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Il lascito degli Dèi ~ l'ultimo Leviathan

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»Rose
view post Posted on 8/11/2019, 21:51 by: »Rose
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Like a paper airplane


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Regni del Leviatano – una taverna come tutte le altre
L’uomo siede davanti a una cartina smangiata dal tempo, una mappa del vecchio clan del Toryu, poi regno del Dortan, poi regni del Leviatano. Con una piuma d’oca ha tracciato delle linee per dividere le vecchie regioni nei nuovi casati, quello che un tempo era un solo frutto in tante fette sul punto di marcire. Di alcuni conosce i nomi, altri sono meri punti, ruderi di famiglie ormai divorate dagli incroci tra consanguinei e dalle guerre. Sa che sono in conflitto tra loro, che si derubano a vicenda, che sposano gli uni le figlie degli altri. Sa che difficilmente la sua sola parola potrà far ritrovare loro l’orgoglio che hanno perduto.
Si passa una mano tra i capelli tra cui spiccano i primi fili grigi, lavati di recente, che gli sfiorano le guance. Sotto gli occhi stanchi pesanti borse scure, le labbra screpolate per il troppo stringerle tra i denti. Si sente investito di una nuova missione, gli arde dentro come un tempo l’amore per le mura invalicabili che ha difeso.
La porta della taverna si apre e si chiude, entrano avventori chiassosi, altri alzano i boccali. Nessuno fa caso a lui: con il passare dei giorni si sono abituati alla sua presenza silenziosa e riflessiva, hanno perfino smesso di cercare di coinvolgerlo nei loro bagordi. Non alza la testa.
La porta della locanda si chiude e si apre.
Nessuna voce, un passo ticchettante. Nella testa dell’uomo qualcosa si attiva, il ricordo di un ricordo di un sogno. Gli solletica l’orecchio come il profumo di cannella gli carezza il naso. Familiare, riesce a pensare prima di alzare gli occhi.


. . .


Scende da cavallo con un gesto agile, un gesto che le è familiare. Scende e si concede un sorriso.
Ti sei rammollita – questo si dice mentre scuote la polvere dal mantello.
Un tempo lontano avrebbe cavalcato nuda, i capelli liberi nel vento, gridando improperi a chi le avesse intralciato la strada. Ora indossa un pesante mantello scuro, dei pantaloni da uomo, degli s t i v a l i. Tutto il necessario per passare inosservata in quelle terre che non sono più il suo mondo e che non sono pronte a sentire di nuovo il suo nome.
La porta di legno massiccio scivola silenziosa sui cardini e il tepore del camino la investe chiamandola a sé. Sono fatti della stessa pasta, lei e il fuoco, entrambi insaziabili e incapaci di stare al proprio posto. Si guarda attorno in silenzio, sulla soglia, incorniciata dalla penombra bollente del tramonto. Rosso fuori, rosse le sue labbra, rossi riflessi sulla camicia bianca, leggera, di seta, che le si posa sui piccoli seni lasciando intravedere la completa irriverente nudità al di sotto.
Molti sguardi le si poggiano addosso, interrogativi, ma lei non entra né esce: fissa l’uomo con la testa china sul tavolo, cerca i segni distintivi di un condottiero che ben conosceva. Quasi non le sembrano le stesse spalle, la stessa schiena che tante volte ha guardato da sotto le mura. Ma gli occhi, quegli occhi che la fissano increduli, non sono cambiati, sono gemme rimaste intatte mentre il loro scrigno si consuma. In quegli occhi brilla lo stesso ardore di allora, quello che lo aveva reso indomabile.
Silenziosa gli si avvicina, lasciando che altri chiudano la porta alle sue spalle, scosta una sedia e si siede al contrario, con lo schienale a reggerle gli avambracci su cui poggia il mento. Lo fissa in silenzio, con un mezzo sorriso sulle labbra dipinte. Si lascia ammirare e nostalgica lo contempla, gli lascia intuire cosa si celi sotto quei vestiti troppo casti per lei, dietro i capelli raccolti in una crocchia elegante sulla nuca. Gli lascia ricordare cosa ha visto anni prima, prima che lei acconsentisse a cederlo al comando di altri. Gli sorride come a un vecchio amico, nonostante non si siano mai chiamati a quel modo, nonostante allora lui fosse la preda e lei la predatrice.


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Tu…
I denti di lei, polpa bianca di una mela scarlatta, scintillano divertiti.
Chi non muore si rivede, Cavalier Medoro. Più o meno”. Gli strizza un occhio, avvolgendolo nella sua rete. “Mi sei mancato”.


Lui storce le labbra, tentando di scacciare il pensiero che gli si insinua dentro, suda leggermente, si passa una mano sulla fronte. Lei continua a fissarlo senza distogliere lo sguardo, divora il suo imbarazzo, ne assapora l'aroma acre, salato. Lui rifiuta di abbassare lo sguardo lungo lo schienale della sedia, lei sospira leggermente, fingendo di rimpiangere gli anni passati insieme. Poi lancia un’occhiata distratta alla cartina sul tavolaccio.


L’ultima volta che ci siamo visti controllavi un territorio molto più piccolo. Egregiamente, intendiamoci”.


Si lecca le labbra con la sua lingua piccola, guizzante. Lui deglutisce lentamente, cercando di non farsi vedere. Un tempo avevano la stessa età, ma non ora.

Io… Ho un compito, Rosa”.


Pronuncia quell’appellativo quasi con disprezzo, come se le attribuisse la colpa di quella situazione.
Lei emette una risatina soffocata, che le muore in gola. Lo trova divertente, proprio come allora. Solo che ora è molto meno interessata a portarselo a letto. Per quello si sarà tempo almeno fino a notte fonda.


Lo so, cavaliere senza macchia. Ti sorprenderà sapere che sono tornata per questo”.


Lui pare stupito. Forse credeva che lei si fosse vestita a quel modo solo per divertimento. Sospira di nuovo, alzando gli occhi a cielo.

Tutti noi sappiamo che cosa incombe sopra le nostre teste. Mi è stato riferito che tu cerchi di fermarlo. Anche io. Penso che sia la nostra unica possibilità di salvare quello per cui siamo vissuti. E morti”. Un’occhiata eloquente. Lei sa. Nota il rossore comparire sulle guance di lui e gli rivolge un altro dei suoi sorrisi ferini, da gatta. “So anche che per farlo vuoi radunare un esercito”.


Si alza in piedi. Da vicino non è alta quanto se la ricordava, eppure la sua figura sembra riempire la stanza, catturare l’azione di tutti. La sua voce morbida ha quasi provocato il silenzio.

Che puttanata”.


Ride forte, cammina fino a trovarsi al suo fianco, si china a leggere i nomi scritti sulla carta, nomi del loro passato. Ora che è così vicina il suo odore riempie il naso di Medoro, un profumo di bagno caldo, di cavalcata sotto il sole, di desiderio represso a stento. Riesce a intravedere sotto la stoffa della camicia, riesce ad essere preda dei suoi occhi, che saettano veloci dalle regioni disegnate sulla pergamena a lui e poi ancora indietro.


Non hai idea di come convincere tutti questi smidollati a combattere per te, non è vero?
Lui si schiarisce la voce.
In realtà stavo preparando un piano. Ho reclutato dei cittadini. Credo che se ci spostassimo con…


Tace, notando che lei lo sta di nuovo fissando, che il suo naso quasi gli sfiora la guancia. Ha piegato le ginocchia per trovarsi alla sua stessa altezza e gli sussurra nell’orecchio. Il suo fiato è caldo, proprio come lo ricordava.


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Non hai la minima idea, Medoro. Ma sei fortunato. Si dà il caso che io abbia una soluzione”.
Guarda avanti a sé, verso la porta chiusa.
Là fuori, vedi, c’è già una parte del tuo esercito. E anche un piano”.



Gli solletica l’orecchio con la lingua, consapevole che lui la disprezzi e al tempo stesso non possa resisterle. Quel pensiero la esalta, la inebria come un bicchiere di buon vino. Gli poggia la mano sulla schiena, lo sente sobbalzare mentre gli preme le unghie contro la stoffa della casacca. Non sa se sia più divertente il pensiero di avere una speranza di vincere quella guerra oppure il fatto di poter giocare con lui esattamente come allora.
Vecchia nostalgica.


Quindi ho due domande per te. Primo: hai abbastanza palle da uscire qua fuori a constatare di persona?....
Lui gira lo sguardo verso di lei, attende. Sente suoi muscoli contrarsi, sa che si alzerà per seguirla. Ma non si ferma.
Secondo: Avrai abbastanza palle questa notte quando verrò a prenderti?


Ride forte della propria volgarità, mentre si dirige a passi svelti verso la porta, lasciandolo per metà sollevato dalla sedia, raggelato. Gli uomini agli altri tavoli la guardano, lei manda loro un bacio. Probabilmente ci sarà tempo per un bicchiere di buon vino prima di ritirarsi per la notte.
Ma prima c’è del dovere da compiere, un dovere che ha rifuggito per troppo tempo. Esce all’aperto chiudendosi la porta alle spalle. Un uomo con i capelli corvini raccolti in una morbida coda la sta attendendo al fianco della madre dei draghi, con i grandi occhi azzurri impazienti.


Quindi?


Non riesce a trattenersi dal porle la domanda.
Lei gli risponde con il suo ghigno feroce, di sfida. Sente ancora il cuore galopparle nel petto, risalire fino alle labbra, riempirla dell'eccitazione di quella nuova sfida e del sapone con cui Medoro, il cavaliere senza macchia, si è rasato la barba.


Sale e pepe è perfino più affascinante. Un paparino”.
Strizza un occhio, passandosi una mano tra i capelli e ricordando con fastidio di averli raccolti.
Il giovane sospira, impaziente.
Intendo: uscirà?


Non ha ancora imparato a gestire quel suo modo di fare esuberante, volontariamente provocatorio. Per questo le piacciono, lui e i suoi imberbi, idealisti compagni del nuovo oriente: non hanno l’esperienza e la ferocia dei suoi vecchi servitori, non hanno le palle di darle ordini, non saprebbero combattere una battaglia campale, ma sono innocenti. Qualcosa che a lei manca, qualcosa che non ha più la stessa voglia di sporcare di un tempo.
La schiena alla porta, alza la mano destra, pollice, indice e medio sollevati. È la sua risposta. Tre secondi prima che la porta si apra.
Abbassa le dita ad una ad una.
Uno.
Si passa la lingua sulle labbra, assaporando il piacere della vittoria.
Due.
Si immagina come sarà tra le sue braccia ora che non è più un casto paladino prigioniero di un re invincibile, ora che è stato corrotto dall’ignavia e dalla miseria, che ha pisciato agli angoli delle strade e dormito tra le pulci.
Tre.
Si chiede cosa penserà lui di lei, che ha scelto di combattere per una causa.


Meglio per te che sia un buon piano”.


Un ghigno trionfante le si dipinge sulle labbra. In realtà non era proprio sicura che sarebbe arrivato subito, la sua era una scommessa, il che rendeva tutto ancora più eccitante.
Ma non era necessario che loro lo sapessero.




CITAZIONE
Il mio post è collegato a quello di Claudia, dove esporremo a Medoro la nostra scoppiettante idea <3

 
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