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Il silenzio dell'eternità - inverno, Contest Luglio 2016 - Inverno

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view post Posted on 25/7/2016, 21:39
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······

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Uno schiamazzare di voci risuonava in lontananza.

« Arys ha paura del buio, Arys ha paura del buio! »

Intorno a loro il nulla. Come ogni giorno, la compagnia di ragazzi si trovava per giocare insieme.
Solitamente, i giochi terminavano con la scoperta di luoghi segreti.
E quelle zone ne erano piene, così che, ogni giorno, essi trovavano sempre qualcosa di nuovo da fare.

« Non è vero! »

La ragazzina aveva il volto corrucciato. Se c'era una cosa che non sopportava, era il voler essere messa alla prova proprio da coloro che, a confronto suo, non avrebbero mai compiuto gesti nemmeno lontanamente simili a quelli che la sfidavano a fare.

« Dimostralo! »

Era l'imbrunire, avrebbe già dovuto essere a casa da qualche minuto. Il sole della fine dell'estate non riusciva più a scaldare in quantità sufficiente i corpi dei ragazzi, che erano percorsi da leggeri brividi di freddo. Ma essi non potevano ancora andare a casa.
Erano quel pomeriggio riuniti alle porte di quella che, una volta, era stata un'imponente grotta.
Ormai, solo una piccola apertura permetteva di sbirciarne timidamente l'interno, completamente buio.

Era passato tanto tempo da quando, da quella grotta, era stato udito un suono lontano, una frana che ne aveva minato la struttura interna.
Da quel momento, gli abitanti del luogo ne stavano alla larga.
Non tanto per il pericolo di un nuovo crollo, quanto per le terribili storie che circolavano intorno a quella grotta in sé.

« η σκιά και την αθανασία
για πάντα μαζί
»

-

I lunghi capelli della ragazza svolazzavano per la leggera brezza che si era alzata. Solo un fruscio si sentiva, tutt'intorno.
Le sue labbra erano strette, non voleva cedere alla provocazione degli altri ragazzi.
Eppure, dovette anche in questo caso dimostrare di essere impavida, più di quegli altri. Più di coloro che non avevano mai avuto la metà del coraggio di Arys, in ogni situazione che si era prospettata loro.

Un gesto secco, e la ragazza si avvicinò alla piccola apertura della grotta.
Uno sguardo indietro, deciso.
Si abbassò leggermente.
Ed entrò, lasciando con il fiato sospeso gli altri membri della sua compagnia.

-

Un secondo, due secondi.

E i ragazzi stavano già per mettersi a fuggire spaventati, quando con un urlo Arys uscì fuori dalla grotta di corsa, lanciandosi verso di loro.
Fino a che non vide il terrore nei loro occhi.
Allora si mise a ridere.

« Fifoni, fifoni! »

I suoi amici la guardarono senza parole, immobili, paralizzati dallo spavento.
Lei, continuando a ridere senza sosta per il suo scherzo e l'effetto che aveva avuto sui suoi amici, tornò a casa correndo.

-

« το πέπλο της εξωπραγματικό
που απλώνεται από τα βάθη
της γης
»

Lua guardò fuori dalla finestra. Ormai la giornata volgeva al termine.
Dopo alcuni secondi, Arys bussò ed entrò subito dopo dalla porta.

« Alla buon'ora! Mi stavo iniziando a preoccupare. »

La ragazza entrò senza parlare, e guardò la madre, che si era voltata per accogliere la figlia. Questi sapeva che l'orario per tornare a casa era passato, ma ne era valsa la pena per lo scherzo fatto ai suoi amici.

« Tutto bene? »

Nel parlare, si voltò nuovamente verso la finestra.
Il sole era calato, e pure il cielo non era ancora abbastanza scuro.

Ed è per questo, infatti, che la madre corrugò la fronte.
Perché, contrastandosi con il chiarore del tramonto, alcuni fiocchi di neve spuntarono alla finestra.
Fuori, aveva preso a nevicare.
C'erano stati dei momenti freddi in quell'estate, ma non era ancora giunto l'inverno.
Non avrebbe dovuto, almeno.


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« Arys hai visto? Sta nevic- »

E pure intorno a lei, nulla più.
Rimase immobile, nel sentirsi fuori da ogni luogo.
Tutto era bianco, mentre l'aria viziata della casa scompariva per dare spazio ad un neve tutt'intorno, che riempiva la visuale.
Non c'era più la sua casa, né un tetto sopra la sua testa. Era fuori, insieme alla neve.
Sarebbe stato un bel sogno, se non ci fosse stato qualcosa di profondamente sbagliato.
Se non fosse stata estremamente convinta di non star sognando.

Arys ...
« Ma cosa ... »

Arys era davanti a lei, e pure non c'era più.
I suoi occhi erano vitrei, il suo viso impassibile.
...
La sua vita, assente.

Finché, portandosi le mani in viso, un urlo non squarciò quel mondo fittizio.


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Un ultimo sguardo all'involucro della figlia, squarciato da un'ombra che la divora dal suo interno.
Un'ombra che si impadronisce di lei, ne distrugge i vitali lembi che tengono insieme il suo corpo, trasformandolo in qualcosa di terribile,
nero di morte.
Prima che i fiocchi di neve si trasformino in ghiacci affilati, che dividano i fragili resti della madre.
Annullandosi nell'oscuro candore del paesaggio innevato.

« - »

Prima che un sorriso, da quello che una volta poteva essere considerato il tuo volto, non altera l'ombra che ti compone.

La neve continua a cadere, sul tuo corpo etereo. Sul terreno, che ne è già pieno e pure non sembra mai sazio.

Non puoi vederti, ma non sei più neppure l'involucro che una volta ti era appartenuto.
Non puoi rabbrividire, non puoi soffrire, non puoi gioire.
Apri le braccia, o ciò che un tempo avresti chiamato tali.
Sei libero, e al tempo stesso incatenato per l'eternità.
Guardi il tuo mondo, la neve e il ghiaccio e l'inverno.
Il bianco che ti circonda.
La neve che ti appartiene,
macchiata di un indicibile orrore.

Non è freddo.
È parte di te.
È ciò che ti forma.

Continui a sorridere,
nella tua disperazione.

Finché tutto si assorbe,
e non rimane che un'ombra
nella notte silenziosa.


« όχι ένα χέρι,
δεν είναι μια κραυγή
ένας ψίθυρος ξεχάσει
»

-





Note.
Ambientato nello stesso luogo in cui Hoc è stato sotterrato da una frana nelle profondità delle grotte, nel Samarbethe. Dopo un lungo periodo sopito nelle profondità della terra, Hoc ritorna in quanto ombra.
L'inverno è generato dal Ba Xian di Hoc, che ancora viene conservato all'interno del suo corpo, che si attiva come psionica - mondo illusorio - contro la figura della madre e rimane fino alla fine della scena.

 
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