumo Basso. A consumo Nullo la tecnica può essere usata per scassinare serrature e forzare manette che non siano protette da incantesimi o effetti specifici.
[Consumo Medio]

» Veste Variopinta: La Strega è una creatura vanitosa, e dispone di molte vesti con cui abbellire il proprio aspetto. ognuna di esse intessuta dalle sue stesse mani, intrise di magia per far si che anche il più morbido dei tessuti sia resistente come una cotta di maglia. Con un semplice sforzo di volontà, queste possono mutare nell'aspetto, obbedendo ai capricci della loro proprietaria e creatrice. Bellezza e funzionalità, come due promessi sposi convolati a nozze nella perfezione dalla Strega.
[Armatura - 5 Utilizzi]






All hail the queen :bastard:


 
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view post Posted on 2/8/2016, 16:50
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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La luce era bellissima, filtrava tra le foglie colorando il terreno di quel verde scuro che amava così tanto. Sentiva lo zampettare dei giovani picchi neri che avevano abbandonato da poco i loro nidi, osservava i loro occhi chiarissimi e la loro testa rossa come il Sole del tramonto. Chiudendo gli occhi, però, poteva sentire e vedere molto altro: i ricci che correvano in cerca di cibo, i tassi che scavavano le loro tane tra le radici degli alberi che lo circondavano, le fonti e i ruscelli scorrere nel terreno nutrendo i suoi fratelli.
Faroise era un miracolo. E lui che l'aveva vista nascere, che aveva assistito alla venuta di Demetra centinaia d'anni dopo, non poteva che esserne l'estasiato testimone. La foresta era molto più antica di quanto gli uomini credessero, custodiva molti più segreti e le storie di mostri e incantesimi erano solo la superficie dell'iceberg fatto di terra e piante e animali.
Camminava quando ne aveva voglia, chiudeva gli occhi quando ne sentiva il bisogno, parlava con le creature della foresta ogni giorno e loro parlavano con lui. Era collegato.
Quella volta, però, quando era entrato in sintonia con i chilometri quadrati che lo circondavano, era successo qualcosa di nuovo: aveva aperto gli occhi gialli e i suoi occhi non avevano incontrato le fronde che si muovevano al vento, ma una stanza.
Una stanza altissima, poteva starci almeno tre volte, e tanto larga da contenere senza problemi la sua chioma. Si guardò intorno disgustato, soffiò sulle torce accese avendo pietà per le membra dei suoi figli lasciando che solo le candele illiminassero le sue foglie.
Comprendo il suo fastidio Signore, vorrà perdonarmi se non ho avuto l'accortezza di imp...
A parlare era stato lo stesso giovane araldo che aveva accolto pochi istanti prima Montu, o Azazel ricordando come aveva annunciato il Demone. Ma il treant sollevò un grosso ramo facendo cadere sul tappeto terra, muschio e foglie, impedendogli di terminare le scuse.
Forse veder ardere quei pezzi di legno era un qualcosa che tollerava, gli alberi suoi figli erano privi di coscienza, seppur non privi di una voce, e questo lo aiutava a mantenere il più possibile la calma, come Demetra gli aveva insegnato. Per secoli aveva abbattuto la sua furia su chiunque deturpasse anche solo uno stelo d'erba, ma la Signora della Foresta gli aveva fatto capire che spesso era, semplicemente, l'ordine naturale delle cose, e gli uomini erano il mezzo attraverso cui i Daimon mostravano il loro volere. Era la -furia- a dover essere punita, l'omicidio insensato, il furto senza remore. Gli uomini, all'inizio, convivevano e rispettavano la Natura e la Foresta, ma con il tempo hanno dimenticato quali fossero le loro origini e si sono trasformati in mostri.
Ora l'intera Faroise chiedeva indietro ciò che le era stato tolto.
E aggrediva. E puniva. E combatteva.
Ma come aveva fatto lui a finire in quel posto. Chiuse gli occhi chiedendo aiuto a Demetra e ai Daimon. I Daimon... era quasi certo di trovarsi nel loro regno, l'Oneiron, ma sognare era roba da umani, così dicevano le Sentinelle.
Eppure lui, lui stava sognando, non poteva essere altrimenti.
Aprì la pesante porta che aveva davanti senza sforzo e venne catapultato nella sala da ballo, attirando gli occhi curiosi di molti tra gli invitati.
Era letteralmente circondato da umani, e nello scorrere della sua linfa sperò che a nessuno venisse voglia di offendere la Natura, o neppure le possenti mura della nera Basiledra l'avrebbero fermato.
Scosse la chioma e svegliò una creatura che sonnecchiava pigramente sui suoi rami; il predatore saltò giù strusciando il pelo bruno sulla corteccia ruvida, poi iniziò a camminare muovendo flebilmente la lunga coda. I rotondi occhi gialli del puma fissavano gli uomini che banchettavano, la lingua ruvida bagnava i baffi mentre sbadigliava mostrando agli invitati intimoriti i lunghi canini.
Così bello, così pericoloso. Il treant osservava dall'alto; perchè era lì, cosa doveva fare?



Breve post -in ritardo rispetto al previsto- per far entrare in scena il mio PnG, un Treant :8D: Se volete descriverlo/avvicinarlo come indicazioni generali sul suo aspetto posso dirvi che è alto una decina di metri e che il suo corpo sembra l'intreccio tra due grossi alberi che arrivano a terra dando forma a due "gambe". Per la chioma pensateci voi, è bello grosso.
 
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view post Posted on 5/8/2016, 11:44
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Like a paper airplane


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Come funziona davvero il mondo dei sogni? Ci sono formule a governarlo? Qualcuno si è mai preoccupato di dargli leggi?
Per nulla. Inutile affannarsi ad essere liberi in vita quando basta chiudere gli occhi per trovarsi in un mondo in cui nulla è stabilito. In cui volti e amori cambiano. Inutile cercare una realizzazione là dove potrebbe essere solo imperfetta. Tanto meglio abbandonare il corpo tra le coltri e tornare nell’unica vera casa di ogni anima esigente, dove ogni progetto viene concepito e dove solo può trovare compiuta realizzazione.
Per questo durante le danze lei si era confusa con la folla. Un corpo così sottile da essere appena visibile, coperto solo da un’ampia veste da camera di lino orlata di pizzo, dello stesso colore della crema di nocciole. Fresca come un cesto di frutta rimasto immerso in una fonte gelida, apriva le braccia e compiva piccoli saltelli aggraziati.
Aveva i capelli ricci e ribelli, dello stesso colore delle fiamme, e gesti agili per quanto talvolta inesperti. La sua grazia era data dalla purezza di quei gesti privi di malizia, da quel corpo che compariva e scompariva per poi ammiccare ancora da sotto la stoffa.
Un uomo le tese la mano, un volto che lei non conosceva, invitandola a ballare, guardando non nei suoi occhi azzurri ma là dove i piccoli capezzoli increspavano le pieghe morbide della veste.
Lei rifiutò il suo invito così come in veglia non si sarebbe mai permessa e corse più lontano, afferrando distrattamente un bicchiere di vino e una tartina. Portando il cibo alla bocca rideva e si sentiva leggera e le pareva di poter quasi spiccare il volo, come un pallido frammento di pergamena incendiata all’improvviso.
E proprio quando si sentì stanca, una sedia di legno dipinto d’oro apparve poco distante da lei, che vi si lanciò con un saltello, gettando indietro la testa. Rise ancora e quasi non le pareva di sentire il suono della sua voce.
Ricordava un mondo in cui aveva un tono gelido e abbattuto, in cui aveva pianto fino a diventare piccola e rinsecchita come un fiore prosciugato. Ma non lì, non quella sera. E come per incanto, chissà quale incanto, chissà per capriccio di chi, ecco che nella sala altre piccole danzatrici in vestaglia avevano iniziato a ballare.
Venite, voi che piangete
E troverete la pace
Venite, voi che non avete più lacrime
E vi daremo vino
Venite voi che non avete più battiti di un cuore stanco
E vi daremo una danza.

Come visioni si avvolgevano tra gli ospiti. Non avevano ancora un nome, ma avevano molti volti, diversi, sorridenti e beati, Trasportati da terre distanti dalla marea dei sogni più felici. Tra esse anche alcuni giovani dalla risata facile e con gli occhi ancora socchiusi a metà tra sonno e veglia.
Che ricchi invitati, pare proprio che questa festa non voglia finire. Non è una vera fortuna.
Forse tra essi riconoscete qualcuno? O forse no? Non sempre nei sogni è facile ritrovare chi si ama o si odia in vita. Ma anche questa può essere un’occasione da non sottovalutare.

CITAZIONE
Facciamo il Punto

Il mio post vuole solo "arricchire la situazione", introducendo un numero variabile di danzatori in vestaglia di lino candido (senza niente altro addosso) di ogni sesso e aspetto. Tutti appaiono totalmente felici e desiderosi di unirsi alla festa.
Potete (o non potete, a vostra scelta) sfruttare questo ulteriore elemento. Potete anche proseguire con quanto già stavate facendo (brawissimi *_*/ mi piace un sacco questa scena).
Se volete utilizzare qualcuno di questi danzatori siete liberi di caratterizzarli fisicamente come preferite ^^
Mi scuso se ci ho messo parecchio a postare, ma dal mare ho qualche problema xD

 
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5 replies since 16/7/2016, 18:16   171 views
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