Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Il Re è morto. Viva il Re! ◊ L'inizio di tutto ◊, Capitolo I

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view post Posted on 8/12/2016, 00:40
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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Quindici giorni prima del banchetto
Sul confine meridionale della Roesfalda
Mattina


La Roesfalda era un territorio impervio, ma la magione dei Loyalar sorgeva appena prima del confine con i Regni del Leviatano. Il bisnonno di Udoorin aveva iniziato a costruire il palazzo in quella zona volendo rimanere abbastanza lontano da Basiledra da non essere sotto il diretto controllo della Corona, ma non troppo distante da essere privato dei suoi privilegi da nobile.
Una scelta quantomeno indovinata visto che riuscì a tenere la sua famiglia lontana dalla guerra che, anni dopo, investì il Dortan a causa di Rainier. E in quel momento la fede della famiglia Loyalar vacillò, e iniziarono a pensare che la monarchia non avrebbe mai giovato al Dortan.
Ma Udoorin non era suo nonno, tanto meno suo padre. Lui aveva capito che il problema non era stato il ruolo, ma la persona. Rainier, Julien, Caino e Mathias Lorch. Il Trono che non trema non poteva accogliere chiunque, aveva bisogno di un uomo degno di quel ruolo.
E ora ho la possibilità di trovare quell'uomo.
Udoorin sussurrò a sè stesso, perso nei suoi pensieri.
Assaporava la sua colazione, tagliando distrattamente la brioche. Aspettava quella notizia già da troppi giorni e stava iniziando ad essere impaziente; non avevano tempo da perdere, ogni giorno che passava l'Edraleo a Ladeca si faceva più forte e le menzogne dei parlamentari si radicavano nelle menti ignoranti del popolo.
Aveva ormai finito di bere il suo succo d'arancia quando il suo maggiordomo entrò nella camera da letto, si avvicinò al tavolo dove il Lord era seduto ma non portò via le vettovaglie.
Udoorin sorrise, quei secondi di troppo potevano voler dire poche cose, ed una era quella che voleva sentire.
C'è una missiva per lei Signore.

La busta scivolò sul legno, sulla ceralacca era impresso il cartiglio del mittente: la testa di una selvaggia creatura del Plaakar.
Finalmente rise, di cuore, finchè non gli fece male la pancia; non aveva nemmeno rotto il sigillo e già sentiva la felicità percorrergli le membra.
Buone notizie, milord?
Molto più che buone. Puoi ordinare le provviste per il banchetto.
Ne parlavano da tempo, ma voleva attendere quei documenti prima di iniziare ad organizzarlo.
Ha ordini riguardo gli inviti?
Che siano persone già abbastanza influenti del Dortan, e cerchiamo di tenere lontani i democratici di Ladeca. Oltre questo non ho il minimo interesse a sapere chi sarà al mio fianco quando verrà il momento, mi basta siano in tanti. Il numero conta, nonostante quel che si dice.



Cinque giorni dopo l'arrivo della lettera
In una via di Ladeca
Notte


Non ci sono più dubbi, è successo.
L'uomo che aveva parlato era avvolto dal buio, nonostante il suo interlocutore tenesse in mano una lanterna; l'ombra che lo circondava era innaturale, sembrava generarsi dal respiro stesso della figura nascosta, così come l'altro vedeva il suo fiato condensarsi nell'aria fredda.
Udoorin Loyalar ha ricevuto un singolo foglio che può far tremare e crollare le bianche pareti dell'Edraleo; gli uomini sono volubili e il ricordo di Julien è ancora troppo fresco nelle loro memorie.
La temperatura sembrava scendere ad ogni sua parola, il buio stava per inghiottire anche la tremula fiammella della lanterna.
Sarò più che felice di eseguire i suoi ordini Lord...
TACI!
Una folata di vento spense la fiamma, inutilmente riparata dietro le finestre di vetro.
Il piccolo uomo si chiuse nelle spalle, un brivido gli corse lungo la spina dorsale.
Ti ho già detto che non devi, per nessun motivo e in nessuna occasione, pronunciare il mio nome.
L'altro iniziò a piagnucolare annuendo energicamente con il capo.
Dobbiamo recuperare quella lettera, ma non possiamo esporci direttamente. Nè io, nè te.
So chi potrebbe occuparsene. Gente sveglia, non avranno problemi.
La fiamma si riaccese.
Non fallire.



Tre giorni prima del banchetto
Residenza della famiglia Loyalar, Roesfalda
Pomeriggio


Hai mandato a chiamare gli indovini?
Tre uomini hanno risposto alla chiamata Lord Loyalar, erano maestri della divinazione nei Regni del Sud anni fa. Dicono di saper sciogliere qualsiasi illusione e riconoscere qualsiasi camuffamento.
Bene, una volta qui diremo loro cosa fare.

L'uomo accennò un inchino e fece per uscire dal salone, ma venne nuovamente bloccato da Udoorin.
Voglio altri due uomini a sorvegliare i documenti. Non dovranno sapere a cosa fanno la guardia, ma non devono avere scrupoli nell'eseguire gli ordini.
E che siano insospettabili; non voglio rozzi mercenari in casa mia. Mi sporcherebbero i tappeti.



CITAZIONE
QM Point: Ci siamo ragazzi, prima Quest da QM quindi spero veramente di non deludervi, anche perchè questo è -se tutto va bene- il primo passo di qualcosa di molto più grande.
Per questo primo giro, ovviamente, i vostri PG non vengono presi in considerazione ma compaiono di nuovo Udoorin Loyalar (ossessionato da questa lettera) e il suo maggiordomo, con i due che iniziano ad allestire il banchetto.
Il secondo paragrafo è dedicato a questa misteriosa, e a quanto pare per nulla accomodante, figura che tramite terzi vuole reclutare qualcuno per togliere ad Udoorin questa sua "arma".

Nel Bando vi ho divisi in due coppie; ora è piuttosto chiaro chi recluta chi, quindi anche cosa sarete chiamati a fare durante la Quest. Veniamo ai vostri compiti per questo primo turno:
-per gli alleati di Udoorin (d'ora in avanti Difensori): poichè non avrete difficoltà nell'entrare nella villa il vostro post sarà incentrato sul prima. Potete decidere liberamente chi vi ha contattati e come l'ha fatto, ma il perchè siete stati scelti proprio voi è presto detto: avete affrontato un altro "candidato" ed avete vinto. Probabilmente un duello visto che Udoorin cerca qualcuno pronto anche ad uccidere per difendere i documenti (voi non sapete della busta, siete chiamati a "proteggere il banchetto da eventuali disturbatori") ma nessuno vi vieta di pensare ad un altro modo; qualsiasi questo sia (duello od altro, specificando cosa) dovrete comunicarlo in Confronto e io vi dirò come procedere.
-per i reclutati dalla figura misteriosa (d'ora in avanti Cercatori): dopo aver descritto come e perchè venite scelti per questa importante missione (tutto a vostra discrezione, anche chi vi ha contattati) dovrete affrontare il viaggio verso la Roesfalda. Procederà tutto liscio ma giunti nelle vicinanze della magione capite che non sarà così semplice entrare: la casa è circondata da una gargantuesca conformazione rocciosa apparentemente invalicabile (non capite se è naturale o frutto di un immenso lavoro da parte dell'uomo), l'unico accesso evidente è un sentiero che si snoda nei bassi saliscendi antistanti la roccia e, nel punto in cui affonda nella difesa naturale per raggiungere la villa, è sorvegliato da due guardie armate ed un uomo che, semplicemente, scruta coloro che arrivano.
Dovete raggiungere il banchetto, in Confronto mi scriverete le vostre mosse e io vi dirò quali sono le conseguenze.
Vi dico sin da subito che i tre "indovini" chiamati sono specializzati ognuno in un singolo campo tra questi: Telepatia, Illusioni, Camuffamenti. Intuire chi avrete davanti di volta in volta non sarà facile, ma nemmeno impossibile.
-per tutti e quattro: in questo vostro primo post accumulerete dei punti -che non vedrete, nè potrete spendere attivamente in alcun modo- che vi garantiranno Bonus in caso di difficoltà (potranno essere PnG, eventi particolari, indizi o quant'altro). L'assegnazione dei punti va da 0 a 3 e saranno dati in base alla coerenza delle vostre azioni con la Quest e alle strategie adottate.
Avete sette giorni di tempo per pubblicare, e comunque non più di cinque per terminare la fase in Confronto.

 
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view post Posted on 14/12/2016, 10:15
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giocattolaio
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Ystfalda: ultima frontiera

CITAZIONE
in generale i colori del parlato sono messi un po' a caso per distinguere i vari PNG, però per Hulin, Galad e Yoshir i colori sono :
Hulin
Galad
Yoshir

Molti mesi erano passati dalla sua partenza da Rikahs, una delle città libere, e da quando, spinto dalla voglia di conoscenza di sé stesso e del suo passato, Galad aveva iniziato la sua ricerca di un miraggio,una speranza, che l’avrebbe portato a un risultato solamente se le leggende remote che aveva scoperto molto tempo prima avessero avuto un fondo di verità. Una flebile fiamma considerando che il libro su cui si era basato e che l’aveva indirizzato verso nord era scritto su pagine che, se toccate, si disintegravano immediatamente, oltre ad essere riempite da parole in lingua Maegon.

Il vento si accaniva sul mantello di Galad, intenzionato a strappargli via la protezione dal gelo che sembrava non abbandonare mai quei picchi perennemente innevati, per lo meno così gli era stato detto. Aggrappandosi ad un lembo il ragazzo strappò la pelliccia alle grinfie dell’invisibile nemico, mentre con una smorfia della bocca sottolineava la scocciatura di dover esporre la mano a quelle temperature che sembravano ignorare del tutto il guanto, trapassandolo senza difficoltà; in tutta fretta riuscì a stringere il nodo che fermava la pelle di montone, che portava al posto della solita cappa color sabbia riposta nelle sacche da sella di Drakar, quindi ripose la mano destra al di sotto di quella e rilassò le labbra – anche muoverle gli procurava delle piccole fitte e cercava di farlo il meno possibile – apprestandosi a lasciare il cavallo allo stalliere per poter entrare nella locanda che aveva raggiunto e finalmente scaldarsi al calore di un fuoco.

Rahdag-Umalik era uno dei tanti piccoli forti che popolavano l’Ystfalda e la risalivano lentamente e inesorabilmente, non il primo che Galad incontrava sulla sua strada e probabilmente neanche l’ultimo visto che finora la sua ricerca non aveva dato alcun risultato. Entrando dal cancello principale, controllato da un piccolo drappello di guardie in armatura ricoperte da strati di pelliccia e neve, non aveva potuto fare a meno di notare quella solitaria torre, al centro esatto del quadrato formato dalle mura di cinta che si incrociavano con la parete della montagna, innalzata molti metri più in alto delle protezioni artificiali come il trespolo di un gigantesco uccello, così da avvistare con largo anticipo eventuali avventori. Nessuno aveva fatto caso a Galad, un viandante solo che poteva benissimo venir scambiato per un disperato in fuga, questo però non gli risparmiò occhiate sospettose quando aprì la porta della locanda lasciando entrare una gran quantità di gelo insieme a lui.

Abbandonandosi su una panca libera vicino al fuoco e gettando indietro il cappuccio senza alcuna grazia, non curandosi affatto di mostrare la sua cicatrice, Galad cercò con lo sguardo una cameriera libera per poter ordinare del cibo e del vino per riprendersi dal faticoso viaggio affrontato. Una ragazza giovane, intorno ai 18 anni più o meno, arrivò velocemente al tavolo con sul volto un’espressione seriosa che celava male il rimprovero per aver lasciato cadere la neve sul pavimento e non essersi pulito gli stivali, un’espressione che probabilmente riservava ad ogni cliente visto che la situazione era più o meno la medesima ad ogni angolo della sala grande. La ragazza, capelli castani portati molto corti e occhi marroni grandi ed espressivi, sarebbe stata carina se il suo naso non fosse stato adunco e sgraziato, e non avesse avuto un po’ di pancia di troppo, in ogni caso le sue maniere non furono affatto gentili e Galad si limitò ad accettare quello che gli veniva proposto senza ascoltare, mandò via la ragazza con un paio di monete ed attese.

Il legno grezzo usato per tutto nella locanda era chiaro e spesso, sicuramente ricavato da alberi di quelle terre, e riluceva sul pavimento sporco per via della neve scioltasi al calore dei fuochi che crepitavano nei due camini di pietra ai lati opposti della stanza, due candelabri in ferro battuto illuminavano la scena osservando dall’alto, grezzi e resistenti proprio come gli abitanti di quella parte del continente, il bancone poco distante da dove si trovava il guerriero era grande e pulito grazie al continuo strofinare della locandiera, una donna imponente e dalla voce tonante, con poco grigio sulle tempie e qualche ruga sul viso,una donna che conosceva molto bene il suo mestiere e i suoi clienti: stava versando una birra mentre colpiva sulla testa con un cucchiaio di legno un uomo più grosso di lei che però sembrava talmente ubriaco da essere incapace di reagire, o di camminare.

“Geralt adesso basta! Vattene o chiamerò tua moglie, e vedremo se avrai ancora voglia di sollevare gonne!”


L’attenzione di Galad venne completamente assorbita da un anziano uomo vestito con un’ampia tunica verde scuro, una collana con un medaglione inciso con un simbolo a lui sconosciuto e un anello con lo stesso simbolo sull’anulare destro, non tanto perché l’uomo fosse speciale, ma perché parlava con altri tre uomini al suo tavolo che sembravano star cercando qualcosa. Ipotizzando che l’uomo fosse un sapiente e conoscesse i segreti e le leggende del posto, decise di ascoltare.

"Non avete bisogno di sapere di più, non vi verrà rivelata la sua posizione finché non saprò che siete voi i prescelti. Devo assicurarmi che siate abbastanza forti e non posso rivelare niente per ovvie ragioni, mi capirete."


Calmo come un lago ghiacciato, l'anziano non si mosse minimamente né guardò i suoi interlocutori nonostante le loro facce si stessero indurendo sempre più ad ogni sua parola, se parlando non avesse mosso le labbra Galad avrebbe pensato che l'uomo fosse in realtà una statua tanto era rimasto immobile e con gli occhi chiusi. Gli altri tre uomini attorno al tavolo invece, avevano tutt'altro comportamento: l'uomo più anziano del gruppo era un grosso esemplare di umano nativo di quelle zone montane, stempiato e dai pochi capelli superstiti grigi, grandi braccia e torace ampio, doveva essere poco più basso di Galad e nonostante l'età sicuramente forte e ancor più esperto. Gli altri due individui erano molto giovani, circa 18 anni uno e pochi anni di più l'altro: si somigliavano molto nei tratti del viso,capelli neri a spazzola, folte sopracciglia, barba e baffi, naso schiacciato e rotto in un paio di punti; ma se il più grande era molto simile a come doveva essere il padre da giovane, con forti muscoli e imponente, l'altro era esile, basso e leggero, totalmente l'opposto dei due che evidentemente dovevano essere padre e fratello. Tutti e tre gli uomini portavano un pesante mantello di pelliccia nero che tenevano aperto sul davanti evidentemente abituati a quelle temperature e accaldati dai fuochi della locanda, queste aperture lasciavano intravedere delle giubbe pesanti di lana scure adatte al clima, senza nessun fronzolo o decorazione, ed anche le armi portate al cinturone: una mannaia da macellaio per il figlio più grande ed un grande coltello per l'altro, mentre il padre rimaneva di spalle per cui non mostrava il viso o altri particolari.

"Vecchio ti sembra che ci sia qualcun altro che lo stia cercando qui dentro? Andiamo, portaci da lui, oppure hai…"

"Fa silenzio Thobias!"

Sbattendo il grande pugno sul tavolo il padre non aveva alzato molto la voce, ma il suo tono rendeva superfluo ogni tentativo di aggiungere autorità a quell'ordine; dopo alcuni istanti di incertezza, il figlio più giovane allontanò la mano dall'impugnatura del coltello come se l'avesse mossa in un gesto istintivo e adesso si rendesse conto di cosa aveva combinato. Il terrore che aveva negli occhi il ragazzo non lasciava dubbi sul fatto che non avrebbe disubbidito al padre per nessun motivo e quando, ancora una volta istintivamente, si toccò il naso nel punto in cui era stato deviato, Galad capì il perché di quella cieca obbedienza.

"Deve perdonare mio figlio mastro Hulin, è impetuoso ma talvolta impaziente e non sa stare al suo posto. Attenderemo finché sarà necessario, sappiamo che il suo padrone ha ottimi motivi per mantenere segreto quel luogo."

Galad non volle attendere un secondo in più, sentiva che la conversazione stava per finire e non voleva perdere l'occasione di parlare con il vecchio, quindi si alzò con riluttanza dalla panca, con le gambe ancora un po' intorpidite dal freddo e dalla lunga marcia di quel giorno, per dirigersi verso quel tavolo che aveva osservato di sottecchi senza dare nell'occhio mentre mangiava la sua zuppa d'avena. Possibile che quegli uomini stessero parlando proprio di quello che cercava? Nei mesi precedenti quasi nessuno di quelli che aveva incontrato aveva saputo dirgli niente della caverna di Mae-zos tranne che era un luogo narrato nelle leggende nordiche di Dortan, e più avanzava verso nord meno le persone volevano far parola con lui di quel posto, allontanandosi in fretta da Galad con scuse ridicole e il volto scosso dalla paura.

La caverna di Mae-zos, il primo passo per tentare di scoprire che cosa gli era e gli sarebbe successo, una perduta leggenda che aveva scoperto nelle pagine di un antico libro Maegon nella grande biblioteca di Rikahs, una storia misteriosa di cui era scritto molto poco e il cui unico indizio era che l'antro si trovasse da qualche parte ai piedi dell'Erydlyss, anche se non era scritto dove. La ricerca poteva rivelarsi ardua e lunga, come fino ad ora era stata, ma se quell'uomo era quello che a Galad sembrava poteva essere la fine del viaggio.

L'avvicinarsi del Drago mise in allarme i due fratelli che lo guardarono male sin dal momento in cui si era alzato dalla panca, snudando i denti e cercando di infondere nel loro sguardo ogni sorta di avvertimento, poteva quasi vedere quello che avevano intenzione di fare a chi avesse interrotto o interferito con quella conversazione solo dai loro scuri occhi iniettati di sangue, ma lui non era tipo da lasciarsi impressionare da due tizi come loro, avanzò con il mento alto e l'andatura più regale che riuscì a tenere fino a trovarsi quasi di fianco al grosso uomo che gli dava le spalle.

"Mi duole interrompere la vostra conversazione signori ma immagino, da quello che ho sentito, che il dialogo sia terminato.Avrei una domanda da rivolgere a lei, mastro Hulin giusto?"

Accennando un inchino all'uomo anziano, l'unico ancora seduto al tavolo, cercò di lasciare che i suoi occhi verdi venissero visti dai due attaccabrighe, la sua pupilla verticale di solito spaventava coloro che non venivano intimiditi dalla cicatrice sulla guancia, e ignorò del tutto le reazioni dei presenti i quali indietreggiarono tentando di nascondere l'orrore, padre compreso, che li pervase per un istante prima che potessero riprendere il controllo sulla loro integrità.

Il fratello giovane stava ancora guardando il padre, cercando di capire se era il caso di intervenire, mentre gli altri due adesso osservavano il vecchio che aveva alzato la testa e spostato lo sguardo su Galad con vivo interesse.

"Oh ragazzo non preoccuparti, questi gentili signori sono in cerca di un lavoro, mail nostro discorso è … sospeso, per ora. Adesso siediti e spiegami che cosa cerchi."

Presa la sedia dove poco prima era seduto il più anziano degli uomini del nord, Galad ebbe appena il tempo di nominare Mae-zos, prima che la sua voce venisse coperta dai sospiri dei presenti che trattenevano rumorosamente il fiato e le grida di stupore dei tre che adesso non tentavano neanche di controllarsi e avevano estratto le armi, pronti a saltare ad un ordine del padre, ma la mano alzata lentamente da Hulin sembrò congelare la stanza.

"Capisco. Sei il primo in tantissimi anni che viene a chiedere di quel luogo. I tuoi occhi… non li avevo notati prima ma adesso tutto mi è chiaro, quello che non capisco è quale sia il processo che ti ha trasformato. Si vede ad occhio che non sei nato così. Beh non ha importanza, ti dirò tutto quello che so ma dovrai fare una cosa per me."


Nel buio della sua mente, Galad sentì avvampare la fiamma della speranza, dalle parole di quell'uomo sembrava che fosse a conoscenza di molte cose sul posto che cercava, inoltre ora che osservava meglio riusciva a vedere che il medaglione al collo raffigurava una zanna di drago, l'aveva riconosciuta in un'immagine sul libro Maegon senza che però vi fosse descrizione alcuna sul suo significato. Il sangue adesso gli ribolliva nelle vene, il suo corpo era tutto un fremito ma si sforzò di rimanere calmo, perché il vecchio non aveva ancora finito. Appoggiando i piedi sul tavolo in un gesto che sperava potesse venir scambiato per arroganza ascoltò, determinato a fare tutto il necessario per ottenere le informazioni.

"Il mio padrone ha bisogno di uomini per un incarico, terrà un banchetto e vuole delle guardie per evitare disordini. Ottieni l'incarico, svolgilo al meglio, e avrai quello che chiedi."

Gli occhi dei tre uomini attorno al tavolo sarebbero caduti dalle orbite se avessero trattenuto il fiato ancora un po', il volto raccontava fin troppo bene l'oltraggio che stavano subendo e la rabbia che non potevano manifestare di fronte al vecchio, evidentemente era in una posizione di potere che lui non conosceva ma che tornava a suo vantaggio, non potevano sfogare la loro frustrazione per adesso.

"Mi sembra di capire, dalle facce dei "gentiluomini" qui attorno"

Pronunciò la parola "gentiluomini" con flemma e disprezzo celato, volutamente male, così che venisse colto mentre alzava gli occhi al cielo in un falso ma convincente segno di sdegno per quella situazione.

"che avessi offerto loro l'incarico prima del mio arrivo. Che cosa ti fa pensare che accetterò o che potrò svolgere il lavoro meglio di loro?"


Il sorriso dell'uomo era tanto eloquente che Galad si pentì di aver rivolto la domanda.

Fuori dalla locanda il buio imperversava fra le strade lastricate del forte, la neve fortunatamente aveva smesso di cadere anche se quella che era già scesa era abbondante e fresca, tanto che rendeva difficile camminare fuori dai percorsi battuti. Galad strinse a se la pelliccia che lo ricopriva chiudendo bene il legaccio al collo, il momento ideale per combattere pensò sarcastico, certo.

Un duello era stata la soluzione che aveva trovato quel vecchio sadico, aveva dichiarato che solo il più forte avrebbe potuto servire il suo padrone, così i due fratelli avevano iniziato a ghignare contro di lui sicuri di sé stessi e adesso era incastrato in una situazione che non gli piaceva. Pur essendo stato addestrato, lo sapeva perché si era rivelato capace di combattere anche se non si ricordava da chi e come, non gli piaceva duellare quando non doveva difendere la propria vita, e farlo per uno stupido gioco gli piaceva ancora meno. Quel vecchio avrebbe dovuto guardarsi le spalle se non poteva dargli le informazioni che cercava, l'avrebbe ucciso per aver sprecato il suo tempo senza motivo, ma adesso i suoi problemi erano altri.

Thobias e Keiran, così si chiamava il fratello più grande dei due, lo guardavano arroganti sotto i cappucci dei loro mantelli neri che si confondevano, per fortuna non benissimo, con l'oscurità della notte. Erano sicuri di loro e consideravano l'avversario poco più di un semplice contadino per non si sa quale motivo, erano molto forti o pensavano di ricevere aiuto da parte del padre? Il vecchio era stato molto chiaro su questo: nessuno doveva interferire con il duello e solo lui avrebbe dichiarato il vincitore. Una folata di vento agitò le vesti dei tre duellanti, due contro uno non era certo una sfida equa ma sembrava non importasse a nessuno, e lui non si era certo sognato di protestare, altrimenti sarebbe passato da codardo e questo poteva influire negativamente sulla possibilità di essere scelto.

Galad da parte sua era agitato, non conosceva la forza degli avversari ma era sicuro di non poterli sottovalutare e, in ogni caso, non voleva farlo così da non dover ricevere brutte sorprese. Per limitare il vantaggio dei suoi avversari aveva già escogitato un piano e, infatti, era andato a posizionarsi molto vicino al cancello di ingresso del forte. Il campo di battaglia era stato illuminato da torce e consisteva nell'ampio cortile interno alle mura ripulito dalla neve dai passanti e dai cavalli. Le guardie che proteggevano l'entrata sia internamente che esternamente non avrebbero interferito in quello che sapevano essere un duello autorizzato, ma continuavano a presidiare il meccanismo di movimentazione della grata d'acciaio e del cancello, oltre a scrutare chi entrava e usciva.

"Se vuoi fuggire sei sempre in tempo, tramor!"

Keiran ripeté per l'ennesima volta quella frase rendendo leggermente meno efficaci le espressioni arroganti con il suo ultimo tentativo di evitare lo scontro, ma rimaneva ancora molto sicuro di sé considerando la superiorità numerica.

"Forza, vi sto aspettando. Paura?"

Con il tono di voce più glaciale che potesse ottenere, ed esibendo il sorriso più canzonatorio che riuscisse a stamparsi in volto,Galad si piegò in avanti afferando con la mano destra la sua spada sotto il mantello dietro la schiena, sentì l'impugnatura familiare nelle sue mani, una compagna d'avventure che lo rassicurava come prima di ogni battaglia, sapeva che non l'avrebbe abbandonato e ciò gli infondeva sicurezza mentre aspettava con tanta sfrontatezza l'attacco dei due avversari evidentemente incolleriti da quell'ultimo affronto.

Keiran era sul punto di esplodere e si gettò a capofitto sul Drago senza neanche dareil tempo a Thobias di estrarre il coltello, urlando la sua frustrazione al vento mentre i suoi muscoli parevano gonfiarsi ad ogni passo e la sua mannaia riluceva alla luce delle torce rivelando macchie di sangue rappreso sulla lama, eppure fu lento. Pochi passi indietro di Galad durante l'avvicinamento furono sufficienti a posizionarlo proprio dove voleva, quando iniziò l'assalto del nemico la spada del guerriero saettò fuori dalla pelliccia non per bloccarlo ma per deviare i suoi molteplici colpi portati con una gran forza ma senza alcuna tattica. Uno, due, tre e infine quattro fendenti vennero deviati da Dolunay senza che raggiungessero il proprietario, che però dovette ricorrere all'ultimo secondo ad una schivata di lato per difendere un pugno che sembrava particolarmente potente e che in ogni caso lo colpì sulla spalla sinistra causandogli un livido.

Sgomento, il macellaio aveva il fiatone e sembrava scosso per non aver ottenuto i risultati sperati,e certo Galad non attese che si riprendesse, con una velocità impressionante ed una grazia inaspettata volteggiò su se stesso fino a trovarsi alle spalle dell'uomo massiccio, lasciando che le falde del mantello si allargassero e vorticassero con lui, dapprima tentò un affondo con la spada molto velocema che Keiran parò senza battere ciglio e voltandosi, ma il pugno che ricevette dopo fu tutta un altra storia.

La mano sinistra del drago era sbucata fuori dalle pieghe del mantello sorprendendo l'avversario, questo non si difese non avendone il tempo e, grazie alla forza impressionante impressa da Galad in quell'attacco, fece un volo di un paio di metri all'indietro, grazie anche al terreno innevato che non si oppose al suo scivolamento. La spalla dove l'uomo l'aveva colpito gli doleva, ma non c'era tempo da perdere anche perchè lo scontro era durato solo una manciata di secondi e già il fratello più esile si stava muovendo per soccorrere l'altro e attaccare il guerriero: questi,dopo un rapido sguardo alle sue spalle, si mosse verso il comando della grata in ferro e lo azinò, facendola calare inesorabilmente e lasciando Keiran fuori dalle mura finché qualcuno non avesse aperto il varco.

Galad si voltò di scatto ma non abbastanza velocemente, Thobias era già alle sue spalle e, pur spostandosi di lato, non riuscì a evitare l'affondo col coltello che gli perforò il braccio destro poco sopra il gomito procurandogli un taglio profondo. Immediatamente Galad eseguì un balzo di lato per evitare di rimanere troppo a contatto con l'altro avversario e gemette: la ferita era molto profonda.

Le guardie intanto stavano sbraitando, chiamando aiuto per cercare di tirare su la grata in acciaio che poco fa era stata lasciata calare imprecando contro lo straniero, mentre Keiran, scosso dall'accaduto e furioso per non aver previsto cosa sarebbe successo, imprecava con il doppio dell'impegno come se potesse aiutare i soldati ad aprire più in fretta il varco,ma ancora non riusciva a passare. Galad fu grato di questo anche se non riuscì a perdonarsi di non essere stato più attento nel difendersi. Decise di non ignorare il dolore come monito dell'accaduto, lasciando quindi il braccio destro lungo il corpo, con la spada ancora in pugno anche se non utilizzabile, affrontò il nemico che gli era piombato nuovamente addosso con gli occhi iniettati di sangue e il volto deformato dalla rabbia.

Evidentemente il modo di combattere di quegli sciocchi era differente dal suo, erano forti ma si lasciavano trasportare troppo facilmente dalla foga e dalla rabbia: l'assalto dell'assassino era molto veloce, eppure prevedibile grazie all'addestramento e all'intuito del drago, il braccio protetto dalle scaglie si frappose fra il pugnale e il suo bersaglio deviandolo, a quel punto Galad ebbe tutto il tempo di concentrare il fuoco draconico sulla sua mano e sferrare un altro pugno, questa volta potenziato, che esplose giungendo a bersaglio, allontanandolo e facendolo anche cadere a terra.Senza mostrare segno di soddisfazione o dolore sul volto,pur con il braccio e la spalla ancora doloranti,Galad corse un paio di passi per poi saltare addosso a Thobias e finirlo artigliandolo al collo, così da poter continuare il combattimento in parità numerica, eppure si bloccò poco prima di spiccare il volo, contro la propria volontà.

"Bene, bene. Basta così, è ovvio che il vincitore è Galad, e non solo perché stava per ucciderti Thobias, no: vi siete lasciati cadere nella sua trappola come conigli sprovveduti. Non vogliamo guerrieri che contino solo sulla forza, per sventare le possibili minacce durante il banchetto serve anche l'astuzia."

Hulin aveva parlato con voce distaccata eppure un sorriso soddisfatto si allargava lentamente sulle sue labbra: era stato lui a bloccare tutti e tre i contendenti del duello congelando gli arti inferiori e bloccando di fatto il combattimento. Galad si accorse solo in seguito che proprio in quel momento Kairen era riuscito a oltrepassare il cancello e sarebbe tornato all'attacco immediatamente.

Ignorando le proteste del più giovane dei fratelli su quanto la colpa fosse dell'ottuso Keiran e di quanto facilmente avrebbe potuto vincere lo scontro da solo, Hulin prese da parte Galad e gli spiegò tutto il necessario riguardo la partenza, che lo avrebbe accompagnato alla villa e, dopo che avesse svolto il suo compito, avrebbe tenuto fede alla sua parte dell'accordo. Dal canto suo Galad non sapeva se sarebbe riuscito a prevalere ancora a lungo contro i due avversari, ed era grato che lo scontro fosse stato fermato prima di scoprirlo: non tanto per paura di venire sconfitto, quanto perché da molto tempo a questa parte aveva finalmente l'occasione di scoprire qualcosa su sé stesso e su quello che gli era successo.

La Roesfalda, una terra decaduta e ammuffita, dove l'acqua in eccesso aveva permesso al suolo una imponente crescita di verde ma al contempo aveva creato una terra fangosa, popolata da persone senza una vera istruzione e ignorante fino al midollo, superstiziosa e schiava di culti religiosi primitivi e opprimenti imposti da poche persone più acculturate in grado di fuorviare le menti deboli. Come poteva sorgere un castello in una terra del genere? Come poteva un Lord voler governare su un territorio e un popolo in quello stato?

Fortunatamente almeno il clima era meno rigido rispetto ai forti Ystfaldiani, permettendo a Galad di abbandonare la pelliccia e indossare la solita cappa color sabbia, che in quella zona completamente verde lo faceva risaltare come se avesse avuto mille torce accese attorno e stesse danzando mentre cavalcava Drakar seguendo l'uomo che lo guidava attraverso quell'intrico di colline e ruscelletti che si susseguivano apparentemente senza fine.

La villa di Lord Loyalar, così gli aveva detto Mastro Hulin si chiamasse il suo padrone, era più un castello, una fortezza con tutte le comodità che si potevano richiedere ma pur sempre una fortezza, difesa da una cinta muraria a dir poco spessa e composta in modo tale che sembrasse una formazione rocciosa naturale, o forse lo era davvero. Galad non era un artigiano, lo sapeva e basta perché le sue abilità nel creare oggetti le aveva testate e facevano pena, ma non riusciva a immaginare come potesse l'uomo creare una imponente struttura così simile ad una difesa naturale, questo Lord doveva avere un gran potere e molto oro da spendere- o meglio li aveva avuti prima che i titoli nobiliari perdessero di valore-, e lo dimostrava molto bene. Camminando nel sentiero il Drago fu quasi sicuro di sentire rumori provenienti dalle vicine pareti strette e alte che tagliavano la muraglia in un sinuoso passaggio, come lo zampettio di migliaia di insetti, eppure non riuscì a vedere niente oltre la nuda roccia, nessun movimento e niente a parte il sentiero e le mura. Poteva essersi immaginato tutto e lasciato suggestionare dalla situazione.

La villa squadrata era apparsa velocemente e altrettanto velocemente Galad era stato fatto entrare, senza avere il tempo di osservare l'ambiente circostante, per venir gettato direttamente nella sala del banchetto, coi tavoli già apparecchiati e disposti, ed una sedia in legno– definirla trono sarebbe stato eccessivo, anche se lo scopo delle sue dimensioni doveva essere proprio quello di elevarla dal rango di normale sedia- semplice e al tempo stesso imponente, schienale e seduta molto ampie e posta leggermente più in alto delle altre grazie a un rialzo. Nella stanza si trovava anche un ragazzino troppo giovane per poter essere li per il suo stesso motivo: capelli rossi color rame disordinati che coprivano parzialmente gli occhi, una logora tunica grigia troppo grande per lui e piedi scalzi erano le uniche caratteristiche degne di nota oltre al volto scaltro, ma durante i suoi viaggi aveva scoperto che in realtà molto di ciò che vedeva non era mai quello che sembrava, si chiese quindi se anche il ragazzo avesse dovuto affrontare un duello come lui per trovarsi li, immaginando che doveva aver sicuramente vinto il suo.

"Salve, presumo tu sia l'altro preposto alla sicurezza qui. Piacere, io sono Galad"

Porgendo la mano destra al ragazzo dai capelli rossi cercò di presentarsi con tono neutro osservando attentamente l'interlocutore curioso di capire che cosa avesse di tanto speciale.

"oh ma salve a lei,mi chiamo Yorshir"

L'inchino era chiaramente derisorio ma Galad non si arrabbiò, non valeva la pena di farlo per una sciocchezza simile e tanto più con un ragazzino di quell'età, anzi lo guardò curioso dall'alto nei suoi profondi occhi color ghiaccio che lasciavano trasparire sia la sua giovane età che una strana espressione imprevedibile, quella di chi da un momento all'altro potrebbe decidere di tagliarti la gola o di scoppiare in lacrime.

"Non c'è bisogno di questa formalità, dammi del tu o in caso di pericolo non faremo in tempo a comunicare. speriamo non ci sia bisogno di intervenire comunque."


Si mise posizionò accanto al ragazzino, osservando la porta dove, gli avevano detto, di li a poco sarebbe entrato lord Loyalar. Il suo volto assunse un'espressione curiosa, davvero quel bambino era in grado di svolgere un compito come proteggere qualcosa? Doveva avere non più di 16 anni, e probabilmente anche meno, eppure Galad aveva dovuto affrontare una selezione, quindi se anche Yoshir si trovava li anche lui doveva esser risultato all'altezza del compito. Non riusciva a trovare una risposta a quel quesito, che fosse un mascheramento, magari quel ragazzo non era umano oppure era intrappolato nel corpo di un bambino e aveva molti più anni del Drago, o forse era solo un ragazzino, e allora non capiva perché si trovasse li.

“Che cosa ci fai qui, comunque? Un ragazzino come te lavora al soldo dei nobili per mantenersi?”

Non che non ne avesse visti altri di ragazzi poco più che bambini far parte di compagnie di mercenari, ma uno di loro che affrontava un incarico da solo, questa era tutta un'altra faccenda. Non sapeva quale fosse la sua storia e il motivo per cui stesse facendo tutto ciò, ed in definitiva non gli importava cosa succedeva agli altri, non avrebbe mosso un dito per aiutarlo e non voleva in nessun modo impicciarsi, ma era curioso e doveva attendere che qualcuno si facesse vivo, per cui parlare era un modo come un altro per non annoiarsi.

"Ma certo,è un passatempo come un altro no?E poi,con un po’ di fortuna,potrebbe arrivare qualcuno con cui divertirci!Tu invece,cosa ti porta qui?”


Passatempo? , pensò dopo la risposta del ragazzo. Qualcosa nel suo sorriso non quadrava, una sfumatura di piacere sembrava attraversare il volto divertito di Yoshir che non tentava neanche di nascondere quella sadica soddisfazione come se fosse la cosa più normale al mondo, o se non gli importasse minimamente di ciò che gli altri avrebbero pensato dei suoi istinti. Ma non fu quella strana manifestazione di ferocia a farlo esitare: perché si trovava li sul momento? Certo credeva di saperlo, era li per sapere chi era e chi stava diventando, ma era davvero necessario? Perché non stava semplicemente continuando la ricerca? Non era del tutto certo che Hulin avrebbe infine rispettato il patto o che avesse le informazioni che aveva promesso. Si scosse con forza da quei pensieri, lui non era minimamente come quel ragazzino e non godeva nel provocare dolore, combatteva solo se necessario e mai con piacere.

" io sto... cercando... risposte. Sono qui perché un tizio deve darmi delle informazioni, questo è il mio prezzo da pagare"


Si bloccò appena in tempo dal portare una mano alla cicatrice, era la pura verità, nessun’altra ragione lo aveva fatto arrivare in quella villa, e non aveva intenzione di svelare più del necessario a quel ragazzino su di sé, non lo conosceva minimamente e in più non gli piaceva neanche gran che per quella sua propensione alla violenza che disprezzava nelle persone.

" Non amo combattere per gli altri, spero che a nessuno venga in mente di creare fastidi."

"Ma dai,se non muore nessuno dov'è il divertimento?"

Lo sguardo pieno di disappunto era come un grido che confermava i sospetti che aveva avuto poco prima, gli piaceva sempre meno il suo compagno di guardia e sperava davvero che nessuno avesse creato problemi quel giorno, chissà cosa ne sarebbe venuto fuori. Superando l’attimo di indisposizione poi, il ragazzo aggiunse:

"Io mi sto annoiando,pensi che dovremo aspettare ancora molto?"

“Sembra proprio di no.”

Il chiavistello scattò non appena la maniglia del portone della sala si mosse, tutte le domande svanirono dalla mente di Galad, stava per entrare l'uomo che doveva proteggere, aveva deciso che avrebbe svolto quel lavoro al meglio per non bruciarsi la possibilità di avere le informazioni che cercava, se esistevano; sotto il mantello gli artigli sfregavano fra loro in un gesto simile a quello che un guerriero compie quando vuole affilare la lama, stava già pensando a come sarebbero affondati nella gola del Vecchio se non avesse tenuto fede al suo impegno.

Accompagnato da Hulin e un altro uomo ai due lati, Lord Loyalar fece il suo ingresso nella sala con il portamento regale che si confaceva ad un vero nobile, uno di alto rango e molto potente – non sapeva da dove gli venisse quel pensiero, sapeva solo che quella camminata e quella postura indicavano una levatura sociale estremamente alta –o per lo meno lo era stato in passato. Da quanto aveva appreso nel suo viaggio di mesi attraverso il Dortan, adesso le cariche nobiliari non valevano più niente e la democrazia aveva tolto privilegi a persone come lui, eppure dalla tunica finemente ricamata con intricati motivi in oro che ricoprivano una parte importante della superficie del vestito, ed il volto che irradiava regalità e pareva aspettarsi obbedienza da parte di tutti incondizionatamente, Galad era sicuro di capire che non aveva accettato la decadenza del suo titolo e anzi, si aspettava che tutto tornasse presto come prima.

Eseguendo un leggero inchino ed abbassando la testa, come fare era un altro di quei ricordi che aveva ma non sapeva dire da dove venisse, il Drago cercò di mostrare deferenza e rispetto per il datore di lavoro, per dare l’impressione di sapere con chi aveva a che fare e compiacere l’ego del nobile, così che rimanesse soddisfatto e non avesse motivo di negare la ricompensa che gli era dovuta e che finalmente, forse, l’avrebbe portato dove voleva andare. La sua voce era ferma e determinata, ma al tempo stesso rispettosa, e quando parlò si tirò su guardando il lord direttamente negli occhi, alla fine a lui non interessava davvero chi fosse l’uomo, ma tentò di far prendere al suo volto l’espressione più dura e rispettosa che conoscesse.

“Salve, Lord Loyalar”






Scheda Riassuntiva di Galad

Condizioni:
Corpo: 80%
Mente: 75%
Energia: 65%
Status Fisico: buono - livido Medio alla spalla sinistra e ferita Media al braccio destro.
Status Psicologico: buono
Riserva CS: 4 Forza, 3 Velocità, 2 Intuito, 1 Agilità

Passive:
resistenza al fuoco non tecnica [6/6]
Capacità di ignorare dolore fisico [6/6]
+ 1 CS alla Forza se nemico utilizza tecniche di power up [5/6]
Forza sovrumana [5/6]


Attive:La Resistenza di un Drago:[abilità personale 1/25 di schivata di natura fisica consumo Medio di Energia, difende da un danno Medio di natura fisica]
La Potenza di un Drago:[pergamena Guerriero "Fortificazione Suprema" natura fisica, consumo Critico di Energia, dona +6 CS a Forza, +5 CS a Velocità, +3 CS in Intuito e +2 CS in Agilità,abilità personale 4/25, tecnica di natura magica, consumo Medio di Energia, Galad concentra il fuoco draconico in una qualsiasi delle sue armi, quindi attacca il bersaglio che, se colpito, subirà un danno Medio al Fisico

Consumi: 1Critico+2 Medi= 40+10+10=60%

Riassunto: eccoci qua per il mio primo post :ponpon:

penso di aver fratto un postpiuttosto lungoma mi è servito per spiegare perchè mai Galad avrebbe dovuto essere nella Roesfalda essendo lui originario dell'Akeran. Galad infatti sta cercando la grotta di Mae-zas, un'antica leggenda Maegon che ha a che fare con la sua mutazione e si è spinto sempre più a nord guidato dalle voci. Il motivo per cui Galad si è fatto coinvolgere in questo compito è che mastro Hulin, il reclutatore, pare conoscere molto su quella leggenda. per quanto riguarda il combattimento, ho cercato di usare uno stratagemma perché combattere contro 2 pericolosità D per me che sono una D anch'io non sarebbe stato tanto coerente con una vittoria, quindi:

ho fatto si che uno dei due mi attaccasse e mi spingesse verso il cancello del forte, durante il primo attacco di Keiran, lui si potenzia con +4 CS alla forza e mi attacca, io uso la pergamena fortificazione suprema e la passiva che mi dona + 1 CS a forza per il potenziamento del nemico, quindi paro tutti gli attacchi usando 2 CS in forza, 1 in velocità e 1 in intuito, dopodichè uso la mia schivata fisica Media per difendere il pugno-tecnica Alta fisica- subendo un Medio alla spalla sinistra. Volteggio dietro l'avversario ed eseguo un affondo parato da una tecnica fisica Bassa, quindi uso un pugno improvviso usando 1 CS in velocità e 1 in forza ed unendo la passiva di forza sovrumana, così che quando colpisco l'uomo questo faccia un bel volo all'indietro oltrepassando il cancello che mi appresto a chiudere. nel frattempo mi ha raggiunto l'altro fratello che mi colpisce con un attacco fisico portato con 2 CS in velocità, uso 1 CS in agilità per tentare di schivare ma lui mi colpisce al braccio destro lasciandomi un taglio di entità Media. mi allontano, paro un altro attacco fisico ed uso la mia tecnica personale Media, incanalando l'energia nella mano sinistra e sferrando un pugno che colpisce l'avversario e lo getta a terra. l'incontro viene fermato prima che possa saltare alla gola dell'avversario e proprio mentre Keiran si stava gettando ancora addosso a me dopo aver riaperto il cancello.
il resto del post descrive l'arrivo alla villa e la conversazione con Yoshir, PG di Crowen, concordata con lui in privato.
scusate se sono stato prolisso anche nel riassunto :8D:
P.S scusate anche per la citazione di Star Trek nel titolo del post, ma ci stava troppo bene, alla fine l'ystfalda è davvero l'ultima frontiera :v:


Edited by mr.gioco - 14/12/2016, 11:57
 
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view post Posted on 15/12/2016, 11:06


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Quella mattina Yorshir si mise in viaggio molto presto,non era sicuro di quanto distasse la sua destinazione e quindi sperava di trovarla prima che la notte lo inghiottisse.
Il giorno prima,un drappello di guardie a cavallo passò proprio difronte alla piccola fattoria dove si era rifugiato,per fortuna proseguirono oltre e non fecero caso ne a lui ne al cadavere di quel contadino sgozzato ed immerso nel fango dei maiali.
Mentre camminavano Yorshir riusci a sentire una buona parte della loro conversazione e da quello che poté capire parlavano di un vecchio veterano di guerra che in un paese poco lontano da lì reclutava guerrieri per un qualche incarico,non sapeva quale fosse lo scopo del reclutamento e forse neanche gli importava,era da giorni che si spostava da un luogo all’altro cercando qualcosa che potesse stuzzicare il suo interesse e forse aveva finalmente trovato quello che cercava.
Il sole era già tramontato quando Yorshir arrivò in un paese a nord della fattoria,subito notò una delle guardie viste il giorno prima,si trovava all’entrata del villaggio intenta a discutere con un mercante sulle varie merci che trasportava nel suo carro,superò i due uomini e si incamminò verso la locanda del villaggio per prendere una stanza e cercare informazioni sul suo obbiettivo.
Entrato nella locanda fu investito da un odore di carne e vino,non si aspettava di passare inosservato ed infatti molti furono gli sguardi sorpresi nel vedere il volto nuovo di un ragazzino da quelle parti. Dopo essersi seduto ad un tavolo,ignorando i tanti sguardi che man mano si posavano su di lui,vide un individuo in fondo alla locanda,era solo e dal suo abbigliamento si capiva che non era di certo un contadino,indossava una leggera armatura di cuoio con pantaloni di pelle e degli stivali neri,su un fianco teneva legata una spada in un fodero anch’esso di cuoio.
Alcuni contadini,seduti non molto lontano da Yorshir,iniziarono a parlare sottovoce come se avessero timore di farsi sentire e il soggetto dei loro discorsi sembrava essere proprio il misterioso uomo armato,non sapevano chi fosse ma quando era entrato nella locanda aveva subito attaccato un manifesto alla bacheca degli avvisi dicendo che reclutava uomini per fare la guardia ad un evento di una qualche nobile persona. Yorshir si rese conto che probabilmente oltre a divertirsi avrebbe anche potuto guadagnarci qualcosa da quel lavoretto,così si alzò da tavola e si diresse a passo spedito verso l’uomo che intanto sembrava preso a leggere un qualche tipo di documento.
”Ciao,ho saputo che cerchi persone per un qualche tipo di incarico,eccomi qua,il mio nome è Yorshir!”
”Si,e il mio nome e Johan,e ora smamma ragazzino questo non è un gioco!I bambini come te non dovrebbero impicciarsi nelle cose degli adulti!”
Yorshir aveva un largo sorriso sul volto,ingannare gli altri fingendosi un bambino indifeso lo aveva sempre divertito ma stavolta la cosa era diversa,voleva quell’incarico a tutti costi,e in più era sicuro che nessuno poteva resistere al suo volere. In un modo o nell’altro l’avrebbe convinto!
”Ok,basta giochini,a te serve una persona in gamba e non mi sembra che tu abbia trovato già qualcuno per questo compito, o sbaglio?”
Lo sguardo del reclutatore muto di colpo,era come se fosse assuefatto dalla voce del ragazzo.
”A dire il vero ho già un candidato,un certo Graeme,è arrivato in paese da poco e sembrava ben propenso ad accettare questo incarico,eppure non so perché ma tu mi ispiri fiducia!
Ebbene,metterò alla prova te e Graeme con un duello, dopodiché deciderò a chi dei due affidare la sorveglianza del banchetto. Ti aspetto tra due ore,fuori le porte del villaggio.”

”Molto bene,sapevo che avremmo raggiunto un accordo,a stasera.”
Yorshir si precipitò subito fuori la locanda,doveva trovare il suo sfidante in modo da capire se avesse avuto davvero una qualche speranza di sopraffarlo in un combattimento,i duelli corpo a corpo non facevano per lui,e comunque il suo esile fisico non gli avrebbe permesso di resistere a molti colpi.
Per fortuna il suo obbiettivo si era già fatto un nome da quelle parti,dalle voci che gli erano giunte sembrava che avesse avuto una brutta lite con uno dei paesani. Quando lo trovò,ai confini del villaggio,si rese subito conto che gli sarebbe stato impossibile affrontarlo in duello,l’uomo era alto e robusto,era vestito con abiti leggeri che gli lasciavano scoperte le braccia segnate da un buon numero di cicatrici e da un serpente tatuato sulla spalla sinistra che gli si attorcigliava al braccio,legata alla schiena portava una grande ascia di ferro,non di certo nuova a giudicare dall’aspetto. Sapeva di non avere alcuna possibilità di aggiudicarsi la vittoria contro un uomo di quella stazza,l’unico modo che aveva era che Graeme non avesse modo di presentarsi al duello,così cercando di mostrarsi il più intimorito possibile,in modo da non destare sospetti,si avvicinò a lui.
”M..mi scusi signore,mi manda un uomo di nome Johan,ho un messaggio per lei.”
”Oh,chi abbiamo qui?un piccolo succhia latte spaventato. Hahahaha!
Ebbene,cosa vuole quel tipo?”

”Si,ecco, mi ha chiesto di dirle che l’aspetta tra un’ora nella radura a sud del villaggio,dice che è una cosa della massima urgenza.”
”Bene,finalmente si è deciso a darmi l’incarico. E tu,cosa ci fai ancora qui? Forza vattene prima che perda la pazienza!”
Yorshir non se lo fece ripetere due volte,corse via finché non fu nascosto alla vista dell’uomo,dopodiché si recò immediatamente all’esterno del villaggio benedicendo la fortuna per aver intravisto quella piccola radura isolata quando era arrivato nei pressi del luogo.
Giunto in quella folta area nascosta si arrampicò su un albero attendendo l’arrivo della sua preda,gli piaceva improvvisare ma stavolta doveva essere cauto,alche il più piccolo errore poteva essergli fatale e non aveva alcuna intenzione di ritrovarsi un ascia conficcata in testa.
Stava quasi per addormentarsi quando lo sentì arrivare,il suo passo pesante sembrava quasi scuotere la terra,si avvicinava sempre di più all’albero chiamando a gran voce Johan,non poteva immaginare che da lì a poco la sua vita sarebbe finita per mano di un bambino.
Non c’era molto tempo e Yorshir doveva agire in fretta così tiro fuori il machete da sotto la veste e si lanciò contro il gigante,gli cadde sulle spalle a cui cercò di avvinghiarsi ma l’uomo si accorse rapidamente della figura che cercava di bloccarlo e con impeto furioso riusci a scrollarselo da dietro buttandolo a terra,ma il giovane si aspettava che la sua vittima avrebbe opposto resistenza e grazie alla sua agilità e a tutte le passate cadute subite riuscì a rimanere in equilibrio ed a tranciare i tendini della gamba sinistra dell’aggressore. Graeme riusci a malapena a girarsi verso di lui prima di cadergli davanti in ginocchio senza più riuscire a muovere la gamba,quando vide Yorshir, si manifestò sul suo viso un espressione di incredulità che subito lasciò il posto ad uno sguardo carico di odio e rabbia verso il giovane.
”Tu!maledetto ragazzino cosa diavolo credi di fare?!”
”Oh ma ciao,non mi sembri molto in forma eh? Scusami tanto,ma quell’incarico sarà mio hahaha!”
”Cos..”
La voce gli si spense quando la lama del machete gli trapassò la gola da parte a parte,l’ultima cosa che vide fu l’espressione compiaciuta di Yorshir,un espressione che nessun bambino dovrebbe mai avere.
Una volta eliminato il suo unico ostacolo,Yorshir si avviò al villaggio sperando che il cadavere rimanesse nascosto almeno per qualche giorno,arrivato all’entrata vide Johan parlare con una guardia e gli si avvicino.
”Buonasera signore,se il mio rivale è arrivato possiamo iniziare”
”Oh Yorshir,eccoti,avevo paura che ti fossi tirato indietro!stavo giusto informando questa guardia del duello e avvertendola di non immischiarsi per nessun motivo. Comunque Graeme non credo che verrà,avevo chiesto ad una donna di andarlo a cercare nella locanda ma tutti dicono di non vederlo da più di un ora,probabilmente ha cambiato idea.”
”Ah ma che peccato,avrà avuto qualcosa di più urgente da fare. Quindi? Il lavoro è mio?”
”Si,ragazzo a questo punto il lavoro è tuo. Partiremo domani mattina alle prime luci dell’alba,durante il viaggio ti spiegherò tutto ciò che devi sapere prima di arrivare,a domani!”
Durante il viaggio,Yorshir venne a sapere che la missione consisteva nel fare da guardia ad un banchetto ideato da un certo Lord Loyalar,una persona molto importante e ricca,per questo fu sorpreso quando arrivarono a palazzo.
Il giovane si sarebbe aspettato una reggia con bandiere di mille colori,giardini immensi ed altissime torri, invece ciò che vide fu un enorme muro roccioso che cingeva il castello dandogli quasi l’aspetto di un enorme prigione che serviva più a tenere la gente fuori che dentro,l’unica cosa di cui era certo era che in un luogo del genere sarebbero state invitate sicuramente persone illustre per partecipare la banchetto e quindi le possibilità che qualcuno pensasse di infiltrarsi erano molto elevate.
Yorshir fu portato direttamente in una grande sala con dei lunghi tavoli già pronti per l’evento ed infondo alla sala un semplice trono di legno,non era certo ciò che si aspettava,era evidente che a Lord Loyalar piaceva vivere nel lusso e nello sfarzo e quindi non riusciva a spiegarsi il perché di un trono così banale.
Mentre rifletteva su quell’insolita sedia le porte della sala si aprirono lasciando entrare un individuo completamente coperto da una tunica color sabbia,Johan l’aveva avvisato che sarebbero stati in due a fare la guardia e quindi presuppose che quello doveva essere l’altro reclutato che intanto si avvicinava verso di lui.
"Salve, presumo tu sia l'altro preposto alla sicurezza qui. Piacere, io sono Galad"
L’uomo gli porse la mano n segno di saluto ma Yorshir non era tipo da certe galanterie così si inchinò in modo ironico
"oh ma salve a lei,mi chiamo Yorshir"
"Non c'è bisogno di questa formalità, dammi del tu o in caso di pericolo non faremo in tempo a comunicare. speriamo non ci sia bisogno di intervenire comunque."
Anche se non riusciva a vedere il suo volto,Yorshir si rese conto che la sua presa in giro non aveva sortito alcun effetto su di lui,era rimasto impassibile come se non l’avesse nemmeno ascoltato
“Che cosa ci fai qui, comunque? Un ragazzino come te lavora al soldo dei nobili per mantenersi?”
Beh,come dargli torto,anche lui come tutti gli altri si era lasciato ingannare dal suo aspetto infantile ma forse con un po di fortuna avrebbe avuto l’occasione di mostrargli la sua vera natura.
"Ma certo,è un passatempo come un altro no?E poi,con un po’ di fortuna,potrebbe arrivare qualcuno con cui divertirci!Tu invece,cosa ti porta qui?”
" io sto... cercando... risposte. Sono qui perché un tizio deve darmi delle informazioni, questo è il mio prezzo da pagare"
Mentre parlava,Galad,sembrava essere completamente assorto nei suo pensieri,ciò incuriosì molto Yorshir,non sembrava un combattente eppure era lì e probabilmente anche lui aveva dovuto affrontare una qualche prova,forse quella lunga veste nascondeva più di quanto desse a vedere.
" Non amo combattere per gli altri, spero che a nessuno venga in mente di creare fastidi."
A quelle parole,il ragazzo iniziò a pensare che forse,Galad,non era poi così interessante,sembrava alquanto monotono e apatico,non amava combattere,quindi non aveva mai sperimentato il vero divertimento nel vedere qualcuno soffrire.
Solo allora si rese conto che sembrava fossero passate ore da quando era entrato in quell’enorme sala e la noia iniziava a prendere il sopravvento su di lui.
"Io mi sto annoiando,pensi che dovremo aspettare ancora molto?"
D’un tratto le porte si aprirono lasciando entrare un uomo seguito da altri due individui
“Sembra proprio di no.”
L’uomo che entrò non era di certo un guardia,vestiva con lunga tunica che dava subito nell’occhio,era fin troppo appariscente anche per luogo come quello. Pur non avendolo mai visto, Yorshir era più che sicuro che fosse Lord Loyalar. Essendo abbastanza rotondo l’uomo si muoveva con un portamento che solo una persona di famiglia nobile avrebbe potuto avere,non era armato e ovviamente non ne aveva bisogno a giudicare dai due individui che lo scortavano,alla sua sinistra riconobbe Johan,mentre l’altro uomo che era visibilmente più anziano portava una una lunga tunica verde ed un medaglione appeso al collo.
Yorshir,che intanto si era accomodato per terra,all’ingresso delle tre figure iniziò ad agitare freneticamente la mano mentre Galad gli rivolse un saluto quasi freddo e distaccato.


CITAZIONE
Energia:75%
Mente:70%
Corpo:150%

Attive utilizzate
Ricorda,io ho sempre ragione! (Natura psionica) (Bassa)
Yorshir vivendo per strada a contatto con ladri e truffatori ha imparato che il modo migliore per ottenere ciò che si vuole è ingannare e persuadere gli altri affinché gli diano ragione.
Il giovane sfrutta il suo potere mentale (-5% mente) per ottenere informazioni e servizi dai suoi interlocutori
 
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¬K a h ø r i
view post Posted on 16/12/2016, 16:04




Un losco individuo.



Non sapeva come fosse arrivata fin lì, o meglio, non sapeva perché.
Dopo il suo ultimo incarico nelle terre calde e desertiche dell'Akeran, aveva deciso di riprendere il suo cammino e spostarsi nuovamente verso nord, per visitare quella parte di mondo che non aveva ancora esplorato: il Dortan.
Non aveva uno scopo preciso, né una destinazione, e si prese tutto il tempo per girovagare e studiare i dettagli di quella regione: i paesaggi erano più variegati rispetto a quelli a cui si era abituata nell'Edhel e questo la attrasse fin da subito, ma le sua popolazione, composta prevalentemente da umani, la costrinse a rallentare e tenersi lontana dai centri abitati, potendo spostarsi liberamente per osservare villaggi e costruzioni soltanto a notte fonda.
Una sera decise di avvicinarsi ad uno di questi villaggi, nascondendosi tra un'ombra e l'altra proiettate dalla luce della luna piena fra le case, per osservare più da vicino la vita degli uomini. Fluttuava, lenta e silenziosa, tra le viuzze fatte di ciottoli, voltando lo sguardo in qua e in là: le case avevano mura fatte in pietra con macchie di muschio verde sparse un po' ovunque, tipiche di un clima umido e fresco come quello, ed i tetti in paglia, a spiovente, per defluire l'acqua delle piogge e al contempo riscaldare l'ambiente all'interno; una scuderia sulla destra era composta da pali di legno, attentamente levigati ed incastrati tra loro per poter reggere agli strattoni dei due cavalli legati all'interno del recinto, dormienti sopra dei giacigli fatti di paglia; in lontananza, sulla cima di un colle, un castello di pietra grigia, con le guglie delle torri messe in evidenza dalla luce sullo sfondo blu notte del cielo. Tutto era silenzioso e tranquillo, le luci spente e neanche il fumo usciva più dai comignoli delle case.
Il buio, il freddo, il silenzio. Quello era il momento, il suo momento: la notte.

Decise di essersi dilungata fin troppo nel suo osservare - stare lì allo scoperto in mezzo a tutti quegli umani era un grosso rischio - e fece per andarsene, quando un rumore familiare la fece bloccare di colpo sul posto: un sibilo che si faceva sempre più vicino, fino a che una freccia non si infilzò a terra, proprio davanti a lei.
Si mise in guardia, sollevò lo sguardo e solo allora capì di non essere sola: una figura era apparsa ad una decina di metri da lì, ma nell'ombra non riuscì ad intravedere cosa fosse, ed avanzava con passo lento e deciso verso di lei.
- Cosa vuoi, mh? – Chiese l’ombra con tono pacato. - Io non cerco guai, stavo giusto per andarmene. -
L’altro non rispose, ma continuò a camminare come se non avesse sentito nulla.
- Mmmh… Te lo chiedo di nuovo: che vuoi? – Questa volta parlò più forte, nel dubbio che prima non l’avesse udita. Non aveva paura, affatto, ma in quel momento non aveva voglia di ritrovarsi in mezzo ad un combattimento senza senso.
La losca figura si fermò a due metri da lei e uno spiraglio di luce la illuminò: portava un lungo mantello nero da cui spuntavano fuori solo due stivali di pelle marrone ai piedi, un cappuccio che nascondeva il volto e lasciava intravedere solo una folta barba rossiccia. - Tsk, sei anche più schifoso di quanto mi hanno raccontato... – Disse biascicando con tono sprezzante. - … Spero che abbia le sue buone ragioni per avermi mandato fin qui, tsk! -
L’ombra tentò di avvicinarsi, per vedere meglio il suo interlocutore, ma non appena mosse i suoi fasci d’ombra un’altra freccia si conficcò nel terreno a pochi centimetri dall'altra.
- Non azzardare ad avvicinarti, mostro! – La sua voce era piena di rabbia e sdegno, più che di spavento, e lasciava intendere che non si sarebbe preoccupato di conficcarle una freccia dritta nel petto.
- Mh, d’accordo... – Sospirò: era ormai troppo abituata a ricevere quel genere di accoglienza per preoccuparsi delle minacce che le venivano rivolte ogni volta. I suoi occhi si illuminarono. - Te lo chiederò per l’ultima volta: che cosa vuoi da me? -
- Io da te non voglio proprio un bel niente, tsk! – Concluse la frase con uno sputo. Doveva avercela proprio a morte con le creature come lei. - Ma lui vuole che tu porti a termine questo cazzo di lavoro… Te e non me, capisci!? – Il suo tono si stava alzando e diventava via via più aggressivo, il respiro affannato di chi riesce a stento a contenersi. Poi lo vide infilare una mano da qualche parte nel mantello e, dopo qualche profondo respiro, riprese il discorso più tranquillo. - Ma non me ne frega niente sai? Proprio un bel niente, tsk! Meglio che sia una bestiaccia come te a morire... -
Di nuovo quel sibilo, e poi una terza freccia si conficcò nel terreno, stavolta con un pezzo di pergamena, piegato in due, infilzato vicino alla punta di ferro.
- Lì c’è tutto quello che devi sapere... – Disse indicando con un braccio il foglio. - … Fa’ quello che devi o sarà un piacere ammazzarti, schifezza volante! Tsk! -
La nera creatura si accucciò per controllare meglio e, dopo essersi assicurata che non vi fosse alcuna trappola, allungò uno dei suoi fasci verso la freccia, strappando il biglietto. Quando si rialzò per chiedere ulteriori spiegazioni al personaggio misterioso, questi se n’era già andato, scomparso silenziosamente tra la nebbia che iniziava a salire tra i vicoli.
- Ma… Mmmh... – Si guardò un po’ intorno, ma capendo che non ci sarebbe stato modo per ritrovare quel tipo sospirò profondamente. - Mh, ci mancava solo questo... – Fissò per qualche secondo il foglietto che stringeva tra le sue mani fittizie: era davvero una buona idea leggerne il contenuto e dare retta ad un perfetto sconosciuto che non aveva fatto altro che minacciarla ed insultarla fino ad un attimo prima? - Magari conoscerò qualcuno di interessante, mh? -
Già. In fondo, per quanto si sforzasse di rimanere sempre fuori dagli affari degli esseri umani, la sua curiosità vinceva sempre su tutto. Srotolò la pergamena e lesse con attenzione quanto scritto.

”Fra quattro giorni ci sarà un banchetto serale nella magione di Lord Loyalar, nella Roesfalda. Introduciti nella sua residenza e ruba la missiva con la testa di una selvaggia creatura del Plaakar impressa sulla ceralacca. Portala con te la notte stessa, nel medesimo luogo in cui tu e il tuo mittente vi siete incontrati. Agisci con la massima libertà. La ricompensa sarà in danaro e non solo.

Nota: all'interno del castello ci saranno tre indovini specializzati in telepatia, illusioni e camuffamenti a controllare gli invitati, ma non si sa dove si trovino né che aspetto abbiano. Tu non sei sulla lista degli invitati.”


Eccola là: senza sapere né come né perché si era ritrovata nuovamente invischiata con gli affari politici degli umani, che la interessavano anche meno del denaro o del famoso onore dei duellanti di cui tanto parlavano.
Ma ormai c’era dentro. Assoldata da un presunto sicario sconosciuto, che l’aveva scelta chissà in base a quale criterio, promettendole una ricompensa di cui non le importava e che forse non sarebbe mai arrivata, ma c’era dentro. Perché – si ripeté nella sua mente – per quanto tutto ciò non la interessasse, il banchetto la incuriosiva. Il Lord di cui parlava la pergamena la incuriosiva. I tre indovini la incuriosivano. E, confidando nel fatto che non sarebbe stata da sola a svolgere quel lavoro, anche conoscere gli altri sicari assoldati la incuriosiva da morire.
Fu così che, dopo aver nascosto per bene il biglietto tra le sue tenebre, se ne andò fluttuante immergendosi nella nebbia ormai alta.




La magione Loyalar.



Per giungere fino alla sua destinazione la Tentazione impiegò tutti e quattro i giorni di tempo, approfittando ancora una volta per osservare e studiare la natura e la società.
La Roesfalada era molto diversa da quella che poteva considerare casa sua: era un territorio molto ampio, costituito principalmente da deserti ghiacciati che diventavano ancora più suggestivi in quel periodo dell’anno, con il freddo; le colline si susseguivano una dietro l’altra, cosparse da fiumi e fiumiciattoli che rendevano particolarmente rigogliosa la regione, al di là di quello che si potrebbe immaginare con un clima tanto rigido. I villaggi che si era lasciata alle spalle erano sempre molto piccoli e con pochi abitanti che uscivano poco di casa, da come aveva potuto notare, se non per andare a pregare e a lavorare nei campi.
Lei non ne capiva molto di usi e costumi umani, certo, ma già subito dopo aver varcato il confine i primi che aveva incontrato le erano sembrati particolarmente spaventati – se non del tutto terrorizzati – e molto poco ospitali nei suoi confronti, per cui aveva deciso di tenersi completamente alla larga da ogni centro abitato onde evitare guai, continuando il suo viaggio seguendo le rive dei corsi d’acqua.

Arrivò alla magione dei Loyalar all'imbrunire del quarto giorno, dopo aver smarrito per ben due volte la strada tra le colline. Dopo tutto non era facile captare informazioni su quale direzione seguire soltanto ascoltando i discorsi altrui, senza poter chiedere direttamente, ma tenendo fede alla sua scelta di restare nascosta aveva evitato di finire sulla forca e che qualcuno avesse saputo della sua presenza.
L’edificio era arroccato in cima ad una piccola montagna e da lassù governava la valle al di sotto, apparendo molto più maestoso di quanto non fosse in realtà, circondato da un’imponente parete rocciosa che rendeva apparentemente impossibile l’accesso, se non tramite il sentiero principale, che si snodava a partire da una fenditura al centro. Proprio come si sarebbe aspettata da un banchetto di nobili, due guardie armate erano state posizionate ai lati dell’ingresso a controllare gli invitati; c’era poi un terzo uomo al centro, con le braccia conserte e apparentemente immobile, probabilmente uno dei tre indovini di cui parlava la pergamena.
L’ombra si appostò in lontananza, nascosta tra gli alberi, ed attese finché non arrivò uno degli ospiti: l’indovino non si mosse di un millimetro, quasi fosse una statua, mentre una delle due guardie estrasse dall'armatura una pergamena e la spiegò di fronte a sé; l’invitato rimase fermo di fronte ai tre giusto qualche secondo, poi la guardia gli fece cenno di passare e questi entrò.
Con un sistema di sorveglianza del genere – pensò - non avrebbe avuto la minima possibilità di entrare: il suo nome non era tra quello degli invitati e se quello fosse stato l’indovino specializzato in illusioni, neanche la più forte delle sue tecniche l’avrebbe aiutata a superarlo.
Si immerse nuovamente tra gli alberi e dopo una ventina di metri tagliò verso destra, raggiungendo un punto più nascosto della parete rocciosa; controllò che non vi fosse nessuno a fare la guardia nei dintorni o dall'alto e poi con uno scatto si fiondò sulla roccia, iniziando un lento processo di scomposizione: fascio dopo fascio si dematerializzò, iniziando a penetrare con le sue tenebre tra le cavità delle pietre, come un fantasma, finché non si ritrovò letteralmente dentro le mura.
La parete era più spessa di quanto avesse immaginato e, mentre procedeva, si rese conto che qualcosa le stava procurando un enorme fastidio addosso, come un prurito: migliaia di piccoli insetti le si erano appiccicati lungo tutto il corpo e la mordevano freneticamente, come se non avessero toccato cibo per anni. Certo, uno solo di quegli affari non avrebbe fatto del male nemmeno ad una mosca, ma quando un intero nido si risveglia e decide di assalirti le cose non sono altrettanto facili. La Tentazione si sentiva tirare indietro, dolorante in ogni sua parte, e per un attimo credette di rimanere rinchiusa lì in mezzo per sempre, ma per sua fortuna era ormai arrivata dall'altra parte e con un ultimo sforzo si trascinò fuori, venendo sputata fuori dalle rocce tutta d’un botto. Si assemblò velocemente per non restare lì ferma allo scoperto troppo a lungo e notò i numerosi buchi che quelle odiose bestioline le avevano lasciato addosso, ma la sua consistenza le permise di richiuderli subito e non lasciar vedere nulla di quanto appena accaduto.

Una volta riprese le sue sembianze si appiattì contro la parete ed iniziò a guardarsi intorno, per capire dove fosse sbucata fuori: la magione si ergeva squadrata di fronte a lei, sviluppata su tre piani e con le mura tappezzate da edere e finestre, alcune illuminate dalle luci delle stanze; tra lei e la casa si frapponevano alcuni metri di giardino ben curato, con siepi e fiori di diverso tipo; alla sua destra il sentiero principale sbucava dalla roccia e continuava per arrivare fino al portone principale, aperto e sorvegliato da due guardie armate anche stavolta, ma senza la presenza di un indovino. Dopo qualche minuto di silenziosa osservazione un rumore leggero di passi la riportò al presente, facendole capire di non essere da sola là sopra.




The Witch.



Una ragazza le si era avvicinata e la osservava con uno strano sorriso in volto, i capelli neri e gli occhi verde smeraldo, che rendevano il suo sguardo intenso e profondo. Non sembrava avere paura di lei, anzi, sembrava mostrare un inconsueto interesse.
- Chi sei tu? E... Cosa sei? – Disse l’ombra con una certa esitazione.
- Oh dear, non v'é ragione di essere così affrettati, chi ha tutto il tempo del mondo dovrebbe godere della dolce ebrezza dell'ignoranza quando questa si presenta loro. Quando si finisce col sapere quasi tutto non si è più sorpresi di nulla, you can trust me. – Disse quella con molta calma, avvicinandosi a lei e protendendo le mani verso il suo volto, quasi volesse afferrarlo. - u cosa sei? Quale debole pensiero umano ha contaminato la tua natura? Che cosa ha richiesto l'inquisitrice da te? Tell me everything. -
Quella ragazzina non sembrava affatto spaventata e la Tentazione ne rimase alquanto stupita: aveva ormai imparato che quelli che non la temevano erano come lei, o demoni, o un’altra di quelle strane specie.
- Tutto il tempo del mondo, mh? Capisco... – Era un chiaro riferimento alla sua immortalità in quanto creatura inumana. Quella sapeva benissimo cosa lei fosse. L’ombra avrebbe dovuto provare paura, come le era stato detto da quell'elfo oscuro tempo addietro, ma negli occhi e nel tocco di quell'esserino percepì una certa familiarità, un ché di accogliente e rassicurante. Il suo sguardo si accese di un giallo intenso. - Io? Mmmh... Io potrei essere qualsiasi cosa tu voglia... Ogni tuo desiderio, ogni tuo sogno, ogni tuo incubo... Ma in fondo credo tu sappia meglio di me chi e cosa sono, mh? -
Si discostò, lasciando sfilacci d'ombra tra le dita della ragazzina, iniziando a fluttuare in tondo lì vicino. - Nulla di umano mi tocca, ma tutto mi incuriosisce... L'amore, l'odio, la paura, il coraggio, la gioia, il dolore... Eh si, gli umani sono così interessanti... – Si bloccò, tornando a fissarla. - Ma sai molto bene anche questo, mh? - Ricominciò a girare fluttuando. - L'inquisitrice? Mmmh... Sono stati tempi... Come dite voi? Tristi? Spiacevoli?... Si, forse li definireste così, mmmh... Io ho adempiuto ai miei obblighi e lei è morta, perciò non c'è molto da aggiungere ora... – Sapeva molte cose sul suo conto, forse troppe. Conosceva addirittura il suo passato, la Dama Bianca e tutto il resto. Chi era in realtà quella ragazzina? Le si avvicinò di botto, quasi con uno scatto, gli occhi sfavillanti, ma non minacciosi. - Risponderai alle mie domande ora, mh? -
Quella non arretrò, anzi si avvicinò ancor di più, tentando di abbracciarla e l’ombra, non sapendo come reagire a quel gesto, rimase lì immobile e un po' stupita da quell'atteggiamento, continuando a fissarla sempre più interessata.
- My dear, se ti mostrassi tutto ciò che amo e temo cambieresti forma con così tanta frequenza dal perdere cognizione di te stessa, ed io non voglio che questo accada. Speaking of which, I am a Witch. Una Strega, non come le vecchie mentecatte che vendono filtri annacquati per sciocchi contadinotti, ma una di quelle che era solita giocare con le vite dei regnanti per capriccio. Quelle della mia razza giocavano con quelle come te molto prima dell'inquisitrice, lei ha solo deciso di aprire una porta più grande e ha gettato via le chiavi. – Disse, con quella voce di chi è molto fiero di essere ciò che è.
- Giocare con noi, mh? E tu? Tu vorresti giocare con me? - Le fauci si aprirono e formarono un ghigno raccapricciante, emanando una luce bianca e scintillante, e i suoi tentacoli d'oscurità si liberarono sinuosi vibrando nell'aria, spargendosi un po' tutt'intorno. Quelle scene teatrali non erano da lei, ma doveva testare fino a che punto la piccoletta avrebbe resistito; e quella ancora una volta non reagì con timore, solo con uno sguardo leggermente infastidito. Dopo qualche secondo di pausa in cui la scrutò a fondo, l'ombra si ricompose e cercò di riassumere il suo aspetto più neutrale, allungando quella che potrebbe essere considerata una mano. - Mmmh... Sei interessante piccoletta, sei interessante... La Tentazione, così mi chiamarono e mi chiamano tutt'ora... -
- Any time you want, ma come puoi immaginare io scelgo i miei playmate con una certa attenzione, essere solo un'ombra non ti basterà. Tu hai bisogno di qualcosa di concreto, come un corpo, un'ancora fisica a cui aggrapparti. Tutto questo fumo non ti si addice, non alla Tentazione. – La strega fece dei bravi passi attorno a lei, scorrendo la mano sul suo fianco. - Se ti dicessi di poterti dare un corpo, tu cosa risponderesti? Non ti piacerebbe essere completa? Ho sempre desiderato avere un'amica come te, qualcuno che si avvicini anche solo marginalmente a quello che sento. Do you want to make a deal, my dear? -
L'ombra ascoltò le parole della strega con attenzione, gli occhi le si accesero improvvisamente all'udire la parola corpo e quel ghigno bianco lievemente pronunciato che era rimasto fino a quel momento sulla sua bocca, si spense e scomparve del tutto.
- Un corpo e... Un patto, mh? Accidenti... - Anche gli occhi ormai non erano più sfavillanti come un attimo prima. - Mmmh... Io sono un essere eterno, immortale, che è stato, è e sarà... Sono qui in questo mondo per mia libera scelta e vi rimarrò finché non mi stancherò di voi, delle vostre emozioni, dei vostri amori e delle vostre guerre, mmmh... A tal proposito, dovremmo occuparcene prima o poi, mh? - Girò il capo verso l'edificio imponente di fianco a loro. - Perché... Anche tu sei qui per quello, mh? - Si voltò di nuovo verso la ragazzina, sguardo fisso in quegli occhi color smeraldo. - La tua offerta non mi interessa... Non sarò in grado di capire gran parte dei vostri concetti, ma ce n'è uno che ho fatto mio e non me ne priverò... Mmmh... No, non ancora... La libertà è una cosa importante, mh? -
- A real shame, ma non credere di essere veramente eterna come ti hanno fatto credere. Per uccidere un'ombra basta cancellare ogni sua memoria, e la non esistenza è a ragion del vero ben peggiore della morte. – La strega sospirò, facendo scivolare le mani sul suo corpo etereo, per poi rivolgersi verso la villa. - La realtà dei fatti è che avrai comunque bisogno di un corpo se vuoi entrare senza destare sospetto alcuno, altrimenti sarai scoperta ancor prima di incontrare uno degli Indovini. Noone wants a bad ending, yes? Senza il mio sostegno non c'è molto che tu possa fare da qui, a parte certo fungere da esca. -
- Peggiore, migliore... Mmmh... Sono parole che non significano nulla per me... Si può credere di stare vivendo o di morire, è solo una questione di punti di vista, mh. - L'ombra si lasciò accarezzare e protrasse i suoi fasci verso la strega, inspiegabilmente attratta da quell'essere. - Questo comunque non significa che voglia smettere di esistere proprio oggi... Mmmh... Tu sei interessante piccoletta, te l'ho detto... Ed hai bisogno di me quanto io ho bisogno di te, mh? - La Tentazione si espanse, avvolgendo la ragazzina in maniera innocua, che si crogiolò tra le sue tenebre. - Oggi, e solo per oggi... La mia anima sarà tua, mh... Che ne dici, arwen en amin*? - E pronunciò quelle parole, ancora una volta. Solo la grande Etinel gliele aveva sentite dire: un segno di completa obbedienza e sottomissione, ecco cosa volevano dire per lei quelle parole. E in quel momento, riconobbe che il suo asservimento alla streghetta sarebbe stato necessario per sopravvivere e portare a termine il suo compito.
- Mine for a day, l'idea mi alletta molto, ma come ho detto non posso tenerti così, sarebbe sconveniente. - La Strega si voltò per cercare il suo volto, per poterlo prendere fra le mani ed accarezzarlo, sorridendo. - Ho in mente una forma perfetta, qualcosa di unico che tu hai visto già una volta nella tua esistenza.Do you trust me? -
- Non farmi ripetere... Come ho detto la mia anima è tua per oggi, mh... - Capendo l'intenzione della strega, l'ombra afferrò le sue mani e se le portò lentamente al volto, puntando gli occhi sui suoi. - Fai di me ciò che vuoi, arwen en amin... - Sussurrò infine, sfoderando il suo ghigno. Ripetere quelle parole serviva solo a rafforzare il concetto, a far capire alla sua interlocutrice che le sue intenzioni erano serie.

Era evidente che la strega non stesse aspettando altro, infatti non appena l'ombra acconsentì al suo piano si mise all'opera e in pochi istanti creò un nuovo corpo dal nulla, senza troppo sforzo, probabilmente abituata a quel genere di incantesimo.
L'involucro, così potrebbe essere meglio definito, era quasi identico alla ragazzina, una sua copia molto ben riuscita: una giovane alta e snella, dalla carnagione pallida, i capelli corvini e gli occhi color smeraldo, le labbra sottili e rosate; gli abiti invece si addicevano di più ad una creatura delle tenebre come la Tentazione: un vestito nero che terminava sopra le ginocchia, con delle balze in fondo alla gonna, un collo a camicia e delle maniche corte a palloncino, uno stringi vita di pelle nera e degli stivali che arrivavano fino al polpaccio, anch'essi di pelle nera, con numerose fibbie.
La nera creatura studiò ogni dettaglio di quel corpo, centimetro dopo centimetro, fluttuandole lentamente tutt'intorno. - Mmmh... -L'estetica non l'aveva mai interessata, ma se per la prima volta nella sua eterna esistenza avrebbe dovuto indossare un corpo, pretendeva che fosse preciso e curato nei particolari, che le piacesse, per quanto potesse capirne di bellezza. - Noto una certa somiglianza tra voi due, mh? - Disse infine dopo aver squadrato per bene il manichino. - Avrei scelto qualcosa di più tetro, ma... Mh... I patti sono patti... E io rispetto sempre i patti. -
Senza ulteriore indugio l'ombra si posizionò di fronte al corpo senza vita e si lasciò andare, liberando ogni fascio di tenebra e dirigendolo in ogni possibile cavità: occhi, naso, bocca, orecchie, persino dai pori della pelle; ci vollero solo pochi secondi perché tutta la sua oscura essenza fluisse all'interno, finché di lei non rimase nulla e quegli occhi smeraldi non si tinsero di un riflesso ambrato.
Era una sensazione strana, che non aveva mai provato prima: era lei, la sua coscienza e la sua mente erano rimaste intatte, ma ora poteva percepire due gambe, due braccia, il freddo sulla pelle e sulla punta del naso, lo stomaco che borbottava e il cuore al centro del petto che pulsava sangue caldo. Poteva sentirsi, in una consistenza che mai nella sua intera esistenza aveva potuto provare. Le punte delle dita le formicolavano, quindi strinse i pugni e li riaprì un paio di volte, per acquisire maggiore sensibilità; poi si stiracchiò allungando le braccia in alto e piegando la testa da un lato e dall'altro, finché non sentì quel corpo un po’ più suo. Dopo aver preso una certa confidenza con le sue nuove gambe, piegò in avanti il busto e facendosi forza con l’aiuto delle braccia si alzò in piedi, aspettando qualche secondo perché la testa smettesse di fare quello strano effetto, come se tutto il mondo attorno a lei avesse iniziato a girare.
- Wonderful, marvelous, impeccable!. Adesso sei perfetta, – Disse la strega, battendo le mani silenziosamente, un sorrisetto visibilmente trattenuto sulle sue labbra. - Adesso sarai in grado di entrare senza destare alcun sospetto, a questi sempliciotti farà bene avere qualcuno di apprezzabile fra di loro. Dovrai preoccuparti solo dell'Indovino capace di scrutare le menti, ma per il resto se non farai nulla di strano non avrai di che temere. -
Si voltò verso la strega: il suo corpo era cambiato, ma il ghigno sul suo volto era inquietante come sempre. - Mmmh... D'accordo... Mi ci vorrà un po' per abituarmi a queste nuove sembianze, ma non possiamo perdere altro tempo, mh... - Si voltò verso l'edificio ed indicò il portone d'ingresso con le due guardie. - Entriamo, mh? -
- Of course, ma prima cerchiamo di sistemare questa smorfia. - La strega poggiò gli indici ai lati della sua bocca e spinse verso il basso, fino a toglierle il ghigno dal volto. - Restami vicina, e qualunque cosa io dica per te sarà la verità più assoluta. Se dovessimo incontrare il mentalista ci penserò io a lui. Del resto non sono qui solo per della carta straccia... -
L'ombra non capì il senso del gesto della strega, ma ormai aveva una padrona e non si pronunció, sforzandosi di darle retta ed atteggiarsi piú da umana. - Mh, d'accordo... Ti seguo... -
Non immaginava cosa la strega avesse in mente, ma date le abilità che aveva dimostrato poc'anzi nelle arti magiche, era disposta a fidarsi, almeno fino a che non fossero riuscite ad entrare.





la Tentazione.

Corpo: 80%
Mente: 100%
Energia: 100%
Riserva CS: 0

Passive utilizzate:
CITAZIONE
»Disperdersi. Grazie al suo corpo etereo è in grado di decidere come e quando cambiarne la sua consistenza, così da poter oltrepassare degli ostacoli o essere oltrepassata per vanificare gli attacchi fisici, se attacco e difesa vengono compiuti a parità di CS. (Numero di utilizzi rimasti: 5) [Passiva razziale: Forma Eterea]

Attive utilizzate: //

Note: come detto in confronto ho subito l'alto al fisico dovuto agli insetti; sotto trovate la spiegazione delle uniche parole in gergo delle ombre che sono state usate.
Nient'altro da aggiungere, se non che mi scuro per il ritardo e... Buona role a tutti! :8D:

*Arwen en amin: letteralmente "mia signora", formale; termine che la Tentazione utilizzava quand'era a servizio di Etinel, per lei sta a significare asservimento ed obbedienza (quasi) totali.
 
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view post Posted on 16/12/2016, 18:46
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Time Lost Centurion (3dh Economic Crisis Edition)
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Roma! Roma? Si, Roma.

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Regni del Leviatano - Residenza Ashwood
«The Messanger»

Ci sono molti visitatori che passano per le mie terre, per quanto piccole sono comunque rigogliose, attirano ogni sorta di curioso individuo. Per lo più mercanti prezzolati, scortati da burberi mercenari contenti della sostanziosa paga a loro offerta. Pochi viaggiatori che si spingono a nord in cerca di avventura, conoscenza, o semplicemente per spezzare la monotonia della propria esistenza. Una volta ogni tanto, però, arriva qualcuno di speciale, individui unici con obbiettivi altrettanto singolari. L'illusione più bella di tutte è quella del controllo, dell'ordine assoluto, quell'immaginario in cui ogni individuo svolge il suo ruolo alla perfezione e nessuno impedisce agli altri di fare il loro. Quando mi hanno intrappolata il Dortan aveva i suoi regnanti, signori, dal piccolo e borioso nullafacente al baffuto e irascibile guerrafondaio. Fu mentre ero via per circostanze involontarie che qualcuno decise di mettere un po di sale in zucca a tutti quanti, anche se i più nel cranio si ritrovarono solo un bel pugnale, ma chi dice che Rayner avrebbe potuto unificare il Dortan solo con la diplomazia è un povero illuso. La diplomazia funziona solo se con questa segue il potere, la campagna di morte e conquiste iniziata dal Re che non Perde Mai gli conferì quel potere con cui riuscì ad annettere il resto del Dortan senza ulteriori spargimenti di sangue. Per un po fu un sogno, l'intero continente tenuto in scacco da un solo uomo, con vassalli troppo intimoriti o rispettosi di lui per poter anche solo contemplare l'idea di tradirlo. Quel potere così consolidato e singolo è la rovina odierna, la causa di tanti intrighi e spargimenti di sangue che sono culminati con l'assedio su Ladeca. Perché il popolo si era abituato ad essere bacchettato e guidato, come una droga dal quale è difficile distaccarsi, la placida comodità di qualcuno che prende le decisioni al posto tuo. Per gente come me seguire gli ordini di qualcun'altro è pura agonia, pazzia, ma per altri non v'è cosa più piacevole. Tutto ciò che fai nel bene o nel male può semplicemente essere scaricato su chi ha pronunciato il comando, come se anche le peggiori atrocità possano essere giustificate mettendosi nei panni di uno sfortunato sottoposto senza scelta. C'è sempre una scelta, come quella del messaggero giunto sino alla mia corte, chiedendo di incontrare il Cavaliere Cremisi, storie udite di un individuo solitario che ha sgominato un'armata di banditi da solo. La verità dietro a ciò è molto meno eroica, ho semplicemente inviato uno dei miei cavalieri a braccare qualche brigante troppo problematico, ma le storie si sa vengono storpiate ad ogni parola e finiscono col divenire troppo grandi. Ma più è grande al bugia, più è facile che qualcuno possa crederci. Ed io mi trovo sul piccolo trono della mia dimora, al centro del salone principale il cui tavolo è stato comodamente rimosso, davanti a me una figura di sesso maschile alto non più di un metro e ottanta. Indossa un cappuccio ed un mantello sgualcito, indosso una vecchia armatura di cuoio. Però ha fatto tutti gli inchini e le cortesie come un vero valletto, qualcuno che ha navigato in mezzo alle venefiche corti Dortaniane ben più di quanto il suo travestimento rovinato non debba dare a vedere.

«Quindi vuoi che uno dei miei cavalieri si infili nella villa di un signorotto di seconda classe e lo derubi di un documento, del quale lei casualmente non sa niente. Perché dovrei rischiare al vita di uno dei miei servi per un pezzo di carta?» Normalmente è abituato a studiare i suoi obbiettivi, a cercare informazioni sui nobili che deve incontrare, per sapere che tasti premere. Nessuno però parla mai di Lady Ashwood, l'unica storia quella dell'unica erede di una terra rigogliosa e prospera sfuggita al massacro della sua famiglia per mano di assassini. Nessuno sa altro, qualcuno la vede passeggiare ma nessuno si ferma per parlarle, intimoriti dalla sua presenza e rispettosi della sua giusta autorità. Un briciolo di fatica per far cadere tutti i pezzi nel punto giusto, ma il risultato finale è davvero appagante. «Mia signora, se mi concede-...»
«NO. Non voglio star qui a perder tempo con un messaggero, se vuole appropriarsi dell'alfiere dovrà convincere la regina, e le assicuro che per sua sfortuna il fato non le ha messo davanti una puttana arricchita che si accontenta di due colpi di spada. Se questo incarico non fosse stato così importante lei non sarebbe qui, quindi qualunque cartaccia c'è da prendere in quella magione significa davvero molto per il suo mittente, e se lei è qui da solo allora lei sa anche qualcosa di più, giusto?» Questa sarebbe la parte dove il messo capisce che quella in cui è entrato non è la tana di un nobile cervo, ma di un lupo dalle tendenze abbastanza violente, il suo corpo gli suggerisce di scappare ma sa anche che farlo sarebbe una condanna a morte. «Quindi mettiamola in questi termini, lei mi dirà tutto quello che c'è da sapere e anche quello che doveva tenere per se. Non menta, sono brava a riconoscere una bugia, e piuttosto severa nel punire chi osa anche solo provare a prendermi in giro. Sappia però che se mi dirà tutto allora queste carte non adempiranno mai al loro scopo, e chi di dovere le riceverà come lei richiede. Tutto o niente, oggi non mi sento davvero in vena di mezze misure. So...»



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«Do we have a deal?»





Roesfalda - Residenza Loyalar
«The Witch's Ambition»

La conversazione col messo alla fine è stata soddisfacente, le motivazioni di tutto questo ridicolo intrigo fin troppo chiare. Come ho detto, a molti piace farsi governare, altri ripudiano questa condizione e cercano la libertà. Ma una terza ristretta cerchia di individui vuole invece essere dall'altra parte del tavolo, a dare ordini, in alto e ben protetti da tutto e da tutti. Uomini come questo Loyalar, che sta stringendo accordi con qualcuno che non conosce nemmeno il significato della parola rispetto, a parte il rispetto per il potere fintanto che appartiene a lei. A me piace mantenere il naturale rodine delle cose, e come si sa gli animali a sangue freddo non reggono bene i clima rigidi del nord. Far sparire i documenti risolverebbe solo parte del problema, sfortunatamente, in una situazione del genere l'osare di un singolo individuo può piantare i semi della rivolta nelle menti di molti. Far sparire i documenti è solo una sicurezza, in realtà se voglio mettere un freno a questa piccola falla dovrò far si che i diretti interessati siano costretti a rivalutare le proprie opzioni. la tenuta devo ammettere è davvero singolare nella sua bellezza, così ben arroccata in cima ad un'aspra conformazione rocciosa di ragguardevole stazza e angolazione. Da più l'idea di una fortezza mascherata da villa, probabilmente costruita in tempi ben più belligeranti. Non passerò dalla porta principale, l'indovino mi preoccupa davvero poco, si tratta più che altro di una questione di principio. La natura mi appartiene, gli elementi esistono per piegarsi ai miei capricci, la terra è il più quieto e pacifico di tutti ed io lo valicherò senza alcun problema. Sorprendentemente sguarnito, forse per noncuranza o forse perchè il Lord sperava che i nidi di scolopendra sarebbero stati in grado di fermare qualunque arrampicatore. Piccole creaturine senza colpa, rintanate nella nuda roccia in attesa di una preda, non sarei sorpreso se il padrone di casa le abbia fatte mettere qui di proposito. La vera sorpresa però attende in cima, e non ha nulla a che vedere con questo pasticcio burocratico. Sapevo di non essere sola in questa impresa, ma con mia grande sorpresa la mia compagna in questa avventura è un'ombra, scaltra o temeraria a sufficienza dall'osare la scalata subito dopo di me. Seguo la sua fiamma color pece tra le tenebre, la trovo e non spreco certo tempo ad avvinghiarla tra le mie mani, avvolgendole un cappio di dolci parole attorno al collo. Non ho davvero bisogno di lei, ma lei ha sicuramente bisogno di me se vuole entrare nella villa senza far accorrere ogni guardia ed essere malmenata. In fondo è questo il guaio con le ombre schive come questa Tentazione, non sono in grado di rapportarsi bene con le persone comuni, troppo distaccate dalla realtà del Thedas. Ho avuto alcune ombre da compagnia, secoli fa, quando ancora non se ne andavano in giro per i capricci irrisolti di una puttana isterica con smanie di onnipotenza. Per addestrarle bisogna innanzitutto dargli un corpo, sentire le sensazioni che sentono gli altri all'inizio può sconvolgerle un po, ma il pregio della malleabilità sta anche nella rapidità di adattamento.
«Oh, un'ultima cosa. Devi tenermi sempre la mano, questioni di teatralità e poi devi imparare ad apprezzare un po di più il contatto umano.» La storia è perfetta, così come il mistero che al circonda, due gemelle che entrano nella villa mano nella mano, come chi è inseparabile da prima della nascita. Come chi è così simile all'altra da chiedersi perchè il fato ci abbia messo così tanto a farle incontrare. Sorridiamo verso le guardie come le ho detto, chiniamo il capo dolcemente come le ho detto, e poi ci incamminiamo con passo leggero all'interno della villa come le ho detto. «Spero che il Lord non si sia infastidito per la nostra breve assenza, ma sapete, avevamo cose di cui discutere...»




jpg

«...sisters things, certo non cose da uomini.»






¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯
Riassunto

CS { 0 }

Fisico {100%} ~ Mente {100%} ~ Energie {100%}




Passive:

» Amuleto dell'Auspex: (5/6)
» Passiva Razziale - Scurovisione: (5/6)
» Passiva Razziale - Sensi Migliorati: (5/6)
» Passiva Razziale - Mira precisa: (6/6)
» Passiva Razziale - Guida: (6/6)
» Passiva Acrobata - Funanbolo: (5/6)
» Passiva Acrobata - Caduta Lenta: (6/6)
» Passiva Acrobata - Scalatore: (5/6)
» Passiva Acrobata - Contorsionista: (6/6)
» Passiva Ladro - Celarsi: (5/6)
» Passiva Ladro - Velo Sonoro: (5/6)
» Passiva Ladro - Velo d'Ombra: (5/6)
» Passiva Personale - Volontà Estesa: (6/6)
» Passiva Personale - Chiaroveggenza: (6/6)
» Passiva Personale - Uno per Tutti: (6/6)


Attive & Oggetti:

Signora dei Patti: Da tempo immemore la Strega lega a se le anime di mortali e immortali tramite patti vincolanti, firmati nel sangue e scritti sull'anima. Una volta stabilito il prezzo la Strega si impegnerà a portare a compimento la sua parte dell'accordo. Quando questo avviene, la Strega esigerà giusto pagamento per i suoi servigi. Se il contrattore dovesse dimostrarsi insolvente, ella sarà in grado di ghermirne l'anima e sigillarla in una piccola bambola di pezza, assicurandosi la sua indiscussa fedeltà.

[Consumo Nullo]






Come da confronto, abilità di PK usata per generare un corpo in adempimento al patto con la Tentazione.


 
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4 replies since 8/12/2016, 00:40   268 views
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