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La crociata del traditore ~ apologia di Raymond Lancaster

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Ray~
view post Posted on 24/9/2016, 19:19 by: Ray~
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Raymond Lancaster
prospettive

— apologia di Raymond Lancaster —

Quando i guerrieri Van mi buttano per terra, la cenere di Terra Grigia mi entra fino alla gola, graffiandomi le labbra come carta vetrata.
Non è terribile né inaspettato. Mi rialzo un passo alla volta e uno di loro prende la rincorsa per darmi un calcio nello stomaco, mentre sono ancora a gattoni.
Stai giù, depravato!
Le loro risate coprono il suono delle mie costole rompersi.
Non importa. Mi serve solo un secondo, poi riuscirò a rialzarmi di nuovo. Solo un secondo.
Niente di personale, cavalierucolo: tuo padre ci ha ordinato di non farti passare.
La sensazione rinfrescante di una goccia di pioggia mi tocca la guancia.
No. Non pioggia. Uno sputo.
Metto i palmi delle mani a terra e mi faccio forza per tornare in piedi. Quando parlo lo faccio con voce spezzata, tenendo le labbra socchiuse per non far scattare la mandibola.
Lasciatemi passare, per favore.
Sei sordo?! — Tutto si fa bianco. Una sensazione di freddo contro le tempie. Il piatto di una spada, forse. Mi ritrovo a terra di nuovo. — Tu non vai da nessuna parte!
Un sasso mi si incastra sotto l'unghia dell'indice della mano destra. La solleva e la spacca nel centro. Il sangue che ne sgorga ha un effetto quasi lenitivo sui miei pensieri: il dolore è come la profondità di un abisso inesplorabile, ormai, e ogni ferita è come un lampo di luce che mi tende la mano dalla superficie.
Mi rimetto in piedi senza aggiungere altro. Mi ci vogliono trenta secondi.
Nemmeno loro proferiscono parola. Questa volta mi arriva uno stivale sul ginocchio, che mi abbatte come la scure di un taglialegna.
Cosa cazzo non hai capito?! — grida uno di loro. — Stai giù!
Un guerriero infilza la lama a terra, si appoggia sul pomo e si accoscia per parlarmi faccia a faccia.
Vi ho chiesto: "per favore".
Gli dico in un sibilo.
Voi figli di papà siete tutti uguali. — dice lui. — Credete che il mondo vi appartenga di diritto solo perché siete nati nobili. Basta che un contadino vi pesti un piede perché decidiate di bruciargli la casa e il villaggio. Non siete abituati a perdere. Non siete abituati a soffrire. È questo che vi rovina. Alla tua età tutta la mia famiglia era già stata ammazzata da un orso. La vedi questa cicatrice? — mi mostra un segno sul collo, frastagliato come il delta di un fiume. — Me l'ha lasciata quella bestia maledetta quando ho provato a vendicarmi. Mi sono salvato solo perché sono caduto da una scarpata di diciotto metri e lei non aveva voglia di venirmi a cercare. Ci ho messo sei mesi a rimettermi in piedi e in quel tempo mi sono nutrito soltanto di bacche e di neve.
Indica dietro di sé e io seguo il dito.
E il rosso, lo vedi? Lui si è fatto catturare da un signore della guerra dell'Alcrisia che gli ha cavato tutti i denti. Fagli vedere, Rosso, apri la bocca! — le sue gengive sono deflorate come le sbarre di un cancello sfondato. — Per non parlare di Sigrun, a cui hanno immerso per dieci minuti il braccio destro nella pece bollente, fino alla spalla. Di sicuro tu puoi sopportare qualche calcio, no?
Non mi sembra di essermene lamentato.
Mi rimetto a gattoni e poi seduto. Quello mi tira una ginocchiata sul naso, mandandomi di nuovo disteso. Crac. Altro sangue. Qualche dente.
Merda. Non importa.
Tutti ridono.
Torno in piedi.
Cazzo... i miei complimenti, figlio di puttana. Stare in piedi con quelle ferite non è cosa da poco. — questa volta mi spingono per le spalle, come bambini litigiosi. È sufficiente a farmi cadere di nuovo. — E sicuramente hai coglioni da vendere... ma che cosa te ne fai? Arrenditi e basta.
Guardo il cielo e prendo un lungo respiro. Non me ne frega un cazzo di tutte queste stronzate.
Allungo lo sguardo verso Odette, che è stata allontanata da me, e nei suoi occhi leggo le stesse parole che escono dalle labbra dei Van e che sono uscite da quelle di Tiamat: minacce di morte e spacconerie, perlopiù, e per cosa? Per aver vendicato mio fratello? Per essere rimasto in silenzio?
A questo mondo non esiste crimine peggiore che quello di ignorare gli altri. Sono tutti pronti a pensare che ti credi meglio di loro, se te ne stai zitto. A fare a gara a chi sta più male, a chi ha gli impegni più importanti e le opinioni più giuste.
Io di queste stronzate non ne voglio sapere nulla. Venire qui è stato un errore e ora voglio solo trovare Leanne e andarmene.
La ragazza è morta. — mi dice un altro Van, come se mi leggesse nel pensiero. — E presto farai la sua stessa fine.
A quella parole ogni fibra del mio corpo si raggela. Mettersi in piedi è molto più difficile.
Lasciatemi passare.
Mi colpiscono nello stomaco con il pomo di una spada. La saliva che sputo dalla bocca è nera come il carbone. Rialzo il viso.
Lasciatemi passare.
Quelli ridono.
Provaci pure! Sei circondato, non andrai da nessuna parte!
Metto le mani sull'elsa carbonizzata di Dyrnwyn.

Tutto ciò da cui sono circondato sono architettate fantasie, verdetti retorici...

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...e uomini morti.

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Sulla fronte di mio padre si forma una ragnatela di rughe quando, invece di veder apparire i soldati Van coperti del mio sangue, vede arrivare me coperto del loro.
Figlio mio. — estrae la spada, e così fanno anche i guerrieri che si è tenuto vicino. — Sei venuto a prendere la mia vita?
Caracollo giù dal pendio. La gamba sinistra sostiene a malapena il mio peso, e tutta la schiena mi si piega in quella direzione. Cammino sul ciglio di un precipizio che mi attrae verso le sue profondità.
Sono venuto per la ragazza.
Quello sorride. È un sorriso sgradevole.
Lo immaginavo, ma arrivi tardi. — con un gesto ordina ai Van di farsi da parte. — Non ho idea di che cosa questa bambina significasse per te, ma me ne sono occupato.
Alle loro spalle c'è Leanne Namril.

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Il suo corpo è stato deturpato in ogni modo che la mente di un vecchio depravato abbia potuto architettare. Ha la pelle coperta dalle tracce degli stivali dei suoi assalitori. I lineamenti del viso sono distorti da ematomi grossi come bubboni. Sotto di lei un lago di sangue grosso come una pozzanghera è ingrigito dalle spire di cenere che raccoglie da terra. I tagli delle spade, a confronto con tutto il resto, sembrano gli orli di un delicato abito di seta rossa.
Leanne è inequivocabilmente morta e il suo corpo è stato fatto a pezzi da Aedh e dai Van.
Non ho idea di come quella scoperta si rifletta nei miei occhi, ma mio padre, a quella vista, scoppia a ridere.
Lo interrompo subito.
Sharyar e i Van me l'avevano detto, ma non ho voluto crederci. Ora sarò costretto a prendermi la tua vita, per riavere la sua.
Torna subito serio. Ha lo stesso sguardo di quando io e Athelstan rubavamo qualcosa dalla dispensa. Muove il pomo d'Adamo in su e in giù prima di parlare; l'ha sempre fatto per prepararsi a un'orazione. Così riscalda il diaframma. La sua voce suona sempre come se parlasse dal palco di un anfiteatro.
Io non ho alcuna colpa; ciò che ho fatto, l'ho fatto solo per legittima difesa. Per dissuaderti dalle tue bieche intenzioni. Sappiamo entrambi che sei tornato a Terra Grigia col preciso intento di uccidermi. Ammettilo!
Non mi arrabbio nemmeno. Scuoto la testa, sperando che non si stacchi.
Non è così. Cercavo un rifugio sicuro.
E speri che io ti creda, dopo tutto ciò che è successo?
Le persone credono solo a ciò che esce dalle loro labbra.
Questa non è una risposta.
Né la tua poteva essere considerata una domanda.
Né io né lui abbassiamo lo sguardo. Finalmente riesco a vedere quanto ci somigliamo. Lui ha qualche ruga in più, qualche capello in meno e una sfumatura di grigio, ma è come se fossimo la stessa persona. Quello specchio mi terrorizza: io non alzerei mai la lama su un innocente, come lui ha fatto con Leanne.
Il suono della contrazione delle dita di Aedh sull'elsa mi riporta alla realtà.
Non c'è alcuna ragione di tergiversare. Sono pronto ad abbracciare il destino che Zoikar ha voluto per me, ma non sarò così codardo da andarmene senza difendere il mio onore.

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Annuisco senza paura. Lui ordina ai Van di farsi da parte e muove due passi in avanti.
Aedh era un eccellente guerriero, quando avevo otto anni. Ora è un uomo anziano, sorprendentemente forte per la sua età, stanco e provato da una giornata di sconfitte, che ha già accettato la morte. Non vale nemmeno la pena considerarlo un nemico. Non provo né gioia né disgusto nell'aggiungere il patricidio alla lista dei miei crimini. È una cosa scontata.
Dyrnwyn si muove come se avesse una volontà propria. Tra le mie mani, non sembra più la spada luminosa che brandiva Athelstan: il fuoco di Tiamat l'ha consumata, sbeccata, e ne ha sfilacciato l'elsa. È l'ultimo vascello di una breve genealogia di spettri crudeli.
Aedh mi attacca a destra e io devio la sua spada. Non si scopre. Dyrnwyn fuma. Un secondo attacco mi arriva all'altezza del ginocchio e sono costretto a piegarmi verso sinistra per scansarlo. Lui si fa avanti, ma la voluta di polvere che si è sollevata dalla spada gli entra negli occhi. Tossisce e sbatte le palpebre una volta di troppo. Alzo una gamba e lo colpisco con il piatto del piede nello sterno. Si sbilancia. Muovo la lama all'altezza della gola. Il suo sangue schizza fino ai miei occhi, bruciandomeli.
Arrrh-dettho... — cerca di dire qualcosa. Se la parola ferisce più della spada, è altrettanto vero che la spada può togliere qualsiasi parola. — Mossh-thro... tu... la tu-ah... vendhet-tah...
Nessuna vendetta, padre. — Non sento nemmeno un briciolo di comprensibile pietà. Sapere che le sue ultime parole sarebbero state un altro insulto non fa che farmi salire la nausea. — Solamente tanto studio.
A pagina quarantatre di "Sugli incubi e sulle abiezioni", Rainier Chevalier teorizza come il consumo delle anime altrui attraverso le maglie del proprio corpo sia in grado di creare una potenza energetica tale da sfondare il velo della realtà. L'assunzione di molte vite all'interno di un solo corpo fisico genera una massa spirituale così pesante da piegare la trama della realtà come un foglio di carta, come ha verificato lui stesso, in seguito, durante il Crepuscolo.
Stando alle sue idee, ciò è possibile in tre modi: consumando un gran numero di anime, un'anima particolarmente potente o un'anima che abbia una particolare risonanza con la propria. Quella di un parente stretto, ad esempio.

A pagina quarantacinque, Rainier Chevalier confessa di preferire il sacrificio di una larga parte dei suoi sudditi alla separazione da Charles Étienne Chevalier.

Ma, anche se la tua anima da sola non sarà sufficiente a condurmi fino al mio obiettivo, io non sono il re che non perde mai e non toccherò la vita di nessun innocente. Tu sei solo il primo passo.


Muovo il braccio con un gesto secco e la testa di mio padre rotola a terra. Fa lo stesso suono di un'arancia che casca da un albero. Il suo corpo si accascia in ginocchio, senza più fili a tenerlo in piedi. Le sue labbra, da cui sento ancora venire il puzzo del sangue e del suo alito, restano aperte in una replica ancora da pronunciare. Nemmeno la morte è in grado di strapparlo della sua supponenza.
Mio padre, come tanti altri, preferisce essere seppellito nella tomba con le sue opinioni, piuttosto che con la verità.
I Van ripongono le armi. Non sembrano né dispiaciuti né infastiditi. Mormorano tra loro; uno alza le spalle.
Siete dispensati dai vostri compiti. — gli dico, alzando ciò che resta dei miei occhi nella loro direzione. — Mi dispiace per i vostri compagni.
Uno schiocca le labbra — Sapevano a cosa andavano incontro. — e ciò conclude la discussione con quegli uomini intelligenti.
Mi chino sul corpo di mio padre.


Ne l'Architettura del cosmo è scritto che l'anima risiede nel sangue.
Quello di mio padre, quando scende lungo la gola, sa di cenere.


CITAZIONE
Considerati i ritardi, non sentitevi più obbligati a rispondere alla scena. Qualsiasi post/accordo privato è benvoluto, ma di regola la porterò avanti in autonomia, nei momenti liberi.
 
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