Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Il lascito degli Dèi ~ cantico

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view post Posted on 28/10/2019, 09:51
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Matkara
- Il Canto dell'Oscurità -

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Fra le rovine eterne, regna il silenzio. Una patina bianca e cinerea che ricopre ogni cosa, impedendo allo sguardo di indugiare.
L'immobilità, la stessa che si riservi a luoghi sacri e siti ove i morti vengono lasciati riposare, danza qui indisturbata, uno spettro errante fra memorie ora in disfacimento.
Da tempo nessuno viene più a Matkara. Troppi ricordi, direbbero alcuni. Troppi spiriti, penserebbero altri.
La verità è che nessuno si trova mai troppo a suo agio con il passato e ciò che esso rappresenta. E nemmeno con Velta, giacché sarebbe da sciocchi pensare che un serpente, pur morto, smetta per davvero di essere velenoso.
Ora che tutto tace, e mai più si ode il richiamo della donna bianca, è il vento a farla da padrone, regalando di quando in quanto, uno scorcio del tempo che fu.

Agves'i neiber so a'hlas
Al cospetto del giorno e della notte

G'er i yut nebesh
Io ti invoco e comando

Yiss
Brucia

La fiamma cresce, divampa, e poi scompare in un'ombra sanguigna.
Le mani del vecchio tremano e si ritraggono, rugose come corteccia mentre questi le unisce, ringrazia, e di nuovo tenta il gesto di prima. Questa volta riesce, eppure nei suoi occhi chiarissimi non vi è alcuna soddisfazione.

«Ancora intento nei tuoi giochetti, Ogron?»
chiede una voce bianca. Il brivido gelido di quel tono fa tremare le lingue di fuoco.
L'anziano si acciglia, sospira, poi aggiunge un nuovo legno alla pigna ardente, facendo risplendere scintille iridescenti nell'antro cavernoso al centro della fu Velta. I muri, pallidi e bianchissimi, brillano come l'interno di una conchiglia abissale, sibilando e sciabordando di onde in tempesta.
«Ancora intenta nei tuoi leziosi giochi di parole, Kjed?»
rimbecca lui senza guardarla.
La donna appare come un brivido di freddo da dietro un cumulo di macerie e in silenzio si siede accanto a lui.

«Perché sei qui, quando tutta Theras ti chiama a gran voce?»
chiede in un sussurro. Il calore delle lingue di fuoco le scioglie capelli e ciglia, così per un attimo sembra stare piangendo.
«Il baratro si allarga sotto i nostri piedi, mentre il pericolo bussa alle porte. Perché non hai risposto al richiamo di Zoikar?»

Il vecchio socchiude le palpebre, i riflessi del fuoco a corrugare la sua pelle come solchi di un terreno arido.
«Forse non tutti i richiami sono fatti per essere ascoltati.» spiega semplicemente. «E la cosa migliore è lasciare che essi passino oltre il nostro interesse, raggiungendo chi merita di essere trovato.»
«Ma la minaccia è vicina, e la resistenza degli uomini è troppo debole per poterla fronteggiare. Se Zoikar-»
si interrompe, interdetta, mentre un suono come di vento spira loro accanto, scivolando nell'oscurità senza fiato.

«Se Zoikar vuol fingere di avere il diritto di chiamare, radunare e ordinare,» riprende Ogron con fare mite. «che faccia pure. Molti di noi hanno già dato la loro risposta non presentandosi al suo cospetto e persino tu ora, Kjed, nullifichi la sua autorità trovandoti qui.»
Non esistono padroni, fra i Daimon.
Nuove lacrime scorrono sul volto della dama, scivolando a terra in un sollevarsi di fuliggine e cenere. Bianco e nero creano ora ovunque arazzi spettrali laddove un tempo vi erano state opulenza e fulgore.
Lei annuisce, poi però scuote il capo.
«Gli uomini devono però essere avvertiti. Quando la minaccia arriverà, dovranno essere pronti ad affrontarla, altrimenti che speranza avranno?»
Ogron sorride, una ragnatela di rughe a disegnarsi sul volto.
«Speranza? E qualche speranza credi che ci sia, in creature tanto deboli? Da sole vagherebbero sperdute, se non vi fosse qualcuno a guidarli.»
«Di chi stai parlando, vecchio? Sai bene quanto me che non esistono più simili cose su Theras. Il Potere è da tempo morto, e con lui il suo ricordo.»
Denti di un bianco antico scintillano fra le labbra dell'altro.
«Ma può davvero il ricordo morire?» chiede lui. «Tu parli di ciò che non c'è più, eppure già solo facendolo lo riporti in vita. Ed eccoci ora qui, laddove luce e ombra si mischiarono nel passato, unendo ciò che nessuno pensava avrebbe potuto coesistere in un tutt'uno.»
«Velta, il passaggio per Oneiron.»
«Credi davvero che questo luogo sia morto?»
«Penso che niente della magia che lo animava sia sopravvissuto. Non vi è più niente qui.»
Mentre Ogron si alza, il fuoco scoppiettante fra di loro si spegne d'improvviso, lasciandoli così nel buio più totale. Il gelo, cupa espressione del vuoto, li sommerge, scoprendoli soli e indifesi nell'immensità di Velta.


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«Ascolta, Kjed. Attentamente.»
Lei sospira, il corpo che si scuote di un'improvvisa percezione.
Qualcosa a fior di pelle, sotto le unghie e dietro agli occhi.
Qualcosa di nero, oscuro, vibrante.
Di ultraterreno.
«Da quando il niente ha voce?»

E canta?

Mentre il volto di Kjed sparisce nel nero più assoluto, quel canto la attraversa e propaga ben oltre i confini di Velta, delle terre dell'Inquisitrice, delle foreste e pianure elfiche, dei regni del leviatano e del deserto del Serpente.
Scivola e striscia, e come un sussurro fioco, avverte.

Il Kishin sta arrivando per voi.

 
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