Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Kauniita Unia

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view post Posted on 18/6/2007, 14:34
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¬ Prefasi


Era quasi mezzanotte quando Ray, stanco e tormentato, trovò riposo fra le dolci dita delle coperte del suo letto.
La giornata passata non era stata delle migliori. Aveva sentito la sua forza crescere, ma in modo instabile. Una crescita incontrollata, che per poco, in un solo breve attimo, non l'aveva portata alla completa distruzione, o al collasso.
Aveva vagamente intuito cos'era successo, ma non potendo contattare il diretto interessato di quell'accrescimento, s'era limitato a studiare la situazione seduto in un angolo. Schernendo il suo trono, stuprandolo e concretizzandone la forza.
Il suo ghigno non s'era mai accresciuto tanto in un'unica volta, e nonostante i vacillamenti, nessuna droga era mai stata tanto fievole e gentile con lui quanto quella.
Ma anche i piaceri più grandi trovano un termine col calare delle tenebre, quando persino il trono si scopre incapace di reggere quell'afflusso tanto a lungo, tanto forte.
Purtroppo per Ray, quella notte non sarebbe terminata lì, anche se per lui non avrebbe fatto altro che portare ulteriori buone nuove.


¬ Kauniita Unia


Bianco. Bianco ovunque. Opprimente, quasi snervante, il candido pallore della terra, delle pareti e del cielo premeva incessantemente su di lui, soffocandolo.
Fortunatamente, se il suo corpo era tanto addormentato da non potersi muovere, la sua mente non lo era altrettanto da ridursi incapace di riconoscere un sogno come tanti altri. Caldamente ossessionante come tutti quelli che aveva avuto in vita sua. Altrettanto oppressivo.
Si sedette in terra, e le sue vesti incontrarono un numero incalcolabile di granelli di sabbia che, sospinti dal movimento, scivolarono franando verso il basso. Era in pendenza.
Il caldo s'allacciò alle sue vesti come artigli, trascinandole e appesantendole. Il suo respiro era pacato, e i suoi occhi cercavano di districarsi in quell'immensa e candida distesa, senza successo.
Una goccia di sudore gli scivolò lungo il collo, segnando un tortuoso quanto intricato percorso, prima di raggiungere il petto in un lampo di gelo.
Perfetto... Perfetto.
Non sapeva né come né perché, ma si trovava in un puzzolente, bianco e caldo deserto di merda. Se il suo autocontrollo non fosse stato estremamente alto, si sarebbe già dato da tempoa grida e schiamazzi, alla ricerca d'un po' d'acqua.
Volse il capo intorno a se, ma non vide nulla. Il suo unico compagno pareva essere il vento.
L'abbassò, e notò che la leggera pendenza al quale era poggiato, non era una semplice duna. Al suo termine, infatti, v'era il nulla. Un cratere senza fondo che portava chissà dove.
Eppure se guardava innanzi a se scorgeva solo deserto, anche se, a quanto sembrava, sostante sul nulla.
Vide i granelli sospinti dai suoi movimenti cadere nel precipizio e sollevò un sopracciglio.
Impressionante. Non pensava che'l suo estro potesse giungere a tanto.

₪ Non è di tuo gradimento? ₪


Pacato, guardò dietro di se.
In piedi, retto e rigido come una statua, alle sue spalle, stava un uomo, anche se definirlo uomo sarebbe stato un eufemismo.
Le vesti d'un beduino, il volto ricoperto da cinghie che lasciavano intravedere solo un occhio, dalle più pupille. Cinghie, lacci e quant'altro. Il tutto a coprire un volto ch'appariva come scarnificato, dalle fessure formatisi fra le pieghe.
Turbante, vesti lunghe e picee. Attraverso d'esse si potea notare un rivestimento di ferro che copriva ogni più piccolo lembo di pelle, simile ad una picea armatura.
Indubbiamente un soggetto particolare, che lo scrutava in attesa d'una risposta.
Il ragazzo non perse la calma. Non era certo tipo d'allarmarsi per le visioni d'un sogno.

₪ Senza dubbio impressionante, direi... ma con chi ho il piacere di parlare? ₪


L'altro non rispose subito, bensì solo quando un celere sospiro ebbe terminato d'alzare le sue vesti.
Avrebbe giurato d'aver scorto un ghigno oltre tutte quelle cinghie,semmai questo fosse stato possibile. Un ghigno folle e sadico, non dissimile da quello che lo ricopriva quando scendeva in battaglia.
La voce dello sconosciuto suonò al tempo stesso pacata e divertita, in risposta. Un'affermazione che mai Ray si sarebbe aspettato d'udire.

₪ Loec. Dio degli inganni e delle menzogne. Dei lazzi e della discordia... E' un piacere, Ray. ₪


Ora era certo che l'altro stesse sorridendo. Inappellabile. Non poteva vederlo, ma sapeva ch'era così. E non parea solo sorridente quant'anche emozionato. Fremente. Divertito.
La cosa più spaventosa era che tutto quel concentrato di sensazioni avrebbe potuto trasformarsi in un dono, quanto in un attacco. Ray lo sapeva. Aveva già provato le stesse emozioni sul campo di battaglia, infinite volte prima di quella visione.
Visione, già. Perché ormai non era più tanto sicuro che ciò che l'avea colpito era solo un semplice sogno. Non lo è mai, quando vi fa parte una divinità.
Si volse completamente verso la figura, sempre seduto, e i granelli di sabbia parvero acquisire più consistenza sotto di se.
Notò solo allora che Loec era tutto fuorché alto e imponente. A sostenere quella sensazione v'era la salita e il sole in controluce, bianco anch'esso.
Schioccò le labbra, secche. Il sopracciglio alzato in una muta interrogazione.

₪ Oh... è un onore. E che cosa desidererebbe da me, una divinità? Sarebbe inutile rammentarle che io non ho mai preso e non prenderò ordini da nessuno; men che meno da lei. ₪


Sorrise anche lui. I due erano terrificantemente simili.

₪ Ordini? Ma per chi mi hai preso? Io sono venuto solo a farti dono di... questa. ₪


Nella pausa aveva cercato fra le vesti, scrutandovi all'interno, esplorandone le pieghe, fino ad estrarre una semplicissima maschera, non dissimile da quella di una caravela messicana. Dal volto stretto, ghignante. I tratti cremisi, e perlacea. Perfettamente in sintonia col deserto che s''estendeva intorno a lui.

₪ Una maschera? ₪


Loec rise, divertito.

₪ Non "Una maschera", Ray... una mia persona. C'è una sottile differenza tra ciò che può compiere una Persona di Loec e la maschera d'una caravela messicana, sai? ₪


Una breve pausa. Forse s'aspettava delle domande, ma Ray non ne aveva. Non di non ovvie, almeno. Riprese subito, quindi.

₪ Ho deciso di nominarti mio prescelto, Ray. Tu che ti fai chiamare Re dei Re. Chi meglio di te sa come ingannare qualcuno, in fondo? ₪


Lanciò la maschera al ragazzo, che atterrò sulla sabbia soffice innanzi a lui. Non l'aveva presa.
Sentiva il potere traboccare dall'artefatto, ma non l'alzò. Si limitò a squadrare Loec, serio.

₪ E tu cosa ci guadagni? ₪


Ancora una volta ebbe la nitida sensazione che'l viso del suo interlocutore si fosse aperto in un ghigno.

₪ Un adepto. ₪


Fu Ray ora a sorridere.
Le sue dita s'allungarono sulla Persona, chiudendosi su di essa. Stranamente, era calda. Nella sua immutabile espressione, pareva schernirlo riproducendo il suo stesso volto nel vivo della battaglia, in un riflesso.
Meravigliosa.
Rialzò il volto alla divinità, visibilmente soddisfatto.

₪ Ci sto, Loec. ₪


E proprio in quel momento, si svegliò.
Le coperte perfettamente ordinate. Una goccia sul punto di cadere, in un angolo. La luna splendente ad illuminare la stanza, per quel poco che riusciva a concludere col proprio candido pallore.
Non dovevano essere passati che pochi secondi da quando il suo capo aveva toccato il cuscino.
La goccia cadde e, incontrando le altre nel bacile, provocò un sonoro "plic", unico suono concesso.
Accanto a lui, fra le pieghe della coperta, una maschera ghignante. Una persona.
Meraviglioso.
Meraviglioso.
Meraviglioso...

CITAZIONE
Scena GdR chiusa a me in consecuzione all'ottenimento della "Persona di Loec", artefatto di natura divina.
Chiudo. 200G.

 
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