Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Posts written by 'Alchimista del Drago

view post Posted: 4/12/2016, 07:10 Canale di sfogo - Altro
Sei la persona più patetica, triste, illusa che conosco. Sei destinato a rimanere solo e infelice, lo sai benissimo, eppure ti ostini ad andare avanti perchè non hai neppure il coraggio di finirla qua. Massì, fai pure. Trascinati giorno dopo giorno della tua miserabile esistenza. Non c'è niente per te.
Ti odio.
view post Posted: 29/9/2015, 18:30 Che libro state leggendo in questo periodo? - Lettura e Scrittura
Joseph Conrad - Cuore di Tenebra.
Quanto scrive bene Conrad :argh:
view post Posted: 16/9/2015, 00:27 Magliette e gadget - Altro
Intanto prenoto una tazza! :iena:
view post Posted: 8/9/2015, 10:43 Canale di sfogo - Altro
CITAZIONE (miky1992 @ 8/9/2015, 11:34) 
E ovviamente la sorella si sveglia sul più bello cazzo!

L'importanza delle virgole :wow:
view post Posted: 30/8/2015, 16:08 Sete di Ricchezza - Ystfalda
Lòthspell non partecipò alla discussione; non era di nessun interesse, per lui.
Oh, all'inizio era stato incuriosito dall'imprevista comparsa di quei nani ostili e combattivi che li avevano accolti con tanto astio, bloccando il passaggio. Li aveva inquadrati in fretta, perchè non era la prima volta che gli capitava una situazione simile nei suoi viaggi: spesso le genti autoctone si mostravano avverse e minacciose verso i forestieri - lui compreso - da cui temevano di essere derubate di quanto di più caro avessero: la propria patria. I Cuori di Pietra erano tenacemente abbarbicati alle montagne che abitavano come molluschi agli scogli che tentano di resistere alla forza delle maree: rimanevano ancorati a quelle vette, a quei crepacci, gole e valichi perchè era l'unico loro modo per opporsi al flusso dell'esistenza che sballottava i mortali da una parte all'altra. La patria era uno dei pochi punti fermi, forse l'unico; senza di essa erano perduti, perchè incapaci di affrontare le sfide della vita dal basso della loro miserevole condizione: cosa che il Viandante disprezzava profondamente, ma di cui non poteva biasimarli. Era la loro natura, del resto.
Anche assistere ai fermenti dell'accampamento gli procurò spunti interessanti: c'era chi invocava una battaglia sanguinosa e chi raccomandava calma, chi suggeriva di tornare indietro e chi proponeva di cercare un accordo, chi pianificava di fermarsi lì e vivere separati ma in pace e chi invece auspicava un futuro d'integrazione. Quando però la folla si ammassò nel luogo del dibattito, soffocante e assordante come uno sciame di insetti, e iniziò a inneggiare a questo o quell'altro capo, a gridare e spingere, allora non potè più sopportarli e si allontanò con un'espressione di disprezzo dipinta in volto.

Insieme a Tanæquil trovò un angolo isolato dell'accampamento, dove i rumori della discussione giungevano a stento, ovattati dalla distanza e dagli strati di nevischio.
Si sedette sul soffice manto affianco a un braciere crepitante e chiuse gli occhi, meditando su ciò che lo aspettava. Qualsiasi decisione avessero preso gli uomini della carovana, per lui era indifferente: i nani non rappresentavano un ostacolo per chi era in grado di trascendere le barriere fisiche e viaggiare attraverso le dimensioni oniriche. Si sarebbe recato nell'Edhel, da solo se necessario, lì dove secondo il Figlio del Gelo risiedeva il cuore della conoscenza di quel vasto mondo. Forse in quel luogo avrebbe potuto trovare qualche risposta alle sue domande; forse il Sognatore l'avrebbe contattato ancora fornendogli nuovi indizi - era dal suo arrivo a Theras che non ne sentiva la voce. Nella peggiore delle ipotesi avrebbe comunque continuato a indagare la natura dei viventi, muovendo altri passi verso la comprensione della realtà e il modo in cui emanciparsi dalla sua precaria condizione di sogno.
Si perse nei suoi pensieri, fino a quando una voce non lo riscosse.


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Quanto tempo era passato? Il sole stava sprofondando dietro le montagne, la sua luce obliqua e rosata macchiava di sangue la neve sul terreno. Un velo sottile e candido si era posato pure su di lui e sul golem; i fiocchi bianchi affondavano lentamente nei gorghi d'oscurità di Tanæquil, come fiori nel fango. Il dibattito, lo sentiva, non era ancora terminato. Il fuoco scoppiettava accanto a lui.

« Mastro nano. » Salutò il nuovo venuto, lo stesso individuo che aveva incontrato la sera prima nella tende degli elfi. Si era portato dietro carro e cavallo, ma il Viandante, assorto nelle proprie riflessioni, non aveva udito nè il cigolio del primo nè i nitriti del secondo. « No, gli affanni dei mortali non mi tangono, » continuò rispondendo alla domanda dell'altro, ma con una nota d'esitazione nella voce. Non era del tutto vero: c'era pur sempre il Sognatore che gli stava molto a cuore, se non altro perchè la propria esistenza dipendeva da lui. Ma per quanto riguardava le decisioni della carovana era vero: gli erano del tutto indifferenti, come del resto sembravano essere al nano, altrimenti non si sarebbe trovato lì con lui. « Neanche te mi sembri molto interessato alla discussione. »

« Bah » rispose quello affilando le proprie armi su una cote, sprigionando scintille color del tramonto « Ho detto quello che dovevo dire. Qualsiasi cosa decidono, sarò pronto. » Scrollò le spalle e indicò la strada davanti a loro: « Certo, uno spera di fare una traversata più facilmente con una carovana, e si ritrova così. »

« Da parte mia, volevo solo dare un'occhiata agli abitanti di questo mondo. Il viaggio in sè non è un problema: arriverò nell'Edhel con o senza voi altri. »

« Mh-mh, » grugnì il nano, riponendo gli strumenti che aveva finito di utilizzare. « In un modo o nell'altro, sì. » Sembrava convinto e d'accordo con l'osservazione del Viandante.

Rimasero qualche minuto in silenzio, ognuno riflettendo tra sè; alla fine fu il guerriero dal volto segnato a spezzare la quiete: « Non ci siamo ancora presentati, noi due. Io sono Rick, Rick Gultermann, » e nel dirlo allungò il braccio destro verso Lòth per stringergli la mano. « E voi, ce l'avete i nomi, lì da dove venite? » Il Viandante rispose al gesto: la presa del nano era ruvida e robusta, ma tutto sommato amichevole. « Puoi chiamarmi Lòth. »

« Be' Lòth, mi sono sempre chiesto come sia il tuo mondo, qual è la vita di... quelli come te. E' un fatto curioso. »

Nel suo tono l'ombra leggeva il tentativo di non risultare troppo invadente unito a una curiosità difficilmente reprimibile; il risultato era un equilibrio incerto tra circospezione e sfacciataggine che a Lòth non infastidiva. In effetti quel nano gli piaceva, o almeno lo trovava meno insulso di molti altri tra i viaggiatori. Fin dal loro primo incontro aveva visto qualcosa di diverso nei suoi occhi, qualcosa che lo distingueva dal resto della massa: il desiderio di conoscenza. Non si accontentava di vivere la sua vita senza porsi domande che esulassero dal cosa mangio oggi e dove dormirò stanotte ; non gli bastava limitarsi al suo circolo ristretto di azioni quotidiane e necessarie: cercava di capirci qualcosa di più. Su un piano diverso, ma parallelo, gli ricordava se stesso in confronto agli altri sogni: mentre quelli si facevano trasportare in balia di un destino estraneo che non tentavano neppure di comprendere, tanto meno domare, il Viandante aveva mosso il passo ulteriore, si era evoluto. Decise dunque di esaudire le sue richieste.

« Ti racconterò la mia storia. Anzi, farò di meglio! » Sorrise, una strana luce negli occhi.

« Te la mostro. »

E così Lòthspell iniziò a narrare, e mentre parlava la sua storia si tratteggiava nell'aria incendiata del crepuscolo davanti agli occhi di Rick. Le parole fluivano e quasi per magia si trasformavano in vivide immagini, simili a pennellate gettate nel vuoto da una mano invisibile che coloravano un mondo lontano: calò la notte, più nera di quella consueta, e poi fu illuminate da una miriade di stelle, più di quante l'occhio umano avesse mai osservato. Il Viandante descriveva la sua nascita e così vi assisteva il nano; il tempo scorreva e restava immobile, gli astri esplodevano e rinascevano in coaguli di polvere siderale, e poi esplodevano ancora. Illusioni e fantasie si succedevano al ritmo di stagioni e istanti in un infinito ciclo di vita e morte, ma Lòth persisteva immutato, intrappolato nella stasi di un sogno infinito. Raccontò e mostrò di come acquisì consapevolezza di sè, di come maturò la decisione di abbandonare l'Oneiron per cercare il proprio sognatore guidato dalla sua voce evanescente, e di come attraversò i mondi più disparati prima di giungere su Theras, mentre gli impalpabili affreschi assecondavano lo sviluppo della storia come suonatori il direttore d'orchestra. Tacque i dettagli più intimi e personali: il sentimento irrisoluto e contraddicente che lo legava alle creature reali, disprezzate per la loro limitatezza e insieme invidiate perchè così concrete, vere in confronto a lui, e il desiderio recondito di affrancarsi dalla sua condizione. Rick lo ascoltava assorto, aggrottando di tanto in tanto la fronte nei passaggi più astratti e trascendenti, gettando un'occhiata al carretto e al cavallo impastoiato a un abete lì vicino nei momenti di pausa ma per il resto rimanendo in avida contemplazione. Narrò dunque dell'incontro col fauno nel cuore del deserto e della successiva decisione di recarsi nell'Edhel alla ricerca di risposte sul sognatore, fino a giungere agli ultimi giorni.

Alla fine Lòthspell tacque e le visioni si dissolsero.
La sera era calata con le sue ombre dalle vette dei monti.



In linea col carattere del mio pg, per questo turno mi tengo un po' fuori dai giochi e non partecipo al dibattito; Lòth, del resto, non ha alcun motivo per interessarsi a quello che succede. Non esprimo quindi neanche una preferenza per una o per l'altra proposta. Continua invece la scena concordata fra me e Lill, per la quale mi avvalgo ancora - più che altro a scopi narrativi - della tecnica riassunta qui sotto.
Energia: 110% (120-10)
Corpo: 75%
Mente: 75%

Abilità:

{°} illusione estesa ~ pergamena mentalista ~ medio ~ fonte energia ~ natura magica ~ illusione a bersaglio singolo, durata due turni

view post Posted: 30/8/2015, 14:36 Cosa vorreste vedere su Asgra? - Domande e Suggerimenti
CITAZIONE (Lill' @ 30/8/2015, 14:49) 
Mah, a me in verità il fatto che si vadano a occupare più slot abilità è piaciuto. Ci ho visto (magari a torto) un'intenzione di dare più peso agli artefatti e alle abilità legate all'equipaggiamento; e anzi, a occhio io concederei quasi un paio di slot abilità in meno, piuttosto che qualcuno in più. Giusto per completare le opinioni degli utenti :asd:

Beh la politica sugli artefatti è sempre stata quella che fossero un "di più", un qualcosa cui iniziare a pensare una volta terminata la costruzione tecnica del pg piuttosto che un modo per integrarla (proprio per via della loro imprevedibilità), per cui non credo l'intenzione fosse quella :mumble: Anzi, l'introduzione degli artefatti di caratterizzazione mono abilità sugli equipaggiamenti (che in sostanza, dunque, altro non sono che tecniche personali, cito: Un incanto di caratterizzazione è in tutto e per tutto identico all'acquisto di un'abilità personale) mi sembra proprio una misura adottata dallo staff stesso per far fronte a quella che è avvertita come una ristrettezza (i 25 slot disponibili) resa ora ancora più evidente dall'ampliamento delle tecniche di difesa.
view post Posted: 30/8/2015, 13:15 Cosa vorreste vedere su Asgra? - Domande e Suggerimenti
CITAZIONE (Fatal_Tragedy @ 30/8/2015, 12:33) 
Riflettevo, che forse potrebbe essere una buona idea considerare di reinserire le vecchie fasce in erboristeria (per intenderci, quelle che generavano un'offensiva o una difesa di potenza media, personalizzabile). Il motivo è che offese e difese sono attualmente utilizzabili solo acquistandole come abilità personali (a differenza di quasi ogni altra tipologia di tecnica e passiva). Esemplificando, un utente che volesse coprire le "basi" tecniche necessarie a evitare svantaggi troppo netti in duello, sarebbe costretto a spendere ben otto slot delle proprie personali solo a tal scopo: 2 difese per ogni natura (media e alta) e almeno due offensive di una natura a piacere (anche qui, media e alta).

Ora, capisco che le intenzioni fossero proprio quelle di invitare l'utenza a specializzare il proprio personaggio in qualcosa invece che acquistare tutto di tutto (ed è uno scopo sacrosanto), tuttavia almeno nell'ambito delle difese continua a sembrarmi un po' eccessivo. Si parla comunque almeno di sei personali difensive (più del 20% della propria "riserva" di personali) per poter solo aver "diritto" di scegliere di proteggere il proprio personaggio dalle offese a lui dirette, e comunque neppure completamente (servirebbero difatti anche una bassa e una critica, le variabili non le considero perché certamente fuori budget per la maggiorparte dei giocatori - specialmente quelli all'inizio).

L'inserzione di un oggetto d'erboristeria che offra almeno una difesa media potrebbe aiutare a sgravare un po' questo peso, a mio parere. Del resto ci sono già oggetti che garantiscono vantaggi passivi "generici" (aka: possibilità di usare compagni animali e auspex personalizzabili), quindi non sarebbe così fuori contesto metterne anche di attivi (sempre restando sulle coordinate del "elemento tecnico che può servire a tutti i pg, indipendentemente dalla loro specializzazione").

Just my 2 cents.

EDIT: mi son scordato di specificare, che intendevo oggetti con costo in risorse e slot annesso, e non aggratis (non come il corallo per esempio).

Aggiungo al secondo paragrafo, tra le difese non contate, anche quelle assolute, quelle di dissoluzione di illusioni, quelle ad area etc... Per dire che in effetti l'investimento minimo di 6 difese personali, già notevole, non coprirebbe neanche la maggior parte dei casi che si possono presentare. Inoltre il discorso della specializzazione è senz'altro giusto e ci sta che in un duello uno non possa sempre difendersi da qualunque attacco, ma il parco tecnico di difese necessario, a mio parere, non è mirato tanto alla possibilità di difendersi sempre e comunque nella giocata specifica, quanto a quella di avere almeno un minimo di abilità da contrapporre nelle diverse situazioni. Mi spiego: se il discorso è "non fa niente che un pg non abbia difese di tutti i tipi, in uno scontro può anche non difendersi ogni tanto, ad esempio dalle psioniche (per mancanza di abilità necessarie) " sono d'accordo, ma il mio punto è "se incontro un avversario full "mentalista" che ha/usa quasi solo tecniche psion, se io non ho difese adatte devo subire tutto, non solo qualche cosa". E l'esempio fatto per le psion vale per le tecniche-difese magiche e fisiche. Chiaro, la questione c'era anche prima dell'ultima patch, ma appunto è stata "aggravata" dall'ampliamento a 3 dei tipi di difesa di base. Tutto questo per dire che mi trovo d'accordo con la proposta di Fatal, o comunque qualcosa di similare che vada nella stessa direzione.
Concludo notando che allo stato attuale c'è un certo "sbilanciamento" tra difese e attacchi: un pg che si concentri su una sola tipologia delle tre d'attacco potrà sempre imbastire le sue offensive (più o meno efficacemente, nel senso che o riuscirà a recare danno o quantomeno farà spendere risorse e slot all'avversario per difendersi) mentre uno che si concentri su una sola tipologia di difesa, spesso non avrà proprio la possibilità di difendersi.
view post Posted: 24/8/2015, 21:54 Sete di Ricchezza - Ystfalda
Il viaggio proseguì di buona lena e senza incidenti, la carovana simile a un lungo serpente rumoroso che si snodava attraverso i paesaggi in mutamento.
Le ore si trascinavano, una dopo l'altra, mentre la pianura cedeva il posto all'ondulato terreno collinare e quindi alle pendici dell'imponente catena montuosa che si stagliava contro il cielo all'orizzonte, con le sue cime dentellate incappucciate di bianco. Fu allora che l'avanzata subì un brusco rallentamento: i carri faticavano a procedere sul terreno impervio, la gente affondava nel manto di neve sempre più profondo e la stanchezza della marcia iniziava a mostrare i suoi effetti. A Lòth, però, la situazione non dispiaceva affatto: l'approssimarsi dell'Edhel, la regione in qualche modo più vicina all'Oneiron, era quasi come tornare a casa; con l'aumento dell'altitudine, poi, l'aria si faceva più sottile e rarefatta, il tessuto del reale quasi impalpabile, tanto che in alcuni momenti gli sembrava di poter stendere una mano e squarciare il velo del concreto per sfiorare la sua dimensione natia. La colonna in marcia proseguiva tra valichi innevati e passi impervi, sferzata dalle raffiche taglienti del vento, sfilando in cupe gole serrate da alte pareti a strapiombo. Il Viandante modulava il suo passo e ora la discendeva, ora la risaliva per esaminare, incuriosito, la sua variegata componente umana. C'erano vecchi, donne e bambini; c'erano guerrieri armati e infermi trasportati sui carri cigolanti; c'erano le razze più disparate, e ognuno di essi, lo leggeva nei loro occhi, portava con sè il suo carico di pensieri, esperienze, emozioni, ideali, speranze e paure, quel crogiolo indistinto e immateriale nel quale si forgiava l'essenza, il nucleo della loro individualità - tutto ciò che, insomma, a Lòthspell in principio era stato negato e che ora si sforzava di acquisire.

Tra tutti, la sua attenzione fu catturata dal gruppo degli elfi che procedeva sul fondo della processione, lì dove erano stati relegati alla partenza. L'ostilità nei loro confronti era evidente, quasi palpabile, e si sostanziava di occhiate sospettose, sussurri maligni e della cura profusa da chiunque per non entrarvi in contatto. I soldati che volgevano lo sguardo verso le retrovie avevano dipinte in volto espressioni di disprezzo, e persino le due guardie che fiancheggiavano la colonna a quell'altezza parevano messe lì più per sorveglianza che per protezione. Per il Viandante quei segnali erano tutt'altro che nuovi: era un ombra, un sogno, uno straniero, abituato da sempre nei suoi viaggi a essere trattato come un escluso, marchiato dalla sua diversità che inevitabilmente recava in dote con sè un'aura di paura e sospetto. Non era un problema per lui, anzi il contrario: non poteva chiedere di meglio che essere lasciato in pace, nella sua missione, senza intrusi che lo infastidissero e ammorbassero dal basso delle loro limitate esistenze; comprendeva, però, che per gli elfi non era così. La discriminazione di cui erano vittime era tutt'altro che indolore, e lo vedeva tanto negli sguardi abbassati e insicuri dei più giovani quanto in quelli risoluti e altezzosi degli anziani, che non riuscivano a celare appieno i sentimenti nascosti dietro la facciata sprezzante. Decise dunque di rallentare, lasciandosi sfilare dalla colonna, fino a ritrovarsi alla loro altezza. Tanæquil era al suo fianco e non poche furono le occhiata circospette, ma Lòth le ignorò ed esordì:

« La vostra presenza non sembra molto gradita. Da straniero, mi domandavo il perchè. »

« È raro trovare qualcuno che non capisce la nostra situazione, venite forse da lontano? » A rispondergli fu un'elfa dalla corporatura asciutta, profondi occhi gialli e capelli ramati - il loro capo, suppose. « Gli uomini tendono a mancare di lungimiranza, invidiano la lunga vita e la conoscenza. La maggior parte, perlomeno. Il risultato è una viscerale gelosia che porta al rifiuto... » qui alzò una mano per indicare i soldati più avanti, e lui notò i vari braccialetti lignei che le adornavano il polso « ... è solo una questione di tempo prima che la paura prenda il sopravvento sulla ragione. »

« Oh, sì, molto lontano. » Rispose enigmaticamente Lòth, annuendo alle sue parole. « Credo proprio di capirti. » Riflettè per qualche attimo, quindi proseguì: « Se per voi va bene, potrei tentare qualcosa... forse non cambierà l'attitudine degli umani verso il vostro popolo, ma potrebbe assicurarvi un viaggio più sereno. »

Non sapeva nemmeno lui come mai si stesse offrendo d'aiutarli. Forse perchè gli elfi erano coloro cui si sentiva più affine tra tutti quei mortali, per via della loro lunga vita e ricercata saggezza; forse perchè era rimasto colpito dall'ostilità nei loro confronti che gli aveva ricordato la propria situazione; forse, ed era l'ipotesi più plausibile, per semplice noia e desiderio di un diversivo. Ad ogni modo la sua interlocutrice l'ascoltava incuriosita, quindi proseguì:

« Il primo passo è guadagnarsi la benevolenza di quei soldati, » e indicò i due armati che fiancheggiavano la colonna degli elfi. « Poi, questa sera, quando si siederanno coi loro commilitoni davanti al falò e a un buon pasto caldo, spargeranno la voce alle altre guardie. Con un po' di fortuna, vi sarete ingraziati tutta la scorta, cosa che il loro capitano non potrà ignorare. O quanto meno, non vi guarderanno più come se volessero vedervi cadere nel primo crepaccio a disposizione. »

Procedette dunque ad esporre nel dettaglio il suo piano, guadagnandosi l'appoggio e la collaborazione che gli servivano. La messa in pratica fu la parte più semplice e andò tutto come previsto. Lòth si concentrò innanzitutto sulla prima guardia, bersagliandone la mente con delle visioni terrificanti di demoni e altre creature abiette che lo aggredivano in massa, squarciandogli la carne e strappandogli le membra. L'uomo ne fu subito sopraffatto e cadde in ginocchio con un grido di dolore; a un cenno del Viandante un anziano elfo dal volto incartapecorito gli si avvicinò, protendendo le mani verso di lui. Il soldato dapprima fece per scostarsi, poi però ci ripensò e lasciò che il guaritore gli appoggiasse i palmi sul capo, mormorando alcune formule magiche mentre Lòth richiamava la sua malia. L'uomo sollevò lo sguardo colmo di sorpresa e gratitudine e si alzò per abbracciare calorosamente il vecchio. Nel frattempo anche l'altra sentinella, appartatasi nella stentata boscaglia ai limiti della colonna per assolvere le proprie personali incombenze, ebbe il suo bel de fare quando un lupo dal manto candido spuntò fuori dalla neve cogliendolo con la guardia abbassata. La bestia fessurò gli occhi, snudò le fauci a mostrare le zanne scintillanti e si esibì in un ringhio basso e minaccioso, pronta a spiccare un balzo letale; il guerriero era immobilizzato dalla paura, quando in suo soccorso si fece avanti un altro elfo che puntò le braccia contro il lupo famelico, pronunciando una serie di parole intellegibili. La fiera esitò, quindi voltò le spalle e battè in ritirata, scomparendo tra la vegetazione. Il soldato si voltò verso l'elfo e mormorò un grazie titubante: era talmente scosso che durante l'aggressione neppure aveva fatto caso a come il suo salvatore, stranamente, avesse indirizzato i propri anatemi verso un punto distante due passi buoni da dove stava il lupo.
Gli altri elfi osservarono le due scene con cenni d'intesa, gomitate complici e bisbigli divertiti, volgendo al Viandante sguardi di gratitudine. Più scettica si dimostrò il loro capo quando lo prese in disparte per parlargli.

« Combattere l'odio e la paura con le bugie è davvero una buona idea? » Non c'erano dubbi su quale per lei fosse la risposta. « Nel lungo termine agire così ci porterà alla rovina, ma per adesso, forse, ci lasceranno stare. Considerati nostro ospite questa sera, se vorrai, mi sembra il minimo che possiamo fare per ricambiare il tuo aiuto. »

« E' una buona idea fintantochè non riconoscono la bugia, » rispose Lòth con un sorriso beffardo. Ad ogni modo era chiaro che nonostante i timori di futuri sviluppi lei gli era sinceramente riconoscente, per cui annuì alla proposta e disse: « Accetto volentieri il tuo invito, saggia... »

« Ramira, » completò lei cogliendo il senso della sua esitazione. « Voi, invece? »

« Chiamami pure Lòth, e lui è Tanæquil. »


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Quella sera si accamparono sulle rive di un lago cristallino, nelle cui acque blu ghiaccio si specchiavano le cime dei monti soprastanti. L'atmosfera al campo era serena: i fuochi crepitavano con forza, rischiarando le tenebre e scacciando il freddo; donne e uomini si affaccendavano intorno a paioli e tegami preparando da mangiare e c'era cibo abbondante per tutti; nelle tende o attorno ai falò accrocchi di viaggiatori si scambiavano pareri e aneddoti di giornata. Lòthspell gironzolava tra i bivacchi e raccoglieva le voci che gli giungevano frammiste ai rumori delle stoviglie e agli schiocchi delle fiamme. Aveva sciolto Vorvoros, la catena che lo legava al golem d'ombra, e lasciato che la creatura si confondesse nella notte, fuori dagli aloni luminosi dei fuochi; in tal modo poteva curiosare senza attirare troppe attenzioni. Passò accanto a un gruppo di armati, silenzioso come uno spettro, e tese l'orecchio:

« Massì, sarà l'aria di montagna o non so cosa, ma vi dico che a una certa sono completamente partito, vedevo 'sti demoni che mi saltavano addosso... mi azzannavano e poi... » Il tono era concitato, accaldato. « E poi l'elfo guaritore ti ha curato con due belle paroline » Lo interruppe un'altra voce, ben più scettica. « E te invece, Greg? Ti sei fatto beccare con l'uccello per aria da un cazzo di lupo - hai detto - e un altro arrampica-alberi ti ha salvato quella pellaccia schifosa? » Il secondo uomo proruppe in una grassa risata, quindi proseguì: « Secondo me vi siete fumati qualcuna delle loro erbe magiche, se capite che intendo. » L'ultima allusione suscitò l'ilarità generale nel gruppo, tranne che per i due armati protagonisti dei fatti di giornata. « Pensala come vuoi Lem, intanto è stato un elfo a salvarmi, mentre voi corteggiavate la figlia di quel tale, il mercante. » « Un elfo che ti salva! Ah! Senti a me, tu ti sei rammollito, Greg! E' da quella volta in cui... »

La discussione proseguiva ancora quando Lòth si allontanò e le voci sfumarono in lontananza: aveva un invito da rispettare. La tenda del gruppo di Ramira era semplice ma non disadorna, con l'interno arredato da stuoie e tappeti decorati. Entrò senza far rumore e salutò i presenti, notando un individuo tozzo e possente, barba nera e viso segnato che non aveva molto a che spartire con le aggraziate figure attorno a lui.

« Non sono l'unico, allora, a non guardare gli elfi con sospetto, in questa carovana, » osservò, quindi prese posto e poco dopo iniziò a raccontare quello che aveva sentito in giro. La riconoscenza delle due guardie fu apprezzata, mentre l'ostilità delle altre non sorprese nessuno. A un certo punto notò che l'altro invitato lo fissava con uno sguardo strano, forse appannato dall'acquavite, forse per qualche altro motivo.

« Qualcosa ti angustia, mastro nano? Sembra che tu abbia visto un fantasma. » Chiese con un sorriso enigmatico.

« Ne ho visti tanti di fantasmi, straniero. Qualcuno ha anche visto il mio martello. » Stringeva un ciondolo nero e forato, visibile tra i suoi indumenti di lana.
« Qualcuno. Non tutti. »

« Comprendo. » Lòth si esibì in un cenno d'intesa vagamente divertito. « Del resto, non tutti gli spettri sono ostili. »

I loro sguardi si intrecciarono e dissero molto più di quanto fosse stato affidato alle parole.
Un muto e reciproco patto di non belligeranza, in attesa - forse - di scoprire qualcosa in più l'uno dell'altro.



Tutto come da confronto; le interazioni sono ovviamente concordate con Lill. Finale forse un po' affrettato, ma come potete vedere mi stavo già dilungando troppo e i tempi stringono. Segnalo abilità e consumi per questo turno (velo sonoro l'ho usata nella seconda parte, alla sera.).
Energia: 120% (150-30)
Corpo: 75%
Mente: 75%

Abilità:

{°} illusione estesa ~ pergamena mentalista ~ medio ~ fonte energia ~ natura magica ~ illusione a bersaglio singolo, durata due turni;
{♦} ossessionare ~ 17/25 ~ alto ~ fonte energia ~ bersaglio mente ~ natura psionica ~ si insinua nella mente del proprio avversario, ossessionandolo con visioni per 2 turni, danno medio a turno;
{°} velo sonoro ~ pergamena ladro ~ passiva ~ 6 usi ~ capacità di muoversi e spostarsi senza emettere alcun suono. 5/6 usi rimanenti.

1718 replies since 30/10/2007