Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Il Fantasma del Cuore

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view post Posted on 27/10/2019, 17:17
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È passato qualche anno da allora.
Fu l'ultima cosa degna di nota che mi successe. Basiledra è tornata alla normalità -un cumulo di macerie, ricettacolo di un vecchio sogno ormai da tempo spezzato. Ancora oggi le voragini ululano al passaggio delle correnti, la terra continua a soffrire delle ferite inflitte durante la guerra. Sono i suoni a cui ci siamo abituati noi tutti, rimasti qui anche dopo ogni battaglia, ogni tragedia, ogni incubo. Ladri e briganti, sì, ma anche altri: gli Sperduti. Li chiamo così, forse perché mi rivedo in loro, forse perché sono uno di loro. Sono coloro che non hanno mai lasciato davvero la presa, tenendosi stretti alla vita di un tempo, quando Basiledra era viva e il suo Cuore di Marmo batteva ancora incessantemente, scandendo il ritmo di gloriosi e interminabili conflitti.
Sono stato molto tempo a pensare a cosa significasse tutto questo dolore. Rimanendo qui l'ho capito.
È la realtà.
Sono riuscito a trovare la risposta a tutte le mie domande, tutte quegli interminabili ragionamenti senza capo né coda. L'ho capito guardando alla realtà di questo luogo, sporco e abbandonato, ma anche alla gente che ancora oggi lo popola. Sono speranzosi e resilienti, gli Sperduti. Hanno capito che la vita al di fuori di queste mura spezzate è soltanto un'illusione e che saranno sempre burattini di qualche forza superiore che controlla tutti noi, che siano re o senatori, mercanti o soldati.
Gli Sperduti sanno di essere solo ombre, e sono felici. Anche io sono uno di loro.

Un tempo pensavo di poter cambiare il mondo.
Forse è la sconfitta che mi ha fatto aprire gli occhi, o forse solo la vecchiaia. Non che abbia ancora diritto di dirlo, non senza che i veri anziani delle rovine mi prendano a bastonate. Li aiuto come posso, facendo da guaritore, e parlo spesso con loro. Ho trovato il mio posto qui, finalmente. Mi piaceva chiamarmi Vagabondo, una volta. Che stupidaggine. In fondo sono sempre stato uno Sperduto. I miei servigi sono apprezzati e anche le bande di criminali che bazzicano per Basiledra ci lasciano in pace, forse perché ci vedono come folli, inermi e sottomessi alla marcia inesorabile del tempo. Si sbagliano, dico io. Siamo noi il Leviatano. Non siamo stretti nelle sue spire, soffocati dal suo cadavere -siamo le sue scaglie, la sua indistruttibile corazza. Dentro di noi batte ancora il sogno di prosperità che Rainier ci aveva dato. Ho sempre saputo che il Toryu prima e i Quattro Regni poi erano fondati sul sangue degli innocenti, ed è per questo che sono entrato, tanti anni fa, attraverso quelle mura candide: volevo cambiare tutto, rendere giustizia ai morti e libertà alle masse. Credo ancora in quegli ideali... sono solo venuto a patti con la mia capacità di applicarli. Quando passo davanti agli specchi infranti o al riflesso crepato delle grandi vetrate della Cattedrale vedo un uomo, alto e magro, sciupato quasi. Vedo i lunghi capelli neri crespi e sporchi, vedo una barba corta e ispida, vedo un corpo deturpato, privato del braccio destro. Ho detto agli altri di averlo perso nella guerra -la verità è ormai irrilevante. Vedo, soprattutto, uno sguardo che non riesco a spiegare. Rapidamente volto il capo e continuo per la mia strada. Cancello quei pensieri dalla mia testa, e ripeto il mio mantra. Questa è la mia vita. Questa è la mia casa. Qui posso fare del bene. Posso alleviare la loro sofferenza. Posso fare più di quanto non abbia mai fatto.
E allora perché i miei occhi sono ancora così tristi?

Molto tempo fa mi ero recai nel maniero dei Lancaster sotto consiglio di un vecchio amico, Grano.
Ciò che avvenne lì fu solo l'ultima delle cicatrici che questo mondo mi ha regalato. Non solo sul mio corpo, ma anche sulla mia mente. Nel pandemonio scatenatosi dalla follia di Aedh avevo udito delle voci, che inspiegabilmente mi aiutarono a portare in salvo chi potevo. Li ho portati lontano, il più possibile, scacciando i draghi famelici che precipitavano dal cielo. Sono fuggito con quella gente, e da allora non più sentito la voce.
Ma credo che stia tornando, in altra forma. Passeggiando tra le rovine mi è capitato spesso di vedere con la coda dell'occhio qualcosa. Un animale. Un coniglio. Bianco come il sale. Lo vedo solo per pochi istanti, poi balza via, nascondendosi tra le macerie -quando provo ad inseguirlo, questo sparisce.
Lo vedo anche ora. È lì che mi fissa, impietoso. Crudele, direi.
Vattene. Penso con tutte le mie forze. Lasciami qui. Vattene!
Ma il coniglio non se ne va. Non stavolta. Faccio un passo verso di lui, e non si muove. Estraggo la mia spada -un brando spezzato, che non spaventerebbe nemmeno un bambino. Ma so ancora mostrare le mie zanne. Dalle punte zigzagate di metallo si espande una luce intensa, formando ciò che un tempo era la mia fida compagna, ora la mia unica amica, Narada. Il coniglio non si muove. Muovo la lama, facendo sfrigolare la sua essenza luminosa contro un muro vicino, lasciando una traccia incandescente al suo passaggio. Vattene!
Finalmente il coniglio si muove, ma non nella direzione che avrei pensato: saltella velocemente verso di me e poi prosegue indisturbato per la sua via. Mi volto, inizialmente confuso, ma poi scorgo all'orizzonte la sagoma rovinata del Cuore di Marmo.
Potrei voltarmi e dimenticare, potrei pensare che sia solo una coincidenza. Potrei vivere una vita tranquilla, facendo quello che ho sempre fatto. Potrei fare queste e ancora altre cose, ma prima ancora che possano passarmi per la mente sto già camminando verso le bianche rovine.

Seguo il piccolo coniglio fin dentro a quella che un tempo era la sede del potere più grande di Theras. Non solo lo scranno di un Re, ma la manifestazione del sogno che noi tutti condividevamo. Era splendente, inscalfibile. Ora invece il suono della pietra che si sgretola accompagna ogni mio passo. Posso solo osservare distrattamente i drappi impolverati e strappati che ancora adornano le pareti, ricchi delle centinaia di stemmi e insigne che un tempo corrispondevano ai casati costituenti del Regno, tutti asserviti alla potenza di Rainier. Mi chiedo quanti di quei simboli valgano ancora qualcosa nel Dortan di oggi, un mondo che non riconosco più, al quale non appartengo più.
Sento lo zampettare del coniglio echeggiare nelle sale vuote del Cuore. Nessuno, nemmeno i banditi, sceglie di vivere qui -temono che chissà quale spirito ancora sia incatenato alla pietra, maledicendo chiunque osi profanare i ricordi passati. Potrebbe essere il fantasma di Sennar, di Caino, di Rainer, oppure di... no, non ha importanza. Quando ero poco più che un ragazzino, un giovane soldato, potevo solo sognare di passeggiare così liberamente in queste sale. In verità ne ero terrorizzato: il Cuore non aveva finestre, rendendolo un gioiello splendente all'esterno ma un ombroso labirinto all'interno, forse una manifestazione della complessità e della dualità di Rainier stesso.
Osservo la luce del giorno che penetra placidamente tra le crepe di questo santuario. Sento la sua carezza.
Finalmente riesco a capire dove mi vuole condurre quella piccola palla di pelo: le segrete. Il calore del sole d'autunno sbiadisce nell'umidità che impregna i sotterranei, pizzicando la mia pelle con un brivido. Faccio ricorso alla luce della mia spada per vedere attraverso la fitta oscurità, sorpassando celle piene di catene e ossa, probabilmente di chissà quale nemico lasciato a marcire e poi dimenticato a seguito della caduta della città. Posso solo immaginare il loro tormento, abbandonati in questa tomba di marmo. Che siano stati nemici politici o terribili criminali, nessuno si merita quella fine. Nessuno.

Verel. La Voce mi chiama, dopo così tanto tempo. Mi guardo attorno, cercando il candore del coniglio, ma trovo solo oscurità. Ho seguito ogni tuo passo, ti ho dato la tua Luce. Vieni, fratello mio.Non c'è riverbero né eco, nemmeno nel tombale silenzio di quel luogo dimenticato, eppure so che la voce mi sta conducendo da qualche parte. Non ho niente per lei, né domande né sospetti. Sento e riconosco la sua influenza in ogni momento della mia vita, sin da quando ho fatto quel giuramento davanti alle Bianche Mura, sin da quando ho promesso di cambiare quel mondo corrotto e sanguinoso. Ma c'è di più, ora lo so. Come una realizzazione tanto attesa non sento sorpresa, solo un senso di pace. La mia magia, le tante volte che sono stato salvato dal destino, persino dalla morte stessa. Erano tutte opera sua. Con decisione mi spingo dove quella creatura, che non potrei altrimenti definire come un Dio, vuole che vada.
Nell'oscurità di una cella vedo un luccichio dorato.
Hai combattuto coraggiosamente durante la tua vita.
Svegliati ora dal tuo torpore, Uomo. Guarda ciò che sei diventato.


YXICOTr

Guardo con orrore la surreale visione dinnanzi a me.
Un uomo vecchio e raggrinzito, dalla pelle pallida come il latte. Gli occhi strappati dal suo viso lasciano due vuoti incolmabili. Catene di pietra lo legano alle pareti dai polsi. Una terribile ferita si apre all'altezza del suo petto e vedo il suo cuore battere ancora, lentamente. Ad ogni spasmo il suo sangue dorato si sparge sul pavimento delle segrete.
L'anima di un sognatore che ha dimenticato il suo desiderio.
Prendi il suo cuore, Verel. Bevi dal suo sangue. Rinasci in ciò che dovresti sempre dovuto essere: un eroe. Impugna la mia Spada e cavalca a nord, raccogli le genti e condividi con loro il tuo Sogno. Un grande cambiamento sta per accadere nel mondo. Sii il vassallo della mia Forza.


Cade il silenzio.
Sento ogni secondo scuotere il mio corpo e il mio spirito. Sento il peso della decisione di fronte a me, sento la tentazione. Sento il fuoco della mia gioventù tornare a bruciare nelle profondità della mia anima, rivedo i tanti sogni che ho dovuto abbandonare e le persone che ho dovuto lasciar morire. Rivedo le scene di devastazione: Zephyr e Shakan discutono tra le ceneri di un villaggio, del cui sangue le mie mani sono sporche. Vedo la Guerra del Crepuscolo, vedo la caduta del regno. Un sentimento nuovo poi nasce in quel fuoco, freddo come l'acciaio, tagliente come una lama. Si mescola alla sorpresa, il desiderio, la nostalgia. Stringo l'impugnatura di Narada con rinnovato vigore e alzo la lama di luce. No. Non ci sarà dubbio stavolta, né esitazione.
Calo la spada verso quella macabra apparizione e nell'oscurità delle fessure che le fanno da occhi vedo gratitudine, mentre torna ad essere polvere.

Forse lo spirito che possedevo un tempo si è assopito.
Forse il mio sogno è ancora incatenato a queste rovine.
Forse sono diventato cieco e non riesco a vedere oltre la mia stessa sofferenza.
Forse ciò che di buono c'era nel mio cuore è stato sprecato, quando poteva essere molto di più.
Forse tutto questo è vero, e anche di più.
E con questo?
Queste sono le mie catene. Vecchie e stanche, impolverate e fragili, ma sono mie. Questa è la mia casa. La difenderò e difenderò il suo popolo da solo, con la forza della mia volontà. Anche se dovessi essere un semplice sassolino di fronte ad un'inarrestabile marea.
Questa volta, io combatterò.

Preferiresti diventare un fantasma?
Sorrido, non posso fare nient'altro. Le parole che un tempo Shakan mi disse per spronarmi rimbombano nella mia mente.
Sarò io lo spirito che tormenta queste sale, e lo sarò fin quando il nostro Sogno non tornerà a splendere. Fino ad allora sarò il suo guardiano.

« Grazie, Haym. »
Quel nome mi sembra tanto familiare. Sento la sua benedizione, il suo intento, la sua benedizione, sfiorare la mia rinnovata anima.
Forse sto giocando ancora una volta tra i fili di poteri che non posso capire, ma non importa, perché stavolta la scelta è mia.
« Sarò io il Fantasma, questa volta. »
« Il Fantasma del Cuore. »

Mi sono preso qualche libertà in questa scena, spero non sia eccessivo.
Basiledra è in rovine da anni ormai, anche dopo gli eventi della quest Ghost of Antiquity, che non sono riuscito a terminare. Verel vive tra questi ruderi, uno dei tanti che non riescono ad abbandonare la vita di un tempo, che non sono riusciti ad integrarsi nel nuovo Dortan. Viene condotto dal Daimon Haym nelle segrete del Cuore di Marmo, dove finalmente riesce a venire a patti con la sua missione nel mondo proprio grazie alla tentazione proposta dal Dio, un'offerta fatta per destare Verel dal suo torpore.
Ho sempre voluto approfondire la relazione tra Haym e Verel in quanto sono due profili tanto simili, quindi ringrazio per l'opportunità.
 
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