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La crociata del traditore ~ apologia di Raymond Lancaster

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Caccia92
view post Posted on 28/7/2016, 12:54 by: Caccia92






« Terra Grigia »
Una radura nella foresta


Pioveva.
Mi svegliai cullato dal rumore delle gocce che, delicatamente, s'infrangevano sul terreno erboso della radura. In bocca avevo il sapore del sangue e del metallo. Respiravo a fatica. I muscoli delle braccia e delle gambe si stavano riprendendo, ma non volevo affrettare i tempi. In verità non sapevo nemmeno se quell'erba, quella pioggia e quell'aria umida fossero davvero Terra Grigia. Cosa ricordavo? Una ragazza, tanta acqua, uno strumento, animali. Ero rimasto in un limbo oscuro per...per le ultime...quanto tempo era passato? Ore? Giorni? Minuti?
Accanto a me giacevano altre figure. Sebbene rimembrassi i volti e i dettagli dei corpi, quella situazione mi pareva strana. Sbagliata. Io ero stato vivo, da qualche parte, con un elmo arrugginito sulla testa. Cos'era passato e cosa presente? Le domande continuavano ad accavallarsi nella mente, impedendomi di ragionare con lucidità. Ero confuso, debilitato e, per certi versi, estraneo alla mia persona. O solo amareggiato? Perché nell'incubo - quell'incubo feroce della Fine del Mondo - riuscivo a vedere ciò che potevo essere. Nella radura di Terra Grigia, invece, ero semplicemente Alexander, Cavaliere disertore con la mania di uccidere compagni d'arme. Persino a me faceva schifo quella descrizione, eppure racchiudeva l'essenza della mia via. Una vita misera.
Alcune voci sommesse mi giunsero all'orecchio, trasportate dal vento. Riconobbi il tono duro e fastidioso dei Van e...un timbro morente.
Voltai appena il capo per ammirare le schiene minuscole di quattro guerrieri e un vecchio. Erano accovacciati su un cadavere indefinito e ne ammiravano, forse compiaciuti, la posa disarticolata.
Digrignai i denti: Aedh era ancora vivo? Dopo il colpo di spada che gli avevo inferto?
Mi sollevai di scatto, facendo leva sulle ginocchia. Le immagini davanti ai miei occhi cominciarono a vorticare veloci, sempre più veloci, e rischiai di svenire nuovamente. Lasciai quindi qualche momento al sangue per riprendere a circolare, mentre il cuore tentava in tutti i modi di mantenere un ritmo regolare. Non indossavo l'elmo, ma la pioggia rendeva i contorni di alberi e persone fumosi, indefiniti. Persi più volte l'orientamento perché volute di fumo scuro continuavano a coprire a sprazzi la visuale. Poco lontano, verso Ovest, la dimora dei Lancaster cadeva lentamente su se stessa, divorata da fiamme e braci. Il mio occhio indugiò per qualche momento sulle pire brillanti, cercando stupidamente di rintracciare la figura di Athelstan. Era quello il motivo per cui stavo a Terra Grigia, per convincere il più grande cavaliere del regno ad abbandonare il proprio titolo.
Poi tutto era degenerato in un dipinto di orrore e morte.
Vidi la cenere volteggiare nel cielo. Gli uccelli fuggivano in stormi, stridendo e sbatacchiando gli uni sugli altri. Pareti, case e statue collassavano, dando alimento alle braci sotterrate dalle macerie. E io ero lì, immobile, davanti all'inferno.
« Che ne è stato dei tempi di cavalli, scudi e lance? » sussurrai, spiazzato da quella visione.

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Dimenticai la rabbia per il vecchio lord di Terra Grigia. In lontananza, coperto parzialmente dal fumo, stava sopravanzando un uomo. La luce delle fiamme impediva di riconoscerlo con certezza, ma la mente era agganciata con forza al pensiero di Athelstan. Così, senza alcun motivo, ridisegnai i tratti del cavaliere sull'andatura sbilenca di quella piccola ombra sbucata dal fuoco.
Cominciai a camminare, trascinando la gamba sinistra. Portai una mano dietro la schiena per stringere l'elsa della spada. La presa era decisa, nonostante l'enorme quantità di energie spese per mantenere la posizione eretta. Sentivo che, da un momento all'altro, sarei crollato nuovamente sulle ginocchia. Ma non volevo. Non prima di aver compiuto il mio dovere.
Che senso aveva, altrimenti, la mia esistenza? In un mondo di mostri e orrori e incendi, che poteva un Cavaliere legato al passato?
« Questa è la tua condanna! » urlai verso l'uomo, furente « I tuoi ordini, i tuoi principi, i tuoi sogni di gloria...dove sono? Guarda! Terra Grigia brucia! »
Non riconobbi l'ira che mi pervadeva. Il confine tra pazzia e ragione si assottigliava ad ogni passo. E ad ogni passo, faticoso quanto sollevare una montagna, vedevo la vita sfuggirmi di mano. Le domande si accavallavano, disegnando gli sbagli di uno sciocco. Dov'era giunto il mio percorso? Qual'era il risultato conseguito dopo tutti gli omicidi e le guerre? Concepire un fallimento così evidente e di tale entità mi risultava impossibile. Non potevo aver fatto tutto quello per nulla. C'era un motivo.
« Dove ti hanno condotto l'ordine, la disciplina e il senso del dovere? Hai fallito, cavaliere! Ora rinuncia al tuo titolo! »
Ormai avevo le lacrime agli occhi. Sentivo l'elsa di Ambrinxer che vibrava come una creatura viva. Le parole uscivano dalle mie labbra come un torrente, ma non erano rivolte ad Athelstan. In qualche modo, tuttavia, riversare su altri le colpe della mia anima sembrava alleggerire il cammino verso l'inferno. Perché era l'inferno che mi attendeva oltre il velo di pioggia e fango.
« Abbiamo...abbiamo distrutto ciò che eravamo...il codice...non vale più nulla... » dissi, con la voce rotta dal pianto.
A metà strada, caddi. Crollai dolcemente sulle ginocchia, poggiando la spada sul terreno bagnato. Tutta la sofferenza accumulata negli anni si riversava sulle braccia tremanti. Ero un ramo spezzato, come aveva detto il Guardiano della Fine del Mondo. Troppe tacche disegnate sulla superficie, troppe deviazioni sbagliate, troppi rimpianti. Trasportato dal vento carico di vendetta, il ramo si era depositato lontano dall'albero d'origine. Osservai, quasi di riflesso, il disegno sul pomolo della spada. Alabastro...tempi perduti.
Sollevai la testa, scontrandomi con la pioggia leggera. Vidi il corpo carbonizzato e sanguinante di Raymond che discendeva il dolce pendio della radura. Accanto a lui trottava una bambina.
Non era una visione. Il giovane Lancaster era sopravvissuto agli eventi di quella notte oscura. Che cosa...che cosa lo spingeva ad andare avanti? Quante volte la morte aveva cercato Raymond?
« Quante ferite può sopportare un uomo, prima di crollare? » chiesi a me stesso.
Così, illuminato dalle fiamme divoratrici di Terra Grigia, attesi in silenzio una risposta.









ALEXANDER



Mente: 75%
Energia: 30%
Corpo: 85%

Passive utilizzate:
x

Attive utilizzate:
x

Riassunto/Note/Altro:
Alexander si desta nella radura in cui aveva combattuto Aedh. Confuso, amareggiato, dolorante, osserva il mondo circostante con l'anima lacerata in più parti. Non ha più nulla per cui combattere, se non i suoi stupidi propositi; è un uomo distrutto dalla vita e dagli errori commessi.
Forse sta anche impazzendo. Scambia, in un primo momento, la figura di Raymond con Athelstan e tenta di andargli incontro. Crolla a metà strada perché, in realtà, si è già reso conto della sua follia. Piange, colto dalla disperazione. Anche se mosso dalla rabbia, la sua è una strada che termina irrimediabilmente nel buio.
 
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