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Incontri inaspettati, Arrivo di gruppo - Lindow & Irmo

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Lindow
view post Posted on 11/9/2016, 13:07 by: Lindow





Suo malgrado, Agnar aveva imparato a prendere i soldi, non fare domande e portare i passeggeri a destinazione. Potevano essere coppie in viaggio, nobili destituiti in fuga o ricercati, alla fine della giornata si era guadagnato il pane. Di tanto in tanto andava a scaricare i nervi in uno di quei posti e ne usciva come nuovo. Tutto sommato, la sua non era una brutta vita. Aveva dei rimpianti, certo, ma quale uomo non li aveva? Ed era con la mente immersa in un lago di "se fossi" e "ma" che trasportava gli ennesimi disgraziati da una parte all'altra del Dortan.

« Decine di suoni che si frappongono tra loro, si amalgamano e producono a volte una melodia piacevole, seppur caotica. Una metafora perfetta per tutti noi, non trovi signore dalla barba incolta? », blaterò uno di loro, un giovane dall'aspetto efebico. Probabilmente era il figlio di qualche ricco signorotto che per un motivo o per l'altro si era dato alla macchia con quella che sembrava essere la sua guardia del corpo. In ogni caso, la filosofia banale dei nobiluomini era uno degli argomenti più indifferenti al carovaniere. « Li sto ascoltando adesso. Credimi, c'è un universo vivo e pulsante intorno a noi. Io l'ho visto. Io potrei portartici. », continuò il ragazzo, imperterrito. « Preferirei di no. », tagliò corto Agnar, leggermente innervosito da quello sproloquio insensato. « Tutti io me li prendo... », mormorò tra sé e sé, portandosi la mano alla fronte madida di sudore. Nel brevissimo frangente di quel gesto abituale, però, accadde qualcosa che ruppe l'armonia propria delle cose monotone. Le sue dita erano ancora premute contro la pelle, ma una parte del polso era del tutto assente. La mano, completamente staccata dal braccio, era paralizzata in quella posizione. Avrebbe potuto muoverla, ma non ci riusciva. Poteva solo urlare, perché il dolore che provava era totalmente inconcepibile. I suoi pensieri e il suo corpo erano un unico lamento, il grido strozzato di un uomo che si sforzava di remare controcorrente. Agnar non era nulla. Agnar era stato travolto dalla corrente.

« Benvenuto nel nostro mondo. », os ekops eht lived dniheb em. Pleh. Pleh! Pleh em!

- - -

Jonathan saltò giù dalla carovana e fece cenno a Nathan di seguirlo. « Stupidi cavalli! », urlò nel vedere le bestie totalmente fuori controllo; nonostante sembrasse adirato, era abbastanza soddisfatto. Dacché avesse memoria, Jonathan non si era mai arrabbiato, eccezion fatta per quella volta a Lithien. « Tre, due... » contò, fermandosi al secondo numero. Nell'istante successivo, sei dardi oscuri si materializzarono sopra la testa dell'umano, muovendosi subito dopo come frecce appena scoccate in direzione dei cavalli. « A che serve sprecare fiato per finire la conta? », domandò, retorico. Tanto non avrebbero capito comunque le sue parole. Molto meglio il dolore, unico vero linguaggio universale.

Davanti a loro, i cavalli e l'uomo erano a terra, più morti che vivi. Il biondo passò oltre, senza neppure guardare lo spettacolo del quale si era reso artefice. « Nathan, allora vieni o n--! Oh, Nathan, ti adoro! Sei un maledetto genio. » urlò, quasi commosso dai miglioramenti del suo compagno. Nathan aveva lasciato ai piedi del carovaniere un pugnale e sembrava gli stesse dicendo qualcosa. « Nathan è davvero un bravo ragazzo, nevvero? E tu, un uomo abituato a viaggiare, furbo, ma non troppo, conoscerai decine di strade. Allora, cosa sceglierai? »

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« La strada lunga o quella corta? »

Poco dopo, il caratteristico suono dell'acciaio che passa attraverso la carne gli ricordò per l'ennesima volta che tutti sceglievano la scorciatoia. « Era. Meglio. Così. Non. Più. Dolore. » constatò Nathan, sforzandosi di non tremare troppo. Da quando aveva rilasciato i poteri dell'anello contro quell'uomo, ogni centimetro della pelle del suo compagno aveva preso a vibrare, evidentemente si ricordava ancora del giorno in cui fece lo stesso esperimento su di lui. La segmentazione doveva fare molto male. « Certo, non dubitarne nemmeno per un secondo! Hai fatto un lavoro grandioso, caro. Se è morto, è solo e soltanto merito tuo. » replicò, dando al moro un leggero bacio sulla fronte. Sarenno non era lontana, anche a piedi l'avrebbero raggiunta in poco tempo. Jonathan non riusciva più a contenere l'eccitazione: presto sarebbe diventato un Dio.

- - -

Era disarmante la quantità di informazioni che si potevano raccogliere se si sapeva come e a chi chiedere. Certo, avevano dovuto far sparire un paio di cadaveri di persone non proprio invisibili, ma quello era un discorso a sé. Come tanti pezzi di un puzzle, i risultati del loro duro lavoro si erano incastrati sul tavolo della verità, mostrandogli un luogo dove andare. Quello stupido carovaniere, probabilmente, non aveva colto il senso di ciò che gli aveva detto poco prima di provocargli il peggior dolore che un uomo potesse ricevere. Il mondo era una cacofonia di scopi, un insieme di mete che collassavano una sull'altra, una matassa inestricabile di ambizioni in perenne conflitto tra loro. Per questo era dovuto morire. Perché il loro fine ultimo non era che spargere ovunque i germi del caos e ballare nelle fiamme della fine del mondo.

Così, i due erano giunti a Sarenno, un luogo miserabile per chi, come Jonathan, era abituato alla bellezza di Lithien. Era soprattutto il caldo a dargli fastidio, ma qualunque cosa giustificava quello che, presto, avrebbero trovato. Imboccarono quella che sembrava la via principale, intorno alla quale sorgevano abitazioni piccole e rudimentali, anonime come alberi in una foresta. Eppure, in una di quelle poteva nascondersi l'uomo che conosceva il segreto dell'anello, la sua chiave di volta. « Nathan, tieni gli occhi aperti. Questo giorno sarà l'anniversario della nostra grandezza. »

Specifico che dei due, Nathan è quello armato. Porta una spada corta e una cotta di maglia. Jonathan invece è vestito molto leggero ed è completamente disarmato, se non si considera l'anello come un'"arma impropria". Dopo essere arrivati a Sarenno, i due iniziano a setacciare la zona; gli sono state date delle informazioni sul volto della persona che stanno cercando che, per quanto ne sappiano, dovrebbe trovarsi lì. Ultimo appunto: Jonathan non porta quasi mai l'anello al dito per ragioni di background - più lo tiene al dito, più e forte, più energia consuma - bensì lo tiene "appeso" a una collana in perfetto stile Frodo.

P.S. la parte "os ekops eht lived dniheb em. Pleh. Pleh! Pleh em!" è l'"inversione" della frase "So spoke the devil behind me. Help. Help. Help me!". L'ho resa criptica per evidenziare la totale perdita della ragione di Agnar a seguito del dolore disumano, che corrisponde a un danno alto a energia e mente. Poveraccio.
 
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11 replies since 6/9/2016, 02:45   344 views
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