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| Il viaggio proseguì di buona lena e senza incidenti, la carovana simile a un lungo serpente rumoroso che si snodava attraverso i paesaggi in mutamento. Le ore si trascinavano, una dopo l'altra, mentre la pianura cedeva il posto all'ondulato terreno collinare e quindi alle pendici dell'imponente catena montuosa che si stagliava contro il cielo all'orizzonte, con le sue cime dentellate incappucciate di bianco. Fu allora che l'avanzata subì un brusco rallentamento: i carri faticavano a procedere sul terreno impervio, la gente affondava nel manto di neve sempre più profondo e la stanchezza della marcia iniziava a mostrare i suoi effetti. A Lòth, però, la situazione non dispiaceva affatto: l'approssimarsi dell'Edhel, la regione in qualche modo più vicina all'Oneiron, era quasi come tornare a casa; con l'aumento dell'altitudine, poi, l'aria si faceva più sottile e rarefatta, il tessuto del reale quasi impalpabile, tanto che in alcuni momenti gli sembrava di poter stendere una mano e squarciare il velo del concreto per sfiorare la sua dimensione natia. La colonna in marcia proseguiva tra valichi innevati e passi impervi, sferzata dalle raffiche taglienti del vento, sfilando in cupe gole serrate da alte pareti a strapiombo. Il Viandante modulava il suo passo e ora la discendeva, ora la risaliva per esaminare, incuriosito, la sua variegata componente umana. C'erano vecchi, donne e bambini; c'erano guerrieri armati e infermi trasportati sui carri cigolanti; c'erano le razze più disparate, e ognuno di essi, lo leggeva nei loro occhi, portava con sè il suo carico di pensieri, esperienze, emozioni, ideali, speranze e paure, quel crogiolo indistinto e immateriale nel quale si forgiava l'essenza, il nucleo della loro individualità - tutto ciò che, insomma, a Lòthspell in principio era stato negato e che ora si sforzava di acquisire.
Tra tutti, la sua attenzione fu catturata dal gruppo degli elfi che procedeva sul fondo della processione, lì dove erano stati relegati alla partenza. L'ostilità nei loro confronti era evidente, quasi palpabile, e si sostanziava di occhiate sospettose, sussurri maligni e della cura profusa da chiunque per non entrarvi in contatto. I soldati che volgevano lo sguardo verso le retrovie avevano dipinte in volto espressioni di disprezzo, e persino le due guardie che fiancheggiavano la colonna a quell'altezza parevano messe lì più per sorveglianza che per protezione. Per il Viandante quei segnali erano tutt'altro che nuovi: era un ombra, un sogno, uno straniero, abituato da sempre nei suoi viaggi a essere trattato come un escluso, marchiato dalla sua diversità che inevitabilmente recava in dote con sè un'aura di paura e sospetto. Non era un problema per lui, anzi il contrario: non poteva chiedere di meglio che essere lasciato in pace, nella sua missione, senza intrusi che lo infastidissero e ammorbassero dal basso delle loro limitate esistenze; comprendeva, però, che per gli elfi non era così. La discriminazione di cui erano vittime era tutt'altro che indolore, e lo vedeva tanto negli sguardi abbassati e insicuri dei più giovani quanto in quelli risoluti e altezzosi degli anziani, che non riuscivano a celare appieno i sentimenti nascosti dietro la facciata sprezzante. Decise dunque di rallentare, lasciandosi sfilare dalla colonna, fino a ritrovarsi alla loro altezza. Tanæquil era al suo fianco e non poche furono le occhiata circospette, ma Lòth le ignorò ed esordì:
« La vostra presenza non sembra molto gradita. Da straniero, mi domandavo il perchè. »
« È raro trovare qualcuno che non capisce la nostra situazione, venite forse da lontano? » A rispondergli fu un'elfa dalla corporatura asciutta, profondi occhi gialli e capelli ramati - il loro capo, suppose. « Gli uomini tendono a mancare di lungimiranza, invidiano la lunga vita e la conoscenza. La maggior parte, perlomeno. Il risultato è una viscerale gelosia che porta al rifiuto... » qui alzò una mano per indicare i soldati più avanti, e lui notò i vari braccialetti lignei che le adornavano il polso « ... è solo una questione di tempo prima che la paura prenda il sopravvento sulla ragione. »
« Oh, sì, molto lontano. » Rispose enigmaticamente Lòth, annuendo alle sue parole. « Credo proprio di capirti. » Riflettè per qualche attimo, quindi proseguì: « Se per voi va bene, potrei tentare qualcosa... forse non cambierà l'attitudine degli umani verso il vostro popolo, ma potrebbe assicurarvi un viaggio più sereno. »
Non sapeva nemmeno lui come mai si stesse offrendo d'aiutarli. Forse perchè gli elfi erano coloro cui si sentiva più affine tra tutti quei mortali, per via della loro lunga vita e ricercata saggezza; forse perchè era rimasto colpito dall'ostilità nei loro confronti che gli aveva ricordato la propria situazione; forse, ed era l'ipotesi più plausibile, per semplice noia e desiderio di un diversivo. Ad ogni modo la sua interlocutrice l'ascoltava incuriosita, quindi proseguì:
« Il primo passo è guadagnarsi la benevolenza di quei soldati, » e indicò i due armati che fiancheggiavano la colonna degli elfi. « Poi, questa sera, quando si siederanno coi loro commilitoni davanti al falò e a un buon pasto caldo, spargeranno la voce alle altre guardie. Con un po' di fortuna, vi sarete ingraziati tutta la scorta, cosa che il loro capitano non potrà ignorare. O quanto meno, non vi guarderanno più come se volessero vedervi cadere nel primo crepaccio a disposizione. »
Procedette dunque ad esporre nel dettaglio il suo piano, guadagnandosi l'appoggio e la collaborazione che gli servivano. La messa in pratica fu la parte più semplice e andò tutto come previsto. Lòth si concentrò innanzitutto sulla prima guardia, bersagliandone la mente con delle visioni terrificanti di demoni e altre creature abiette che lo aggredivano in massa, squarciandogli la carne e strappandogli le membra. L'uomo ne fu subito sopraffatto e cadde in ginocchio con un grido di dolore; a un cenno del Viandante un anziano elfo dal volto incartapecorito gli si avvicinò, protendendo le mani verso di lui. Il soldato dapprima fece per scostarsi, poi però ci ripensò e lasciò che il guaritore gli appoggiasse i palmi sul capo, mormorando alcune formule magiche mentre Lòth richiamava la sua malia. L'uomo sollevò lo sguardo colmo di sorpresa e gratitudine e si alzò per abbracciare calorosamente il vecchio. Nel frattempo anche l'altra sentinella, appartatasi nella stentata boscaglia ai limiti della colonna per assolvere le proprie personali incombenze, ebbe il suo bel de fare quando un lupo dal manto candido spuntò fuori dalla neve cogliendolo con la guardia abbassata. La bestia fessurò gli occhi, snudò le fauci a mostrare le zanne scintillanti e si esibì in un ringhio basso e minaccioso, pronta a spiccare un balzo letale; il guerriero era immobilizzato dalla paura, quando in suo soccorso si fece avanti un altro elfo che puntò le braccia contro il lupo famelico, pronunciando una serie di parole intellegibili. La fiera esitò, quindi voltò le spalle e battè in ritirata, scomparendo tra la vegetazione. Il soldato si voltò verso l'elfo e mormorò un grazie titubante: era talmente scosso che durante l'aggressione neppure aveva fatto caso a come il suo salvatore, stranamente, avesse indirizzato i propri anatemi verso un punto distante due passi buoni da dove stava il lupo. Gli altri elfi osservarono le due scene con cenni d'intesa, gomitate complici e bisbigli divertiti, volgendo al Viandante sguardi di gratitudine. Più scettica si dimostrò il loro capo quando lo prese in disparte per parlargli.
« Combattere l'odio e la paura con le bugie è davvero una buona idea? » Non c'erano dubbi su quale per lei fosse la risposta. « Nel lungo termine agire così ci porterà alla rovina, ma per adesso, forse, ci lasceranno stare. Considerati nostro ospite questa sera, se vorrai, mi sembra il minimo che possiamo fare per ricambiare il tuo aiuto. »
« E' una buona idea fintantochè non riconoscono la bugia, » rispose Lòth con un sorriso beffardo. Ad ogni modo era chiaro che nonostante i timori di futuri sviluppi lei gli era sinceramente riconoscente, per cui annuì alla proposta e disse: « Accetto volentieri il tuo invito, saggia... »
« Ramira, » completò lei cogliendo il senso della sua esitazione. « Voi, invece? »
« Chiamami pure Lòth, e lui è Tanæquil. »
Quella sera si accamparono sulle rive di un lago cristallino, nelle cui acque blu ghiaccio si specchiavano le cime dei monti soprastanti. L'atmosfera al campo era serena: i fuochi crepitavano con forza, rischiarando le tenebre e scacciando il freddo; donne e uomini si affaccendavano intorno a paioli e tegami preparando da mangiare e c'era cibo abbondante per tutti; nelle tende o attorno ai falò accrocchi di viaggiatori si scambiavano pareri e aneddoti di giornata. Lòthspell gironzolava tra i bivacchi e raccoglieva le voci che gli giungevano frammiste ai rumori delle stoviglie e agli schiocchi delle fiamme. Aveva sciolto Vorvoros, la catena che lo legava al golem d'ombra, e lasciato che la creatura si confondesse nella notte, fuori dagli aloni luminosi dei fuochi; in tal modo poteva curiosare senza attirare troppe attenzioni. Passò accanto a un gruppo di armati, silenzioso come uno spettro, e tese l'orecchio:
« Massì, sarà l'aria di montagna o non so cosa, ma vi dico che a una certa sono completamente partito, vedevo 'sti demoni che mi saltavano addosso... mi azzannavano e poi... » Il tono era concitato, accaldato. « E poi l'elfo guaritore ti ha curato con due belle paroline » Lo interruppe un'altra voce, ben più scettica. « E te invece, Greg? Ti sei fatto beccare con l'uccello per aria da un cazzo di lupo - hai detto - e un altro arrampica-alberi ti ha salvato quella pellaccia schifosa? » Il secondo uomo proruppe in una grassa risata, quindi proseguì: « Secondo me vi siete fumati qualcuna delle loro erbe magiche, se capite che intendo. » L'ultima allusione suscitò l'ilarità generale nel gruppo, tranne che per i due armati protagonisti dei fatti di giornata. « Pensala come vuoi Lem, intanto è stato un elfo a salvarmi, mentre voi corteggiavate la figlia di quel tale, il mercante. » « Un elfo che ti salva! Ah! Senti a me, tu ti sei rammollito, Greg! E' da quella volta in cui... »
La discussione proseguiva ancora quando Lòth si allontanò e le voci sfumarono in lontananza: aveva un invito da rispettare. La tenda del gruppo di Ramira era semplice ma non disadorna, con l'interno arredato da stuoie e tappeti decorati. Entrò senza far rumore e salutò i presenti, notando un individuo tozzo e possente, barba nera e viso segnato che non aveva molto a che spartire con le aggraziate figure attorno a lui.
« Non sono l'unico, allora, a non guardare gli elfi con sospetto, in questa carovana, » osservò, quindi prese posto e poco dopo iniziò a raccontare quello che aveva sentito in giro. La riconoscenza delle due guardie fu apprezzata, mentre l'ostilità delle altre non sorprese nessuno. A un certo punto notò che l'altro invitato lo fissava con uno sguardo strano, forse appannato dall'acquavite, forse per qualche altro motivo.
« Qualcosa ti angustia, mastro nano? Sembra che tu abbia visto un fantasma. » Chiese con un sorriso enigmatico.
« Ne ho visti tanti di fantasmi, straniero. Qualcuno ha anche visto il mio martello. » Stringeva un ciondolo nero e forato, visibile tra i suoi indumenti di lana. « Qualcuno. Non tutti. »
« Comprendo. » Lòth si esibì in un cenno d'intesa vagamente divertito. « Del resto, non tutti gli spettri sono ostili. »
I loro sguardi si intrecciarono e dissero molto più di quanto fosse stato affidato alle parole. Un muto e reciproco patto di non belligeranza, in attesa - forse - di scoprire qualcosa in più l'uno dell'altro.
Tutto come da confronto; le interazioni sono ovviamente concordate con Lill. Finale forse un po' affrettato, ma come potete vedere mi stavo già dilungando troppo e i tempi stringono. Segnalo abilità e consumi per questo turno (velo sonoro l'ho usata nella seconda parte, alla sera.). Energia: 120% (150-30) Corpo: 75% Mente: 75%
Abilità:
{°} illusione estesa ~ pergamena mentalista ~ medio ~ fonte energia ~ natura magica ~ illusione a bersaglio singolo, durata due turni; {♦} ossessionare ~ 17/25 ~ alto ~ fonte energia ~ bersaglio mente ~ natura psionica ~ si insinua nella mente del proprio avversario, ossessionandolo con visioni per 2 turni, danno medio a turno; {°} velo sonoro ~ pergamena ladro ~ passiva ~ 6 usi ~ capacità di muoversi e spostarsi senza emettere alcun suono. 5/6 usi rimanenti.
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